I mesi successivi videro la definitiva consacrazione della mia femminilità. Da allora mi sono vestita sempre da donna e come tale mi sono comportata in ogni aspetto della mia vita. Di maschio mi è rimasto solo il “simulacro” che ho tra le gambe ed il … documento d’identità.La mia vita in quei mesi trascorse veramente tranquilla.Mi dedicavo quasi quotidianamente all’attività fisica dividendomi tra nuoto e palestra, dando la preferenza ad esercizi di tipo aerobico per non eccedere nel carico muscolare e mantenere il mio corpo perfetto, sì, ma al femminile.Non trascuravo neanche l’attività intellettuale, soprattutto la lettura dei miei libri preferiti, romanzi gialli e saggistica su argomenti di storia antica, con alcune belle divagazioni di carattere erotico; qualche bella “piece” teatrale completava il mio nutrimento culturale, ma niente cinema, non perché non mi piacciano i film, che in cassetta o DVD a casa mia vedo molto volentieri, ma perché ho scoperto che nelle sale cinematografiche c’è sempre qualcuno in agguato, pronto a molestare la donna che vi si avventuri solitaria, come se fosse scontato che, essendo sola, vi sia entrata per soddisfare i pruriti sessuali del maiale di turno! E spesso si arrabbiano pure per il rifiuto e ti coprono d’ingiurie! In quel periodo, inoltre, ho continuato a coltivare, perfezionandola, la mia passione per la cucina e, quanto al sesso, mi sono limitata alla frequentazione dei miei partner abituali: Valeria e Giovanni.Non avevo avvertito la necessità di altre esperienze sentimentali, né di avventurette mordi e fuggi, o meglio, l’avevo represse, rifiutando sul nascere qualsiasi tentativo di approccio, timorosa di non essere accettata nella mia bisessualità.Poi, in un giorno di primavera … “Piera … devo chiederti un favore …” mi disse Giovanni tornando dal bagno ed iniziando a rivestirsi, mentre io giacevo ancora languidamente nuda sul letto, con le mani e la bocca appiccicose per la sua eiaculazione ed il sesso moscio e sgocciolante per la splendida sega che mi aveva fatto lui.”Se posso … volentieri!” Gli risposi, alzandomi ed incamminandomi sculettando soddisfatta verso il bagno.”Ah! Beh, per potere … potresti certamente … non so … però … se vorrai …””dai Giovanni cos’è questa strana … ritrosia … non è da te! … Non rifiuterò certo un favore ad un amico … intimo, no!” Lo incoraggiai, aggiungendo con tono scherzoso “a meno che non si tratti di soldi … “”no, no, anzi … da questo favore … potrebbero venirtene a te!””A me? Adesso mi hai proprio incuriosita … dai deciditi!”Parlando, mi aveva seguita, ma era rimasto sulla porta del gabinetto, appoggiato allo stipite e, mentre facevo le mie abluzioni, cominciò:”ecco … beh … come sai, io, oltre al medico, faccio anche, saltuariamente, da … “promoter” per … una nota casa farmaceutica. In questi giorni ho per le mani … un grosso affare …” s’interruppe accorgendosi dell’involontario doppio senso, dandomi modo di obiettare”veramente, poco fa, anch’io avevo per le mani un grosso affare … il tuo!”Contrasse il volto in un sorriso innaturale, quasi scocciato della mia scherzosa interruzione, e proseguì:”… si tratta di un’importante fornitura ad una struttura ospedaliera della città … Vale! Ho praticamente raggiunto un accordo su … tutto, ma al momento di firmare il contratto, il funzionario responsabile ha … insomma sono sorte … ehm … delle difficoltà … che tu, però, potresti … appianare!””Io? Giovanni, scusami ma io … non me ne intendo di medicinali, accordi commerciali o … roba del genere! … Come potrei aiutarti!?” Nel frattempo eravamo tornati in camera ed avevo iniziato a rivestirmi. Mi ero sistemata il tanga, nascondendo del tutto il membro, e, infilatami le mutandine di pizzo, le stavo aggiustando sul falso pube femminile, con involontarie movenze sensuali, delle quali mi resi conto vedendo il suo sguardo lascivo e, da vera puttanella, le accentuai. Lui non mi rispose subito, ma continuò a guardarmi con cupidigia mentre indossavo il reggiseno, non senza essermi data una provocante palpata ai seni prima di avvolgerli con le coppe.”Veramente … ” riprese lui, arrossendo un po’, “… un modo di aiutarmi … lo avresti … ” e guardò ammiccando al mio corpo con evidente allusione.All’improvviso intuii in cosa consisteva il favore che voleva: ma certo, che stupida a non pensarci subito! Era chiaro che intendeva chiedermi di prostituirmi con qualcuno, probabilmente il funzionario pianta grane, per aiutarlo ad ottenere il contratto!”Ehi! Giovanni! Fermati un attimo … non penserai mica, veramente, di chiedermi di … di … degradarmi fino al punto di fare … sesso per … affari e per … per … soldi, eh!”Gli dissi con una indignazione forse un po’ enfatizzata, ma genuina, girandomi di scatto verso di lui.La mia reazione lo sorprese, ma oramai era andato troppo oltre e non osò negare le sue reali intenzioni.”Beh … veramente … sai non pensavo che ti sarebbe dispiaciuto … dopotutto …”” … dopotutto cosa? Dopotutto … non sono altro che una checca! E’ questo che volevi dire … è questo che pensi di me!”Adesso ero veramente furibonda! In un primo momento, assieme allo sconcerto, mi ero sentita anche, in qualche modo, lusingata nella mia vanità “femminile”, ma quest’ultima frase mi aveva profondamente offesa.”Ma no, no … dai … scusami … non volevo offenderti … mi sono espresso male … ti chiedo scusa … dai Piera … non fare la permalosa! … Accidenti a me … ti ho parlato senza pensare che … tu sei … suscettibile come una … vera donna!””E allora? Non sei stato proprio tu, qualche tempo fa, ha dirmi che sono “una donna perfetta … con un errore tra le gambe”?”Nel frattempo, considerata la sua marcia indietro ed il suo imbarazzo, m’ero un po’ calmata e m’allontanai da lui riprendendo a vestirmi. Mi sedetti sul bordo del letto e m’infilai le autoreggenti lisciandole sulle gambe per sistemarle. Lui si avvicinò facendo finta di nulla ed allungò una mano per accarezzarmele, ma mi sottrassi.”Non ci provare … adesso … sono offesa … davvero! Ma … come cazzo ti è venuta … un’idea simile, ma perché non vai a proporle a tua moglie certe cose … cazzo … perché proprio a me?””Perché … quel tipo vuole te … non mia moglie!””Vuole me? Ma … mi conosce … lui? Io non so neppure chi è!””Sì, ti conosce … ed anche tu!””Io …?””Sì, ti ricordi due mesi fa, quando m’hai accompagnato a quel convegno?””Certo che mi ricordo, ma … oddio no! Non dirmi che quel vecchio … come si chiama … sì quel ginecologo che m’hai presentato e che non si toglieva più d’intorno! Non dirmi che è lui il funzionario che non firma?””Già … proprio lui!” Borbottò Giovanni con un sospiro e mi guardò come un cane bastonato.”Stava per sottoscrivere il contratto … il bastardo … quando, ad un tratto, lo ha scansato senza firmarlo e mi ha detto che c’era un’altra piccola formalità. Ho pensato che volesse ritoccare la sua percentuale, ed invece mi ha chiesto di te! … L’ha presa alla larga, ma alla fine è stato chiaro, se volevo la sua firma, dovevo convincerti ad andare nel suo studio per “una visitina”. Ha usato proprio questo termine. Io, naturalmente, mi sono opposto, … incazzato, ma è stato irremovibile e … così, non avendo altre possibilità, … ho pensato di … coinvolgerti, ma capisco che ho sbagliato, non avrei dovuto farlo … scusami “.Mi rendevo perfettamente conto che la sua aria dimessa e dispiaciuta era solo finzione, una nuova tattica per ottenere, intenerendomi, il