Con mia grande felicità ho scoperto da poco questo indirizzo e come sto per raccontarvi, ritengo importanti i contatti che si possono avere tramite questi siti. Grazie ad uno di questi contatti, infatti, ho avuto la possibilità di realizzare il mio sogno.La mia storia comincia qualche anno fa, quando frequentavo ancora l’ambiente delle discoteche. Chi è giovane o chi lo è stato da poco, può immaginare lo stato in cui si tornava a casa la mattina seguente. Io personalmente non ho mai creduto nelle droghe sintetiche, ma qualche “spillino” di sana MariaGiovanna devo dire che l’ho consumato e proprio una di quelle volte che avevo esagerato, sia con “quello” che con una buona dose di alcool, si è svolto il primo episodio della mia vicenda. Tornando a casa (sinceramente non ricordo con quali mezzi), mentre salivo le lunghe scale della mia abitazione (123 gradini), pensavo all’accaduto di quella sera; avevo visto (e purtroppo solo visto) tanta di quella “patata”, che al solo pensiero l’arnese che ho in mezzo alle gambe ha cominciato a pulsare e quando arrivai all’ultima rampa di scale era ormai duro come una pietra.Mentre prendo le chiavi di casa cerco di fare meno rumore possibile per non svegliare mia madre, che a quell’ora sicuramente sta dormendo.Mia mamma è rimasta vedova quattro anni fa, quando un incidente automobilistico ha interrotto la vita di mio padre, da allora siamo rimasti soli, in quanto io sono figlio unico e l’altro unico parente rimastoci è una vecchia zia che ormai da anni vive in una casa di riposo nel sud Italia vicino al paese in cui è nata.Da allora abbiamo condotto una vita triste, quasi senza dialogo, ma avevamo tenuto un buonissimo rapporto, rafforzato dal fatto che ormai ognuno di noi aveva soltanto l’altro.Tornando a quella sera…ero ormai riuscito ad entrare in casa senza creare danni e mentre mi dirigevo verso la mia camera, notai che nella stanza di mia mamma, la televisione era ancora accesa e pensai al fatto che ero tornato a quell’ora e alla ramanzina che stavo per ricevere. Entrai in camera, ma per fortuna mia mamma stava dormendo. Pensai di essere al sicuro, in quanto se si fosse svegliata e mi avesse sgridato avrei sempre potuto controbattere che lei si era addormentata con la televisione accesa, cosa che mi è sempre stata rimproverata in casa mia da quando ero piccolo. Nel frattempo mia madre continuava a dormire, quindi decisi di non rischiare oltre, di spegnere la tele e andare a dormire; mi misi a cercare il telecomando, ma non trovandolo immaginai che lo avesse ancora in mano mia mamma. Senza scoprirla cercai a tastoni sotto le lenzuola cercando di non svegliarla, ma dopo vari tentativi non riuscii a trovare traccia del telecomando e quindi decisi di alzare le coperte. Era primavera e mia madre dormiva con una sottoveste che (probabilmente nei movimenti del sonno), ricopriva ormai ben poco del corpo della mamma che sotto indossava solo delle mutandine, anch’esse arrotolate lungo il solco delle natiche e ormai ben poco visibili. Questa visione mi fece pensare che avesse fatto un sogno erotico…e provai una sensazione particolare ad immaginarla come tutte le altre donne, con sogni, desideri e tutto il resto.Ormai il telecomando lo avevo dimenticato, ero preso dai pensieri che avevo cercando di immaginare quale fosse stato il sogno della mamma e abbassando lo sguardo per controllare se continuasse a dormire mi resi conto che la mia erezione di prima era poca cosa a confronto di quella che stavo avendo adesso. Credo che tutte queste cose, il fumo, l’alcool, la stanchezza, l’eccitazione, la situazione in cui mi trovavo fece sì che nella mia testa scattasse qualcosa che mi fece perdere qualsiasi inibizione, avevo l’impressione di vivere un film che stavo dirigendo io e che qualunque cosa volessi fare, potevo farla perché avrei sempre potuto ripetere la scena a mio piacimento.Tirai fuori il mio arnese, che ormai stava scoppiando costretto all’interno dei pantaloni, tirai via le coperte scoprendo interamente il corpo di mia madre, mi misi a cavalcioni