Valentina non sapeva darsi pace: dopo l’umiliazione in facoltà e l’orgia con il professore, si sentiva sporca, usata, ferita… ma le era piaciuto parecchio… non osava confessarlo a nessuno, questo insano desiderio di essere trattata peggio di un animale, farsi seviziare ed insultare… Evidentemente era questo il suo destino. Era distesa sul letto a pensare a tante cose: al suo ragazzo, Alessio, ed a quel che le aveva detto e fatto… Di lì a poche settimane sarebbero dovuti partire entrambi per gli States: cosa li aspettava oltre oceano?In mezzo a tutti questi pensieri, lo squillo inconfondibile del cellulare la destò, ma il numero non appariva sul display; dopo un attimo di smarrimento, la ragazzina rispose: “Pronto?” “Salve piccola – una voce sconosciuta di un uomo maturo risuonò nel suo orecchio – ho avuto il tuo numero da un nostro comune amico. No, non chiedermi la sua identità: non voglio dirtela. Ora ascoltami bene, senza interrompermi: so già tante cose di te e delle tue preferenze sessuali… Secondo te, cosa penserebbero i tuoi genitori ed i tuoi amici se ricevessero una bella busta contenente certe foto che ti ritraggono in una certa aula dell’università?” Valentina era spaventata: si sentì il vuoto dentro, fredda, pallida come se una pompa avesse aspirato il sangue dalle sue vene. Qualcuno l’aveva fotografata! “Puttanella, ci sei ancora o sei svenuta? Bene: possiamo risolvere questa piccola questione oggi stesso. Fatti trovare tra un’ora precisa in Piazzale Apollodoro, davanti al Palasport; se tarderai o, peggio, non verrai, ne pagherai le conseguenze.” La comunicazione si concluse.Ora mille pensieri attraversavano la mente della ragazza: chi poteva essere stato a scattare quelle foto? Difficile scoprirlo: ormai tutti i ragazzi posseggono un cellulare con fotocamera e l’aula quel giorno era piena; nella concitazione dell’orgia non poteva accorgersi se qualcuno la stesse riprendendo. Seconda questione: come aveva avuto quell’uomo il numero del suo cellulare? C’era solo un modo per scoprire tutto: andare all’appuntamento.Si preparò ad uscire: non aveva voglia di truccare il suo visetto da bambina, le trecce le aveva annodate poco prima della telefonata; indossò una camicia bianca, gonna scozzese che le arrivava poco sopra le ginocchia, maglioncino blu scollato a V, stivaletti neri, un piccolo basco rosso… Ecco, era pronta. Da casa sua al palasport erano più di 2 km e Valentina prese l’autobus; arrivò con 5 minuti d’anticipo, notando una bella BMW blu scuro parcheggiata in un angolo del piazzale: l’auto si staccò dal marciapiede e si accostò a lei. La portiera posteriore destra si aprì ed una donna (che la nostra amica non ricordava di aver mai visto fino ad allora) la invitò a salire. Vale non se lo fece ripetere due volte e, spaventata ma anche un po’ eccitata, si accomodò sul sedile. Appena entrata sentì la voce dell’uomo che le aveva telefonato: lui era alla guida. “Ciao Valentina! Vedo che ami la puntualità… Bene! Ora la mia amica ti calerà una calza scura sulla testa, per non farti vedere dove andiamo: non preoccuparti e non urlare, non abbiamo intenzione di farti del male. E’ una semplice misura precauzionale. Tra qualche minuto saremo giunti a destinazione: poi lì riavrai tutto quel che ti compete. Ok? Andiamo.” La donna tirò fuori dalla borsetta una calza nera e glie la calò con cura sul capo: attraverso il tessuto Valentina non poteva vedere, ma poteva respirare e sentire i rumori circostanti: clacson, stridori di gomme, rombo del motore… Passarono alcuni minuti, quando sentì l’auto arrestarsi e la portiera aprirsi: la donna l’aiutò a scendere e la guidò dentro un edificio (sentì le porte aprirsi e chiudersi dietro di lei). Il cuore di Valentina batteva all’impazzata: che avesse sbagliato ad accettare l’invito? Chi erano quelle due persone? Dove l’avevano portata? Che cosa volevano in realtà? Tutto gli sarebbe stato