Eravamo sedute, Valeria ed io, ad un tavolino all’aperto di un bar affacciato sulla spiaggia, vicino al porto, in una bella, tarda, mattina d’inizio estate, quando il caldo, non ancora carico d’afa opprimente, è un sereno piacere.Ero passata a trovarla a casa sua, poiché dopo la mia metamorfosi, ero diventata una cara amica, oltre che, ovviamente, insospettabile … amante!Negli ultimi tempi, di conseguenza, avevamo preso l’abitudine d’alternare i nostri incontri tra il mio appartamento ed il suo, perché, sosteneva, che cornificare il marito sul talamo matrimoniale e porta a porta con la suocera, la stuzzicava in modo particolare. Da qualche giorno, però, le cose si erano un po’ complicate, da quando cioè, con la chiusura estiva della scuola materna, Marianna, sua figlia, era in casa con lei.Dovevamo approfittare dei momenti in cui la bimba usciva con la nonna, appunto com’era accaduto quella mattina, quando i suoceri erano passati a prenderla per portarla al mare.Finalmente sole, avevamo dato libero sfogo alle nostre voglie sessuali, alle quali, Valeria, aveva oramai dato un preciso rituale. … Agli iniziali, eccitanti, amplessi d’impronta, si potrebbe dire, quasi saffica, tanto intenso é il mio modo di farla godere esclusivamente con le mani e con la bocca, fanno quasi sempre seguito due lussuriose scopate, immancabilmente dedicate al marito ed alla suocera, opportunamente evocati con i relativi epiteti: cornuto e stronza!In alternativa, non disdegna, a volte, di prenderlo in culo, anzi sembra proprio gradirlo, come pure prova ormai un sottile piacere nell’indossare la cintura fallica, per gratificare anche me nell’unico buco che ho disponibile.Abbiamo oramai sperimentato tutte le variazioni sul tema. Mi penetra nella classica posizione eterosessuale, facendomi stare supino con lei sopra tra le mie gambe, oppure lei sotto ed io seduto ed impalato, sul suo fallo artificiale, sopra la sua pancia, ma la posizione per me più intrigante resta, pur sempre, quella in cui lei si sdraia sopra di me, disteso e prono, con i suoi seni che mi solleticano piacevolmente la schiena.Oramai abbiamo tutta una gamma di falli artificiali, cunei anali, vibromassaggiatori, di varie fogge e misure, con cui ci trastulliamo reciprocamente, senza dimenticare le distensive palline incatenate, sia per uso vaginale che per quello anale.Nel tempo il suo sfintere si è progressivamente abituato a penetrazioni ben più impegnative del mio modesto attrezzo ed adesso è una divertente gara tra noi due per che s’infila il fallo o il cuneo più grosso. E se, all’inizio, ero partita avvantaggiata, adesso, grazie alla maggiore elasticità del suo culetto, faccio fatica ad imitarla. Tutta l’attrezzatura l’ho acquistata io, perché lei non ne ha avuto il coraggio e, quest’ultime pratiche, ovviamente, sono riservate ai soli incontri a casa mia. Se da lei, infatti, certi oggetti li trovasse il marito o, peggio la suocera, che certamente in sua assenza perlustra la casa di suo figlio, come la chiama, rovistando ovunque senza alcun riguardo per la privacy della nuora, sorgerebbero grossi guai! … Compiuto il liturgico rapporto sessuale, per quella volta in forma abbreviata, cioè una sola scopata, ma con la solita reciproca soddisfazione, eravamo poi uscite per una passeggiata sul lungo mare, dalla parte opposta dove era solita andare la suocera, finché ci eravamo fermate in quel bar. Sedute e rilassate, sorseggiavamo le nostre bibite, ammirando una barca a vela, piuttosto grande, che faceva bella mostra di se, ancorata al molo lì vicino. Io alternavo lo sguardo tra l’imbarcazione ed un bel tipo che, in piedi accanto al bancone del bar, non mi lesinava occhiate concupiscenti, palesemente interessato al panorama offerto dalle mie cosce, poiché la minigonna, sedendomi, era risalita verso l’alto scoprendole generosamente.La situazione mi stava stimolando.L’uomo non era per niente male, ancora giovane, sugli anta avrei detto, biondo, alto, fisico asciutto, abbronzato, con lo sguardo tipico del predatore. Un languorino allo stomaco mi disse che avrei fatto volentieri la parte della preda, peccato a quell’errore della natura che tenevo tra le gambe!Anche questa volta, pensai, dovrò limitarmi solo a guardare: è proprio un peccato! … Ma d’altronde … sospirai dentro di me.A Valeria non era sfuggita la mia agitazione e, seguendo il mio sguardo, arrivò al destinatario delle mie, oramai, plateali scosciate.”Uhm! …” mi fece sottovoce storcendo il naso “… tutto lì?””Come … tutto lì?” Le risposi con un filo di voce “… a me sembra un tipo interessante!””De gustibus … “”va beh, cambiamo discorso, tanto con ‘sto coso qua sotto, non me lo posso permettere! … Di’, piuttosto, hai visto che bella barca?”Mi sorrise. “Piera, scusami, ma stamattina non ci prendiamo con i gusti … sarà che a me il mare e tutto ciò che vi è connesso, marinai compresi, non piace molto, ma quella barca non mi dice proprio niente, se non che il proprietario, per permettersela, deve essere pieno di soldi!””Penso proprio di sì … se non erro dovrebbe essere almeno un dodici metri, con due o tre cabine sottocoperta, di sicuro con un potente motore ausiliario e se ha un po’ di tecnologia spinta e l’arredamento giusto, fa presto a superare il miliardo delle vecchie lire!””Così tanto? Non l’avrei immaginato!””Eh! Sì! … Posso anche sbagliarmi, naturalmente, ma l’ordine di grandezza è quello! Comunque è proprio una bella barca, complimenti al proprietario!”Nel frattempo avevamo ripreso a conversare con un tono normale e, probabilmente, il tipo, al quale, nonostante il mio rammarico, continuavo a lanciare qualche sguardo, aveva ascoltato quello che avevamo appena detto, poiché, d’un tratto, abbandonò l’appoggio sul bancone del bar e venne deciso verso di noi, con un largo sorriso ch’esaltava la bianca dentatura sul viso abbronzato.Avanzava con l’incedere molleggiato del marinaio, abituato a tenersi in equilibrio in mare, indossava un paio di pantaloni lunghi, di lino leggero, bianchi, ed una maglietta aderente, che ne esaltava le statuarie forme del torace. Era di un bel celeste, che faceva pendant con gli occhi, a giro collo, ed a manica corta, che lasciava scoperte le braccia muscolose e munite di un paio di minuscoli tatuaggi di tipo marinaresco. Si fermò vicino al tavolino, s’irrigidì in un accenno d’attenti militare, del quale, però, indossando scarpe leggere da barca, non potemmo udire lo sbattere dei tacchi, e, con un accenno d’inchino, si presentò:”permettete Signore? … Giannandrea DeSantiis!”Aveva dato la mano prima a Valeria, che gliela aveva tenuta il minimo indispensabile, e poi a me, che, invece, indugiai altre il lecito, per una signora, con sua palese soddisfazione. La sua stretta fu più che calorosa!”Piacere!” Rispondemmo entrambe all’unisono, ma con toni diversi, presentandoci a nostra volta, ed invitandolo, io, a sedersi con noi. Invito che accettò prontamente.”Scusate la mia intrusione …” riprese dopo essersi accomodato sulla sedia, di fronte a me e alle mie gambe, che adesso cercavo pudicamente di coprire invano con la corta gonna, “… ma, involontariamente, ho ascoltato i vostri discorsi … ed essendo il proprietario della barca della quale stavate facendo così lusinghieri apprezzamenti, ho sentito il dovere di ringraziarvene e di … proporvi una visita a bordo, se di vostro gradimento!””Volentieri!” Esclamai io d’istinto, appoggiandomi sui braccioli ed alzando il busto dallo