Un altro pomeriggio uggioso passato in casa per tentare di imprimere nella mente tutti quei casi latini. Un inferno e ad aumentare la tortura ci si metteva pure un caldo insopportabile, di quelli che ti fanno sudare e boccheggiare anche solo per un respiro più profondo. Oramai irritata e accaldata, scesi in cucina per cercare un po’ di refrigerio in qualche te ghiacciato o succo di frutta fresco. Uhm già aprendo il pesante sportello grigio, il mio corpo ebbe un brivido. Con gli occhi cercai qualcosa per rinfrescarmi… coca-cola, nestea, succo d’arancia, c’era solo l’imbarazzo della scelta. Mi attardai un po’ e mi avvicinai ancora di più al frigo. L’effetto fu davvero delizioso. Aprii anche la piccola cella frigorifera e ci affondai il viso madido. Dentro, fra una bistecca e un delle verdure surgelate, c’erano tante palline di ghiaccio in un sacchetto. Fui subito presa da una voglia irrefrenabile di strisciarli sul corpo bollente, così ruppi l’involucro e ne tirai fuori due. Li passai sulla fronte, sulle tempie, sulle gote, sulle labbra e poi anche sul collo. Senza pensarci due volte presi a spogliarmi completamente, rimanendo nuda davanti al frigo. Dato che i cubetti si scioglievano in fretta ne presi subito altri due ed eccitata li passai nell’incavo dei seni, poi sulle piccole montagnette sode ed infine sui capezzoli. Wow che sensazione… si erano drizzati in un attimo e quell’insolito massaggio li rendeva molto sensibili. Continuai con altri due, poi decisi di spingermi oltre. Aprii il contenitore del burro e con l’indice della mano destra ne prelevai un po’. Anche questo era freddo. Poi mi accovacciai per terra, come quando si fa la pipì su una turca, in modo che le parti intime fossero ben in evidenza e ben aperte. Con il dito carico di burro, mi avvicinai al buchetto posteriore che era dilatato dalla posizione e ve lo depositai sopra, iniziando un lento massaggio. L’effetto fu esattamente quello dei cubetti sui capezzoli, ma molto più intenso. Infatti la pasta untuosa ci mise un po’ a scaldarsi e così la strofinai insistentemente sulle pieghette e sull’anello tenero, che si stava lubrificando ben bene. Inserii facilmente due dita per aumentare la tensione e il piacere, iniziando un massaggio interno. Scivolavano tranquillamente dentro e fuori, guidate dall’unto e dalle spinte che davo loro. Uhm che goduria, ne avrei preso volentieri un altro pezzetto, ma sarebbe stato troppo antigienico! Mentre ero ancora chinata mi venne un’idea brillante, mi alzai con le due dita ancora ben piantate dentro lo sfintere e presi un cubetto di ghiaccio. Mi riaccoccolai a terra, tolsi con malavoglia le dita e appoggiai sul pertugio il cubetto. Ah…incredibile… che fresco! Senza perdere tempo, altrimenti si sarebbe sciolto, lo spinsi con decisione dentro, facendolo seguire dal mio dito. Uhm, l’introduzione non era stata indolore, il cubetto, per quanto piccolo, aveva una certa circonferenza e delle asperità che avevano graffiato la tenera carne. Non ci potevo credere avevo un cubetto di ghiaccio nel retto! L’effetto fu immediato e un fresco mi invase internamente, passando le sensazioni anche alla vagina bollente. Avvicinando infatti il palmo della mano, potei costatare che abbondanti umori avevano bagnato i peli e colavano leggermente. Aprii le grandi labbra ed eccitata dai precedenti trattamenti, iniziai un lento dentro e fuori con tre dita, non dimenticando ogni tanto di sollecitare il clitoride. Non volevo sovreccitarlo per ritardare l’orgasmo! Dopo alcuni secondi iniziai a sentire delle perdite dal posteriore… il cubetto si era sciolto e la posizione facilitava la discesa dell’acqua. Incurante della piccola pozza sotto di me, mi rialzai e presi altri due cubetti di ghiaccio. Ormai pratica, avvicinai il primo allo sfintere e spinsi dentro con forza. Ah che male! Anche questa volta cercai di portarlo più su possibile con il dito, poi appoggiai l’altro alla vagina e lo introdussi fino al collo dell’utero… o quasi! Che sensazioni strane e nuove. Sentivo che dentro si stava scatenando qualcosa e ripresi a masturbarmi il clitoride… l’orgasmo era davvero troppo vicino accidenti! Non volevo terminare il mio divertimento e allora mi alzai e mi versai un po’ di te freddo. Ora l’acqua non più ghiacciata, non scendeva solo dal retro ma anche dal davanti. Anzi, qui, non trattenuta minimamente colava lungo le cosce fino ai piedi. Calmati i bollenti spiriti con qualche sorso di tè cercai qualche altro giochetto nel frigorifero…dunque con cos’altro mi sarei potuta divertire? Cetriolo… troppo banale! Banana… altrettanto banale! Nella cella frigorifera vidi qualcosa che stuzzicava la mia immaginazione. C’erano dei ghiaccioli… non quelli classici, bensì dei “Polaretti” dalla forma più allungata e stretta. Ecco trovato! Ne presi uno alla fragola e lo scartai, poi mi accucciai per terra come prima, aprendo i miei due orifizi. Iniziai con l’appoggiare il ghiacciolo nella vulva bollente e vischiosa, cercando di introdurre la punta. Ovviamente dovevo essere estremamente delicata perché