Un giorno, all’inizio d’agosto, dopo un’intensa attività sessuale, avevo invitato Giannandrea a restare da me per la cena ed in quattro e quattr’otto gli avevo preparato qualcosa di veloce, ma sfiziosa.Avevo in frigo una manciata di alici fresche che pulii e privai della testa e delle lische. Poi le ridussi ciascuna in quattro pezzi e le misi a rosolare, per poco tempo, in olio dove avevo nel frattempo soffritto un paio di spicchi d’aglio schiacciati ed un pezzetto di peperoncino piccante.Terminata la veloce cottura, veramente pochi minuti, il solo tempo necessario a scaldarle, spensi il fuoco, tolsi l’aglio ed il peperoncino ed aspettai che finisse di cuocere la pasta per condircela.Nel frattempo avevo preso dalla dispensa alcune fette di pane raffermo, che ammorbidii in acqua e poco aceto.Bisogna stivare le fette di pane senza sovrapporle e poi bagnarle regolandosi con una quantità di acqua ed aceto appena sufficiente ad ammorbidirle.Appena furono sufficientemente soffici, le tolsi dall’ammollo prendendole da sotto delicatamente con una paletta piatta e forata, le strizzai dolcemente per far uscire il liquido in eccesso e le sistemai in un vassoio, passando poi a condirle: pomodori maturi a fettine sottili, sale pepe ed olio extra vergine di oliva di tipo delicato, qualche fogliolina di basilico.Intanto la pasta, bavette Barilla n. 9, era cotta al dente e la scolai, ma non troppo per non farla ammassare e la versai in un piatto di portata (sempre basso e molto largo), condendola con le alici ed il loro soffritto e cospargendola di prezzemolo fresco appena tritato.Giannandrea stava gustandosi le ultime briciole della “panzanella” (così si chiama il pane raffermo con i pomodori), complimentandosi per la mia abilità in cucina, quando fu improvvisamente colpito da un’idea e, con la forchetta a mezz’aria, mi disse:”uhm … senti Piera … ti andrebbe di fare la cuoca su … una barca a spasso, un paio di settimane, per l’Adriatico?””Sulla tua barca?” Gli risposi speranzosa.”No, purtroppo no … io, quest’anno, non riesco, per una serie d’impegni, a farmi una crociera così lunga, … e le poche volte che esco in barca … mia moglie è la prima a salire! No, si tratta di un mio amico che ha organizzato un bel viaggetto in mare con altre persone di cui uno, che doveva fungere anche da cuoco, ha avuto un problema dell’ultima ora e non può partecipare e gli altri … non sanno cucinare neppure il classico uovo al tegamino!”La delusione trasparì dalla mia voce.”Oddio! Giannandrea, non so se me la sento … con te volentieri, ma due settimane con degli sconosciuti … nelle mie condizioni … dai, e poi … come mi presenti? … Come cuoca o … cuoco?” Gli dissi con un sorriso poco convinto.”Ma Piera … perché ti preoccupi sempre della tua … identità! Non ti ho mica proposto di andare a bordo per fare sesso sfrenato! Paolo, il mio amico, ha bisogno solo di un cuoco … o di una cuoca … insomma di una persona che cucini! Tu potresti risolvere egregiamente il suo problema e toglierti lo sfizio di una bella crociera su una barca gemella della mia, … mi hai detto che è un tuo sogno, … o no?””Certo che mi piacerebbe una bella gita in barca, … ma ho anche paura di … trovarmi in imbarazzo! Non sono un uomo e non sono … una donna … completa! Figurati, tutto quel tempo in vestiti succinti a stretto contatto con gli altri! … E poi chi sono le altre persone?””Boh! A parte Paolo, gli altri li conosco solo di vista … dovevano essere quattro o cinque, tutti uomini, ma come ti ho detto uno ha dato forfait e sono rimasti Paolo, appunto, che è il proprietario della barca, un suo amico che conosco bene anch’io, ottima persona, e che si chiama Andrea, un signore anziano che ho visto solo un paio di volte al porto, e, forse, suo nipote, un ragazzotto che, però, non è sicuro che venga”.”Non lo so, Giannandrea, la tentazione è forte, ma … e comunque non vorrei che al tuo amico gli trovassi una soluzione che alla fine potrebbe creargli … altri problemi!””E che problemi potresti creargli? … Siete tutti adulti … e ciascuno è libero di avere la propria … personalità, no? L’importante è saperlo prima! Dai facciamo così, io domani gliene parlo, gli dico chi … sei e sento cosa ne pensa lui. Per il resto non ti preoccupare, oltretutto è gente di fuori e se tu vuoi mantenere un po’ d’anonimato, non avrai altre occasioni di vederli in seguito. Effettivamente gli altri non li conosco molto, ma sulla serietà e riservatezza di Paolo, garantisco io!””E va bene!” Gli dissi con un sospiro “parla pure con il tuo amico, ma vedrai che ti riderà dietro!”Invece non rise per niente!Giannandrea il giorno dopo mi diede appuntamento al bar del porto dove c’eravamo conosciuti e mi presentò Paolo: un bell’uomo, simpatico e cordiale, con qualche anno più di lui, ma ancora giovanile e scattante … “un altro Braccio di Ferro”, avrebbero detto Valeria! A proposito, in quella circostanza, non potei fare affidamento sui suoi consigli, né su quelli di Giovanni: erano entrambi fuori, in vacanza, con le rispettive famiglie.E forse fu anche la prospettiva di passare da sola gran parte del mese di agosto, che mi spinse ad imbarcarmi in quella bizzarra avventura.Paolo fu molto rassicurante e mi trattò sin dall’inizio come una donna, in modo naturale, non provocatorio, non accennò mai al mio “problema”, se non in risposta ad un mio dubbio. In quella circostanza, dichiarò, senza mezzi termini, che lui avrebbe comunque avvisato tutti della mia “personalità”, e che, quindi, non dovevo preoccuparmi. In ogni modo il mio compito a bordo sarebbe stato solo quello di cucinare e nient’altro; se poi qualcuno, attratto dalle mie grazie (disse proprio così con un bel sorriso sincero), avesse dimenticato la propria consorte e tutto … il resto, per un’avventura, con me consenziente, erano affari suoi e … miei.Stabilito l’accordo, m’incaricò, subito, di preparare una lista delle provviste necessarie per due settimane per cinque persone, tenendo conto che per i cibi freschi saremmo scesi a terra un paio di volte la settimana.La partenza era prevista di lì a due giorni, la mattina molto presto, perciò la sera del giorno prima ci saremmo dovuti trovare tutti a bordo dove avremmo trascorso la notte.Io, però, passai sulla barca, dopo averci trasferito il mio bagaglio, già l’intera vigilia, occupata negli acquisti e nella sistemazione degli approvvigionamenti e nel prendere confidenza con la cucina.Non ero sola, naturalmente, mi diedero una mano sia Paolo, sia Andrea, che si era aggiunto a noi durante la mattina, e che si divise tra me e Paolo per l’assetto delle mille cose prima della partenza.Anche Andrea si dimostrò subito cordiale e … galante. Sapevo che era più giovane di Paolo, anche se non lo dimostrava. Era già un po’ calvo e con un’incipiente pinguedine che gli arrotondava l’addome. Il classico impiegato avrei detto, un po’ impigrito da una vita quotidiana con scarso movimento. Si sottoponeva, tuttavia, a quell’attività fisica con allegria e buona volontà anche se pareva una vera sgobbata per lui, tanto era la facilità con cui faceva le stesse cose il suo amico. A pranzo ci arrangiammo con qualche panino, ma la sera cucinai per tutti e tre una vera cenetta che li lasciò piacevolmente sorpresi e prodighi di sinceri complimenti.Il dopo cena, purtroppo, fu guastato dall’arrivo dell’altro ospite e di suo nipote. Lo zio, Antonio, aveva passato la settantina, era alto, magro, quasi scheletrico, canuto ed … antipatico! Un tipo borioso, che si riteneva esperto di mare più di qualsiasi altro e che trovò da ridire su tutto, dalla sistemazione delle attrezzature marinare alla … cambusa!Quando gli fui presentata, non mi diede la mano e borbottò un “piacere” che di certo non provava. Non mi disse nulla, né di simpatico, né di sgradevole, ma mi guardò con aperto biasimo.Appena fummo un momento soli, Paolo si scusò per lui e mi suggerì di sopportarlo senza dargli peso, “é uno” mi disse, “a cui piace sentirsi importante, brontolando contro tutto e tutti, ma é solo apparenza ed … in fondo é una brava persona, magari un po’ rompiscatole … come, a volte, lo sono gli anziani!”Il nipote, Saverio, era un ventenne, magrolino, biondo, quasi slavato, timido ed introverso che di tanto in tanto mi lanciava, pensando di non essere visto, sguardi curiosi ed … inquieti, alternandoli tra il seno ed il pube, alla ricerca, forse, di quel contrasto sessuale di cui doveva avergli parlato lo zio, in termini sicuramente ostili. Contrasto, però, scarsamente evidente, nonostante il succinto abbigliamento estivo fatto di shorts e magliette, perché non sapevano della pillola smosciacazzi e del tanga che indossavo sotto le mutandine. Tutt’al più, quando ero diritta in piedi, potevano osservare un pube un po’ prominente per una donna, non certo il rigonfiamento caratteristico di un uomo.Dovevo fare al più presto l’abitudine a quel loro modo particolare di guardarmi, che a volte mi metteva in imbarazzo. Anche in Paolo ed Andrea, così cordiali e simpatici, quando pensavano di non essere visti, coglievo, osservandoli di soppiatto, sguardi curiosi e maliziosi. Antonio, invece, in mia presenza, guardava ostentatamente da un’altra parte, anche quando aveva la necessità di rivolgermi la parola, era singolare vederlo mentre mi parlava guardando … altrove!Saverio, infine, mi fissava con plateale stupore, quasi a bocca aperta, salvo abbassare lo sguardo ed arrossire violentemente quando era sorpreso a farlo e, nel rivolgermi la parola, balbettava, non sapendo dove posare gli occhi che finivano sempre sulle mie parti anatomiche sessuali, facendogli aumentare il rossore e la balbuzie. La prima settimana trascorse senza nulla di particolarmente … interessante (dal punto di vista sessuale, ovviamente!).Al termine del primo giorno avevamo raggiunto la costa dalmata e nei successivi l’avevamo percorsa bordeggiando tra le belle isole che vi si trovano, nelle cui tranquille insenature passavamo, all’ancora, le notti.Un paio di volte eravamo scesi a terra per rifornirci di cibi freschi ed acqua potabile, ma, con mio forte disappunto, dato che avrei visitato volentieri quei paesi, ci fermammo solo il tempo necessario agli acquisti.La vita a bordo scorreva tranquilla e piacevolmente monotona, il tempo si manteneva al bello stabile ed il mare quasi sempre calmo, solo increspato da qualche brezza pomeridiana.Quelle condizioni atmosferiche, per me così belle, erano per gli altri, velisti appassionati, un vero tormento e spesso li sentivo imprecare contro quelle bonacce che sovente, per completare la tappa prefissata, li costringeva all’uso del motore.Nei momenti che la cucina mi lasciava libera, mi piaceva dare una mano nelle manovre, ma potevo farlo solo quando era il turno di Paolo ed Andrea, che m’istruivano volentieri nell’arte della navigazione velica, quando, invece, erano di guardia Antonio ed il nipote, se solo provavo ad avvicinarmi il vecchio brontolava stizzito che quello non era posto per me, … che tornassi in cucina!L’atteggiamento dei quattro nei miei confronti, almeno in apparenza, era rimasto invariato rispetto a quello iniziale. Paolo sempre molto cortese, ma distaccato. Andrea più confidenziale, ammiccante, quasi un corteggiamento. Antonio più che mai scorbutico. Saverio … indecifrabile: la mia presenza lo