La stanza semi buia, quattro ceri intorno al letto e lui li composto, con le mani che cingevano il rosario.Le donne gli avevano messo il suo abito migliore, quello con meno rattoppi, e recitavano le preghiere.Viveva di elemosine, era arrivato nel nostro paese circa 25 anni fa, e si era instaurato nel vecchio convento, da anni ormai non c’erano più frati, l’ultimo era andato via anni prima e nonostante le proteste della popolazione, il convento con la piccola cappella era rimasto abbandonato e chiuso.Il suo arrivo non era passato inosservato, tutto il paese si era stretto attorno al nuovo arrivato per dargli una mano per recuperare la cappella. Finalmente la messa si poteva sentire in paese senza dover scendere giù a valle.Aveva una buona parola per tutti e dopo qualche mese i genitori sempre impegnati nelle campagne iniziarono a mandare i loro figli la sera per imparare a scrivere e leggere.Anche io insieme a mio cugino, orfano di padre, mio zio aveva avuto un infarto in campagna, andavo a imparare a scrivere e leggere.Era molto severo, mi ricordo che una sera mio cugino che aveva 13 anni come me non seppe rispondere a una semplice domanda e il frate (tutti lo chiamavamo così senza nome) lo prese sulle sue gambe e dopo avergli calato i pantaloncini e scoperto il culo, non avevamo mutande, gli somministrò una serie impressionante di sculacciate sulle natiche che diventarono rosso fuoco.Anche io provai la punizione, ero arrivato in ritardo, mi fulminò con lo sguardo e mi fece rimanere dopo la lezione, con la testa bassa mi avvicinai tremante e lui, si sollevò al lunga sottana, mi fece chinare e dopo avermi abbassato i pantaloni mi face coricare sulle sue gambe.Il primo colpo arrivo prima ancora di appoggiarmi su di lui, e mi fece un male boia, dopo i primi cinque o sei colpi mi divaricò le natiche e infilò il dito fino a sfiorarmi il buco del culo che istintivamente strinsi.Ah!, esclamo, cosi non ci si lava sei pieno di merda, lo sai che dopo che si caga bisogna lavarsi. E giù colpi, ti insegno io ad arrivare in ritardo ed a lavarti. Il dolore da prima insopportabile diventava sempre di meno il mio cazzo sotto quei colpi diventava sempre più duro. Finalmente mi lasciò ed io vergognandomi come un ladro cercando di nascondere la mia erezione mi piegai tirandomi su i pantaloncini.No, mi disse vieni con me ti faccio vedere come ci si lava, tanto fra uomini non ci si deve vergognare.Così dicendo mi condusse in un locale nel cortile dove c’era il cesso, allora esistevano solo i pozzi neri, li riempì di acqua un lavamani si sollevò la tunica e si sciacquò, vedi mi diceva cosi si fa dopo che caghi devi lavarti se no le malattie e la puzza, si girava per farmi vedere bene e per la prima volta vidi il suo buco del culo, rosso largo, si girò nuovamente e davanti ai miei occhi comparve un cazzo di dimensioni pazzesche neanche il nostro mulo lo aveva così grosso, se era così da moscio figuriamoci quando era in erezione.Si asciugò e dopo aver buttato l’acqua e riempito di nuovo il catino mi fece togliere i pantaloni e mi insegnò a lavarmi, prese un pezzo di sapone s’insaponò le mani ed inizio a fregarmi il culo, facendo scivolare il dito fra le natiche, cazzo come mi piaceva, nessuno neanche mia madre quando ero piccolo mi lavava così, mi infilò delicatamente il dito nel buchetto e diceva vedi ti devi lavare anche qui cosi, dai prova fallo tu. Mi passò il sapone ed io mi lavai tutto infilai ben due dita dentro il mio culo, e il cazzo mi s’ingrossava, lavati bene anche lì disse indicando il mio cazzo che pulsava sottolo stimolo delle dita in culo.Una volta arrivato a casa pensando a quello che mi era successo rimasi eccitato per molto tempo. Verso le nove di sera bussarono alla porta era mia zia con mio cugino.Mia madre gli fece entrare e sentii mia zia che chiedeva alla sorella se Flavio poteva rimanere a dormire da noi perché lei doveva andare presto l’indomani giù a valle e non voleva lasciarlo solo.Mia madre acconsentì e visto che non avevamo altri letti dovevamo