Francesca era sdraiata sul letto, la luce soffusa, Armando la sentiva respirare, quasi ansimare mentre stava sfogliando una rivista pornografica. Armando non la vedeva, ma la sentiva; sentiva il suo respiro e il suo profumo, un’armonia orientale, calda, fruttata e speziata; l’eccitazione provocata dal giornale era evidente. Armando rimase al computer, stava navigando per lavoro, non era in cerca di foto erotiche, purtroppo. Lavinia studiava nella sua stanza, Veronica era uscita con Mirko, e Armando si sentiva in vena di fare l’amore, non solo sesso ma voleva stare un po’ con la sua donna. Francesca aveva già diviso con lui, quasi, sette anni della sua vita; lei presto si sarebbe laureata, e, lui che già lavorava stava studiando al progetto della nuova casa. Un posto dove avrebbe portato Francesca, Lavinia, Veronica, Sara, Marco, Luca, e Jessica; insomma tutto il loro gruppo di amici, sarebbero bastati cinquecento metri quadri per il momento. E, mentre meditava sulla sua vita futura gli fu fatto di pensare a Francesca, di quando lui si coricava vicino a lei. Francesca in genere si voltava sempre rannicchiandosi su di lui tanto che poteva sentire il calore del suo corpo nudo. Poggiava il suo sedere e la sua schiena sul petto e sull’inguine di lui, aspettando che il pene di Armando crescesse e si inturgidisse alle sue spalle.A poco a poco Armando cominciò a rievocare gli istanti, i profumi e le carezze che partivano dalle spalle per poi finire sul filo della schiena. A Francesca quel solleticarle le piaceva molto e il suo respiro iniziava inevitabilmente ad aumentare d’intensità seguito a ruota dal progressivo inumidirsi della sua vagina. Mandarino e mirra, questo era l’inizio della progressiva ed eccitante escalation sessuale di Francesca, la sua vagina cominciava ad ingrossarsi e ad aprirsi. Inevitabilmente spalancava le gambe e un esplosione di gelsomino e di vaniglia saliva alle nari di Armando pronto a penetrarla.Il pene di Armando stava profumando l’ambiente e lui non faceva nulla per distogliersi da quella posa, neanche lo schermo variopinto di immagini lo scrollavano dai suoi eccitanti viaggi nelle memorie, fatte di consuetudini e piccole gioie.Intanto Armando stava rievocando le esplorazioni dei seni, e, il ricordo dei due capezzoli che d’incanto diventavano come chiodi, fece crescere sempre di più il suo pene; quelle sensibili carezze inturgidivano i seni di Francesca ed erano pronti per essere baciati. Lentamente Armando si spostò sulla sedia per evitare che la mensolina bassa della tastiera fosse di impaccio al suo pene sempre più duro e svettante; il glande paonazzo era pronto e palpitante.Lui non si mosse di più, e, il suo rievocare onirico riprese con la discesa delle sue mani sul pube rasato di Francesca per poi risalire sulle cosce e ridiscendere nel filo che divide le due natiche straordinariamente eccitanti. Il suo pene, nel ricordo, premeva all’altezza del suo culo e finalmente, lei lasciava aperte le gambe e l’accesso al primo obbiettivo della sua ricerca, il suo ano. Piano, piano, cominciava ad accarezzarle l’ingresso del forellino, per poi spostarsi sulla vagina ormai completamente bagnata. Tutto era morbido e levigato e senza furia entrò nel tunnel del piacere, sentendo la morbidezza delle pieghe della sua vagina.Carezze, di nuovo muoveva il dito nell’ano per accarezzarla da dentro e sentiva quel piccolo antro che si allargava a dismisura. Gli parve di sentire uscire dalla bocca di Francesca dei mugolii, la lingua cercava la lingua nella folle ricerca di un bacio passionale.Il dito uscì dal culo per cercare la vagina che penetrò subito, ed era terribilmente provocante; ormai era tanta la voglia di penetrazione che Armando come un sonnambulo si diresse in camera da letto, e, in completo automatismo ripeté l’esperienza onirica.Subito il glande inforcò l’ano; i profumi maschili e femminili si spandevano nell’aria e Francesca appena sopita spostò leggermente la testa all’indietro a cercare le labbra di Armando. Si baciarono a lungo mentre il glande congestionato frizionava le superfici del retto elastico; poi con naturalezza sfilò il pene per inserirlo nella vagina accogliente, che allungandosi si allagò di piacere. Non dissero niente e il bacio passionale era accompagnato da un lento andirivieni di Armando dentro Francesca completamente sprofondata nel coinvolgimento più estremo.Francesca si sentiva bella e attraente, in piena forma fisica e sessuale, dai capelli e gli occhi neri come la notte e scintillanti come un mattino di primavera. Il suo corpo magro, corredato di morbidi muscoli che le fasciavano i fianchi attorno alla sua vita asciutta, ottimo piedistallo per due meravigliose tette dai capezzoli scuri e quasi sempre in tiro.Adorava il torace del suo uomo, così forte e muscoloso; era eccitata dai suoi pettorali e quella peluria che esaltava la sua virilità. Ormai si erano staccati e lei cominciò leccare i suoi capezzoli, nonostante la reticenza di Armando, erano duri come dei piccoli membri in erezione. Francesca fece scivolare le mani giù, pian piano verso il pene che desiderava imboccare; il suo profumo era troppo invitante per desistere dalla voglia di prenderlo in bocca. Infatti, eccolo li, svettante e fiero tra le gambe del suo uomo. Ecco lo splendido fallo per cui, lei aveva compiuto una trasformazione radicale del suo stile di vita. Dolcemente cominciò a leccarne la punta e poi con estrema voluttà l’affondò in gola succhiando più forte che poteva. Armando si lasciava masturbare con trasporto, e soltanto di quando in quando dalle sue labbra si scaturiva un mugolio d’assenso. Francesca guardava con voglia le sue palle gonfie pronte ad esplodere, ormai c’era quasi, stava per arrivare, e lei desidera il suo sperma caldo. Lo voleva bere fino all’ultima goccia; Armando ebbe l’orgasmo, e il suo sperma si depositò nella bocca di Francesca caldo e buonissimo. Lei bevve lentamente, quasi le scottasse il palato, il suo gustare era avido tanto era il piacere che aveva a ripassarlo in bocca. Aveva due labbra morbide che erano la gioia di uomini e donne, labbra che inumidiva spesso con movimenti veloci come richiamo sessuale. Quando sorrideva i suoi denti bianchi svelavano la sua franchezza e il suo sorriso solare che regalava i più bei sogni erotici.Quel suo gusto, le sensazioni di tenere in bocca un pene palpitante, la eccitò tantissimo che venne senza che lui neanche la sfiorasse. Armando, divincolatosi afferrò Francesca mettendola a carponi sul letto prendendo a scoparla con intensità. Lei era persa completamente tra le sue braccia che la tenevano avvinta; le toccava i seni con delicatezza mentre il suo pene affondava duro e pacifico. Francesca godeva a non finire, drogata dalla penetrazione e dal profumo coinvolgente del suo sesso; era in preda ad una carica erotica potente ed avvolgente.Il grande specchio davanti al loro letto li ritraeva bellissimi mentre lei cercava di prendersi il piacere da quelle immagini, speculari e potenti, riflesse nel vetro.Le arrivavano i pensieri, di possesso sessuale di Armando, come frecce, dardi erotici, che si insinuavano tra le sue cosce aperte, pensieri che le facevano ardere il fuoco sacro tra le curve dolci e vellutate del suo corpo. Piccole eruzioni di piacere che si alzavano, evaporando in delicati effluvi di sesso, verso il suo cervello, poderosi e ineluttabili spasmi di piacere puro.Pensieri simili potevano, da soli, far sciogliere gli umori di una donna, potevano eccitare Francesca facendole versare gocce di quella essenza prodigiosa e rigeneratrice; stille cristalline che cadevano inesorabilmente sul lenzuolo lontano da qualsiasi bocca di donna.Francesca delirava dalla passione e si immaginava poetessa dell’eros < Cosa può fare una donna sola con tanto liquore in corpo ? Il fiume in piena dovrà pur trovare uno sbocco per placarsi! Datemi una lingua, una femmina che possa asciugarmi, la mia vagina profumata. Donne srotolatemi la vostre lingue vellutate, asciugatemi la via per il pene che mi solcherà >Lavinia entrò in camera da letto di Armando e Francesca, aveva staccato un attimo dallo studio e non sentendo udire voci aveva subodorato un coinvolgimento sessuale. Ancor prima di giungere sulla porta sentì l’inconfondibile profumo di vagina e pene, uniti insieme, e, le dita della sua mano finirono nella sua vagina. Si avvicinò al letto trovandoli distesi in un momento di pausa, Armando le solleticava un capezzolo mentre lei a gambe divaricate si beava del tocco leggero del suo uomo; un leggero luccichio veniva dalla sua vagina gonfia di eccitazione, le grandi labbra erano divaricate e ricordavano una faglia, un crepaccio invitante e profumato.