eccitava, era abbastanza evidente, ma qualcosa lo rendeva scostante, forse la paura della collera dello zio.Io ero stranamente serena, tutte le mie angosce erano sparite. La mia cucina piaceva, a tutti indistintamente, anche ad Antonio che un complimento non me lo avrebbe mai fatto, nemmeno sotto tortura, ma che, in compenso, spazzolava il suo piatto fino all’ultima briciola.La settimana d’astinenza sessuale appena trascorsa, non mi pesava più di tanto, poiché, da single, ero abituata a saltuari periodi di castità forzata, in più prendevo ogni giorno la mia pillolina che, inibendomi le erezioni, anche quelle mattutine, contribuiva a farmi sentire abbastanza rilassata.I maschietti che mi giravano attorno, invece, dovevano avere la libidine in crescita, forse con la sola eccezione di Antonio, a causa della sua età, ma … non ci avrei giurato!Il nipotino, sicuramente, si era già sparato qualche bella sega … ma alla sua età! Di una n’ero certa, perché, quella volta, passando davanti alla toilette, avevo ascoltato, non volendo, i classici ansiti di un orgasmo ed, incuriosita, ero rimasta nascosta nelle vicinanze. Poco dopo, avevo visto venire fuori Saverio con il viso acceso e gli shorts ancora gonfi, allora ero uscita allo scoperto ed incrociandolo gli avevo detto, con fare allusivo:”ah! C’eri tu in bagno! Ho sentito che ti … lamentavi … stai forse male? Posso … aiutarti?”Divenne ancora più rosso e balbettò:”ehm … no … no … grazie” e s’interruppe bruscamente perché, nel passargli davanti, approfittando della strettezza del corridoio, mi ero strusciata contro il suo turgore.In quanto agli altri due … beh … Paolo era un enigma, continuava nelle sue gentilezze, quelle classiche che un uomo riserba al gentil sesso, mi guardava, a volte, con aperta ammirazione, ma anche con un certo distacco, come per ricordarmi chi ero o che, in ogni caso, lui non era disponibile.Andrea, invece, era tutt’altra cosa, in lui, il desiderio sessuale, causato dall’astinenza e dalla mia presenza a bordo, era ormai palese. La sua iniziale galanteria, man mano che passavano i giorni, era diventata un corteggiamento vero e proprio, anche se discreto, fatto di sguardi ammiccanti alle mie rotondità, piccole battute di spirito a sfondo erotico, leggeri sfioramenti, tutti quei gesti, cioè, con i quali si usa manifestare la propria disposizione al sesso.All’inizio m’ero mostrata abbastanza indifferente, pur senza scoraggiarlo, poiché mi sentivo gratificata dalle sue attenzioni di maschio in calore, ma, ciononostante, non ero propensa ad andare oltre.D’altra parte avevo intrapreso quell’avventura per godermi un’esperienza della vita di bordo, che non conoscevo, con l’unico desiderio di essere accettata dai miei compagni di vacanza senza incertezze, così com’ero, soddisfarli con la mia cucina e godermi il mare ed il sole in santa pace, lontano da qualsiasi idea di fare sesso con l’uno o con l’altro.Anche il piccolo giochino con Saverio era stato, in fondo, solo un semplice, e magari anche sciocco, scherzo a danno del naturale prurito del ragazzo, poco più che adolescente e … adorabilmente timido!Tutto questo fino alla domenica che segnò, appunto, la prima settimana di navigazione, perché, da quel giorno le cose presero una ben diversa piega e l’avvio del nuovo corso lo diede proprio Andrea.Paolo, per la mia privacy, mi aveva assegnato, tutta per me, una delle due piccole cabine a due posti, arrangiandosi ad ospitare Andrea nella sua cabina armatoriale, mentre Antonio e Saverio condividevano l’altra cuccetta pure a due posti. La toilette principale, però, era una sola, al di là di un bagnetto di servizio, piccolo e scomodo, utilizzato solo per l’emergenze, e doveva essere usata da tutti, me compresa.Quella domenica mattina, come di consueto, appena alzata mi ero recata in bagno e, uscita dalla doccia, ero nuda con l’accappatoio in mano, quando all’improvviso si aprì la porta che, del tutto involontariamente, non avevo chiuso a chiave ed apparve il viso sorpreso d’Andrea.Anziché andarsene, con una normale frase di circostanza, restò lì ed anzi si fece più dentro, guardandomi con evidente piacere.Non so se fece in tempo a vedermi integralmente, perché appena mi accorsi che si apriva la porta, mi ero coperta alla meglio sul davanti, ma quello che vide bastò a farlo visibilmente eccitare.Per un tempo che mi parve senza fine, rimanemmo lì a guardarci, io m’ero girata di lato, ma avevo i seni e le natiche piuttosto scoperte, lui s’era afferrato allo stipite della porta con una mano e con l’altra sulla maniglia, indeciso se entrare od andarsene.Fui la prima a recuperare il controllo e gli dissi quasi con un sussurro:”per favore, Andrea, esci che mi … mi vergogno! … Ti prego!”A malincuore, dopo un attimo di esitazione, uscì mormorando: “scusami!”Mi precipitai alla porta e la chiusi a chiave, ma ormai era troppo tardi, entrambi avevamo provato la stessa voglia e ce l’eravamo reciprocamente letta negli occhi: la scintilla della lussuria era scoccata!Per tutta la mattina cercai di evitarlo, ma inutilmente, perché lui era, ormai, deciso a concretizzare la sua bramosia e non perdeva occasione per farsi trovare nei miei paraggi, cosa che, d’altra parte, nel ristretto ambiente di bordo, gli era abbastanza facile. Tentavo di ripetermi e di convincermi che non ero lì per fare sesso, che correre il rischio di scatenare le voglie represse di quattro uomini contemporaneamente poteva essere … insano, ma oramai la fregola mi aveva presa e mi accorsi di guardarlo con occhi diversi, soprattutto di guardarlo sempre più spesso all’altezza del pube, di quell’invitante rigonfiamento che gli aderenti