Al terzo giorno di gita scolastica l’eccitazione della classe era ormai alle stelle. Claudio più di tutti sentiva dentro di sé una tensione erotica assolutamente inedita: le esperienze delle prime due notti l’avevano portato a scoprire sensazioni nuove e inebrianti che adesso era ansioso di sperimentare nuovamente e ripetutamente. In particolare perdendo la verginità anale, sottomesso a Filippo, aveva provato un piacere ineffabile godendo del potente membro che lo penetrava centimetro per centimetro. Il sonno che aveva fatto seguito ai loro giochi era stato per Claudio agitato, dominato da visioni di falli giganteschi, di maschi prestanti e desiderabili, di sodomie sfrenate e orge epiche. Si era svegliato abbracciato a Filippo, stringendogli il cazzo duro e lui stesso con un’erezione imperiosa. Quando poco dopo fu sveglio anche Filippo Claudio gli fu sopra, strusciandosi su di lui lascivamente, baciandolo sulle guance e suggendogli i lobi delle orecchie. Ma Filippo lo scacciò ostentando un certo disgusto. Claudio fu così costretto a ricorrere all’antico metodo per darsi sollievo. Si chiuse in bagno, ufficialmente per lavarsi, e in un attimo fu tutto nudo. Si soffermò ad osservare nello specchio il suo giovane corpo e ne fu orgoglioso. Ammirò la pelle abbronzata e liscia, il petto ben disegnato e senza un pelo, i capezzoli grandi e scuri, deliziandosi a lasciar correre le mani eccitate sui pettorali e sugli addominali, di quando in quando pizzicandosi i capezzoli fino a farsi male. Poi piegò il braccio tendendo il muscoletto che vide gonfiarsi con orgoglio, pur rimanendo armonico col suo corpo snello. Agguantò le chiappette pelose, vi immerse le mani cercando di divaricarle il più possibile, si leccò poi le dita e, dopo aver accuratamente passato il polpastrello sul buchino per inumidirlo un po’, si penetrò, meravigliandosi di arrivare così profondamente al primo tentativo. A quel punto con l’altra mano circondò il cazzo fremente e prese a masturbarsi e sditalinarsi contemporaneamente. Ammirato della cappella rosseggiante, lasciava colare fili di saliva su di essa, si leccava poi le mani e continuava la sega bagnando il cazzo più che poteva. Follemente eccitato da questa nuova tecnica che sembrava riprodurre l’effetto di un bocchino infilava un dito sotto i bordi della cappella, forzando così il prepuzio completamente abbassato; ne raccoglieva qualche piccolo grumo bianco che subito portava alla bocca soddisfatto. Dopo poco si sentì prossimo al culmine e così smise di giocare con il cazzo che lasciò svettare lungo e grosso come non mai, tutto rosso, la cappella trionfante. Intensificò il ritmo del ditalino e aumentò progressivamente da uno a tre il numero delle dita coinvolte nell’operazione. L’altra mano pizzicava un capezzolo stringendolo tra le unghie in un dolore lancinante che il ragazzo assaporò lentamente. Si massaggiò poi le palle insalivando bene anche quelle. Infine si decise ad eiaculare. Volle però provare ancora una volta un esercizio sempre desiderato e spesso tentato, ma mai realizzato: l’autofellatio, ovviamente con ingoio. Sapeva che c’era chi riusciva a farlo, tuttavia dopo i tanti tentativi falliti si era convinto che era una cosa per contorsionisti pervertiti o per poeti erotomani, adesso però nella folle eccitazione autoerotica non riusciva a vedere un modo diverso di concludere quella sega mattutina. Si sdraiò sul pavimento gelido del bagno, afferrò le gambe sotto alle ginocchia e contemporaneamente cercava di sollevare le spalle e il busto. Vedeva il grosso membro davanti ai suoi occhi: la grande cappella e il buchetto sulla sommità puntavano il suo viso a poca distanza. Si spinse ancora in avanti, guidato da un desiderio irrefrenabile, ulteriormente eccitato da quella vista dinanzi a sé; apriva la bocca spingendosi a scatti verso il suo splendido cazzone pulsante, niente: gli mancavano pochi centimetri ma erano un ostacolo insormontabile. Provò in un altro modo: la testa appoggiata al pavimento e il bacino sollevato verso l’alto, come in una capriola: peggio ! Si distese sul fianco sperando di riuscire a chiudersi a cerchio con l’uccello serrato tra le labbra, o almeno lambito da qualche fugace colpo di lingua: macché !! Infine optò per una semplice sega con bevuta del proprio sperma. Si mise sdraiato col bacino in alto, il cazzo puntato verso il viso e la bocca spalancata. Rinfilò le dita nel culo con gran diletto e afferrò tra il medio e il pollice il palo di carne pronto a scoppiare. Aveva provato altre volte a sborrarsi in bocca, o comunque si era riproposto nell’eccitazione di seghe folli di bere il proprio succo, ma non aveva mai rispettato il programma: quand’era al dunque aveva chiuso la bocca o deviato lo schizzo spostando il cazzo, oppure semplicemente si era rifiutato di portare la mano sporca di sborra alla bocca, come aveva invece stabilito. Si domandò un attimo se questa volta avrebbe avuto il coraggio, poi iniziò a muovere la mano sull’uccello: bastarono due o tre movimenti del prepuzio a scoprire e ricoprire la cappella perché una gran quantità