< come sei bagnata, voglio essere la tua speleologa > le disse puntando alla sua vagina.Con un movimento fluido della schiena flessuosa, e la bocca di Lavinia era già tra le grandi labbra di Francesca che non aveva più la forza di reagire; si abbandonò completamente e riversò il capo sulla spalliera del letto. Chiuse gli occhi e si cullò al piacere che le donava la cugina, tra un tocco al clito e una leggera penetrazione delle dita, Lavinia, annusava e si beava alla vista di quel corpo fremente ed eccitante. Teneva ben aperte le gambe di Francesca allargandole anche le natiche che gelosamente custodivano la gemma bruna. Velocemente e sapientemente le infilò l’indice nel forellino bruno causandole un gemito di piacere, l’ano si contrasse dolcemente mentre la sua vagina era leccata e prosciugata di ogni suo umore. Lavinia aveva i sensi sconvolti dai segnali di eccitazione che la sua lingua le spediva incessantemente e con vigore. Era un non so che di magico, un sapore unico che, ora si mischiava alla sua saliva, ora ritornava ad essere quello di Francesca, e di quando in quando ritornava l’essenza forte di resina di Armando. Le gambe di Francesca si contraevano e si allargarono ancora di più per facilitare la vicinanza del viso di Lavinia. < anche tu > le disse in un momento di lucidità Francesca< certo > Così dicendo Lavinia le si mise a cavalcioni portando la vagina all’altezza della faccia. Il movimento di Lavinia provocò uno spostamento d’aria che frustò le nari di Francesca colpite dal suo profumo; che fragranza, un brivido le aveva percorso la schiena, un fulmine l’aveva trapassata da parte a parte facendole drizzare i capelli. Lavinia sentì le grandi labbra che si discostavano leggermente per far posto al clito inturgidito, e, leggermente si abbassò verso la bocca della cugina che immaginava aperta con la lingua saettante. E fu così, Francesca tirò fuori la lingua e la passò voracemente prima sul clito, poi violò con delicatezza la soglia del piacere assaporando subito gli odori e gli umori di sua cugina. Lavinia stringeva in pugno due lembi di lenzuolo attraversata dagli spasmi dell’eccitazione, oscillava la testa, riversa indietro sulla schiena perfetta, solleticata dai vaporosi riccioli rossi della sua chioma. < dai leccami > sussurrò Lavinia portando di nuovo la faccia verso la vagina di Francesca < ti lecco anche io, hai un sapore e un odore così buono ed eccitante > le uscì un commento semplice che non le rendeva sufficiente giustizia al caleidoscopio di sensazioni che stava provando ad immergere il viso in quello scrigno di piacere magico, unito ai piaceri che riceveva a sua volta dalla cugina immersa nella sua di vagina.Le due lingue affondarono all’unisono e iniziarono a passarsi prima sul clito, poi sulle piccole labbra ed infine Francesca sentì il dito di Lavinia che le trapassava di nuovo l’ano. Quell’ulteriore coinvolgimento sessuale le fece perdere il controllo e iniziò a leccare con furia quella che ormai era diventata una vagina bagnata più di saliva che di umori femminili. Leccava con intensità, leccava e mordicchiava i bordi levigati e scevri da qualsiasi peluria, aveva la forza in corpo, sentiva di non potersi allontanare dalla cugina neanche per un secondo.Lavinia affondò ancor di più il dito nell’ano e iniziò a succhiare il clito con altrettanta foga. Ad un tratto uno schizzo bagnò la faccia di Francesca; quello che fino a poco prima era soltanto il sapore neutro della saliva, divenne il massimo che una donna può desiderare dopo lo sperma. Un fiotto di umori si convogliò nella gola di Francesca, assetata e anelante; un risucchio rumoroso e appagante che eccitò Lavinia che sentiva l’effetto ventosa sulla sua vagina eccitata.Furono momenti concitati in cui Francesca venne a sua volta tra le grida di gioia di Lavinia che si dissetò a sua volta alla profumata sorgente.Armando dormiva e le due ragazze passarono altri momenti di eccitazione pura, e, Francesca si era anche aiutata con un vibratore meccanico, poi stanche e sudate si erano addormentati e tutte e due sul letto umido di umori. La radio sveglia segnava le due e mezza di notte quando Francesca si era sfilata il fallo bicefalo rimastole dentro dalla precedente performance; con la voce ancora rotta dal sonno chiese alla cugina < non mi hai ancora raccontato le tue avventure con Gianni ? >Lavina con il viso dalla pelle tirata dal liquido profumato della cugina si mise una mano sul clito e cominciò a raccontare< Una sera entro in bagno e trovo Gianni che fa pipì, è nudo ma l’ho già visto così, solo che in quel momento mi eccita terribilmente vederlo. Mi lavo i denti; ad un certo punto sento una mano che si insinua sotto la mia maglietta, mi tocca un seno poi l’altro non faccio a tempo a girarmi che mio fratello mi toglie il reggiseno > Francesca si era seduta di fronte a lei, e, con una mano tra le gambe cominciò a fare dentro e fuori con due dita; il suo profumo, quello della cugina e il racconto di quella scopata incestuosa la eccitavano parecchio. Teneva gli occhi chiusi e la testa riversa indietro sul cuscino; la mano sinistra solleticava un seno, mentre l’altra era sempre li, a fare quel magico andirivieni.< Mi volto e lui dice "Meravigliose, che tette meravigliose che hai sorellina" e mi tocca i seni leccandoli e succhiandomi i capezzoli. Inizio a godere mentre lui mi abbassa i pantaloncini e gli slip , e alla fine mi tocca > Lavinia raccontava e intanto spingeva il clito per inturgidirlo, per ingrossarlo e quindi per ricevere piacere ad ogni tocco, ad ogni strizzatina. Intanto Armando si era messo in ginocchio vicino a Francesca con il suo pene eretto puntato verso quel viso stupendo estasiato dal piacere; la chioma di capelli neri corvini, lisci, pettinai a caschetto oscillavano rigidi per le contrazioni del bacino di Francesca. Lavinia messosi un vibratore meccanico nella sua vagina riprese il racconto tormentandosi entrambi i seni con tutte e due le mani: sussultava per le vibrazioni del pene motorizzato; con voce tremula continuò < Si fa spazio tra le labbra fino ad arrivare al clitoride, lo succhia, sento che colo, vengo. A quel punto decido di rendergli la bella goduta, gli abbasso i boxer ed inizio il miglior pompino che abbia mai fatto >Intanto Armando aveva preso a farsi una sega tenendosi sempre a tiro della sua donna; anche lui come le due cugine non aveva saputo resistere al racconto e alla bellezza di due corpi femminili nudi e aperti. Le vagine delle due ragazze si contraevano sempre con maggior intensità, tanto che assomigliavano a due spugne marine strette e rilasciate da una mano sensuale. Il profumo di sesso era forte e inebriante, Armando riconosceva bene quello della sua donna, acidulo come l’alga marina; mentre Lavinia spandeva un profumo più dolce, per certi versi più accattivante. Poi c’era anche lui che sperava di bagnare bene il viso di Francesca con una copiosa e calda sborrata.Lavinia prese con le due mani il membro di gomma muovendolo avanti e indietro; ebbe due scossoni e si fermò un attimo per balbettare, tra gli spasimi di goduria il suo rievocare eccitato <, lui dopo poco freme e viene con lunghi getti nella mia bocca. Decido di non perdere neppure una goccia del suo succo ed allora lo ingoio. Lui mi dice "Sorellina, sei proprio in gamba, ti piace eh?" >Intanto Francesca era venuta, ma, la sua mano non si era fermata, soltanto una macchia scura sul cuscino raccontava del suo orgasmo. Armando le aveva poggiato una mano sulla spalla per starle più vicino; Francesca aveva a dieci centimetri dal viso il glande congestionato del suo uomo che si muoveva freneticamente al ritmo della sua mano; l’orifizio dilatato preannunciava gioioso l’arrivo imminente del suo carico.Lavinia prese fiato, lasciato un attimo il fallo meccanico raccolse con le dita i suoi umori colanti e se li portò alla bocca <Con la bocca piena del suo sperma gli rispondo "Dai vieni in camera che ti faccio vedere come se lo beve la mia passera!" Andiamo in camera e ci distendiamo sul letto, allargo le gambe e lui mi penetra con violenza. Godiamo. Gli dico di venirmi dentro perché prendo la pillola. Dopo poco sento che mi inonda la vagina di caldo liquido seminale >< arriva, Franciii > disse Armando con il viso di lei vicinissimo al glande paonazzo che schizzò con quattro bordate