Al risveglio, la prima impressione che mi colpisce è un forte mal di testa, localizzato proprio sopra la nuca. Poi, man mano che la vista si libera del torpore del sonno, vedo il nostro salotto, la foto di Dominique sopra il camino spento, la luce abbagliante del mattino in un ritaglio di parquet ai piedi della finestra. Guardo la foto di mia moglie con aria interrogativa, come se fosse realmente presente davanti al caminetto. Giovane e bella.Solo in un secondo momento, cercando di alzarmi dalla sedia su cui, non so per quale motivo, ho passato la notte, realizzo di essere immobilizzato. Le caviglie legate ciascuna a una gamba della sedia, il busto allo schienale, i polsi legati insieme e intrappolati dietro lo schienale, liberi quel tanto che la torsione delle spalle all’indietro permette.E solo quando provo a chiamare la piccola Louise mi rendo conto che per giunta sono anche imbavagliato. La mia piccola Louise, così somigliante a sua madre, dove sarà?Cerco di ricordare cosa è successo ieri notte, con tutta la lucidità che le fitte dietro la nuca mi permettono. Un litigio con Louise. Lei scappa infuriata al piano di sopra, si chiude in camera e si mette al telefono, urlando: -Filippo, mio padre non mi permette di uscire stasera, non possiamo vederci. Ti rendi conto? Quello stronzo non mi fa uscire di sabato sera!-.Stronzo. Non mi aveva mai chiamato così, la mia bambina. Tutta colpa di quel debosciato di Filippo. Da quando lo conosce, si è fatta mettere in testa una serie di idiozie. Solo perché è maggiorenne crede di poter fare tutto quello che vuole. Magari anche sesso.Rintoccano le campane della chiesa. Suono limpido, forte. Sta per iniziare la funzione della domenica mattina. Io e Louise siamo sempre presenti in un banco delle prime file, lei con il vestitino a fiori che fu di mia madre, da ragazza. Chissà cosa penseranno in paese della nostra assenza. La signora Ilaria, la nostra vicina, sicuramente verrà a trovarci per assicurarsi che è tutto apposto, come quella volta che Dominique è stata male e non siamo andati a messa.-Buongiorno papino.Louise sta scendendo le scale, gli occhi ancora socchiusi in una smorfia di sonno, i piedini nudi toccano cauti gli scalini di marmo, come un gattino l’acqua fredda. Si china su di me e mi bacia la fronte. Nella camicetta da notte è graziosa, bella come la mamma.Va in cucina. Ritorna con una brocca d’acqua. Me la versa in testa, lavandomi la nuca. L’acqua gelata mi lascia senza fiato.-Ti ha fatto male Filippo ieri sera, vero? Perché mi guardi così? Non dirmi che non ricordi, papà? Quando mi hai vietato di uscire, ieri sera, ho chiamato Filippo e gli ho chiesto di venire qua, a casa nostra. L’ho fatto entrare di nascosto e lui ti ha colpito alla testa con un martello che ha trovato nel tuo capanno degli attrezzi. Gliel’ho chiesto io di farlo. Sei svenuto subito e ti abbiamo legato a questa sedia. Abbiamo fatto l’amore sul divano, qui accanto a te. Sì, mi sono fatta scopare da Filippo. E ho goduto molto. Lui mi chiamava puttana, perché gridavo come una assatanata. Aveva paura che ti svegliassi. Stai zitta puttana, mi diceva lui, ché svegli il vecchio. Ti piace fottere la fica di una puttanella?, gli chiedevo io, e poi: chiavami e non preoccuparti, ché se si sveglia ci divertiamo anche con lui. Mi ha implorato di farlo venire spompinandolo. Io gli ho detto che l’avrei fatto, ma che avrebbe dovuto sborrare sulla tua faccia. Si vergognava. È un bambino immaturo, anche se è più grande di me. L’ ho cacciato di casa senza fargli svuotare i coglioni e siccome neanche io ero venuta mi sono sditalinata qui, in piedi dove sono ora. Mi sono accorta che mi stava spiando dalla finestra. Io lo guardavo e ridevo perché si stava segando fuori di casa nostra. Perché fai quella faccia, papà? Sei