dormire insieme io e lui.Dopo una minestra andammo a letto e nel buio della stanza , illuminata solo dalla luna , vedevo che mio cugino si spogliava rimanendo nudo, anche io mi spogliai ma mi tolsi anche la mutande perché erano sporche. Appena entrai nel letto mio cugino si avvicino e annusandomi mi disse che avevo un buon profumo, eccitato gli raccontai di come ero stato punito e come il frate mi aveva lavato allora mio cugino infilò la mano sotto e passò le dita fino a toccarmi il buco del culo.Istintivamente allargai le gambe per permettergli di toccarmi meglio, dopo avermi fregato un paio di volte il dito intorno al buco , fece una cosa che mi lasciò di stucco si mise il dito in bocca e sorridendo disse, si hai davvero un buon profumo fatti sentire meglio, e così dicendo scivolò sotto andando a poggiare il suo viso tra le mie natiche. Fai sentire mi disse, e inizio a passare la lingua sul buco che si apriva sotto i suoi colpi sapienti, sentivo la lingua entrare dentro di me, e una volta che mi insalivò per bene iniziò ad infilare un dito.Mi sembrava di morire neanche quando lo infilavo io mi piaceva così.Spingevo indietro il culo e lui continuava ad infilare le dita, mentre con l’altra mano mi stuzzicava il cazzo che sembrava per scoppiare da un momento a l’altro.Dai infilane un altro,gli dissi, ne ho gia infilati tre mi rispose, continua lo incitai voglio che mi apri. Sentivo il quarto dito entrare e poi il quinto,sputando sulla mano per lubrificarla e spingendo pian piano sentii che tutta la mano era dentro.Mugolavo per il piacere, gli tolsi la mano dal cazzo perché stavo per venire e se fossi venuto il divertimento sarebbe finito, e lo pregai di continuare a sfondarmi il culo.Intanto mia madre che aveva sentito dei rumori, silenziosamente si era avvicinata alla porta della nostra camera e socchiusa la porta era rimasta in silenzio a guardare ,eccitata nel vedere il figlio in ginocchio sul letto a culo in alto che si faceva sfondare dal cugino, non so da quanto tempo era li, ma ad un certo punto sentii come un gemito e sollevando lo sguardo la vidi con le mani tra le gambe che si toccava.Non dissi nulla ma accentuai i movimenti del culo ed eccitatissimo mi preparavo a venire . mio cugino allora si infilo sotto di me e senza smettere di sfondarmi il culo con la mano che ormai entrava ed usciva con facilità prese il mio cazzo in bocca.Una sborrata lunghissima gli inondò la bocca ma neanche una goccia cadde sul lenzuolo ingoiò tutto.Stanco ma appagato mi girai su di lui prendendoli il cazzo in bocca, e dopo due colpi mi sborro come un fiume, la sborra calda e densa mi allago la bocca era talmente tanta che nonostante ingoiassi in fretta ne persi parecchia.Lentamente Flavio tolse la mano dal mio culo, era come comprensibile sporca di merda e la pulii con le mie mutande.Il giorno dopo, mia madre ci svegliò e come tutti i giorni mi diede un bacio sul viso ma non fece cenno di avermi visto la notte con Flavio.Dopo colazione scesi in cortile e riempii la tinozza che usavamo una volta alla settimana per lavarci e iniziai a farmi il bagno.Pensavo al cazzo del frate, e presto mi diventò duro. Mia madre intanto venne fuori e dopo aver accompagnato Flavio alla porta si avvicinò ed insaponando uno straccio mi disse, girati che adesso ti frego io.Il nostro cortile aveva il muro di cinta alto tre metri e una siepe di edera si alzava per circa un metro ancora pertanto nessuno ci poteva vedere dagli altri cortili confinanti.Mi misi in piedi e mia madre fregandomi la schiena mi parlava di come si sentiva sola, da quando ero nato che dopo mio padre non aveva avuto nessuno, mentre parlava la sua voce diminuiva sempre più di volume fino a diventare un bisbiglio,e quando arrivò alle natiche la sua mano s’intrufolò dentro, sentivo il dito insinuarsi dentro il mio buco, ed allargandomi le natiche ed abbassandomi leggermente mi esposi ancora di più alle carezze di mia madre.una mano mi teneva il cazzo duro e l’altra si infilava lentamente dentro di me.La sua mano