Di Ammurabi Prologo Ben poche ragazze potevano raccontare di essere giunte alla soglia dei trent’anni pienamente felice e al tempo stesso insoddisfatta. Bella, spigliata intelligente, Domitilla era una di queste rare fortunate. Sin da ragazzina la vita le aveva dato tutto, una famiglia benestante e genitori forse un po’ troppo all’antica ma amorevoli, successi a scuola e una buona borsa di studio per seguire un progetto europeo.All’università s’era iscritta con impegno ed in soli quattro mesi s’era già trasferita in un monolocale nel quartiere universitario coronando il suo sogno di vivere da sola. A ventidue anni tutto il suo impegno era concentrato nello studio, nessun grande amore, niente d’impegnativo anche se spesso cedeva agli inviti dei degli amici e si concedeva una serata rilassante ed il piacere tutto femminile di essere corteggiata.Il secondo anno di università, segnò per Domitilla l’anno della svolta e dopo aver dato a pieni voti l’esame più impegnativo del semestre si ritrovò inaspettatamente a faccia a faccia con l’amore. Scoprì che quella dedizione così appassionata ed esclusiva, istintiva ed intuitiva e soprattutto così profonda doveva essere assicurata dalle sole affinità elettive, senza farsi fuorviare dalla passione travolgente dell’appagamento sessuale. Tra i vari gradi di innamoramento poteva, sì affermare con certezza d’essere innamorata del sesso, ma la soddisfazione sessuale benché appassionata e travolgente non poteva e non doveva intaccare in alcun modo i legami sentimentali. -Il sesso è una statua e l’arte la libido- ebbe a pensare un giorno guardando una coppia di amici, marito e moglie, che stavano avendo un coito a casa sua -L’arte è bellezza, l’arte è sfoggio di passioni e quindi la sessualità è pubblica, l’amore è privato- Con queste parole spiegava il significato che aveva per lei la diversità tra passione ed amore -La passione è di tutti i giorni, fisiologica e presente in tutti noi e ci coinvolge tutti allo stesso modo, l’amore invece unisce solo e sempre due persone per volta, ed è raro e non è mai uguale- Capitolo 1 Domitilla si sentiva strana quella mattina, strana e lacerata in un’esistenza travagliata tra momenti di benessere e appagamento, ed altri di profonda tristezza e solitudine. Sino alle otto e trenta del tredici maggio aveva tentato di sfruttare l’alibi di un amore per avere un po’ di compagnia, ma con risultati catastrofici. Sino a quel momento dentro di lei avevano vissuto due donne: una, fiera della propria autonomia e libertà, che rideva proponendo agli altri e perfino a se stessa un’immagine vincente; l’altra, in lotta con la prima, che desiderava più o meno dichiaratamente il principe azzurro, ma che, non vedendo cavalli bianchi all’orizzonte, sprofondava talvolta in vere e proprie crisi depressive. Questa seconda Domitilla, pungolata dallo sguardo di chi le stava attorno, si sentiva inadeguata in una società che continuava a vedere nella coppia la norma di riferimento per gli uomini e soprattutto per le donne. Aveva avuto solo due ragazzi con cui aveva condiviso un intesa sessuale sempre con poca passione e senza un approfondita ricerca del piacere. Era quella vera Domitilla, tutta facciata e poca sostanza, che desiderava con tutta se stessa un poco di felicità o era solamente la Domitilla di rappresentanza che, a tutti i costi, cercava di farsi piacere? Se doveva cercare un paragone, un modo per descriversi nelle sue commiserazioni le venivano tristemente in mente le facciate finte delle case nei set cinematografici: belle e inutili davanti, e inesistenti nel retro. Le consuetudini sembravano essere le sue più grandi nemiche.Ma lei aveva mai fatto quello che realmente aveva desiderato?E poi perché non riusciva ad incontrare il vero amico, l’uomo da amare, l’uomo a cui appartenere, l’uomo da farci l’amore senza freni?Non lo sapeva ancora, ma quello di cui era sicura era che cercava l’uomo per crescere assieme a lui!O doveva imparare a cavarsela comunque da sola?Forse si.Ma lei l’uomo lo voleva lo stesso.Ma poteva cercare l’amicizia e non l’amore? Era giusto farlo? Era concesso?No, sembrava proprio di no… non era ben visto quel tipo di amicizia.Aveva provato a fregarsene, aveva tentato l’azzardo.Ma anche quei momenti di ribellione finivano e allora per il timore, di apparire al mondo come una poco di buono, inevitabilmente lo trasferiva al suo compagno che non osava oltre il comune sentire. Aveva quindi, sempre fatto l’amore in maniera tradizionale, così come volevano i migliori insegnamenti di una buona educazione familiare di provincia, ricevuta come la sua famiglia presupponeva; mai al di là del consentito, mai al di là di ciò che una buona ragazza doveva concedere al suo compagno. Così, le sue convinzioni sembravano essere destinate al fallimento. Il sentire razionale, la forza degli ideali sembravano segnare inevitabilmente il passo all’omologazione dell’Io. Era la debacle.Ma la curiosità molte volte sembrava avere timidamente la meglio sulla buona educazione e dove il raziocinio frenava, la natura accelerava il ritmo e in queste occasioni aveva anche provato con la masturbazione ma aveva subito smesso nel timore di entrare in una dipendenza incontrollata tanta era la passionalità che le trasmettevano pochi precisi tocchi. Forse era anche per questo motivo che non amava esibirsi nuda di fronte a se stessa in innocenti atteggiamenti come dormire o rassettare il bagno dopo la doccia. Ed ecco allora che la sua vita oscillava continuamente fra estremi opposti: da un equilibrio perfetto a un tracollo senza ritegno, dal riso alle lacrime, alla cupa malinconia; dall’attivismo esteriore, alla chiusura in sé stessa.Quella mattina Livio, il suo ragazzo, stanco di non potersi esprimere liberamente aveva deciso di forzarle la mano, e a suo vedere non chiedendole nulla di eccezionale, le aveva offerto il membro eretto per una fellatio. Domitilla non fu più in grado di controllarsi; le cadde ogni maschera di convenienza e abbandonata dalle false regole del buon vivere non seppe più cosa rispondere. La forte contraddizione interiore e l’angoscia la stravolse scatenandole le paure più nere per l’ignoto. Volle rimanere sola e senza mezzi termini cacciò di casa il suo ragazzo. L’invito ad uscire di casa era stata una di quelle richieste che Livio non aveva potuto rifiutare; Domitilla la conosceva da fin troppo tempo per distruggere con determinata possanza mascolina quel rifiuto costruito e sorretto solo da una fragile isteria. Contava di ritornare al più presto dalla sua donna, dalla sua ragazza perché sapeva della sua accoglienza, del suo calore, della sua intelligenza. L’abilità di lei come conversatrice, il piacere di stare a parlare con Domitilla non gli permettevano di raccogliere quel rifiuto secco e incondizionato confermandolo in una rottura altrettanto secca e definitiva. La felicità di quella mattina era volata via ed anche la serenità di quei momenti sembravano spariti nel nulla ma un sottile languore si era comunque impossessato di Livio. Il sedile dell’auto era certo più comodo della panchina di pietra sulla quale si era fermato appena uscito dal portone di Domitilla; subito dopo che la porta massicciamente serrata sui cardini da mille e più mandate della serratura rumorosa l’aveva separato da lei. S’accese una sigaretta ripensando alla lunga camicia da notte a fumetti con cui l’aveva accolto quella mattina, con la quale l’aveva raggiunto sul divano e s’era seduta accanto a lui. Aveva quindi allungato le gambe appoggiando la testa sulle sue spalle spargendo nell’aria quel profumo, ch’era troppo inebriante e prezioso per una banale mattina come tante altre. Ma a lei piaceva spruzzarsene due gocce appena perché china su di lui poteva impregnargli i vestiti tenendo le sue gambe sulle sue. Livio inconsciamente aprì la bocca in cerca d’un improbabile Domitilla sognando della sua camicia con i gattini che non nascondeva nulla di lei. Gli piaceva allungare le mani sotto il sottile tessuto disegnato, a cercare la pelle delle sue gambe a spogliarla completamente nuda come gli piaceva vederla, pensarla, ricordarla.Mosse l’auto e guidò sino in periferia fermandosi soltanto quando riuscì a trovare un angolo verde vicino ad uno specchio d’acqua artificiale dove fermò l’auto in completa solitudine. Consentì ai suoi polpastrelli di scorrere leggeri lungo la cerniera dei pantaloni finché non strinse in pugno il pene. Chiuse gli occhi e mentalmente raggiunse le pieghe della vagina di Domitilla per solleticare la soffice peluria che lui sperava fosse ogni giorno fosse sempre più curata, femminile, che un giorno Domitilla eliminasse. Storse la bocca seguendone il contorno rettangolare e con in mente una nuova risoluzione vagò con le dita senza meta apparente -Non poteva lasciare Domitilla, ma lei avrebbe dovuto ascoltarlo. Odiava l’omertà sessuale tanto quanto mal sopportava i peli pubici, gli atteggiamenti ipocriti e il rifiuto di tutto ciò che veniva definito immorale come il sesso libero, la pornografia… e il pompino di quella mattina!-Strinse di più il pugno attorno al pene perché le sue mani virtualmente erano già nella scollatura della camicia di Domitilla stuzzicandole i capezzoli e scrutandole gli occhi e la bocca socchiusi. Lentamente la testa di lei si voltò a continuare nel sogno quello che Livio stava compiendo nella realtà, ma nel sogno le labbra della ragazza erano protese a baciare il pene, scoperto e teso.Livio gemette perché la Domitilla del sogno aveva avvicinato le labbra al glande mentre lui non aveva mai smesso di muovere le mani raggiungendo i glutei. La ragazza s’era sistemata in ginocchio tra le sue gambe per accogliere nella sua bocca il pene ormai prossimo all’orgasmo; i suoi risucchi si fecero sempre più umidi e prolungati. Le piccole contrazioni alla base del pene avvertirono Domitilla raccontandole istante per istante quanto era importante che lei assaggiasse il sapore dell’uomo che amava.Trasalì ritrovandosi da solo con il pene in mano ma con la piena consapevolezza che Domitilla, la sua ragazza, la sua donna stava soffrendo per quella rinuncia e che presto si sarebbero rappacificati; sentì la sua eccitazione crescere. Non resistette a lungo e all’improvviso lasciò che il suo pene zampillasse generoso sulle mani, sui vestiti; raccolse quel pegno d’amore con un fazzoletto di cotone e lo ripose con estrema sacralità nella tasca dei pantaloni -Aspetterò che tu ti sia ricreduta. Aspetterò per offrirti quello che questa mattina mi hai rifiutato- Capitolo 2 Domitilla era rimasta sul letto a piangere e a disperarsi sino verso il primo pomeriggio sottoponendosi ferocemente sempre la medesima considerazione -L’ho cacciato… l’ho fatto fuggire… sono una stupida, cretina, cogliona… anche se lui mi ha chiesto di…- Quella frase rimbalzava come impazzita, e la testa le risuonava come una campana stonata per quella prestazione negata, per quella cosa sconosciuta ma al contempo per lei così esecrabile ch’era la fellatio. Immagini e situazioni le rimbalzavano davanti esaltate ed amplificate dallo sconvolgimento emotivo in una escalation di sensi di colpa che la avviluppavano in una morsa ferrea. Una parte di lei capiva d’essere in qualche modo vittima suo malgrado del ricatto morale ed era totalmente vulnerabile agli attacchi di quell’arma sottile e asservita alle bieche strategie dei manipolatori. Si trattava di una violenza muta, sottile, che si avvaleva di paroline affilate come coltelli, mormorate con apparente noncuranza, di allusioni perfettamente mirate, di musi lunghi impenetrabili, di comportamenti ostili camuffati sotto false, sofferte docilità. Come poteva sottrarsi a questo gioco malsano? Era giusto sottrarsi, oppure doveva rispondere docilmente a quanti la volevano casta e pura? Era veramente così all’antica, da non poter desiderare simili rapporti sessuali da una persona con la quale non c’era ancore un legame così globale?Sei ore passate a giudicarsi, giustificarsi e accusarsi la prostrarono oltre modo e la stanchezza fisica ebbe la meglio sulla psiche facendola cadere in un sonno profondo e senza sogni. Quando si risvegliò per un attimo non ricordò nulla della mattina, ma appena rievocò nell’intimo della sua mente quella parola proibita e tanto abusata come d’incanto cambiò approccio. Ogni contrasto sembrava remoto, inesistente e tutto sommato privo di un qualsiasi interesse.Inizialmente provò un moto d’ira nei suoi confronti, poi più saggiamente rivolse tutte le sue energie ad esaminare il problema, e rivoltasi a se stessa si chiese con molta semplicità -Cos’è un pompino? Un rapporto orale dove la donna stimola il glande maschile per provocarne la eiaculazione con la susseguente stimolazione delle papille gustative femminili al contatto con lo sperma-La frase le piacque e più la ripeteva e più si eccitava, vampate di calore le salivano alla testa e la vagina cominciava a gonfiarsi e a dolerle imprigionata nelle mutandine, e a poco a poco iniziò ad apprezzare i vantaggi offerti dalla novità, dall’essere completamente padrona del proprio tempo e in particolare, in quel dato momento del suo corpo. In ginocchio sul letto si guardava allo specchio appeso alla parete e si stupì a guardarsi con occhi diversi e maliziosi. Capiva che doveva assecondare la sua natura -e al diavolo le convenzioni quelle le avrebbe tenute per gli altri- si impose risoluta rimanendo per un po’ così, ad aspettare, come in una vita fra parentesi, che la natura si impossessasse del suo corpo. Poi, come d’incanto scoprì la libertà, la possibilità di scegliere, e la sua nudità sembrava essere un’occasione