Giuly era irritata mentre stancamente rientrava nella stanza dell’hotel.Non sopportava quei faticosi giorni all’interno degli stands della fiera a imbonirsi i compratori, a sorridere forzatamente a fare da padrona di casa gentile e affabile.Ma Titti si fidava di lei, della sua capacità di vendere quello che la sua pazza mente creava. Giuly e Titti disegnavano vestiti da sposa e insieme erano una forza. La genialità e la sfrontatezza di Titti unite alla classe e alla perfezione di Giuly, erano la giusta miscela per fare di ogni creazione un pezzo unico. Per quella fiera Titti aveva creato un pezzo curiosissimo: il vestito da sposa per i cosiddetti “matrimoni americani”, matrimoni pazzi destinati a durare il tempo di poche scopate, facile da attuare e da disfare, fatti per gioco o per passione, da uomini e donne non più giovanissimi, mai cresciuti . Il vestito bianco e appariscente rispettava le pompose regole di un classicissimo abito da sposa, tulle e pizzi però ricoprivano un miniabito succinto che si intravedeva a fatica ma che ben svolgeva il suo compito: stuzzicare i maliziosi sguardi di chi su quella sposa posava gli occhi.Ad aumentare il nervosismo di Giuly c’era l’immagine fissata nella sua mente di Renzo. Titolare di una rinomata casa di moda l’aveva avvicinata per comprare i loro disegni e poterli sfruttare a largo raggio. Si era sentita subito a disagio con lui. In quei tre giorni l’aveva squadrata, osservata, spogliata con gli occhi con poca diplomazia, sfiorandole leggermene le natiche ogni volta che le passava vicino, spiandole senza ritegno ogni parte del corpo. Quella sera era sua ospite a cena, non sola ringraziando Dio, altre persone sarebbero state a tavola con loro e questo la tranquillizzava un po’. Dopo la doccia Giuly si vestì con eleganza, raccolse i suoi capelli sul capo per darsi un’aria ancora più fredda e compita ma, nonostante questo, il fascino maturo che la circondava, trapelava in ogni suo gesto. Era molto carina e lo sapeva ma in tanti anni di matrimonio, pur soffrendo la mancanza di passione che ormai aleggiava tra lei e suo marito, mai si era permessa una distrazione o un tradimento, la sua famiglia era sacra e suo marito e la figlia sedicenne erano il suo mondo.Renzo l’aspettava nella hall dell’albergo e la accompagnò fino alla macchina. Nell’aiutarla a salire, avvicino il suo corpo a quello della donna ed Giuly sentì nettamente premere su di lei il sesso duro e teso dell’uomo. Per un secondo restò immobile, assaporando il piacere che le dava sapere di averlo eccitato ma lui si allontanò con aria indifferente.Giuly non si spiegava il gioco di Renzo, che le faceva capire quanto la desiderasse ma che in realtà non aveva mai concretamente fatto delle avance. La cena si svolse noiosamente tra chiacchiere e risatine, ma l’attenzione di Giuly fu sempre e solo per quella patta dei pantaloni che continuamente dimostrava quanto lui fosse eccitato.A riaccompagnarla in albergo fu ancora Renzo che con cortesia la condusse fino alla porta della sua stanza.Giuly con fare distratto fece aderire la sua gamba a quelle di lui ma la sua mossa sembrò non coinvolgere l’uomo che dopo un frettoloso saluto si congedò. Stizzita, Giuly se ne andò a dormire, leggermente eccitata.Per l’ultimo giorno di fiera Giuly aveva organizzato una piccola sfilata. I romantici vestiti acquistavano sui corpi delle modelle grazia e seduzione. E finalmente si arrivò al momento della decisone di Renzo riguardo alle loro creazioni. “Bene – disse – direi che avete fatto un ottimo lavoro e che quasi tutti i modelli soddisfano le mie esigenze. Ma c’è un piccolo particolare che vorrei definire. Quel vestito da sposa così provocante sfigura sui corpi diafani delle modelle… vorrei poterlo vedere indossato da una vera donna per decidere. La prego, lo indossi lei per me… vorrei valutarne la sensualità” Giuly, tra il divertito e il preoccupato, accettò di indossare il vestito e si recò nello spogliatoio.L’abito, non creato per le sue forme rotonde, le entrava con leggera fatica incollandosi ai suoi seni, al suo culo in maniera provocante. In quel momento sentì squillare il suo cellulare e Renzo, senza bussare e con fare prepotente entrò nello spogliatoio per portarle il telefono…“Pronto” – Giuly rispose mentre Renzo si inginocchiò davanti a lei e sollevò la massa di tulle che la circondava.