era molto più grossa di quella di Flavio ma grazie al sapone riuscì ad infilare senza alcuno sforzo quattro dita.Si staccò di colpo da me e quasi gridando mi disse di entrare dentro.Velocemente mi portò in camera sua e mi fece inginocchiare sul suo letto, poi andò in cucina dove prese una ciotola con dell’olio, mi unse bene ed infilò la mano nella ciotola.Una mano sulla schiena mi impediva di muovermi mentre l’altre pian piano ma inesorabilmente entrava dentro di me.la mia eccitazione era alle stelle, mia madre mi stava sfondando il culo,gridandomi che ero un frocio che mi avrebbe allargato lei per bene che mi avrebbe infilato tutte due le mani. Venni di colpo quando sentii che la mano era tutta dentro, ma lei non si fermò continuava e sfondarmi come una pazza, chiudeva il pugno, allargandomi sempre di più.Da sotto vedevo che dalla figa di mia madre usciva un liquido filante.E quando finalmente si sfilò da dentro il mio buco che rimaneva aperto con un diametro di una tazza di latte. Mi fece girare e sedendosi sul mio viso mi ordino di aprire la bocca, sentivo il suo sapore e la mia lingua frugava tra le pieghe della vagina quando iniziò a pisciarmi in bocca, tenendomi i capelli per impedirmi di muovermi.Poi si girò sul letto mettendosi a culo in su e mi chiese di incularla, il suo buco era già aperto ma come mi sollevai per infilare il mio cazzo lei mi disse di non fare lo stupido di mettere la mia mano e non il cazzo.Mi unsi la mano così come avevo visto fare da lei e infilai prima due dita e poi quasi di colpo quasi tutta la mano, si vedeva che era abituata finalmente infilai tutta la mano e iniziai a stantuffarla ma lei voleva di più e mi implorò di infilare anche l’altra mano.Bellissimo, infilavo due mani in culo a mia madre e ogni tanto una a toglievo e la infilavo nella figa, dopo un paio di minuti urlando venne e si accasciò sul letto appagata.I giorni passarono più velocemente ora che con mia madre avevo trovato un punto d’incontro, praticavamo le nostre sedute almeno una volta alla settimana e grazie a lei riuscivo a prendere in culo anche due mani.Il frate intanto continuava a farci lezioni e non pretendeva nulla in cambio e neppure mi aveva mai più punito.Il giorno dopo il mio diciottesimo compleanno ,mia madre mi disse che dovevo andare in convento per portare una commissione al frate.Arrivai presto perché volevo sbrigarmi in quanto dovevo vedermi con Flavio, ma quando bussai alla pesante porta del convento il frate non aprìDecisi allora di passare dal cortile interno e quando arrivai alle finestre della sala dove di solito il frate teneva le lezioni sentii che un ragazzo chiedeva perdono e che non avrebbe più sbagliato.In preda ad una eccitazione mi feci avanti in modo che il frate mi vedesse ed infatti mi disse di aspettare un attimo fuori che aveva quasi finito. Dopo alcuni minuti un giovinetto uscì accarezzandosi il sedere con le lacrime che gli solcavano il viso.Io facendo finta di niente entrai e il frate mi abbracciò facendomi gli auguri, poi prese la lettera di mia madre e mi fece sedere.Lesse lentamente ed ogni tanto mi guardava mentre io iniziavo ad agitarmi sulla seggiola, bene disse tua madre mi dice che finalmente ti lavi tutti i giorni che finalmente vi siete fatti il bagno dentro casa e che la tua educazione va a gonfie vele sono proprio contento, mi dispiaceva doverti punire ancora, e a te?. Io non risposi subito, e lui avvicinandosi mi disse a te non dispiace vero lo so vieni qui.Mi avvicinai a lui e con un gesto lento mi abbassò i pantaloni, il mio cazzo già duro svettava in alto ma lui mi fece piegare sulle sue gambe e come la volta precedente si sollevò la lunga sottana del saio.Mi face coricare sulle sue ginocchia aprendo le gambe per sorreggermi meglio, ed inizio a darmi dei colpi con la mano aperta sulle natiche,il mio culo diventava più rosso sotto quei sapienti colpi e il mio cazzo sempre più duro si sollevava tra le sue gambe.Ad un certo punto sentii che qualcosa mi premeva sul cazzo, infilai la mano e rimasi