degne di un idrante; Francesca al tocco del liquido caldo e fluido sul suo viso ebbe una contrazione violenta e preparatrice al coito, fu come il terremoto per un vulcano, il bacino brontolò e la vagina si contrasse. Quasi fosse un copione preordinato Armando le scaricò in viso il secondo fiotto e la vagina di Francesca si rilassò dalla contrazione schizzando il suo miele che stavolta colpì il palmo della sua mano. Il bianco latte le guarniva la guancia sinistra e l’orecchio, e, per evitare che colasse a terra Francesca si portò le mani al viso, specialmente quella che aveva raccolto i suoi umori, per spalmare su tutta la faccia la sua crema di bellezza. Betty, a trecento chilometri di distanza nella sua villa nelle colline tosco emiliane, si ritrovò sola nel letto; guardò l’orologio ed erano le undici e mezza. Sicuramente Lucio e Miriam erano allo studio, era un giorno di lavoro come tanti altri < si erano svegliati presto, > si disse, li aveva sentiti alzarsi dal letto molto tempo prima <, almeno due ora fa > Li aveva sentiti perché lei si era addormentata con la faccia sul pube di Miriam, e così aveva dormito sino al mattino, quando Miriam aveva dovuto sottrarsi dal suo abbraccio per iniziare la giornata. Aveva sentito qualche rumore provenire dal bagno < , forse avevano scopato > ma lei aveva continuato a dormire. Si mise a sedere sul letto con la schiena contro la testiera, e aperte le gambe azionò il telecomando della tapparella elettrica. Un fiume di luce in piena inondò la stanza e lei cominciò a guardarsi il corpo nudo. Con le mani si carezzò i seni, i fianchi, la vagina e terminò con il dito indice sul clito. Si fermò un attimo ad annusare l’aria. L’aroma di due donne, una romantica e gaia, l’altra sensuale, radiosa ed estremamente femminile; contemplò, quindi, il colore dello sperma sulle lenzuola e si abbandonò a congetture eccitanti come il calore di una vagina premuta su un viso. Per Betty non esisteva ricostruzione più evocativa, più intonata di questa, ai ritmi e agli umori di una normale vita sessuale. Stava evocando l’armonia di forme di un corpo femminile, le misure e lunghezze di un corpo maschile estraneo al riposo mentre aveva iniziato un lento, ma coinvolgente ditalino.La camera profumava di sesso, sperma, liquidi vaginali e saliva, borbottò mentalmente sotto l’effetto stimolante del ditalino, mentre le narici le diventavano una proboscide mobile che cercava di captare l’anima profonda di quel profumo, di quell’atto così gioioso che era il 69 femminile < Mi piace tanto, quando la mia casa profuma così ! >si disse poco prima di avere l’ultima contrazione addominale foriera del acme imminente. Si lasciò scappare un rantolo gutturale e sprizzò stille di umori sul lenzuolo bianco; lentamente, senza far rumore tornò a toccarsi nuovamente, abbandonandosi ad un languido risveglio. Fece una doccia, poi ritornata in camera si apprestò a rassettare il letto, tese il lenzuolo pieno di arabeschi, disegni di sperma e liquidi vaginali che ricamavano la superficie bianca del tessuto. Tese la stoffa e con le dita cominciò a percorre le mappe disegnate sulle lenzuola cercando le oasi di piacere esplorate la sera precedente. Ad ogni curva, ad ogni chiazza di colore era motivo di eccitazione < sarà lei, od io ? No, forse è Lucio > Ogni domanda non aveva risposta, ma a lei bastava così, adesso aveva una donna per casa con cui vivere una vita sessuale completa; da quando si era sposata le mancava molto il sesso orale femminile. Le mancava la complicità con un altra ragazza, la naturalezza di un rapporto orale femminile e soprattutto il calore, la carica erotica che soltanto il contatto con una vagina le dava. L’arrivo di Miriam era stato quasi fortuito, l’avevano assunta perché ne avevano bisogno; per fortuna si dimostrò un ottima amica e promettente disegnatrice. Miriam era entrata quasi prepotentemente nelle fantasie erotiche più ricorrenti di Betty, sognava il suo odore, il sapore della sua vagina; era entrata in estasi con il suo arrivo. Aspirò voluttuosamente, quasi volesse rubarle il suo odore, quell’odore forte di vagina misto a quello della cannella; ma lei non era li con lei, e, non la si poteva disturbare. Andò alla finestra, e, appoggiandoci la fronte osservò il fiato che si condensava sul vetro freddo. Erano le prime giornate di fine ottobre, e guardando le bianche betulle giù, lontano, rabbrividì. Ondeggiavano leggermente avanti ed indietro ad un ritmo che sentiva e le ricordavano l’ondeggiare di un amplesso. Aprì la finestra lasciando entrare l’aria fredda. Il vento che spirava tra le fronde delle betulle, aveva portato un profumo di terra bagnata, che le aprì i polmoni, fiotti d’aria fredda che avevano il dono di esaltare gli aromi più caldi della stanza. Le colline erano quasi nere in lontananza, e, si stagliavano contro il cielo grigio di una giornata plumbea.Rimase a fissare fuori della finestra, perdendosi nell’abbraccio freddo della brezza che batteva sul suo corpo nudo ed accaldato. Chiuse la finestra e vi rimase dietro, in piedi, a rimirare il paesaggio con i pensieri rivolti a Miriam. Cominciò ad immaginare cosa le avrebbe fatto non appena il marito l’avrebbe congedata, quella sera, dopo il lavoro; avrebbero cenato tutti e tre insieme, poi in salotto loro due avrebbero fatto un 69 e il marito le avrebbe penetrate. Lei in quel momento sognava di metterle le mani sulle sue soffici tette, e, mordicchiare i capezzoli per poi scendere subito giù, sorvolando la fossetta dell’ombelico per arrivare subito, a, quell’umido e quel caldo, così familiare. Voleva sentire il suo corpo palpitante inarcarsi sotto di lei, voleva udire i sospiri scaturiti dalle sue carezze.Mentre la sua mente rivedeva gli amplessi avuti con Miriam, pregustava il momento in cui la sua lingua si sarebbe posata sul pube rasato di lei, le avrebbe trovato il clito, le sue dita sarebbero andate alla ricerca del bottoncino erettile con la stessa determinazione che lei adesso usava nel frugare tra le pieghe della sua stessa vagina.Le sue labbra seguivano le curve di Miriam che idealmente stava sotto di lei; vedeva solo la sua vulva, scrutava solo una piccola parte del suo corpo, ma era solo quello che le interessava.Guardava, famelica, le pieghe color rosa della vagina, aprendole ancora di più con le mani per ricercare l’umido che vi si nascondeva; era inebriata dal suo profumo, le ricordava il muschio e vagamente di ribes nero.Il fresco delle sue dita le avevano fatto diventare i capezzoli più scuri e più duri; sentiva le contrazioni del suo addome e il gonfiore del clito; il respiro si stava facendo sempre più affannoso e l’orgasmo le stava montando dentro come il brontolio sordo di un temporale lontano. Assaporava i suoi movimenti eccitandosi, godeva; ogni lamento la trasportava ad un godimento sempre più intenso. Le gambe non le ressero e con un forte gemito si accasciò con la mano fradicia di umori che nella sua immaginazione corrispondevano all’orgasmo di Miriam.Quella sera non la lasciò neanche per un minuto e Lucio ebbe solo l’opportunità di penetrarle quando una di loro stava sopra nel 69; le prese a turno, lei volle essere penetrata analmente, mentre Miriam senti la sborra di Lucio correrle per l’utero.La settimana entrante presero il pendolino tutti e tre alla volta di Milano, scopo del viaggio incontrare i loro vecchi amici per fare del sesso e per motivi più professionali; Miriam era con loro in duplice veste di disegnatrice e di dama di compagnia per Betty.Era un mercoledì e Lucio, in compagnia della moglie Betty e della sua assistente scesero dal treno alle undici e mezza del mattino, e ad attenderli trovarono Armando, Francesca e Matteo. Senza passare da casa si diressero subito verso il cantiere dei lavori.< non ho capito come hai fatto ad ottenere due piani di questa palazzina > aveva chiesto Lucio ad Armando quando giunsero davanti al civico 78 di via Panisperna. Lo stabile era vecchio di una trentina d’anni ed era stato costruito per ospitare uffici e magazzini, aveva una struttura ad anello e un piccolo cortile interno ospitava il parcheggio auto.< La ditta, per la quale lavoro, mi ha offerto il benefit della casa ed io ho chiesto questa palazzina in disuso per ristrutturarla > stava spiegando Armando mentre aspettavano l’arrivo di Matteo che era andato a posteggiare l’auto.