pantaloncini mettevano in evidenza. La cosa che mi turbava di più, però, era che non guardavo quel particolare solo in lui, ma anche negli altri, sorprendendomi a farne i confronti! Ma se era facile intuirne le probabili dimensioni in Saverio, che girava sempre in shorts o slip da bagno, più difficile era farlo con Paolo ed Antonio a causa dei loro indumenti sempre piuttosto comodi e … larghi.Nel pomeriggio di quella domenica, durante il turno d’Andrea e del suo amico, ero sul ponte su una sdraio a godermi il sole, alternando qualche breve sonnellino alle pagine del libro che stavo leggendo. Avevo indossato il costume a due pezzi, con sopra una leggera e corta gonna che mi copriva il pube, per abbronzarmi un po’. Come mi sarebbe piaciuto un bel colorito bronzeo, integrale! Invece dovevo stare molto attenta a non eccedere, altrimenti la mia pelle chiara si sarebbe facilmente coperta di antiestetiche scottature.Ad un tratto, come spesso in quei giorni era accaduto, il vento cessò del tutto ed i due decisero di ammainare le vele ed accendere il motore, così mi alzai per andarli ad aiutare. A manovra conclusa, Paolo, visto che ora bastava una sola persona per pilotare, se ne andò lasciandomi sola con Andrea nel pozzetto del timone.Ero indecisa se andarmene anch’io, o restare, poiché dall’imbarazzante incontro nella toilette, non eravamo più stati veramente soli ed ero incerta su come comportarmi. Decisi di far finta di volermene andare, col segreto desiderio di sentirmi invitata a rimanere.”Bene, Andrea, torno alla mia sdraio …”,”ma no, resta qui, dai … anzi vieni giù vicino a me che … ti faccio reggere un po’ il timone!” Fu la sua auspicata reazione.Ero seduta sul limite del pozzetto, con le gambe penzoloni ed il busto leggermente in avanti, verso di lui; avevo le mani appoggiate sul bordo, in una posizione che mostrava bene il mio corpo seminudo, specialmente i seni, scarsamente coperti dal succinto costume.Gli sorrisi, ambiguamente e non mi mossi, ma, oramai, dentro di me avevo deciso che l’astinenza era finita e presi a stuzzicarlo.”Meglio di no, altrimenti non so … quale timone finiresti per farmi … reggere!”Mi squadrò, sorpreso dalla mia frase che l’aveva un po’ spiazzato ed allora decise di giocare a carte scoperte.”Beh … non dirmi che ti dispiacerebbe … io ne sarei … felicissimo! Mi piaci, Piera … dal primo giorno, te ne sarai accorta, … immagino? Ma … stamattina … mi hai fatto proprio impazzire, non faccio altro che pensare a te, a quel tuo bel corpo nudo, appena coperto dall’accappatoio, a quel tuo gesto così … pudicamente sensuale!”Esclamò guardandomi con forte cupidigia.”Veramente, Andrea, ho l’impressione che quello che ti fa impazzire, più che il mio corpo, sia la tempesta ormonale che c’è nel tuo! … Forse non sei abituato ad una astinenza così lunga!””Uhm … certo l’astinenza è un forte stimolo, ma … a parte quella, tu mi piaci … davvero, e … neppure io ti sono indifferente … credo?” Incoraggiato da un mio cenno affermativo, proseguì:”… e dunque cosa ci impedisce di ehm … appagare le reciproche voglie! … D’altra parte il sesso è ancora più bello in … preda a tempestose pulsioni ormonali!”Gli sorrisi, piuttosto compiacente. “In realtà per me non c’è nessun impedimento … è vero che ero decisa a passare due settimane senza le … complicazioni del sesso, ma adesso ne sono meno … convinta, però resta sempre il fatto che non siamo … soli e … e non vorrei che tu non avessi preso in seria considerazione il mio … ehm … effettivo stato fisico … “”immaginavo che ne avresti parlato … io non l’avrei fatto per primo … perché ti ho fatto il filo già sapendo … tutto! Paolo me l’ha detto, come a tutti gli altri, credo, prima di venire a bordo e … la cosa non mi ha creato alcuna difficoltà. … Quando ti ho vista la prima volta, tuttavia, ho pensato che, o Paolo mi stava prendendo in giro, o era vittima lui stesso di uno scherzo! … Non mi sembrava possibile che tu non fossi una donna in tutto e per tutto! … Lui, però, di fronte ai miei dubbi, me lo ha confermato, dicendomi, ovviamente, di non parlare per esperienza diretta, ma l’amico, che ti ha presentato, Giannandrea, é una persona seria e degna di fede. … Poi stamattina ne ho avuta la conferma, solo una fugace visione, in realtà, ma quanto basta … stai tranquilla non è un problema, altrimenti … non ti avrei importunato!””Resta sempre il fatto, però, che non siamo soli e che, convivendo a stretto contatto con gli altri, sarà difficile essere … riservati, non credi?” Provai a dirgli come ultima debole scusa alla quale io stessa non credevo.”Beh le cabine un minimo di privacy ce la daranno, ma anche se gli altri lo dovessero intuire … è un problema per te? Per me non lo è … anche se sono sposato!””No …” gli risposi “… tutto sommato non è … un problema”. Dentro di me, però, pensavo che anche gli altri, in castità forzata, intuendo una mia disponibilità, prima o poi, ci avrebbero provato e l’idea di averli in fila davanti alla mia cabina mi preoccupava un po’! … (O mi lusingava?)La chiacchierata finì lì, perché in quel momento ritornò Paolo che, mi parve, ci guardò in modo diverso dal solito, come se avesse intuito l’argomento della nostra conversazione e, probabilmente, conoscendo il suo amico, immaginò che stesse stringendo i tempi per fare sesso con me.Rimasi ancora un po’ e la conversazione si spostò su argomenti più attinenti alla navigazione, poi mi allontanai per andare in cucina.Verso le otto, dopo aver ancorato la barca in una graziosa cala di un’isoletta dal nome impronunciabile, ci mettemmo a tavola per cenare.Normalmente il pranzo, consumato durante la navigazione, é piuttosto spartano, mentre