La decisione era presa. Davide aveva fatto tutte le telefonate del caso, e segnato su un taccuino le conferme. La vacanza era stata organizzata nei minimi dettagli e sarebbe stata sicuramente un successone. Era da molto tempo che l’idea gli girava per la testa e, finalmente, un paio di mesi prima aveva iniziato a metterla in pratica. Scartabellando tra le sue vecchie carte di scuola aveva reperito gli indirizzi di una ventina di ex compagni. In realtà era passato solo un anno dalla fine del liceo, ma gli sembrava di non vederli da una vita. Più volte in passato avevano scherzato su una ipotetica gita FAVOLOSA che avrebbero fatto in futuro, ma era più una chimera che altro. Lui invece ci aveva sempre creduto più di tutti, a tal punto da decidere di concretizzare quel sogno. Le prime telefonate erano state infruttuose e si stava quasi scoraggiando, ma ben presto cominciarono ad aderire i compagni che in passato erano stati più uniti. Avevano tutti vent’anni ormai e molti di loro erano impegnati con il lavoro o con l’università, e per molte rinuncie furono proprio questi i motivi. La vacanza era stata programmata per il Natale successivo e le telefonate erano iniziate dalla fine di luglio. Davide pensava che difficilmente gli amici avrebbero avuto già dei programmi per l’inverno. Quella scelta si rivelò fortunata, perché nessuno aveva ancora idea di come trascorrere le proprie ferie natalizie. Davide riguardò il taccuino per l’ennesima volta e si convinse che ormai era tutto, altre telefonate sarebbero state inutili, ma dentro di sè sorrise. Quando gli era venuta l’idea non credeva che avrebbero risposto addirittura in dieci. Si occupò personalmente delle prenotazioni, con la collaborazione di Silvio: insieme decisero di risparmiare sul soggiorno e di evitare a tutti i costi gli alberghi. Riuscirono a trovare una casetta da affittare e in dieci persone la quota personale non era troppo alta. Raccolte le caparre la prenotazione fu presto fatta. Da quel giorno i pensieri di Davide erano concentrati unicamente sulla vacanza: dieci giorni di assoluto divertimento insieme agli amici del liceo. Amici e… amiche! Perché naturalmente anche le ragazze avevano aderito entusiaste, in quattro. Quante seghe si sparò pensando alle scopate che avrebbe potuto fare in quella casa! E magari anche qualche orgia. Le sue amiche erano sempre state un po’ troie e se fossero state un po’ brille l’avrebbero data via senza problemi. Finalmente il gran giorno arrivò. Si ritrovarono alla stazione di mattina presto, intorno alle sei, e si imbarcarono subito sul treno, destinazione la montagna! “Ciao, Davi…” era la voce di Serena che lo chiamava. “Ehi, bellissima” rispose Davide, facendo una specie di buffo inchino “sono contento che tu sia venuta per davvero.” Lei si intrattenne un po’ a parlare con lui e poi salutò tutti gli altri. In quattro ore giunsero a destinazione e ispezionarono la casa. Davide era stato poco tempo prima in sopralluogo e durante le operazioni di trasloco dalla stazione alla casa la aveva un po’ descritta agli altri: cucina, due bagni, tre camere. Serena, Claudia, Irene e Alice scelsero quella che sarebbe stata la loro, lasciando ai ragazzi l’altra camera. Un salone abbastanza grande completava la casa. I pasti sarebbero stati consumati lì, poiché nella cucina non c’era spazio a sufficienza per tutti. Dopo pochi minuti però dalla camera delle ragazze proruppe un grido: “Che schifo!! Non ci penso nemmeno a stare qui!!” Era la voce di Irene. “Che cazzo hai?!” urlò Mathias dall’altra stanza. “Ho che sta camera è piena di scarafaggi!! Vieni a vedere, cazzo!” fu la