sopra di lei, che dormiva supina, le strappai le mutandine e sollevandola per portarla in posizione la penetrai nettamente.Successe tutto in un attimo, mia madre si svegliò con un urlo misto di sorpresa e di godimento e mentre realizzava quello che stava succedendo ero già riuscito a fare due o tre pompate. Ma nell’attimo esatto in cui si rese conto di quello che accadeva sentii il contarsi dei suoi muscoli vaginali seguiti da un lungo e caldo flusso di umori. Mi fermai per un attimo e rimasi a fissare lo sguardo esterrefatto di mia mamma che forse pensava ancora che si potesse trattare di un sogno. Dopo qualche attimo di silenzio assoluto con lo sguardo fisso negli occhi, continuai a spingere, ma con mio grande disappunto, lei si tirò indietro lasciandomi in sospeso ma sicuramente non soddisfatto. Me ne disse di tutti i colori, insulti, schiaffi, tentativi di fuga; ma ormai ero deciso a soddisfare i miei desideri, la presi con forza spingendole lafaccia sul cuscino per soffocare le sue grida e ancora più eccitato dalla situazione la penetrai di nuovo. Adesso avevo io le redini del gioco e lei dopo ancora qualche vano tentativo di liberarsi, smise anche di gridare e questa sua sottomissione mi diede un ulteriore spinta di eccitazione e all’apice della goduria decisi di sodomizzarla. Cominciai ad accarezzarle con le dita i bordi del buchino, lei mi fece fare pensando che mi limitassi a sfiorarle la pelle, ma quando iniziai a penetrarla con il dito capì le mie intenzioni e con un veloce colpo di reni cercò di sottrarsi alla presa, quando si rese conto di non farcela cercò di impietosirmi con delle frasi di rimprovero che in quel momento non facevano altro che darmi più vigore e quindi appoggiai il glande sul suo buco e lentamente spinsi il mio membro dentro il suo intestino.Non trovai tanta resistenza, segno quindi che non era la prima volta per lei, questo sembrò rendere meno grave quello che stavo facendo e al culmine del godimento la riempii di liquido seminale. Ormai stremato lasciai la presa sul corpo di mia madre, scesi dal letto e dirigendomi verso la mia camera salutai mia mamma dicendole: “Ora puoi tornare a dormire, ricordati di spegnere la televisione, Buonanotte!”.Lei non disse nulla, si lasciò scivolare sotto le lenzuola, spense il televisore e si girò dall’altra parte. Mentre mi spogliavo mi sembrò di sentirla piangere, ma in quel momento non potevo certo andare a consolarla dopo quello che le avevo fatto. (Tengo a ricordare che questi ragionamenti erano spinti dagli stupefacenti e dall’alcool che avevo in corpo).Il giorno dopo era domenica e io mi svegliai nel tardo pomeriggio con un mal di testa mondiale e solo vani ricordi di quello che era successo qualche ora prima, tanto da pensare che fosse stato solo un sogno. Mi resi conto che era tutto vero solo quando trascinandomi in bagno, passando dall’ingresso di casa mia, vidi sullo specchio un biglietto con sopra il mio nome. Dopo qualche minuto passato sotto l’acqua fresca della doccia per riprendermi un po’ presi quel biglietto e lo lessi:”RACCOGLI LA TUA ROBA E VAI VIA – NON VOGLIO PIU’ CHE TU VIVA NELLA MIA STESSA CASA – SE ENTRO LUNEDI’ NON SEI FUORI, TI DENUNCIO PER VIOLENZA E TI FACCIO ARRESTARE” firmato “TUA MADRE”In un attimo mi crollò il mondo addosso, avevo fatto una cosa terribile, mi tornavano in mente tutte le immagini della notte precedente, mia madre aveva ragione, non ero degno di vivere nella sua stessa casa. In una confusione totale raccolsi i primi vestiti che mi capitarono davanti, li misi alla rinfusa nel borsone del tennis ed uscii, forse per l’ultima volta dalla porta di casa. Per una fortuna che non meritavo, trovai quasi subito alloggio presso un amico che, pur se non proprio entusiasta della cosa, accettò di ospitarmi per qualche giorno. Non gli avevo certo detto il vero motivo, me ne vergognavo troppo, mi inventai una improbabile disinfestazione del palazzo in cui vivevo e per quel motivo io e mia madre eravamo costretti a cercarci un altro posto in cui dormire per qualche giorno. Il