mio consenso, perché, oramai, conoscendolo, mi era lampante che il suo obiettivo era di ottenere la firma su quel contratto, anche usando il mio corpo.Ciononostante m’impietosii lo stesso, evidentemente il mio “io” femminile comprende anche l’istinto materno! E poi, in fin dei conti gli ero affezionata, gli volevo bene, di un sentimento un po’ strano, certo, fatto di amicizia, … amore, anche, e … sesso, qualcosa che aveva, comunque, a che fare con la mia sfera affettiva! Mi fece pena e fui quasi sul punto di scusarmi, io, per la sfuriata! Fortunatamente m’imposi di non essere scema fino a quel punto, ma di farmi pregare almeno un po’. Sì, certo, avevo oramai deciso di aiutarlo! Questo si é capito! No? … Tuttavia, per essere donna fino in fondo, un po’ di ritrosia non guasta mai: quella storia cominciava quasi ad attizzarmi, ma con lui non lo avrei mai ammesso!La stanza, dopo la sua ultima frase, era piombata in una perfetta silenziosità che faceva risaltare i rumori, attutiti, come un sottofondo, dello scarso traffico e dei giochi dei bambini nel parco sottostante, entrambi eravamo rimasti quasi immobili, immersi nei propri pensieri.Io, in piedi davanti a lui, fingendomi arrabbiata, mi abbottonavo la camicetta ostentando indifferenza, mentre lui aveva assunto un’aria contrita e mortificata, aspettando, con malcelata ansia, una mia reazione alla sua finta marcia indietro.Quando mi sembrò d’averlo tenuto abbastanza sulla corda, ruppi il silenzio.”Oltretutto mi stai proponendo un tipo … vecchio, viscido ed antipatico! … Ed io dovrei essere … disponibile con lui! (grosso sospiro) … Ma, poi, lo sa chi sono … il mio sesso voglio dire? Tu quel giorno mi hai presentato come una tua amica … quello è convinto che sono una donna, quando vede cos’ho tra le gambe … mi caccia via … altro che contratto!””Ma no, quanto a questo, non ti preoccupare …” riprese lui ringalluzzito per la nuova favorevole piega che la conversazione sembrava aver preso “… io e lui ci conosciamo da … tempo … li sa i miei gusti … particolari … e sa di te … anzi è proprio il fatto che sei un ragazzo così … femminile che l’attrae!”Mi era già sistemata la gonna e mi stavo giusto infilando le scarpe, quando pronunciò quelle ultime parole e allora, quasi per gioco, gliene lanciai una, ma senza troppa forza, simulando una furia che non provavo più.”Ah! È così … brutto porco … racconti in giro quello che fai con me, eh! Chissà quali commenti avrete fatto assieme! … Altro che incazzarti per la proposta che ti ha fatto … gliela avrai suggerito tu di fare sesso con me … magari per risparmiare sulla bustarella!”Ma a questo punto aveva capito che il mio atteggiamento era solo di facciata e non se la prese più di tanto, anzi, rispondendomi con l’aria sicura d’aver ottenuto quello che desiderava, commise un grave errore, perché, mostrandomi di credere che la mia indignazione fosse solo finzione, urtò di nuovo la mia suscettibilità. (E … son fatta così, ma lui, oramai, avrebbe dovuto conoscermi!).”Oh! Dai Piera … adesso … smettiamola! Se mi vuoi aiutare bene … altrimenti scusami e non parliamone più, ma se decidi di aiutarmi … sappi che la non lo dovrai fare gratis! Una parte del mio compenso andrà a te, penso che … mille euro possano andar bene … che ne dici … eh?”La cifra, in realtà, era notevole, probabilmente poco rispetto alla sua mediazione, ma per quello che dovevo fare era tanto, ma lo disse in un modo … scortese, quasi sbattendomeli in faccia come ad una sgualdrina da strada! No! Questa me l’avrebbe pagata! … Cazzo!Innamorata o no, questa non gliela facevo passare liscia! Adesso se voleva il mio aiuto, lo avrebbe avuto solo alle mie condizioni! Avevo voglia di ferirlo, nella sua … sicumera e nella tasca … e lo feci!M’aggiustai un’invisibile piega della gonna ed ostentando la massima indifferenza, gli diedi la risposta che non si aspettava, perché, n’ero certa, lui era convinto, invece, di vedermi fare salti di gioia, per il gruzzoletto offertomi! “Uhm! Caro Giovanni … sai, penso proprio … che a te quel contratto non interessi un granché … in fin dei conti!””Piera, ma cosa dici … certo che m’interessa!” Ribadì lui, nuovamente allarmato, ed aggiunse suadente:”credimi, Piera, il mio compenso non è poi molto più dei mille euro che ti offro, e se consideri le spese … le tasse … non mi rimane molto!”Trassi un profondo respiro e lo guardai dritto negli occhi, seria e determinata.”Con te ho avuto sempre un forte feeling ed il sesso tra noi è un piacere reciproco, ma … con quello lì, con il vecchio, sarà una cosa … antipatica, spiacevole, forse disgustosa e … se proprio mi devo “vendere”, non sono disposta a farlo … per così poco!””Ma no, no … ti sbagli, Piera! … Mario, il dottor Rossi, è un’ottima persona … un po’ … noiosa, forse, ma vedrai … e poi è un … amico, come me, dai … è una cosa così … in amicizia, no?””Non tirare in ballo l’amicizia o altre … fregnacce! Per favore! Mi hai preso per scema! Proponendomi questa cosa … hai dimostrato che mi consideri solo un bel corpo con il quale svagarti, e magari vantartene con gli amici, nient’altro! Ma … è giusto così, non pretendo che ci sia altro tra noi!” Gli dissi con una freddezza che non provavo, e rincarai la dose.”D’altra parte se tu avessi provato qualcosa per me … anche solo amicizia, ma vera, non mi avresti chiesto una cosa simile con tanta leggerezza, o avresti trovato il modo di farlo senza essere così offensivo e … , per amicizia, ti avrei aiutato … senza pretendere nulla!””Porca … miseria! … Piera! Oggi sei proprio intrattabile! Se fossi veramente una donna … direi che hai le … mestruazioni!””Lascia perdere le tue solite battute, Giovanni, te l’ho già detto! Non è il caso! E adesso, poi, non sono neanche più arrabbiata, anzi sono calma e … lucidissima! Quello che mi hai … prospettato è un … business, come si usa dire, no? E allora trattiamolo come tale! Tu, giustamente, da affarista, hai cercato di stabilire il prezzo più basso possibile, pensando che, comunque, mille euro sarebbero stati allettanti per me! Ma … hai sbagliato i conti!””Ooh! … Ma quali conti? Dai! … Sono due milioni di vecchie lire! … Capito? … Mi sembra una bella tariffa … du-e mi-lio-ni … per una marchetta … no? Quanto cazzo vorresti essere pagata? … Senza offesa, eh!”Lo guardai sorridendogli a denti stretti e con rabbia repressa marcai bene le parole:”io non faccio marchette … mio caro! Quelle, falle fare a tua moglie, semmai! … Senza offesa, eh! E adesso fammi finire di parlare e non interrompermi … per cortesia!””Ok! “Signora” dica pure!””Ti ripeto “non mi faccio pagare per fare sesso”! Ma potrei accettare … ehm … un certo compito quale mio contributo per il buon esito dell’affare, se fossi … ehm … diciamo … cointeressata nello stesso, socia con te, insomma … fifty … fifty!””Ma … ma … sei fuori di testa! … Io …””… io … niente! … Non tirar fuori altre frasi offensive … per favore! Lo so che il mio intervento è, forse, in termini quantitativi di tempo impiegato, inferiore al tuo, ma, se ho ben capito è, in ogni caso, decisivo ai fini della buona conclusione della trattativa … o sbaglio! In tal caso mi sembra giusta un’equa spartizione del guadagno! E, comunque, se non ti va, non c’è problema! Non né parliamo più e … amici come prima!”Non mi rispose subito, ma si avvicinò lentamente e la sua grossa mole mi sembrò minacciosa. Ero convinta che mi sarebbe saltato