Di ritorno verso l’albergo: “allora, ti sono piaciuta?” Dissi a Diego sorridendo maliziosamente. “Dai non era quello che volevi? Qualcosa non va?” “No, niente solo….” “Solo..cosa?””Vedi cara, devo dire che il tuo show mi ha fatto eccitare tantissimo, però dubito che riuscirai a guardare ancora in faccia quei due del tavolo.””Perché, non vi sono piaciuta….? Ma se non riuscivate a togliermi gli occhi di dosso!””Sì, non è questo, però penso che li incontreremo ancora visto che sono i padroni dell’albergo, soprattutto dopo quello che hai fatto.””Ma scusa non potevi dirmelo….. dai che figura, avresti dovuto presentarmeli subito, prima che facessi ogni mossa.””In realtà ho tentato di dirtelo, loro sono tornati da poco da un viaggio di lavoro, però eri troppo bella e troppo…””Troppo….””Vedi io ero in tiro e tu troppo decisa….mi sono bloccato, ecco tutto. Comunque domani è l’ultimo giorno. Sei stata fantastica!”Prima di entrare in camera ha voluto che aprissi la porta piegandomi in avanti per avere la visione delle mie parti intime. Una volta entrati non ha resistito: mi ha sbattuta sul letto aprendomi le gambe dicendomi: “guarda che bella fighetta aperta che hai tesoro.” Poi annusandomi: lo sai che sa proprio di cazzo! Ed ha cominciato a leccarmi tutta, prima le grandi labbra, poi spingendo la lingua sempre più all’interno. Io stavo godendo di nuovo, e in preda all’eccitazione: “peccato che mi sono pulita con il perizoma, avrei potuto lasciarti un po’ di sperma anche per te!”. Queste parole devono aver fatto scattare qualcosa in Diego, perché di colpo si è alzato, si è sfilato i pantaloni e mi ha penetrata con foga mai vista. Non glielo avevo mai sentito così duro, mi dava dei colpi fortissimi facendolo entrare tutto, finchè sfilandolo mi è venuto sul pube e sulla pancia. Poi, come piace a lui, mi spalmato lo sperma sulle tette e si è disteso di fianco a me fino ad addormentarci. Il mattino seguente ci siamo fatti una bella doccia rigenerante, colazione, poi in camera a prepararci per l’ultimo giorno di mare. Arriviamo in spiaggia verso le 9,30, questa volta indosso un normale costume a due pezzi, per niente vistoso. Dopo circa mezzora di sole si avvicina qualcuno al nostro ombrellone: “buongiorno Diego, dormito bene? Ah..Monica, noi siamo i sig. Paolo e Gianni (ometto i cognomi), i padroni dell’albergo, non abbiamo avuto modo di presentarci ieri sera”.”Piacere Monica.” E abbassando la testa per un po’ di vergogna, stringo loro le mani.Dopo altre frasi di circostanza che mi misero un po’ a mio agio, Paolo dice: “Sai in realtà siamo venuti a trovarvi per te Monica””In che senso per me””Nel senso che tuo marito ieri sera ci ha spiegato che siete molto liberi sessualmente…”Guardo mio marito fulminandolo con gli occhi, lo stronzo non mi aveva detto che avevano parlato anche di questo. Non mi danno il tempo di rispondere…”Anzi quello che abbiamo visto ieri sera, direi che lascia poco spazio all’immaginazione, ti piace fargli le corna…””In effetti è quello che facciamo, però sia chiaro, solo perché lo vogliamo tutti e due.” Risposi.”Bene, senza farla lunga, vorremmo che venissi da noi oggi pomeriggio dopo pranzo verso le 15, da sola, senza tuo marito.” Capiamo l’indecisione, non sei obbligata..””Non saprei dobbiamo parlarne, mi cogliete proprio di sorpresa.””Ok, decidi con calma, ci farai sapere. Anzi noi siamo al bar, se decidi per il si, ti togli il reggiseno prima di tornare all’albergo e ci passi davanti.”