per vivere veramente, per riflettere e per crescere. Cominciò aggiustandosi i capelli neri corvini, corti e compatti che le incorniciavano il volto, per poi togliersi la camicetta da camera rimanendo a torso nudo, e quella sensazione di libertà le provocò un progressivo ed eccitante indurimento dei capezzoli. La vita si stava aprendo verso i gradi più avanzati di quella strana autonomia femminile, in cui poteva decidere di porsi al centro del mondo, per lo meno del suo mondo. Più si guardava e più si eccitava, e si piaceva avvolta in quel caldo eccitamento sempre represso; senza timore si lasciò andare a briglie sciolte.Passò delicatamente il palmo teso delle piccole mani sul seno turgido fino a scivolare sui fianchi, giù fino alle gambe. La morbida e sensuale sensazione delle sue mani sul suo corpo si interruppe bruscamente quando incontrò la stoffa delle mutandine. Quell’elemento alieno sul corpo le ricordò la costrizione della vagina. Con impeto strappò via l’indumento, con un gesto di estrema liberazione, lanciandolo il più lontano possibile. Nuda e a gambe aperte sul letto incominciò a masturbarsi dolcemente, con una mano teneva aperte le grandi labbra mentre con l’altra stimolava il clitoride. La sua immagine riflessa allo specchio raccontava quanto lei si adorava per quella sua fantasia che viaggiava libera, sincera e sognante; e si detestava per gli anni persi nel suo esilio volontario. Riguardò affascinata le immagini del suo corpo disteso e disponibile, amando e consultando in continuazione, quello strumento fantastico che era il grande specchio, posto in fondo ai suoi piedi. Altre volte in passato, aveva finto con se stessa una serena indifferenza, odiando al tal punto la sua immagine riflessa da costringersi a itinerari improbabili pur di evitarne il raggio d’azione. Raggiunse l’orgasmo quasi subito ma non smise assolutamente, continuando a massaggiarsi la vagina umida sino a quando accidentalmente si mise in bocca le dita bagnate dei suoi umori -L’ho scampata bella a non ritrovarmi prigioniera dell’orrore domestico di una piccola vita in una piccola casa! Io coltivo da sempre sogni di libertà, di scrittura, di pittura. La mia vita può essere palpitante e non la cambierei per nulla al mondo- Un botto di libidine la fece librare alta e leggera per effetto di quell’assaggio inusitato ed inebriante. Si riguardò nello specchio con il dito in bocca e le gambe spalancate, e finalmente le immagini riflesse nello specchio le diedero una rassicurazione che non riguardava tanto l’immagine reale, cioè quello che le altre persone potevano vedere di lei, quanto piuttosto ciò che lei pensava davvero di sé stessa. Raggiunse l’orgasmo altre tre volte quindi solo in parte appagata accese il computer cercando nella fotografia pornografica quello che tutte le donne ricercavano bisognose nello specchio: una prova della propria femminilità. Come le altre fissavano nello specchio i difetti che potevano giustificare una loro probabile insoddisfazione, Domitilla volle leggere un po’ di letteratura pornografica per capire quanto c’era da scoprire e quanto da evitare. Malgrado il paradosso dello specchio fosse proprio la mancanza di risposte oggettive, Domitilla s’accostò alle prime immagini con spirito critico fidandosi soltanto delle sue pulsioni erotiche più genuine. Voleva evitare violenze di ogni tipo e ogni forma di perversione avulsa dal sesso, ponendo dei seri paletti a qualsiasi tipo sopraffazione guidata solo da un erotismo libero e sano. Aprì a caso un sito che la ricerca gli propose, e appena le prime immagini arrivarono sullo schermo la mano destra sul mouse, la sinistra sul clitoride Domitilla cominciò a studiare quelle foto così come ogni donna avrebbe fatto vedendosi e immedesimandosi in quelle immagini. In centro campeggiava la testa biondo platino di una ragazza che indossava solo un top blu striminzito, avviluppata sopra un’altra donna dalle gambe spalancate e fasciate da collant che aveva affondato completamente la lingua nel sesso della partner. Le lunghe dita tendevano i bordi delle grandi labbra mostrandone l’interno rosso rubino della vagina che la bionda platino sembrava gradire moltissimo. La foto presa in prospettiva, davanti ad un pannello blu per sfondi fotografici, non permetteva di vedere il viso della ragazza supina, ma rendeva ancora più accattivante la figura slanciata della bionda, accucciata sul viso della partner, che offriva all’obbiettivo le sue gambe spalancate: lo sguardo di chi guardava saliva inesorabile dal filo delle natiche sino alla vagina levigata e resa lucida da saliva ed umori. Domitilla imparò subito il primo vocabolo: sessantanove, termine che indicava la posizione di due corpi posti speculari uno sull’altro chiamato il perfetto auto erotismo femminile, come si poteva leggere nel titolo della rubrica. Le fiabe sembravano confermarlo -Chi è la più bella del reame?- chiedeva la matrigna di Biancaneve al suo amato specchio magico, sperando di sentirsi dire che era lei, la regina, la più bella di tutte. E lo specchio, questa volta al contrario della fiaba, affermò la stupenda verità, in fondo, già nota:-Due donne, due lingue, un sol gesto-Domitilla s’era di nuovo immedesimata ed eccitata dalle immagini di quei corpi femminili che non erano assolutamente statici e privi di emozioni, ma rappresentavano i sogni, i bisogni, che nella sua mente, si costruivano, si strutturavano nel continuo scoprirsi positiva e vitale. Capiva d’essere in pace con se stessa dal modo con cui si immedesimava nelle modelle della foto godendosi con estrema semplicità quell’assoluto stato di grazia. Difatti era consapevole che a seconda dell’umore, s’era sempre giudicata bella un giorno e orribile il successivo, proprio come le anoressiche che, pur essendo magrissime, erano assolutamente convinte di essere afflitte da rotoli di grasso, che richiedevano ulteriori digiuni. Però quell’eccitazione mai provata prima le parlava di un cambiamento forte e profondo che l’avrebbe comunque traghettata in un punto di non ritorno, e la verità si dissolveva nel punto in cui i suoi occhi incrociavano quelli della modella. E non si stupiva più allora delle sue esigenze sessuali che risultavano tanto più necessarie quanto più si sentiva insicura privata della sua libertà sessuale. Non era mai stata attratta sentimentalmente da una donna e non lo era neanche in quel momento, ma era l’idea di leccare un’altra donna, conoscere un’altra vagina che la attraeva. Era suggestionata dalla condizione di perfetta assonanza tra masturbazione e rapporto orale. Guardando quelle immagini non era attratta assolutamente dall’aspetto estetico delle ragazze fotografate ma dai loro volti umidi di umori, e lo sguardo cadeva inesorabilmente e indistintamente su vulve e capezzoli eretti. Apprezzava in ogni caso la loro bellezza e sapeva distinguere una modella da una donna meno bella ma non era quello il suo parametro di scelta: lei cercava una stimolazione orale che da sola non avrebbe mai potuto avere. -Che effetto fa guardarsi allo specchio e trovarsi comunque bellissima accoppiata ad un’altra?- si chiedeva mentre il dito continuava a correre sul clitoride, e l’occhio s’era spostato nella foto successiva dove un uomo poggiava il glande nell’ano della ragazza che nell’immagine precedente stava sotto la bionda. I ruoli si erano inverti e adesso la bruna per niente infastidita dalla penetrazione anale poggiava sempre la sua bocca sul sesso depilato della bionda dividendo il suo piacere tra pene e vagina. La risposta di Domitilla, accompagnata da un sorriso d’insoddisfazione, fu eloquente -E’ meraviglioso- Ma capì subito ch’era anche rischioso se la propria identità sessuale si fosse ricondotta alla sola bellezza perché era facile cadere preda di un effimera ossessione narcisista: bella o brutta lei voleva assecondare con serenità i suoi appetiti, e i suoi bisogni sessuali, e giustamente disinibita cercava la conferma della sua libertà intellettuale, prima che fisica. Altre foto più piccole e meno definite ma pur sempre accattivanti attirarono la sua attenzione. La prima mostrava il primo piano del viso di una ragazza raggiante mentre stimolava con la lingua due peni che le stavano eiaculando in bocca; Domitilla sempre più eccitata si leccò le labbra come se fosse sua la bocca fortunata della foto. Nella seconda c’era un uomo sdraiato che aveva infilato completamente il pene nell’ano della ragazza riversa sopra di lui che contemporaneamente leccava la vulva che le veniva offerta dalla ragazza accucciata sopra la sua faccia. Lanciò un urlo subito soffocato. Era una sensazione stupenda per lei raggiungere l’orgasmo guardando le prestazioni sessuali e gli attributi fisici di perfetti sconosciuti: aveva perso il contatto con il mondo, era coinvolta in un turbine di piaceri. Guardava lo schermo del computer sempre più eccitata mentre, ansimante ed in preda all’orgasmo, tirava indietro la testa passandosi la lingua sulle labbra. Ad un tratto la sua mano si fermò, pur rimanendo fra le cosce, ed ansimante ebbe un intuizione. Aveva finalmente assodato che l’abitudine a guardare una scena di sesso era presente negli uomini quanto nelle donne, e allo stesso modo lei donna aveva il diritto di eccitarsi ed esternare con estrema semplicità la sua libido di fronte ad una foto pornografica. Cresceva sempre di più dentro di lei la convinzione che quelle foto non erano affatto licenziose o dissolute, ma erano per lei indispensabili -Ah, se le avesse viste prima- rimuginò consapevole che quelle foto le servivano ad avere la conferma del suo essere donna, e solo così poteva farlo: ricavando il piacere guardando l’azione sessuale d’altri. E ciò che fino a qualche giorno prima aveva ritenuto essere uno comportamento eticamente scorretto ora le si rivelava un’arma per accettarsi e non soccombere alla depressione, sfuggendo all’insostenibile incontro scontro con il proprio sé.Non aveva mai avuto una penetrazione anale e mai nessuno le aveva fatto una simile offerta ma ora diventava essenziale sottrarsi al gioco malsano del ricatto morale, il più delle volte infallibile e micidiale, e quindi non l’avrebbe certo rifiutata. letture ed articoli di giornale le ricordarono che la pratica della sodomia era in uso oggigiorno, come nell’antichità e che il retto era fornito di zone sensibili né più ne meno come il collo della vagina e tanto bastò a fugarle ogni suo dubbio. Era attratta piuttosto, dalla pelle vellutata della vagina della splendida ragazza della foto, meticolosamente depilata, molto più femminile della sua, incolta e animalesca. Adesso che si guardava finalmente senza paraocchi, ed ora che aveva capito che il vestito di gala per essere sessualmente attiva era il suo corpo nudo, si vergognò della sua stessa peluria. Capitolo 3 Livio tornato in città si era recato in università sperando di trovare il suo inseparabile amico Bruno attraverso il quale aveva conosciuto Domitilla, e principale artefice della loro unione. Con il pene sempre pronto a gonfiarsi e a manifestare il suo turgore con dei pruriti lancinanti entrò nell’atrio. Scrutò l’intera area per cercare l’amico ma non lo poté vedere, e al cellulare ancora non rispondeva. * Hei Livio, non si saluta più?-* Ah ciao, Fulvia non ti avevo vista…- disse salutando la ragazza bionda forse un po’ troppo magra ma slanciata e discretamente dotata di seno. * Sono diventata così brutta che non mi noti più?-* Ma no, no- rispose ricordandosi dove l’aveva vista la prima volta; stava seduta con una amica a cavalcioni su di un muretto con la stoffa dei pantaloni elasticizzati che le segnavano le grandi labbra. * Allora come sto?-Il pene gli si mosse nei boxer, e malgrado quella mattina avesse già consumato un po’ della sua foga mascolina sentiva il desiderio rimuginare inquieto dentro di lui -Sei uno schianto, ti scoperei anche adesso, qui nell’atrio!- rispose stringendola a sé.* Uhm, non mi incanti sai… sento odore di passera fresca-* La passera centra, ma non è fresca- rispose lasciando l’abbraccio.* Stai sempre con quella suorina di Domitilla?-Livio scrutò la silhouette di Fulvia, come faceva ogni qualvolta che avvistava una ragazza carina e tentando, come in quel caso, di ricordarsi la forma della vagina: se era piatta, gonfia, fasciata o lasciata libera. Schioccò la lingua. I pantaloni erano sufficientemente attillati da contornare il sesso in maniera degna.* Senti Fulvia, questa mattina ho le balle girate proprio con voi donne e non è il caso di insistere-* Scusa, non volevo- rispose Fulvia sentendosi gli occhi addosso.* Ma dai lascia stare… è che con voi donne non si sa mai quando si può parlare…-* Avete litigato di brutto, vero?-* Si, ed è stato per una stronzata- rispose sgraziato ma inesorabilmente rapito dalla sensualità della ragazza; aveva ancora in mente il loro primo incontro, quando l’aveva colta sul quel muretto con i pantaloni di colore chiaro, che ricordavano molto il colore della pelle, e lei che sembrava essere nuda.* Si litiga sempre per delle stronzate, e tu sei sempre stato un rompiballe… te lo dice una che ti conosce-* Beh, a me un pompino sembra solo una stronzata, e basta!-Fulvia scoppiò a ridere di gusto -Hai chiesto un pompino alla suorina?-* Mi sai dire che cazzo c’è da ridere?- rispose Livio irritato. * No, no niente è che…-* Fulvia era solo un pompino e basta!-* Livio non ti incazzare lo so… che è solo un pompino… io te lo farei anche adesso un pompino, ma la suorina…-* Si, si ridi, ridi pure- la derise Livio immaginandola abbracciata con Domitilla, un sogno che sembrava destinato a non avverarsi mai; lo scoglio maggiore sembrava essere sicuramente Domitilla irrimediabilmente frenata da una certa cultura sessuofoba che le impediva di accettare le amicizia saffica.