Claudio rientrò in camera trasognato e tutto soddisfatto di una scopata così goduriosa per giunta con la professoressa più arrapante del liceo, cosa che gli sembrava da un lato un episodio nel genere delle classiche commedie erotiche anni ’70, dall’altro un’impresa eroica per la quale sarebbe entrato per sempre nei cantari epici del Liceo Marconi.Ma una visione assolutamente inattesa lo sorprese aprendo la porta della stanza. Filippo nudo (aveva solo il cappellino nero con la visiera e la collanina che portava sempre al collo) si masturbava lentamente sul letto; le gambe aperte e le chiappe leggermente sollevate in alto mostravano chiaramente il foro anale; la mano destra circondava scappellandola ritmicamente un’erezione tozza ma di forma molto armonica e piacevole a vedersi che curvava dolcemente verso l’alto; la mano sinistra invece stringeva un paio di mutande che Claudio riconobbe essere di Federico tenendole sul viso. Filippo immergeva con voluttà naso e bocca negli slip sporchi e annusava e leccava.- Ma che cazzo stai facendo? – urlò Claudio piuttosto sorpreso. Poco dopo però fu ancora più sorpreso di constatare che Filippo non era solo nella stanza, ma che c’era anche Federico, anch’egli completamente nudo. Era in piedi immobilizzato: una corda fissata ad un gancio sul soffitto gli stringeva i polsi e lo costringeva a tenere le braccia dritte verso l’alto; un’altra corda gli legava le caviglie. – Mi sto divertendo un po’, come voi due ieri sera, non si può? -Claudio continuava a guardare interrogativo ora l’uno ora l’altro dei suoi compagni di stanza, finché Filippo gli indicò il piccolo scrittoio vicino alla porta. Claudio vi si diresse e comprese tutto: sullo scrittoio infatti erano disposte numerose foto evidentemente scattate da Filippo la sera prima al suo rientro in camera: ritraevano Claudio e Federico mentre dormivano nudi, teneramente abbracciati nel letto dove si erano sollazzati allegramente; in alcune si potevano notare le verghe dure dei maschietti strette nei reciproci pugni e la sborra versata sul petto di entrambi; addirittura un inconfondibile grumo di sborra colava dalla guancia di Claudio.- Allora che ne dici? – riprese Filippo con voce suadente – non mi sembra un patto sconveniente: voi fate quello che vi ordino e io vi do le foto e i negativi. Sennò se preferite ne spedisco una copia ai vostri genitori, alle vostre ragazze, a tutti i professori della vostra classe, al preside e poi ne distribuisco varie copie per la scuola. Federico ha accettato il patto, e tu? -.Claudio rimase un po’ in silenzio, poi in un sibilo rispose: – Ok -.Filippo gli ordinò di spogliarsi lentamente e intanto si masturbava contemplando il maschio che si sfilava maldestramente gli abiti palesando il fisico giovane e prestante. La rudezza svogliata con cui Claudio, costretto dal ricatto, infastidito dal dover passivamente abdicare alla sua virilità nel momento in cui più ne andava fiero per il successo di poco prima, e per giunta sessualmente appagato dalla scopata e dunque per niente arrapato, si denudava, non faceva che eccitare di più Filippo, il quale godeva solo all’idea di piegare al suo volere e di asservire al suo piacere quel pischelletto impertinente. Filippo infatti non era gay, anzi il suo fisico muscoloso e l’età maggiore degli altri (aveva 21 anni e ripeteva per la terza volta il quinto liceo) bastavano a garantirgli frequenti scopate con le ragazze più desiderate della scuola, tuttavia non disdegnava nemmeno “quitter la dame” di quando in quando. Adesso l’occasione gli era sembrata troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire tanto più data la bellezza dei due maschietti in questione e soprattutto perché così avrebbe potuto sottomettere totalmente quel ragazzo troppo spavaldo, facendogli vedere chi comandava veramente.In breve Claudio fu tutto nudo dinanzi a Filippo sempre più intento a masturbarsi. Lo sguardo ancora svogliato e malcelatamente impaurito, il peso scaricato sulla gamba destra, le braccia distese lungo i fianchi, il corpo liscio e armonico, con una muscolatura delineata ma non imponente, il pene piccolo e flaccido naturalmente esposto rendevano quella figura simile ad una statua greca d’adolescente, lo si sarebbe potuto dire un Narciso, un Orfeo o forse un Ganimede. Filippo smise di masturbarsi e, levatosi del letto, iniziò a passeggiare attorno alla sua preda. Prese in mano l’uccellino e lo scappellò amorevolmente. Iniziò a scappellarlo ritmicamente scoprendo e ricoprendo la rosea cappella di Claudio, ma sorpreso dovette constatare che l’uccello sembrava assolutamente insensibile.