a bocca aperta un cazzo di dimensioni mostruose era a contatto del mio, lo presi in mano da quanto era grosso non riuscivo a cingerlo tutto, intanto il mio culo si muoveva indietro per andare incontro ai colpi ad un certo punto scivolai in terra e sempre tenendo il cazzo del frate in mano mi misi a leccarlo. Con due mani riuscivo a malapena stringerlo figurarsi infilarlo in bocca, lo leccai tutto bagnandolo di saliva mentre il frate mi lubrificava il buco del culo sputandoci sopra mi sollevò di peso e mi mise in posizione sopra di lui. Il mio cazzo era davanti alla sua bocca e sentivo che il suo mi sfiorava il buco del culo.In preda ad un furore iniziai a muovermi dentro la sua bocca mentre mi abbassavo per far entrare quel palo dentro di me.Era talmente grosso che nonostante i miei continui allenamenti con mia madre sentivo dolore quando la sua cappella entrò nel mio pertugio.Presi il coraggio a due mani e mi lasciai andare di peso su quel palo pulsante fino a quando lo sentii scomparire dentro di me.Iniziai a muovermi dopo un attimo di adattamento a iniziai a saltare sopra quell’enorme cazzo che mi riempiva fino a farmi lacrimare.Il frate intanto continuava imperterrito a spompinarli e con le mani mi allargava sempre di più il culo, all’improvviso sentii che diventava più grosso, e un getto caldo mi riempiva il retto anzi il sigma, gli schizzi di sborra calda continuarono per un bel po’ fin a quando anche io non venni in bocca al frate.Incredibile mi disse solo tu e tua madre siete in grado di prenderlo tutto dentro siete fantastici, vieni mi fece sollevare dal cazzo e iniziò a succhiarmi il culo la sborra defluiva nella sua bocca e poi girandomi mi baciò riempiendomi la bocca. Ingoiai come una puttana in calore e non pago mi avventai sul suo cazzo che aveva perso solo un po’ del suo turgore.Pian piano lo sentivo ingrossarsi sotto i miei colpi di lingua fino a quando con un urlo mi prese i capelli e dirigendo la punta del suo cazzo nella mia bocca mi spruzzo un litro di sborra calda e fumante in gola.Per tanti anni ancora il frate si divertì con il mio culo e quello di mia madre fino a quando purtroppo la vecchiaia prese il sopravento e muori lasciando il mio culo e quello di mia madre orfani di un meraviglioso cazzo Ricordi da giovane“Dai, vieni a casa che facciamo i compiti insieme” mi disse Antonio, un compagno di classe più grande di me, ripetente da un paio di anni, “ci vediamo intorno alle tre, mi raccomando puntuale”.Andavo volentieri da lui, era simpatico, molto forte , mi difendeva sempre quando qualche compagno cercava di rubarmi la merenda o di fare lo stronzo, e io lo aiutavo volentieri a fare i compiti.Arrivai puntuale e suonai al campanello, salii le scale fino al terzo piano , lui era li che mi aspettava sull’uscio, “dai vieni dentro siamo soli”, il padre lavorava in banca e la madre era uscita con delle amiche.Iniziamo a studiare ma lui non ne aveva voglia, non ne aveva mai voglia, cercava di distrarmi, non che ci volesse molto, ma almeno io ci provavo.Verso le cinque mi disse, “dai che andiamo in terrazza cosi vediamo chi passa”, eravamo già andati in terrazzo, su all’ultimo piano, ci si poteva affacciare e vedere la gente che entrava al cinema, alla UPIM e che semplicemente passava.Arrivati su ci affacciamo dal parapetto e ci divertivamo a lanciare palline di carta masticata sui passanti nascondendoci subito dopo abbassandoci. Ad un certo punto mentre mi sporgevo per individuare la mia vittima successiva , sentii che qualche cosa mi premeva sul culo, era Antonio che mi spingeva con il bacino sul parapetto, sentivo il suo cazzo che caldo si poggiava sulle mie natiche.Mi spostai infastidito e lui subito mi disse che potevamo farci una sega e che tanto li non saliva mai nessuno perché la terrazza era la loro e che l’unica chiave l’avevamo noi. Mi guardava in faccia mentre tirava fuori il suo cazzo, enorme, rimasi a bocca aperta il suo sia per l’età vuoi perché di fatto era decisamente molto più grosso e lungo del mio, che