“Mamma sono io … ho un problema”…le mani dell’uomo si infilarono tra le cosce aprendole, e accarezzandola tra le gambe.“Ehi piccola cosa succede” era sua figlia al telefono…. Si sentì sfilare lentamente lo slip fino alle ginocchia, e sentì la calda e umida lingua di lui leccare la sua peluria…“La mamma di Ale mi ha invitata per due giorni in montagna ma papà vuole sapere se tu sei d’accordo”…istintivamente lei flesse le ginocchia per permettergli di allargarle le labbra con la lingua…“Di a papà che va bene… che per me non ci sono problemi”…. Sentiva crescere la sua eccitazione mentre lui percorreva lentamente la sua fessura bagnata con fare sapiente.“Ma lui vuole sentirlo da te”… sentì risucchiare il suo clitoride mentre dentro di lei entrò il dito di Renzo strappandole un piccolo gemito che prontamente represse.“Passamelo. Tesoro se per te va bene non ci sono problemi, parla con la mamma di Alessia e mettiti d’accordo” …mentre parlava con suo marito il suo respiro stava diventando affannoso, doveva porre fine a quella telefonata o sarebbe impazzita.“Va bene Giuly. Mi manchi tesoro, torna presto” …ora il movimento della lingua di lui si stava facendo impetuoso e lei sentiva i suoi umori colare.“Anche tu mi manchi. Domani sarò a casa, dì alla piccola che le telefono stasera per sapere quando partirà” …spense il cellulare per permettersi un grido di piacere.In quel momento Renzo si scostò da lei lasciandola in preda ad una eccitazione immensa. Con fare indifferente le chiese. “Posso invitarti a cena a casa mia stasera?” Un misto di rabbia e incredulità pervase Giuly che appoggiata alla parete, con gli slip sulle ginocchia e il sesso umido e gonfio stentava a capire il gioco perverso di quell’uomo. Avrebbe voluto gridargli il suo disprezzo ma senti che la sua bocca rispondeva con la voce della vagina non con quella del cervello. “Ok va bene per la cena “ rispose ansimando. L’eccitazione non la lasciò per un secondo in quel pomeriggio che trascorse lento ed ossessivo fino al momento in cui entrò nell’appartamento di lui pronta a seguirlo in ogni gioco e in ogni fantasia.“Forse è meglio che telefoni a tua figlia come hai promesso prima che sia lei a doverlo fare” e le porse il cordless . Giuly avvertì in quelle parole l’eccitazione di lui e la sentì rimbalzare tra le gambe e immediato e caldo l’umido fluire del suo desiderio. Compose lentamente il numero mentre Renzo faceva scorrere il suo corpo all’esterno del divano sollevandole la gonna, stringendo tra le mani le sue natiche facendo scendere il collant velato che la avvolgeva…“Pronto tesoro. Sono la mamma” … la lingua di lui scostava l’umido slip…“Ciao mamma ti ho chiamata ma il cell. era spento”…. si bagnava di umori e li spargeva intorno con la punta delicata…“ Si sono in una zona che non riceve” … si insinuava tra le labbra a cercare il suo clitoride… L’eccitazione stava crescendo in modo spaventoso… le pareti della vagina stavano entrando in convulsione.“Hai preparato tutto piccola? Hai fatto la valigia?” … la bocca aperta di lui baciava completamente il suo sesso, mentre la lingua sfiorava la sua fessura con fare sapiente… e il respiro cominciava a diventare pesante…“Si. La mamma di Alessia ci aspetta in macchina stiamo per partire”…ora le labbra contratte sul clitoride le succhiavano l’anima mentre un mugolio leggero cresceva nella gola…“Mamma… mi senti??? Perché non mi rispondi” ora scendeva a carezzarle le piccole labbra, a cercare l’entrata di un sesso dilatato dall’eccitazione…. Aveva bisogno di gridare…“Scusami tesoro… c’è confusione e non riesco a sentirti bene”… doveva gridare…“Senti telefonami appena arrivi non farmi restare in pensiero… ti prego ti prego ti prego …” …”ti prego” – mormorava – “entra dentro di me”…“Va bene … a dopo allora… ciao” … e la lingua impetuosa entrò dentro la vagina impazzita…“A dopo piccola…” … e con forza la scopò entrando e uscendo mentre il telefono cadeva e lei urlava il suo