di densa sperma schizzasse potentemente sul visetto di Claudio centrandone la bocca, o colpendo invece la gote, le ciglia, il naso. Il ragazzo bevve con piacere fino all’ultima goccia e cercò di recuperarne quanta più possibile. Stette un po’ sul pavimento, si rialzò, si diede una sistemata e in un attimo fu fuori del bagno.Questa giornata, ancor più delle precedenti, Claudio si disinteressò completamente dei tanti, fantastici luoghi di Praga che furono visitati. Sia Annarella, la sua fidanzatina, che Luisa, la professoressa di Scienze, cercavano di attirare la sua attenzione, viceversa Claudio cercava di evitare in ogni modo le sue due ammiratrici, gironzolando invece intorno a Filippo col quale pregustava di passare un’altra notte bollente, magari in compagnia anche di Federico, l’amichetto del cuore con cui due sere prima si era tanto divertito. Filippo tuttavia si mantenne distaccato per tutto il giorno, finché a sera, subito dopo la cena, si appartò un attimo con Claudio.- Ehi piccolo, ti va di farmi un favore?- C’è da chiederlo?Filippo aveva bisogno di una canna: gli serviva per creare “una certa atmosfera” con una ragazza e dunque per riuscire a scoparsela. Così voleva che Claudio furtivamente lasciasse l’hotel per procurarsi un po’ di fumo. Terribilmente deluso e ferito Claudio accettò con la promessa che il tentativo con la ragazza avrebbe avuto luogo la notte successiva e che dunque, compiuta la commissione, Filippo lo avrebbe atteso in camera per divertirsi un po’ tra loro. La stanza di Claudio, Filippo e Federico era al primo piano così bastò un salto per essere fuori dell’hotel. Erano le 11 di sera e Claudio, solo, alla periferia di Praga doveva procurarsi un po’ di marijuana. Che fare ? Prese un taxi e provò a chiedere all’autista che sembrò capire subito la natura del problema. In breve era davanti ad un locale vicino piazza Venceslao dove il taxista gli assicurò che avrebbe trovato quel che cercava. Davanti all’entrata si affollava un singolare campionario di umanità: grassi stranieri over 50 in giacca, cravatta e sigaro in bocca, giganteschi travestiti ossigenatissimi, alcuni ragazzi giovani e carini vestiti alla moda con canottierine, calzoni lunghi fino alle caviglie. Un lercio vecchiettino tinto di biondo si faceva di colla seduto sul gradino del marciapiede. Sulla porta due erculei ragazzi, biondi anch’essi come la maggior parte dei locali, gestivano le entrate. Claudio cercò di avvicinarsi alla porta con aria interrogativa quando uno dei due gorilla gli fece cenno di avvicinarsi assicurandosi che la piccola folla lo lasciasse passare; raggiunto l’ingresso lo fanno passare senza far storie. Lì per lì Claudio non comprese il perché di un tale trattamento di favore, tuttavia ne approfittò. Si trovò così in una grande sala piena di tavolini, su un lato un lungo bancone da bar, sul fondo un palcoscenico nascosto dalla tela abbassata. Ci doveva essere anche una dark-room, nonché camerette e salottini ove la clientela poteva ritirarsi con la compagnia preferita. Il personale – barman, camerieri, guardaroba, etc – era interamente composto da ragazzi giovanissimi (18-21 anni) tutti molto carini, vestiti solo di un esile tanga, spesso farcito di banconote, e stivali neri, depilati e rasati, alcuni molto muscolosi altri meno, ma tutti comunque con corpi desiderabili. Ai tavoli sedevano uomini soli, a volte accompagnati da un ragazzo del personale in atteggiamenti intimi. Qua e là nella sala si ergevano grandi statue, copie dei capolavori dell’antichità classica cui era stata apportata una piccola variazione anatomica, generalmente sempre la stessa: al posto dei minuscoli cazzetti mosci di dei ed eroi greci, questi avevano grandiose verghe erette. Claudio si era già fatto un’idea sulla natura del locale prima di entrarvi, adesso però era assolutamente certo di trovarsi in un bordello gay frequentato da vecchi froci provenienti da tutta Europa. Colpito dalla straordinaria bellezza dei ragazzi, Claudio non poteva fare a meno di fissare i suoi preferiti seguendone le meravigliose avventure. Un ragazzo biondo con i capelli lunghi, molto muscoloso tipo manzo californiano e con un bel tatuaggio intorno all’ombelico prende un cocktail al bar e lo serve a un signore brizzolato seduto solo ad un tavolo. Questi infila nel tanga del ragazzo un paio di banconote, ne approfitta per dare una tastatina all’uccello del ragazzo e dolcemente lo guida a sedere sulle sue gambe. Tocca il petto muscoloso, succhia un capezzolo, gli dice qualcosa all’orecchio. Il ragazzo ride, poi si alza, consegna tutto il denaro contenuto nel tanga al suo collega del bar e torna dall’uomo brizzolato che nel frattempo si è abbassato pantaloni e mutande e adesso se ne sta a cazzo libero e dritto in attesa. In un solo movimento il biondo si sfila il tanga e si siede sull’uccello dell’avventore. Il ragazzo è pratico: trova ottimi punti d’appoggio per i piedi e per le mani e comincia a muoversi su e giù facendosi scopare dall’uomo brizzolato. Claudio osserva attentamente la scena. Il vecchio sembra in trance: tiene gli occhi chiusi e la bocca semiaperta godendosi estatico il giovane corpo che fotte; il ragazzo invece si dondola sul cazzo dell’altro in un moto tanto frenetico che le ciocche bionde si agitano di qua e di là senza tregua, tiene gli occhi chiusi ed emette urla scomposte a sottolineare il presunto piacere indicibile che gli arreca il cazzo dell’anziano partner.Ad un altro tavolo un altro biondino, questa volta tutto riccio, sta per essere spompinato da un grasso tedesco. Sul volto del ragazzo si legge un misto di paura ed emozione. Claudio si immaginò che era la sua prima sera: appena giunto da uno sperduto villaggio boemo nell’antica capitale il riccetto, ancora vergine, accetta, allettato dai guadagni, un lavoro un po’ particolare e adesso è lì, in attesa che il suo primo cliente provi la merce per cui ha pagato, ma teme di non essere di suo gradimento. Il tedesco trangugia una sorsata di birra e inghiotte il pene ancora moscio del ragazzo. Subito il sangue inizia a pompare e in un attimo è tutto eretto: quant’è lungo! Il tedesco guarda il ragazzo sorridendo e gli poggia una mano sul culetto vergine. Prende a succhiare di gusto: che freschezza questo cazzo di campagna! Il ragazzo intanto è fuor di sé, non pensava potesse esistere un lavoro così piacevole e ben remunerato al tempo stesso. Ma è pur sempre il primo bocchino che riceve, il godimento è troppo per potersi controllare come un buon professionista e in pochi secondi schizza il suo succo in bocca al tedesco. Il volto del riccetto passa dall’estasi al terrore: sarò venuto troppo presto? Ma no, il tedesco sembra soddisfatto: per un grassone del genere, costretto a pagare per far bocchini, la soddisfazione di mandare in estasi un ragazzo così bello non ha prezzo.Ancora: un vecchino dai lunghi capelli d’argento, magrissimo e incartapecorito, vestito di tutto punto, monocolo e orologio d’oro, siede in mezzo a due ragazzoni che masturba impassibile con la solenne compostezza di un alto magistrato tra i giudici a latere. Alla sua destra un bel manzo biondo si agita ansimando pretendendo di dimostrare un godimento folle ma poco credibile a giudicare dall’uccello mezzo moscio racchiuso nella mano grinzosa del vecchio; a sinistra un moretto dagli occhi profondi, timido e un po’ imbarazzato, anch’egli completamente insensibile alle manipolazioni del vecchio masturbatore.Più in fondo c’è un cliente che si è spogliato completamente e si è appoggiato a un tavolino porgendo il culo in attesa che un bel randello gli dia qualche botta. Non è il solito vecchio grasso: questo ha una pelle giovane e abbronzata e un corpo muscoloso. Se non fosse per i peli, peraltro non eccessivi, e per l’aria un po’ più matura potrebbe essere con i ragazzi a disposizione dei clienti. In piedi, pronto ad incularlo, sta un biondino con i capelli cortissimi e gli occhi celesti. Il biondino si mena il cazzo furiosamente cercando di raggiungere un’erezione, ma non sembra riuscirci: è il terzo cliente stasera che vuole farsi scopare ed esausto non riesce a farselo drizzare. Inoltre la situazione lo innervosisce e questo certo non aiuta. Prova a incularlo così come si trova, col cazzo mezzo eretto. Il cliente non sembra soddisfatto. Dopo qualche avanti e indietro inconcludente l’uomo a 90° si alza protestando animatamente. Claudio capisce che è un italiano. Non solo, è il prof. Pietro L. , l’insegnante di Lettere che accompagna la sua classe! Claudio si ripara dietro una statua e osserva la scena: il prof. urla e protesta schiaffeggiando l’uccello ormai completamente floscio del biondino. Dopo poco arriva un uomo in giacca e cravatta, il direttore del locale forse, che cerca di riportare la quiete, tuttavia non si riescono a capire. Arriva un ragazzo ancora vestito che parla italiano e spiega al professore che il biondino è molto stanco e se non ha nulla in contrario lo può sostituire lui che adesso attacca il suo turno. Spiega poi, un po’ in ceco rivolgendosi al direttore, un po’ in italiano verso Pietro, che si stava cambiando negli spogliatoi quando ha sentito urlare in italiano e che, conoscendo la lingua, è venuto a vedere di cosa si trattava.Il professore squadrò il ragazzo, e così fece Claudio: alto, muscoloso, forti braccia nude uscivano da una maglietta nera senza maniche, abbronzato, capelli castani a caschetto che formavano in basso due punte lungo le guance e verso la bocca incorniciando un volto dai lineamenti perfetti; aveva un naso delicatissimo, leggermente piegato all’insù, ma su tutto spiccavano due fantastici occhi celesti. Pietro accettò il cambio, Claudio s’innamorò.Tutto il locale contemplava ammirato una tale divinità e si godette lo spettacolo del suo spogliarello: in un gesto si sfilò la magliettina mostrando pettorali maestosi e capezzoli grossi e rossi disegnati da un artista. Fece passare invano qualche secondo per farsi ammirare e con un altro rapido gesto si slacciò i pantaloni lasciando svettare un gran pene eretto (non portava mutande evidentemente). Era un vero tronco: aveva infatti un diametro ragguardevole e per giunta era