addosso e mi avrebbe strozzata!Vedevo già le prime pagine dei giornali: “travestito trovato strangolato in casa … delitto passionale?”, invece mi sorprese scoppiando in una sonora risata e dandomi una pacca sulle spalle che mi lasciò stordita.”Ok! Piera … ok! Andiamo in salotto, tira fuori bottiglia e bicchieri e … brindiamo alla società … fifty – fifty, … sei proprio un’accidenti di donna, ma con le … palle! Ed io che lo sapevo … me lo dovevo aspettare!”Tirai un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo e l’euforia per aver visto trionfare il mio punto di vista, mi fece sbollire la rabbia e riaffiorare l’affetto verso quell’energumeno. Sedemmo sul divano e brindammo con due generose dosi di whisky.”Bene …” esordì lui dopo aver gustato il liquore “… per quanto concerne la tua parte …””ascoltami Giovanni …” lo interruppi “… non lo voglio sapere, quanto sarà la mia parte, … non sono venale e a me basta che tu sia d’accordo sul mio … modo di vedere la cosa …” e, ad un suo cenno affermativo, proseguii “… quindi andrò da quel tizio e farò quello che … andrà fatto per concludere l’affare, poi starà a te e alla tua coscienza”.”D’accordo, portami quel contratto firmato e … non te ne pentirai”. Così, due giorni dopo, un sabato pomeriggio, parcheggiavo l’auto nelle vicinanze dell’ambulatorio del “Dr. Mario Rossi – Ginecologo”, com’era scritto sulla lucida targa d’ottone a fianco del portone d’ingresso.Indossavo un elegante tailleur blu, gessato, fantastico … anche nel prezzo, con gonna corta, sopra il ginocchio, camicetta bianco avorio con un leggero pizzo sul petto e sulle maniche, doppio giro di perle al collo, scarpe nere a tacco medio alto, impermeabile bianco aperto e svolazzante sul davanti, una piccola borsetta nera, senza manici, sotto il braccio. In testa non portavo nulla ed i capelli, biondi, scendevano liberi fin sulle spalle, solo un leggero trucco sul viso.Quando attraversai la strada, mi accorsi d’attirare l’attenzione di diversi uomini, ma anche alcune donne mi guardarono con una certa invidia: quel vestito, uno dei migliori che possedevo, l’avevo scelto assieme a Valeria, il cui buon gusto é indiscutibile, le mie forme fisiche facevano il resto!Suonai il campanello e mi venne ad aprire subito, sorridente, come se fosse stato ad aspettarmi dietro la porta. Lo guardai e cercai di ricambiare il sorriso, anche se a fatica. Era esattamente come me lo ricordavo e decisamente non era il mio tipo. Alto, non come Giovanni, ma più di me, magro, quasi allampanato, con pochi capelli grigi, lunghi, sparsi in testa che, in parte, gli finivano sulla fronte, occhi neri, vivaci, ma piccoli e ravvicinati che gli conferivano uno sguardo … porcino, perennemente malizioso. Il naso era piccolo ed aquilino, la bocca larga, con le labbra sottili, il mento sfuggente. Insomma non mi piaceva, oltretutto doveva essere anche abbastanza vecchio, forse vicino ai settanta, forse oltre, pensandoci fui assalita da un certo disgusto, ma oramai era troppo tardi!Si scansò con aria cerimoniosa per farmi entrare e mi aiutò a togliermi l’impermeabile che sistemò s’un attaccapanni vicino all’ingresso, poi mi condusse nello studio e m’invitò ad accomodarmi sul divano, prendendo posto accanto a me.”Sono proprio felice che lei sia qui … Piera! … Non le spiace, vero, se la chiamo Piera?””No, certo che no, Dottor Rossi …””Oh, ma … nessun dottore, la prego, mi chiami solo Mario, anzi … chiamami Mario, se … non ti è sgradito il “tu”!””No, d’accordo, diamoci pure del “tu” … Mario!” Accondiscesi con finta affabilità della cui disinvoltura mi stupii. “Benissimo, benissimo, posso offrirti qualcosa … un drink?””Niente alcolici, grazie … ma prenderei volentieri un caffè, se possibile!””Ma certo … te lo faccio subito!”Si alzò ed usci dalla stanza. Ne approfittai per guardare in giro: in fondo, vicino alla parete, c’era un separé a forma di elle, con il telaio in legno e la tela bianca, dietro al quale vidi il lettino per le visite ginecologiche, fatto in modo per stare con le gambe larghe ed alzate. Nel tornare verso il divano, passai accanto alla scrivania e, su un lato del ripiano, scorsi dei fogli cuciti assieme che, da quanto riuscii a leggere sbirciando sulla facciata, doveva essere proprio il contratto agognato da Giovanni.Quando riapparve mi ritrovò seduta sul divano. Aveva in mano due bicchierini di plastica fumanti di un liquido nero. Me ne porse uno con la relativa bustina di zucchero e la palettina per girarlo.”Spero ti piaccia! E’ quello delle macchinette automatiche … mi spiace ma qui non ho altro!”Mi disse, risedendosi anche lui, questa volta più vicino, con la sua gamba che sfiorava la mia.”Oh, non preoccuparti è buono lo stesso!” Gli risposi tra una sorsata e l’altra, mantenendo il viso sorridente e compiaciuto, pagando lo sforzo con l’indolenzimento dei muscoli facciali.Iniziò anche lui a bere a piccoli sorsi, guardandomi in tralice, mentre, con noncuranza, mi appoggiava la mano libera sulla gamba, appena sopra il ginocchio, lasciata scoperta dalla gonna che, sedendomi, era risalita. Aveva una mano lunga ed ossuta che m’ispirava una certa avversione, ma che al tatto, invece, si mostrò piacevolmente liscia e calda.”Sei proprio … affascinante, sai!” Dichiarò infervorato.”Oh … grazie, è un bel complimento davvero, ma forse … esageri!””No, no, credimi … ti trovo proprio … bella e … seducente! Sei cambiata dall’ultima volta che ti ho visto … mi eri piaciuta, subito, anche allora, ma adesso sei più … più donna! Ed il pensiero della tua … vera natura … mi fa … eccitare!”Durante questi complimenti preliminari avevamo terminato di bere i caffè ed i bicchierini erano finiti sul basso tavolino vicino al divano.Adesso aveva entrambe le mani libere e mentre con una tornava sulla gamba iniziando una più decisa palpazione della coscia, verso l’alto, verso il bordo della gonna, con l’altra si mosse per cingermi le spalle, ma mi ritrassi leggermente e sfoggiai il migliore dei miei accattivanti sorrisi. “Quanta foga, Mario! Ho idea che sei proprio … eccitato, ma prima ci sarebbe … una piccola formalità … una firmetta su un certo contratto …””sì, sì, certo la … firma, va bene, non c’è problema, ma dopo … adesso ho troppa voglia …” mi rispose sempre più arrapato, infilando con decisione la mano sotto la mia gonna.”Uhm … ti prego … sii gentile … ci metti solo un attimo … sai, magari dopo ci dimentichiamo, e sarebbe un … vero peccato, no?” Gli dissi con voce suadente, ma fermandogli decisamente la mano.Si alzò, ed io con lui, con un sospiro rassegnato si diresse verso la scrivania, firmò con impazienza il contratto e me lo porse. Gli diedi una scorsa veloce per essere sicura che corrispondesse a quello di cui mi aveva parlato Giovanni e, piegatolo, lo infilai nella borsetta.Mi girai verso il divano, ma lui era rimasto in piedi dietro di me e mi ritrovai tra le sue braccia. Adesso non potevo più sottrarmi alle sue voglie e dovetti subire, per la prima volta, il bacio di un uomo. Potrà sembrare strano, ma dopo tanti mesi di frequentazione e di rapporti sessuali con Giovanni, nonostante la mia oramai conclamata femminilità, mi era ancora rimasto un senso di … pudore che mi tratteneva dall’accettare i suoi baci. Lui, già all’inizio della mia trasformazione, soprattutto nei momenti di più forte euforia, aveva provato qualche tenera carezza e qualche bacio a fior di labbra, ma la mia reazione