svelato di lì a breve.La calza le fu tolta e finalmente vide in faccia l’uomo: non lo riconobbe subito, salvo ricordarsi dopo poco di lui… Era Alberto P., assistente del docente che aveva dato il via a quel vortice di sesso nell’aula quel giorno… Che stronzo! Probabilmente aveva spiato tutta la scena ed ora voleva la sua parte… La donna… ma chi era? Forse la sua ragazza, o forse solo una sua complice con le stesse voglie da maniaco di Alberto. L’avevano condotta in quella che sembrava una biblioteca: scaffali colmi di libri alle pareti, due scrittoi in mezzo alla stanza ricoperti di carte ed appunti, una porta davanti a lei ed una dietro di lei, da cui erano entrati.”Eccoci qui! – iniziò lui – nella stanza oltre la porta che vedi davanti a te ci sono le tue famose foto: ora sta a te entrare e recuperarle.” Un sorriso compiaciuto e quasi diabolico si aprì sul volto del suo ricattatore.Valentina varcò la soglia, accese la luce e… Sorpresa! Nella stanza c’erano 3 ragazzi (uno di loro era Alessio) e 3 ragazze, tutti suoi compagni di corso in facoltà. Allora era stato uno di loro a fornire il suo numero di cellulare! Tutti erano nudi e, all’altezza dell’ombelico di ognuno, era attaccata con lo scotch una stampa digitale di una foto che ritraeva Vale mentre partecipava all’orgia. Alberto parlò: “Come vedi, sono stato di parola: ecco qui le tue foto! Questi tuoi amici hanno deciso di prestarsi al nostro gioco: ora tu potrai recuperare le stampe, ma dovrai chiedere ad ognuno di loro il permesso di prenderle; dipenderà dai tuoi amici e dalle tue amiche concedertele subito oppure dietro pagamento… in natura.” Detto questo, esplose in una grassa risata, che echeggiò lungo la sala.Allora era questo il ricatto! Che bastardo! Ma come poteva chiedere una cosa del genere? Alessio poteva anche andar bene… ma gli altri? E soprattutto le ragazze? Non aveva mai fatto sesso con una donna e non era certa di voler iniziare proprio quel pomeriggio. “Puoi anche rifiutarti se vuoi – era ancora Alberto a parlare – ma sappi che in tal caso ogni foto che resterà appesa verrà duplicata e spedita direttamente a casa tua! Anzi, magari faremo delle copie extra e ci tappezzeremo i bagni dell’università! Che ne dite ragazzi?” Tutti sorrisero.”Su Valentina: dimostra la tua vera natura! Alessio ci ha detto che sei un’incapace a letto, quindi sta a te dimostrare il contrario. Ragazzi, ragazze, tocca a voi!” Dicendo questo, Alberto le strappò i vestiti di dosso, mettendo a nudo i suoi lombi pallidi. “Guardatela, questa bambina: non porta mai il reggiseno! Su puttanella, datti da fare!”.Valentina si vergognava, ma la scelta era tra quello ed una vergogna ancora più grande… si avvicinò al primo ragazzo, Giulio, un mingherlino moro con il cazzo floscio; sul suo ventre pendeva la prima foto. “Su bambina, vediamo se sei veramente una delusione: succhiamelo!” Vale si accucciò di fronte a lui, sfiorandogli con le mani il membro “Cosa aspetti? Avanti, ti ho dato un ordine! O vuoi che questa bella foto finisca in mano a qualcun altro?” Riluttante, la ragazza spalancò la bocca e ingoiò la verga, iniziando a succhiare. “Troia! Che cazzo fai? Me lo stai mordendo! Piega indietro le labbra, chè sto sentendo i tuoi denti! Non rallentare il ritmo! Adesso ti insegno io…” Giulio le afferrò la testolina e la spinse con forza verso la sua zona pubica… la stava scopando in bocca… “Così stronzetta! Avanti! Vedi che ti piace? Succhia tutto!” Non resistette a lungo: con un urlo liberatorio Giulio le scaricò in bocca tutto il suo sperma, dal sapore acro e pungente. “No no no, bella mia: lo devi mandare giù: se lo sputi, niente foto!” Controvoglia, Vale obbedì nuovamente. “Brava bambina: eccoti il giusto premio” Il ragazzo si staccò la foto dal ventre, glie la diede e sparì dietro la porta d’ingresso.Dopo Giulio si parò davanti a lei Silvia, una brunetta dagli occhi verdi e la pelle bianchissima, che