…ci pensiamo promesso.” Poi prima di allontanarsi mi dice:”una cosa Monica, che numero porti di piede?” “37” rispondo.Una volta soli chiedo a Diego come mai non mi aveva informata della conversazione di ieri sera, poi senza dargli tempo, visto che era evidente quello che voleva….”Sappi che ho deciso di accettare!” E mi tolsi il reggiseno.All’ora di pranzo tornando in albergo, sono passata in topless davanti ai due padroni, salutandoli con un sorriso. Non parlai molto con mio marito, poi al tavolo da pranzo trovai un biglietto “ore 15 camera n… ultimo piano. Vestiti solo con l’accappatoio dell’albergo.”Dieci minuti prima delle 15, indossai il solo accappatoio con ai piedi i sandali da mare e uscii lasciando mio marito in camera. Salii al piano superiore fino alla camera e bussai. Dopo poco mi aprì Gianni sorridendomi e baciandomi sulla guancia. Mi fece sedere sul divano e mi offrì un drink.”Paolo dovrebbe arrivare tra pochi minuti.” Infatti dopo poco entrò con una borsa in mano. Mi salutò anche lui con un bacio sulla guancia, poi mi disse: “qui c’è un piccolo regalo per te, vorremo che ti vestissi così per noi. Puoi cambiarti nel bagno, da quella parte.”Mi diressi in bagno, aprii la borsa e indossai quello che mi avevano comperato.Era un vestito intero, nero trasparente, tutto traforato, con una apertura che lasciava scoperta la fica. Poi scarpe altissime numero 37, aperte sul davanti con i laccetti neri e con tacco a spillo e suola di colore bianco trasparente.Mi guardai allo specchio e mi vidi…. troia, vestita come un’ attrice di film porno.Feci un lungo respiro, uscii dal bagno e li vidi ad aspettarmi sul divano con i pantaloni abbassati e l’uccello duro. Mi fecero i complimenti e m’ indicarono la poltrona proprio di fronte a loro. “Sembri proprio una troietta Monica, siediti, allarga le gambe appoggiandole sui braccioli e toccati da sola” Era un tono di voce deciso che un po’ m’ impaurì, poi una volta seduta ho cominciato ad ubbidire. Lentamente camminai verso la poltrona cercando di sculettare su quei tacchi vertiginosi, da seduta divaricai le gambe appoggiandole ai braccioli. Li guardavo negli occhi vedendo crescere la loro eccitazione. I cazzi s’ indurivano sempre di più e l’odore di sesso cominciava a riempire l’ambiente. Allargai la fichetta mostrandola già umida, m’ insalivai un dito e cominciai a farlo entrare dentro di me, mentre con l’altra mano mi toccavo il seno. Dopo qualche minuto: “sei brava Monica, vedo che hai capito che ci devi ubbidire”. “Le sorprese però non sono ancora finite, vogliamo che oggi tu sia la nostra cagnetta”. Io continuavo a sditalinarmi mentre Paolo prese un altro pacchetto e lo aprì. “Vedi, per essere una cagnetta ti manca la coda”. Cercai di indicare che i miei capelli biondi raccolti a coda di cavallo potevano fare al caso, però mi bloccò dicendomi:” No, ecco quello che ti serve”. Era una frusta nera lunga una cinquantina di centimetri con all’estremità un vibratore anale nero non molto lungo. “Adesso puttanella voltati porgendoci il culo”. Mi lubrificarono il buchetto e m’ infilarono il fallo finto tutto nel culo. “Adesso alzati e facci vedere come cammina una cagna in calore”.Mi alzai e camminai girando intorno al divano cercando di non fare cadere la mia coda. Inutile dire che il gioco anche se un po’ umiliante cominciava a piacermi molto. “No, non così, mettiti a quattro zampe, devi essere più reale”.Mi misi a quattro zampe e avanzai verso di loro. Ad ogni passo sentivo la frusta muoversi lungo le gambe. Nel frattempo si erano tolti i pantaloni e vedendomi rossa in viso mi chiesero se mi vergognavo a fare quella cosa.Paolo mi venne vicino, e applicò una benda nera sugli occhi dicendo: “così eviti di guardarci e puoi lasciarti andare completamente”. Tornò a sedersi: “Ora vieni da noi a leccarci il cazzo, troia”. Continuavano ad insultarmi mentre passavo la lingua da un cazzo ad un altro insalivandoli per bene. Sapevo benissimo che tra poco un’altra parte del mio corpo li avrebbe assaggiati.Infatti, uno cominciò a toccarmi la fica: era fradicia di umori. “Accidenti, allora ti piace essere trattata e presa come una cagnetta”. Mi fecero distendere a pancia in su, allargai le gambe e mi penetrarono facendomi gridare il mio piacere. A turno si scambiavano, io leccavo un cazzo mentre prendevo l’altro fino in fondo. “Sì puttanella, ti piace, vero? Apri la bocca che adesso ti do qualcosa da bere”. Quello