mio amico non era un deficiente, capì che non era la verità, ma non mi fece domande per non mettermi in imbarazzo. Nei giorni che seguirono non uscii di casa, il mio unico modo di non pensare all’accaduto era quello di navigare in internet cercando di occupare le mente con altri pensieri. In una rivista di inserzioni sentimentalitrovai un indirizzo internet in cui si poteva chattare sull’argomento dell’incesto. Pensai che forse parlarne con qualcuno avrebbe affievolito il mio senso di colpa. Dopo qualche tentativo si mise in contatto con me una persona che sosteneva di avere rapporti incestuosi con la propria madre da qualche tempo e mi raccontava delle delizie che provava solo con lei e che con le altre donne non riusciva a provare. Pensando che fosse soltanto un “pallonaro”, gli diedi corda dicendogli di raccontarmi come era successo la prima volta. Mi incuriosì il fatto che descrivendo le sensazioni che provava mi faceva tornare in mente quelle che avevo provato io. Per la prima volta da giorni mi sentivo un po’ più sollevato e questo mi spinse ad aprirmi e a raccontare per filo e per segno a questo amico virtuale quello che mi era accaduto. Alla fine del racconto mi aspettavo un disappunto da parte sua, ma invece che insultarmi, mi diede un suggerimento, mi disse che la mamma è sempre la mamma, e che quindi prima o poi mi avrebbe perdonato, forse avrei potuto accelerare le cose chiedendole scusa (cosa che chissà perché a me non era venuta in mente). Passò ancora qualche giorno prima che mi decidessi a ricontattare mia madre, ma proprio mentre stavo finendo di prepararmi il discorso di scuse, il mio amico mi chiamò dicendomi che mi volevano al telefono, era mia madre.Non riuscii a dire nemmeno una parola, dopo tutto il discorso che mi ero preparato, parlò solo lei dicendomi che a casa avevo lasciato ancora della roba e che sarei dovuto passare a prenderla altrimenti la buttava. Erano parole crude, ma il tono della voce non era così severo come me lo aspettavo. Andai a casa quel pomeriggio, suonai al citofono, mi aprì senza neanche chiedere chi fosse, entrai dalla porta con lo sguardo rivolto verso il pavimento, senza avere il coraggio di guardarla in faccia, vidi la mia roba sul mobile dell’ingresso, in ordine, piegata per bene, la raccolsi e mi voltai per andarmene ma lei, che fino a quel momento non aveva aperto bocca mi urlò: “Ti sei almeno reso conto di quello che hai fatto? Hai violentato tua madre!”. Quella era l’ultima possibilità che avevo per scusarmi, cercai di spiegarle che non ero in me quella sera, che quello che era successo era dovuto alla droga e all’alcool e che non mi ero mai sentito così e sicuramente non sarebbe più successo, ma non so se capì le mie parole, dato che erano intervallate da singhiozzi e lacrime. Mi ritrovai con la testa fra le sue braccia che cercavano di consolarmi e carezzandomi la testa mia madre disse “Voglio credere al tuo pentimento e ti perdono, ma se dovesse accadere ancora qualcosa di quel genere ti assicuro che ti mando in galera”. Lasciai andare il borsone con i vestiti e l’abbracciai forte, ero contento, mi aveva perdonato e in quel momento pensai al mio amico virtuale. Dovevo ringraziarlo prima o poi. Passai altri giorni senza uscire di casa, questa volta però il motivo era che mia madre mi aveva assegnato dei compiti per, diciamo così, punizione e io li facevo volentieri, e nei momenti liberi chattavo con il mio amico che nel frattempo non smetteva di inviarmi e-mail con le descrizioni delle varie avventure avute con la propria madre e un giorno, mentre leggevo una sua e-mail, alcune sensazioni mi tornarono alla mente, e forse, con un po’ di spirito di competizione, rispondendo alla sua e-mail, gli rivelai che anche se ero pentito delle mie azioni, avevo comunque provato delle sensazioni uniche, simili a quelle che lui tanto mi decantava. L’indomani ci rimettemmo in contatto sulla chat, lui mi disse che aveva letto la mia e-mail e che se tanto mi piacevano quelle sensazioni avrei dovuto cercare riassaporarle. Io gli