risposta di Irene. Tutti e sei i ragazzi si precipitarono lì e notarono con disappunto che la ragazza aveva ragione. “Beh… non si può mica dormire qui” disse Nico “sembra un allevamento!” Le ragazze se ne erano andate, intenzionate ad occupare la camera dei ragazzi e lasciando a loro gli scarafaggi. A malincuore i sei dovettero riconoscere che non potevano lasciarle dormire lì, immaginandosi le probabili scene da tragedia greca ogni volta che le ragazze avessero visto anche il più piccolo insetto. Questa volta l’urlo fu di Claudia: “Bella casa hai scelto, Davi! E’ infestata da queste merde!” “Non dire stronzate” fece Davide e andò a controllare. Dovette però ammettere che anche quella camera era piena di bestiacce nere. “Non ci resta che sperare nel salone” disse con un filo di voce, deluso perché la vacanza da lui organizzata presentava già un inconveniente così fastidioso. Irene però non si fece commuovere dall’imbarazzo di Davide e gli diede contro: “Scusa ma tu ci sei già venuto qui: gli occhi ce li hai per cosa? Solo per guardare tette e culi? Non lo so, come hai fatto a non vederli sti scarafaggi?!” Il suo tono era decisamente alterato. A quel punto intervenne però Nico: “Ma dai, Clau! Siamo qui in vacanza… mica stiamo tutto il tempo in casa, poi in salone è tutto ok. Adesso chiudiamo queste porte e ci spostiamo lì.” Fecero proprio così, preparando una specie di lungo letto con i sacchi a pelo delle ragazze. “Però anche a me fanno un po’ schifo” protestò ad un tratto, timidamente, Francesco. A quel punto Davide sbottò: “E va bene! Se le ragazze non hanno niente in contrario stanotte dormiamo tutti qui e domani mattina facciamo subito qualcosa per le altre stanze. Non ho intenzione di rovinarvi la vacanza… lo risolveremo questo problema!” I dieci si cambiarono a turno nei bagni, dopo aver consumato un pasto a base di panini. Davide era troppo stanco per cercare il suo pigiama si accontentò di levarsi la maglietta, mettendosi nel sacco a pelo con i soli jeans. Prima di addormentarsi i ragazzi parlarono a lungo, come spesso si fa a tarda notte, maledicendo anche la mancanza di alcool e fumo, e ripromettendosi che l’indomani avrebbero rimediato anche a quello. Erano ormai le quattro quando il chiacchiericcio si spense. Sebbene la stanza fosse grande, i ragazzi erano comunque vicini tra loro, maschi e femmine insieme. Davide stava pensando tra sè a quei problemi che avevano rovinato il primo giorno, e si stava chiedendo se in fondo fosse stato saggio organizzare quella vacanza. Pensava a questo e alla sua voglia di scopare, di fottersi davanti e dietro una bella baldraccona… quando avvertì dei movimenti accanto a lui, sotto il sacco a pelo usato come coperta. Chi era? Francesco o Serena? Dopo pochi secondi capì! che era la ragazza a muoversi, ora lo stava sfiorando con una mano. “Che cazzo fa?” pensava Davide. Lei muoveva solo il braccio, lentamente, in modo che facesse il minor rumore possibile. Davide era a torso nudo e quei movimenti gli provocavano qualche brivido, ma era assolutamente immobile, voleva capire dove volesse arrivare Serena. La mano di lei gli entrò nei pantaloni dall’alto, senza slacciarli. “Cazzo! Questa è la solita troietta!” pensò… “dai prendilo in mano, fammi un bel segone, troia” avrebbe voluto dire, ma lasciò fare alla ragazza. Scostando le mutande arrivò a toccare la cappellona di Davide, il cui cazzo stava già assumendo dimensioni notevoli. La sua mano scorse l’asta della minchiona di lui e arrivò a soppesare quelle due noci di cocco che aveva al posto dei coglioni. Due noci di cocco di cui lei avrebbe volentieri bevuto il