schienale, quasi pronta per alzarmi, tanto era il mio sincero desiderio di poter visitare un simile gioiello della nautica, senza pensare che a Valeria la cosa poteva non interessare. Il mio entusiasmo, infatti, s’infranse subito sul suo sguardo e sulle sue parole di ben simulata afflizione.”Oh! No …, mi dispiace …” si scusò la bugiarda “… l’avrei visitata volentieri, ma, purtroppo, s’è fatto tardi e bisogna che rientri a casa! Scusami Piera, ma io non sono libera come te … ho una famiglia d’accudire ed è quasi ora di pranzo!”A Giannandrea il rifiuto di Valeria sembrò di buon auspicio, pensando, probabilmente, che l’occasione di avermi sola a bordo andava di là delle sue più rosee attese, ma rimase male quando mi udì cambiar parere.”Accidenti è proprio un peccato, ma hai ragione tu Valeria, ti si è fatto tardi e mi devi anche accompagnare a casa! Scusami, ma … presa dalla voglia di salire a bordo, non ci ho pensato! Beh … sarà per un’altra volta!”Il marinaio, però, come folgorato d’improvvisa idea, tornò a sorridere felice.”Perdonatemi l’insistenza, ma, forse, il problema si può facilmente risolvere … posso riaccompagnarla, io, Piera … se lei è d’accordo! Così mentre lei sarà libera di visitare la mia barca, lei, Valeria, potrà tornare a casa per i suoi impegni … che ne dite?” Stavo cercando le parole giuste per rifiutare senza offenderlo, perché adesso paventavo che quella storia stesse andando troppo avanti, temevo che le cose rischiassero di precipitare, d’andare ben oltre le stuzzicanti schermaglie d’occhiate concupiscenti e gambe dischiuse. Sola a bordo, senza la mia amica, avrei dovuto affrontare le evidenti fregole di Giannandrea, che avrei gradito, in realtà, e ricambiato ben volentieri, se fossi stata davvero la femmina che lui pensava di corteggiare. Nella mia condizione, invece, rischiavo una vergognosa figuraccia.Non feci in tempo, però, ad aprire bocca che la mia amica mi spiazzò.”Certo Piera! Se il signore è così gentile … approfittane, no? …Così tu puoi goderti la visita in santa pace, senza essere legata ai miei problemi … non ti sembra?”Cosa potevo dire io, adesso! Beh … potevo rifiutarmi … semplicemente! Andarmene, assieme a Valeria!Rimasi, invece, a guardarlo imbambolata, con la mente annebbiata che cercava quelle parole di diniego che non riuscivo a pronunciare, mentre, ad un tratto, sentii, come se provenisse da un’altra persona, la mia voce che diceva:”beh se per lei non è troppo disturbo …””si figuri! E’ un piacere … altro che disturbo!””Bene …” concluse Valeria alzandosi “… allora ci lasciamo … devo proprio scappare, la saluto signor DeSantiis, ciao Piera … a dopo e … buon divertimento!”Così mi ritrovai sulla barca sola con Giannandrea che si dimostrò gentilissimo ed assai disponibile a soddisfare tutte le mie curiosità su quello che vedevo sopracoperta, con particolare riguardo alle attrezzature di manovra, compiaciuto, anzi, d’una mia certa, sia pur superficiale, conoscenza del mondo della vela. Avevo solo una vaga cultura marinara, retaggio del mio recente passato, quand’ero quel giovane maschietto sposato che, saltuariamente, utilizzava la barca del suocero; non certo di quelle dimensioni, anzi nulla di nemmeno lontanamente paragonabile, ma pur sempre rispondente ai principi basilari della navigazione a vela.Le continue domande, in realtà, oltre che soddisfare la mia nondimeno sincera curiosità, tendevano anche a rimandare il momento di scendere sottocoperta, dove avrei dovuto far fronte alle sue sicure avances.Infatti, ad un certo punto, dopo aver risposto all’ennesima domanda, non mi diede il tempo di formularne un’altra, aggiungendo:”vieni Piera …” nel frattempo eravamo passati entrambi al tu “… ti faccio veder il resto della barca”.Mi posò leggermente la mano s’una spalla, causandomi un fremito di piacere, e mi spinse gentilmente verso l’ingresso d’una cabina che occupava una buona parte del ponte, verso prua, e che ospitava un salottino ed un angolo diner-room, oltre ad una postazione di pilotaggio interna. Serviva per l’uso del motore ausiliario, con la velatura ammainata ed al riparo in caso di cattivo tempo, in alternativa al pozzetto di poppa, come mi spiegò lui.”Posso offrirti un aperitivo?” Mi disse avvicinandosi ad un mobile bar.”No, grazie, Giannandrea, non disturbarti e poi … comincia a farsi tardi anche per me e …” cercai di tergiversare per fargli intendere, con un tentativo poco persuasivo, che non volevo proseguire oltre, ma lui non si diede per vinto. D’altra parte era evidente che morivo dalla voglia di finire tra le sue braccia e non potevo certo biasimarlo se era deciso ad approfittarne!”Oh, allora dobbiamo concludere la visita, dai, vieni … c’e rimasta ancora una parte molto … interessante, che spero ti … piacerà!”La frase ed il suo sguardo erano carichi di sensuali sottintesi, mentre m’invitava verso una scaletta che scendeva sottocoperta alla quale mi diressi senza esitare, nonostante i propositi appena fatti.Con riguardo al mio abbigliamento, non certo adatto alle ripide scalette di bordo, da vero gentleman, lasciò che scendessi per prima, per non farmi sentire eventualmente imbarazzata. La sua galanteria mi sorprese piacevolmente, considerando che poteva farne a meno, data l’intenzione di sbattermi sul letto!Il pensiero dei suoi prossimi propositi mi diede un crampo allo stomaco. M’ero cacciata in una situazione paradossale, e non sapevo o non … volevo uscirne! Stavo fingendo con lui, ma ancor più con me stessa! Il fatto era che il suo corteggiamento m’aveva dato alla testa, sin dalla prime occhiate, tutt’altro che caste, che c’eravamo scambiate al bar, e non volevo troncarlo, anzi desideravo ricambiarlo fino … in fondo. Adesso, però, prima che lui avesse concretizzato le sue voglie, dovevo dirgli la verità: se mi accettava com’ero, bene, ma … avevo una gran paura che si sarebbe incazzato di brutto, altrimenti dovevo trovare rapidamente una scusa ed andarmene!Invece non dissi nulla e continuai a sorridere, facendogli le fusa come una gatta in calore, godendo visibilmente della vicinanza del suo corpo negli stretti meandri del sottocoperta, lasciando che le sue mani mi sfiorassero, tanto ripetutamente quanto piacevolmente.Mi mostrò la cambusa con la sua piccola ma attrezzata cucina, i servizi igienici, le due piccole cabine con i letti a castello ed infine la cabina armatoriale, a prua, la più grande, che ospitava un magnifico letto a due piazze.Alle mie sincere esclamazioni di meraviglia per la bellezza dell’ambiente, mi rispose ammiccante:”sì è molto bella ed il letto … particolarmente comodo … vieni … siediti … provalo pure!”Nel dirlo, mi fissò con il suo sguardo profondo ed io, persa in quel mare celeste, mi sentii presa per una mano e condotta verso l’invitante alcova. Mi accompagnò con delicatezza e m’invitò a sedere sul bordo del letto e poi fece altrettanto lui, ponendosi affianco a me.Mi scossi e pensai: “ecco, questo è il momento della verità, coraggio, Piera, digli chi sei!”Aprii la bocca, titubante, ma non riuscii a dir nulla perché lui mi aveva abbracciato e le sue labbra s’erano già incollate alle mie.Mentalmente mi ripetevo che dovevo staccarmi da quel bacio e spiegarmi, mentre, al contrario, corrispondevo al suo amplesso con tutto il mio ardore.Assodata la mia concreta disponibilità, le sue mani iniziarono l’esplorazione del mio corpo, partendo dai seni, che mi accarezzò con voluttuosità, prima sopra la camicetta