Il gioco Mattina pigra, da mandare affanculo il mondo e starsene a letto un po’. A giocare. A fare l’amore. Sono quasi le dieci. Peccato che Luca non ci sia. E’ così vuota la casa senza di lui: mi manca. E quando è qua mi dà sui nervi perché invade la mia libertà. So di avere fatto un errore ad andare a letto col mio migliore amico. Adesso viviamo insieme imprigionati fra il ricordo di una grande amicizia, la consapevolezza di sapere come ci piace il sesso e il totale spaesamento dei sentimenti. Lo amo? Me lo chiedo tutti i giorni. Vorrei un figlio da lui. Questo si. Ho sempre pensato che sarei diventata mamma prima dei trenta e forse è meglio darsi una mossa. Luca sarebbe un buon padre. Ha un caratteraccio, certo, ma se può ti mette il cuore in mano. Io invece l’ho chiuso in una matrioska di pensieri. Dopo la storia con Davide mi sono concessa un periodo di assoluto menefreghismo ed ecco dove mi ha portata: su questo letto in una mattina di sole ad avere un bisogno lacerante di fare l’amore. Sono costretta ad alzarmi dal letto per sbirciare chi mi ha appena mandato un sms. Un messaggio anonimo da internet che recita testualmente: sei bellissima stamattina. Penso che qualcuno abbia sbagliato numero e mi guardo allo specchio: devo lavarmi i capelli. Mi concedo un bagno profumato di cocco e accendo la radio come sottofondo alle mie associazioni mentali che lascio libere di vagare. Penso a Luca e al bacio di arrivederci prima che partisse per questo maledetto viaggio di lavoro. Cos’è mai questa insoddisfazione, questo fremere del cuore, questa impossibilità a restare ferma? Esco dalla vasca sgocciolando e mi asciugo freneticamente i capelli. Il cellulare mi avverte di un altro sms. Ancora da internet da mittente sconosciuto: li ho osservati i tuoi occhi, sono come uccelli in gabbia. Stupidamente guardo fuori dalla finestra del bagno, come se lo sconosciuto potesse essere dall’altra parte della strada a strapparmi dalla mia privacy. Ancora con l’accappatoio addosso vado in cucina a prepararmi un’insalata con un po’ di pollo freddo. In televisione danno uno di quei film anni sessanta che ti lasciano sempre con un sorriso sulle labbra. Lo guardo distrattamente mentre annaffio le mie orchidee. Tutu tutu: non preoccuparti è solo un gioco. In effetti non sono per niente preoccupata come dovrei ma piuttosto eccitata all’idea di avere un ammiratore segreto. Inconsciamente mi rivesto mettendo la mia biancheria intima migliore e niente altro mentre mi aggiro per casa abbattendo granelli in polvere immaginari. Ogni tanto sbircio il display del telefonino per essere certa di non perdermi un nuovo messaggio. Dovrei andare a fare spesa, dovrei anche passare in banca per il fondo pensione, dovrei pure lavorare un po’ alle ultime traduzioni. Tutu tutu: il nostro incontro avverrà stasera alle 22. Il cuore mi sale fino in gola e vorrebbe uscire dalle labbra. Deglutendo lo ricaccio al suo posto e mi chiedo cosa sarà. Chi sarà. Un amico che vuole farmi uno scherzo. Una collega invidiosa. Uno squilibrato. Uno che non so cosa voglia da me. Accendo il computer per scaricare posta: solito spam e una mail sbrigativa di Luca che mi manda una sua foto sullo sfondo della costiera amalfitana. Bello essere un giornalista. Luca. Sono quasi due ore che non penso a lui. Non so se esserne contenta o preoccupata. Tutu tutu: indossa una gonna con lo spacco laterale: voglio vedere le tue gambe. Corro subito in camera a rovistare negli armadi. Una gonna del genere l’avevo indossata per il matrimonio della mia migliore amica. Avevo fatto faville in rosa e nero. Eccola, un po’ stropicciata, sperando mi entri ancora. La provo trattenendo un po’ il fiato per chiudere la cerniera e. tutto a posto: calza ancora a pennello. Aderente ed allusiva nella giusta maniera. Preparo asse e ferro e la stiro a perfezione approfittando per smaltire un po’ di scorta di camicie di Luca. Tutu tutu: metti un paio di sandali col tacco e lascia sciolti i capelli. Sa anche che ho i capelli lunghi e che sono solita legarli. Mi conosce. Forse lo vedo tutte le mattine al bar. Oppure è una delle persone che incontro in ascensore quando vado alla casa editrice. No no, ecco di chi si tratta: è quel ragazzo che ogni giorno mi apre la porta dal giornalaio e mi saluta dandomi del lei e facendomi sentire tanto vecchia, quello con gli occhi azzurri come l’acqua. Se è lui sono fortunata, ha le mani forti, come quelle che