- Ma non ti si rizza più? Eppure ieri sera mentre te lo stringeva il tuo amichetto era più vivace questo oggettino qui, o no? -Claudio non rispose. Filippo smise l’inefficace manipolazione e riprese a girare intorno a Claudio. Quando gli fu dietro gli afferrò le chiappe e gli si appoggiò col bacino violentemente. Il cazzo eretto di Filippo, dritto verso l’alto si collocò in posizione verticale tra le natiche di Claudio che, con un brivido, presagì quel che sarebbe successo di lui. Poco dopo il padrone si volse a Federico. Fece cenno a Claudio di avvicinarsi anche lui e, fattolo inginocchiare, gli spinse la testa fino a prendere in bocca l’uccello dell’amico. Federico fino ad allora era stato oggetto delle più disparate sevizie da parte di Filippo: era stato frustato con la cinta, sodomizzato con vari oggetti, infine il suo padrone con una candela gli aveva fatto colare gocce di cera bollente sui capezzoli, salvo poi lenire il dolore leccandoglieli amorevolmente: peccato che di quando in quando un morso improvviso si sostituiva alla lingua. Tutti questi giochini e poi lo spogliarello dell’amato compagno di banco avevano eccitato oltre misura il ragazzo: vi lascio pertanto immaginare quale fosse il sollievo portato da quel bocchino insperato per il suo cazzo rosso e svettante. Claudio percepì nettamente il folle godimento che la sua agile lingua recava all’amico, e quando levò gli occhi e vide l’estasi nel viso di Federico anche in lui si riaccese il piacere di quei giochini che la sera prima tanto l’avevano divertito. Prese a succhiare con impegno, compiacendosi nel sentire quell’uccello già così grande gonfiarsi ulteriormente nella sua bocca. Frattanto Filippo passò dietro a Federico e, sfilato un dildo che gli aveva lasciato nell’ano, lo penetrò agevolmente. Prese così a incularlo senza pietà, con frenetici colpi di bacino: la foga era tale che tutto il corpo di Federico, ancora immobilizzato e legato al soffitto, ne risultava potentemente scosso, come un sacco da boxe sul quale si abbatte una scarica di pugni. Anche Claudio, chiavato in bocca da Federico, partecipava del ritmo imposto dal maestro dei giochi: il cazzone del suo amichetto infatti si abbatteva su di lui con tutta la forza impressa dalle potenti bordate di Filippo e si infilava violentemente nella boccuccia di Claudio ficcandoglisi fino in gola. Filippo frattanto stringeva nelle dita i capezzoli di Federico, gli mordicchiava le orecchie e gli sussurrava le più disparate volgarità. Il complesso di questa singolare situazione condusse in breve Federico ad un vertice di piacere mai provato: con una mano sulla testa di Claudio ne guidava il movimento e intanto muovendo il bacino secondava le spinte di Filippo nel tentativo di sentire fino in fondo il cazzo di lui nel suo pertugio. Filippo, nell’eccitazione sadica di quella situazione, proibì a Claudio di far eiaculare Federico ordinandogli di interrompere la fellatio quando capiva che stava per sborrare. Claudio però, dopo il primo disappunto della costrizione, adesso aveva preso gusto a succhiare la bella mazza dell’amichetto e così, come la sera prima, leccava con passione l’uccello di Federico, divertendosi a realizzare i più strani giochini di lingua che gli venissero in mente: ora se lo infilava tutto in bocca, ora lo leccava sulla punta, ora indugiava a stuzzicare il frenulo, ora si limitava ad ospitare in bocca la sola cappella passando con cura e vigore la lingua intorno ai bordi del bel glande vermiglio. Quando alzava la testa riccioluta verso il volto dell’amico, l’espressione estatica di questo a un tempo l’arrapava e lo inteneriva spingendolo a dare il massimo in quel bocchino. Così Claudio non se la sentì di lasciare il dolce amichetto con la sborrata interrotta e, disobbedendo all’ordine di Filippo, continuò a succhiare fino a quando sentì la sborra premere per l’eruzione. Allora prese in mano l’uccello di Federico e, guardandolo dolcemente negli occhi, lo fece venire sul suo petto.Filippo continuava a fottere con foga Federico, ma gli urletti soffocati con cui questi accompagnava l’eiaculazione gli fecero comprendere come Claudio avesse disubbidito all’ordine di mantenere eccitato l’amico senza tuttavia concedergli di scaricarsi. Allora intensificò ulteriormente il ritmo delle bordate e con la mano destra agguantò le palle di Federico dandogli una bella strizzata che fece urlare di dolore la vittima. Poi estrasse l’uccello dall’ano infuocato e fece alzare violentemente Claudio che ancora leccava l’uccello di Federico assaporandone la sborra.