Vale aveva conosciuto all’inizio dell’anno accademico. “Vedi che allora sei una brava porcellina? Vieni qui!” La afferrò per le anche e la attrasse a sé in un lungo, umido bacio. Valentina sentì la lingua di Silvia insinuarsi nella sua bocca: era una strana sensazione, essere baciata in quel modo da un’altra donna… “Non sai nemmeno limonare! Che delusione! Avanti, ora vediamo se la lingua la sai usare su qualche altra parte del corpo: leccami la passera!” e dicendo ciò spalancò le gambe. La fica di Silvia era già umida e il suo clitoride sporgeva: emanava un odore dolciastro, di miele… Un odore che Valentina aveva sentito in passato solo annusando curiosamente le proprie mutandine… “Non hai mai leccato una passera? Su, non fare la schizzinosa! Tira fuori quella lingua!” Chiuse gli occhi ed obbedì: fece roteare la lingua su quella vagina grondante umori… Percepì l’eccitazione della sua amica… “Piano stronza! Leccami il clito, dove cazzo lecchi? Infilami un dito dentro!” Ormai era diventata un’automa ed obbedì anche a questa nuova ingiunzione: l’interno della vulva era morbido al tatto e tutto viscido… Dall’eccitazione, Silvia venne, inondando il visino di Vale di umori e spruzzandole qualche goccia di pipì che non riuscì (o non volle) trattenere… “Che zoccola sei! Mi hai fatto venire troppo presto! Prenditi questa maledetta foto e ringrazia!” Detto ciò, anche lei seguì Giulio. Si fece quindi avanti Erika, una biondona giunonica, con seni enormi e ballonzolanti. “Ma non ti vergogni ad avere due tettine così minuscole? Povero Alessio! Ancora non capisco come faccia a scopare con te! Senti qui, tocca: queste sono tette!” Le afferrò la mano destra, ancora zuppa degli umori di Silvia, e se la porto al seno. “Strizza qui, senti com’è sodo! Vorresti avere un davanzale come il mio, eh?” Valentina stava morendo d’invidia: Erika aveva effettivamente due poppe eccezionali e tanti ragazzi le sbavavano dietro all’università, specie quando indossava una delle sue ormai celebri t-shirts scollate ed attillate… “Credi che una toccatina basti per guadagnarti la foto? Eh no, mia cara! Mettiti in ginocchio dietro di me e leccami il culo!” Era una richiesta davvero bizzarra: Vale esitò nuovamente. “Cosa devo fare con te, scema? Se non mi lecchi il culo vedrai cosa ti capita!” La ragazza sporse la lingua, la avvicinò alle natiche, abbozzò qualche lappata… “Sei un’incapace! Basta! Togliti di torno! Ora so ti faccio vedere io come si fa!” Si avvicinò ad Alessio, gli si posizionò dietro e cominciò a frugargli l’antro anale con sapienti slinguazzate. Alessio mugolava di piacere e il suo arnese cresceva di dimensioni visibilmente. Valentina era impotente ed imbarazzatissima. “Vedi come si fa? – disse Erika – Ora farò godere io il tuo fidanzato!” Si staccò dal sedere del ragazzo e gli si posizionò davanti, a 4 zampe, mostrandogli la sua fica depilata e già bagnata “Dai bello, sfogati con me davanti a quell’incapace! Cavalcami!” Alessio non se lo fece ripetere e le saltò addosso, trapanandola con il suo uccello “Sììì! Che bello… Sbattimi… Aahh aahh… Guarda e impara scema! Ancora daiii…!” Le urla rimbombavano tra le mura durante quei minuti di selvaggio accoppiamento. Prima di raggiungere l’orgasmo, Alessio uscì, fece mettere in ginocchio Erika e spruzzò la sua sborra calda sui suoi grossi seni. Erika si avvicinò a Valentina: “Visto come si fa? Ora dammi una ripulita, lecca tutto” Vale succhiò via da quelle colline gocciolanti tutto lo sperma del suo fidanzato; quando ebbe terminato, Erika le diede la sua foto e quella che aveva Alessio, uscendo: “Ora vado ad insegnare qualcos’altro a questo poveretto: ha tanto da recuperare, dopo gli anni passati insieme ad una frigida come te!” E tenendo per l’uccello Alessio, aprì la porta e se ne andarono.Valentina li guardò con rabbia e vergogna crescente, quando sentì una mano sulla spalla: dietro di lei, Andrea e Mario le