risposi che avevo promesso che non avrei mai più osato fare qualcosa che offendesse mia madre sessualmente. Allora lui rispose: “A quanto mi hai raccontato, quando hai posseduto tua madre, lei non ha opposto tantissima resistenza”, al che io ribadii: “questo non vuol dire che ci stava tanto volentieri”, riprese lui: “Non voglio dire questo ma unito al fatto che ti ha perdonato, fa pensare che in fondo non le sia dispiaciuto del tutto”. E poi mi disse che non dovevo per forza fare io la prima mossa, bastava creare le circostanze per le quali lei non potesse tirarsi indietro e mi elencò delle cose da fare per poter mettere in atto il piano.La prima era che, visto che si stava avvicinando l’estate, avrei dovuto girare per casa sempre nudo o comunque con pochi indumenti, dando la colpa allatemperatura.Così feci e a parte qualche sguardo di sorpresa iniziale, mia madre sembrò non dare peso alla cosa.La seconda cosa era più difficile, avrei dovuto cercare di capire, visto che mia madre non si vede con nessuno, quando e come risolveva i propri desideri di sesso. Cominciai a spiarla anche quando pensava di essere sola, facendo attenzione a non farmi notare, a tutte le ore del giorno e della notte (stava diventando un’ossessione), ma un giorno la scoprii, mentre faceva la doccia, soffermarsi più a lungo sulla zona inguinale, al momento pensai soltanto a registrare il fatto come se fosse il pezzo di un puzzle (il mio amico virtuale mi aveva plagiato con il suo piano e la sua voglia di incesto), ma poi mi resi conto che l’erezione che stava avvenendo non poteva essere soltanto delle parole su di un foglio, così sempre nascosto nella penombra, cominciai a tirarmi una di quelle pippe memorabili, imbrattando quasi subito lo stipite della porta dietro la quale ero nascosto.La notte seguente, mentre stavo quasi per addormentarmi, sentii dei lamenti provenienti dalla camera di mia mamma, pensai alla televisione, ma comunque erano gemiti di godimento, mi incuriosii e volli approfondire la cosa. Mi avvicinai in silenzio alla porta della sua camera e vidi proprio quello che pensavo, mia madre stava vedendo un film porno. C’era una scena che io conoscevo molto bene, dato che quella cassetta, in passato l’avevo quasi consumata a forza di vederla, era sparita qualche tempo prima, ma pensavo che anche se me la avesse scoperta mia mamma al massimo l’avrebbe buttata via. Non era il televisore l’unica cosa che attirava la mia attenzione, mia madre sul letto, in posizione pecorina, si stava martoriando il buchetto con le sue dita fornite di unghie lunghissime, sì proprio quel buchetto che io con tanta violenza avevo penetrato.Ormai ero certo, non le era del tutto dispiaciuto il trattamento che le avevo preservato. Quando ebbi raccontato l’accaduto al mio amico virtuale, lui subito mi disse che era arrivato il momento di fare la mossa vincente, mi diede istruzioni e mi augurò buona fortuna.Misi in atto il piano quella sera stessa. Quando nel primo pomeriggio mia madre tornò dal lavoro, faceva la donna delle pulizie e quando tornava era sempre molto stanca, mi feci trovare seduto sul divano, nudo, intento a leggere un libro, come speravo, dopo il solito sguardo veloce all’altezza del bacino, non fece commenti sul mio “abbigliamento”, anzi si sedette vicino a me dicendomi che avrebbe voluto riposarsi un po’ prima di preparare la cena.Colsi l’attimo, con fare gentile le proposi di stendersi, di rilassarsi e le dissi che non doveva prepararmi la cena se era stanca e che per una volta avrei fatto tutto io. Lei accettò di buon grado, si distese poggiando le sue spalle sul mio petto e mi chiese di farle un massaggio rilassante, cosa che facevo da quando a undici anni la vecchia zia, non ancora tanto vecchia, mi rivelò i segreti dello shiatsu. Era fantastico, stava andando tutto come avevo sperato.Avevo anche preparato il videoregistratore con il nastro che lei aveva usato la notte prima e per una gradevole coincidenza fu lei a proporre di passare quella serata vedendo un film in cassetta, dato che, avendo