< si, ma quanto ti costa metterlo in ordine, operai , materiali … > Lucio mentre parlava era in costante ispezione delle mura perimetrali< Entro certi limiti è tutto a carico della ditta >Lucio zufolò sorpreso < ma cosa gli hai dato, il culo ? > commentò sarcastico< No, gli solo dimostrato che ho le palle per gestire parte dei suoi affari, e mi vuole presto tra le file dei suoi dirigenti > stava spiegando Armando< a trent’anni, cosi giovane ? > chiese Lucio< Bhe, ti ho detto tra qualche anno. In ogni caso lo stabile così com’è non può essere utilizzato perché la zona è diventata, zona residenziale. Per l’ingegnere è comunque un investimento, tiene occupato lo stabile ed evita che gli cada in rovina > L’ingresso era camionabile ed un alto cancello di ferro proteggeva l’entrata < il cancello è già elettrico ed è comandabile a distanza > stava commentando Armando nella sua veste di cicerone. Il gruppetto era formato da Lucio, Matteo che seguivano da vicino Armando e da Elisabetta, Francesca e Miriam che li seguivano a poca distanza immerse nel loro gioioso chiacchericcio; Francesca e Betty era una vita che non si vedevano, e di novità da raccontare ce n’erano tante, prima fra tutte Miriam. I tre uomini sentivano ogni tanto giungere risatine, commenti e tutto il raccontabile si stava esponendo con dovizia di particolari.< complessivamente sono quattrocento metri quadri a piano terra e altrettanti al primo piano, che poi è l’unico > stava dicendo Armando < e, noi, vorremmo fare la parte comune al primo piano, e le parti private al piano superiore >< cosa intendi per parti comuni ? > aveva chiesto Lucio che stava verificando la fattura delle murature in un varco trovato sulla tromba delle scale che portava al primo piano.< Bhe, metteremmo la cucina, la zona per mangiare, la sala per le orge ed anche il posto per proiettare dei film > dettagliò Armando< lo spogliatoio, per mettersi nudi quando si rientra a casa. Per evitare di salire di sopra ognuno di noi avrà un armadietto per depositare i suoi vestiti > disse Matteo < c’è l’ex ufficio del portiere che è abbastanza grande da contenere la stanza spogliatoio >< Francesca ha già detto che dal locale garage vuole un passaggio allo spogliatoio > commentò Armando< E per il riscaldamento ? Come farete ad avere ventidue gradi in inverno ? > Lucio si stava annotando mentalmente i punti cruciali.< Fino a un anno e mezzo fa, i locali superiori ed inferiori erano stati coibentati con l’aria condizionata ed è tuttora funzionante > l’aggiornò di nuovo Armando < inoltre tieni conto che non useremo tutto il piano superiore, li vogliamo fare le camere per … > e si mise a contare con le dita < me, e Francesca, Lavinia e il suo eventuale amico o amica, Veronica più uno, Matteo più una … Insomma nove coppie potenziali ma con un numero effettivo di dieci persone, adesso faremmo dieci stanze da letto tre bagni, più la zona depilazione dove le ragazze vorranno mettere i lettini con tutta l’attrezzatura necessaria. Ma subito useremo solo tre stanze. Veru dorme con noi, Sara dorme con i gemelli, Matteo con la cugina e Jessica >Le tre donne stavano girando autonomamente per la casa e non sembravano interessate ai problemi pratici dei loro compagni; Miriam era la più giovane, venticinque anni, disegnatrice nello studio di architettura di Lucio era anche la sua compagna di sesso, o meglio era compagna di sesso per entrambi, di Lucio e di sua moglie Betty. Una gran testa di capelli rossi incorniciava un bronzeo viso allungato, fisico asciutto e parlantina vivace era subito entrata in sintonia con Francesca, il sensuale caschetto nero che aveva aperto gli orizzonti sessuali a quasi tutto il suo gruppo di amici. In lei si notavano esteriormente gli occhi vivaci e sinceri, forti e rassicuranti racchiusi in un corpo asciutto, sensualmente vivace e libero, ma, chi aveva anche avuto l’opportunità di conoscerla sessualmente era rimasto, altresì, estasiato dalla sua carica sessuale ed erotica < come lo prende in culo lei, non c’è nessuna di noi … > stava dicendo Betty, la bionda del terzetto, amica di vecchia data di Francesca e malgrado i suoi trentaquattro anni sembrava più giovane di Miriam.< Allora hai coronato il tuo sogno di avere una grande casa da poter girare completamente nuda tutto l’anno, e di poter trombare anche nello stanzino delle scope ? > Miriam era quasi, un tantino invidiosa della casa che Francesca e gli altri si stavano costruendo.< Si, e voglio anche arredarla con gusto, nelle zone non pubbliche, voglio mettere foto mie, di Veronica, Lavinia che facciamo sesso > stava spiegando Francesca mostrando una parete < ho seguito un corso di pittura e di tecnica a mosaico, un piccolo hobby, che adesso mi permetterà di affrescare qualche parete nel tempo libero >Ogni lato di quella costruzione aveva otto ampi vani, suddivise in due piani. Al piano terra c’erano i magazzini e gli uffici di spedizione, al secondo piano i vani si facevano più piccoli e avevano ospitato gli uffici dei dirigenti. Adesso erano entrate in un ampio salone al piano terra, proprio vicino all’ex ufficio del guardiano <, un posto ideale per mettere la stanza di disimpegno > aveva detto Francesca < una stanza dove, soprattutto, noi ragazze ci spogliamo subito quando arriviamo a casa. Voglio mettere dei bei armadi con il nome di ciascuna di noi impresso sopra, ed è proprio da qui che vorrei cominciare ad abbellire l’ambiente con un bel murales > < che murales ? > chiese Betty < usando la tecnica della trasposizione della foto, voglio riportare sulla parete di fondo un augurio per chi entra, tutte noi saluteremo a culo alzato l’ingresso della visitatrice o del visitatore > Francesca stava mostrando la parete che aveva la centro una porta< come, con il culo alzato ? > Miriam sembrava ancora più interessata< Si, ho fatto, e mi sono fatta fare, le foto di noi con la testa fra le gambe che ci teniamo aperte le chiappe. Si deve vedere bene la figa e il culo. Poi disporrò le immagini lungo tutto il perimetro della parete in gigantografia. Predisporrò la parete in due fasce, in quella più alta metterò noi ragazze, in quella più bassa metterò i ragazzi con i cazzi possibilmente scappellati >< Bello, una buona idea. Arraperai subito chi ti verrà a trovare > commentò Betty<Si, è chiaro che questa sarà l’entrata solo per gli amici veri, i conoscenti entreranno dall’altro lato e ci troverai solo quadri e soprammobili del tipo che ci si aspetta in una casa, cosiddetta, normale >< Quali altre idee hai in mente per la zona calda ? > chiese Miriam< Per la verità le idee sono venute da Armando e Lavinia, mia cugina, e loro vorrebbero disegnare scene che riproducano uomini o donne nudi allacciati in penetrazioni, rapporti orali, insomma normali scene di sesso >< saresti in grado di dipingerli tutti tu ? > chiese sbalordita Betty che in vita sua non era mai riuscita in disegno, era forse per quello che aveva sposato un architetto.< Io, provo con questa prima stanza, e, poi si vedrà, intanto mi basta sapere che avrò una casa dove coltivare i miei desideri sessuali insieme ad Armando e a gli altri > concluse onestamente Francesca.< Vorrei mettere nell’ala destra del piano terra due stanze con soppalco dove impianterò il mio studio e quello di Francesca. Una zona neutra dove ricevere conoscenti con qualche divano, poche cose ma essenziali per ricevere qualcuno senza portarlo in casa > Armando spiegava e Lucio ebbe bisogno ad un certo punto di Miriam per cominciare a prendere appunti; andarono incontro alle ragazze e il suo naso riconobbe tra l’odore stantio dei locali da ristrutturare, un fresco odore di vagina bagnata < di chi è ? > chiese con fare complice.Le ragazze sorrisero maliziose e lui prima si avvicinò alla padrona di casa abbassandole i pantaloni della tuta; Francesca rimase nuda dalla cintola in giù e con indice e medio allargò le gradi labbra. Lucio l’annusò ponendovi infine la lingua, un passaggio morbido tra le pieghe rosso rubino. Francesca ebbe un fremito e chiuse gli occhi. Lucio passò dalla moglie e le abbassò il tanga da sotto la mini, eliminò del tutto l’indumento per permettere a Betty di appoggiare la gamba su di una cassa; con le gambe cosi aperte visitò il suo scrigno, ne valutò il sapore e il profumo, quando fu sufficientemente soddisfatto passò da Miriam che portava un paio di pantaloni eleganti, ebbe subito qualche difficoltà ad aprirle le gambe < non si portano i pantaloni > protestò lui< non pensavo di dover aprire le gambe proprio adesso > si scusò lei< una donna deve essere sempre pronta ad aprire le gambe > sentenziò Francesca tra il serio e il faceto.Nonostante tutto Lucio riconobbe subito il profumo sentito poco prima, ed era quello della sua splendida disegnatrice, era un profumo che rendeva frizzante ed intenso ogni istante della vita di un uomo, gli ricordava una armonia leggera, gioiosa e raffinata, un cuore solare che sprizzava sensualità da tutti i pori. Era vivido in lui il ricordo del giorno in cui Miriam era diventata dei loro, e, dopo un pomeriggio appagante di sesso lei gli aveva domandato < Lucio, allora dicci tu, chi ha la figa più bella di noi due ? > < Bella, o capace di farti scoppiare l’uccello dalla goduria ? > le chiese lui di rimandoBetty e Miriam, una abbracciata all’altra stavano chiedendo a Lucio di fare loro una classifica sulle loro vagine.