è alla cena, con la barca ferma ed ancorata per la notte, che è riservata maggior attenzione e varietà di portate. Quella sera, in modo particolare, essendo domenica, avevo preparato un variegato menù a base di pesce che comprendeva: due antipasti, uno caldo e l’altro freddo, un risotto alla marinara (io lo preparo con pesce pregiato da taglio, sminuzzato, poca salsa di pomodoro, e lo cuocio in brodo di pesce), tagliolini all’uovo ai frutti di mare (fatti a mano da me, freschi, poco prima di cuocerli, rigorosamente conditi con sugo in bianco) e, per finire, una ricca zuppa di pesce con crostoni di pane abbrustolito. L’antipasto ed i primi erano accompagnati da un classico Verdicchio ben fresco, mentre per la zuppa avevo preferito un corposo e profumato Rosso Piceno. Gelato al limone, caffè e grappa … chiusero la serata a tavola.Fu una vera soddisfazione vederli mangiare di gusto e riceverne gli apprezzamenti, perfino da Antonio mi sentii dire, per la prima volta:”veramente buono … ehm … Piera … complimenti …” mentre mi guardava, stranamente, con occhi meno ostili del solito, anzi, tenuto conto del suo caratteraccio, quasi cordiali. Lo avevo preso per la gola o la privazione faceva effetto anche su di lui? Forse entrambe le cose!L’atteggiamento più amichevole del vecchio, influenzò anche quello del nipote che mi guardò per tutta la sera con malcelata insistenza, offrendosi anche di aiutarmi nel portare in tavola e nello sparecchiare; collaborazione che accettai volentieri dandogli così l’occasione, quando eravamo soli nel ristretto spazio della cucina, di strusciarsi addosso a me, in modo del tutto … volontario!Il dopocena lo trascorremmo nella spaziosa cabina sopracoperta che fungeva da salotto e sala da pranzo. Antonio e Paolo giocando a carte, gli altri due guardando la TV via satellite ed io leggendo comodamente sprofondata nella, ormai mia, poltrona preferita.Andrea, in realtà, non si curava molto del programma televisivo, ma, piuttosto, della visione, da metà coscia in giù, delle mie gambe accavallate, spesso imitato, in modo meno plateale, da Saverio.Man mano che il tempo passava e si avvicinava l’ora in cui, di solito, ci ritiravamo per la notte, Andrea diventava sempre più nervoso e lo sorpresi, diverse volte, a guardare con ansia, prima l’orologio, poi me.Quando furono quasi le undici, iniziò la sfilata verso le cabine, uno alla volta, come d’abitudine, passando prima in bagno, e, come sempre, io fui l’ultima.Mi trattenni un po’ più delle altre sere, lavandomi con cura particolare, emozionata all’idea che fuori di lì, da qualche parte, ci fosse Andrea, pronto a sfogare la sua libidine su di me. A proposito: chissà dove mi stava aspettando? Quasi sicuramente sul ponte, lontano dagli altri. Uscii sul corridoio appena illuminato dalle luci notturne e non vidi nessuno, decisi di andare sul ponte, ma prima pensai di dare un’occhiata alla mia cabina.Appena entrai lo vidi che era seduto, sorridente, sul letto:”ce ne hai messo di tempo … a farti bella! Io … non ne posso più, vuoi proprio farmi esplodere di voglia?!”Portai un dito alle labbra e gli feci cenno di tacere e poi, sempre a gesti, di seguirmi.M’inoltrai per il corridoio e salii le scale che portavano sopracoperta, con lui che non perse tempo nel tenermi dietro. Uscii sul ponte e mi diressi verso il pozzetto di poppa, il punto più lontano da dove dormivano gli altri. Mi calai dentro e rimasi in piedi ad aspettarlo.Un attimo dopo era affianco a me che mi guardava voglioso e … titubante, al dunque, di prendere l’iniziativa.”Allora …” lo esortai schernendolo bonariamente “… dov’è questo famoso timone che mi volevi far provare?” “Uhm …” mi rispose lui di rimando, stando al gioco, grato per la mia iniziativa di rompere il ghiaccio, “… speriamo che funzioni ancora … dopo tutti sti giorni d’inutilizzo!””Beh … adesso lo mettiamo subito alla prova …” gli sussurrai portandomi a contatto con il suo corpo.Mi abbracciò incerto ed io protesi le labbra verso le sue, ebbe una leggera esitazione, ma un attimo dopo avevo la sua lingua che mi saettava in bocca, mentre le sue braccia mi cingevano in maniera più decisa … più sensuale.Restammo un po’ in piedi, avvinghiati, a baciarci ed accarezzarci mentre la sua voglia di sesso esplodeva in una prepotente erezione che avvertii piacevolmente contro la pancia. Da parte mia tutto era calmo, invece! La pillola smosciacazzi funzionava egregiamente ed anche se quella sera non l’avevo presa, il suo effetto accumulato sarebbe durato ancora un paio di giorni. Avevo deciso di non prenderla più perché, adesso che Andrea aveva risvegliato il mio appetito sessuale, avevo voglia anch’io di qualche bell’orgasmo, se ne fosse capitata l’occasione. Non pensavo, certo, che uno degli uomini mi avrebbe gratificata in tal senso, ma il ragazzo … sì! Quello, ero quasi sicura che, se glielo avessi messo in mano, non si sarebbe tirato in dietro. Non so perché avessi questa idea, dato che nessun fatto palese la suffragava, ma il mio intuito “femminile” mi diceva che il giovane aveva qualche inclinazione particolare in fatto di sessoProbabilmente non se ne rendeva neppure conto, se non vagamente e, forse, provandone un senso d’imbarazzante vergogna, ma ero pronta a scommettere che al momento opportuno non avrebbe rifiutato di giocare con il cazzo altrui e perfino di prenderlo in quelle sue chiappette slavate. Era un pensierino proprio eccitante!Nel frattempo le chiappe in gioco erano le mie! Andrea vi era approdato e me le stava palpando con crescente lussuria, poi, staccatosi dalla mia bocca, portò le mani sul seno e quando si accorse che sotto la maglietta