* Dai accompagnami al tram- gli chiese dopo qualche attimo di gelo Fulvia che non amava perdere del tempo inutilmente; il senso del dovere la spingeva allo studio e tutto il resto passava in secondo piano anche gli affetti.* Dove vai?-* Torno a casa, ero venuta in facoltà per vedere quando avevo l’orale di statistica ed ora che lo so torno a studiare…-* Quando devi sostenere l’orale?-* Eh? Ancora debbo dare lo scritto…-* Fulvia, era una battuta-* Si, ma pessima- rispose risentita; difatti ciò che le pesava di più del suo status di single era proprio la magra vita sessuale in cui era costretta da quando si era lasciata con Livio.* Allora senti questa, Fulvia adesso ho voglia di scoparti!-* Ah si?-* Dico sul serio, ho voglia di metterti alla pecorina sul letto e scoparti-* Ehi, non voglio mica essere il ripiego della suorina!-* Fulvia non dire stronzate, ti sto solo chiedendo di scopare… non di tornare assieme-* E lei come pensi che la prenda?-* Prima rispondimi, te la vuoi fare questa scopata o no?-* Ho tempo solo fino alle quattro, dopo ho una ripetizione…-* Vieni, ho la macchina-Fulvia lo seguì sentendosi per qualche secondo ancora la donna di qualcuno. Purtroppo si erano lasciati perché il loro egoismo e la volontà di avere una fulgida carriera scolastica non aveva permesso loro di vivere insieme e di conseguenza era finito anche il sesso. Dopo i primi mesi di astinenza si era trovata un paio di volte al risveglio sudata e bagnata dopo un sogno strano e coinvolgente. Si trovava attorniata da tutti i cavalieri della tavola rotonda in ginocchio e completamente nuda che dava soddisfazione a turno tutti i cavalieri con rapporti vaginali, anali… orali, sino a che Ginevra non le offriva la sua vulva da soddisfare decretando cosi la fine dei giochi maschili. A questo punto Fulvia si svegliava e con l’immagine gioiosa e vivida del piacere dato e ricevuto.* Livio te lo dico subito, non voglio storie con Domitilla!-* Senti lo hai sempre saputo che a me non piace mischiare il sesso con l’amore-* Cazzo come sei gretto!-* Tu come l’avresti detto?-Subito non seppe rispondere; non voleva rinunciare a quelle poche ore di sesso che il suo ex compagno le stava offrendo. Per poche ore sarebbe tornata ad essere la sua donna. Sospirò, c’erano dei giorni che perdeva la concentrazione finché non si masturbava sino allo sfinimento. Di norma le accadeva nel pomeriggio dopo le lezioni quando a casa doveva dedicarsi intensamente allo studio; poteva dirsi un orologio erotico e almeno due volte alla settimana, quando non erano tre o quattro aveva la voglia ed il bisogno d’un potente sfogo sessuale. Quello sembrava uno di quei giorni inquieti. Più si muoveva e più le mutandine le indurivano il clitoride -Livio finiscila, ogni volta che ci si rivede si torna sempre per litigare-* Ma ho ragione o no, quando dico che la scopata è molti a molti e il sentimento uno a uno?-* Ma si, finiscila, questa una delle poche cose su cui andiamo d’accordo ma non c’è bisogno che ci azzuffiamo sempre come moglie e marito… mi hai promesso una scopata… e l’ho trovata una cosa molto carina e dolce-* Stai con qualcuno?-* Eh! Stiamo andando a scopare… non in comune per sposarci-* E dai facevo per fare due chiacchiere…-Aveva la vagina bagnata ed arrossata per lo sfregamento delle mutande sulla pelle umida di umori e quel contraddittorio così serrato con un uomo la eccitava -Se è così… siamo in due inquiline-* Lo vedi che torniamo sempre sul sesso!-* Scemo! Non l’ho mai toccata, neanche con un dito-* Ma è bella?-* Si, e ti dirò… qualche volta mi ha eccitata-* E non è mai successo niente?-* No, come te lo devo dire?-* Cazzo adesso sei tu che non mi vuoi rispondere. Non ti ho mica rinfacciato d’essere una lesbica… a me sembra così normale… due ragazze che si dividono casa e passera, è solo un piccolo piacere quotidiano-* Non tutte la pensiamo così, ed io non voglio fare la tua fine…- Era consapevole d’avere una vagina sensibilissima e quando faceva sesso le piaceva pensare di raggiungere un numero d’orgasmi superiore alla media perché le bastava un niente per stimolarla. Considerava il sesso saffico un buon collante per le amicizie femminili ed era orgogliosa di confidare quel suo piccolo piacere con chi la sapeva capire.* Cioè?-* Beh, la suorina non ti ha sbattuto fuori di casa, questa mattina?-* Sono due cose diverse-* No, no sono identiche!-Fulvia rimase in silenzio; si riteneva fortunata perché aveva un forte stimolo sessuale ma dall’altra piangeva se stessa perché non riusciva ad appagarlo e coltivarlo al meglio. * Vuoi dire che viviamo in un mondo di repressi?-* Già, ma piuttosto pensiamo alle cose belle…- lo sfregamento degli indumenti la portarono all’orgasmo che sopraggiunse forte ed improvviso- come lo vuoi fare?- Livio percepì il grido soffocato dell’orgasmo -Fulvia sei venuta?-* Sì- rispose tenendo gli occhi chiusi e le gambe spalancate.* Felicità-Riaprì gli occhi sorridente -Ma dai scemo, è un secolo che non scopo!-* Ma senti… ti depili sempre?-* Si tutta!-* Ah, che bello… Adoro la figa depilata-* Eh allora dopo che mi hai messo alla pecorina, dove me lo sbatti?-* Se ti va anche nel culo-* E perché, no! E’ un po’ che non trovo ragazzi disposti a farmi godere così-* Ma dai, giura!-* Giuro, ma non chiedermi il perché!-* E’ proprio vero che chi non ha il pane ha i denti e viceversa-* Sembra proprio di si!-Trovarono subito posto per la macchina e una volta entrati nell’ascensore Livio sbottonò i jeans di Fulvia che prima protestò debolmente e poi si lasciò toccare la vulva ormai lubrificata -Senti che passera, sei liscia e morbida- sussurrò Livio abbracciandola forte -lo senti il tuo profumo, è forte ma buono-* Io sento il tuo cazzo duro- sospirò Fulvia, poi cercando di divincolarsi -Livio siamo arrivati, dai che ci possono vedere-* Si aprì la porta che usciamo- l’esortò carezzandole il viso con le mani umide di umori; Fulvia mugolò e sgusciata fuori dalla cabina aprì scompostamente la porta di casa; Livio le fu dietro cominciando a sbottonarle la camicetta.* Mi raccomando Livio, è un secolo che non scopo… Fammi fare una bella scopata-* Si dai spogliamoci nudi… e mettiamoci comodi-* Di qua, vieni andiamo sul divano- propose Fulvio trascinando Livio per un braccio mentre ad uno ad uno cadevano i suoi indumenti.* Fulvia sei sempre una gran figa-* Non dire cazzate-* Adesso te le do io le cazzate- le disse ricorrendola e dopo averla braccata l’adagiò sul divano; Fulvio spalancò le gambe ed Livio ci ficcò il viso. Prima la odorò, poi la leccò beandosi del tocco segoso che la lingua percepiva sulla pelle depilata della vulva. Fulvia gemeva principalmente quando Livio le risucchiava il clitoride e respirava pesantemente quando sentiva la lingua sull’ingresso della vagina.* Ora io, adesso tocca a me- pretese Fulvia impossessandosi del membro ormai tesissimo di Livio che gemette quando il glande toccò il palato -Com’è grosso, dai, dai è ora- lo supplicò aprendo di più le gambe. Livio si avvicinò per penetrarla ma Fulvia si divincolò -Niente missionaria, alla pecorina…- si mise a carponi e voltandosi sorrise felice -Dai adesso, scopami adesso mentre io ti guardo- Dimenò il sedere e Livio presala per i fianchi trovò senza esitazioni la vulva e la penetrò.Fulvia inarcò la schiena assecondando le spinte pelviche di Livio che entrava e usciva sempre più facilmente per la sua eccezionale erezione. Si mosse con cautela finché non poté gioire ascoltando il fragoroso orgasmo di Fulvia e solo allora Livio incrementò le spinte cercando il proprio appagamento aggrappato ai fianchi sempre più sudati della ragazza.Fulvia sbavava per lo sforzo fisico bagnando uno dei cuscini del salotto apparentemente incapace a muovere un muscolo ma quando Livio uscì da lei si girò di schiena aprendo la bocca; Livio la scavalcò mettendosi a cavalcioni inserendole il pene in bocca. Fulvia ebbe appena il tempo di stringere le labbra che il primo fiotto sgorgò superbo spostandosi su lingua, palato e gola; altri seguirono copiosi. Livio la Guardò ingoiare felice il suo sperma latteo e profumato. Le accarezzò il viso e la testa lasciandole tutto il tempo di giocare con il suo pene che man mano andava afflosciandosi.* Vuoi qualcosa da bere?- Gli chiese infine quando soddisfatta si alzò sedendosi accanto a lui* Si ho sete, ma dopo mi fai vedere il culetto?-* Il culetto te lo faccio vedere subito- gli rispose girandosi di schiena. Livio le aprì le natiche cercando l’ano che si palesò subito in tutta la sua bellezza; saggiò delicatamente l’anello dello sfintere con l’indice facendolo entrare pian piano.* Ce l’hai ancora il lubrificante?-* Si, vado a prenderlo subito- disse Fulvia scattando giù dal divano. Capitolo 4 Il tempo passava e Domitilla non s’era accorta che era giunta l’ora del rientro della compagna con cui divideva l’appartamento -Ciao Domy- si sentì chiamare dal corridoio mentre il tipico rumore di serratura le diceva che la porta di ingresso era stata aperta e quindi richiusa -Ehi Domy lo sai chi ho incontrato oggi in biblioteca…- e la domanda rimase incompiuta. Alessia rimase di sasso, quando entrata nella loro cameretta, ritrovò l’amica completamente nuda, davanti al computer, che guardava un sito pornografico. A tutto schermo c’erano tre donne che si contendevano gli schizzi perlacei che zampillavano da un pene al centro dell’immagine. Alessia non aveva mai visto completamente nuda Domitilla, e l’amica aveva un corpo stupendo e statuario. Slanciata, con i capelli neri fino alle orecchie aveva le gambe lunghe come due colonne doriche che sorreggevano un sedere sodo dalle natiche ben divise come due metà di una stessa mela. La pelle liscia ricordava la morbidezza di una pesca e non c’era ombra di cellulite, e le invidiava anche un po’i seni alti e dritti dai capezzoli scurissimi con le aureole molto larghe. Era rimasta incantata ad ammirarla, come ipnotizzata, estasiata. Domitilla notò che quel giorno Alessia indossava un corpetto attillato estremamente malizioso e una tuta leggera, normalmente non usava reggiseno e preferiva solo i tanga. L’aveva guardata con voglia, avrebbe voluto saltarle addosso ma non aveva pensato ancora come spiegarle le sue nuove esigenze sessuali; il tempo stringeva quindi adottò la tattica diretta. Spense il modem e si sedette sulla scrivania allargando leggermente le gambe, mentre Alessia rimasta sull’arco della porta, cercò il modo di instaurare una comunicazione. * Ciao Alessia, come sto?- le domandò piroettando sul parquet -Dai vieni che ti racconto tutto- l’esortò infine prendendola per mano e, fissandola dritta negli occhi, l’attirò verso di sé. Alessia presa alla sprovvista non ebbe tempo di pensare, e se la psiche non reagì prontamente il suo corpo tuonò in preda all’eccitamento: percepiva la vagina umida di umori ed era quasi sicura di aver inzuppato il suo tanga. Era attratta dalla sua amica, o meglio da quello che stava facendo: nuda e senza inibizioni si stava masturbando guardando altri che presto avrebbe imitato. Tutta l’azione durò non più cinque secondi, ma a Alessia parvero cinque anni, e né l’una, né l’altra distolse lo sguardo. Per entrambe era la prima volta, e malgrado Domitilla avesse passato la giornata a guardare foto pornografiche e a leggere storie erotiche stava vivendo il blocco emotivo della novità. Si fece forza e avvicinandosi con dolcezza le abbassò la tuta mettendole delicatamente la mano sul monte di venere cercando di stuzzicare il clitoride da sopra le mutande. Alessia sospirò profondamente. La trovava bella, non era lesbica e le piacevano gli uomini -Ma quante volte ti sei sognata di masturbarsi da sola con la lingua?- pensò -Peccato che non era possibile, ma lei poteva. Domitilla poteva farle quello che tanto lei desiderava?- Non conosceva il sapore dei suoi umori, ma era stato lo stesso quando aveva assaggiato di nascosto lo sperma del suo ex. Dopo la penetrazione aveva messo due dita nella sua vagina ed aveva portato alla bocca lo sperma unito alle sue secrezioni. Ancora oggi si eccitava moltissimo al ricordo di quel sapore e se la natura non la ingannava era sicura che il sapore di Domitilla era altrettanto buono. Le labbra della vagina a contatto con la stoffa del tanga le trasmisero sensazioni bellissime e quel contatto la irrigidì ulteriormente come se il suo corpo fosse stato percorso da una scarica elettrica. * Allora, vuoi che ti racconto cosa mi è capitato da questa mattina?- le chiese maliziosa, per il puro piacere di procurarle quelle microscopiche scosse erotiche.* Sì- rispose con un filo di voce Alessia.* Ho deciso di volermi bene, perché non è giusto vivere senza il sesso, quello vero intendo. E mi sono rotta di non poter esprimere liberamente la mia libidine- aveva risposto decisa ma lieve, e Alessia non poté che annuire afona.* E poi sai credo d’aver scoperto la mia seconda metà, quella che mi fa desiderare una donna- riprese Domitilla -E’ quel desiderio forte di complicità tra donne che mi attira e mi riempie i vuoti che il maschio non mi da- fece una pausa perché Alessia la guardava attenta, quasi allibita -Stai tranquilla non sono lesbica…- ammise decisa -Ma, la confidenza femminile vuol dire tanto, e tra le infinite complicità c’è anche il toccarsi- Alessia sentite quelle parole si eccitò ancora di più, quasi avesse vinto alla lotteria, lo aveva sperato tanto in quei lunghissimi secondi di ricevere una simile spiegazione per quello che anche a lei sembrava molto naturale, ed ora che Domitilla la guardava con forte interesse giocò a carte scoperte. * Domy, mi fai spogliare?