Ingredienti: chicchi d’uva bianca ghiacciata zucchero panna montata latte per guarnire e “dare colore” carota e zucchina arnesi da cucina quali cucchiaio di legno spatola pennello per dolci erotismo q.b. Aspettavo da un momento all’altro che lui rientrasse mentre in cucina davo gli ultimi ritocchi alla torta che avevo preparato. Mi ero messa a cucinare per far passare il tempo sapendo che quella sera prima della cena ci sarebbe stato ben altro. Mio marito mi aveva telefonato dalla macchina dicendomi che sarebbe rincasato presto, di preparare subito in camera da letto sul comodino degli oggetti da cucina da lui scelti per un gioco. Sentii dei passi sulle scale e successivamente scattare la serratura della porta. “Ciao amore” mi disse e si avvicinò per baciarmi sul collo come sua abitudine. Di mia iniziativa dopo aver bagnato con i miei umori la sciarpetta di seta color avorio, me l’ero annodata al collo stando attenta che la parte umida aderisse alla pelle profumandola eroticamente. “Mmmmn questo profumo lo riconosco”, mi disse percependone la fragranza muschiata. Indossavo solo una sua camicia, un grembiulino da cucina e un paio di collant color carne con la riga nel mezzo. Non mi ero messa gli slip e per accentuare la mia voglia avevo fatto in modo che la riga delle calze si inserisse nella mia fessura e dividendomi in due la figa continuasse a sfregarla ad ogni mio movimento. Sentii scivolare la sua mano tra le mie gambe e quando la mise a coppa per accarezzarmi la passera ne sentì la gonfiezza, emise un gemito. Dietro di me il suo cazzo divenne turgido e mi bagnai ancora di più. “Hai preparato tutto come ti avevo detto?” mi chiese? Annuii curiosa e vogliosa. Mi portò in camera e dopo avermi tolto il grembiule e slacciato la camicia mi fece distendere sul letto. Mi sciolse la sciarpetta e mi leccò avidamente il collo dov’era appoggiata. Presami per un polso lo legò con la sciarpa alla testiera del letto, l’altro lo fermò con i collant. Aspettai che si spogliasse mentre l’attesa iniziava a farmi bruciare di desiderio. Lo vidi uscire dalla camera e dirigersi verso la cucina, sentii aprire lo sportello del freezer e quando tornò aveva tra le mani la ciotolina con dentro i chicchi d’uva bianca. Mi fece divaricare leggermente le gambe e con le dita mi schiuse le labbra delle figa, tra le quali appoggiò un acino ghiacciato. La sensazione di freddo sulla passera rovente era incredibile, ma non ebbi modo di assaporarla appieno perché poco dopo avvicinatosi con le labbra lo mangiò. Il secondo acino era più grosso, ce lo lasciò a lungo mentre usò altri chicchi come cubetti di ghiaccio per provocarmi brividi di freddo e piacere su tutto il corpo. Quando ritenne che le mie grandi labbra fossero sazie anche di quell’acino lo prese e me lo porse vicino alla bocca da succhiare assieme alle sue dita mentre un terzo acino venne riposto a scaldarsi nella mia fessura. Lo vidi prendere il pennello per i dolci, intingerlo nel recipiente che conteneva il latte ed avvicinarlo ai miei seni. La setola intinta nel liquido che solleticava i miei capezzoli mi eccitò da morire, dopo avermeli bagnati e stuzzicati entrambi mi fece fare mezzo giro su un fianco e presa la zuccheriera li intinse per bene nella granella bianca. Quando iniziò a leccarmeli la ruvidezza dello zucchero fece diventare i miei capezzoli duri, rossi e sensibili. Gemetti. Leccò a lungo fino a terminare tutti i granelli, poi passo’ a gustarsi anche l’ultimo acino senza peraltro soddisfarmi la figa con la lingua come poco prima aveva fatto con i seni. Smaniavo