d’evidente disagio l’aveva fermato e, dopo un paio d’inutili tentativi, aveva desistito. Probabilmente un residuo retaggio mentale m’impediva d’accettare con disinvoltura il contatto labiale con un uomo.Mario si chinò su di me ed accostò deciso le sue labbra alle mie. Chiusi gli occhi e cercai di non pensarci troppo. Sentii la sua lingua forzare le mie labbra e dopo un attimo d’indecisione, le aprii.Lo sentii fremere di piacere, mentre la sua lingua mi saettava in bocca cercando voluttuosamente la mia. Alla fine ricambiai il bacio, certo non con il suo ardore, che non provavo affatto, ma abbastanza da appagarlo. D’altra parte il contatto fisico, di se, non era fastidioso, tutt’altro, ed in realtà il mio disagio era solo psicologico, ero turbata dal pensiero di baciare un uomo ed un vecchio per di più, ma la cosa, invece, non fu affatto disgustosa come avevo paventato.Dopo avermi baciato a lungo, si staccò soddisfatto, ed io, riaprendo gli occhi e rivedendolo, fui riassalita dal senso di repulsione che il suo aspetto fisico mi provocava, ma riuscii a trattenermi dal fare smorfie o dal pulirmi la bocca con il torso della mano, anzi, calatami ormai nel mio volontario ruolo di etera, mi passai la lingua sulle labbra aumentando la sua libidine.Mi guardò con il suo fare porcino bisbigliando:”mi piacerebbe guardarti mentre … ti spogli”.Gli risposi con un cenno d’assenso ed un compiacente sorriso malizioso ed iniziai a farlo davanti a lui che, intanto, si era seduto sul divano. Non avevo la minima intenzione d’imitare le spogliarelliste di professione, anche perché non c’era la musica a guidarmi e non pensavo, in ogni modo, d’esserne capace, ma cominciai a togliermi gli indumenti con calma e con la massima naturalezza, accompagnandomi con movenze sensuali e carezze lascive al mio corpo, man mano che mi spogliavo.Lui, con un’espressione del viso sempre più accalorata, si era aperto la patta dei pantaloni ed aveva estratto il membro già abbastanza turgido. Abituato a quello di Giovanni, questo mi sembrò un formato ridotto, non tanto per la lunghezza, del tutto rispettabile, quanto per il diametro, almeno la metà di quello del mio amico.Avevo sfilato la giacca e l’avevo riposta con cura sopra una sedia, mi ero poi sbottonata lentamente la camicetta e me l’ero tolta ed ora, mentre lui aveva dato il via ad una serie di lente carezze al suo membro, che, progressivamente, gli crebbe tra le mani, io, portai le mie dietro la schiena per slacciare il reggiseno. Me lo tolsi languidamente, strusciandolo ripetutamente sui seni, e quando, infine, fui a seno nudo, notai con soddisfazione la sua espressione meravigliata e godetti del suo apprezzamento.”Uhm! Sei proprio bella! Non pensavo che fossero veri … credevo avessi il reggipetto imbottito! … Ma sono proprio … naturali?”Annuii lentamente e me li accarezzai un po’, con vanità tutta femminile, guardandolo con lascivia mentre si masturbava platealmente il cazzo oramai completamente eretto e ben scappellato.Passai alla gonna, che abbassai lentamente, scoprendo, prima, le mutandine, nere, di tessuto traforato e bordate di pizzo, che coprivano il finto monte di Venere la cui bionda peluria fuoriusciva dal minuscolo indumento, poi le cosce sulle quali terminavano le autoreggenti ed infine me la tolsi del tutto, mandandola a far compagnia al resto del vestiario.La situazione mi aveva oramai realmente eccitata e si vedeva dal tanga gonfio, che non riusciva a mascherare la mia incipiente erezione. Non avevo preso la solita pillola per inibirla, perché Giovanni m’aveva avvisato che, a quel bel tipo, piaceva anche il cazzo e ci sarebbe rimasto male se il mio non avesse funzionato a dovere. Questo pensiero m’infastidì di nuovo, prima mi ero dovuta sorbire il suo bacio e adesso, pensai, sicuramente anche le sue attenzioni alla mia virilità che, insensibile ai miei tormenti interiori, si stava gonfiando sempre di più e mi doleva, compressa dentro il piccolo triangolo che non riusciva più a contenerla.Il suo sguardo concupiscente si fece ancora più porco, se possibile, e mi sussurrò:”dai … tiralo fuori, fammelo vedere … no, no, non toglierli, fallo uscire attraverso quei bei pizzi delle mutandine!”L’accontentai, armeggiando per abbassarmi il tanga, che, stretto com’era per la sua precipua funzione di copertura, non mi permetteva di afferrarlo, poi scansai gli slip e lo estrassi lateralmente, palle comprese, finalmente libero di distendersi.”Uhm! Piera, sei proprio una bomba erotica … una bella ragazza con un vero cazzo fra le gambe! Dai bambolina, vieni più vicino … adesso …”.Mi avvicinai angustiata ma … anche stimolata, purtroppo, dal pensiero di dover subire le sue attenzioni ai miei genitali.Come mi ebbe vicino smise di massaggiarsi il sesso, abbandonandolo ritto tra le sue cosce come una terza gamba e cominciò ad accarezzarmi con entrambe le mani, mostrando una particolare predilezione per la zona di confine tra le calze e la pelle nuda e serica delle cosce, e poi su fino alle natiche, mentre l’unica parvenza residua della mia mascolinità, il mio cazzo, insomma, sempre più turgido, gli svettava … infame … verso la faccia.Lui non aspettava altro e si chinò leggermente con la testa in avanti … Chiusi di nuovo gli occhi per non vedere la scena e percepii le sue labbra avvolgermi la cappella, che scivolò, assieme al resto del mio sesso, nella sua bocca, risucchiato, quasi inghiottito.Provai qualcosa d’indescrivibile ma … di fortemente erotico, era la prima volta che un uomo me lo prendeva in bocca e non avevo mai sperimentato, finora, un tale, irresistibile, stimolo sessuale. Non pensai più a chi era …non pensai più alla sua età … non pensai più allo scopo mercantesco della mia presenza lì … ma, in piedi davanti a lui, le braccia pendenti lungo il corpo, con un leggero moto di abbandono, mi lasciai completamente andare alle piacevoli sensazioni che provavo. Quella delle sue mani, dal tocco leggero, da medico abituato alle palpazioni, mentre mi esplorava i testicoli, mi titillava il circoletto dello sfintere e m’accarezzava le natiche e, soprattutto, quella insolita e fortemente … oscena che provavo sul membro, affogato nella sua bocca, accarezzato dalla sua lingua e stretto tra le sue labbra! Tutte si composero assieme, in una sensuale miscela esplosiva, che non riuscii a controllare.Infatti, poco dopo, mentre mi teneva scostate le mutandine per ciucciarlo meglio, e, con una mano tra le cosce, m’aveva infilato quasi tutto un dito nell’ano, stringendo le chiappe in un fremito di piacere, spingendo in avanti il bacino, gli rovesciai in gola tutta la mia libidine con fiotti di caldo sperma.Non mostrò sorpresa per il mio veloce orgasmo, né parve dispiaciuto di averlo ricevuto in bocca, anzi sembrò gradirlo, perché lo succhiò con solerzia fino alle ultime gocce, prima di lasciarlo, poi, finalmente libero di parlare, continuando ad accarezzarmelo, mi guardò esclamando:”aaah! Bambolina … quanta me ne hai fatta bere … hai sbrodolato subito eh! Ti è piaciuto … proprio … vero?”Annuii e quasi con vergogna balbettai:”oh! Sì, ma scusami se ti … sono venuta in bocca … ma … non sono riuscita a trattenermi … mi dispiace … veramente!””Scusarti? … Dispiacermi? … Ma non pensarlo nemmeno, mi ha fatto proprio piacere quel tuo abbondante orgasmo! … D’altronde adesso … tocca a te … vedrai quanta te ne ho … riservata io! … Mi sono astenuto per diversi