ero nuda, non perse tempo ad alzarmela fino a scoprirlo.”Oh! Piera che seni … mi hanno fatto morire tutti questi giorni … non vedevo l’ora di vederli e di prenderli in mano! Piccoli e sodi come quelli d’una … ragazzina!”Gli sorrisi compiaciuta mentre la mia mano scivolava verso la parte gonfia dei suoi pantaloncini e vi praticava una leggera carezza.”Aaaah! …” Emise un sospiro di piacere ed il suo viso s’illuminò di gioia.”Uhm … qui c’è proprio un … bel timone e … funzionante … altroché!” Gli sussurrai con voce lasciva aggiungendo:”… siediti sul bordo che ti faccio vedere … una bella manovra …”Non se lo fece ripetere, si puntellò sulle braccia e si alzò a sedere sul bordo del pozzetto. Rimasi in piedi davanti a lui e finii di togliermi la maglietta restando a torso nudo, poi mi sfilai lentamente la gonna mostrando le mutandine, trasparenti, che lasciavano intravedere il finto pube femminile del tanga che mi ricopriva il pene, in assoluto stato di riposo.Nella scarsa luce notturna la mistificazione era perfetta e l’espressione di Andrea me la confermò.”Per la miseria che … gnocca … Piera! Sei … sei … sicura che … ma sì, insomma dov’è?””Purtroppo … c’è … non t’illudere … non puoi scoparmi … se non per la porta di servizio!”Lasciai che godesse ancora della vista del mio corpo seminudo, fortemente eccitata dalla concupiscenza del suo sguardo arrapato, poi m’introdussi tra le sue gambe ed iniziai a sbottonargli la camicia e ad aprirgliela sul petto. Gli sbaciucchiai i capezzoli e glieli mordicchiai strappandogli sospiri e … brividi!”Non puoi scoparmi … Andrea … ma … il resto ti piacerà … vedrai …” gli sussurrai con voce roca, mentre con le mani gli accarezzavo il torace, poi i fianchi ed infine le passai sotto l’elastico dei pantaloncini e, dopo una carezza sulle natiche, glieli sfilai assieme alle mutande.Il cazzo, duro ed odoroso della sua eccitazione, mi svettò verso il viso e mi fece venire l’acquolina in bocca, ma repressi l’istinto di farne subito un sol boccone, rischiando di condurlo così, anzitempo, ad un orgasmo già incipiente.Mi abbassai per sfilargli i suoi indumenti e glielo sfiorai con il viso sentendolo caldo e palpitanteAdesso aveva le gambe libere e gliele allargai; togliendomi gli zatteroni dai piedi, per essere più bassa e alla giusta altezza, m’introdussi tra le sue cosce strusciandomi e guardandolo piena di desiderio, finché mi ritrovai la sua asta tra i seni e le mani sui suoi fianchi, dove gli accarezzai con dolcezza quei bei rotoletti chiamati “maniglie dell’amore”.Ondeggiai il busto per massaggiargli il membro con i capezzoli, prima solo sfiorandolo, poi sempre più decisamente, finché me lo sentii ben sistemato tra il solco dei seni che mi premeva, ormai quasi bollente, sul petto. Gli infilai la lingua nell’ombellico, titillandolo, poi sulla pancetta prominente, sbaciucchiandola e mordicchiandogli i teneri rotoletti di grasso, mentre con le mani gli pressavo i seni attorno al membro in un accenno di movimento rotatorio. Sentivo il suo cazzo pulsare e trasmettermi, attraverso le vene gonfie di sangue, il battito martellante del suo cuore eccitato, ed anche tutto il suo corpo aveva preso a tremare in modo quasi violento.Fino ad allora aveva goduto delle mie carezze in silenzio, rotto solo da rochi sospiri sempre più accentuati che ora si stavano trasformando in veri gemiti e la sua voce fu quasi irriconoscibile quando mi disse:”basta … Piera … ti prego … fammi venire … subito … segalo … succhialo, fai quello che vuoi, ma fammi sborrare … per favore!” Mentre implorava, con voce strozzata, aveva staccato una mano dall’appoggio, e cercava di spingermi la testa verso il basso, agitando contemporaneamente il bacino in un movimento inteso a facilitare il suo orgasmo.Mi sottrassi alla manovra e gli riportai la mano dietro la schiena, abbandonando improvvisamente a se stesso il suo palpitante uccello.Mi avvicinai al viso sussurrandogli suadente:”resisti ancora un po’ … dai, stai calmo … ti farò sborrare … vedrai come sborrerai … ma non aver fretta di … godere … “”sì, ma sto impazzendo dalla voglia … ti prego …”, non finì la frase perché le mie labbra si posarono sulle sue e, cingendolo al collo, lo feci sfogare in un bacio lungo e libidinoso che mi lasciò la bocca dolorante.”Piera …” sospirò ansimando quando mi staccai “sei una … amante eccezionale, non avrei mai immaginato di essere … amato così … intensamente da un … da te!”Mi alzai e per tutta risposta lo guardai intensamente, facendo trasparire dai miei occhi tutta la lascivia che provavo, promettendogli con quello sguardo vizioso un piacere che forse non aveva mai sperimentato. Poi, passandomi la lingua sulle labbra ed abbassando lo sguardo tra le sue gambe, mormorai:”e adesso … tocca a te … arrivo mio bel cazzone!””Sììì … sì … ti piace … vero? Dai … succhiamelo!” Esclamò in un raptus di mascolino orgoglio. In realtà il suo organo era del tutto normale, bello, certamente, ben proporzionato, con il glande gradevolmente ruvido e la corolla ben sporgente dall’asta, sicuramente piacevole al tatto ed in bocca, attraente nella sua maschia erezione, con le pulsanti vene in forte evidenza, un potente richiamo erotico nel complesso, ma niente d’eccezionale quanto a dimensioni e sentirselo chiamare “cazzone” dalla mia voce passionale, lo riempì di manifesta soddisfazione. Gli accarezzai lo scroto con una mano, la pelle era talmente tesa che i testicoli erano come pressati al suo interno, quasi tutt’uno con l’asta che svettava sopra. Gli appoggiai l’altra mano sulla pancia e mi chinai con la testa verso il glande, dischiusi le labbra ben umettate di saliva e le appoggiai sulla