si sarebbe potuto rompere in un attimo e allora… addio divertimento! Realizzai subito che la soluzione migliore era rotearlo e non spingerlo, e così iniziai. Tutte le pareti vaginali si stavano raffreddando e così anche il mio corpo. Con non poca pazienza e grazie all’arrotondamento naturale del ghiacciolo dovuto allo scioglimento, riuscii a farlo entrare per una buona metà. Purtroppo non potevo muoverlo, ma quell’ingombro e quella temperatura mi eccitavano da matti, tanto che il mio clitoride era di nuovo gonfio e desideroso di attenzioni. Non gliene diedi troppe perché dovevo ancora provare un’altra cosa. Lentamente estrassi il “Polaretto” dalla mia vagina. Lo guardai incuriosita, aveva preso una forma davvero strana, ma si era sciolto troppo e non era più resistente come all’inizio. Allora mi rialzai con tutto il liquido rosso e appiccicoso che mi s’incollava addosso e al pavimento, ne presi un altro verde e lo scartai. Ora spettava al mio intestino ricevere un po’ di fresco no?! Accucciata appoggiai la punta allo sfintere ancora unto per il burro e iniziai a rotearlo. Il massaggio non mi dispiaceva, ma a lungo andare il troppo freddo rendeva la parte trattata un po’ troppo insensibile. Allora decisi di passare all’azione e cercai di introdurlo. L’operazione non fu facile anche perché dovetti sforzare l’anello di carne come per andare in bagno e questo fece uscire l’acqua rimasta dai cubetti di ghiaccio. Mi concentrai e cercai di dilatarlo il più possibile senza incappare in indesiderate perdite. Al massimo cercai di fare un po’ di forza sul ghiacciolo che continuava a sciogliersi assottigliando la sua dimensione. E vai… stava entrando! Lentamente ma entrava! Ero al settimo cielo e anche se provavo un po’ di fastidio andai avanti, sempre lentamente e sempre con tanta pazienza…e lussuria! Beh, alla fine del gioco riuscii ad avere tutto il “Polaretto” dentro il mio retto. Rimaneva fuori solo il bastoncino. Dall’intestino mi arrivavano brividi di freddo che si propagavano al tutto il corpo. Sfortunatamente ora la zona era completamente anestetizzata. Poco male, avevo tutto il pomeriggio per riaccendermi!! Ora volevo andare oltre e così piano piano mi rialzai. Ops… qualcosa si era spezzato! Per niente intimorita sentii che un pezzo del ghiacciolo si era rotto e allora tirai per il bastoncino ed estrassi ciò che rimaneva, stringendo bene il buchetto subito dopo. Ecco, ero in piedi e sentivo dentro di me l’intruso che si scioglieva e mi rinfrescava tutta! Facendo attenzione a non scivolare nella pozza di liquido che si era formata a terra mi spostai dal frigo richiudendolo. Non ero soddisfatta e il clitoride richiedeva attenzioni sempre più insistentemente. Ancora nuda e ancora in cucina, armeggiai un po’ nei cassetti fino a trovare un tappo di sughero per bottiglie di spumante. Sempre piena di idee bizzarre, sporgendo il posteriore e aprendomi le natiche cercai di introdurlo… ovviamente dalla cappella del fungo e non dal gambo! L’operazione non fu facile e dovetti accucciarmi nuovamente. Aiutato dalla mia spinta il tappo mi entrò dentro con un plop e tenne dilatate le pieghette dell’ano, facendomi provare un po’ di fastidio. Allora mi rialzai e da in piedi cercai di introdurre due dita nella vagina, bagnandole di umori, per poi passarle aritmicamente sul clitoride gonfio. Entravano, uscivano, risalivano e titillavano…non dovetti aspettare molto che già le prime contrazioni dell’orgasmo mi raggiunsero. Trattenni il fiato per prolungarle e strinsi le chiappe per aumentare il piacere. Uhm che godimento! Il mio corpo si contorceva dal piacere, allora, come presa da un raptus da eccitamento, mi accovacciai e inizia a spingere con lo sfintere. Il tappo l’avrei tolto in seguito aiutandomi con le spinte e con le mani, ma ora volevo che uscisse da solo! Oddio che male… non ne voleva sapere di uscire, la cappella era troppo larga e senza una presa alla base non ce l’avrebbe fatta. Non mi diedi per vinta, nemmeno il dolore crescente mi fece desistere. Ero troppo eccitata, sentivo ancora la vagina pulsare, il clitoride ergersi fra le grandi labbra… Ebbi un’idea. Presi un bel respiro e tornai a masturbarmi lentamente mentre continuavo a spingere e a spingere più forte… prima o poi sarebbe uscito! Passato completamente l’effetto ghiaccio, ora l’anello di carne mi doleva da matti ma non per questo mi sarei arresa. Non so quanti orgasmi ci sarebbero voluti, ma sarei riuscita ad espellere il tappo da sola. Il primo stava già arrivando. Proprio in concomitanza con la prima contrazione vaginale, diedi una spinta più forte delle altre e allora, violando le carni tenere il sughero fu sparato via sonoramente insieme ad una buona dose di “Polaretto” sciolto. Il dolore forte provato, mescolato all’eccitamento e a non so che di bestiale, mi scaricò nel basso ventre delle emozioni talmente intense che persi l’equilibrio e caddi a terra, in preda ad un orgasmo folle. Lo lasciai passare godendone ogni istante, poi mi rialzai e, con il posteriore dolorante rimisi a posto la cucina.