molto lungo, forse poteva aggirarsi sui 24 cm. Tutti furono colpiti da una simile vista, anche i ragazzi, che pure conoscevano la bellezza e le doti del loro collega. Il vecchino e i suoi due amichetti avevano la scena proprio davanti ai loro occhi: i cazzi dei due crebbero a vista d’occhio raggiungendo potenti erezioni per la gioia del vecchino che ingenuamente attribuì alla sua mano vellutata l’insperato miracolo. Persino il biondino che non riusciva a farselo venire duro in nessun modo ebbe un’erezione e sgattaiolò via per evitare rimproveri dal padrone. Il prof. Pietro tutto entusiasta si rimise a 90° in un’attesa spasmodica.Il ragazzo per prima cosa lo fece alzare e, cingendogli le spalle, lo baciò sfacciatamente passandogli la lingua sulla bocca e ficcandocela dentro, poi fece scendere una mano fino ad agguantare l’uccello teso del professore. Iniziò a masturbarlo lentamente mentre con le labbra lo baciava sul collo, sulle spalle, sul petto; l’altra mano pizzicava i capezzoli e perlustrava sapientemente il corpo teso dall’eccitazione stimolandolo nei punti più sensibili. Quando il ragazzo si interruppe per guidare delicatamente il cliente sul tavolino dove lo fece appoggiare di nuovo a 90° il volto estatico di Pietro tradì fin troppo chiaramente le sensazioni provate. Perlustra con attenzione quel invitante culetto: agguanta le natiche e con i pollici le dilata per bene, poi si tuffa col viso infilando la lingua nell’orifizio. Di quando in quando il bel volto dello scatenatissimo rimmer riemerge regalando un sorriso da svenimento alla platea che lo contempla esterrefatta, poi scuotendo la testa libera il viso dai capelli e si diverte a infilare dita su per il culo del cliente: il lungo medio scivolò senza indugio strappando a Pietro un sentito gemito di piacere, il ragazzo soddisfatto ci diede dentro e prese a fottere Pietro con due dita cui poi se ne aggiunse un terzo, infine si rituffò a leccarlo. A un certo punto si alza in piedi e si volta verso il suo pubblico lasciando apprezzare il corpo perfetto e il cazzo sontuoso … Solo allora Claudio si accorse che come lui tutto il locale era magnetizzato da quella scena e che molti tra clienti e ragazzi del personale incitavano il ragazzo lasciandosi andare a commenti inequivocabili nel contenuto, nonostante la babele linguistica del luogo. Un urlo potente riportò l’attenzione di Claudio alla scena principale: il semidio boemo aveva finalmente penetrato Pietro e aveva preso a fotterlo all’impazzata. Il grande uccello scivolava velocemente avanti e indietro nel culo slabbrato del professore di Lettere i cui gemiti si facevano sempre più scomposti e riconoscenti. … L’inculatore, in piedi, stringe Pietro al bacino e procede ritmicamente senza tregua per cinque minuti buoni, poi, accompagnato da urla sempre più animalesche, estrae il cazzo torreggiante, si asciuga il sudore sul viso con il braccio muscoloso e fa alzare il partner, lo fa sedere su una poltroncina, gli solleva le gambe poggiandosele sulle spalle e, come una macchina, subito riprende ad incularlo … Claudio osservava estatico il volto del ragazzo: teso nello sforzo, serio come un impiegato di banca intento nei suoi conti, ma con un sorriso maliziosamente divertito che ogni tanto gli balena sulla faccia andando a colpire al cuore i più romantici fra gli arrapati spettatori. … Pietro si avvinghia al culo del suo benefattore che tasta avidamente e intanto si masturba. Il ritmo va facendosi più concitato, anche il ragazzo inizia ad emettere suoni inconfondibili: il culmine è imminente ormai, all’improvviso interrompe la penetrazione, estrae l’uccello e con qualche scappellata veloce e qualche urletto delizioso irriga il petto di Pietro con il suo bianco nettare, nel frattempo la mano destra si è sostituita a quella del professore e, neanche un minuto dopo, anche questo emette un bel carico di sperma. Il tempo di strusciarsi un po’ col cliente, un rapido bacio in bocca e il dispensatore di tanta gioia si è già dileguato. Claudio rimase imbambolato appoggiato alla sua colonna per qualche minuto, assolutamente incosciente: nella mente gli vorticavano varie immagini di quel ragazzo meraviglioso, del suo cazzo, del viso, delle braccia, delle spalle, del culo e quello sguardo teso nello sforzo, quel muovere il bacino velocissimo e senza sosta avanti e indietro, avanti e indietro…Poi iniziò a vedere solo il volto del ragazzo, adesso più disteso e sorridente, finché si accorse che quella immagine non proveniva dall’eccitata memoria della scena di poco prima ma era semplicemente quello che vedeva di fronte a sé!- Scusa, ti posso parlare un attimo?Ci volle un po’ perché Claudio si rendesse conto che il semidio sul quale stava fantasticando eccitato era lì davanti e gli stava chiedendo qualcosa. Si fece ripetere la domanda e rispose con un cenno d’assenso.