< Cercherò di essere imparziale e voi dovrete guadagnarvi il titolo onestamente > disse Lucio < bhe inizieremo dalla prova profumo > Le fece sedere sul bordo divano, ovviamente a gambe aperte. Le loro vagine stavano diventando sempre più umide, eccitate dal gioco di Lucio. Lui si sporse su Miriam e annusò: era una esalazione odorosa gradevole, un sentire piacevole che gli procurava una ebbrezza eccitante, poi passò da Betty e non fu capace di assegnare alcun premio.Armando riportò tutti all’ordine <, ragazzi finiamo il lavoro, poi a casa, le ragazze si metteranno nude e faremo tutto il sesso che vogliamo >Furono prese le misure perimetrali ed altri dati che Lucio memorizzò sul suo pc portatile aiutato da Miriam, tutti elementi essenziali per la stesura del progetto.La vecchia casa di Armando e Francesca era brulicante di vita, per l’occasione si era imbandita una cena con conseguente orgia; Lucio e Betty mancavano da molto, l’ultima volta era ricordata per il compleanno di Francesca. Musica, luci soffuse, aromi di cucina e profumi di sesso, di vagine e peni sonnecchianti; i corpi nudi femminili guizzavano elastici e contrastavano con l’evidente e placido transitare degli statuari corpi maschili. Armando con un bicchiere in mano vagava estasiato dalla vitalità delle sue amiche, la vista di quei corpi nudi gli mettevano una eccezionale forza in corpo; la straordinaria bellezza di un particolare, la freschezza di un seno turgido, il fluido saltellare di due glutei erano stimoli al contempo eccitanti ed armoniosi. La sua mente era eccitata sessualmente ed intellettualmente, sessualmente perché la bellezza intrinseca dei corpi femminili parlava da sola, e intellettualmente, perché la naturale propensione al sesso libero era una condizione ideale per il vivere felice. Armonia di intenti e passioni univano il piccolo gruppo di amici, e le regole erano semplici: assecondare la propria sessualità senza idee preconcette.Armando si sforzava d’essere l’uomo ideale per Francesca, affinché, la loro, fosse una storia d’amore vera e duratura. Sapeva che non doveva essere necessariamente bello ma sufficientemente arrapato, questo si! <, forte e mascolino, doveva imporre la sua virilità e doveva essere sempre lui a condurre il gioco. Solo così le donne, si sentivano donne e godevano > Tante volte si era detto quelle cose, e Francesca gli aveva confermato tutto < prendeteci, imponeteci la vostra virilità > era il richiamo della foresta e qualsiasi lucubrare filosofico lasciava il posto alla carnalità più naturale.Armando si sentiva il pene caldo, lo scappellò un paio di volte <, era già umido > Passò vicino a Francesca che stava, insieme alle altre, preparando la tavola < Franci, guarda come si bagna, ti piace ? > Lei appoggiò la pila di piatti sul tavolino dei giornali e imboccò il fallo < Era importante anche la sensibilità, l’intelligenza, e un po’ di pazzia > stava pensando accarezzando la testa di Francesca accucciata sul suo inguine. Nella confusione pre cena tutti avevano una occupazione atta a confezionare cibi, libagioni e quant’altro era necessario, per prepararsi al pasto; tutti meno Armando e Francesca che al centro della sala stavano facendo sesso. Lui in piedi e lei in ginocchio stavano consumando un regale pompino. Il lampo di un flash coincise con il primo fiotto di sperma; Armando ondeggiò e il pene scomparve nella bocca di Francesca. Con gli occhi chiusi e la fantasia libera e sognante, Francesca era in estasi; girava e rigirava con la lingua lo sperma caldo e viscoso, lo spostava nella bocca assaporandone golosamente il gusto. Una mano scese tra le gambe e con pochi tocchi al clito, lei proruppe in un acuto grido di gioia che per poco non le fece uscire di bocca il sacro succo. Ingoiò vorace mentre gli spasimi e le contrazioni dell’orgasmo la sconquassarono da capo a piedi.Le grida di plauso si alzarono gioiose e con allegria si accostarono alla tavola.La cena fu rumorosa quanto basta e dalla soddisfazione culinaria passarono gradatamente a quella sessuale, come una sorta di appendice gastronomica uomini e donne passarono al dolce. Al posto della tavola spuntarono cuscini e divani permettendo alle ragazze di sdraiarsi e a gli uomini di sceglierle; movimenti fluidi e posizioni di sincera propensione al sesso richiamavano gli uomini alla penetrazione, le donne all’attesa della penetrazione e contemporaneamente alla ricerca di altre vagine. I clamori della cena si tramutarono in dolci inviti da parte delle ragazze e l’eventuale argomentare fazioso degli uomini si tramutò in proposte di copule e fellatio.Le piccole mani di Francesca si contendevano il pene svettante di Luca con le più affusolate mani di Miriam; bocche e mani sul quel membro marmoreo e segnato dalle vene congestionate dall’eccitazione sessuale. Luca sdraiato sul tappeto teneva la testa riversa da un lato dove si stava consumando un 69 con inculata tra Stefania, Lavinia e Armando. Riverse su di lui c’erano ancora, Miriam con in bocca il suo pene, e Francesca che aspettava con impazienza il suo turno; il primo fiotto arrivò, e con esso la soddisfazione di Miriam, il sapore e la sensazione di caldo sul palato e nella gola, provocava nella ragazza punte di eccitazione raggiunte raramente; si tirò su’, in ginocchio, aprendo le gambe, la sua vagina era gonfia e le doleva stretta tra le cosce. Con il secondo fiotto le giunse una contrazione dal basso ventre e alcuni sprizzi d’umore l’avvertirono della prossima venuta dell’orgasmo; Francesca la spinse via, e lei sognante ingoiò l’ultima boccata mentre il suo bacino si muoveva di moto proprio sotto l’effetto del sua eccitazione. Ansimante, prese a toccarsi il clito per allungare il suo momento magico godendosi la scena di Francesca attaccata al membro di Luca ancora zampillante; la sue piccole mani strizzavano l’affusto roseo mentre la sua bocca risiedeva in pianta stabile sul glande completamente ingoiato. Adesso anche Francesca si era messa in ginocchio, per il medesimo motivo di Miriam, e, la mora e la rossa stavano sventolando all’aria il loro sederi umidi, mentre le loro mani non smettevano di servire e riverire Luca mantenendogli in caldo il pene esausto. Miriam andava placida scappellando il pene, il glande usciva e Francesca lo imboccava, Miriam lo ritraeva e lei lo lasciava uscire dalla bocca.< Hai pensato di mettere delle telecamere in camera tua ? > chiese Miriam, che obbligò Francesca a mollare il pene prima del tempo < Vorrei mettere quelle piccole telecamere da computer un po’ in giro per la camera. Una sul soffitto, una sulla testiera ed una sul fondo >< Sul fondo ? > domandò Miriam prima di imboccare il pene portandole via il posto< Si, apri le gambe, ed hai la figa in primo piano, ti scopano ed hai la possibilità di riprendere la penetrazione > spiegò Francesca riprendendosi il pene.