Sono sempre stato una schiappa a latino. Il più bel ricordo che ho di questa materia risale ai tempi del liceo. La prof annunciò solennemente in classe che mercoledì ci sarebbe stato il compito su Catullo. Era un personaggio che avevo già sentito nominare durante qualche noiosa lezione a scuola, ma non avevo benché la minima idea di chi fosse costui. Decisi quindi di farmi aiutare da una mia compagna di classe, A.B., che già altre volte era venuta a casa mia per ripassare insieme. Era una ragazza carina, biondina, con occhi celesti acqua, visino d’angelo, un bel paio di tettine su un corpo da favola, sempre ben tenuta. Quel giorno arrivò puntuale a casa mia ed iniziammo a studiare le poesie di questo Catullo. Era una giornata di maggio e visto che iniziava la stagione calda si era vestita con una t-shirt e un paio di jeans leggeri. Mentre sfogliava le pagine del voluminoso vocabolario, la osservai e notai una leggera peluria sotto l’ascella che si intravedeva dalla manica della maglietta. Pensai “Strano! Non facevo così “selvaggia” una ragazza come lei”. Quando capì che avevo osservato quel dettaglio arrossì immediatamente e si giustificò con un flebile “È la prima volta che vesto in corto quest’anno, me n’ero proprio dimenticata!”. La giornata continuò serenamente fra un “Vivamus mea Lesbia” ed un “Quintia formosa est” fino a quando, stanchi per lo studio, ci concedemmo un break. Andammo in terrazza a prendere un po’ di sole e A. si iniziava a levare la maglietta per abbronzarsi un po’. Io ero molto imbarazzato, non mi era mai capitato di vederla in bikini, e cominciai a balbettare qualcosa. Capì che ero agitato e, forse per vedere come reagivo o forse senza nessun doppiogioco mi disse “Ti dispiace se mi levo il sopra? Odio abbronzarmi a macchie!”. Sentii un brivido e una vampata nello stesso tempo. Non capivo più niente e a malapena le risposi un “No, figurati”. Non appena iniziò a slacciare il reggiseno la mia tuta si gonfiò sul davanti. Stavolta fui io a diventare paonazzo. Mi chiese di sedere vicino a lei. Non appena mi avvicinai un po’ abbassò maliziosamente lo slip per farmi intravedere il suo triangolino biondo. Capii che era giunto il momento di dare addio alla mia verginità e mi incominciai a spogliare tenendo solo le mie mutande. Mi coricai sulla sedia a sdraio e con molta naturalezza A. mi disse “Toglimi gli slip del tutto”. Le levai delicatamente le mutandine e osservai il cespuglietto. Non era molto folto e si poteva intravedere ciò che c’era sotto. Pensai ai ragazzi di classe mia che spesso fantasticavano su cosa c’era sotto le sue mutandine; pensai a tutte le volte che mi masturbavo immaginando mela proprio come era in quel momento! Le stimolai i seni con la lingua come avevo visto fare in un film porno fino a fare diventare duri i capezzolini. Sapeva di pulito, soltanto in alcuni punti si sentiva il sapore di una giornata passata ai primi caldi. Piano scesi fino ad incontrare l’ombelico, quindi raggiunsi il triangolino, gustando l’aroma del sesso femminile. Ormai la mia eccitazione era al massimo così decisi di spogliarmi del tutto. Era la prima volta che una ragazza vedeva il mio pene e senza esitazioni iniziai a penetrarla. “Fai piano perché sono vergine”, mi disse. Mi prese subito un’altro tuffo al cuore. Speravo che almeno lei fosse esperta in materia, ma questa affermazione mi smentiva completamente. Dopo poco riuscii a penetrarla dolcemente e mi presi la sua verginità che a poco a poco colava su di me. Continuai poi con l’amplesso sempre più rapidamente, con lei sopra di me sdraiato. Era bellissimo vedere le sue ridenti tettine dondolare su e giù a ritmo. La sua vagina era ormai calda e ben umida e iniziai a sentire dentro me l’orgasmo impellente. Non feci in tempo a ritrarre il mio pene sedicenne dalla sua vagina anch’essa sedicenne e le venni dentro. Estrassi il mio pene che cominciava già a ritirarsi e continuai a massaggiare la sua clitoride fino a che non venne anche lei con un grido di gioia. Continuammo un po’ a toccarci e ad osservare i nostri corpi dopo aver fatto l’amore. Il suo corpo, ora più disordinato che mai, completamente al naturale e privo di imperfezioni giaceva accanto a me stanco dopo la prima esperienza. Ci rivestimmo e, dopo che ebbe ripreso il dizionario e i libri di latino, la salutai con un bacio di quelli che non si scordano più.
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