giorni, in previsione di questo incontro, … dai siediti qui, vicino a me!” Mi rispose, più che mai esaltato, ed intanto mi prendeva per la mano e mi tirava sul divano accanto a lui.Il tanga e gli slip mi davano fastidio e me li tolsi, ma quando provai a sfilarmi le calze, mi fermò:”no, quelle … lasciale e … per favore, rimetti anche le mutandine, ma senza quel … coso impiccione!”Esaudii il suo desiderio e poi cominciai a prendermi cura del suo arnese che, per mantenerlo in tiro, aveva ripreso a toccarsi. Adesso che era del tutto eretto, e visto da vicino, non era poi così modesto, indubbiamente niente di paragonabile con quello a cui ero abituata, ma comunque notevole: lungo circa diciotto, venti centimetri, era percorso lungo l’asta da vene voluminose e spesse, che gli conferivano un aspetto bitorzoluto ed un colore rossastro, quasi violaceo; mentre il glande, con la corona ben staccata dall’asta, era rosso vivo, lucido, e già imperlato di una gocciolina di liquido seminale.Cominciai a masturbarlo, passandogli, di tanto in tanto, la lingua sulla cappella, che lui a forza di accarezzare aveva reso asciutta ed arsa. Gliela placai irrorandola di saliva e prendendola tra le labbra ed infine me l’infilai adagio in bocca.Mi lasciò fare per un po’, accarezzandomi dietro la nuca ed accompagnando il movimento sussultorio della mia testa con sospiri di piacere sempre più vigorosi, quindi mi spinse in dietro e si alzò dal divano mettendosi in piedi davanti a me.Ripresi a sbocchinarlo in quella posizione, intanto che lui mi frugava tra i capelli e mi accarezzava alternativamente i seni, fremendo sempre di più per l’orgasmo ormai vicino. Anche il suo senile uccellaccio, adesso, era decisamente gonfio e duro, quasi pervaso di giovanile esuberanza, e mi costringeva a tenere la bocca ben allargata.Pensavo che sarebbe venuto da un momento all’altro e mi preparavo all’inondazione promessa, quando, afferratami ai lati della testa con entrambe le mani, mi fermò e tenendomi ben stretta cominciò a muoversi lui … mi stava letteralmente scopando in bocca!Dopo alcuni andirivieni piuttosto frenetici, che mi fecero male alle mascelle spalancate e bruciare le labbra per il veloce fregamento della sua massiccia carne, all’improvviso, mi afferrò con la mano sinistra per i capelli alla nuca, tirandola leggermente indietro, mentre con la destra, impugnato il cazzo che mi aveva tolto di bocca, menandoselo furiosamente, mi sborrò sulla faccia! I primi fiotti mi colsero di sorpresa, non me l’aspettavo certamente, e mi finirono sul naso e soprattutto sugli occhi e sulla fronte, poi cercai di spostarmi ma, tenuta saldamente per i capelli, riuscii solo a girare di lato la testa, ricevendone altri sulla guancia e sull’orecchio!Ero talmente sconcertata che subii quel trattamento ferma ed annichilita. Lui non finiva mai di venire, come mi aveva preannunciato, ed anche se gli schizzi, data l’età, non erano particolarmente potenti, la vicinanza del glande e la quantità di sperma era tale, che il mio viso venne letteralmente coperto da una maschera di liquido biancastro ed appiccicoso che iniziò presto a colarmi sui seni, sulla pancia e sulle gambe.Alla fine, con un grosso sospiro, smise di eiaculare, ma non mi lasciò, anzi, mi tirò di nuovo a se riavvicinando il glande alle mie labbra chiuse, e, forzandole con decisione, m’indusse a riaprirle per succhiargli gli ultimi rivoli che gli uscivano, mano a mano che se lo strizzava con le dita. Lo feci in modo automatico, senza alcuna partecipazione, sentendomi umiliata per il trattamento subito e desiderosa solo che finisse del tutto per correre in bagno a lavarmi.Finalmente, dopo quello che mi sembrò un’eternità, mi liberò i capelli dalla sua stretta e me lo tolse di bocca, quindi con un ultimo sospiro, soddisfatto, si accasciò sul divano vicino a me, dandomi una pacca s’una coscia, ma ritirando, sorpreso, la mano sporca del suo liquido che vi era colato.”Cazzo! T’ho veramente lavata!” Esclamò compiaciuto, aggiungendo “… visto quanta? … Te l’avevo detto che n’ero pieno!””Già …” gli risposi, come in trance, stranamente incapace di reagire, “… me l’avevi detto … adesso mi dici dov’è il bagno … per favore!””No, no, …” mi disse, trattenendomi, mentre mi stavo alzando “… adesso ci penso io a pulirti, non bisogna lavarsi … raffredda i bollenti … spiriti!” Concluse con una risata sguaiata.Si alzò e prese da un dispenser, che era in un angolo della stanza, alcuni fogli di asciugamani di carta e me li porse dicendomi:”é un peccato, però, che vuoi pulirti … sei così eccitante semi nuda e piena di sborra!”Lasciò, tuttavia, che mi dessi una sommaria asciugata, poi, senza darmi tregua, mi prese per mano e mi portò dietro il paravento.”Forza, bambolina, siediti lì, che adesso ti faccio una bella visita! Sono bravo io … sai! Sapessi quante donnine non vedono l’ora di sedersi lì per … farsi visitare! Tu non hai una bella passerina come loro, ma un bel culetto sì, … non è vero?”Parlando ed accarezzandomi si stava nuovamente eccitando, mentre io, ancora sconvolta, ero solo infastidita dalle sue attenzioni e non vedevo l’ora che fosse tutto finito per tornarmene a casa.Mi sistemai sul lettino, mi tolsi le mutandine ed appoggiai le cosce sul divaricatore, rimanendo a gambe larghe e con il bacino leggermente rialzato. Immaginai che volesse incularmi in quella posizione, non l’avevo mai preso così, ma poiché il mio sfintere era abituato a ricevere quello di Giovanni, non mi diedi tanto pensiero per la posizione, quanto per il mio stato d’animo depresso e per nulla propenso a proseguire quel rapporto sessuale che, nondimeno, subivo rassegnata.Mentre mi sistemavo, lui si era spogliato completamente e si era piazzato tra le mie gambe aperte.La nudità del suo corpo magro ed avvizzito, fece risaltare la sua età avanzata ed aumentare il mio disgusto per quella situazione.Evidentemente non voleva soddisfarsi con un corpo inanimato, come doveva sembragli il mio, perché prese lentamente ad accarezzarmi il cazzo moscio, mormorando:”uh! Che tristezza … adesso vediamo un po’ di … rianimarlo!”Non aveva ancora finito di parlare che l’aveva di nuovo in bocca e, mentre lo sbaciucchiava, con una mano era salito al seno ed iniziato a palparmelo con tocchi leggeri, ma insistenti.Gli accarezzamenti di quella mano morbida ed il contatto della lingua e delle labbra sul pene, rinnovarono le piacevoli sensazioni già prima sperimentate e mi fecero, con un rammarico del quale mi volevo convincere, ma del quale non ero per nulla certa, di nuovo eccitare.Il risultato di questo mio mutato stato d’animo lo dovette facilmente avvertire … tra le labbra ed allora rialzò la testa togliendoselo di bocca e nel vederlo inturgidito, un sorriso soddisfatto si dipinse sulla sua faccia maialesca e cominciò a menarmelo per tutta la sua lunghezza, lascivamente e lentamente. Lasciò che la libidine s’impossessasse della mia mente e si trasmettesse al membro e quando lo sentì completamente duro nella sua mano, si piegò su di me, avvicinò le sue labbra alle mie e, un attimo dopo, mi saettò la lingua in bocca: con inquietudine mi resi conto che l’avevo atteso a labbra dischiuse! … Peggio! Prima che potessi trattenermi, le mie braccia si erano appoggiate sul suo corpo in una stretta quasi voluttuosa!Si compiacque nel trovarmi ancora disponibile al sesso, si staccò soddisfatto dalle mie labbra e, dopo un ultimo