e poi sotto, scansando il reggiseno, a diretto contatto della carne.Fremetti d’eccitazione e … tremai, costernata, per l’inturgidimento del pene che avvertii tra le gambe, sotto il tanga! Per poter scopare con Valeria, infatti, non avevo preso la pillola smosciacazzi ed ora, era lì, turgido, a ricordarmi la mia vera natura!Giannandrea, abbandonato il seno, era nel frattempo sceso con la mano sulla mia gamba nuda ed aveva iniziato una sensuale carezza sulla coscia, sotto il gonnellino, prima all’esterno, fino alla natica, vicino alle mutandine, poi, seguendone il contorno, pericolosamente, verso l’interno, verso l’inguine, verso … qualcosa che non si sarebbe certamente aspettato di trovare!Io, presa dal languore delle carezze, ebbi, per un momento, la vaghezza di abbandonarmi, di lasciarlo fare, di lasciarglielo scoprire … da solo, ma reagii! “No! Devi dirglielo!” Ordinai a me stessa.Con un barlume di recuperata volontà staccai le mie labbra dalle sue, strinsi le cosce a pudica e tardiva difesa e misi una mano sulla sua, fermandola; quindi, traendo un profondo sospiro, mi decisi.”No! Giannandrea … per favore fermati … sono … sono indisposta! Purtroppo … mi spiace!””Oh! … Scusami … ” fece lui, sorpreso e mortificato, mentre la delusione gli si imprimeva chiaramente in viso.Frastornato, tolse la mano dalla mia gamba ed allentò la presa del braccio attorno alle spalle.”Non ti preoccupare, non hai proprio niente di cui scusarti, non lo sapevi, mica! … Sono io che, invece, non mi sarei dovuta spingere … fin qui!” Gli dissi cercando di consolarlo in qualche maniera dell’amarezza per l’occasione appena pregustata e già svanita.”Beh …” ribatté lui con un mesto sorriso consolatorio “anche se è un coito interrotto, anzi neppure iniziato, il tuo bacio è stato … grande … n’è valsa la pena … te l’assicuro, peccato per il resto! … E’ che mi hai fatto proprio eccitare … sei … sei molto sensuale!”L’ardore che provava gli si vedeva sotto la leggera stoffa dei pantaloni, in un vistoso ingrossamento che mi faceva prudere la mano e la … bocca! Allora decisi che sarebbe stato un vero peccato lasciar perdere così! … Qualcosa potevamo pur farla, no?”Sai una cosa, Giannandrea? … Non penso sia carino da parte mia lasciarti così, in balia di quel gonfiore, senza far nulla per rimediare … in fin dei conti è colpa mia! … Certo non dovevo illuderti e lasciare che ti eccitassi fino a questo punto, sapendo … la mia … condizione! … E se tu sei d’accordo potrei … intervenire … manualmente! Che ne dici?” Gli proposi con voce lasciva che finì in un roco bisbiglio. Intanto la mia mano s’era posata sulla sua gamba, che percepivo calda e fremente attraverso la leggerezza dei pantaloni, sfiorando appena, con le punte delle dita, quel turgore che smaniavo d’avere a mia disposizione.”Cosa ne dico?” Esclamò lui con novella gioia “… ne sarei felicissimo! … Non avrei mai osato chiedertelo io …”.Non finì la frase perché questa volta ero stata io a chiudergli la bocca con la mia.Ci baciammo a lungo, intensamente, con le lingue avide di strusciarsi, mentre la mia mano era finalmente planata sulla sua patta ed aveva iniziato ad accarezzarglielo con cupidigia.Tranquillizzata dal suo atteggiamento passivo, volto solo al godimento delle mie carezze, senza più tentare di ricambiarle, se non al seno, iniziai a slacciargli i pantaloni e, aperta la strada, ad infilarci la mano. Entrai subito dentro gli slip, impaziente di giungere al contatto carnale con il suo membro, caldo e turgido, duro e vellutato nello stesso tempo, che mi procurò un ubriacante piacere.Glielo accarezzai ardentemente, ma a fatica, stretto com’era tra i suoi vestiti, finché il desiderio di godermelo appieno divenne travolgente. Smisi di baciarlo e, con uno sguardo carico di promesse, lo spinsi sul petto, dolcemente, ma con decisione, finché non si distese sul letto.Gli abbassai i pantaloni e gli slip liberandogli il membro che si eresse finalmente in tutto il suo splendore, degno esemplare di prorompente mascolinità!Per quanto già svettante, non era, però, al massimo della potenza, e la pelle ricopriva ancora una parte del glande.L’afferrai delicatamente, stringendolo tra le dita chiuse a pugno e, lentamente, feci scendere quella delicata copertura cutanea, scappellandolo del tutto: reagì immediatamente al nuovo e più stimolante contatto con la mia mano: si gonfiò, i testicoli si contrassero, stretti nello scroto tirato al massimo, le vene dell’asta presero a pulsare ed il glande divenne teso, lucido ed acceso d’un attraente colore rossastro.Tenni la mano ferma, stringendolo alla base, vicino ai peli pubici, gustandomi quelle pulsioni d’incontrollabile eccitazione, inebriandomi dell’odore di maschio in calore che mi solleticava le narici: non avrei impiegato molto a farlo venire! Rimossi lentamente la mano, allentando la stretta, e la feci scivolare verso l’alto, tornandogli a ricoprire la cappella e fermandomi di nuovo per gioire delle sue pulsioni tra le mie dita.Ripetei lo stesso movimento per diverse volte, con una lentezza quasi esasperata e lo sguardo fisso, ammaliato, su quel pilastro di carne palpitante su cui scorreva la mia mano, poi alzai il viso su di lui: era sdraiato, puntellato sui gomiti, i muscoli dello stomaco appiattiti e contratti, il bacino proteso verso di me, verso la fonte della sua libidine, tutto il suo fisico teso come un arco pronto a scoccare il suo … piacere! Mi guardava stravolto, sorpreso di essere già pronto ad esplodere il suo orgasmo!Mi fermai in tempo e tolsi la mano dal suo membro, prima che mi venisse tra le dita, stringendo i denti per costringermi a non accarezzare anche il mio che, stretto dentro il tanga, ormai, mi doleva insistentemente.Scivolai di lato con movenze lascive e mi accucciai davanti a lui, lentamente, per dargli il tempo di calmarsi. Gli tolsi le scarpe, gli sfilai i pantaloni e gli slip e gli allargai le gambe rimanendo un lungo attimo ferma a guardarlo, genuflessa davanti a quell’icona erotica, facendogli pregustare, godendone io stessa, il secondo … atto.Mi tolsi le scarpe e mi misi comoda, accovacciata sui miei talloni, ed iniziai a sbottonarmi la camicetta, adagio, e, con accurata sensualità, me la tolsi. Portai le mani dietro la schiena e slacciai il reggiseno facendolo poi scivolare pigramente verso il basso.Non gli avevo tolto gli occhi di dosso e lui non s’era più mosso, mentre il cazzo, viceversa, sembrava non riuscire a stare fermo!Le palle erano quasi sparite, diventate tutt’uno con il membro, la cui superba erezione aveva utilizzato tutta la pelle disponibile e sembrava, ormai, sul punto d’esplodere. Quel magnifico sesso sembrava un essere a se, animato di vita propria, si muoveva lentamente, ma visibilmente, ondeggiando avanti ed indietro, evidenziando l’immobilità spasmodica del suo … padrone.Gli appoggiai le mani sulle gambe introducendomi tra le sue cosce muscolose, accarezzandole man mano che m’avvicinavo allo svettante obelisco.Lo raggiunsi, in fine, e lo circondai con i miei seni mentre mi abbassavo a baciargli l’ombellico ed a solleticarglielo con la punta della lingua.Sotto i miei baci, sentii fremere i suoi muscoli addominali, mentre il suo cazzo mi pulsava contro il petto, dandomi sensazioni mai provate!Scesi lentamente, tirandomi leggermente indietro finché non sentii la cappella sotto il mento, ve lo appoggiai contro e muovendo il viso gli praticai un breve massaggio che mi lasciò la pelle