- le domandò Alessia.* Se vuoi, lo faccio io- replicò maliziosa Domitilla in trepidante attesa di quella dolce proposta. * No, dai mi vergogno vestita davanti a te!- spiegò, ma Domitilla con la mano un po’ tremante le abbassò il tanga toccandole con soddisfazione la vagina che si aprì già bagnata. Alessia strinse i pugni reggendosi a malapena in piedi sino a che per poco non cadde quando Domitilla le infilò delicatamente il naso nel solco della vagina. * Dai, Domy che prima mi voglio lavare- la supplicò Alessia.* Ti piace la mia rasatura?- le chiese staccandosi da lei e mostrandole la vulva depilata -Mi sono rasata tutta!- * Hai usato la crema o sapone depilatorio- chiese puntuale ed interessata Alessia.* No, né l’una e né l’altra. Ho usato il rasoio- rispose -Ma non ho capito se ti piaccio?- insistette.* Sei bellissima, sei perfetta. Sai quando stavo con Enrico, lui mi faceva depilare, e credo che sia una buona abitudine. Però non devi usare il rasoio perché i peli ricrescono in pochi giorni, e spesso diventano più evidenti perché se vengono tagliati orizzontalmente sembrano più grossi-* Come mai hai smesso di farlo?- chiese incuriosita Domitilla alludendo al triangolo castano di peli che nascondevano alla vista ogni particolare della vulva.* Bah, perché a qualche ragazzo non piace e allora… però adesso che ti depili anche tu sono felice di farlo vita natural durante- le promise mentre si spogliava completamente. * Senti, ho passato qualche ora su internet a studiare all’università del sesso: posizioni, orge di gruppo e scopate di ogni genere, e tutte le modelle avevano pochissimo pelo, se non niente in molti casi. Tu mi dirai: ma certo che hanno poco pelo, perché nella foto porno si deve vedere tutto, però il pube macchiato, è comunque brutto. Passiamo ore ad aggiustarci una ciocca di capelli, e poi trascuriamo il centro della nostra femminilità? No, è solo che siamo troppo impegnata a non farci vedere nude dagli altri che neanche noi ci conosciamo più! Però se lo capiamo…ci radiamo- spiegò gesticolando, e allargando le braccia con enfasi -Ed è ovvio che è così! Il pelo è la quinta essenza della volgarità e va eliminato. Ci sono solo i feticisti che vogliono la donna pelosa, però io quelli non li considero- spiegò con enfasi accomodandosi sul divanetto vicino alla finestra dove con estrema solennità apri le gambe affusolate. Alessia annuì perché la splendida rasatura era stata la prima cosa che aveva notato in lei che la valorizzava, che la liberava da quel simbolo poco femminile che era quel simbolo così maschile. * Ti sono piaciute le orge?- le domandò Alessia sedendole accanto, e cambiando discorso.* Ah vedo che anche tu non sei poi la santarellina che credevo…- scherzò Domitilla.* Sempre Enzo, mi faceva vedere i film porno… Allora ne hai viste di orge?-* Si- ammise Domitilla -, e ti giuro che sono la cosa che mi stuzzica maggiormente- ammise con impeto quasi fanciullesco -Sai quando vedevo tutta quella gente nuda su tappeti e divani intenta a darsi piacere reciproco, pensavo sempre alle nostre feste, sai quelle di compleanno, di laurea… ebbene è inevitabile constatare che il sesso non può che essere il collante ideale per ritrovi simili…-* Già, in fondo quante cazzate si fanno in compagnia?- disse Alessia alzandosi, a fatica dal divano e si dirigendosi in bagno, spogliandosi per il corridoio -Invece di bere, fumare possiamo scopare che è così naturale… e poi che ci guadagniamo a non essere libere di fare quel cazzo che mi pare?- chiosò con ancora vivida e pulsante l’immagine di Domitilla, nuda nell’altra stanza. * Si ma non confondiamo la seta con gli stracci-* Eh?-* Voglio dire che scopare non è una cazzata, non è come bere o fumare… non è un vizio di cui sé né può fare a meno!- precisò Domitilla a voce alta così che Alessia la potesse udire dal bagno -Ubriacarsi, drogarsi… quelli sono vizi con i quali ci puoi lasciare il culo!-* Vieta il sesso e avrai in pugno il popolo- sentenziò Alessia* Già questa chi l’ha detta?- * E che cazzo ne so? Però è vera!- ribatté polemicamente, e poco dopo la porta del bagno tornò ad aprirsi. Alessia raggiunse la camera camminando quasi lentamente, ancheggiando, sino al letto dove Domitilla l’aspettava leggendo un foglio stampato a computer. Nel tragitto trovò le sue ciabatte e le indossò piazzandosi di fronte a lei con le gambe leggermente aperte e le mani, chiuse appoggiate ai fianchi -Domy, mi aiuti a radermi?-Domitilla trasalì -Si certo! Stavo leggendo un raccontino porno che ho trovato in un sito… e malgrado sia scritto in una forma pessima ha la sua capacità di farmi eccitare-* Già, ma adesso noi potremmo godere al solo pensiero di farci una scopata con tre o quattro maschi- le rispose Alessia con l’animo disilluso di chi è cosciente d’essere in qualche modo in ritardo.* Si, è un problema che dobbiamo risolvere… dobbiamo cercare tra i nostri amici quelli giusti…- disse pensosa Domitilla mentre Alessia stava letteralmente rovistando nel suo beauty case alla ricerca della crema depilatoria -Beh, Livio non lo vuoi chiamare?- le chiese alla fine emergendo dalle ante aperte dell’armadio con in mano il prezioso tubetto* Certo, ma non te lo presto, signorina…- rispose fingendosi piccata -Perché, tu non hai nessuno?- scherzò Domitilla spingendo Alessia verso il letto, dove lei si buttò per prima, a cosce spalancate -Ne ho troppa voglia, dai facciamolo- si giustificò.* Ti venuta voglia eh. Adesso, mentre tu ti depili, io mi masturbo. Voglio vedere… quanto impieghi mentre io smanio- * No, non mi fare questa bastardata, aiutami a depilarmi, poi lo facciamo assieme come nelle foto, una con l’altra… una sopra l’altra… a sessantanove- reagì tra il serio e il faceto Alessia.* Sì, dai, che mi piace tantissimo, l’idea. Però non so neanche perché tu stia ancora qui senza fare nulla. Dai spicciati che non resisto più. Ti voglio leccare!- la pregò Domitilla che non riusciva più neanche a rendersi conto di quello che le stava accadendo -Ti voglio- esclamò prendendole con entrambe le mani i glutei sodi. * Beh, sei tu che mi hai buttata sul letto- si finse piccata Alessia, e recuperato il tubetto con il sapone s’avviò nuovamente verso il bagno seguita da Domitilla. * Lo sai vero che stamattina ho litigato con lui?- le disse Domitilla seduta sul water mentre Alessia trepidante si spalmava la pomata sulla vagina appena bagnata sotto la doccia. * Ma, va? Allora, mi avete fatto uscire prima per un cazzo- le rispose piccata Alessia che aveva abbandonato l’appartamento prima del solito per lasciare la casa libera.* Beh, ti incazzi adesso?- ripose Domitilla attratta dalle manovre di Alessia che aveva spalmato la pomata in abbondanza sul pube e sull’inguine, dove i peli erano più folti e grossi, sino a raggiungere l’ano in mezzo alle natiche -Stai tranquilla che non accadrà più che io ti chieda di uscire quando debbo scopare…-Alessia rise -, mi offenderei di più se adesso mi tenessi in casa ma fuori dalla stanza… mentre tu ti fai scopare chiusa nella nostra camera…- disse aspettando con malcelata impazienza il trascorrere dei minuti che occorrevano alla pomata per agire sulla pelle.* Comunque questa mattina Livio mi mette davanti alla faccia il suo coso disteso e mi chiede di prenderglielo in bocca- raccontò Domitilla.* E tu?- * Niente, l’ho mandato via…- rispose mesta.* E lui non si è fatto più sentire?-* No, ed io non lo ho neanche chiamato- spiegò guardando l’orologio -Chiamerà…- * Ne sono sicura… però dovresti chiamarlo tu- bisbigliò Alessia -Anche se non è proprio colpa tua…-* Già, intanto però l’ho mandato via-Alessia scrollò le spalle -Si, però mi è parso di capire che se stamattina lui non t’avesse messo il coso in faccia tu non saresti adesso qui nuda e con tante idee in testa-Domitilla sorrise -Si, anche questo è vero…- ma non poté dire altro perché Alessia tradita da una forte emozione e aiutata dalla spatola in dotazione iniziò a liberarsi dai peli. * Che desiderio, che gran voglia di toccartela, di masturbarti, di aprirla, di infilarci dentro qualcosa- Alessia non le rispose e con l’indice e il medio tirò fuori il clitoride, poi con il pollice e l’indice allargò le labbra -Allora se sei così determinata, vieni qui davanti a me. In ginocchio, con le mani dietro la schiena, mi devi mettere la lingua dentro- Domitilla ancora più eccitata per la proposta, fece come le era stato ordinato, e appena in ginocchio, si ritrovò con il naso davanti alla vulva fresca e profumata della precedente lavanda. Respirò, a pieni polmoni, quel profumo intenso di sapone e d’eccitazione. Iniziava a goderla con tutti i sensi e contentissima iniziò a spingere la lingua tra le grandi labbra. Ma, Alessia per renderle più difficile l’opera, serrò le cosce in modo che la lingua trovasse maggiore attrito nel tentativo di esplorare le pieghe più interne. Domitilla non si perse d’animo e per vendicarsi le pizzicò una natica: Alessia lanciò un urlo. * Chi la fa, l’aspetti…- la canzonò prendendola per mano e trascinandola in camera dove la buttò sul letto ed iniziò a leccarle i seni, il ventre, per finire poi nella vagina. Per il piacere che stava provando, le sembrava di vivere su di un altro pianeta, e messasi a cavalcioni dell’amica le avvicinò il sedere alla faccia -Adesso tocca a te, comincia ad assaporare il mio profumo- le disse dolcemente per invitarla a restituirle la cortesia, e Alessia poggiato delicatamente il naso sulla vagina sospirò -E’ …è mitico, forte… strabiliante!- riuscì solo a dire per la moltitudine di emozioni che le stavano confermando le sue idee -Non si era sbagliata, come non si era sbagliata sullo sperma, era tutto così naturale- Naturale come quando inesperta aveva accolto felicemente la sua prima penetrazione. Non credeva ai suoi occhi ed al suo naso; riusciva a sentire le campane e le vampate di calore che venivano da quella magnifica vagina le appannavano gli occhiali. Ma non poteva e non voleva toglierli perché avrebbe perso ogni particolare di quel corpo caldo e voluttuoso. Domitilla era così felice d’essere fiera e libera d’assecondare la sua sessualità che voleva dimostrarle che anche lei poteva essere alla altezza -Si, ti stai eccitando hai già i capezzoli duri- notò con libidine e spostando leggermente la coscia destra di Alessia dove un attimo prima poggiava la vagina, constatò che era umido; un caldo profumo le solleticò il naso. Si sentiva eccitata ma allo stesso tempo calma e sicura che l’amica non le aveva mentito circa le sue attrazioni sessuali; era chiaramente una ragazza con una normale attrazione eterosessuale dalle candide pulsioni per l’auto erotismo femminile. Non aveva niente contro le lesbiche -Ma una cosa è fare del sesso di gruppo o masturbarsi con la propria amica, un altra era condividere le attenzioni sentimentali di un’altra donna- pensò prima di dedicarsi alla vagina rasata che aveva sopra di lei -Fantastica, bellissima ed unica- pensò constatando che nulla era tanto unico in una donna quanto la sua vulva. Nel corso della sua vita, per svariati motivi, aveva visto senza malizia il sesso di altre donne notandone la diversa misura, colore e forma. Alcune di loro avevano il sesso internato nella pelle come l’ombelico, altre l’avevano formato da labbra grosse e seducenti, altre avevano delle labbra sporgenti e frastagliate. Con ambedue le mani aveva preso dolcemente le cosce di Alessia e le aveva tenute larghe; alcuni secondi più tardi la bocca era andata a visitare quel posto di delizie. * Hai una passera unica meravigliosa, stupenda e te la voglio baciare, succhiare, leccare… e forse mangiare…- disse Domitilla che s’era fermata ad osservarla con attenzione -, è un opera d’arte davvero e soprattutto… unica. Come la vuoi chiamare?- * Cosa?- le fece di rimando Alessia stordita dall’eccitazione.* Come la chiami la tua patata?- spiegò Domitilla che voleva imparare a conoscere e riconoscere la vagina della sua amica in maniera perfetta, e non solo all’aspetto, ma al tatto, per il profumo che emanava mentre la baciava e la apriva. Si voleva imprimere in testa il sapore, che solo superficialmente poteva dare l’impressione d’essere solo asprigno, ma sicuramente era diverso dal suo.* Non lo so, ma è importante?- chiese Alessia non riuscendo a trattenere un gemito quando le dita di Domitilla sfiorarono i bordi interni della vulva, e così facendo iniziò a parlarle del rosa della sua pelle, del profumo che emanava facendole sapere che era sua intenzione volerla sempre così, glabra, aperta ed esposta. Mentre parlava sospirava in preda all’eccitazione e le dita di Domitilla si muovevano rapide e flessuose nella fessura, percorrendola per tutta la lunghezza, soffermandosi con sempre maggior frequenza, in alto, a premere sul clitoride ormai turgido. Alessia continuava mugolare il suo piacere, con le gambe stupendamente divaricate e pervasa da continui brividi per tutto il corpo, scossa dai fremiti che si trasformavano, in un godimento crescente, attimo dopo attimo. Staccò le dita e tornò a guardarla di nuovo osservandone le labbra interne per iniziare un poco a succhiarle prima di separare le parti alte in modo da far apparire il piccolo gioiello del clitoride. Iniziò a bagnarlo mettendolo in bocca utilizzando i gli stessi umori di Alessia perché come il suo era molto sensibile. * Non ho ancora scelto…- le rispose con la voce roca riferendosi alla precedente domanda, ma Domitilla non la udì perché golosamente beveva le stille che gocciolano dalla vagina succhiandola e leccandola dove le gambe si congiungevano alla vulva. E, li nella giuntura fra ano e vagina insisteva con la lingua in quella zona molto sensibile, alternando ai tocchi alle carezze ottenute sfregando il viso sul pube liscio e rasato. Poi senza premere troppo tornava a penetrarla con la lingua più in fondo che poteva per succhiarne tutti gli umori.Alessia aveva preso a toccarsi i capezzoli, stiracchiandoli con le unghie, per procurarsi altro godimento, per farsi percorrere il corpo da fremiti di appagamento finché urlò -Ci sono quasi, lo sento sto per venire, e li, e li,…- aveva gridato per l’eccitazione, e Domitilla esaltata aveva preso a succhiarla con maggiore intensità. Inumidiva ed assorbiva gli umori dal clitoride che le stava dando tanto piacere, beveva e ingoiava la linfa che continuava a fuoriuscire abbondante dalla vagina che si contraeva negli ultimi spasimi dell’orgasmo. * Non ti fermare continua, fammi sentire ancora una volta la tua lingua vellutata, non smettere vai avanti!