colpo di lingua, si eresse mostrandomi che anche il suo arnese era di nuovo in tiro.Si chinò tra le mie gambe e, con le mani appoggiate all’interno delle cosce, s’avvicinò con la lingua allo sfintere e cominciò a leccarmelo, prima esternamente, passando con la lingua nel solco, poi titillando con la punta il buchetto, finché iniziò a forzarlo e a farla penetrare.Muoveva la lingua con grande abilità, dentro e fuori, alternando leggeri colpi con la punta a vere e proprie introduzioni, non risparmiando la saliva che mi faceva sentire il buco caldo ed umido; la mia pelle, anche lì perfettamente glabra e liscia, era estremamente sensibile a quelle carezze e non riuscii a nascondere la lussuria che provavo. Ancora una volta ero tutta un fremito di carnalità, stimolata dalla sua azione erotica e da quella curiosa postura che non avevo mai provato. Ancora una volta avevo il membro in tiro, gonfio e dolorante ed una gran voglia d’un nuovo orgasmo.Il disagio e lo sdegno per l’umiliazione facciale subita erano completamente svaniti ed ora volevo solo godere, sborrare, sentire il cazzo di quel vecchio riempirmi il culo! Senza rendermene conto, io, che provavo ancora una sorta d’imbarazzo a farmi una sega in presenza di Giovanni, persi ogni autocontrollo e mi strinsi vogliosa il membro dolente ed iniziai ad accarezzarmelo. Come se m’avesse sentito esprimere un desiderio, si alzò, mi guardò masturbarmi con aria maliziosa ed, insalivate bene due dita, me le appoggiò sull’ano, infilandone prima una e poi l’altra. Le girò lentamente spingendole dentro finché poté, lasciandole un po’ per dilatare l’apertura.Le tolse e, mentre con una mano, mi teneva aperto lo sfintere, con l’altra vi appoggiò la cappella spingendola decisamente dentro.Entrò talmente bene che non sentii neppure il solito fastidio iniziale, ma avvertii, invece, un immediato senso di piacere espandersi per le viscere.Lui, dopo qualche colpo d’assestamento, appoggiò le mani sulle mie ginocchia e cominciò a portare i colpi metodicamente arrivando ben presto a penetrarmi fino alle palle.Continuò così per diverso tempo, mentre io avevo regolato la mia masturbazione sul suo ritmo per evitare di godere per prima e rischiare, in tal modo, di far venir meno la mia eccitata partecipazione.Sentii crescere la sua e gli lessi l’incipiente orgasmo sul viso, allora aumentai la cadenza della mia mano, mentre con l’altra m’alzai le palle, in modo che lui fosse più libero di muoversi. Infatti, senza più l’intralcio dei miei testicoli, iniziò a pompare velocemente, riempiendomi, in breve tempo, il culo di calda sborra, mentre i miei schizzi arrivavano copiosi fino al seno e m’impiastricciavano la mano.Rallentò il movimento e diede alcuni colpi a fondo, ansimando, per finire di vuotarsi, mentre io mi strizzavo il cazzo delle ultime gocce, e, sfinita ed appagata, e soprattutto contenta che fosse infine terminata quella “strana” esperienza, aspettavo che si togliesse per alzarmi ed andare finalmente in bagno.Il vecchio, però, sembrava non avere alcuna intenzione di smettere e continuava a muoversi dentro di me, lentamente, scivolando in un buco ormai ben lubrificato. Mi sembrò scortese invitarlo a togliersi di lì ed aspettai pazientemente che lo facesse da solo.Lui, però, continuò a rimanermi dentro, le mani appoggiate alle mie ginocchia, quasi fermo, sembrava non volersi decidere a smettere, come se stesse cercando di trovare l’eccitazione e la forza di venire di nuovo.Ad un tratto s’irrigidì, socchiuse gli occhi, ebbe un tremito e poi si rilassò, mentre un’espressione di gioia gli si dipinse in volto. Nello stesso tempo avvertii un nuovo senso di calore nella pancia e, in un primo momento, pensai che stesse veramente venendo di nuovo, ma il calore era più forte e diverso dal solito, e, dopo un attimo d’incredula perplessità, capii cosa stava facendo: mi stava pisciando nel culo, il porco!Sul momento la cosa, in realtà, non mi diede fastidio, quantomeno in senso fisico, anzi devo ammettere che fu piacevole, mi riportò alla mente le “perette” che da piccolo mi faceva mia madre ed il piacere che mi davano!Immediatamente dopo, però, la riflessione di aver nuovamente subito una trattamento “particolare” senza il mio consenso, e, più d’ogni altra cosa, il successivo pensiero delle conseguenze intestinali e la vergogna di manifestare davanti ad un altro un fatto così intimo, mi fece perdere le staffe! Superai il momento di confusione e forzando sulle braccia cercai di alzarmi urlandogli:”brutto bastardo … ma che cazzo fai … mi pisci nel culo … togliti di lì!”Lui, però, appoggiandomi entrambe le mani sul petto, riuscì a tenermi ancora ferma in quella posizione, implorando:”sììì … dai che ti piace … vero? … Ma no dai … cosa fai? … Stai buona … ancora un attimo … ti prego … fammi finire!”Finì di vuotarsi la vescica con alcuni sospiri di soddisfazione e finalmente si tolse dal mio culo. Si alzò lasciandomi libera, ma non si allontanò dalle mie gambe e quando vide che, con una smorfia per trattenere la sua urina nella pancia, cercavo di alzarmi, mi pregò di nuovo:”no, non andare in bagno, ti prego … resta sdraiata lì, dai … adesso ti do la padella e ti svuoti mentre … ti guardo!”Era veramente troppo!”Ma sei proprio un lurido depravato … eh! Fammi alzare e … dimmi subito dov’è il bagno o ti spacco la faccia … vecchio porco che non sei altro!”Gli urlai con tutta la rabbia che avevo in corpo, cercando di scendere dal lettino senza dargli la soddisfazione di vedermi pisciare la sua urina dal culo!”E’ fuori dello studio … la prima porta a destra … ma …””va’ al diavolo e lasciami passare!”In una scena, che rivista nei giorni successivi a mente fredda, mi sembrò comica, ma che sul momento vissi con furiosa vergogna, camminando di sghimbescio a gambe strette, attraversai tutta la stanza tenendomi un dito premuto contro lo sfintere. Passando vicino alla sedia, riuscii anche ad afferrare la mia borsetta, per evitare che, in mia assenza, fosse tentato di sottrarmi il contratto per costringermi a chissà quali nuove porcherie.Arrivai finalmente in bagno, chiusi la porta a chiave e mi liberai l’intestino. Mi lavai, con sollievo, anche il viso, accorgendomi nello specchiarmi, che, quello che mi aveva schizzato in faccia, era arrivato fino ai capelli ed adesso si era raggrumato in alcune ciocche appiccicate ed antiestetiche che cercai di sistemare alla meglio. Il ricordo di quell’offesa riaffiorò prepotentemente ed insieme all’ultima schifezza patita, mi fecero montare una rabbia così forte che, quando rientrai nello studio, ero decisa anche a picchiarlo se avesse provato a sfiorarmi di nuovo, anche solo con un dito.Lo trovai seduto sul divano, ancora nudo, che se lo toccava con maniache carezze, sperando che mi fossi calmata, deciso evidentemente a continuare, ma quando mi vide ancora furente, si sorprese e smise di toccarselo.”Oh! Mia cara Piera … ti sei … ehm … offesa … mi rincresce … scusami … non pensavo che … però, certo, se a te non piacciono … certe cose, non le facciamo più, ma adesso …””adesso …” lo interruppi, con la voce più cattiva che riuscii a fare “… mi rivesto e me ne vado! … E se provi ad avvicinarti ti do un calcio nei coglioni … vecchio maiale che non sei altro!””Ma come? Vuoi smettere … così … ma non è giusto … non abbiamo finito … adesso tocca a me prenderlo in culo dai … dai, non puoi rifiutarti!”Si lamentò, alzandosi