di desiderio, ma era proprio a questo livello che voleva portarmi per poter fare quello che voleva di me. Mi slegò i polsi e mi ordinò di mettermi a pancia in giù. Prese la spatola per i dolci e la panna montata e mi spalmò il sedere per bene, prima una natica poi l’altra e infine nel mezzo. Sentii la sua lingua raccogliere tutto, le sue mani aprirmi il culo e leccarmi a lungo il fiorellino. Era quella la mia paura maggiore, che ora si concentrasse il tutto li e non l’ avevo mai fatto e lo temevo. Soddisfatto come un gatto che ha leccato un piatto di panna, mi disse: “Mettiti a 90° ora”. Lo sapevo pensai, lo sapevo. “No” “Ti ho detto di metterti a 90°” “No” Prese il cucchiaio di legno e usandolo come una bacchetta mi picchiò sul sedere. “Ahi!” Dissi senza muovermi. “Mettiti a 90°, o continuo” Incredibile i suoi colpi mi eccitavano, più picchiava più sentivo il culo diventare rosso e più mi piaceva. Piaceva anche a lui, bastardo, lo si notava dall’eccitazione nei suoi occhi. “Tranquilla piccola andremo per gradi, ti piacerà, mettiti a 90° “. Mi mise due cuscini sotto e mi alzo il sedere tutto arrossato. Usando la panna come lubrificante mi mise un dito dentro adagio e appena mi fui abituata lo tolse per inserire il manico del cucchiaio di legno. Solo un pezzetto. Era piccolo e non mi diede fastidio. Prese poi la spatola che aveva un manico arrotondato un po’ più grande e piano piano la infilò. Sentii duro dentro ma senza provare dolore. Fece scorrere l’arnese avanti e indietro e mi disse “Brava, vedi che non fa male?” Quando sentì che mi stavo dilatando ulteriormente prese il pennello per i dolci che aveva un manico leggermente più grande e lo spinse dentro ancora di più. Sentii il buco che si adeguava man mano a quello che mi veniva infilato. Mi sentii una troia fatta e finita e mi piaceva da morire! E mi resi conto che non mi bastava. Smaniavo per essere riempita di più! Le nostre immagini venivano riflesse nello specchio davanti a noi e dopo avermi lavorata con i manici, lo vidi prendere la carota e la zucchina. Tremavo ma mi sentivo impotente di fronte alla mia stessa eccitazione. Mise un preservativo sulla carota e uno sulla zucchina. “Sei pronta?” mi chiese? Risposi con un gemito e sentii spingere la carota dentro il culo e la zucchina nella figa. Iniziai a sballare con la testa e con i sensi. La sensazione di essere completamente riempita era inebriante ed estremamente sconvolgente. Li sentivo scorrere dentro e fuori e i miei gemiti divennero sordi e le mie parole oscene. “Ti piace?” “Sto godendo come una zoccola” gli dissi. “Lo sapevo piccola, adesso viene il bello” e messosi un po’ di panna sul cazzo me lo infilò nel culo, fino in fondo. Era eccitato e grosso e mi strappo’ un grido. “Buona, un po’ di dolore e un po’ di piacere”. Lo sentii caldo e voglioso menarmi il cazzo dentro di più sempre di più e il mio buco dilatato che si adeguava alle sue spinte, doleva e godeva nello stesso tempo. Lo sentii gemere, “o cazzo, cazzo, vengo!”. Un fiume di sborra calda mi inondò dentro e poi fuori tra le gambe. Ero ancora stravolta dalla sensazione fortissima si essere stata fottuta da dietro e mi misi supina per riposarmi. Ma la sua bocca avida aveva sete di figa e la sua lingua iniziò a darsi da fare tra le mie gambe. Eccitata com’ero ci misi un attimo a venirgli in bocca. “Cazzo che scopata!” mi disse mentre mi scivolava vicino. La mia iniziazione era avvenuta come un dessert, pensai “tutto sommato questo ricetta batte la mia torta al wiskhey 1 a 10!”
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