- e poi -Adesso vado a far visita al culetto- le anticipò Domitilla, non ancora appagata, e con delicatezza sondò l’ano prima con un dito poi con un pennarello affusolato e sempre con estrema delicatezza cominciò un lento andirivieni. La penna scorreva liscia e Alessia si inarcava ritmicamente e quando la sua vagina ricominciò a gocciolare Domitilla le fece raggiungere l’acme del godimento a colpi decisi di lingua.Esausta Alessia smise di leccare e si abbandonò sul letto, ancora una volta Domitilla percepì quel cambiamento e rapida si mosse agilmente cavalcando il suo corpo, decisa a mostrarle il materiale erotico che aveva stampato da Internet. I visi delle modelle estasiati erano meglio di qualsiasi racconto, e quando Alessia riaprì gli occhi si ritrovò di fronte il sesso roseo e profumato dell’amica che tornava a scavalcarla. Non disse nulla, la fissò solo con un sorriso prima di tornare a chinarsi ed a leccarla con ritrovato slancio.* Oh cazzo…- sospirò Domitilla quando la lingua si fece strada in lei e le toccò il clitoride mentre le dita la tenevano aperta, lasciò cadere le fotografie che aveva in mano e che non aveva avuto il tempo di mostrarle. La sensazione di piacere era quasi lancinante e si tese irrigidendosi, fissando il volto di Alessia tra le gambe. Aveva il respiro affannoso e affrettato mentre il risucchio si protraeva, portandola a un parossismo di piacere quasi incontrollabile. * Pensavo che fosse solo doloroso o quanto meno non potevi sentire niente a prenderlo nel secondo buchino- commentò distrattamente Alessia.* Eh?- mugugnò Domitilla ansante passandosi le dita trai capelli bagnati.* Dico, prenderlo nel culo… deve essere una bella cosa…- ripeté telegraficamente prima di ributtarsi sulla vagina. Domitilla non rispose e ansando, fece scivolare una mano sul ventre, verso la bocca di Alessia per spingerle la testa contro la sua vulva e porre fine a quelle dissertazioni fuori luogo. E, proprio in quel momento Alessia chiuse le labbra attorno al clitoride, lo risucchiò in bocca e tenendo i denti appena serrati con la lingua prese a leccarle ritmicamente la punta sensibilissima che sporgeva dalle pieghe vellutate. Domitilla gridò forte, si strinse i capezzoli con entrambe le mani, trattenne il respiro per alcuni secondi e venne. Capitolo 5 Fulvia mosse lentamente le palpebre abbacinata dal sole del pomeriggio. Gli ultimi raggi filtravano bassi e diretti agli occhi superando senza fatica le tende tirate. Con un sospiro malinconico, figlio di una solitudine repressa, notò che Livio si era alzato prima di lei e che doveva essere in bagno o in cucina. Si tirò su leggermente con il busto guardando con nostalgia la macchia di sperma sulla coperta del divano, lo stesso che ancora sgorgava dalla sua vulva e dal suo ano. Con le dita si carezzò amorevolmente i bordi del sesso depilato, così curato che malgrado tutto non era riuscita ad offrire a nessuno in quegli ultimi mesi. Non c’erano stati uomini come non c’erano state donne, amiche con cui abbandonarsi ad un pomeriggio di svago, per allentare la tensione, per staccare dallo studio. Prelevò con due dita un grumo di sperma appena rilasciato dalla vagina e con la rapidità d’una estetista si massaggiò i seni. Amava quel profumo forte e allo stesso tempo dolce. -Chissà quando avrebbe potuto permettersi un altro pomeriggio così, magari solo con un’amica?- Si domandò tirandosi in piedi guardando mestamente l’orologio: aveva solo un ora scarsa prima del rientro della sua coinquilina, una manciata di minuti prima d’essere costretta dentro un body e una tuta.Prese a spazzolarsi i capelli e quando vide Livio entrare in sala offrendole una sigaretta gli chiese subito sgarbata -Hai telefonato alla suorina?-* Ma perché la chiami così, cosa ti ha fatto?- reagì l’uomo leggermente indispettito. * Niente!- tentò di chiudere anticipatamente Fulvia.Livio lesse una luce strana negli occhi dell’amica, che una volta era stata la sua compagna, e che col tempo aveva imparato a conoscere. Quelli erano capricci di poco conto e allora con leggerezza commentò -Muhm, tu sei ancora gelosa di lei!-* Ma no che dici…- rispose debolmente Fulvia che non sapeva decidersi se dirlo o meno.* Si dico che sei gelosa di lei, e basta!- l’anticipò Livio incalzandola senza riguardi.Stava per dirlo, stava riuscendo a formulare quel pensiero che le veniva dal profondo ma quel giochetto fatto di battutine e allusioni potenzialmente distruttive le fecero desistere -Dai Livio, non essere sciocco perché dovrei?-Livio le girava attorno nudo, lei era nuda e tutto ciò le ricordò quanto erano sciocchi e inutili i silenzi, e quanto erano occludenti le posizioni faziose, sessiste e moraliste. Lei avrebbe volentieri fatto amicizia con Domitilla, e non solo perché così poteva sperare anche in una frequentazione sessuale ma soprattutto per condividere assieme a lei la vicinanza di Livio. Non pretendeva di portarle via l’amore, non pretendeva di ritornarne assieme a Livio, ma di restargli amica, quello si. * Già perché dovresti… vi fate la guerra invece di…-* Invece di?- chiese avvampando in viso. Forse Livio aveva capito, pensò, auspicò con tutta la forza che aveva in corpo pendendo dalle labbra del suo più grande amico.* Invece di essere amiche!-* Amiche?- tornò a domandare trepidante. Adesso non era più la spavalda studentessa dal brillante futuro accademico, adesso era una ragazza qualsiasi alla ricerca di calore umano.* Si amiche, in fondo non sarete poi tanto diverse… vi conoscete tramite me!-Forse il sogno si poteva avverare, ma per una sorta di legge del contrappasso chiese ostentando incredulità -La conosco e basta! Sai quanta gente conosco superficialmente?-* Ma che cazzo di discorsi sono? Non è una qualunque! E’ la fidanzata di un tuo vecchio ex con cui ancora hai un buon rapporto! Più che buono, visto che ci scopi assieme!-* Cazzo come si materiale!- rispose Fulvia ma in cuor suo era proprio la risposta che si aspettava da lui. Avrebbe voluto frequentarli, essere la loro amica per i problemi, i passatempi, le tenerezze e per tutto ciò che aveva la pena vivere. * Lo sono per contrapposizione! Non ti accorgi di quanto sei sfuggente? Cos’è che ti rode? Mangio un rospo se non una stupida gelosia, eh?-* Non è gelosia, Livio… sono grande ormai- rispose piccata. Forse la sua poteva sembrare gelosia ma in realtà era solo timore d’essere fraintesa. Lei non voleva andare assolutamente a rimorchio, lei non voleva perdere assolutamente quell’amicizia, così importante per lei, ch’era stata la storia con Livio. Sperava solo che Domitilla l’accettasse come si riconosce una vera amica e senza troppe complicanze formali.* Allora lo faresti sesso con me e lei?-* Non lo so…- rispose a mezza bocca poco convinta in una apertura di Domitilla, perché se solo la nuova compagna di Livio si fosse aperta al mondo della ragione lasciando perdere i luoghi comuni e la morale lei le avrebbe donato tutta se stessa, sperando così d’essere ricevuta con le medesime attenzioni. * Dai su, non cercare di raccontarmi balle! Lo vedo da gli occhi che ti faresti volentieri la suorina!-* Adesso sei tu che la offendi!- rispose contrariata per quella superficialità gratuita. Se Domitilla ancora non aveva potuto vivere in perfetta libertà la sua sessualità non le sembrava assolutamente giusto buttarle la croce addosso. I condizionamenti li aveva combattuti anche lei, e alla fine leccandosi le ferite aveva fatto la sua scelta, e così come aveva intrapreso, guadagnandosela, la sua strada sperava che Domitilla avesse fatto altrettanto. Ed aveva visto fin troppe amiche buttar via gli anni migliori rinchiuse nel perfetto cliché della ragazza per bene, come un busto di creta modellata per vivere nella giusta normalità. -Sono una donna e la capisco, molto meglio di te- aggiunse incalzante, lei che quel guscio l’aveva rotto quando era ancora umido. * E tu non mi hai ancora risposto!-* Si è una ragazza che mi eccita, e mi piacerebbe farlo con vuoi due, ti basta!- rispose volutamente superficiale sperando così di motivare maggiormente Livio mettendosi al suo livello.* Domitilla ha bisogno d’una amica vera che l’aiuti a… a buttare nel cesso tutte quegli atteggiamenti da bambina… da… da cenerentola. Mi capisci ora, o pensi d’avere di fronte il solito maschio insensibile, eh?- chiese Livio accendendosi un’altra sigaretta, e poi senza lasciare altro spazio a Fulvia aggiunse -E per favore risparmiami quello sguardo di commiserazione, quella occhiata da laboratorio, tu il dottore ed io la scimmia! Anzi tu la donna ed io il maschio nella gabbia!-Fulvia accettò lo sfogo. Non le era mai piaciute tutte quelle chiacchiere e quelle polemiche sessiste che proprio le donne sembravano ultimamente portare avanti su presunte superiorità intellettive, o consimili. Perciò replicò cercando d’essere più chiara e sintetica -Ma adesso dimmi tu, perché ti sei messo con lei che non ti ha mai fatto fare una scopata decente?- * Chi ti ha detto che scopo male con lei?-* Tu, imbecille! Non ti fa neanche i pompini! Mi dici che rapporto è, una che non fa neanche un pompino al suo uomo?-Appena dette quelle parole, a Fulvia vennero in mente le ragazze in bikini, i giovani atletici e quel senso di libertà che inebriava un po’ tutti quando si parlava di tradimenti. Trascinati dall’atmosfera romantica delle proprie voglie o dalla musica della discoteca, poteva capitare di lasciarsi andare e di dimenticarsi del partner ufficiale. * Ma tradire è veramente una colpa?- chiese allora con un filo di voce.* Non lo so dimmelo tu-* Molti giurerebbero di sì, qualcuno, invece, è anche pronto ad affermare che l’adulterio, in alcuni casi, possa far bene.-* A chi?-* A chi, umiliato da anni ed anni di scarse attenzioni da parte della propria donna, del proprio uomo, si sente insicuro, a chi ha subito tradimenti, e, non avendone mai compiuti, dà loro troppa importanza, oppure a chi crede di fare impazzire dalla gelosia, e si accorge che non è così-* Va bene Fulvia, ma io sono tuo amico e mi piace scopare con te, ma sono anche il ragazzo di Domitilla, e ovviamente ci scopo assieme… Io non voglio tradire l’amore che ho per lei e non voglio tradire la tua amicizia, quindi avrei piacere di portarvi entrambe a letto, sbaglio forse?-Fulvia non rispose subito, decine erano le domande che giravano intorno alle cosiddette corna; tradiscono più gli uomini o le donne? Oppure è giusto confessare al partner di essere stati infedeli? * Oppure è più saggio distinguere una sana scopata dall’amore quello vero?- sussurrò Fulvia accarezzando il pene di Livio.* Lo devo considerare come un si?-* Si, se Domitilla vorrà, scoperò con voi molto volentieri- Capitolo 6 * Sai, una volta avevo una amica del liceo che aveva avuto una brutta esperienza con il suo ragazzo perché lui l’aveva presa con troppa foga… nel sedere- Stava spiegando Alessia all’incredula Domitilla ancora scossa dall’intensità delle sensazioni che stava provando e quando ricadde esausta all’indietro, ansimando forte riuscì solo a chiedere -E come è finita?-* Beh, è finita male, nel senso che questa mia amica aveva sentito tanto dolore che mi aveva quasi convinta che prenderlo nel culo era una violenza bella e buona- raccontò Alessia con ancora il viso vicino alla vulva di Domitilla. Appena la lingua la toccò adagio in profondità, sussultò di nuovo ansimante. Alessia scese in basso, facendola smaniare, tornò di nuovo all’ingresso della vagina evitando il clitoride ancora pulsante, perché sapeva che in quel momento il suo tocco sarebbe risultato fastidioso. * E, allora questa tua amica?- riprese Domitilla dopo averla lasciata fare per un’altra manciata di secondi, e sollevatasi la spinse supina e si adagiò su di lei.* Non l’ho più vista, ma quello che ricordo di lei, fu il terrore di quando mi raccontò il dolore che aveva provato. Allora le ho creduto, anche perché diversamente non sapevo cosa consigliarle… ma poi leggi ti informi, ascolti altre esperienze e cambi parere…-Domitilla che aveva ancora in mente un superbo smorza candela tra un uomo di colore ed una bionda, le passò una di quelle foto che aveva recuperato poco prima e replicò con dolcezza -Io non l’ho mai provato, ma deve essere doloroso solo se non lo abitui le prime volte ma poi…-* Anch’io non l’ho mai preso in culo però credo che valga lo stesso concetto della penetrazione vaginale, la prima volta fa sempre male. Comunque… prima quando mi hai infilato il dito… beh mi piaceva- prese in mano la foto e puntando il dito sul viso raggiante della modella commentò -Questa gode, non sta fingendo, non si può fingere con una mazza simile nel culo-* Effettivamente- confermò Domitilla guardando la pelle rosa delle natiche della ragazza nordica stringere alla base il pene color ebano dell’uomo di colore completamente immerso nello sfintere, tanto che del sesso maschile erano visibili i soli testicoli. * Guardale gli occhi, sembra che ridono- commentò ulteriormente Alessia indicando il viso luminoso della donna solcato nella guancia destra da un rivolo di sperma che le labbra non avevano trattenuto. Poi cambiando foto, positivamente sbalordita, commentò -Guarda qua, ma come fai, anzi come fanno a mettertelo davanti quando ti sono già di dietro?