piacere…quella lingua la scopò finché non sentì riversarsi dentro la bocca gli umori di un orgasmo trattenuto, di un orgasmo desiderato, di un orgasmo urlato. La lingua di lui rimase dura immobile e tesa dentro il suo sesso per sentirne il salato sapore che fuoriusciva, per avvertire le vibrazioni delle pareti stringerla e rilasciarla nelle convulsioni del piacere, e lì rimase, spinta fino in fondo finché le labbra eccitate, lentamente e dolorosamente si calmarono.Pian piano i mugolii cessarono e i fianchi smisero il loro movimento. Fu allora che con sapienza Renzo estrasse la sua lingua con movimento leggero per farla risalire verso il clitoride ancora umido, per avvolgerlo nuovamente, per succhiarlo fino a gonfiarlo nuovamente. E prontamente il corpo di Giuly trasalì per il piacere, ora poteva godere con calma, senza parossismo, poteva aspettare che le sue carni accumulassero sensazioni senza impazzire ma seguendo con ogni sua parte l’onda dell’eccitazione. La mani di Giuly cercarono il sesso dell’uomo, aprirono la zip, entrarono con contenuta eccitazione nei boxer forzati da un sesso in erezione. Senza spogliare completamente l’uomo estrasse quel cazzo, ne palpò la durezza, ne annusò il sapore, ne vide l’umida goccia che bagnava la punta mentre con maestria faceva scivolare con la mano la pelle di quel sesso eccitato verso il basso per ammirarne la rossa e gonfia cappella. Renzo non aveva fretta. Bloccò la mano di Giuly mentre paziente sbottonava la camicetta di lei, apriva il corsetto che tratteneva i grossi seni, e a piene mani ne prendeva possesso stringendoli con dolcezza strizzando dolcemente i capezzoli tra il pollice e l’indice. L’aiutò a sfilare una gamba dagli slip mentre strofinava il suo sesso ancora protetto per metà dai boxer sul ventre proteso di Giuly.L’aveva portata in quei giorni al massimo dell’eccitazione, l’aveva vista trasformarsi da donna controllata in femmina in calore, l’aveva immaginata in ogni modo e in ogni situazione . Da quattro giorni il suo cazzo era in continua pulsione e lui non si era permesso di godere nemmeno da solo per poter entrare in lei con desiderio maniacale, come entrare in un tempio come a compiere un rito ossessivo. Ora la voleva! La stese con la pancia a terra mentre la sua lingua entrava in ogni fessura, mentre la bagnava di saliva in ogni angolo di pelle, percorrendo la spina dorsale fino a infilarsi tra le natiche, facilitando il suo compito con le mani che aprivano quello splendido culo e la lingua entrò anche in quell’ultimo spazio di pelle per sentirne la pulsione. Giuly grido di piacere e sollevò il suo corpo, tendendo ogni muscolo e offrendo alla bocca di lui una figa pronta a riceverlo. Renzo strusciò il suo cazzo sulle sue labbra, trovò l’umida entrata e lentamente mise dentro di lei la sua punta. Bloccò ogni tentativo di Giuly di muovere i fianchi per riceverlo, con una mano la immobilizzava e con un dito titillava il suo clitoride, voleva stare fermo dentro di lei per sentirla fremere. Giuly non riusciva più a controllare il suo corpo e ansimava e gridava la sua voglia….“Dimmi cosa vuoi ora… dimmelo” ”Scopami… scopami… scopami”Renzo penetrò prepotentemente in lei che gridò. Con ritmo ossessivo e lento entrò e uscì dal suo ventre sempre trattenendo ogni movimento dei suoi fianchi. Era lui a dirigere il gioco, a decidere la velocità e l’intensità, a fermarsi quando sentiva i muscoli di lei arrivare al culmine, a riprendere quando ne sentiva le contrazioni. E fu lui a decidere quando liberarla perché, al momento dell’orgasmo, Giuly potesse impalmarsi su di lui fino a farlo esplodere, con un urlo liberatorio, schizzando furiosamente il suo sperma caldo dentro di lei.Quando si staccò da lei e il respiro divenne regolare le baciò dolcemente le labbra.“Ora possiamo cenare” – disse – “e potrò iniziare a corteggiare la femmina che c’è in te”Ed Giuly capì che veramente, quell’eccitante gioco di seduzione ed erotismo, aveva fatto di lei una donna nuova, pronta a vivere e a godere le emozioni che per troppo tempo aveva represso e, seguì quell’uomo con compiaciuta femminilità.
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