- Andiamo di là, staremo più tranquilli. Claudio, di nuovo in trance per l’incontro tanto felice quanto inatteso, seguì docilmente il ragazzo in una stanza. Due biondini seduti su una panca chiacchieravano e ridevano rumorosamente tra loro mentre si asciugavano vigorosamente i corpi perfetti lasciando pendere due lunghi piselloni in riposo, un altro ragazzo bellissimo, moro, con gli occhi verdi e un paio di occhiali, sdraiato su un’altra panca sempre nudo, era intento a leggere un poderoso volume intitolato “Analytická geometrie”, infine il biondino che prima si faceva spompinare dal grassone tedesco se ne stava in un angolino intento a masturbarsi e tormentarsi il cazzo nel tentativo di farselo venire dritto. All’entrare di Claudio e del suo accompagnatore i due biondini salutarono e fecero qualche commento accompagnato da sonore risate, il dotto moretto si limitò a fare un cenno al semidio e il biondino a cazzo moscio disse qualcosa in tono lamentoso. Poi il ragazzo si rivolse nuovamente a Claudio nel suo perfetto italiano:- Lo sai che sei molto carino? Come ti chiami?- C…C…Claudio. E tu?- Ladislav, studio lingue e faccio questo lavoro per mantenermi. Bene, adesso ci conosciamo! Ti ho chiesto di venire qui perché ho una proposta da farti. Un cliente del locale ha apprezzato molto la mia performance di prima e anche tu che guardavi dietro la statua gli sei piaciuto molto, in breve vorrebbe guardare me e te mentre scopiamo. Paga molto bene: per te ci sarebbero 100 euro, che dici?- Scusa, non ho capito … dovrei scopare con te?- Sì e ti prendi 100 euro. Non basta? Dimmi tu quanto vuoi, io poi sento il capo, 150 va bene?- E’ che…- Ok 200 euro, non puoi dire di no!Claudio rimase senza fiato, nella mente pensava solo a ringraziare un eventuale ente supremo per quel insperato terno al lotto. Poi vide Ladislav parlottare col moretto che leggeva il manuale di “Analytická geometrie” e questo che si alzava sbuffando dalla panca, chiudeva il libro e iniziava a vestirsi. Poi Ladislav gli spiegò:- Vuole anche un ragazzo con cui giocare mentre ci guarda, l’ha chiesto carino e con gli occhi verdi, credi che Matej andrà bene?Claudio osservò Matej con ammirazione e rispose timidamente di sì mentre quello gli ricambiava lo sguardo sorridendo. Quando furono pronti uscirono dallo spogliatoio lasciando i due biondini intenti a prendere in giro l’altro per il cazzetto moscio che si ritrovava, o almeno così interpretò Claudio. Seguì i due ragazzi per corridoi e scale finché giunsero in un corridoio tappezzato di velluto rosso sul quale si aprivano molte porte da entrambi i lati. Giunti alla stanza 12 Ladislav bussò dolcemente e poco dopo aprì la porta.La stanza era molto lussuosa: Claudio notò subito il grande letto al centro e, sulla parete dove poggiava la testata, un quadro singolare. Raffigurava un ragazzo efebico, nudo a gambe larghe sull’erba, accanto c’era un elegante gentiluomo vestito in foggia ottocentesca che stringeva tra le mani il pene eretto del giovane e di fronte un altro signore sdraiato si lasciava stuzzicare la patta dei pantaloni ben gonfia dal piedino candido del ragazzetto. Tutto preso dal quella specie di versione gay della celebre “déjeuner sur l’herbe” di Manet Claudio si riscosse solo quando una voce metallica li salutò in inglese. Si voltò verso un angolo della camera e vide un paffuto giapponese seduto su una grande poltrona rossa. Il cliente, un cinquantenne in giacca e cravatta, li osservò attentamente attraverso enormi occhiali quadrati: la brutta faccia seriosa e antipatica non poté fare a meno di tradire un’evidente soddisfazione di fronte a tanto ben di dio.- Undress.Obbedirono al comando e di nuovo obbedirono quando, vestiti della sola biancheria intima, il giapponese ingiunse loro di fermarsi. I tre ragazzi rimasero così in piedi davanti al padrone: Matej era muscoloso e molto alto, un metro e novanta o poco meno, aveva la pelle chiara, gli occhi verdi e i capelli mossi nerissimi. Accanto a lui Ladislav, poco più basso e dal fisico più asciutto, lasciava saettare uno sguardo irresistibile dagli occhi celesti, ancor più in risalto per il contrasto con il corpo abbronzato. Infine Claudio, un po’ più basso di Ladislav, visibilmente nervoso si aggiustava i capelli che gli cadevano disordinatamente sul viso. Il giapponese chiese loro come si chiamassero e quanti anni avessero, così Claudio apprese che Matej aveva 23 anni e Ladislav 22. Poi ordinò a Matej di sedersi sul bracciolo della sua poltrona e fece cenno anche a Ladislav e a Claudio di avvicinarglisi. Matej si distese sul bracciolo appoggiando la testa sul petto del giapponese ma questo non sembrò interessarsi più di tanto a lui, volle piuttosto saggiare la consistenza del contenuto degli slip dei due ragazzi in piedi davanti a lui. Dopo qualche tastatina sulle mutande di Ladislav le abbassò fino al ginocchio lasciando scivolare un lungo cazzo moscio; il giapponese lo sollevò con due dita e osservò attentamente le grandi palle ciondolanti, poi immerse il viso nel pelo pubico e aspirò a fondo l’odore di maschio che vi aleggiava. Si volse poi a Claudio e qui sorrise apertamente dicendo qualcosa in inglese che Claudio non capì mentre agguantava, senza ancora togliere le mutande, una pronunciata erezione. Indugiò un attimo a leccare una macchia