scompariva miseramente nelle mia mano mentre il suo non riusciva a stringerlo tutto.Pian piano guardandoci l’uno con l’altro iniziammo a segarci e Antonio si avvicinava sempre di più, “dai prendilo in mano toccalo tanto non ci vede nessuno, e poi siamo amici nessuno lo saprà mai”, io titubante allungai la mano e lo presi iniziando a segarlo.Ci eravamo abbassati i pantaloni e Antonio dopo essersi bagnato il dito con la saliva iniziò ad infilarmelo in culo, incoraggiato da lui feci lo stesso infilandoli due dita.In un attimo sentii il suo buco del culo contrarsi sulle mie dita e venne copiosamente sulla mia mano mentre i gemiti sfuggivano dalla sua bocca.Portai senza essere visto la mano alla bocca e la leccai assaporando cosi la sborra del mio amichetto, mentre lui mi segava, venni anche io su la sua mano e Antonio soddisfatto raccolse la mia sborra con la mano e se la leccò, “ora siamo pari” mi disse, “ti piace leccare la sborra, eh la mia sborra.”Ero frastornato era successo troppo in fretta avevo paura di quello che era successo di quello che potevo diventare e avevo deciso di non vederlo più. Rimasi sconvolto per un paio di giorni e quando lo vedevo fuggivo con ogni scusa, finche un giorno mi invitò di nuovo a casa sua, “dai vediamoci oggi i miei non ci sono “ , e io come una pecora pronta al sacrificio mi presentai alle tre come sempre a casa sua.Studiammo fino alle 17 senza mai interromperci, anche se volevo, desideravo che mi invitasse di nuovo nella terrazza per giocare insieme.Finalmente , alle 17,30 mi chiese di andare in terrazza dove a suo dire non c’era nessuno. Trepidante salii le scale davanti a lui mentre mi toccava il culo scherzando.Una volta su , velocemente si scese i pantaloni e mi mostrò il suo cazzo, “dai toccalo,” mi disse, “abbassati i pantaloni anche tu.”Si abbassò e mi prese il cazzo in bocca leccandolo tutto, non avevo mai provato sensazioni simili, sentivo che l’orgasmo mi saliva lungo il cazzo, ma Antonio si staccò da me e mi chiese di restituirli il favore.“Dai, qui non ci potrà mai vedere nessuno prendilo in bocca anche tu”, “non sono mica un frocio io” gli dissi,” che centra” mi rispose “non lo sono neanche io” mi rispose. Mi inginocchiai e avvicinai la bocca a quel cazzo mostruoso, sentivo un leggero odore di sborra misto a piscio e questo mi eccitava, avidamente lo misi dentro mentre la mia lingua scorreva sul glande paonazzo.Antonio mi mise le mani sulla testa la imprigionò impedendomi i movimenti mentre spostava il bacino avanti e indietro, mi divincolai quando lo sentii arrivare in fondo alla gola, mi soffocava, “ lasciami” dissi “faccio io ma tu avvertimi quando stai per venire”.Continuai leccare quel cazzo magnifico mentre gli infilavo le dita in culo, ad un certo punto sentii che si irrigidiva e subito dopo un getto potente e caldo di sborra mi arrivo direttamente in gola, mentre la testa mi veniva nuovamente bloccata dalle sue mani grandi, due, tre, quattro e molti ancora furono i getti di sborra che mio malgrado dovetti mandare giù per non soffocare, ma nonostante tutto mi piaceva e lo assecondai. Antonio non lo prese mai più in bocca il mio cazzo mentre io si, e più lo facevo più mi piaceva.Riuscì anche ad infilarmelo in culo, diversi giorni dopo,sempre in terrazzo e sempre di sera, dopo avermi lubrificato il buco del culo con la saliva mi puntò il,cazzo sull’ano e pian piano lo infilò tutto dentro di me. Mi recava male, era troppo grosso e la saliva da sola non bastava a lubrificare il mio buco contratto per la paura. Sanguinai per diversi giorni quando cacavo e non ci provai più, mentre adoravo leccare quel cazzo grosso e nodoso che mi sborrava il gola, divenni la sua puttana, ogni volta che lo voleva lo tiravo fuori e lo ingoiavo tutto, lo facevo in ogni posto in terrazza, nei bagni di scuola nei camerini dei grandi magazzini, nel cinema, al mare quando voleva e ogni volta che ne aveva voglia, finche non ci scoprì il padre, ma questa è un’altra storia…..
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