latte. Era però ostacolata nei movimenti dal fatto che i pantaloni erano stretti e ancora chiusi. Dopo qualche colpo di sega al pisellone di 23cm di Davide tolse la mano, intenzionata ad aprire la cerniera e a liberare l’uccello per poterlo segare meglio. La cerniera era difettosa, e avrebbe sicuramente fatto molto rumore. Davide questo lo sapeva, e non voleva che gli altri si accorgessero di quanto stava facendo quella troietta. Così arrivò con la sua mano su quella di lei e la bloccò. La rispinse a forza dentro ai pantaloni, pensando che quello fosse meno di niente e si girò in modo da avere anche lui accesso al corpo di Serena. Imitando la ragazza spinse una mano dentro ai pantaloni del pigiamone e scostò le mutandine. Lui era avvantaggiato perché il tessuto del pigiama era elastico e non rendeva difficili i movimenti. Trovò un lago vero e proprio. Il succo di figa gli bagnava e impiastricciava le mani: evidentemente la baldracca si stava eccitando non poco con quel suo gioco da vera vacca. Gli stava smanacciando l’uccellone in una stanza piena di gente! Quanto doveva essere troia! Senza complimenti Serena discostò le gambe, per favorire i gesti di Davi, che, in pochi secondi le mise due dita nella passerona bagnata. Lei si sforzava per non fare versi e Davide dovette ammettere che ci riusciva piuttosto bene: la stanza era ancora in quasi totale silenzio. La mano di Serena, che a fatica circondava il troncone di Davide, continuava a muoversi su e giù. Voleva quella sborra, e la voleva subito! Conosceva già il cazzone di Davide, perché lo aveva visto una volta in piscina, ma non era in totale erezione allora. Ma da quella volta Serena aveva trovato fascino per i cazzoni enormi, mostruosi e aveva giurato di scoparsene quanti più possibile. Non mancava giorno che andasse su internet a cercare foto di uccelloni, neri o bianchi, non importava il colore… purché fossero di taglia super! Ecco, arrivò il momento da lei tanto atteso. Il cazzo di Davi stava iniziando a pulsare… ben presto avrebbe potuto bagnarsi la mano della sborra calda del suo amico. Davi la lasciò continuare, facendo sempre sforzi immani per non fare rumore… Un ultimo colpo di sega, il prezioso nettare che risaliva la sua minchia, pronto a schizzare e a sporcare la manina della ragazza! Ecco i fiotti caldi, la sborra usciva a fiumi dal cazzone e impiastricciava l’interno del pigiama e la mano di Serena. Intanto le dita di Davi si muovevano nella figa della ragazza che fu scossa da un mare di spasmi mentre raggiungeva l’estasi… La sua porcaggine non aveva limite però: aspettato che il cazzo di Davide si ammosciasse, la ragazza ritrasse la mano dal pigiama e se la portò alla bocca, iniziando a leccare tutto quel prezioso liquido che lei tanto amava. Davide non poteva credere ai suoi occhi e ai suoi sensi (giacché si vedeva veramente poco al buio della stanza). Che fosse troia lo sapeva,! ma non fino a quel punto! Si stava inghiottendo il suo sperma, mentre nella camera c’erano un sacco di persone: sarebbe bastata una luce accesa e chiunque avrebbe potuto sorprenderla con quelle macchie bianche attorno e sulle labbra! Incredibile! Davide non poteva parlare e si addormentò quindi poco dopo, tenendo vicino alla sua bocca la mano che fino a pochi istanti prima aveva esplorato la figa di Serena. La ragazza fece lo stesso, dando di tanto in tanto delle ulteriori leccate alla sua mano, nella speranza di trovare ancora un po’ di sborra tra le dita. Il mattino seguente fu Mathias a dare la sveglia, spalancando la finestra e facendo di conseguenza gelare tutti. Era mezzogiorno passato, ovviamente, ma nessuno