punta, scivolando lentamente in avanti, tenendole strette quel tanto che bastava a farlo entrare dandogli l’impressione che stesse forzandomi la bocca per penetrarmi.Mi fermai quando la cappella fu tutta dentro e l’accarezzai con la lingua prima di riprendere l’introduzione fino a sentirmela contro il velo pendulo. Trattenni lo spontaneo moto di rigurgito e subito dopo deglutii decisamente avvolgendogli la cappella con la molle epiglottide.Emise un soffocato gridolino di sorpresa per il “gola profonda” che non si aspettava e che, forse, non aveva mai provato; gridolini che subito dopo trasformò in forti gemiti di godimento per quell’inusitato contatto carnale. Mi sentii afferrare la testa dalla sua mano che si strinse sui miei capelli, mentre dalla sua bocca continuava ad uscire il lamento del suo intenso piacere.Gli praticai quell’ingoio particolare diverse volte, fermandomi ogni volta abbastanza per respingere i miei conati e per fermare la sua sempre più incipiente eiaculazione, sorda alle sue invocazioni di … orgasmo, finché non lo sentii contorcersi per quel piacere stimolato, ma non appagato che stava provando, mentre le sue suppliche si alternavano ad insulti ed a richieste rabbiose di farlo venire.Allora serrai la bocca sull’asta ed iniziai a pompare senza più interrompermi, dalle labbra alla gola e ritorno, mentre con la mano gli accarezzavo amorevolmente le palle, spingendo le dita verso il solco tra le natiche, solleticandogli lo sfintere con la punta del medio, con tocchi via, via più decisi, provocandogli nuovi brividi d’inusitato piacere, finché lo sentii irrigidirsi ed urlare:”aaaah! Finalmente! … Vengo … adesso ti affogo … di sborra!”E veramente corsi il rischio che mi andasse di traverso, era proprio tanta, calda e all’inizio liquida, poi sempre più densa, sembrava non finire mai.Già dopo i primi fiotti avevo la bocca piena e mentre lo toglievo un attimo per deglutire, mi schizzò sulle labbra, lo rimisi subito dentro per succhiarlo, ma continuava a spruzzare da solo e ne ebbi ancora la bocca piena, dovetti inghiottire nuovamente e di nuovo mi bagnò sul viso, lo ripresi in bocca e finalmente riuscii a tenercelo perché i fiotti spontanei infine cessarono. Potei, allora, iniziare a succhiarlo con le labbra, percorrendogli l’asta con le dita per estrargli fino all’ultima goccia di sperma che spazzai via con la lingua ed inghiottii con voluttà, facendolo impazzire per un godimento cos’intenso da sembrargli inappagabile.”Ooooh! Piera … dai … tesoro … ancora … ancora … succhia ti prego … succhiami l’anima! … Un bocchino così non l’avevo mai provato! Mi fai … impazzire!”Glielo succhiai ancora un po’, inghiottendolo di tanto in tanto, adesso non era più duro come prima, ma sempre gradevolmente turgido. Poi lo tolsi dalla bocca e mi rialzai indolenzita ed anche lui scese da quella posizione ormai scomoda, rimanendo in piedi davanti a me. Presi a masturbarlo lentamente, mentre con la lingua mi leccavo il suo sperma che avevo sulle labbra e con le dita dell’altra mano mi pulivo quello sul viso, assaporandole poi con ostentato piacere. Sapevo che quei gesti di bramosia nei confronti del suo liquido seminale lo avrebbero eccitato di nuovo e ne ebbi conferma dal suo membro che s’infiammò di nuovo turgore.Continuai a fargli una lenta sega, mentre mi avvicinavo al suo viso per fargli provare una nuova sensazione: il bacio con la bocca ancora intrisa dei suoi umori.Quando avvicinai le labbra ebbe un moto di … incertezza, ma non mi respinse, tuttavia non aprì subito le sue, che cedettero, però, sotto la mia decisa pressione. Non appena ebbi libero accesso, v’introdussi la lingua e con essa quello che avevo in bocca: saliva mista al poco sperma che prima avevo leccato dal mio viso. Pur se scarso era comunque sufficiente a fargliene sentire il sapore, e preda, oramai, della mia contagiosa libidine, corrispose al mio vizioso bacio con trasporto, mentre il suo cazzo tornava al primitivo splendore.Continuammo a baciarci con avidità, mentre lui con una mano mi palpava il seno e con l’altra la coscia ed i glutei, non osando, però, d’arrivarmi sul pube! Io lo tenevo pressato alla mia bocca da dietro la nuca, accarezzandogliela, con la mano frusciante tra i capelli, seguitando a masturbarlo in mille modi: ora tirandolo, ora scappellandolo, stringendolo con forza od accarezzandolo con tenerezza, afferrandolo con la mano dritta o di rovescio, accanendomi a volte sulla cappella altre sull’asta.Quando capii che era pronto per un nuovo orgasmo mi staccai, lo guardai un attimo negli occhi, che vidi smaniosi di sesso, e mi girai volgendo il sedere verso di lui. Lentamente mi abbassai e mi tolsi le mutandine ed il tanga, poi mi chinai sul bordo del pozzetto con la testa appoggiata di lato sulle braccia e le natiche offerte al suo cazzo eccitato.”Per favore … mettici un po’ di saliva … prima …” gli dissi in un sussurro.Deglutì eccitato e mi guardò accarezzandosi il membro, pregustandone l’introduzione, poi si chinò, mi sentii aprire le chiappe e quindi avvertii qualcosa di caldo e penetrante che vi si introduceva: era la sua lingua che mi stava umettando lo sfintere! Uhm! Il godimento mi pervase dal sedere al resto del corpo dandomi un fremito di piacere. Mi deliziai di quelle inattese, dolci linguate e quando ebbero fine ero ben lubrificata e pronta ad accoglierlo.Lo vidi rialzarsi, prelevare la saliva con le dita dalla sua bocca e cospargersi la cappella, poi mi aprì le natiche con una mano, mentre immaginai che con l’altra impugnasse l’asta per dirigerla verso di me. Un attimo dopo, infatti, mi sentii di nuovo penetrare lo sfintere, ma da qualcosa