umida dei suoi primi umori. Posai, quindi, saldamente le mani sulle sue cosce ed in punta di lingua iniziai a percorrergli tutta l’asta, dal glande fino alle palle, perfettamente depilate, come accuratamente rasato era, del resto, anche il pube alla base del membro. Leccai e baciai avidamente quella pelle glabra, piacevolmente liscia, prima di riprendere a salire verso la vetta, verso la cappella rossastra e rovente sulla quale appoggiai le labbra. Godetti di quell’ardente contatto e del fremito con cui lui l’accolse, gemendo, e vi sostai per assaporarlo degnamente, aspirando con voluttà l’acre odore ch’emanava, mentre mi riempivo d’acquolina in bocca, poi, lentamente, dischiudendo appena le labbra, la feci entrare, accogliendola sulla lingua scivolosa per l’abbondante salivazione.Ebbe un sussulto ed emise un forte sospiro di piacere, che ripeté, aumentando d’intensità, più volte, man mano che il suo membro spariva nella mia cavità orale.Era all’acme del godimento, rinviarglielo ancora sarebbe stato sadico! Inoltre non riuscivo più a sopportare il dolore del mio pene, sempre più duro, per la mia forte eccitazione, ed avvertivo la pressante necessità di andare in bagno al più presto. Iniziai a pompare con decisione, portandomelo fino alla gola e rifacendolo uscire per lavorargli il glande con la lingua, mentre l’asta, oramai completamente cosparsa di saliva, mi scivolava piacevolmente tra le labbra, finché, in breve, non lo vidi contorcersi e sentii il membro vibrare più forte.Allora gli tenni la punta a fior di labbra, ed afferratolo con una mano, gli diedi un paio di colpi … decisivi. L’effetto fu immediato: contrasse i muscoli delle cosce, inarcò la schiena e mi schizzò in bocca un orgasmo liberatorio, potente, tanto quanto era stato trattenuto!Attesi che si placassero i fiotti iniziali per inghiottire, poi tornai a succhiarglielo, pressandogli, con la lingua, la cappella contro il palato.Contemporaneamente con le dita della mano glielo strizzai ripetutamente fino alle ultime gocce della sua generosa eiaculazione ed infine lo feci uscire, emettendo un sospiro di soddisfazione, e gratificandolo d’un ultima moina con le dita prima di abbandonarlo, un po’ afflosciato, tra le sue gambe.Si alzò a sedere sul letto e mi accarezzò il viso con riconoscenza per l’appagamento ricevuto.”Sei stata … fantastica! Mi hai fatto venire subito … come un ragazzino! Di solito ho più resistenza, ma … tu mi hai fatto eccitare troppo … e … Piera, sai mi spiace aver goduto solo io, mi sento un egoista … ehm … se vuoi posso far venire anche te … manualmente! Sai, sono abituato con mia moglie alle … cose femminili … non ci faccio caso!” Mi alzai da quella posizione rattrappita, divenuta oramai scomoda, rifiutando cortesemente la sua offerta, anche se il mio cazzo l’avrebbe proprio gradita, una bella sega! A proposito, dovevo trovare subito un attimo di privacy o mi sarebbe scoppiato dentro le mutandine.”No, Giannandrea, grazie ma … io non sono tua moglie e francamente mi vergognerei non poco, grazie dell’intenzione, in ogni caso! E … sono felice di averti soddisfatto, ma adesso scusami, dovrei andare in bagno e poi … si è fatto proprio tardi, … non ti dispiace accompagnarmi!””Ma certo Piera … il tempo di rivestirmi! Il bagno hai visto dov’è … spero che sia tutto in ordine! Fai pure con comodo!”Presi la camicetta ed il reggiseno ed andai alla toilette dove per precauzione mi chiusi a chiave. Lo tirai fuori, finalmente, liberandolo dalla costrizione in cui era rimasto per tutto quel tempo.Non avevo intenzione di masturbarmi, ma come lo toccai mi pulsò, voglioso, in mano, già gocciolando, allora mi avvicinai al lavandino e con pochi tocchi lo … soddisfai. Rimasi qualche momento per lavarmi e calmarmi, quindi mi rivestii ed uscii. Dopo che anche lui si fu rinfrescato e sistemato, scendemmo dalla barca e mi accompagnò, con mille premure, a casa con la sua auto.Lo feci fermare nelle vicinanze, per non dargli un riferimento preciso, e, quando, prima di scendere, mi chiese il numero di telefono, sorridendo, glielo rifiutai, dicendogli, un po’ misteriosamente, che mi sarei fatta viva io, cercandolo al porto. Dopo un ultimo, rapido, bacio sulla bocca, scesi, attesi la sua partenza e m’avviai verso casa. Nel pomeriggio mi telefonò Valeria, ansiosa di sapere le novità.”Ciao Piera … allora com’è andata con … Braccio di Ferro?””E chi sarebbe Braccio di Ferro?””Come chi sarebbe? Il bel marinaio coi bicipiti ed i tatuaggi … dai … gli mancava solo la pipetta in bocca!””Beh … non so se lui può assomigliare a quello lì, ma non paragonare me ad … Olivia … altrimenti m’offendo!””Ma dai … Piera! Stavo scherzando … naturalmente … dimmi, invece, seriamente, ci ha provato? Sono sicura di sì! … E come te la sei cavata … dai racconta!””Oh … che curiosona che sei! Comunque … sì, ci ha provato e … me la sono cavata … in qualche modo … ma non mi piace parlare al telefono, per cui se vuoi sapere tutto, trova il modo di venirmi a trovare!””Questo mi pare un … ricatto, ma lo accetto volentieri … però guarda che non sei molto femminile così, noi donne passiamo ore a raccontarci le cose al telefono, non lo sai!?””Certo che lo so, ma gli oltre trent’anni vissuti nei panni d’un maschietto qualche segno culturale me lo avranno pur lasciato, no …?””Ok … bella ritrosa … come vuoi, appena posso faccio un salto da te!”La mattina successiva era già a casa mia, curiosa come una gazza! A proposito della casa, nell’inverno avevo traslocato in un nuovo quartiere dove nessuno mi conosceva. L’immobile dove ora abito é di proprietà di una società, che ha la sede in una grande e lontana metropoli. La trattativa, é avvenuta per telefono, e la persona interessata ha visto i miei documenti solo in fotocopia, inviati per fax, senza poter constatare che, al nome maschile, corrispondevano sembianze femminili, tutt’al più poté, forse, trovare poco virile la mia voce, ma al telefono, si sa, le voci sembrano spesso strane, ed, in ogni caso, non fece commenti.L’appartamento, poi, mi è stato consegnato da un incaricato della stessa azienda al quale mi presentai vestita da uomo, anche se nella mia dubbia maniera. Di lui, però, non mi preoccupai più di tanto, perché non era del posto e non avrei, probabilmente, avuto altre occasioni di vederlo, dato che l’affitto lo corrispondo tramite bonifico bancario al loro domicilio.Prese queste precauzioni, scrissi sull’etichetta del campanello il mio nome al femminile, e mi comportai fin dall’inizio come una donna e tale sono tutt’ora per i miei vicini. Quando aprii la porta Valeria mi salutò briosa:”ciao … Olivia!”Aveva con se la piccola Marianna che, guardando seria, seria, prima me poi la madre, con schiacciante logica infantile, la rimproverò:”mamma la zia Piera si chiama … Piera … non Olivia!””Brava tesoro!” Le dissi “sei molto più … simpatica di tua madre!”Poi la presi in braccio e le diedi un bacio sulla guancia paffutella e, appena la rimisi a terra, urlò:”vado sul mio banco di scuola a giocare … ” e corse via verso il terrazzo.In estate è il luogo più bello e confortevole di tutto l’appartamento, grande, quasi a dismisura rispetto al resto, è situato nel retro dell’immobile, verso un parco adibito a verde pubblico, al riparo dai rumori del traffico. A quell’ora della mattina era piacevolmente in ombra, e la piccola si sedette ad un tavolinetto, perfetta imitazione d’un banco di scuola in miniatura, che avevo comprato