scorso la guida dei programmi, si era resa conto che quella sera non c’era niente di interessante sui canali normali.Il momento era giunto, il piano prevedeva di metterla di fronte al fatto che tutti hanno bisogno di fare sesso, e che se anche lei ricorreva alle videocassette per poter godere, poteva capire il bisogno che il figlio aveva di soddisfare le proprie voglie. Fu ancora lei a schiacciare il tasto Play, e mentre lo faceva disse: “Con questo massaggio rilassante e con la televisione, se riesco a stare sveglia per dieci minuti è tanto”, in quel momento io pensai: “speriamo che tu riesca a stare sveglia più a lungo perché quello che ho intenzione di fare dura molto di più”.Subito non si rese conto di quello che stava passando sul video, cercava una posizione ancora più adatta per permettermi di massaggiarla comodamente.Sentii i suoi tendini delle spalle irrigidirsi istantaneamente quando realizzò quale cassetta stessimo vedendo. Divenne di un colore rosso peperone, si girò verso di me e con un ultimo tentativo di togliersi dall’imbarazzo, cercò di rimproverarmi dicendo che mi aveva scoperto che guardavo le cassette porno. Il mio silenzio la convinse che era lei ad essere stata scoperta e con un cambiamento di tono aggiunse: “Va bene, è vero, anch’io le guardo, ma cosa pensi che perché sono tua mamma non abbia anch’io le stesse voglie che hanno le altre donne?”. “Al contrario”, le risposi “è proprio quello che cercavo di farti capire, come ce le hai tu le voglie, ce l’ho anch’io e dopo quella volta non ho fatto altro che pensare al tuo corpo caldo e avvolgente”. ” A questo punto te lo posso dire” ricominciò lei “Da quella notte, ogni notte non riesco a pensare ad altro che al tuo pene che mi viola le parti intime, alle tue mani che mi torturano i capezzoli e non riesco ad addormentarmi se non mi procuro piacere pensando a te”. Detto questo non mi dette neanche il tempo di ribadire, afferrò il mio uccello con quelle mani dalle unghie lunghe, se lo portò alle labbra e cominciò un lavoro di lingua che durò dai tre a i quattro secondi, dato che al colmo dell’eccitazione le venni in gola spingendolo fino alle tonsille e tenendole la testa per i capelli.La notte passò tra orgasmi e penetrazioni in ogni orifizio possibile, quello che la eccitava di più era la sottomissione nei miei confronti, diceva di sentirsi donna fra le mie mani, di chiederle quello che volevo, mi avrebbe fatto di tutto per riuscire a soddisfarmi e la mattina seguente si dette per malata, facendosi sostituire al lavoro e continuare così la nostra avventura incestuosa. Nei mesi seguenti sperimentammo tutte le possibilità che l’arte amatoria abbia messo a disposizione della fantasia umana. L’anno dopo “tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino” mia madre è rimasta incinta, naturalmente abbiamo deciso di farla abortire, anche se però mi è dispiaciuto molto farla soffrire, perchè, come ha potuto appurare, l’aborto è un’esperienza dolorosa, così in quel periodo cercavo di starle più vicino possibile, pensando però al momento in cui avremmo potuto fare di nuovo sesso. Finalmente quel giorno arrivò e io mi feci avanti quasi timidamente, cercando di fare il più delicatamente possibile, ma lei mi prese il viso fra le mani e mi disse: “Niente di quello che mi fai può arrecarmi dolore, spingi figlio mio, spingi e inonda d’amore il ventre di tua madre.È passato qualche anno da allora, per tutti lei è mia mamma, una dolce signora, affabile con tutti con un figlio ormai adulto che si occupa di lei, per tutti siamo una famiglia come tante, ma il ritmo dei nostri rapporti sessuali non ha perso colpi ed ancora oggi lo facciamo molto spesso, cercando anchesituazioni intriganti al limite degli atti osceni, su questo naturalmente mi è molto di aiuto il mio amico virtuale il quale mi suggerisce le avventure che ha lui con la propria madre e al quale devo uno spicchio molto grosso della felicità che sto provando da quando mi ha convinto a provarci con la mamma.
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