sorrisero. “Ora tocca a noi…” Entrambi erano già in tiro, visto che avevano passato il tempo precedente a gustarsi le altre scene masturbandosi. Mario, un ragazzo alto e robusto, si distese supino sul pavimento, il randello eretto: fece cenno a Valentina di avvicinarsi e le ordinò di impalarsi sopra di lui; la ragazza obbedì, facendo entrare il cazzo nella sua micetta stretta. “Ehi Andrea – fece Mario – questa zoccoletta ha una fica strettissima! Che dici, glie la spacco? Dai puttana, muoviti su e giù!” Vale iniziò il movimento, ma la sua inesperienza la portò a sbagliare ritmo ed a far uscire l’uccello di Mario “Ma sei proprio incapace! Torna giù scema!” Mentre la ragazza eseguiva il comando, Andrea le si appostò dietro e, senza complimenti, le infilò l’arnese nello sfintere. “Non lamentarti troia: questo è quel che ti meriti! Ed adesso guai a te se ci fai uscire prima di averci fatto godere entrambi!” La doppia cavalcata durò a lungo: Vale sentiva i due pistoni stantuffare nella sua vulva e nel suo intestino… Il piacere misto al dolore la faceva rabbrividire e pensò che quella scopata non sarebbe mai terminata…Mentre il suo cervello era annebbiato da questi pensieri, sentì due fiotti caldi riempirle il ventre: i due ragazzi avevano scaricato il loro liquido dentro di lei. “Ora non potrai più obiettare nulla quando qualcuno ti darà della rotta in culo!” esclamò Andrea, esplodendo in una fragorosa risata; si staccò la foto dall’ombelico, prese anche quella dell’amico e, continuando a ridere, le diede a Vale, uscendo poi di scena. Restava solo Chiara… Chissà cosa aveva in mente! Valentina le si pose innanzi, ammirando la bellezza della sua amica: i capelli ricci e rossi, gli occhi azzurro-grigi, la bocca carnosa e la figura tornita ma slanciata facevano di Chiara una delle ragazze più belle dell’ateneo e lei lo sapeva bene. La sua amica si chinò per raccogliere la sua borsetta che era dietro di lei, sul pavimento,e ne estrasse un oggetto che mai Vale avrebbe pensato di vedere: una mutandine con un grosso vibratore attaccato davanti! “Non lo sapevi – esordì Chiara – che a me piacciono anche questi giochetti? Ho sempre sognato di scoparmi una puttanella inesperta come te… Ora non fare tante storie, sdraiati per terra e spalanca quelle gambe!” Non poteva crederci: Chiara le stava proponendo una cosa assurda… “La vuoi o no quest’ultima foto? – disse battendosi sul ventre – Allora fai come ti dico!” Non aveva alternative e fece come le fu richiesto. Il vibratore entrò in lei con una forza inaudita, causandole un dolore che la portò a mordersi il labbro. Sopra di lei, il viso rosso e congestionato di Chiara la guardava con fare animalesco: “Non dici niente stupida? Non senti proprio niente? Ma sei proprio frigida allora!” Nonostante queste parole, Chiara proseguì a lungo la sua pratica, finchè, vinta dal piacere, Valentina proruppe in una sequela di gemiti: “Sììì! Scopami… Mmmhhh… Ancora… Sto venendooohhh…” Seguì un urlo che sconvolse la stanza: l’orgasmo era stato rapido ma violento. Chiara si ritrasse, togliendosi la mutandine ed offrendo il vibratore infradiciato d’umori alla sua amica perché lo succhiasse: con grande sorpresa di tutti, la troietta lo leccò avidamente, ad occhi chiusi, assaporando ogni singolo centimetro. Missione compiuta: le foto erano state recuperate. Alberto si avvicinò a Valentina porgendole con un sorriso i suoi vestiti: “Brava! Mi sono goduto lo spettacolo… Certo, ne devi fare ancora parecchia di esperienza… Ora puoi rivestirti: ti riaccompagno a casa.” Pochi minuti più tardi, di nuovo con la calza in testa, Valentina era seduta nella BMW, di ritorno. Tanti pensieri occupavano la sua mente ancora sconvolta dalla vergogna per quel che aveva fatto, ma uno la avrebbe attanagliata per parecchio tempo ancora: dov’era finita la donna che era in compagnia di Alberto?
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