dal divano ed avvicinandosi a me che, intanto, ero andata dietro il separé, con la borsetta sempre ben stretta sottobraccio, per recuperare le mutandine.Non lo feci neanche avvicinare che gli gridai di nuovo:”ti ho detto di starmi alla larga … non hai capito? Mi fai schifo solo a vederti!””Ah! Sì? Adesso ti faccio schifo, eh! Prima, invece, quando dovevo firmare il contratto, non parlavi mica così! … Io la mia parte l’ho fatta, cara mia! Adesso tu devi fare la tua … e fino in fondo! Te lo dirò io, quando sarà ora di smettere … hai capito!?””Non ci penso proprio! Il mio impegno é concluso e con … l’avanzo … considerato cosa mi hai fatto! E …” Il mio rifiuto lo fece infuriare e s’avvicinò cercando di strapparmi la borsetta di mano. “Stai fermo lì, brutto maiale! … Metti giù le mani, o vedrai che ti succede!” Gli strillai, digrignando i denti, ma non si diede per vinto e cercò di forzare l’apertura delle mie braccia che nel frattempo avevo strette al seno, per proteggere il prezioso documento. Viste inutili le parole, scattai in avanti con la testa e lo colpii con forza sul naso, mentre il mio ginocchio si alzò violentemente, verso i suoi genitali, che sentii chiaramente schiacciarsi tra la mia rotula e il suo pube.Urlò di dolore, abbandonò la presa e s’allontanò da me, accasciandosi in terra in un angolo, con le mani tra le gambe e con il naso che aveva iniziato a sanguinare. “Ah! E’ così che mi tratti, eh! Ma stai tranquilla che non finisce qui … ne parlerò con Giovanni, e vedrai! … Quella firma mi è stata estorta, non sono affatto soddisfatto di te … Giovanni ne dovrà tener conto, mi aveva detto che saresti stata … disponibile ed invece!” “Fai un po’ quello che cazzo ti pare … basta che stai alla larga … il mio impegno l’ho assolto … una prestazione sessuale contro la firma sul contratto … la mia disponibilità c’è stata, … anche troppa, se non t’ho soddisfatto … cazzi tuoi e di … Giovanni!”Nel frattempo mi ero rivestita in fretta ed, in fretta, afferrato l’impermeabile, uscii in strada a respirare un po’ d’aria buona. Raggiunsi l’auto e dopo pochi minuti ero finalmente a casa. Mi spogliai e m’infilai sotto la doccia, lavandomi più volte, specialmente il viso ed i capelli, per togliermi di dosso la sensazione di disgusto che m’era rimasta.Ero abbandonata ad occhi chiusi sotto l’acqua scrosciante, senza decidermi a venirne fuori, quando squillò il telefono.A malincuore uscii. Mi asciugai alla meglio, indossai accappatoio e ciabatte ed andai in camera a cercare affannosamente il cordless. Finalmente, guidata dagli squilli, lo trovai e presi la comunicazione.”Pronto?””Ciao Piera!” Era Giovanni.”Oh, ciao Giovanni, scusa, ma ero sotto la doccia e …””ah, scusami tu allora … è che m’ha telefonato Mario, era sconvolto … ma che è successo? Ha detto delle cose che non ho capito … che non l’hai soddisfatto, che ti sei approfittata di lui, ma … non vorrei parlarne per telefono, senti … pensavo di fare un salto da te … se non ti dispiace!””No, vieni pure quando vuoi … sono in casa.” Gli risposi senza alcun entusiasmo.Chiuse la conversazione ed io restai lì, con l’apparecchio in mano, a pensare a quant’era infido.Fingeva di preoccuparsi per me, ma in realtà appena saputo che avevo il contratto firmato, si precipitava a prenderselo! E certamente anche a rimproverarmi i miei rifiuti e forse la mia manesca ribellione nei confronti del suo amico, se quest’ultimo gliene aveva parlato. Se Giovanni provava solo a dirmi mezza parola sbagliata, questa era l’occasione buona per mandarlo al diavolo! Questa volta, però, mi sbagliavo io, nei suoi confronti.Poco dopo, mentre ero in bagno ad asciugarmi i capelli, avvertii, in sottofondo, un rumore strano, spensi il fon e sentii il campanello dell’ingresso che suonava in continuazione.Mi precipitai alla porta ancora in accappatoio e pantofole. “Chi è?””Apri, sono Giovanni!”Aprii la porta e me lo trovai davanti con la faccia spaventata.”Ma … che ti è successo? … Sono diversi minuti che suono e cominciavo a preoccuparmi …””scusami … ero in bagno con l’asciugacapelli acceso e non ho sentito, ma … vieni, entra!”Tirò un sospiro di sollievo e sembrò rilassarsi, ma lo sguardo manifestava un chiaro disagio.”Dai siediti un attimo in salotto, finisco di asciugarmi e mi vesto”.”Scusami, ma … avevo bisogno di parlarti subito, Piera …””beh, allora finisco dopo … su dimmi!” Gli dissi, sedendomi sul divano, in atteggiamento scocciato e battagliero, indicandogli il posto accanto a me.Si sedette, di trequarti, rivolto verso di me, sembrò ignorare la mia espressione seccata, ed iniziò: “Mario … sembrava un pazzo furioso … ce l’aveva con me e con te … perché, ha detto, che ti sei offesa per una ehm … scusa … ma mi vergogno perfino a dirlo, per una “pisciatina nel culo”! Se è vero, non so come scusarmi, Piera! Mi dispiace, tanto, veramente!””Già … ” gli risposi, mentre le sue scuse e la sua contrizione, che mi sembravano sincere, avevano subito affievolito il mio rancore verso di lui, “… quel tuo “ottimo” amico, prima mi ha riempito di sperma tutta la faccia, capelli compresi, non mi ha permesso di andarmi a lavare perché, sporca, mi trovava più eccitante e poi, “dulcis in fundo”, mi ha pisciato nel culo, ma … non gli bastava, pretendeva che rimanessi sul lettino a ributtar fuori la sua urina … ed il resto … in un catino davanti a lui!” Gli dissi, tutto in un fiato, con il viso rosso per l’indignazione! Scosse la testa e tirò un grosso sospiro.”Non so come scusarmi, Piera! … Veramente! … Credimi non sapevo di questi suoi “vizietti”, non lo immaginavo così … schifoso! Altrimenti non ti avrei mai chiesto di andarci! … Mi perdoni?””Che parole grosse, Giovanni! In realtà, però, non hai niente da farti perdonare … in fin dei conti sono “adulta e vaccinata”, no? Come si dice di solito! Ci sono andata di mia volontà, mica mi hai obbligato tu!””Sì, però, te l’ho proposto io, per risolvere un mio problema …” sorrise prima di proseguire, “… beh, alla fine per un nostro problema …, ma, in ogni modo sono io che ti ho coinvolto in questa brutta esperienza e mi … dispiace!”Mi fece una carezza sul viso e mi prese la mano tra le sue, prima di proseguire, ed io ve la lasciai.”Ho un grosso rammarico per questa storia, Piera! Quando ne abbiamo parlato la prima volta, l’altro giorno, ricordi? … Io non sono riuscito ad esprimermi bene e tu … ti sei offesa! Io, invece, non volevo essere oltraggioso nei tuoi confronti! .. Il nostro rapporto, lo abbiamo sempre improntato alla massima libertà reciproca … no? … Voglio dire dal punto di vista sessuale! … Entrambi, abbiamo anche altre … ehm frequentazioni … maschili o femminili che siano! Quindi non mi sembrava offensivo proportene una io, con quel tipo, che, ti ripeto, pensavo fosse una persona a modo! … No? … Unendo, magari, l’utile al dilettevole! … Ti giuro non ho pensato per niente a te come ad una prostituta, e … se te n’ho data l’impressione, è stato senza volerlo, ma dopo, quando la discussione con te, che … dai ammettilo, … quando ti ci metti non sei certo tenera, … mi è scappata di … mano!””Alla buonora, Giovanni!” Gli risposi con rinato slancio, “ma non potevi propormela subito così, la cosa? Invece di insultarmi chiedendomi “chi mi credevo di essere?” o di buttarmi una manciata di soldi, anche se una bella manciata, in faccia!””Sì certo, hai ragione, naturalmente, ma vedi questo era veramente un affare importante