aveva la minima intenzione di alzarsi. Dopo qualche insulto a Mathias, che fu costretto a rialzarsi e a chiudere ermeticamente la finestra, i ragazzi iniziano a parlare un po’ tra loro. Davi non sapeva come comportarsi con quella troietta che si era rivelata Serena, e per il momento decise di non dire nulla. Ma lui l’aveva decisamente sottovalutata. Tra le futili chiacchiere di quella mattinata successe qualcos’altro che sconvolse nuovamente il ragazzo. Lui si era messo seduto a parlare, pur rimanendo sotto il sacco a pelo (usato come semplice coperta), la sua schiena era appoggiata al muro. Ben presto tutti i ragazzi e le ragazze coinvolti nella chiacchierata assunsero la medesima posizione, Serena compresa. Mathias e Francesco stavano cercando di portare la conversazione sul calcio, loro cavallo di battaglia. Davi ! si disse mentalmente che quei due erano coglioni e che avrebbero fatto sicuramente la figura degli sfigati monomaniaci con le ragazze, che ovviamente li avrebbero mandati a cagare. Fu sorpreso invece di notare che Serena iniziò a partecipare alla discussione: “Ma che cosa ci trovate di bello a vedere partite ogni settimana? Capisco qualche volta, ma poi non v’annoiate? Sono sempre le stesse cose che si vedono!” disse la ragazza. Davi pensò che erano ben altre le cose capaci di attirare le attenzioni di quella piccola scrofa di cui aveva iniziando a scoprire i profondi abissi di perversione quella notte. Mathias e Francesco risero sonoramente in seguito alle parole della ragazza e cominciarono la loro solita predica, sul fatto che chi è profano di un argomento tanto importante farebbe meglio a stare zitto. Serena ribatteva alle loro affermazioni… ma… intanto la sua mano cominciava a muoversi. Dapprima lei fece finta di grattarsi una gamba, ma poi la sua mano iniziò a muoversi inequivocabilmente verso Davi. Inequivocabilmente solo per lui, però!, giacché si trovava ancora sotto la coperta e dall’esterno erano visibili solo lievi movimenti. Sì, lei voleva toccargli il pisello mentre parlava con gli altri. Davi l’aveva capito. Ad ogni risata sbarazzina della ragazza rivolta a Mathias e Francesco, corrispondeva un colpo di sega al cazzo di Davide. Di quale indicibile troia il ragazzo stava provando le doti! E diceva cose tanto da innocentina mentre gli scappellava la minchia! “No, io non sono brava nello sport, quindi non mi piace neanche vederlo… mi annoia. A me piace leggere” (sega, sega, sega) “poi non voglio fare diventare scemo il mio fratellino come voi due, che state sempre a parlare di calcio” (sega, sega, sega) E così via, fino a che Irene non propose di alzarsi finalmente, e di smetterla di fare i pigroni. Davi ci rimase veramente male, perché già sta assaporando l’orgasmo che la ragazza gli avrebbe portato ancora. E sì che a lui le! seghe non erano mai piaciute molto… piuttosto rimaneva settimane senza batter chiodo, ma le seghe non l’affascinavano! Come si stava ricredendo… e tutto grazie a Serena e al suo modo così troioso di masturbare un cazzo! Per molti giorni la loro esperienza si limitò a questo… seghe e ditalini colossali. Ogni sera le mani di lui sapevano del nettare della figa di Serena e quelle di Serena della sborra uscita dai coglioni enormi di Davide. Fino a che non ebbero l’opportunità di condividere insieme una doccia, dopo essere riusciti a liberarsi dei loro amici seccatori… E fu in quell’episodio che Davide scoprì la VERA perversione, quella che non si ferma a nessun limite, che oltrepassa qualsiasi pensiero anche del più arrapato dei ragazzi in età da monta…
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