apposta per lei, dove faceva il suo gioco preferito del momento: album e colori. Vedendomi spesso assieme alla madre s’é affezionata ed ha preso l’abitudine di chiamarmi zia Piera ed io l’ho affettuosamente “adottata” come nipotina.L’adoro e la vizio, facendo arrabbiare, a volte, Valeria, che, invece, da madre responsabile, é poco propensa a tollerarne i capricci.Mi sono organizzata facendole trovare anche in casa mia alcuni dei suoi giochi preferiti, così siamo più libere, la madre ed io, di fare quattro chiacchiere, mai il sesso! Aborriamo entrambe l’idea che possa vederci, o solo vagamente intuire, anche se ovviamente non li comprenderebbe a fondo, la realtà dei nostri rapporti, e pure quando approfittiamo, a volte, dei suoi sonnellini pomeridiani, lo facciamo sempre con molta cautela e senza spingerci in cose anche minimamente hard.Come la vedemmo impegnata nei suoi giochi, ci sistemammo sul divano del salotto, da dove, parlando sottovoce, Marianna non poteva sentirci, pur rimanendo ben visibile dandoci modo di controllare che non corresse pericoli, anche se sul terrazzo in realtà non ce n’erano, ma coi bambini di quell’età non si è mai troppo prudenti!”Allora ti decidi a dirmi cos’hai combinato, o no!?””Beh innanzitutto ti ringrazio per avermi … abbandonata, sola ed indifesa alle brame del lupo!””Ah … fai la dispiaciuta … ed io che credevo d’averti fatto un favore …””sì certo … sarebbe stato un vero favore … se fossi una vera donna! Ma così … dopo un attimo ero in un crescente … imbarazzo!””Allora perché hai accettato di restare sola con lui … dovevi immaginarlo … dopo tutte le scosciate che gli avevi fatto … che alla prima occasione ti sarebbe saltato addosso!?””Infatti è stata una strana esperienza … Valeria … non so cosa mi abbia preso, sin da quando eravamo sedute al bar, a mandargli quei segnali erotici così espliciti … io, che qui nel quartiere sono considerata una che ha la puzza sotto il naso o addirittura … frigida, perché non do mai confidenza più di tanto! E’ come se avessi avuto uno sdoppiamento della personalità, una parte di me, quella normale mi diceva di smetterla, di andarmene o, quanto meno di spiegargli con chi aveva a che fare, ma un’altra, inconscia e sconosciuta, ma in quel momento fortissima, mi spingeva a comportarmi come una vera femmina, come se il mio problema non esistesse … Godevo ad essere corteggiata, a vederlo eccitato per me, per il mio corpo femminile, e volevo farmi portare a letto! Farmi scopare come una donna! Sapevo che era una cosa assurda, ma … non riuscivo a farci niente … era come correre verso un baratro con la certezza di caderci dentro e non voler far niente per fermarsi! Vivevo una scena surreale, in cui una parte di me sembrava addirittura certa che sul letto, lui, avrebbe trovato una donna vera, e l’altra era, invece, terrorizzata dalla realtà, ma incapace di reagire!” “Accidenti Piera che situazione … immagino il tuo stato … confusionale! Ma … poi come hai fatto? Glielo hai detto tu del … coso, o … hai aspettato che se ne accorgesse da solo?””Non gliel’ho detto per niente! … Non lo sa!””Non glielo hai detto!? Ma allora non avete …””sì, sì, qualcosa lo abbiamo fatto, ma è meglio che mi fai raccontare con ordine!””Ok … ma deciditi a dirmi tutto una buona volta … e coi particolari piccanti, dai!””Va beh, insomma … mi ha fatto fare il giro della barca non vedendo l’ora, chiaramente, di portarmi sottocoperta, e, appena lì sotto, ha approfittato dell’ambiente stretto per strusciarsi ad ogni occasione …””e tu?””Io facevo altrettanto, come una gatta in calore!””Uhm …! Va a finire che fai andare in calore anche a me, se non fosse per Marianna!””Se ti fa st’effetto … smetto di raccontare!””No, no ci mancherebbe! … Dai vai avanti!””Dunque … per farla breve, alla fine mi ha portato nella cabina dove c’era uno stupendo letto matrimoniale e mi ha invitata a … provarlo!””E … l’hai provato?””Sì, come in un … sogno, mi sono seduta affianco a lui, abbiamo iniziato a baciarci, ma … all’improvviso il buonsenso mi ha richiamato da quella dimensione irrazionale, allora … ho raccolto tutto il mio coraggio per dirgli la verità … dato che con la mano c’era già fin troppo vicino, … ma non sono riuscita a dirglielo! … L’ho fermato sì, ma … facendogli intendere che avevo le … mestruazioni!”Scoppiò in un’irrefrenabile risata.”Piera! Sei uno schianto! … Me lo dovevo immaginare che avresti trovato una bella soluzione … femminile! E … dopo?””Beh lui c’è rimasto di … sasso!””E lo credo! Prima l’hai eccitato a dovere e poi l’hai … gelato! Sul più bello! Sei stata … tremenda!””Ma non l’ho fatto apposta, ti giuro!””Non l’avrai fatto di proposito, ma … volente od inconsapevole, sei una … seduttrice nata!””Comunque … dopo … in qualche modo mi sono fatta perdonare …””… e m’immagino come! Boccuccia d’oro! E … adesso che intenzioni hai? Di rivederlo?””No, storia chiusa! Non gli ho dato il numero del telefono e mi sono fatta lasciare un po’ lontano da qui. Voglio che la cosa finisca così, non mi va di dirgli che ho un … un coso da uomo … l’avrei dovuto avvertire subito … adesso la storia è andata già troppo oltre, me ne vergognerei da morire!””E perché non glielo hai detto?””Non lo so … in parte, ti ripeto, ho vissuto uno strano momento … in parte per paura … per imbarazzo … non so … ” “ma perché tutte queste remore? … Tu, forse, non te ne rendi conto, ma sei proprio una bella donna, anzi più che bella sei … sei elettrizzante, ed il tuo stato particolare … è terribilmente eccitante! Io penso che se glielo avessi detto, dopo un attimo di scontata … perplessità, si sarebbe sicuramente adeguato al … tuo sesso, … figurati, arrapato com’era!””Dai Valeria non esagerare, mica tutti la pensano come te o … Giovanni! La maggior parte della gente, invece, mi considererebbero solo un travestito e basta! Ma te lo immagini cosa vorrebbe dire leggere il disgusto negli occhi di una persona che un attimo prima ti … faceva il filo!””Oh Piera! … Smettila di essere così negativa nei confronti di te stessa! Certo che qualcuno ci potrebbe rimanere male, ma che te ne importa … chi non ti accetta, non ti merita! … No?””Non ce la faccio, Vale! Accidenti a me! Avrei dovuto restare nei panni d’un maschio con qualche tendenza particolare e basta! Adesso, in certe occasioni, vorrei proprio tagliarmelo, è una condanna! Il fatto è che io, oramai, mi sento talmente a mio agio come donna, che non posso più fare a meno di esserlo! E come tale mi piace anch’essere corteggiata e ricambiare, se trovo la persona giusta, come l’altro giorno, ed anche andarci a letto, certo! … Ma per scopare come tale, non per essere inculata come una checca! O, peggio, correre il rischio di essere rifiutata e, magari, anche maltrattata!””Allora, cara Piera, se le cose stanno così, ti consiglio caldamente di parlarne col tuo amico Giovanni e di farti indicare la clinica più giusta per cambiare definitivamente sesso, oggi si può fare … abbastanza facilmente, perché vuoi continuare a soffrire!””Ne sei davvero convinta?””Mah … sì! Non vedo tante altre soluzioni! O ti accetti così come sei, correndo i rischi che hai appena detto, o … cambi sesso! Oppure … smetti di farlo o, perlomeno, lo limiti a chi già ti conosce …” sorrise compiaciuta “… come me, per esempio! … Per me, in effetti, sarebbe la miglior soluzione! Sai, mi dispiacerebbe perdere il tuo bell’arnese, abbiamo quelli di gomma, è vero, ma non è la stessa cosa!””Potremmo sempre