per me ed ero nervoso per la sopraggiunta difficoltà e non sono riuscito a trovare la parole giuste! Invece ora, ch’è sfumato, mi sono rassegnato e, come vedi, riesco a parlarne più tranquillamente!””Sfumato? … Perché?””Come perché? Non vorrai mica, che vada da quel porco, a pretendere che mi firmi il contratto! … No!”Scoppiai in una risata e mi abbandonai sulla spalliera del divano, mentre gli dicevo:”d’accordo che siete tutti e due in veneranda età, rispetto a me, ma mi considerate solo una sciocca bambolina? Tu poi che mi conosci! Ti sembro proprio un tipo così inaffidabile? … Il contratto ce l’ho io, bello e firmato, nella mia borsetta, caro Giovanni!””Davvero?” Esclamò con sincero stupore “ma … come hai fatto a convincerlo … incazzato com’era?!””Ah! Ma allora non hai capito! Mi prendi veramente per una stupida? … La firma l’ha dovuta mettere … prima e finché non l’ho avuto al sicuro nelle mie mani, non gli ho permesso di toccarmi! Dopo, invece, ha cercato di riprenderlo, mi è saltato addosso furente, ma gli ho dato una testata sul naso ed una ginocchiata sulle palle! … Allora si è messo a frignare ed ha minacciato di dire tutto a te, ma io l’ho mandato a ca… a quel paese e sono venuta via!””Cazzo … che storia … Piera … sei proprio forte! Mica me le ha dette ‘ste cose, lo stronzo! … Dalla sua telefonata, non ho capito molto, perché, era talmente fuori di se, che farfugliava, quasi, … ma mi sembrava che dicesse che “l’accordo era annullato”, che “non se ne faceva più niente” perché tu non eri stata ai patti, eri stata scorretta, quando poi gli ho chiesto cosa era successo, mi ha detto solo della tua ritrosia e del tuo rifiuto a … proseguire! Ma ero convinto, ti giuro, che non l’avesse firmato! … Ecco! Adesso è chiaro cosa intendeva, per tua scorrettezza!””Beh! … Meglio farle che subirle, le scorrettezze! … Se aspettavo di arrivare alla fine, visto come sono andate le cose, non me l’avrebbe firmato di sicuro! Non che io sospettassi in anticipo cosa volesse farmi, ma … non mi andava l’idea che avesse lui il coltello dalla parte del manico! In quel modo poteva tirarla alla lunga quanto voleva, farmi tornare ancora o chissà che! Così invece avrei deciso io quando smettere … e l’ho fatto! Ascolta Giovanni, non m’intendo di questioni legali, ma penso che un contratto firmato è … firmato! No?””Certo! Se vuole impugnarlo deve farlo in Tribunale, ma non penso che sia disposto ad ammettere la sua corruzione ed i suoi “vizietti” sessuali, è una persona molto in vista e ci tiene alla reputazione! No, cara Piera, penso proprio che il nostro scopo l’abbiamo ottenuto … grazie a te … grazie alla società fifty – fifty!” Il chiarimento e la ritrovata armonia con Giovanni, dopo le incomprensioni dei giorni passati e la rabbia per quello che mi era appena successo, mi fecero provare un senso di benefico rilassamento.M’abbandonai sulla spalliera del divano e l’accappatoio si aprì leggermente sul davanti mettendo in mostra parte del mio corpo nudo, alla cui visione il mio amico non rimase insensibile.Fui pervasa da un senso di languidezza generale e socchiusi gli occhi con un sospiro, dopo aver divaricato leggermente le gambe, in un consapevole ed istintivo invito, che fu subito … accolto.L’accappatoio finì presto in terra e con esso i suoi vestiti. Rimanemmo lì, sul divano, ad appagare le nostre brame sessuali trascurate negli ultimi giorni. Giovanni fu particolarmente gentile ed affettuoso, un po’ per sua natura, un po’ per farsi perdonare d’avermi dato in pasto al suo amico maiale. Mi accarezzò con dolcezza, mi coccolò teneramente come non aveva mai fatto, ed io, che un tempo aborrivo la sola idea di un simile trattamento da parte di un uomo, fui presa, invece, da una intensa voglia di far l’amore con lui, … sì, l’amore, non di essere soltanto inculata.Per la prima volta, gli chiesi di prendermi senza farmi girare, accogliendolo tra le mie gambe spalancate, abbracciandolo e … baciandolo. Non l’avevo mai fatto!Dopo un attimo di comprensibile stupore, Giovanni corrispose con naturalezza. Lui l’aveva desiderato da tempo, lo sapevo, mentre io era stata sempre riottosa, ma adesso avevo rotto gli indugi e recuperammo i baci perduti.Per la prima volta bramai ardentemente di essere una donna vera, anche sessualmente, di veder sparire quell’incarnazione maschile che m’impediva di essere penetrata in una vagina e di appagare in pieno il mio istinto sessuale di femmina! Facemmo l’amore per oltre un ora, prima sul divano e poi sul letto. Giovanni ebbe due magnifici orgasmi; io, che la mia parte l’avevo già data, solo uno, ma meraviglioso, perché, per la prima volta, mentre lo sbocchinavo, mi tirò sopra di lui e me lo prese in bocca: fu stupendo perché al godimento carnale che mi diede, si aggiunse la mia gratitudine per quel suo gesto d’amore nei miei confronti!Quando ci alzammo sfiniti ed appagati gli proposi:”mi hai fatto venire in un modo inatteso e … bellissimo! … Grazie per questo tuo gesto, grazie veramente! … Permettimi di ricambiare invitandoti a cena … almeno! … Ho in mente qualcosa di speciale per … festeggiare la riuscita dell’affare e tutto il … resto!””Ok! … Mi fermo volentieri! … Altrimenti, questa sera, avrei cenato da solo, mia moglie è fuori con le amiche e non ho neanche la necessità d’inventare una scusa! Dai … dimmi cosa mi prepari?” Mi chiese mentre l’ingordigia gli si dipingeva in viso.”Filetti di petto di pollo alla Rossini … li conosci?””Uhm … no, ma so che Rossini era anche una famosa forchetta e, conoscendone i gusti, sento odore di tartufo! … E’ vero?””Hai azzeccato in pieno, ma adesso basta con le ciance, vado in cucina e mi do da fare!”Iniziai così la preparazione di questo succulento piatto che si prepara dividendo per la lunghezza i petti di pollo interi, ottenendone due filetti, che poi si passano nella farina e si setacciano, quindi nell’uovo battuto, leggermente salato e pepato.Intanto si porta in ebollizione l’olio di oliva, abbondante, dove si fanno friggere finché non diventano dorati. A questo punto si scolano e si lasciano riposare in fogli di carta assorbente.In una casseruola si fa sciogliere del burro (misto ad olio o margarina se si desidera un piatto più leggero, ma il sapore ne soffre!) quindi si avvolgono i petti di pollo, scolati ed asciutti, in fettine di prosciutto crudo non troppo stagionato (due fettine circa per ogni filetto) e si depositano nella casseruola, che li deve contenere senza avanzo di eccessivo spazio.Si versa del latte fino a coprirli appena (se c’è troppo spazio è necessario molto più latte e la cottura diventa troppo lunga) e si cospargono di parmigiano grattugiato; si copre la casseruola e si fanno cuocere a fuoco moderato, finché il latte non evapori quasi del tutto, lasciando un fondo di cottura ambrato, poco liquido e a grumi biancastri (circa 20 minuti).A questo punto si depositano i filetti su un piatto di portata precedentemente riscaldato, si bagnano con il fondo di cottura stemperato in pochissimo cognac (meglio Napoleon o Armagnac, ma va bene anche un brandy italiano purché di gusto morbido) e passato al setaccio, ed infine si cospargono di scaglie di tartufo affettato sul momento e … buon appetito!Giovanni ed io li gustammo appieno, accompagnati da una bella insalata di verdure crude ed innaffiati da un pinot grigio giovane ed eccezionale.
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