< ragazze lo sapete che la sborra ingrassa ? > dichiarò con l’evidente intento di scherzare Luca, era stanco di non poter intervenire nella loro discussione< No, caro, la sborra al massimo ti provoca la carie, ma basta lavarsi i denti, proprio come dopo i pasti > rispose MiriamLuca le prese i fianchi, e, lei le offrì la figa. Il biondo leccava la rossa, e Miriam godeva e urlava fuori dagli schemi. Il ragazzo passava la sua lingua tra le pieghe arrossate e umide non soffermandosi mai per troppo tempo su uno stesso punto; non aveva la delicatezza di una donna ma leccava la figa altrettanto bene mettendoci la furia mascolina della penetrazione.Dita e lingua penetravano Miriam allacciata in un 69 con Luca, due erano le cose che riscontrava in quel rapporto: la prima non sentiva lo strusciare di un seno sul suo addome; secondo anche se bellissimo, non raggiungeva mai le vette mitiche di un 69 femminile, a gli uomini, lei donava la figa e culo per farsi penetrare. Insomma l’irruenza dell’uomo si sposava benissimo con un bella pecorina, amava sentire il pene scorrere dentro di lei, voleva sudare, godere e ricevere lo sperma in corpo. Alla fine esausta le piaceva tuffarsi tra le gambe di un’altra donna, un po’ come la sauna: prima il piacere del sudore, poi l’avvolgente e familiare liquido di una vagina.Intanto Francesca messasi in ginocchio vicino al viso di Luca aggiunse < Lo sperma è una bomba energetica, migliore della pappa reale. Contiene vitamine, proteine e sali minerali fra i quali lo zinco, la famosa molecola anti invecchiamento >Luca lasciò un attimo il clito di Miriam e zufolò < sei informata, vedo > il suo stupore era dovuto alla puntualità della dichiarazione di Francesca che attratta dal culo di Miriam le aveva infilato l’indice nel bruno anello <, e poi aumenta la capacità polmonare per via delle apnee > finì poi< brava Franci, ma adesso mettiti giù > aveva detto Armando mettendola alla pecorina, si mise dietro appoggiando il glande allo sfintere; Francesca si appoggiò bene sulle braccia pregustando la penetrazione <, come la inculava Armando non c’era nessuno > pensò un attimo prima dell’ingresso del pene.< e poi , > stava dicendo Miriam riallacciandosi al tema di Francesca < che il pompino favorisce il controllo della respirazione, devi assolutamente tenerlo in bocca senza perdere nemmeno una goccia di sperma >Francesca ansimava e il pene di Armando era infilzato per metà <, la volete sapere un’altra buona ragione per fare pompini ? > Armando era arrivato in fondo e lei era in preda al coinvolgimento sessuale più sfrenato, chiudeva gli occhi per il forte eccitamento che il pene di Armando le donava<si, dicci > l’incitò Luca< È un antirughe per la ginnastica che fa fare ai muscoli della bocca > Francesca si spiegò meglio che poté< Amore, Franci, concentrati ! Allarga di più le gambe > protestò Armando< Si, si > rispose lei chiudendo gli occhi concentrandosi < siii, vai più forte, però >Miriam si alzò e andò in cucina, aveva sete e li vi trovò Lavinia, la cugina di Francesca; era sua coetanea ed era rossa come lei < io non te l’ho ancora leccata > le disse < Si, allora beviamo e poi ci lecchiamo > le propose Lavinia< Di la, tua cugina ci stava dicendo degli effetti benefici della sborra > stava raccontando Miriam mentre si versava un bicchiere di aranciata< Io, quando preparo un esame faccio pompini per rimanere sveglia, faccio il giro degli uomini di casa e tiro pompini, lecco fighe o culi bagnati si sborra. C’è la creatina, quella che pigliano gli atleti quando si doppano; dopo aver dato l’esame. però, sono così spompa che dormo per due giorni. In ogni caso prima dell’esame vado avanti a sborra e posso fare anche notti intere, studiando >< Ho sentito che fa crescere anche le tette > aggiunse Miriam toccandosi le sue < , si vede che faccio molti pompini > scherzò infine< E i brufoli, allora ? Altro che creme e cremine, ti fai venire in faccia e unisci l’utile al dilettevole > chiosò Lavinia con eloquenza.Tornarono in sala e Armando aveva appena gratificato la sua donna di una sborrata nell’intestino, Sara si masturbava sulla poltrona guardando un film porno, Matteo e Lucio stavano scopando Betty nella posizione del panino, e Jessica leccava Veronica addormentata sul divano.Marco entrò anche lui nella stanza e messa una mano sul sedere di Miriam le disse < vuoi fare la tartaruga ? > < chi fa la corazza ? > chiese lei < Tu ? o preferisci fare le zampe ? > chiese lei< io, sto sopra e faccio la corazza > scelse Marco< si, allora, chi fa le zampette, sotto ? > tornò a domandare Miriam< Io, le faccio io > rispose Luca, gemello di MarcoDetto ciò si distese di schiena e Miriam ritornò a prenderle in mano il pene appena scappellato, cominciò ad inturgidirlo con lena finché non fu duro abbastanza; lo scavalcò e rannicchiata appoggiò le grandi labbra al glande. Una prima volta il pene sfuggì per la posizione poco consona alla penetrazione <, viva la pecorina > commentò a mezza voce Miriam. Al secondo tentativo il glande si fece strada vittoriosamente strappando a Miriam un gridolino di piacere, danzò infine, sull’asta magica facendola penetrare tutta dentro di lei; il suo corpo atletico guizzava contratto a uovo sul corpo di Luca. A questo punto Marco si fece dietro la ragazza che capi al volo, facendo in modo che il suo ano fosse in linea per il secondo pene; lei, la tartaruga, aveva le zampette di Luca e la corazza di Marco. La posizione non era delle più felici e il fratello gemello di Luca a gambe larghe appoggiò il glande allo sfintere; guardò giù e per poco non venne, che visione: il pene rossastro era infilzato per metà in Miriam che aspettava il secondo pene. Spinse e le contrazioni dell’ano lo risucchiarono dentro; Miriam gemette di piacere e sentiva i due membri palpitanti dentro di lei, era consapevole, inoltre che i due fratelli si avvertivano a vicenda. Luca si puntellò sui gomiti alzandosi quel tanto per muovere leggermente il bacino. Marco prese per le spalle Miriam e con un colpo di reni scomparì per intero in lei: la corazza era un tutt’uno con la tartaruga, ed insieme si abbassarono verso Luca. Marco aveva preso le tette di Miriam e le stringeva, sentiva i capezzoli nei palmi e il suo petto strusciava le spalle sudate della ragazza. Il pene sempre più grosso sfregava il retto e percepiva i movimenti di Luca, Miriam sentiva il peso di Marco sulle sue spalle e capiva che non poteva durare ancora molto. Marco si staccò un attimo dalla presa e incominciò a stantuffarla, avanti e indietro. Intensificò la copula e l’ano di Miriam cominciò a contrarsi al limite dell’orgasmo, il fascio di muscoli agì sul pene come un massaggio e Miriam eccitata dalla doppia penetrazione venne. Non seppe dire se l’orgasmo venne prima dalla penetrazione anale o da quella vaginale, ma quando urlò la sua soddisfazione, Marco le sborrò nell’intestino, eiaculò talmente tanto che a Miriam sembrò sentire la sua sborra nello stomaco. Libera dal peso di Marco riprese lo smorza candela finché Luca non la mise alla pecorina < Miriam girati che alla pecorina ti scopo meglio >Difatti bastarono pochi colpi e Miriam venne di nuovo con il pene di Luca nel suo ventre, il fluido caldo le saliva il collo dell’utero. Prima di addormentarsi prese in bocca e pulì il pene che l’aveva ripetutamente portata all’orgasmo.Francesca si era seduta sul largo davanzale della finestra, teneva le gambe aperte perché la sua vagina scalpitante le urlava di continuare; doveva, però, riprendere fiato e così seduta si godeva lo spettacolo dell’orgia. Era con le sue amiche, le sue sorelle della vita, con le quali la voglia di complicità e il necessario ardore sessuale saffico si univano con la convinzione fondamentale e irrinunciabile della presenza maschile. I loro amici, quindi, erano latori delle prime loro vere emozioni del cuore; virilmente maschi, ma sensibilmente accorti a non confondere amore e sesso; senza falsi pudori donavano loro, indistintamente ad ognuna, l’emozione del possesso carnale.Quelle orge erano perfette per il maschio affettuoso e sognatore, ma anche per quello introspettivo, e, senza dubbio, per quello amante del calore dell’amplesso. Erano momenti liberi in cui, storie di sesso qualunque vivevano i loro momenti di gloria, aiutando, ragazzi e ragazze, ad intrecciare i primi impegni d’amore; con un effetto benefico le confusioni del cuore venivano sgonfiate e alleggerite dal peso inutile dell’enfasi, cullate dall’affettuosa ed ironica caciara sessuale. Le ragazze vivevano e coltivavano il rito del "Sesso del quotidiano", attenzioni appaganti da soddisfare in una qualsiasi occasione e in un qualsiasi momento per "diventare grandi" e sessualmente attraenti per il maschio < non bastavano una figa e un paio di tette per essere appagate e felici > pensò Francesca rapita dal danzare erotico di Jessica, sospinta dall’ardore di Lucio.Francesca adorava le sue amiche: la principessa Jessica; Miriam, la rossa sensuale disegnatrice di Lucio, sua moglie Betty; le terribili cuginette Stefania e Lavinia; la sua inseparabile amica e compagna di sesso Veronica.Erano tutte pronte a raccontare tante storie diverse, ora esaltanti, ora sentimentali, ora infiammanti, tante storie cioè, che avevano come protagonista assoluto il caro e insostituibile vecchio sesso.Le risatine, gli ansimi, il profumo di sesso erano le principali sensazioni che le giungevano allegre dalla piccola orgia che si svolgeva vicino e a