farlo … imbalsamare!” Le risposi sorridendole mestamente.”Certo! Come soprammobile sarebbe magnifico! … Sto scherzando, ovviamente, cara Piera, il nostro … rapporto non deve entrarci … tu devi pensare al tuo benessere, se preferisci essere una … signora anche … sotto, fatti operare e non pensarci più! Per me sarai sempre una cara amica, intima e … saffica!”Tirai un sospiro d’indecisione e la conversazione finì lì: Marianna s’era stancata di giocare da sola e reclamava la nostra attenzione. Passarono un paio di settimane durante le quali, man mano che sbiadiva il ricordo dell’imbarazzante momento passato con Giannandrea, la determinazione a farmi operare venne sempre meno.M’ero di nuovo rassegnata alla mia ambigua situazione e memore dell’esperienza vissuta, cercavo di stare ancor più sulle mie e di scoraggiare i tentativi d’abbordaggio dei maschietti che non conoscevo.Finché una mattina, quando aprii la porta, incuriosita per l’inatteso suono del campanello, mi trovai davanti il ragazzo del fioraio con un mazzo di rose rosse.Lo portai in casa, staccai il bigliettino e l’aprii in preda alla curiosità ed, anche, ad un po’ d’apprensione.“Ciao, bella e misteriosa Piera! Non ti sei più fatta viva, ma ti ho trovata lo stesso, ti accludo il mio numero di cellulare, chiamami! Ti bacio, G.” Ripiombai nello stato d’animo confuso di due settimane prima!Sentivo il tormento di dover di nuovo prendere una decisione e, nel contempo, la lusinga del suo omaggio floreale e della sua sollecitudine a ritrovarmi, malgrado il mio tentativo di depistaggio. Riflettendoci mi parve anche logico, per un uomo, il cercare di rintracciare colei che s’era dimostrata una così disponibile amante. E che, visto com’ero riuscita a farlo godere con la sola bocca, probabilmente m’immaginava eccezionale anche con il … resto! Al quale, evidentemente, non voleva rinunciare.Come un automa mi aggirai per la casa per sistemare, in un capiente vaso, le rose, con la mente occupata a trovare una soluzione al nuovo dilemma nel quale ero precipitata. Poi mi sedetti sul divano alternando lo sguardo tra i fiori ed bigliettino, che mi rigiravo tra le mani, come se da quegli oggetti mi potesse arrivare il giusto suggerimento. Immaginai, in un primo tempo, che se avessi continuato ad ignorarlo, forse, avrebbe considerata chiusa la questione, ma mi convinsi che, molto più probabilmente, avrei corso il rischio di vedermelo piombare in casa all’improvviso.No, meglio chiamarlo, sì … gli avrei telefonato, ma … per dirgli? Che non avevo intenzione di rivederlo, naturalmente! Forse avrebbe insistito, ci sarebbe rimasto sicuramente male ad essere scaricato così, ma di fronte ad un mio categorico rifiuto, si sarebbe, alla fine, rassegnato. Certo, certo, avrei fatto così … mi dispiaceva, ma era la cosa di maggior buon senso.In questa storia, però, sembrava proprio che io ed il buon senso avessimo fatto … a pugni!Afferrai il cordless con decisione, quasi fosse stata un’arma con la quale difendermi! Composi il numero, ripetendomi mentalmente la frase che avevo preparato: “ti ringrazio dei fiori, ma dimentica quello che è successo sulla tua barca, è stata la leggerezza di un momento che non si ripeterà più, e che non può avere un seguito, mi spiace, ma dobbiamo dirci addio!”Uno, due squilli … poi la sua voce, dapprima incerta:”Pronto …””sì … pronto … Giannandrea?”Poi gioiosa:”Piera! Temevo che non mi richiamassi … hai fatto la misteriosa, ma ti ho ritrovata ed ora dobbiamo vederci …””sì … cioè no, insomma ti ringrazio dei fiori …” cercai di dirgli iniziando il discorso che mi ero preparata, ma la sua foga non mi diede tregua,”… ma figurati, è solo un pensierino, un modestissimo tributo alla tua … bellezza! Alla tua prorompente … sensualità!””Ti ringrazio … mi stai confondendo con i tuoi complimenti! Ma, ascoltami un attimo, devo dirti … devo spiegarti che …””no, no, non ti preoccupare … non devi giustificarti, ho capito perfettamente perché sei sparita senza lasciarmi alcun riferimento … volevi mettermi alla prova … certo che hai uno strano modo di fare le cose! … Ma l’ho capito lo stesso, sai! Volevi vedere se ero talmente pazzo di te da cercarti io! Ebbene lo sono, ti ho cercata e ti ho trovata e … adesso che sono qui … non me ne vado senza averti riabbracciato!””Come sei qui?””Sono qui, sì, sono sotto il tuo portone di casa da quando è arrivato il fioraio! Se l’ora non ti disturba salgo subito … altrimenti dimmi tu fra … quanti minuti, li conterò con ansia, ma da qui non mi muovo!”Rimasi sbalordita e capii che dovevo farlo salire e spiegargli tutto, altrimenti non l’avrei convinto a lasciarmi in pace.”Sei proprio … pazzo … più pazzo … di me! Va bene, dammi almeno dieci minuti per sistemarmi e poi … sali”. Gli dissi con un sospiro di rassegnazione e chiusi la comunicazione.In realtà non avevo bisogno dei dieci minuti perché eravamo già in perfetto ordine, sia io sia la casa, ma mi servivano per riflettere ancora un attimo … ma che serviva, poi, riflettere, se tanto le cose andavano come volevano loro!Puntuale come un orologio svizzero, dieci minuti dopo era alla mia porta.Esibì un sorriso che fece sfavillare le sua candida dentatura, bello ed aitante nei suoi abiti leggeri e sportivi, alla marinara … proprio come Braccio di Ferro, avrebbe detto Valeria!Il sorriso con cui lo ricambiai era cortese, ma smorto rispetto al suo e quando mi abbracciò e cercò di baciarmi in bocca … lo dirottai sulle guance.”Ahi! Ahi!” Mi disse, mentre il sorriso s’attenuava, “sei un po’ freddina rispetto a due settimane fa! Che è successo, Piera? … Non sei contenta di rivedermi?””Sì … cioè no … non lo so … Giannandrea … sono … confusa, ma il fatto è che non ero preparata a … rivederti!””Beh … scusa, allora, la mia insistenza nel cercarti, ma … quella tua aria misteriosa, al momento di salutarci, m’aveva indotto a credere ad un … gioco … eccitante!”La mia accoglienza un po’ apatica aveva frenato il suo entusiasmo e se mi fossi mostrata decisa nella mia indifferenza, quasi sicuramente si sarebbe tirato indietro, ma … non mi era indifferente, anzi mi piaceva proprio, e feci l’errore di guardarlo troppo a lungo negli occhi, mostrandogli l’interesse reale che provavo per lui, al di la delle parole!”No, Giannandrea, non è stato un gioco … ma … in effetti mi sono resa conto che mi sono spinta troppo … oltre, sulla tua barca ed ho … sbagliato …”.”Sbagliato cosa? … Ad essere … disponibile verso di me? … Ti sei, forse, pentita perché hai un uomo che non vuoi … tradire? O è stato … il capriccio di un momento?”Persa nel suo sguardo non ebbi la prontezza, o la volontà, di confermargli una delle due ipotesi e troncare subito la sua visita, ma m’invischiai in spiegazioni che gli fecero, invece, riprendere coraggio.”No, no, non ho legami sentimentali così profondi da giustificare la parola tradimento ed in genere, per carattere, non … m’incapriccio, anche se … è vero sono una … donna …” quest’ultima parola la pronunciai in un soffio impercettibile, come una bugia che ti brucia sulle labbra già mentre la dici, “… disinibita, che considera il sesso come un momento assai piacevole della vita …””allora cosa c’è … non ti sono piaciuto … non ti vanno gli uomini sposati? Ma non te l’ho nascosto!?””Sì, hai ragione, certo … ma … è inutile che cerchi un motivo in te … non c’é niente che non vada … in te!” Trassi un profondo sospiro ed aggiunsi: “il problema è in … me … solo in me!”Mi girai