piacciono a me. Tutu tutu: la scollatura deve essere generosa ma non sfacciata, mi piace il tuo seno. Abbasso lo sguardo e mi osservo attentamente. Potrei mettere un po’ di quella crema rassodante ed emolliente che ho preso in offerta al supermercato qualche settimana fa. L’avevo acquistata con l’intenzione di farmela spalmare da Luca ma poi una volta ero stanca io, un’altra era a terra lui, l’altra volta ci siamo assaltati sotto la doccia, un’altra ancora ci è bastato sfiorarci dopo due giorni di lontananza e la crema è sempre rimasta in un cassetto. Opto per una camicetta leggera ed aderente da portare senza reggiseno. Tutu tutu: metti il profumo che tra poco ti consegnerà il corriere. Tempo qualche minuto e sento suonare alla porta. Un ragazzino con la divisa sbilenca dei pony express mi consegna adorante un pacchetto rosso e un mazzo di stupende gerbere arancioni. E così come è arrivato se ne và. Il profumo non è di nessuna marca nota ma ha una fragranza fresca e floreale. Lo vaporizzo nella stanza e attraverso la nuvoletta cadente sentendomi subito a mio agio in questo aroma. Ha un profumo rilassante. Tutu tutu: prendi l’auto e vai fino al parcheggio del poggio. Il poggio è la zona più romantica della città, quella con la vista mozzafiato, dall’alto della collina si vedono tutte le luci sfavillanti, un posto da coppiette. Lo stomaco inizia a farmi le bizze e sinceramente l’eccitazione si fa viva anche in altri parti del corpo. Mi sento il seno più turgido del solito e sento le mutandine umide di desiderio. Tutu tutu: assaggerò tutto di te. Prendo l’auto e mi avvio attraverso il traffico cittadino. In coda ad un semaforo, in un lampo di lucidità, chiamo Lisa, la mia migliore amica, per avvertirla di cosa sto facendo. “Sei sicura?” mi chiede allarmata. “Per niente” le rispondo ” ho solo voglia di giocare un po’. Voglio sapere cosa mi perdo stando con Luca.” “Ti ricordo che voi non state insieme ma vivete solamente insieme. Sono parole tue Dada.” “Ti voglio bene Lisa.” “Anche io scema.” Tutu tutu: vai davanti alla fontana e affacciati al parapetto guardando sempre la città. Parcheggio un po’ distante e mi osservo intorno. Nella penombra del tramonto ormai passato di giugno non riesco a riconoscere nessuno. Le persone sembrano tutte farsi gli affari propri e quasi non si rendono conto di quello che sto vivendo io. Le emozioni che mi sfuggono, le mani che tremano di anticipazione, la gola secca, le gocce di sudore appena sopra alle labbra. Tutu tutu: chiudi gli occhi tra poco sarò da te. Obbedisco immediatamente. Metto in allerta l’udito. Sento i passi lenti farsi strada sulla ghiaia fine. Percepisco il suo calore dietro la mia schiena. Il suo respiro lieve che si fa strada fra i miei capelli. Vengo avvolta dal suo odore. Un buon odore di maschio e di pulito, familiare. Le sue mani si posano sui miei fianchi e la sua bocca incontra il lobo del mio orecchio. Dapprima lo bacia circospetto poi si fa più audace quando piego leggermente il collo per agevolare l’approccio. La lingua è curiosa del mio orecchio. Il miscuglio di sensazioni mi sta facendo diventare lo stomaco un frappè. Le sue mani avanzano dai fianchi e salgono fino al seno, e sembrano fatte proprio per avvolgerlo delicatamente. Si stringe più ancora a me, è alto, sento il suo desiderio contro la schiena. Ho una voglia incredibile di aprire gli occhi, ma se li apro finisce il gioco. Sento il suo respiro crescere d’intensità contro il mio lobo ormai liquefatto. Le sue dita giocano con il primo bottoncino della camicia e cercano il contatto con la pelle morbida. Mi rendo conto di avere paura. Di quello che provo. Di quello che potrebbe succedere. Delle conseguenze di un momento. Quasi urlando per strapparmi a quel sogno reale fuggo via ancora ad occhi chiusi. Solo arrivata all’auto, con i sandali in mano e un tacco rotto, ho il coraggio di guardarmi indietro. La suggestione a volte tira brutti scherzi. Tra le tante persone indifferenti mi sembra di scorgere il volto di Luca. Metto in moto l’auto e ritorno mestamente a casa. Niente più tutu tutu. Mattina pigra, da mandare affanculo il mondo e starsene a letto un po’. A giocare. A fare l’amore. Sono quasi le dieci. Luca è qui al mio fianco. E’ così bella la casa quando c’è lui. Allungo una mano verso il suo calore, lo tocco con calma, voglio giocare con il suo corpo per tutto il giorno. Liviana
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