-* Sta volta ho studiato- disse a mo’ di scherzo Domitilla -Questa è detta la figura del panino… il primo uomo si distende di schiena e te lo mette davanti con la posizione smorza candela. Quando ti è entrato tutto ti distendi sopra di lui, il secondo, invece, ti monta il culo da sopra-Sembravano entrambe concentrate su i due falli che contemporaneamente penetravano la ragazza orientale seduta sul corpo villoso dell’uomo sdraiato di schiena che al momento dello scatto aveva già immerso il pene nella vagina della donna. Le due sacche scrotali, più scure nell’epidermide e macchiate di peluria, quasi si toccavano contrastando nettamente con il colorito ambrato e scevro di peluria della orientale che rivolto il viso in macchina dimostrava tutta la sua eccitazione con un sorriso di estrema soddisfazione. * Che sensazione! Averne due dentro…- sospirò golosa Alessia -Guarda come sono vicini…- * Ma l’hai già fatto?- chiese incredula Domitilla.* Domy, magari fosse. Fino adesso mi sono accontentata d’un uomo alla volta…- rispose quasi contrita Alessia.* E’ arrivata Messalina!- la punzecchiò Domitilla -Adesso non venirmi a dire che certe esperienze le avevi sempre sognate…- commentò ironizzando sulla ambiguità delle sue affermazioni sempre a cavallo tra l’esperienza diretta e le memorie d’altri.* Ehi, cosa ti ha preso? Guarda che Enrico me li faceva vedere i film porno, e di penetrazioni doppie se ne vedono a iosa. E so anche che quando ti fottono in due, i maschi sentono i loro cazzi strusciare molto vicini- rispose seccata Alessia. Domitilla la guardò rimanendo per qualche secondo in silenzio, e poi proruppe -Va bene hai visto qualche film porno, però la tua esperienza si ferma li, ed io non ho intenzione di mettermi in competizione con te. Ho solo voglia di scrollarmi di dosso questa cazzo di vita da babbiona, e mi vergogno come una vigliacca quando penso a stamattina!- Tirò su con il naso ed aggiunse -Ok? Quindi cerca di non farmi sentire ancora di più una merda!-* Pace!- capitolò Alessia, e dato che erano già le sette di sera, e che erano veramente spossate e stanche accesero la televisione, e sempre nude, apparecchiarono la tavola preparando la cena. Mangiarono, tutto il tempo, fissandosi negli occhi, e finita la cena, si rimisero a guardare la televisione.* Ale, lo sai che è da oggi pomeriggio che non ho infilato le mutande- ammise seria Domitilla prima di scoppiare a ridere -debbono essere rimaste in cima all’armadio- * Dai? Perché?- chiese Alessia, felice d’essere distratta dal soporifero sceneggiato che avevano scelto di vedere più che altro come diversivo.* Ero davanti allo specchio, e mi guardavo, cercavo di ritrovarmi per come ero fatta. Il seno, i fianchi, le gambe, e li c’era quel pezzo di stoffa che rompeva l’armonia- diede un alzata di spalle -Ho avuto come l’impressione di trovarmi davanti all’umanità intera con in testa un passamontagna… era come negare la mia stessa esistenza…-Alessia non le rispose ma prese a guardarsi la vagina, e, allargate le gambe, iniziò un’altra volta a studiarsi come aveva fatto quella sera dopo la depilazione; nulla era tanto unico in lei quanto il proprio sesso, e ferma immobile con le mani che tendevano le pelle del pube rimase ad osservare l’unicità della sua vagina. * Ale, mi sento meravigliosa, stupenda e nuda mi riconosco per quella che sono… e mi vorrei coccolare, baciare, succhiare, leccare… e forse se ti fermi ad osservarla con attenzione… scopri d’avere davvero un opera d’arte e soprattutto… unica- Domitilla aveva proferito quelle parole con molta calma e semplicità. Guardarono un altro poco la televisione e poi come due dee si addormentarono felici di essersi scambiate a vicenda i loro sogni, le loro pulsioni e i loro liquidi. Capitolo 7 Mentre la musica ad alto volume si poteva contrastare, anche se a fatica, alzando la voce, il fumo acre invece no!; lo si poteva tollerare solo mandando giù generose sorsate di birra. Livio con cinica rassegnazione ignorò i polmoni indolenziti ingurgitando un’altra sorsata di Guinnes nera e gelata, poi con estrema calma si accese l’ennesima sigaretta prelevata dal pacchetto di Bruno. L’amico gli lanciò uno sguardo rassegnato che sembrava volergli dire -Sbrigati a rimetterti con Domitilla così finirà questo dissanguamento- poi tornò a puntare indolente gli occhi sul sedere polposo della barista che leggera trottolava tra i tavoli -Allora sei stato a casa di Fulvia?- gli chiese quando gli occhi persero dolorosamente la presa. * Si, l’ho accompagnata a casa e ci ho scopato tutto il pomeriggio- replicò netto e senza reticenza alcuna dopo aver dato una saporosa tirata alla sigaretta.* Eh!? E Domitilla?- chiese stupito Bruno ritirando immediatamente gli occhi dalla biondina del tavolo in fondo alla sala vicino alla batteria acustica.* Con lei ci ho litigato questa mattina ma non significa nulla, domani la vedo e faccio pace!-* Ma che cazzo dici, sai che cinema viene fuori quando la Domitilla verrà a sapere che sei stato con la Fulvia?-* Ma che cazzo dici tu!- esclamò quasi infastidito Livio -…mi sembravi più aperto di mentalità…- l’accusò senza mezzi termini spegnendo la sigaretta nel posacenere stracolmo.* Felice di deluderti,- ironizzò Bruno dondolandosi sulla sedia -e comunque, stai pur certo che prima o poi, lei…, lo verrà a sapere-* Ma le dico tutto, io! Bimba, non voglio più barriere sul sesso e neanche io te ne metto…- s’aggiustò il bavero del giubbotto di jeans e con spavalderia sbottò recitando -Va bene ci amiamo, ma la scopata è libera!-Bruno atterrò con la sedia spaventando i vicini di tavolo ma imperterrito chiese all’amico -E tu credi che una donna, che Domitilla, accetti una cosa simile?-* Fulvia non mi sembrava così scandalizzata, ed è una donna! Io non sono scandalizzato e tu, dimmi come reagiresti se la tua ragazza ti accordasse questa benedetta libertà sessuale?-* Frena Livio,- lo canzonò Bruno attirando sempre di più l’attenzione dei loro vicini di tavolo -c’è tutta una serie di consuetudini, di tradizioni che ti dicono di no, non è usuale fare una cosa simile…-* Bruno questa si chiama omologazione e se a venticinque anni io sono volente o nolente costretto a decidere in base a delle consuetudini barbare e meglio che mi spari un colpo così non ci penso più!Bruno rise -Se Domitilla accetta, ti pago da bere!- disse poi urlando combattivo; non se ne avvide assolutamente ma la brunetta che sedeva al tavolo vicino aveva preso a seguire i loro discorsi.* Va bene, qua la mano!-* Sento già la birra scorrere nel garagarozzo- Bruno pregustò smargiasso tornando a ciondolarsi mantenendo la sedia solo su due gambe.* E’ meglio pagarti la birra che vivere comunque male- commentò calmo Livio accentuando i modi dell’impavido uomo di mondo. La brunetta agganciò subito i suoi occhi preferendoli senza ombra di dubbio a quelli di Bruno.* E l’amore dove lo metti?-* Ah,- sbottò smettendo di recitare la parte del bel tenebroso -Dovrei tagliarmi l’uccello, io, perché si parla d’amore e dare subito ragione a lei perché non sta bene parlare di sesso libero?- * Livio, non sto dicendo che il torto ce l’hai tutto tu…- Bruno gli riservò una smorfia che raccontava tutta la sua disillusione -è che… è che vuoi combattere una battaglia persa in partenza-* Bruno tu sei un amico è quindi posso anche dirti che sei un coglione!- Gli occhi della brunetta tornarono sognanti su di lui -Guarda sei tanto amico che non avrei nessuna difficoltà ad invitarti ad una bella scopata con Domitilla e Fulvia… Cazzo ragiona, perché Domitilla dovrebbe essere diversa da Fulvia?-* Ma perché alle volte le donne sono un po’ troppo quadrate- decretò grossolanamente Bruno provocando nella brunetta una smorfia di disapprovazione. * Forse all’apparenza, ma la testa l’abbiamo apposta per pensare, no?- la brunetta annuì persa nello sguardo di Livio.* Si ma… la razionalità non è femminile…-* Piove governo ladro, si stava meglio quando si stava peggio… né sai altri di luoghi comuni?-Al contrario di Bruno la brunetta rise mentre lui reagì stizzito -Ma dai…-* Ma dai un cazzo, Bruno! Il sesso di gruppo è nato insieme all’uomo. Dal periodo delle caverne ad oggi non è cambiato molto: dalle orge romane in onore a Bacco si è arrivati agli attuali club, ai party orgiastici in case private con gli amici e alle riviste con annunci di scambisti-La brunetta aveva spalancato gli occhi dallo stupore e questa volta annuì impercettibilmente quando Bruno chiese -Va bene, parliamo di cose pratiche… come penseresti di cambiare la quadratura di Domitilla?-* Ancora non lo so, anche se dopo quello che mi ha fatto passare questa mattina sono in vantaggio io, e quindi mi dovrà ascoltare…-* E se non accetta?- chiese Bruno, e la brunetta sembrò muovere il capo per lui in segno di approvazione alla domanda. * Pazienza, discuteremo. Però deve sapere che se vuole stare con me, il sesso non deve essere tabù a nessun livello. Almeno il fiato libero!-Squillò il cellulare di Livio e la brunetta dovette puntare lo sguardo altrove per non essere considerata oltremodo invadente.* Pronto, oh ciao Fulvia… dimmi…- il tono cambiò decisamente -No, no ancora non l’ho chiamata… si non ti preoccupare che la chiamerò- riattaccò imprecando e rivolto a Bruno riferì della telefonata -Cazzo, se rompe! Sarà la quarta volta che mi dice di chiamare Domitilla per chiederle scusa-* Ma chi?-* La Fulvia, e chi sennò?-* Muhm… non sarà ancora innamorata di te?-* E già, è ancora innamorata di me e mi scassa i coglioni perché io faccia pace con Domitilla? Se mai il contrario-* E no! Lei vuole che le telefoni nella speranza che vuoi litighiate definitivamente!-* Ma vai a cagare!- Capitolo 8 Nel dormiveglia Alessia rifletté su quanto più facile poteva essere la sua giornata, adesso che era libera di vivere la propria vita fino in fondo; avrebbero invitato amici, fatto sesso assecondando le loro naturali pulsioni serenamente -Beata solitudo, sola beatitudo. Magari fosse sempre così- sospirò conscia del fatto che, spesso per una donna, vivere senza un uomo era fonte di disagi e sofferenze, specialmente se ignare sul come godersi e superare i disagi della libertà. Le ragazze single potevano esserlo per scelta oppure per necessità, e nel primo caso, il fatto di vivere da sole non escludeva necessariamente l’eventualità di un compagno, ma l’avere una stabile relazione d’amore non era ritenuto indispensabile. Domitilla sembrava appartenere a quella categoria ed il concetto alla base di quelle scelte di vita era -vivi la tua vita, ma scopa- * E se un giorno troverò l’uomo ideale?- chiese infine a Domitilla che si era tirata su appoggiandosi sul gomito.* Saprai di averlo scelto…- sospirò alla ricerca delle giuste parole -…non perché ha un bel fisico o perché tromba da dio… ma perché c’è dell’altro- annuì vigorosamente e il suo cenno di assenso su enfatizzato dal seno sodo che saltellò leggiadro troneggiando nella parte di torace visibile -D’ora in poi se punterai un uomo saprai che è quasi sempre per attrazione fisica. Magari lo conosci perché pensi che il suo coso sia la fine del mondo, o ha un non so che di attraente- Domitilla s’era infervorata e il suo capezzolo si era indurito -La darai via, anzi la daremo, e se sono rose fioriranno…-Alessia aveva scelto d’essere single per necessità. Sapeva di correre un rischio ma l’aveva fatto. Il viver da sola poteva significare privazioni e perdite, e di tutto ciò ne aveva fatto quasi subito la conoscenza. Come sapeva che la solitudine poteva essere vissuta male e attribuita alla mancanza di un compagno, cosa non sempre vera ma molto facile da teorizzare. Immaginava, e né era convinta che ci si poteva sentire sole, infatti, anche con il ragazzo se si era sole dentro, con se stesse. -Come affrontare questa situazione?- Voleva sapere ed invece chiese -Non hai paura che scappi?- ed infondo era sicura di quella risposta ma voleva solo una conferma dall’amica -Come si può reagire quando la solitudine affettiva diventa un problema?- Era ormai convinta che la risposta stava nella libera sessualità e quindi la cosa migliore era non abituarsi a stare sole sessualmente, ma imparare a stare bene sole con se stesse. Questo significava che, trovandosi a vivere senza un compagno, doveva porsi come obiettivo di riuscire a far di se stessa una compagna divertente. In quel modo poteva smettere di sentirsi una mela senza la sua necessaria metà! * Non ci dobbiamo mai togliere dalla testa che l’uomo buono, quello giusto, arriverà soltanto se non lo cerchiamo- asserì con vigore prima che l’amica le rispondesse -Solo se siamo vogliose siamo attraenti e non spaventiamo il maschio con aspettative e ansie-* Difatti il mio ideale di compagno, non posso crederlo geloso di una amicizia sessuale. Se non avrà l’intelligenza di capire che il sesso ricreativo è un aspetto indispensabile della nostra vita… beh è meglio che lo molli. E’ inutile che ci prendiamo per il culo: scopare è una esigenza fisiologica, come il mangiare…-* Eh, si buona similitudine…-* Per me sento che sarà così… e quando andrò a vivere con qualcuno, spero che questo lui mi presenti anche qualche sua amica. Per adesso ho solo ventitré anni e prima dei trentatré non ho intenzione di fare passi definitivi-* Bhe, e Livio?