lentamente staccando gli occhi dai suoi e mi sedetti sul divano, subito imitata da lui, che adesso mi guardava, in silenzio, con l’aria attenta di chi aspetta una rivelazione importante.Io, però, non riuscivo a trovare le giuste parole per dirgli la verità e … tacevo impacciata. Mi guardò con insistenza e si fece più … vicino e molto gentilmente mi chiese:”allora Piera, non vuoi dirmi qual’é il tuo problema? Forse posso aiutarti, no! Hai qualche blocco … ehm … psicologico … sei … frigida? Mi sei simpatica, anzi, mi piaci proprio e … se posso aiutarti lo faccio volentieri … a prescindere dal fare o no, sesso con te!””Ti ringrazio … Giannandrea … ma il mio … caso non è facilmente … sanabile, perché è di natura … fisica … nessun blocco … mentale … solo un … impedimento fisico, che c’è … che esiste … è lì, purtroppo, e … non posso farci niente!””Oh! Piera, mi dispiace, davvero! … Ma in cosa consiste, non vuoi dirmelo? Una malformazione … un qualcosa di deturpante … non ti preoccupare io sono uno che non … prova fastidio per queste cose… e poi posso sempre aiutarti!””Aiutarmi? Magari! E … come?””Beh, se non me lo dici qual’è questo tuo impedimento fisico, come faccio a saperlo? … Ma, visto che, mi sembra di capire, sia comunque qualcosa che ha che fare con il … sesso, mah … accettandoti così come sei, per esempio! No? … Su dimmi cosa c’è che … t’impedisce le gioie del … sesso!”Lo fissai un attimo negli occhi, poi, incoraggiata dal suo sguardo che, mostrando una profonda emozione, sembrava ribadire il suo appassionato invito a farlo partecipe delle mie angosce, riabbassando lo sguardo, mormorai:”d’accordo … spero che la tua confortante disponibilità non sia solo a parole, perché … vedi, il mio problema è … è … insomma è che sotto, io, ho il … cazzo! Sissignore! … Un cazzo come … te!” Gli dissi infine quasi urlando disperata!Poi riportai angosciata lo sguardo su di lui, aspettandomi di leggere lo schifo nei suoi occhi, invece erano solo attoniti per la sorpresa, esprimevano vivo stupore, ma nessuna ostilità. Presi coraggio dalla sua mancata reazione negativa ed aggiunsi con un leggero sorriso, cercando d’aiutarmi con un pizzico di auto ironia:”beh, proprio come il tuo, no! … Più piccolo, certo, ma … perfettamente funzionante!”Continuò a guardarmi con quell’espressione meravigliata, mentre faceva un escursus di tutto il mio corpo, insistendo in modo particolare sulla zona incriminata e poi, con voce altrettanto sorpresa, esclamò:”no …! Dai … non è possibile!”Subito dopo, la sua espressione diventò chiaramente divertita, s’abbandonò sullo schienale del divano e scoppiò in un’allegra risata, alla quale unii la mia, più nervosa, però, che ilare!Calmatosi, tornò a guardarmi di nuovo, intensamente, dicendomi:”insomma Piera tu … saresti … Piero! Con quel fisico da cover-girl, quelle curve mozzafiato e quelle … tette!?””Già, ma, vedi, in realtà … è proprio questo il mio dramma! Io … sono una donna … a parte i tuoi eccessivi, ma gratificanti, apprezzamenti … nei miei tratti somatici ed intellettualmente, sono decisamente una donna! Il mio carattere, la mia indole, sono femminili, … solo il mio sesso, purtroppo è … maschile! … Fin tanto che non troverò il coraggio di farmi operare!””Vuoi farti operare … è perché?””Come perché? Non vedi in che situazioni imbarazzanti … mi trovo?””Ti ci trovi perché … penso … che, essenzialmente, tu non ti accetti come sei! Sei la prima a svilirti … invece ne dovresti essere orgogliosa! Sai, non è mica da tutti, sei una cosa rara … non sei il solito … travestito! Oh! No, no! Quelli si riconoscono subito, da lontano, … i più bravi, forse, solo da vicino, ma si riconoscono! Eccome! Tu no … è impossibile pensare a te come ad un travestito … tu sei proprio una donna … con un piccolo particolare … assai eccitante!”Rincuorata dalla sua tranquilla accettazione del mio stato, tornai del mio solito umore allegro e scanzonato.”Uhm! Da come parli ho l’impressione che ne hai … conosciuto … qualcuno! O sbaglio?””Te lo detto, no? Io non mi scandalizzo facilmente … tutt’altro! Sono molto disinibito anch’io, in materia sessuale! … Mi piacciono l’esperienze … nuove!”Così dicendo m’abbracciò e mi tirò a se, guardandomi con genuina eccitazione. Avevo il cuore che sembrava scoppiarmi in petto. Mi lasciai andare, emozionata, verso di lui, con le labbra leggermente dischiuse, ed un attimo dopo avevo la sua lingua in bocca.Fu un bacio lungo ed intenso da parte sua e fortemente emotivo da parte mia. Poi iniziò una nuova esplorazione del mio corpo, con le mani, questa volta!Si fermò, insistente, sui seni, mi sbottonò la camicetta e li estrasse, con delicatezza, dalle coppe del reggiseno, mormorando:”ne serbavo un ottimo ricordo … sono veramente belli, Piera! E sono veri, li vedo e li sento! … Niente plastica qui dentro!””Sì, sono proprio solo miei, … e ne sono orgogliosa! … Il mio problema non è lì è … più sotto!” Gli risposi in un bisbiglio.”Dopo … arrivo anche lì … e, vedrai … che non sarà un … problema, ma un … piacere … reciproco!”Fu di parola e sperimentai nuove piacevoli sensazioni, che con Giovanni non avevo mai provato, per lo meno non così a fondo.Il mio gaudente medico, nonostante l’affetto che prova per me, in realtà ha, principalmente, il forte desiderio di soddisfare le sue voglie con il mio fondoschiena, che lo fa letteralmente impazzire.Apprezza, sovente e volentieri, anche le mie sbocchinate e, a volte, ma raramente, le ricambia masturbandomi o facendosi coinvolgere in un sessantanove, ma più per un senso del dovere e di gratitudine e forse d’affetto, nei miei confronti, che per suo vero piacere.Pure se é stato lui, in fondo, a far emergere l’oscuro lato femminile della mia personalità, non è quella la cosa che più apprezza in me! Come fosse stato il printing per un pulcino, non si dimentica l’eccitazione, e l’erezione, che ha avuto, quando, la prima volta, gli ho mostrato il mio culetto nel suo ambulatorio e la forte bramosia di possederlo che aveva provato.Una libidine quasi bestiale che a lui, appunto, piace soddisfare in modo quasi animalesco. Gode in modo inverosimile a prendermi chinata, alla pecorina, ad avvolgermi con il suo corpaccione, enorme rispetto al mio, a farmi sparire sotto di lui, quasi mi fagocitasse, bloccandomi senza darmi la possibilità di muovermi, mentre m’incula freneticamente, continuando anche, a lungo, dopo l’eiaculazione, fino al totale sfinimento fisico.Giannandrea, invece, fece sesso con me in maniera assai diversa, quasi in modo simile a Valeria, soddisfacendosi, certo, ma attento anche al mio appagamento, non per un senso di necessario contraccambio, ma com’essenza stessa del suo godimento, e ne ricavammo, entrambi, reciproco ed intenso piacere.Dopo pochi amplessi sul divano, lo trovammo scomodo e finimmo nudi sul mio letto. Giannandrea aveva dimostrato subito una certa dimestichezza con il mio arnese e, quando io glielo presi in bocca, lui pensò bene di fare altrettanto e ci stringemmo, così, in un appassionato sessantanove!Senza bisogno di dircelo controllammo reciprocamente il momento dell’orgasmo e riuscimmo a godere assieme, succhiandoci, all’unisono, anche … l’anima! Esaltato, ciascuno, dalla libidine dell’altro, finché, sfiniti, ci abbandonammo fianco a fianco, mantenendo un piacevole contatto con i corpi che ci sfioravamo con mani carezzevoli. Dopo aver recuperato le forze, riprese lui l’iniziativa salendomi sopra, nella posizione supina in