- E così non l’hai capita chi comanda? Non ti avevo detto di non farlo sborrare? Adesso vediamo se impari un po’ !Lo afferrò per i capelli e, sollevatolo violentemente, lo gettò sul letto a pancia sotto. Rimase qualche istante a contemplare quel corpo così giovane e arrapante, soffermandosi in particolare sul culetto invitante. Salì anche lui sul letto e in un attimo gli fu sopra. Affondò le mani avide nella carne di Claudio, tastandolo con violenza e passione; palpava il culo con vigore stringendo le natiche sode e divaricandole liberando così la vista del bramato pertugio. Incapace di porre un freno ad istinti così folli e feroci Filippo si infilò in bocca l’indice succhiandolo con cura: lo fece andare avanti e indietro come fosse un cazzo da spompinare per qualche secondo e poi, all’improvviso, lo conficcò senza pietà nel culetto vergine di Claudio. Questi cacciò un urlo ma subito la mano di Filippo sulla bocca gli ricordò i termini del loro “accordo”, o meglio ricatto, e stoicamente tenne per sé il dolore acutissimo e fino ad allora sconosciuto. Disporre liberamente del ragazzo, umiliandolo ed usandolo così violentemente eccitava Filippo sempre più, generando in lui la vorace impazienza di attuare fantasie sempre nuove e diverse. Filippo sembrava dunque non trovare pace e, dopo nemmeno un minuto passato a stantuffare l’ano di Claudio con l’indice, spingendolo a forza fino in fondo e subito ritraendolo e ripetendo l’operazione con indemoniata frenesia, volle subito passare ad altro. Avrebbe voluto forse farsi fare un pompino, o magari masturbare un po’ l’uccello di Claudio che lo interessava non poco e che ancora non aveva visto in piena erezione, ma su ogni desiderio prevalse la voglia irrefrenabile di possedere finalmente il suo schiavetto. Gli fu sopra cercando di penetrarlo violentemente, ma nonostante il vigoroso ditalino, l’uccello teso al massimo di Filippo sembrava non poter entrare. Allora lo fece voltare supino, scese dal letto, gli fece alzare le gambe tenendole sulle spalle e, guardandolo in faccia, provò nuovamente a infilarlo. Stavolta riuscì a trovare la via e, dopo un paio di potenti bordate, il cazzone di Filippo scivolò dolcemente in Claudio. Il godimento di Filippo era indescrivibile: infatti al piacere derivante dal meccanico incastrarsi del cazzo in un pertugio stretto da fottere e alla gratificazione per il potere di disporre liberamente di un ragazzo così arrapante si aggiungeva l’estasi del contatto con un corpo terribilmente sensuale: il solo stringere le cosce di Claudio dava a Filippo una sensazione assolutamente inebriante di cui si beava ripetutamente cercando un contatto sempre più stretto col suo partner. Teneva i piedi di Claudio sulle spalle e ne notò la forma gradevole e virile, volle così succhiargli l’alluce procurandosi un godimento assolutamente insolito. Continuava così a fotterlo con foga e a toccarlo, baciarlo, succhiarlo in ogni angolo di corpo che riuscisse a raggiungere con le mani o con la lingua.Per quanto fosse violenta la passione che guidava Filippo non lasciò inerte Claudio. Man mano che le pareti del suo povero culo si abituavano alla presenza dell’ingombrante ospite Claudio infatti iniziò a percepire il piacere di essere posseduto in quella maniera: la penetrazione si faceva piuttosto eccitante e le tenerezze con cui Filippo cercava un contatto più stretto tra i loro corpi acuivano ulteriormente le sensazioni goduriose. In breve lasciò scendere la mano sul cazzo ben duro che prese a menare lentamente per paura di sborrare proprio quando iniziava a divertirsi. E contemporaneamente anche un sommesso mugolio di piacere accompagnò la lenta sega di Claudio. Quando Filippo, già sovraeccitato dai giochi più disparati cui aveva dato vita con i due amichetti, notò come Claudio si stesse godendo ben bene il suo potente cazzone non poté più trattenersi: sfilò l’uccello e schizzò la sua sborra sulla pancia e sul petto di Claudio. Poi si avventò sul cazzo prossimo a scoppiare di questo e lo prese in bocca voracemente. Bastarono due secondi e anche Claudio sborrò, in minor quantità del compagno dato il grande consumo di questo nettare che stava facendo in quei giorni, ma tuttavia in misura sufficiente a soddisfare Filippo che bevve con gusto. Si addormentarono abbracciati mentre il povero Federico, col cazzo di nuovo in tiro, li osservava legato al soffitto, distrutto di invidia e gelosia.
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