di liquido preseminale sugli slip in corrispondenza della punta del cazzo e poi, tirando l’elastico già molto teso per la spinta degli ormoni, lasciò scattare in avanti la giovane verga di Claudio. Diciannove centimetri di sottile carne fremente si levarono leggermente inclinati verso l’alto. Il prepuzio tirato scopriva una buona metà del bel glande e il giapponese, afferrata delicatamente la pellicina con due dita, completò lo scappellamento. Lo sguardo di tutti si appuntò su quel uccello eretto: così lungo e dritto ma anche sottile e delicato simboleggiava bene la sensualità di Claudio, metà maschio compiuto e adulto, metà adolescente ancora inesperto. Matej e Ladislav guardavano ora il cazzo ora il viso ingenuo e malizioso di Claudio convincendosi che fosse proprio questa unione di virilità esibita spavaldamente e di timidezza puberale il motivo per cui quel ragazzetto italiano risultasse così seducente.- Kiss each otherLa voce metallica risuonò di nuovo e Ladislav, voltatosi verso Claudio, lo guardò, gli sorrise e, poggiandogli le mani sui fianchi, lo guidò di fronte a lui. Poi si chinò e prese a baciarlo teneramente. Quel bacio ricordò a Claudio i baci che si scambiava a 16 anni con Fiorella, una ragazzina dolcissima che abitava nel suo palazzo della quale era stato follemente innamorato: fu infatti un bacio pieno di tenerezza, casto. Mentre le lingue si intrecciavano Claudio non poté non pensare a quanto diversamente Ladislav aveva baciato Pietro non molto tempo prima nella sala grande del locale. Ma a riscuoterlo da pensieri tanto romantici fu la percezione di qualcosa che lo premeva sulla pancia, così abbassò lo sguardo e vide l’enorme uccello eretto di Ladislav e la maestosa cappella rubescente appuntarglisi sull’addome. Claudio non poté trattenersi: agguantò quel cazzo mastodontico e prese a scuoterlo vigorosamente, deliziandosi nel sentire tanta carne dura e vibrante stretta nella sua mano. Si sollevò sulle punte dei piedi e, facendo aderire i loro due uccelli, prese a menarli insieme. Ma non andò avanti a lungo: l’attrazione magnetica che quel palo ormai gigantesco esercitava su di lui fu presto talmente potente che non poté fare a meno di cadere in ginocchio adorante. Lo osservò per un po’ con sguardo sognante, gli occhi a un centimetro di distanza dalla punta imperiosa, e poi, rompendo gli indugi, con esasperante lentezza, ancora non capacitandosi di tanta fortuna, Claudio aprì la bocca in un’espressione di autentico ed ingenuo stupore, ma dopo appena qualche secondo, quando le labbra si richiusero attorno al glande maestoso di quel meraviglioso ragazzo boemo, allo stupore subentrò la lussuria. Claudio prese a succhiarlo avidamente muovendo velocemente la bocca avanti e indietro: era un uccello enorme e la pompa si limitava alla cappella più un altro centimetro della lunga asta. Nel frattempo le mani vogliose percorrevano il corpo del ragazzo boemo mosse da un irrefrenabile desiderio di toccare, saggiare, stringere quel corpo sublime, quella pelle adorabile, quei muscoli incantevoli: la mano destra si manteneva nell’area pelvica stringendo alla base il palo possente, carezzando lo scroto pesante, arricciando i folti peli pubici, la sinistra invece ora si appoggiava sui fianchi ora agguantava le chiappe sode e belle come scolpite nel marmo. E intanto la bocca di Claudio continuava a servire Ladislav magistralmente: ciucciava con passione senza interrompersi, se non per percorrere meglio l’uccello in tutta la sua lunghezza con lente lappate. Ogni tanto si concentrava sulla cappella tempestandola di bacini, leccandola delicatamente sul raccordo col frenulo, infilando la lingua negli angoli del prepuzio. Ladislav se la godeva come un matto: la mano sulla testa di Claudio ne guidava i movimenti e carezzava dolcemente i bei ricci del ragazzo italiano, intanto, la testa levata verso l’alto, emetteva gemiti e incitava il giovane pompinaro a continuare e a darci dentro. Parlava in inglese: ovviamente l’importante era che quelle incitazioni fossero intese dal giapponese piuttosto che da Claudio, il quale peraltro stava dando abbondante prova di non aver bisogno di suggerimenti. E infatti diede prova di saggezza ed esperienza quando, intuendo che Ladislav era prossimo a venire, smise di succhiare e rimase in contemplazione dell’asta. Ma Ladislav era cosciente delle sue potenzialità così, per gioco, spinse l’uccello sul viso di Claudio premendogli la cappella sul mento poi riallontanò l’uccello e scappellandoselo velocemente per pochi secondi eruppe in una pioggia di sperma che colpì Claudio sul viso, sui capelli, sul petto, sulle spalle. Claudio lo ammirò in un misto di ammirazione, affetto e paura che i loro giochi finissero lì, ma fortunatamente questa ultima sensazione si dimostrò subito sbagliata.Senza perdere tempo Ladislav guidò il giovane partner in piedi, lo baciò dolcemente come aveva fatto prima e indugiò un attimo a giocare con qualche ciocca di quei capelli che incorniciavano il volto di Claudio rendendolo così tenero e simpatico. Poi lo condusse sul letto e qui si