cui mi trovavo, infilandosi tra le mie gambe prontamente spalancate. Riprendemmo a baciarci mentre strofinavamo tra loro i nostri sessi che iniziarono un pigro risveglio. Durante il bacio, lascivo e stimolante, lui mi aveva accarezzato i seni ed io la schiena e le natiche, e quando, alla mia erezione, si unì la sua, scesi con le mani tra le pance e, assecondato da lui, che alzò subito il bacino, afferrai entrambi i cazzi e cominciai a masturbarli lentamente.Quando la sua erezione divenne prorompente, stimolando in lui desideri che con la mano non riuscivo più ad appagare, staccò le labbra dalle mie, per sussurrarmi:”infilatelo dentro che ho voglia di … scoparti!”Il termine usato, di solito riservato ai rapporti eterosessuali, mi diede un fremito di felicità, e cercai d’accontentarlo subito. Smisi la doppia masturbazione e portai le gambe in alto, divaricandole il più possibile e, nel contempo, mi bagnai di saliva le dita di una mano, e, passando poi tra i nostri corpi frementi, mi umettai lo sfintere alla meglio. Non volevo assolutamente rompere l’incanto di quel momento, facendolo alzare per andare a prendere il lubrificante.Impaziente di essere penetrata e di vederlo godere, aiutato dai suoi propizi movimenti, posizionai la sua cappella all’ingresso dell’ano e tolsi la mano per lasciargli via libera.Provò un primo affondo, leggermente trattenuto, d’assaggio, e mi sentii dilatare lo sfintere, che gli oppose scarsa resistenza, avviluppandogli il glande in una presa ed un contatto assai stimolante, per me e per lui, poiché crebbe la sua già evidente fregola. Con un deciso successivo colpo, infatti, mi penetrò facilmente, nonostante la scarsa lubrificazione, ed un’espressione d’inteso ed atteso piacere gli si dipinse in volto. Poggiò, quindi, le mani di qua e di là della mia testa, tenendosi ritto sulle braccia, mentre io con le mie mi ero afferrata le gambe e le tenevo tirate verso il petto, ben larghe attorno al suo corpo, con le natiche forzatamente aperte e già impalate per una buona metà del suo turgido membro. Si bilanciò con il corpo guardandomi lascivamente, ed altrettanto lascivamente lo ricambiai col mio sguardo, quindi, trovata la giusta posizione, iniziò a scoparmi con colpi metodici e compassati che lo portarono, in breve, alla completa introduzione del suo membro, fino a farmi sentire lo stuzzicante contatto dei suoi testicoli.Continuò a pomparmi emettendo sistematici sospiri di godimento, mentre io, abbandonate le gambe sopra le sue natiche, con le mani libere, lo accarezzavo convulsamente, comunicandogli, con quei tocchi passionali, il piacere che mi dava ad essere posseduta in quel modo.All’improvviso iniziò a muoversi velocemente e ad ansimare, una smorfia ferina gli si dipinse in volto e … mi sentii la pancia inondata di caldo sperma, mentre le sue urla roche riempivano la stanza.Riafferrai di nuovo le mie gambe portandole in alto, liberandogli la schiena per dargli modo di muoversi più agevolmente nell’acme del suo godimento, terminato il quale, riprese un ritmo più tranquillo finché, calmati gli ultimi stimoli, con un sospiro di soddisfazione lo estrasse, svuotato e gocciolante.Abbassai le gambe e lo liberai dalla presa delle mie cosce e lui si girò, a fatica, e si abbandonò sul letto affianco a me.Presi un fazzoletto di carta e mi pulii l’ano del suo sperma che ne fuoriusciva e mi accarezzai il membro che si era un po’ ammosciato, ma che, con pochi massaggi delle mie dita esperte, riportai di nuovo in tiro.In effetti, non dovetti faticare molto, poiché, il birbante, pregustando il suo momento di entrare in azione, si era subito orgogliosamente eretto, facendo bella mostra di se, nonostante la sua non eccelsa statura (al massimo dell’estensione toccava i 15/16 cm di lunghezza, con un diametro di 4 cm. circa), sfoggiando un fisico dall’andamento regolare e dalla linea leggermente ricurva, sormontata da una testa ben proporzionata, larga e di un colore rosso acceso, dalla quale stillavano gocce di liquido preseminale che mi appiccavano le dita.Lui unì la sua mano alle mie carezze dicendomi:”adesso tocca a te … fai attenzione per favore … non è la prima volta, ma … non ci sono molto … abituato!”Sorrisi nel rispondergli:”sarò delicata come … una donna!”Mi alzai ed andai a prendere il gel, mentre, intanto, lui, dopo essersi sommariamente pulito il cazzo ormai moscio, si era girato pancia sotto, mostrandomi due belle chiappe muscolose, alte, tonde e sode, il cui interno iniziai a lubrificare per bene, allargandole con una mano ed ungendo meticolosamente lo sfintere, anche dentro, in profondità, con l’apposito erogatore. Operazione, quest’ultima, che strappò la sua ammirazione:”vedo che sei proprio organizzata … eh!”Sorrisi di rimando e provai l’introduzione di un dito che avvenne senza difficoltà.”Sei unto a puntino …” gli dissi “… entrerà senza che te n’accorgi!””Adesso … non esagerare … qualcosa mi piacerebbe pur … sentirla!” Mi rispose portandosi le mani sul sedere ed allargandosi l’interno delle natiche.Mi misi a cavalcioni delle sue gambe, ammirando il suo corpo glabro ed atletico, afferrai il pene con una mano e lo guidai verso il buchetto che lo stava aspettando, occhieggiando invitante, unto e ben dilatato dalle sue dita.L’introduzione fu rapida e … piacevole. Aveva uno sfintere abbastanza stretto anche per le mie non eccelse dimensioni, ma l’abbondante lubrificazione faceva scivolare la mia cappella nel circoletto muscoloso, dandomi eccitanti sensazioni, che aumentarono quando tutta la mia asta fu avvolta dalle calde pareti anali.Tolse le mani ed io m’abbandonai sopra di lui, a contatto con il suo corpo, che sentii piacevolmente percorso da leggeri brividi. Gli feci sentire i miei seni schiacciati sulla schiena e mi afferrai alle sue braccia che adesso teneva sotto lo testa.Avvicinai la mia bocca alla sua e, tra una linguata e l’altra, mi sussurrò:”mi eccita terribilmente essere … inculato da una donna! Dai … fammi sentire tutta la tua … virilità!”Capivo perfettamente quelle sensazioni: erano le stesse che provavo anch’io, quando Valeria m’inchiappettava con la cintura fallica!Smisi di sbaciucchiarlo e mi concentrai sul movimento pelvico e sul forte stimolo che mi dava possedere analmente quel magnifico corpo maschile.Presi a sodomizzarlo con colpi decisi, ai quali lui rispondeva alzando il bacino, in sincronia con i miei affondi, per meglio riceverli. I movimenti erano accompagnati dagli osceni gemiti di entrambi, in un crescendo di libidine che ormai attendeva solo il mio orgasmo. Ed io ero troppo eccitata per durare a lungo o per cercare di trattenermi, così quando lo sentii arrivare, mi rilassai, e glielo scaricai nella pancia. Da quel giorno Giannandrea si è aggiunto a Giovanni ed a Valeria, aumentando la ristretta cerchia delle mie frequentazioni. Valeria, quando lo seppe, ne fu sinceramente felice per me … ed anche per lei.”Sono proprio contenta che a Braccio di Ferro gli sei piaciuta così … cazzo compreso, adesso, per un po’, spero, … non sentirò più parlare d’intervento chirurgico!”Per festeggiare volle fare una scopata memorabile durante la quale non finì mai d’eccitarsi con la mia avventura che voleva gli raccontassi anche nei dettagli.A Giovanni non dissi nulla, non perché temessi una sua eventuale gelosia, del tutto fuori luogo, ma perché certe cose intime si raccontano solo tra amiche … tra donne!
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