- chiese Alessia accendendo la luce sul suo comodino.* Livio, è sempre il mio ragazzo è spero che continui… ad esserlo- bisbigliò Domitilla poco prima che Alessia, mettendosi seduta appoggiata alla testiera del letto, allargò le ginocchia nel gesto dolce e sincero mostrandole il sesso.* Io ho una paura tremenda di cadere in una di quelle crisi nere…- bisbigliò Alessia. Domitilla dopo essersi messa nella medesima posizione attese che l’amica le facesse conoscere il suo pensiero -In quei casi bisogna reagire, fare delle cose che ci piacciano e che ci tengano unite al mondo. Dobbiamo alimentare i nostri interessi, uscire, andare a spasso. Cinema, teatro, shopping, palestra e tanto sesso: non importa che cosa si sceglie, ciò che conta è essere attive, piacerci- smise di parlare ma dentro di lei il filo rutilante dei suoi pensieri continuava a svolgersi meditando su quanta energia era necessaria per non sprofondare nell’autocommiserazione. In fondo uno dei vantaggi del vivere da soli era la libertà di poter fare ciò che si voleva, e di impiegare il proprio tempo come meglio si credeva. E allora perché non approfittarne per farsi del bene?* Come essere abbandonate, o abbandonare…- continuò ad enumerare Alessia quella lunga teoria di disastri. Domitilla rabbrividì ripensando al dolore spaventoso e durevole che aveva provato dopo aver cacciato Livio di casa. -Grazie per avermelo ricordato, sei proprio una vera amica- si strinse nelle spalle meditando ch’era stata comunque fortunata perché lui forse l’aveva perdonata, e non le era servito un aiuto psicologico. L’importante per lei era stato intuire che al posto di una forte rinuncia era sempre meglio coccolarsi, comprarsi qualche vestito, concedersi agli amici e alle amiche. Se era possibile la cosa migliore da fare dopo un abbandono, uno strappo, un litigio era forse concedersi una vacanza a base di sesso. * Di niente…- scherzò Alessia.* Amore… perduto, amore ritrovato… tra poche ore come starò?- quella domanda non era una domanda e neanche un affermazione, era piuttosto un refuso di mille pensieri. Domitilla a quel punto era più che mai certa che poteva essere sempre una buona abitudine, tenersi sempre occupate con una vita sessuale appagante, in modo da non essere costretta a pensare sempre all’amore ideale, e ricordarsi sempre che il dolore prima o poi passa, e che il brutto momento serve a prepararsi per un rapporto migliore -Comunque vada domattina, ci sarà comunque un pomeriggio e poi un’altra mattina…-* Domy non essere superficiale! E’ sempre un distacco… ed è sempre una cosa tremenda!–…Si, si però… oggi sono stata troppo bene!-Alessia sembrò ignorare il commento e di getto cambiò discorso -C’è una cosa che però ho capito…–Cioè?-* E cioè… sono convinta che non dobbiamo mai risultare minacciose perché la donna a caccia del maschio, la donna aggressiva rischia di farsi evitare dalle altre donne, per ovvi motivi, e anche dagli uomini, eccetto quelli che cercano l’avventura possessiva di una notte e basta- Alessia aveva preso a massaggiarsi il pube stuzzicata dai profumi che le ingentilivano le dita.* Forse hai ragione… single o meno, la cacciatrice spesso ha la peggio- confermò Domitilla.* Già lo vediamo ora nei gruppi di amici, bisogna sempre essere amiche delle altre ragazze, altrimenti si è escluse dalle coppie e dagli amici maschi. Ci vuole equilibrio, insomma: risulta vincente chi non è né troppo secca da non attirare nessuno, né troppo aggressiva ed ingombrante, da far paura sia agli uomini sia alle donne- ripose Alessia scendendo dal letto.* Dove vai?- le chiese Domitilla.* Li voglio unire…- propose maliziosa Alessia -Siamo o non siamo amiche per la pelle? In tal caso voglio avere un matrimoniale- scherzò iniziando a spingere il letto riprendendo il filo del discorso -L’importante è sforzarsi di mostrarsi d’essere serena e felice- * Come? Sono le due di notte! Cerchiamo di non fare tanto casino- disse a bassa voce Domitilla chiedendole di ripetere le ultime parole che non aveva sentito per il rumore procurato dal letto che strisciava sul pavimento.* Voglio dire che la persona positiva è rassicurante per tutti, e quindi bene accolta e ricercata dagli amici- aveva ripreso Alessia risalendo sul letto -come è altrettanto vero che a furia di mostrarsi forti ci si irrigidisce veramente, e, quella che all’inizio poteva essere una maschera di felicità diventa una prigione-* Dici per la caccia al maschio, eh?- chiese Domitilla ripensando per come era prima di quella mattina perché, nonostante la libertà di cui poteva godere una donna sola, molte volte la vita sessuale di una ragazza era quasi inesistente oppure frenetica, ma molto poco appagante.* Bhe, il sesso centra sempre! Siamo ragazze e ci piace l’uomo, le tenerezze tra amiche… insomma essere sé stessi vuol dire riconoscere la propria essenza, nutrire il proprio corpo: essere femmine prima di tutto- rispose Alessia stringendosi i seni -Non siamo fatte solo di cervello, e di buoni propositi, abbiamo anche un corpo che ho piacere a mostrare, offrire alle mie amicizie. Sono stufa di dover ignorare la mia femminilità perché è sconveniente ammettere le proprie esigenze sessuali, i propri sogni libidinosi-* Sono più che sicura che ciò che alla lunga risulta vincente ed è utile sapere… è proprio saper scopare anche senza legami- asserì con vigore Domitilla, e quella frase le era uscita dal cuore con molta semplicità -La fama di troia che cerca rapporti sessuali di coppia, e quindi le seccature degli uomini invadenti e insolenti che ti vogliono scopare da sola, è sempre in agguato, e, che piaccia o no, bisogna poi farci i conti-* Già, hai detto bene: sesso di gruppo- mormorò Alessia pensando che spesso la famiglia, la società esercitavano pressioni sulla donna che viveva da sola -Come la metti se hai una famiglia, una compagnia di amici di origine tradizionale, vuoi passare da troia?-* Ma ti pare!?- sbottò sdegnata -Dobbiamo affermare con forza i nostri diritti, a costo di fare più fatica per tutto- aggiunse con enfasi battendo una mano sulla propria coscia -Innanzi tutto la famiglia deve essere cosciente del fatto che, proprio perché sono single e maggiorenne… loro non mi devono rompere i coglioni se vivo fuori casa e in un’altra città. Poi, ho bisogno di tranquillità per costruirmi una schiera di amici e di rapporti sociali, e con questi non posso essere accondiscendente… o la pensiamo più meno tutti nella stessa maniera in fatto di sesso, o dovrò costruirmi altre amicizie- Capitolo 9 Livio appena uscito dalla birreria aveva riaccompagnato a casa Bruno poi, come in trance, aveva guidato per la città deserta senza una meta precisa. Dopo due ore quel suo girovagare lo aveva riportato, consciamente o inconsciamente, sotto casa di Fulvia. Spense il motore e con molta calma s’accese una sigaretta.La notte era tranquilla, avvolgente, amica. Ristette a guardare le fronde nere dei platani attraverso il tettuccio apribile dell’auto sbuffando il fumo attraverso lo spiraglio del finestrino lasciato aperto. Così, senza un incipit preciso, iniziò lentamente l’amaro balletto dei bilanci. Aveva dovuto presentarsi a casa, da Domitilla e invece era finito sotto casa di Fulvia; aveva dovuto parlare alla sua donna e invece cercava conforto nella sua ex; aveva dovuto fare un mucchio di altre cose importanti e vitali… invece quella sera era fin troppo stanco per comportarsi con la dovuta autorevolezza d’uomo ormai maturo. O forse la sua stanchezza era solo un alibi? La paranoia stava crescendo e per spezzare quella spirale perversa si decise a fare quattro passi a piedi, ma quando fu sul punto di aprire la portiera vide Fulvia uscire dal portone e raggiungere il cassonetto dell’immondizia. Con slancio felino uscì dall’auto senza quasi avere il tempo di chiuderla e chiedersi se fosse posteggiata regolarmente. Fulvia nel frattempo era rientrata e lui fece appena in tempo ad imbucarsi nel portone buio. Appena dentro fu soffocato dalla mancanza di luce e annaspando nell’aria cercò disperatamente un appiglio.Trasalì.* Sbrigati, accendi la luce! Guarda è lì sulla destra!- fu guidato ed esortato dalla voce di lei.Si gettò verso il muro cercando a tentoni lungo tutto il perimetro finché il fatidico click accese le luci del mondo; salì di corsa le placide scale a tortiglione che si avvitavano nel vecchio palazzo di inizio secolo. Non perse mai di vista la chioma bionda di Fulvia facendo i gradini a tre a tre sino al quinto piano.Quindi la raggiunse. Lei era dietro la porta di casa che lo aspettava fremente; si involò nell’appartamento. Il rumore della serratura che si chiudeva dietro di lui fu il segnale per Fulvia che appoggiata con la schiena al muro e le gambe leggermente divaricate l’invitò a toccarla.La mano di Livio fu lesta e spostata la tuta da ginnastica conquistò il contatto con la stoffa sottile degli slip; le dita si mossero delicate lungo quei perimetri agognati percependo una leggerissima sensazione d’umido; lei fece in modo da agevolarlo allargando per quanto poteva ancora di più le gambe, poi lentamente abbassò la zip di Livio. Frenesia e concitazione; Fulvia, muovendosi lungo il muro spense la luce toccando l’interruttore con il sedere: fu di nuovo al buio. * Accendi la luce- disse Livio.* Hai paura?- lo canzonò Fulvia.* No, voglio vederti!- rispose serio.E la luce fu subito accesa.* Allora l’hai chiamata?-* Si-* E allora?-* E allora niente…-* Allora ci hai fatto lo stronzo, vero?-* Si-* Allora ho capito perché sei venuto da me, questa sera!- sospirò Fulvia -Guarda che adesso non posso scopare a momenti torna la mia coinquilina… e poi non la do via ad uno stronzo-* Non vedo cosa ci sia da scandalizzarsi tanto! Ha cominciato prima lei!-* Livio, piantala! Non stiamo più insieme, quindi non mi rompere- sussurrò cominciando a toccargli il pene sotto la stoffa delle mutande -Siete tutti uguali, voi uomini. Appena una donna ve la da pensate subito d’esservi fidanzati. E invece no, carino. Questo intendo io per scopata libera… in amicizia, non un contratto matrimoniale.-* Si va bene, ma invitiamo anche lei!- ammiccò allusivo -Dai fammi conoscere la tua coinquilina- * Ma va scemo, che non si può!-* La carne è debole, cara la mia Fulvia-* Si e anche molto incazzosa, quindi se vuoi rimanere rinfodera l’uccello!-* Uhmm, ti sei fatta una bella cucitura-Improvvisamente il rumore della serratura li interruppe bruscamente. Fulvia si aggiustò in vita i pantaloni della tuta che Livio le aveva abbassato assieme alle mutandine. Si mossero quindi verso la cucina ostentando naturalezza. * La patta- sussurrò Fulvia appena in tempo per rispondere alla rossa statuaria che in fuseaux e top neri si affacciò alla porta esordendo con uno squillante -Ciao-* Piacere Livio-* Ciao sono Elisabetta, la Betty per tutti-La nuova arrivata si congedò quasi subito dando loro la buona notte. Lasciando la cucina riservò per Fulvia un ultima occhiata colma di maliziosa intesa che sembrava volerle dire -Poi a quattr’occhi mi dici tutto-* Hei, ma è figa! Cosa aspetti a metterle la lingua su per la patata?- chiese Livio affogato nel suo stesso impeto.* E parla piano che finisce che mi prende per lesbica-* Ma che ne sai, magari anche lei… è li che soffre perché vorrebbe metterti le mani, la lingua tra la passera!-* No è difficile, lei, li- disse indicando il muro, -mi sembra una come la suorina-* Fulvia, ti ho detto una palla… non l’ho ancora chiamata… Scusami è che…-* No, scusami tu per averla chiamata ancora a quel modo-* Aveva il cellulare spento … e-* Ed io non avevo il diritto di romperti i coglioni-* Fulvia, perché ci siamo lasciati?-* Perché tu sei uno stronzo ed io un’impicciona-* A saremmo stati proprio una bella coppia!- Capitolo 10 Domitilla ed Alessia si addormentarono nude e abbracciate. Riposarono così avvinghiate l’una all’altra finché la sveglia dopo poche ore non suonò crudele. Alessia fu la prima a tirarsi in piedi perché aveva lezione all’università. Non dormiva cosi da anni ed era riposata; andò in bagno lasciando l’amica addormentata e ne approfittò per liberarsi e lavarsi con cura la vulva che si stava già svegliando dopo la frizione della lavanda. Domitilla preferiva studiare a casa e non aveva orari precisi da rispettare ma quando sentì l’amica fare la doccia, si alzò ugualmente. Era una mattina speciale, e un segnale eloquente fu la porta del bagno lasciata aperta. In genere prima di allora non era capitato sovente che una delle due entrasse nel bagno occupata dall’altra, e se capitava era questione di un attimo. Invece quella mattina Domitilla salutò Alessia introducendo una mano nel box doccia con il chiaro intento di toccarle il sesso in segno di saluto.* Vado al cesso- la informò Domitilla.* No, dai aspetta che finisca- finse di arrabbiarsi Alessia.* Ma dai sei chiusa li dentro, come puoi sentire la mia puzza?- replicò con foga fanciullesca sedendosi sul water dove iniziò a liberarsi.* Chiama Livio, e chiedigli scusa- le disse perentoria Alessia.* Beh, lo chiamo ma non gli chiedo scusa- rispose piano Domitilla che intanto aveva preso a lavarsi, ma Alessia sotto lo scroscio d’acqua della doccia non poté udire la risposta.* Ripeti che non ho capito- chiese ancora quando vide Domitilla uscire dal bagno apparentemente indifferente alla domanda -Chiama Livio non fare la stronza sostenuta!- la esortò uscendo dal box doccia. Domitilla subito non rispose, poi sorridendole le pose una mano sulla vagina umida d’acqua e dopo averla baciata rapidamente le rispose -Va bene mamma!