sdraiarono l’uno di fronte all’altro intrecciando le gambe tra loro e lasciando aderire gli uccelli: quello di Claudio potentemente eccitato in una superba erezione che il giapponese commentò leccandosi la lingua, quello di Ladislav solo semieretto ma comunque imponente date le dimensioni eroiche di quel pene, anche a riposo. Eccitato alla follia Claudio strinse i due cazzi nella mano massaggiandoli dolcemente come se fossero uno solo. Intanto Ladislav lo guardava sorridendo dolcemente e, alla vista di quella espressione angelicamente languida, anche Claudio sorrise lasciando trasparire il complesso miscuglio di eccitazione sessuale, tensione amorosa, felicità ineffabile che gli riempiva l’animo. Giocarono un po’ così litingandosi con le mani la presa di quel doppio cazzo, toccandosi, cercandosi e facendo esperienza l’uno del corpo dell’altro, e intanto l’uccello di Ladislav riprendeva vigore fino a raggiungere presto le dimensioni titaniche di poco prima. Il boemo allora si sdraiò sulle gambe dell’amichetto fino a trovarsi con la testa di fronte all’uccello gonfio quasi da scoppiare. Lo strinse alla base tra pollice e indice e, delicatamente, lo prese in bocca e iniziò a succhiare la cappella. Fu un pompino dolce: Ladislav succhiava lentamente, concentrando il lavoro della lingua negli angoli più sensibili del pene. L’effetto doveva essere notevole a giudicare da come si fece irregolare e affannoso il respiro di Cludio non appena le labbra dell’altro si furono serrate attorno alla sua punta infuocata. Sospiri e urletti crebbero progressivamente in intensità finché, in un attimo, anche Claudio poté scaricarsi schizzando il suo seme: un po’ finì tra le labbra di Ladislav che sembrò lieto di berne, altri schizzi finirono sul viso del boemo o sul corpo di Claudio. Allora si strusciarono l’uno sull’altro e Ladislav lo baciò sui pettorali e sui capezzoli raccogliendo con la lingua altri grumi di sborra. Continuarono a vezzeggiarsi un po’ sdraiati l’uno sull’altro baciandosi e carezzandosi. Claudio intanto poté osservare il giapponese in poltrona: fissava con occhi vitrei il letto su cui giaceva la coppia e frattanto teneva Matej seduto su di sé, con una mano pizzicandogli un capezzolo, con l’altra masturbandolo freneticamente. Il cazzo di Matej si ergeva imponente nell’aria e la manona del cliente stentava a circondarlo; in lunghezza era ugualmente smisurato aggirandosi a occhio e croce sui ventisei centimetri, tanto che Claudio fu sicuro di non aver mai visto in vita sua un uccello tanto grosso e lungo. Lo guardò un po’ incantato finché il giapponese, forse urtato perché il ragazzo guardava dalla sua parte con tanta insistenza, forse perché invece i due sul letto avevano interrotto le loro attività ingiunse rivolto a Ladislav: – Fuck him!Allora Ladislav diede inizio una rapida quanto meticolosa preparazione logistica: fece appoggiare la testa di Claudio in posizione reclinata sulla testata del letto, gli pose due cuscini sotto la base della schiena e dolcemente gli allargò le gambe lasciando ben visibile allo spettatore il buchino del ragazzo. Furono tutti sorpresi di vedere come la rosellina grinzosa del ragazzo fosse dilatata e ben visibile: evidentemente le esperienze di quella gita erano state utili. Claudio, a esporre così impunemente il culo nudo, esaltato dalla contemplazione di Ladislav, infoiato come non mai dalle molteplici sensazioni lussuriose che stava provando quella sera, si resse la gamba destra con la mano sollevandola in alto e implorò Ladislav di scoparlo. Il ragazzo boemo, che già mentre succhiava l’uccello del suo amichetto aveva sentito il cazzo rizzarglisi di nuovo, non se lo fece ripetere ulteriormente: agguantò l’uccellone dritto a due mani e lo guido sulla soglia del pertugio, lasciò scendere dalla bocca un fiotto di saliva con cui inumidì la cappella fremente e il buco di Claudio e lentamente glielo spinse dentro centimetro per centimetro. Ogni piccolo passettino della verga di Ladislav era accompagnato da un grido lascivo di Claudio, ma quando la penetrazione fu compiuta e Ladislav incominciò a fotterlo a ritmo serrato, Claudio perse il controllo lanciandosi negli incitamenti più scomposti. La posizione non era delle più comode così, senza sfilare l’asta, si voltarono su un fianco: Ladislav con un sapiente moto del bacino riusciva a mantenere il ritmo intenso e a spingere l’uccello fin nelle profondità più recondite del retto di Claudio, contemporaneamente lo masturbava tenendo la stessa andatura dell’ inculata e lo baciava languidamente in bocca. Claudio sopraffatto da tale estesi chiuse gli occhi beato e poco dopo si scaricò sborrando nuovamente il suo succo. Non ci volle molto perché sentisse l’abbondante carico di Ladislav riversarglisi ancora sul petto.Rimasero immersi nel loro piacere intrecciando le lingue in baci dolcissimi, Claudio sempre a occhi chiusi, Ladislav accanto a lui stringendoselo e coccolandolo, ma durò solo per pochi secondi: la voce metallica li riscosse ancora una volta dai loro piaceri invitandoli ad andarsene. I tre se ne dovettero