di più consistente della lingua!Lo spinse con decisione e, data la sua modesta dimensione, sarebbe entrato troppo facilmente, perciò cercai di rendergli la cosa più difficoltosa, e sensuale, stringendo il circoletto anale. Lo sentii premere con più forza ed allora, pian, piano, allentai i muscoli consentendogli una progressiva introduzione.Quando lo giudicò ben dentro, tolse la mano dal sedere e con entrambe mi abbracciò ai fianchi, quindi con un’ultima spinta entrò del tutto. Adesso potevo rilassarmi e godere delle piacevoli e ben note sensazioni che provavo nell’essere inculata: quel senso di riempimento delle viscere, quello strusciare della carne dura tra le chiappe ed attraverso l’orifizio, … mancava, solo, la lussuriosa sensazione di sfondamento che dà un cazzo di notevoli dimensioni, accompagnata dagli strani brividi per tutto il corpo che procura.Andrea, in ogni modo, sopperiva alla mancanza di quantità con la qualità! Il suo cazzo non era grosso, ma duro sì e lui lo usava con perizia, portando i colpi con metodo, tutti fino in fondo, fino ad urtarmi le natiche con il pube e quando il ritmo divenne più frenetico per il sopraggiungere dell’orgasmo, lo incitai:”sììì … Andrea … dai … sfondami tutta … cosììì dai … fammi sentire il tuo cazzone … riempimi il culo di sborra … dai … dai …””uhmm … ti piace essere inculata … eh! A me il tuo culo mi da i brividi … uhm è … è … un guanto … morbido … caldo … uhm … adesso te lo riempio di sborra … come la bocca … eccomi … vengo …”.Mugolando e pompando freneticamente mi scaricò nella pancia un’altra buona dose di sperma, poi rallentò le spinte fino a cessarle, ansimando. Riprese ancora a dare qualche lento colpo, finché non si senti del tutto vuoto ed appagato. Quando si tolse, si appoggiò al bordo sfinito. Mi rialzai anch’io e mi girai verso di lui mostrandogli il mio cazzo moscio, che guardò con curiosità, ma anche, con una certa ansia, incerto sul da fare. Avevo capito la causa della sua preoccupazione, ma non gli dissi nulla, per lasciarlo cuocere un po’ nel suo brodo! Recuperai dei fazzolettini di carta da un vano portaoggetti e li usammo per pulirci. Intenti in questa operazione, si decise lui ad esprimere i suoi dubbi, e la prese alla larga:”ma … tu Piera … non hai … goduto!””Beh se intendi un vero orgasmo … no … in queste condizioni …” ed indicai il mio insensibile aggeggio “non riesco certo ad averlo, però ho goduto … mentalmente … anche per il piacere che ho dato a te … almeno spero …””accidenti se mi hai fatto godere … è vero che venivo da una settimana d’astinenza, ma ho fatto due … sbrodolate … che non avrei mai immaginato! … La prima … poi … non pensavo che con la … bocca … si potessero fare … cose … così … eccitanti!”Nel frattempo avevo iniziato a rivestirmi e mentre mi sistemavo il tanga, lui, chiaramente più tranquillo per lo scampato pericolo, commentò:”è proprio una bella trovata quella lì, … sembra proprio … sembri proprio una … donna … anche lì davanti, … ma come può, eccitata come sei, essere così moscio!””Non è sempre così … adesso prendo delle pillole per averlo … insensibile, ma altrimenti è … un cazzo normale … anzi avrei proprio voglia anch’io di qualche bella sborrata!”Lo guardai e lo vidi di nuovo impensierito, ma lo tranquillizzai subito:”ehi! Non preoccuparti … innanzitutto adesso … non funziona, ma anche avesse funzionato non te lo avrei chiesto … non mi sembri il tipo!””Beh … veramente … non ho mai provato, ma penso non mi piacerebbe proprio … anche se, devo ammettere, che non sapendo che non ti funzionava, temevo che in qualche modo avessi dovuto ricambiare … ehm … le tue attenzioni … facendo godere anche te … ero preoccupato, sai, … ma la voglia di fare sesso con te è stata più forte … di tutto il resto!””Ti sei angosciato per nulla! … Anche se fossi stata in grado di avere un orgasmo, non te l’avrei mai chiesto e l’avrei accettato solo se tu l’avessi fatto di tua iniziativa e ben disposto! Chiederti una cosa simile … sarebbe stato come chiederti di essere pagata! Io faccio sesso solo perché mi piace e con chi mi va di farlo e la cosa deve essere assolutamente reciproca!””Ok! Piera sei davvero … grande … una gran gnocca …” aggiunse sorridendo con aperta simpatia “fuori e … anche dentro, nelle tue idee!””Grazie del complimento!” Gli risposi e ci avviammo verso la sottocoperta. Quando entrammo nella cabina del ponte mi fermò e mi disse:”come mai sei voluta venire quassù? Avevi paura che ci sentissero gli altri?””Sì … e per come hai urlato un paio di volte … ho l’impressione che ci abbiano sentito lo stesso! Pazienza … che pensino pure quello che vogliono!””T’importa così tanto del giudizio degli altri?””Beh un po’ … sì certo … ma in questo caso più che il giudizio … è che … non vorrei scatenare la libidine di tutti … oh siete in quattro … col ragazzino!””E allora? … Non penserai mica che ti salteranno addosso per violentarti, no! Se tu non vuoi … si calmeranno da soli!””Già … ma se, invece, insistono … magari gentilmente … come hai fatto tu? Hai visto come mi sono eccitata subito?” Gli risposi con ostentata … inquietudine.”Ah! Ma allora tu … temi la tua voglia … più che quella degli altri! … Uhm! Se non hanno il cervello bacato dai preconcetti nei tuoi confronti … ne vedremo delle belle, prima di tornare a casa!”Scendemmo in silenzio le scale e quando fummo davanti alla mia cabina mi sussurrò:”posso darti il bacio della buonanotte?”Feci un cenno di assenso e dischiusi le labbra alle sue che m’infilò la lingua in bocca, prima di staccarsi ed allontanarsi, sorridendomi, verso la porta della sua cabina.
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