lei; quel connubio perfetto di corpi la estasiavano. Aveva di fronte il viso di Stefania, la cugina di Matteo con le gote gonfie del glande di Luca e umide di liquido vaginale e di sperma; un viso raggiante dagli occhi socchiusi per l’eccitamento < come era bella > pensò Francesca < ,e come era virile Luca mentre le imponeva il suo fallo > invidiava il posto di Stefania, la futura scrittrice <, che ti porta per mano dentro le sue pieghe > pensò di lei con trasporto. Aveva scoperto all’improvviso di avere una vera sorella carnale e il suo desiderio diventava uno solo e possente: goderla! Essere al suo posto ed al contempo essere al posto di Luca imponendo la lingua tra le sue pieghe, ed esigere lo stesso trattamento.La vagina le doleva dalla eccitazione ma non la toccava volutamente; voleva aspettare ancora un po’, voleva riposarsi al dolce dondolare di Betty inculata da Armando <, il suo uomo > pensò infine.Si ricordava ancora, Betty, sconvolta da una esperienza lesbica. Un giorno, Rosalba, la sua compagna di stanza, tornata a casa le chiese di allacciare un filarino lesbico. Elisabetta ricca e viziata, pur avendo tanto desiderato di avere un rapporto sessuale con un altra ragazza, non potè accettarlo come innamoramento e non si ritrovò più in se stessa. La sua vita sessuale si riaccese soltanto dopo un anno e mezzo quando sulla nave per Olbia, ritrovò Sara e conobbe Francesca; per lei fu la rinascita della vera vita affettiva, che si corno’ un anno dopo sposando Lucio, e della conseguente esplosione energetica del sesso libero e completo; finalmente poteva abbracciare l’inguine di una donna senza il timore di essere tacciata per una lesbica.< Quando danno potevano causare le convenzioni della morale > si ritrovò a pensare distratta dal viso e dalla attenzione che Lavinia metteva nel baciare e penetrare la vagina di Jessica < Certo che la solitudine sessuale può portare verso scorciatoie che alcuni possono non gradire > si cullava tra i suoi pensieri <, cioè può portare, chi lo vive, a cercare rimedi estremi a mali estremi > Lavinia, sua cugina, aveva una madre che l’aveva sempre bloccata sessualmente. La ragazza ne soffriva, ma la sua vita cambiò quando, di nascosto dalla madre e in combutta con il fratello si concesse a lui lasciando sul campo la sua scomoda verginità. Quella deflorazione fu il regalo di compleanno più bello e sensibile dei suoi diciotto anni, bagnati nel migliore dei modi; un varo squillante e bene augurante per il viaggio nel mare della vita.Il cigolio del divano musicava la penetrazione di Sara piegata sul bracciolo e ardentemente offerta a Matteo; sul suo sedere, oltre al cugino di Stefania, si stava soffermando anche Veronica, intenta ad umettare l’ano dilatato. Il pene violaceo e solcato di vene azzurrognole aspettava trepidante come un toro dietro la staccionata; per un attimo Francesca ebbe l’impulso di buttarsi sul quel fallo a tradimento. Fu bloccata dai lineamenti dolci del viso di Sara, in trepidante attesa della penetrazione <, le metterei la figa sotto la bocca > era il pensiero predominante scaturito dalla sua eccitazione.Sara era la ragazza che imperniava tutta la sua vita su studio e sesso. Era la classica bella ragazza, protagonista assoluta, che lascia il suo ragazzo per concedersi completamente agli studi universitari. Sara cercò in tutti i modi di dimenticare il suo Antonio, o, meglio il sesso che c’era stato tra loro due, ma ogni suo tentativo, risultò inutile finché Armando non le spiegò la differenza tra sesso e amore. A Veronica si era aggiunta ora Jessica ed entrambe si dividevano vagina ed ano di Sara aperta davanti a loro lasciando Matteo in spasmodica attesa. Veronica sopra e Jessica sotto facevano impazzire di piacere Sara; le lunghe gambe affusolate di Jessica erano aperte di fronte a Francesca, il taglio umido lasciava vedere perfettamente il rosso rubino delle piccole labbra, dentro Francesca l’eccitazione stava salendo inesorabilmente. Marco le passò davanti e inginocchiatosi davanti a Jessica iniziò a penetrarla; lei emise un piccolo gemito soffocato, impedito dal suo bacio intenso rivolto alla vagina di Sara.< Che, bello > si ripeteva Francesca < è una cosa indescrivibile sapersi libere e disposte a soddisfare amici e amiche senza reticenze o essere bloccate da qualsiasi altra sorta di sciocca discrezione … falso pudore > con una mano si toccò i capelli, come per riordinarli; non ne aveva bisogno perché erano corti ed elastici, trovò solo lo schizzo di sborra che Armando le aveva donato poco prima < era già secca, > e i suoi polpastrelli godevano al tocco di quel capello gellato. < chi l’avrebbe mai detto che Jessica in soli due anni aveva fatto un cambiamento così radicale ? > pensò quasi subito distratta dalla copula di Marco e Jessica; si stava bagnando abbondantemente elettrizzata dalla monta, da quel virile avanti e indietro che quasi alzava da terra Jessica.La invidiava per il cambiamento che aveva fatto, perché avere vent’anni anni è già una cosa difficile, avere poi per madre, una donna perfezionista e dominatrice, rende le cose ancora più complicate. < Essere figlia, per giunta, di un padre divorziato, fa sembrare gli ostacoli ancora più insuperabili, se poi, a tutto ciò, si unisce una fame sessuale da paura … > i pensieri le passavano veloci, erano cose sulle quali aveva pensato altre volte, non era il caso di drammatizzare o ridiscutere cose già passate < Jessica le aveva risolte cambiando aria. La sua amica di scuola prima e la sorellastra poi, aiutarono Jessica a ritrovare se stessa > concluse e chiuse il suo speculare sulle esperienze altrui < Con il divorzio dei genitori, c’è di che preoccuparsi, e di che sentirsi, soprattutto soli e infelici. Ma per fortuna delle volte incontrare un vera amica vuol dire scoprire la magica avventura del sesso > commentò non contenta, prima di poggiarsi un dito su quella fornace che era la sua vagina. Per lei < venire > ogni volta che faceva sesso era una cosa necessaria per evitare inevitabilmente di soffrire di quel disagio fisico che la prostrava; se non raggiungeva l’acme della sua eccitazione, ogni volta che veniva penetrata o durante i 69 femminili, rimaneva sconvolta, come schiacciata da una pressa. Per Francesca le orge erano il suo passatempo preferito, amava dedicarsi, di più a molti, che ad una sola persona per volta. Nel sesso non le piaceva l’intimità perché la presenza di un solo uomo la distraeva. Chiaramente il problema non si poneva con le ragazze, perché con loro ci poteva essere, per definizione, solo del sesso. Era l’implicazione del rapporto con un uomo che coinvolgevano inevitabilmente i sentimenti <, e lei era già felicemente innamorata di Armando > Le era capitato molte volte di fare l’amore in un terzetto, due donne e un uomo, o con due uomini, contemporaneamente ma sempre per caso. Lei preferiva le orge perché le piaceva sentirsi del tutto disponibile ad ogni tipo di incrocio fantastico, l’orgia era impegnativa solo fisicamente.Veronica la stava chiamando; era fra le più amate del gruppo per il suo approccio sincero, immediato fresco e giovanile. Era senza dubbio la ragazza che meglio di qualsiasi altra sapeva mettere a nudo le fantasie dei ragazzi, e, che li sapeva soddisfare nei loro slanci virili sapendo bene cosa volesse dire essere donna. Quelle stupide ragazzine del suo anno di corso, quasi trent’anni suonati, che l’accusavano di essere una donna oggetto, perché assecondava le fantasie sessuali degli uomini, la facevano sorridere < sciocche, non sapete neanche di cosa parlate > pensava alle sue compagne d’università con compassione, perché loro erano molto spesso le vere sconfitte, represse e con poche gratificazioni.Erano ormai le sette del mattino e nessuno aveva riposato, sarebbe stato un crimine pensare di dormire durante un’orgia; fatto sta che la vita riprese stancamente all’alba. Le ragazze fecero la fila in bagno per curare i loro corpi tonici e palestrati, doccia, eventuali depilazioni all’inguine e tutto ciò che una donna faceva per essere attraente e desiderabile. Gli uomini si gettarono su una colazione energetica, uova, carne, aranciata < Franci vuoi del caffè > le chiese Armando mentre lei si dirigeva verso la camera < no, Arma, più tardi > rispose lei decisamente intenzionata a non perdere il sapore di sborra che ancora sentiva piacevolmente sul palato. Doveva svegliare Sara, era stata una delle ultime impegnate in un ‘panino’ focoso e si era gettata sul letto distrutta.I lunghi