diventato tutto bianco, che ti succede? Forse non ti eri mai accorto che la tua bambina è una donna ormai da un pezzo.Cerco di non ascoltarla. Mi viene da vomitare. Cerco di pensare che se vomitassi con la bocca imbavagliata probabilmente soffocherei. Probabilmente, sarebbe meglio così. Dove ho sbagliato, Louise? Ti ho cresciuta in questo paese di montagna, ma tu ti sei circondata di quei giovinastri di città. Ti ho cresciuto secondo i più sani principi religiosi, ma dalla tua bocca sento uscire solo oscenità. Ti ho cresciuta come non è stata cresciuta tua madre, ma da quella puttana hai preso ben altro che un nome francese. Quella sera che conobbi tua madre e la misi incinta di te, ho commesso il più grande errore della mia vita perché non ho seguito le leggi di Dio. Ben presto mi sono reso conto di che razza di sgualdrina avevo sposato. Credevo di poter redimere il mio peccato e i suoi crescendo nostra figlia secondo virtù cristiana. Ho fallito. Sei proprio come lei.Ora sei qui di fronte a me con un sorriso malizioso. Inizi a spogliarti. Cosa vuoi dimostrarmi? Dominique, che tu sia maledetta.-Non guardare la foto. Sono qui in carne ed ossa, guardami nuda. La tua bambina è una donna: guarda che tette, osserva questa fica. Sai quanti cazzi ha accolto? Guardami papà! Ti ho visto quella notte che hai ucciso la mamma. La notte che l’hai scoperta a fare un pompino a quel tuo assistente di lavoro. E sono felice che abbiano veramente creduto che la mamma fosse scappata. Ho mentito quando ho sostenuto la tua versione dei fatti. Volevo vendicare la mamma. Se fossi andato in galera non avrei potuto farlo. Ora è giunto il momento.Non posso credere a quello che mi sta succedendo. Il ricordo di quel terribile evento passato mi lacera. Mia figlia, altrettanto terribile, muove un passo verso di me per slacciarmi i pantaloni e si china nell’abbassarmeli insieme alle mutande fino alle caviglie. Cerco di divincolarmi, ma i nodi me lo impediscono. Subito ho un’erezione. Mio Dio, non è possibile. Figlia del Diavolo, cosa mi stai facendo? Sento la lingua di Louise che tocca il mio glande con la punta. Sento le sue labbra sigillarsi intorno. Ben presto il mio pene scompare nella sua bocca, in fondo alla sua gola. Sento i suoi seni poggiati sulle mie cosce nude: riesco a percepire i suoi capezzoli duri come diamanti. Una sua mano va ad infilarsi tra le sua cosce, l’altra mi strizza i testicoli.Io non sono più nulla, non ho più volontà. So solo che fra poco verrò e sarà la fine. Incomprensibilmente, si ferma.-Ti piace papà? Cosa si prova ad avere il cazzo succhiato dalla boccuccia della propria bambina? Vuoi che continui? Perché non prendi tu l’iniziativa? Hai un bel cazzone e mi piacerebbe provare quello che ha provato mia madre quando mi ha concepito.Così dicendo mi slega e mi libera la bocca.-Piccola stronza. Maledetta serva del Demonio. Baldracca.-Sì papà, sono una troietta. Ti prego puniscimi. Ieri mi sono masturbata pensando a quando mi sculacciavi.Non capisco più niente. Le infliggerò una punizione terribile. La sbatto per terra. Il mio cazzo è ancora durissimo. Mi stendo su di lei e la penetro. Le faccio male. Voglio sfondarle la figa.-Sei un toro. Montami come una vacca.Folgorato. Le stesse sconce parole che mi disse sua madre la notte che la concepì. Come quella notte, non riesco a trattenermi e le vengo in figa, inondandola di sperma.Inizia a singhiozzare, con gli occhi chiusi. Ho una terribile sensazione. Mi giro lentamente su me stesso. La grigia, rugosa signora Ilaria è sulla porta con la bocca serrata e gli occhi spalancati.-Perché lo hai fatto papà? Perché mi fai questo?.La voce di Louise è rotta dal pianto. Solo io posso vedere il ghigno trionfale che le deforma il viso.
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