che mi scopava, sfilò l’uccello e avvicinandosi alla mia bocca mi fece ingoiare un getto caldo di sperma. Alcune gocce mi rigavano il viso. L’altro prese a scoparmi e vedendomi sporca di sperma: “Che vacca che sei, tieni bevi ancora…”. Un altro getto di sborra mi arrivò sul viso, in parte assaggiai anche quello. Anche la benda nera davanti agli occhi si era bagnata e Paolo me la tolse dandomela da leccare. “Vieni Monica, non abbiamo ancora finito, sei troppo bella e troppo puttana per lasciarti andare così presto”. Mi accompagnarono in bagno a darmi una pulita al viso, mi sfilarono la “coda” e mi fecero sedere sul bidet per sciacquarmi la fica. Mentre passavo la mano sulla fica vidi i due membri riprendere vigore. L’uccello che si allungava e la cappella che piano piano usciva puntando verso il mio viso. Li presi ancora in bocca sentendo il gusto misto di sperma e umori vaginali.”Non ti serve più la coda, tra poco ti sentirai riempita da qualcosa di ben più grosso”.Andammo al letto matrimoniale, mi misero a pecorina e mi prepararono per l’inculata usando una, due, tre dita. Di nuovo dai modi gentili del bagno erano passati ai modo rudi e animaleschi della scopata sul divano. M’ incularono di colpo senza farmi abituare, mettendolo fino alla radice.Poi uno venne sotto di me per infilarsi nuovamente in fica. Ero presa da due cazzi. Che bello sentirsi riempita in tutti i buchi e tutto questo grazie a mio marito che mi ha permesso di provare cosa significa trasgredire. Si scambiavano di posto, mi chiamavano troia, puttana, vacca, succhicazzi, baldracca, ed io provavo orgasmi a ripetizione. Ne ebbi almeno tre prima di riuscire a farli sborrare. La sborra arrivò quasi simultanea per entrambi: uno in fica e l’altro nel culo.”Adesso puoi tornare dal cornuto”. L’orologio della stanza segnava le 17,15, per più di due ore ero stata la troia dei padroni dell’albergo. Cercai di alzarmi per tornare da Diego, però mi fermarono: “aspetta, vogliamo fare un regalo anche al cornuto che ti attendo col cazzetto in tiro”. Mi fecero sdraiare a pancia in su, un po’ di sborra mi usciva dal culo, e mi infilarono di nuovo il vibratore anale. “Così ne porti un po’ anche a lui”. Poi mi abbassarono il vestito fino alla fica, e con pennarello blu indelebile mi scrissero sul ventre: “Sono una moglie troia tutta da leccare” con una freccia ad indicare la fichetta piena di sperma. Mi rialzarono il vestito e mi porsero l’accappatoio con cui mi ero presentata. “Puoi tornare adesso, però attenta a non far cadere nulla”. E mi salutarono baciandomi in bocca. Quando la porta si chiuse dietro di me, cercai di camminare verso l’ascensore con naturalezza, ma era difficile con le scarpe alte da puttana, il vibratore nel culo e la sborra che dalla fica cominciava a colarmi lungo la coscia destra. Bussai per entrare da mio marito. Era nudo con il cazzo in tiro. Mi baciò in bocca:”Hai ancora il sapore di cazzo sulle labbra”.”Si e non solo lì tesoro”. Quando aprii l’accappatoio rimase di sasso. Il vestito, le scarpe, la scritta, le gocce sulla gamba e il cazzo nel culo! “Raccontami tutto amore, ti prego”.”Non avere fretta tesoro, la vedi la scritta? Ecco, adesso da bravo maritino mi ripulisci per bene”.Cominciò a leccarmela assaporando la sborra di un altro uomo direttamente dalla fica della sua mogliettina. Era la prima volta, mi piaceva sentire la sua lingua, mi stava preparando a godere ancora. Vide lo sperma uscire dal culo e ne raccolse anche da lì dandomi un po’ di sollievo ad entrambi i buchetti. Volevo far divertire lui ora, se lo meritava, io amo mio marito.Raccontai tutto e scopammo più volte durante tutta la notte, ordinando la cena in camera per paura di incontrare Paolo e Gianni. Il mattino seguente partimmo per tornare a casa: per fortuna visto che per la scritta che avevo sulla pancia ci volle qualche giorno prima di farla sparire completamente.
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