andare in tutta fretta dietro le insistenti urla del giapponese, evidentemente ansioso di rimanere solo il prima possibile per potersi tirare la sua bramate pippetta in santa pace, ora che lo spettacolo gli aveva finalmente fatto drizzare il pigro uccellino. Così si ritrovarono nudi nel corridoio con i vestiti in mano infagottati alla meno peggio, Claudio e Ladislav a cazzo moscio e grondante sperma, Matej con la spada ancora svettante nella sua imbarazzante mole. Si avviarono ridacchiando e in un attimo raggiunsero la stanza/spogliatoio da cui erano partiti. Ad accoglierli trovarono adesso una decina di ragazzi mezzi nudi che quando videro entrare Matej con l’enorme uccellone eretto scoppiarono in un fragoroso applauso. Un bel ragazzo gli si parò davanti e iniziò a strusciarsi sul petto di Matej stringendo in mano la grande verga, ma questi lo scartò e si diresse verso un angolo, si sedette su una panca e si soffermò a rimirare tra il perlesso e il seccato lo splendido palo di carne proiettato verso l’alto. Poi lentamente fece scendere una mano sulla grossa verga e, circondatane la sommità con due dita, iniziò a masturbarsi timidamente: con esasperante lentezza massaggiava la virilità eretta assaporando ogni frazione infinitesima di tempo il piacere di quella manipolazione. Egli stesso guardava stupefatto il cazzo mastodontico eccitandosi ancor più nel constatarne, col tatto e con la vista, le dimensioni possenti, la forma armonica, la bellezza scultorea. Nell’indifferenza più totale dello spogliatoio dove ragazzi bellisimi completamente nudi erano intenti alle più disparate occupazioni – chi chiacchierava, chi si rasava, chi si riempiva la testa di gel per capelli, chi andava in giro cercando disperatamente una pasticca di viagra – Claudio fissava estasiato quel candido giovanottone intento a procacciarsi piacere stuzzicandosi vigorosamente l’uccello come qualunque adolescente segaiolo. E contemporaneamente seguiva la scena anche Ladislav che, doppiamente voyeur, osservava ora Matej ora Claudio ammirando l’eccitata partecipazione con cui il ragazzo italiano seguiva la sega dell’altro. L’interesse di Claudio si notava anche sbirciando quello che gli stava accadendo tra le gambe: al posto del cazzetto moscio che aveva quando insieme ai due compagni era entrato nello spogliatoio adesso spiccava una bella erezione. Ma l’eccitazione, e con essa la giovane verga pulsante di Claudio, crebbe ancora quando un dolcissimo, esile ragazzetto biondo sui diciott’anni si avvicinò a Matej e, sfilandosi le mutande, si sedette sulle gambe di questi; il biondino iniziò a suggere un capezzolo di Matej e contemporaneamente, senza perdere tempo, allargandosi ben bene le chiappe fece scendere l’appetitoso culetto sul cazzo dell’altro facendosi penetrare fin dove possibile. Il ragazzo saltava sul palo con il ritmo ossessivo di un pistone impazzito strappando sussurrati sospiri di piacere a Matej che sbaciucchiava il petto glabro e infantile del generoso biondino e lo aiutava sostenendolo per le ascelle. Procedettero per un po’, poi il biondino s’interruppe e si sollevò in piedi sulla panca dando il tempo a Matej di vibrargli una voluttuosa lappata sul cazzetto dritto ma piccino, per quanto gradevole alla vista nella sua forma armonica. Poi scese dalla panca e, inginocchiatosi per terra, prese in bocca l’uccello di Matej che intanto, sia pure con le sole dita, continuava ad esplorare l’orifizio che già aveva così abbondantemente arato col cazzo. In un attimo grandiosi schizzi di sborra irrorarono il biondino: finalmente il possente ariete di Matej scaricava il suo succo. Ladislav si avvicinò allora a Claudio e circondandogli la vita con un braccio ne prese in mano il pene e gli soppesò le palle, lo leccò in un orecchio dolcemente e, il viso dell’uno appiccicato a quello dell’altro, fissandolo negli occhi gli disse:- Vieni da me?Dieci minuti dopo erano di nuovo vestiti, ritirarono la loro paga e se ne andarono. Mentre raggiungevano l’uscita Claudio poté notare che nella sala grande l’atmosfera si era fatta ancora più calda: il sipario del palcoscenico si era alzato e un bel ragazzo moro con canottiera bianca, stivali neri e slip rossi abbassati si masturbava ballando mentre un negrone tutto nudo con un palo da fiera campionaria lo guardava sornione da un lato della scena. Si soffermò a pensare a come si sarebbe mai evoluta la storia rappresentata, ma quando vide il volto angelico di Ladislav che gli teneva aperta la porta per uscire, folgorato ancora una volta dal sorriso del ragazzo boemo, dalla carnagione abbronzata e sensuale, dalle labbra rosse come amarene succose, dai capelli castani chiari e lucenti come legno pregiato, dai denti bianchi d’avorio si domandò piuttosto come si sarebbe evoluta quella notte così assurda e quella gita così rivelatrice e, uscito anche lui sulla strada, si strinse a Ladislav che lo prese sotto braccio e così, come due adolescenti innamorati, si avviarono correndo nell’aria fredda ma gradevole della primavera praghese.
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