capelli biondi, fini come la seta, giacevano sparsi sul cuscino dalla federa bianca, e, le soffici volute ricamavano la stoffa bianca.Una valchiria. Un miscuglio di geni al servizio della bellezza avevano forgiato quella stupenda ragazza dai colori nordici e dalle fattezze francesi.Il naso, piccolo, e all’insù dominava i suoi occhi di un azzurro carico e marcati dalle sopracciglia dorate.Aprì gli occhi e vide la sua amica mora già sveglia e presente, < sei stupenda > pensò rimirandole i capelli di un lucido nero corvino guarniti da un fiotto di sperma.La sua pelle chiara, quasi diafana era macchiata di goccioline di sperma secco, ricordi immemori della notte precedente.Ad ogni respiro, il seno sodo, sussultava pacioso, divaricato e disteso, si mostrava e si faceva desiderare sfoggiando i capezzoli chiari, occhi penetranti di un petto superbo. Si passò una mano sul seno sinistro verificandone la sua conicità, e, quella carne elastica rispose alla perfezione, leggermente e senza furia grattò via una macchiolina di sperma. < che notte splendida > pensò con ardore.La mano si staccò dal seno e scese lungo la vita percorrendo quelle curve mitiche, curve che nessun pilota al mondo potrà mai pensare di percorrere. E come un pilota di rally, lo sguardo, si butta giù, verso il ventre piatto, prendendo l’abbrivo da sopra gli alti colli delle ossa pelviche.Fianchi stretti e cosce slanciate le permettevano, le rare volte che indossava una mutandina, di far schiattare di invidia le donne presenti e di richiamare all’uso decine di membri maschili. La sottile guaina si agganciava sulla sommità pelvica per buttarsi, con un angolo vertiginoso, giù, verso la vagina. Quella pelle non conosceva l’aberrante presenza delle smagliature e la sua statura circa un metro e settanta era tanto evidente quanto la bellezza della sua vagina, bianca e levigata. Le gambe, leggermente divaricate, correvano lisce e affusolate toccando le ginocchia, giù fino alle caviglie aggraziate, attaccatura ideale per i suoi piedi eleganti come due scarpe da sera.Ma gli occhi della spettatrice ritornarono sulla pelle levigata e bianca del pube dal quale si apriva come un canyon il taglio bruno; il clito era rilassato, e, poco sotto le natiche ancora velate, dallo sperma e dalla saliva, parlavano di un coinvolgimento serrato dello sfintere.La mano seguì lo sguardo e risalì ritornando alla mitica discesa pelvica e con la grazia tutta femminile divaricò meglio le gambe e due dita affusolate aprirono le piccole labbra. Un dolce richiamo si sentì schioccare all’apertura dello scrigno, e, il rosso rubino del tesoro si offrì generoso alla amica spettatrice.< Sara, sono quasi le otto, se io mi attacco alla tua figa non andiamo più, in università > la informò a malincuore Francesca< Hai, ragione, ma io ho voglia > e detto ciò si sedette su letto a gambe aperte cominciando un dignitoso ditalino.Alle otto e mezza la casa era vuota e in disordine, ma un profondo e accattivante profumo di sesso impregnava ogni cosa.Lavinia, distrutta, con le gambe a pezzi e ostentando un sorriso che quella mattina non le apparteneva, prese l’autobus per l’università. I ricordi allegri della festa in onore di Bacco, quel ritrovo gioioso tra più persone in cui si dava il giusto sfogo agli istinti e ai desideri sessuali, erano sensazioni vivide e arrapanti che si mischiavano con i doveri ed il sonno. Erano le otto di mattina e l’autobus era pieno.I soliti occhi galleggianti, spersi nel vuoto totale, erano alla ricerca di un possibile appiglio con la nottata appena trascorsa, erano memori della felicità, della gioia incontenibile che scaturisce da una scopata; da tante scopate eccitanti e al tempo stesso rilassanti. < Qualcuno di voi ha idea di che cosa significa scopare tutta la notte con una allegra compagnia di amici ? > Questo voleva chiedere, urlare a quella gente dagli occhi sbarrati, bloccati nel turbinio assente dell’autobus.< Sono già stanchi di mattina, non si accorgono nemmeno della differenza tra la loro notte e la mia > si ritrovò a pensare Lavinia; ed ora stanca ma appagata stava andando a lezione, e come lei, tutti gli altri partecipanti alla festa. < Peccato! Per loro naturalmente! > concluse alludendo alle altre persone sull’autobus.Fu distratta quasi subito dal pallido sole autunnale che adesso filtrava dai finestrini opacizzati dal calore umano. Calore umano e odore umano, Lavinia si era subito accorta della eccezionale scelta di odori, profumi, ma soprattutto puzze che si potevano aspirare in un autobus, tram, metropolitana, o qualsivoglia altro mezzo pubblico. Da quando era giunta a Milano per gli studi universitari aveva incominciato ad apprezzare la vita, con Francesca e i suoi amici, e, aveva capito cosa volesse dire fare sesso libero. Nei momenti più banali della giornata, nei momenti di stanca e di rassegnazione, durante i quali si subisce un viaggio o una attesa, si era stupita nel trovare gusto e attrattiva per cose abbastanza particolari.Come particelle di sabbie mobili, viaggiatori e cose, vivevano una simbiosi forzata; corpi, vicinanze obbligate, respiri e sospiri trattenuti. Lavinia si considerava ancora la provinciale appena giunta nella metropoli e questo le dava l’opportunità di guardare con occhio disincantato alla completa apatia dei suoi compagni di viaggio < Il lavoro procura impotenza, li ammoscia > stava pensando mentre le sue nari erano sollecitate dagli odori più disparati: caffè, deodoranti, dopobarba e quello meraviglioso della sua vagina. Lavinia dopo l’orgia si era fatta una doccia, ma la sua vagina era in costante risveglio da quando la sua vita sessuale era diventata attiva e appagante. Le piaceva il suo profumo, come le piaceva il suo gusto, e, per neutralizzare il puzzo di umanità si metteva vicino alle porte; il flusso d’aria fredda sospingeva il suo profumo e l’avvolgeva preservandola dai miasmi. Il vento le saliva dalle caviglie su, su per le gambe fino a farle respirare il suo profumo, e, lei adorava il suo odore. Fragranza pungente di muschio, di donna sensuale, fragranza di sesso, essenza di corpi bagnati d’eccitazione. Lavinia, quando si sentiva così piacevolmente avvolta, cercava di assorbirlo tutto, respirando rumorosamente non curante degli sguardi sorpresi del mare magnum d’umanità che l’avvolgeva. Aveva imparato a non farsene un problema era troppo felice per privarsi del suo odore, acre e pungente, di figa vogliosa, un accordo tra la resina e il muschio di quercia; l’avrebbe sniffato per ore, quel cocktail di saliva, figa e umidità di labbra carnose. Finalmente un barlume di profumo si palesò timido alle nari di Lavinia: era un altra vagina. Il suo odore era più secco del suo e sapeva di affumicato, fragranza alpina e legno di sandalo; Lavinia voltò lo sguardo, e poco sotto una vagina fasciata in un paio di jeans faceva sfoggio di se. Era come se in una valle sterile e desolata crescessero due fiori, due piantine tenaci che sventolavano orgogliose la loro presenza con il loro profumo.Un colpo di fortuna e la biondina si avvicinò a Lavinia e ad ogni fermata, i due splendidi sederi, quasi si scontrano mentre la figa di Lavinia cominciava a tendersi e a contrarsi. L’autobus si fermò bruscamente, e, le due ragazze si toccarono fianco contro fianco e Lavinia venne a contatto con il caldo, morbido e vellutato, fianco della sua vicina. Una contrazione più forte delle altre la fece bagnare d’eccitazione. Improvvisamente dovette scendere perché era già arrivata e lasciò alla sconosciuta il ricordo del suo profumo.La fermata era vicina alla facoltà e adesso l’aria era piena di energia e vitalità, preoccupazioni, allegria e voglia di non fare un cazzo. Lavinia prese posto in aula, e consapevole del suo compito si applicò seguendo le lezioni intervallate solo dall’odore forte del caffè preso nelle pause.Il ritorno fu più freddo del mattino, rarefatto e anonimo; fu impossibile trovare profumo di figa o di cazzo, fu tutto molto desolante.La casa l’accolse calda, e lei poté liberare il suo corpo dal giogo dei vestiti; era l’aria di casa con il profumo di sua cugina un filo più acido e avvolgente del suo, e, quello pungente e speziato di Veronica. Armando non era in casa, non si avvertiva quella scia di sperma e secrezioni che lo caratterizzano, una fragranza di formaggio forte di montagna. Finalmente lavata e distesa sul divano, Lavinia gambe leggermente aperte indugiò un attimo prima dell’ultima ora di studio.
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