-* Vai a cagare!- le rispose scherzando -Non sono poi così vecchia rispetto a te! Io sono di maggio e tu di Ottobre-* Gemelli e Bilancia- le rispose di rimando Domitilla. Tornata in camera si sedette sul letto, poi con un movimento fluido si sdraiò inarcando la schiena. Una mano si allungò sul comodino dove era posato il cellulare; allargando le gambe compose il numero di Livio. Al suo ritorno, Alessia la trovò così invitante che non poté rifiutarsi e tuffò la faccia tra le gambe affusolate dell’amica -L’hai chiamato?- chiese, e mentre aspettava una risposta prese a tormentare il pube di bacetti. Non riuscì a proseguire il gioco perché Domitilla rispose con un laconico -Sì-* E, cosa ha detto?- le chiese titubante Alessia sdraiandosi al suo fianco e colta da un brivido di paura attese il resto. * Ha detto che passa…- aggiunse Domitilla molto lentamente.* Beh, è incazzato o no?- tornò a chiedere esigente Alessia. * Si, no… non lo so…- rispose di malavoglia Domitilla scuotendo la testa.* Ma gli hai chiesto scusa?- le sussurrò piano, piano mentre una lacrima solcava il viso di Domitilla che annuiva con il capo.* Beh, tu non sei stata molto più comprensiva di lui buttandolo fuori dalla porta…- le disse Alessia carezzandole la spalla.* Ha detto che ci avrebbe pensato su… ma la voce non sembrava dura, da incazzato… forse sembrava più addormentato, di uno che ha passato la notte in bianco- disse raffazzonando una spiegazione mentre apertamente si asciugava gli occhi colmi di lacrime.* Stai tranquilla, adesso. Non ha alcun interesse a farti del male. Vuole solo farti sapere che non ha gradito la tua reazione- le disse e la strinse a sé, affettuosamente. Lentamente Domitilla si calmò abbandonandosi tra le sue braccia e, per quanto le apparisse inusuale, cominciò ad eccitarsi. Aspirò il profumo delicato delle pelle di Alessia appena lavata e ancora umida, premendole il viso tra i seni, strofinando le guance contro la punta morbida dei capezzoli. Sollevò le gambe ed invitò Alessia a toccarle il sesso, quindi si girò verso di lei e sa sua volta la toccò per qualche secondo, sussurrandole -Livio… dove avrà passato la notte?-* Mettiamoci meglio, e non preoccuparti di lui, adesso… pensa a me, pensa a noi…- le propose staccandola da sé per farla sedere in centro nel letto. Le sorrise giocosa -Non ho mai fatto sesso con un amica prima delle nove del mattino, e tu?- le chiese scherzando, e subito le andò sopra, baciandola di nuovo. * Ogni giorno, io, lo faccio ogni giorno!- rispose Domitilla reggendole il gioco.* La conosco?- cercò di ribattere Alessia, ma si ritrovò le mani di Domitilla sulle natiche e una lingua indiscreta sul clitoride, emise un gemito e chinò la testa. Le divaricò a sua volta la vagina con le dita e la leccò, constatando quanto fosse squisitamente erotizzante quel gesto così femminile rivolto ad un’altra donna. La sua lingua tornò di nuovo a percepire quel roboante caldo fuoco che avvampava dopo ogni carezza, dopo ogni gustosa incursione della lingua. Domitilla aveva preso a mugolare e a contorcersi, massaggiandosi il seno per eccitarsi di più, in quella che era una gioia incontrollabile. Alessia continuò portandola quasi all’orgasmo, quindi continuando a toccarle il clitoride con un dito per mantenerla eccitata, lentamente spinse l’indice nell’ano. Sollevò la testa e guardò verso l’entrata da dove provenivano dei rumori. Domitilla non si accorse di nulla e quando Livio s’affacciò sull’arco della porta Alessia gli sorrise facendogli cenno di entrare. Livio sorpreso non si perse d’animo e lasciate per un altro momento le sue recriminazioni si spogliò in fretta nel corridoio facendo attenzione a non fare troppo rumore, e mostrando il grosso membro già pronto entrò nella camera. Alessia allungò il viso e aprì la bocca, emettendo un lungo sospiro di piacere quando il glande scivolò attraverso il morbido anello delle sue labbra. La ragazza si portò l’indice alla bocca per chiedere al ragazzo di rimanere ancora in silenzio, poi ripreso il pene in mano tornò a succhiarlo e a leccarlo. In breve tempo rese il pene lucido di saliva e ancor più turgido, poi sollevandosi ancora di più bloccò con il sedere il viso e le mani di Domitilla e per fare spazio a Livio che le si era inginocchiato tra le gambe. Alessia s’era tirata indietro per permettere a Livio di salire in ginocchio sul letto facendo cigolare sinistramente la rete, ma l’ignara Domitilla non si era accorta di nulla mentre continuava a leccare la compagna sempre più malferma sul suo viso. Improvvisamente Alessia vide Domitilla irrigidirsi sentendola mugolare di piacere dentro la sua vagina, e inarcandosi si dimenava, mugolando ancora più forte quando Livio le disse -Amore, sorpresa- Alessia si alzò per un attimo e da sotto le sue cosce Domitilla salutò il suo uomo -Ciao amore allora sei arrivato subito?-* E’ da ieri sera che sto sotto casa tua, ho dormito in macchina- spiegò con il fiato mozzo Livio che sempre dentro di lei s’era fermato a rispondere.* Basta parlare- decretò Alessia tornando ad abbassare il sedere sulla faccia di Domitilla, eccitata dal modo in cui le guance di lei si gonfiavano e si incavavano nel respiro, i gemiti che le si riversavano nella vagina mentre entrambe sussultavano ad ogni affondo di Livio.A Domitilla pareva di vivere in un sogno. Alessia le stava tenendo in viso la vagina mentre Livio la penetrava, e quando lei si era alzata per un attimo togliendole il sesso dalla bocca, aveva pensato ad un nuovo gioco, poi aveva sentito quella cosa liscia e tonda toccarle la vagina. Le era occorso qualche secondo per capire che non era la lingua di Alessia, e neanche un oggetto inanimato, ma un pene in carne ed ossa. Le piaceva infinitamente, nonostante non avesse capito chi fosse, ma lo voleva così bagnato dei suoi umori e di saliva, tanto che Livio era entrato senza alcuno sforzo, dilatandola generosamente. Improvvisamente Alessia si staccò da lei, sollevandosi e permettendo ad Livio di sdraiarsi su di lei. Le labbra si fusero a ventosa con quelle di lei -Accidenti, le scopate fatte fino adesso sono state niente…- si trovò a pensare, eccitata dalla quella nuovissima esperienza e aggrappandosi alle spalle di Livio, strinse le dita nella pelle liscia e sudata. Gemette e nascose il viso contro la sua spalla mentre raggiungeva l’orgasmo una prima volta con un’intensità tale che la lasciò senza fiato.* Oh Livio, così, continua!- gridò reclinando la testa all’indietro, e Alessia si portò dietro Livio in modo da poter vedere il membro che entrava ed usciva dal sesso di Domitilla. Era sempre quello che aveva sognato pensando alle orge e rimase a guardare con gli occhi dilatati, mentre si masturbava. Domitilla quando vide Alessia giocare con il proprio sesso raggiunse un nuovo orgasmo, il terzo od il quarto, non ricordava. Si strinse a Livio, coperto da un velo sottile di sudore che stava bagnando anche lei e prese a baciarlo fino a quando lo sperma non le sprizzò dentro a tal punto che lo sentì fuoriuscire e colarle nel solco tra le natiche. Livio si fermò ansando e le ricadde addosso, lasciando il posto a Alessia che iniziò a leccarle la vagina risucchiando lo sperma.* Beh dico a voi due, sono scherzi da fare- li provocò scherzosamente Domitilla dopo che Livio si fu sollevato da lei, e Alessia ebbe smesso di leccarle la vagina.* Non ti è piaciuta la sorpresa?- le rispose a tono Alessia reggendole lo scherzo.* Accidenti, se m’è piaciuto- ammise sinceramente Domitilla, e poi rivolta ad Livio gli sussurrò -Amore, sono stata benissimo, e scusa per ieri…- finì con pochissimo fiato.* Ah, qualcosa mi dice che sono di troppo…- annunciò Alessia nell’intento di uscire dalla stanza* No, no Ale rimani- gli chiese Livio, e Alessia tornò a sedersi sul letto anche quando ebbe l’assenso di Domitilla -Ragazze, stamattina abbiamo fatto ciò che da sempre volevo fare con Domy… scopare insieme. Ora che l’abbiamo fatto, più o meno fortuitamente, non ci scordiamo subito d’averlo fatto…-* Ti vorresti scopare Alessia, eh?- gli chiese sardonica Domitilla.* Si, Domy, a te darebbe fastidio?- rispose secco Livio.* No, Livio affatto! A patto che sia solo sesso!- definì con altrettanta sicurezza Domitilla.* Allegria!- urlò Alessia per sdrammatizzare proponendo subito di raccontare ad Livio gli ultimi eventi, e tirandosi sulle ginocchia raccontò come aveva ritrovato Domitilla al suo rientro la sera prima. * Io voglio sempre essere la tua Domy. Solo io e te- puntualizzò seria, e poi scoppiando a ridere -Però se lo vogliamo farlo con tutti i crismi… cerchiamo d’essere sempre in tanti!!!-. Livio si toccò il pene e malgrado si fosse appena sgonfiato minacciava di ricominciare a crescere -Mi sta bene, però ad una condizione non facciamoci prendere dalla gelosia!- Annuirono entrambe e Alessia gli si avvicinò cominciando a imboccare il membro subito raggiunta da Domitilla che tranquillamente divise la preda con l’amica. La sensazione che provava era bella, adesso non la spaventava più, anzi, le piaceva sentire quel muscolo prendere possesso della sua bocca. Non era più qualcosa di misteriosamente brutto e fu estasiata nell’assaporare quel gusto unico che le risultò gradevolissimo. Lo sentiva palpitare in gola, lo faceva uscire e poi lo risucchiava un poco alla volta e ingoiando i primi umori, e quando Livio urlò -Vengo- Alessia, che in quell’istante lo aveva in bocca, lasciò il posto alla amica. Domitilla ripreso in bocca il glande si preparò a ricevere lo sperma che arrivò caldo e copioso tanto che per un po’ fu costretta ad ingoiarlo. Una piccola prepotenza verso l’amica, ma il resto lo condivise con lei in un bacio lungo e saporoso.EpilogoDomitilla era là, seduta al tavolo del bel ristorantino romantico all’aperto sulle prime colline pavesi e ammirava le stelle infinite assaporando l’odore dell’aria estiva e leggera che profumava di sole e di terra. Ripensò al passato e all’infanzia passata in quella piccola cittadina infinitamente più noiosa di Milano e provò un tenue senso di nostalgia. Ma il suo lontano pensiero fu interrotto dal suono intenso di una voce maschile, della sua voce maschile: la voce che apparteneva al suo uomo. * Cosa hai fatto ieri mattina, quando me ne sono andato?- Lucio annunciò la sua domanda con un sorriso e Domitilla come appena rapita da un dolce sogno increspò le labbra in un sorriso -Niente, mi sono fatta tante domande che… poi si sono aggiunte ad altre fino a che non sapevo neanche io da dove ero partita-* Eri andata in casino, eh?- l’interruppe gioviale Livio sfoderando un irripetibile sorriso luminoso che si sprigionò spumeggiante dagli occhi golosi: era il classico viso d’un impavido innamorato. Domitilla lo squadrò seria, ma con gli occhi lo condusse verso il suo décolleté. Durante quel magico tragitto stette in rigoroso silenzio. La luce argentea d’un faretto lontano sopra di loro si rifletté sul viso calmo di Lucio -Scusa, non volevo essere indelicato-Domitilla chiuse le mani nelle sue ed osservò curiosa la fronte e i riccioli bruni che svolazzavano tranquilli a lambire le ciglia -No, no in fondo se tu l’altra mattina- accennò abbassando la voce -se tu, amore, l’altra mattina non mi avessi messo l’uccello in faccia, adesso sarei ancora la vecchia e pallosa Domitilla- gli strinse ancora di più la mano -Amore, ti devo chiedere scusa-* No sono io che ti devo chiedere scusa per…-* Per cosa?-* Ho rivisto la Fulvia-* Cosa intendi per rivisto?-* Beh ci ho scopato-* Solo?- domandò adulta al suo amore, al suo uomo che le aveva lasciato un segno nel cuore, a colui che la faceva vivere e pensare al futuro, al meglio della sua vita. * Si, te lo giuro e poco prima mi ero tirato una sega pensando a te!-* Dove?-* In macchina-* In macchina? E se ti vedevano?-* No, ero al forlanini in un punto dove la mattina non c’è mai nessuno-* Vabbé- rispose acconsentendo felice a colui ch’era ogni secondo di più designato a rimanere leggenda nel suo cuore, a colui che le aveva sconvolto la vita. * Ma tu mi perdoni?-* Vuoi farmi veramente preoccupare? Se ci hai solo scopato non c’è niente da perdonare…-* Che bello sentirtelo dire… e poi se non la incontravo per caso non avrei mai pensato a lei, e pensa che è stata sempre lei che mi ha smaronato sino all’inverosimile perché ti chiamassi-* E perché?-* Te la vuole leccare, è lesbica!- spiegò con voce calma e seria.* Cosa?- rispose incredula Domitilla mentre la sua mente iniziò a rimuginare fitta, chiedendosi il perché Lucio le avesse detto quella cosa, e tanti altri pensieri e tante altre domande che si ammucchiarono scomposti senza risposta.Livio capì che lo scherzo aveva superato la misura e allora proruppe gioviale -Ma no, scherzo! Sono io che voglio invitarvi tutte due per farci una bella ciulatina assieme… ti va, no amore?-* Scemo! Ed io che ti sto anche ad ascoltare- lo redarguì ridendo -Domani leggeremo sui giornali: porta a contemporaneamente a letto fidanzata e la sua ex, nuore di infarto-* Dai Domi, ci stai?- le chiese accorato.* Ma certo che ci sto-* Cosa diceva il giornale?–…Porta a contemporaneamente a letto la fidanzata e…-* Allora lo siamo davvero… insieme, insieme?-* Certo amore…- sussurrò Domitilla e in quel momento non ebbe altro desiderio che abbandonarsi tra le braccia di Livio, in un abbraccio, di cui poi non avrebbe più potuto fare a meno. * Allora ho qualcosa per te…-* Cos’è?- chiese aprendo il pacchettino di forma quadrata* Prova ad immaginare…-* Sembra una pochette…-* Già un bel fazzolettino con la mia dedica…-
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