“Sai, non è che abbia molta voglia di andare al cine, mi è venuta voglia di qualcosa di più eccitante” e mi guarda, in un certo modo. Cerco di stare calmo, e le chiedo: “Eccitante, come?”. Lei mi guarda e mi risponde: “Beh, hai visto quel programma…”. Io faccio il finto tonto e rispondo: “Quale?”, mentre so benissimo a cosa si riferisce, e il cazzo nei calzoni ha iniziato a dare segni di risveglio. “Ma sì,dai, quello delle puttane” sbotta lei, quasi infastidita. “Ah quello…e che ci sarebbe di eccitante?” rispondo io, con attenzione, perché la saliva comincia a mancarmi. “Sarebbe eccitante, per una volta, farlo!” è la risposta di Roberta. “Intendi dire che dovrei andare a puttane?” rispondo io. “No, scemo! Intendo dire che mi piacerebbe, e piacerebbe anche a te, vedermi fare la puttana!” replica ridendo Roberta. L’idea pare in effetti intrigante, ma ci sono alcuni problemi di natura pratica: innanzitutto l’abbigliamento di Roberta, e poi mi preoccupo per la sua incolumità, potrebbe succederle qualcosa di brutto, se salisse a bordo di automobili guidate da non si sa chi, mentre si sa benissimo con quali intenzioni. Ma lei è decisa, e, mentre ci dirigiamo verso casa mia, dove lei dovrà cambiarsi, mettiamo a punto il piano. Il posto è già scelto: il grande parco ad est della città, dove pullulano puttane, è il luogo ideale per trovare clientela. Ho in mente un posto preciso, uno spiazzo di solito abbastanza deserto, dove c’è, da un lato, un capanno utilizzato un tempo per deposito di materiale stradale, ma adesso da tempo vuoto: il luogo ideale per potersi appartare col cliente. Ha due finestre, dalle quali potrò vedere cosa succede, ed eventualmente intervenire se le cose (spero proprio di no) si mettessero male (ad ogni buon conto ho già deciso di portare con me il cric della macchina). L’idea sarebbe di portare il cliente lì dentro, lei si sente sicura, e io potrei vedere. Arriviamo a casa mia ormai decisamente eccitati, e saliamo in ascensore verso il mio appartamento. Roberta, in camera da letto, si spoglia per prepararsi alla avventura. Dire che si riveste, è decisamente esagerato: un reggiseno di quelli senza coppe, che mostrano il seno senza coprirlo, un tanga nero, ed un soprabito scuro in cotone sono il suo abbigliamento. Ha deciso di non esagerare con il trucco, sostenendo che un viso acqua e sapone possa attirare meglio di un mascherone truccatissimo. Non so darle torto, e la osservo mentre si ammira allo specchio. “Che dici, sono troia?” mi fa. “La più troia delle troie” le dico io, mentre le tocco la fica che è già abbondantemente bagnata. “Si paga, bello!” mi fa lei, già entrata nella parte. Scendiamo, Roberta tiene il soprabito ben abbottonato, il vicinato ci conosce, e ci dirigiamo verso la macchina. Stiamo per salire, quando uno dei condomini ci nota e si ferma per salutarci, augurandoci buona serata. L’idea che Roberta sia praticamente nuda mentre saluta il simpatico vicino mi fa aumentare l’eccitazione a mille, adesso non vedo l’ora di arrivare dove ci siamo prefissi di passare la serata, e appena in macchina accelero decisamente verso il parco. “Sei eccitato eh? Maialino” mi fa lei sorridendo “vedrai che troia sarò stasera, ti farò divertire” continua lei, aprendo il soprabito per farmi vedere le tettine. Insomma, arriviamo al posto che abbiamo scelto, parcheggio la macchina dietro il capanno, per non farla vedere, altrimenti addio clienti, scendiamo, ed io mi apposto dietro il capanno, accanto alla macchina, proprio sotto alle finestre. Mi accerto di poter vedere e sentire ciò che succede all’interno, poi mi sposto, attento a non farmi scorgere dalla strada, in modo da guardare quello che fa Roberta. Lei si è messa a passeggiare sui tacchi alti che ha indossato, sul bordo della strada: ha il soprabito sbottonato, e le tette si vedono benissimo nella illuminazione stradale al sodio, che proietta una luce giallastra sull’asfalto. Ma per il momento di macchine che passano nemmeno l’ombra, in compenso non c’è l’ombra di un pericolo. La luce di fari modifica il panorama notturno, ed una macchina si avvicina, illuminando Roberta dal di dietro. La vettura rallenta, frena, si ferma. Il finestrino si abbassa, dalla parte del passeggero e Robi si china, per parlare col tizio. Poche parole di contrattazione (sento dire dal tizio “Quanto vuoi per un pompino?”) perdo la risposta di Roberta, che evidentemente deve aver trovato il consenso dell’altro, che con una manovra parcheggia la macchina nello spiazzo e scende. E’ un tipo dall’aspetto normale, sembra un impiegato del catasto o giù di lì, e sta guardando Robi con uno sguardo allupato, mentre si avvicina e senza perder tempo le accarezza le tette, stringendogliele e tirando leggermente un capezzolo, che si erge. “Sei proprio bona” le dice “non ti ho mai visto prima”. Roberta si passa la lingua sulle labbra, mentre lo accompagna al capanno, e quello approfitta per palparle il culo, sollevando il soprabito. Entrano, e Robi si leva il soprabito, appoggiandolo su un ripiano, e si volta verso il tizio, che nel frattempo si è messo a suo agio, tirandosi fuori il cazzo. “Vieni troia, succhialo”. “Prima i soldi” risponde Robi, incassando con aria soddisfatta una banconota. Poi si china, si inginocchia, allunga una mano, ed inizia a segare quel cazzo, con mani esperte, per farlo diventare duro. Il tizio inizia a ansimare, e Robi appoggia le labbra sulla cappella, iniziando a leccarla, tirando fuori la lingua, percorrendo l’asta che diventa sempre più dura, per poi ingoiare il cazzo ed iniziare un lento andirivieni, un su e giù lento ed infernale sul cazzo del tizio, il quale non ci mette molto, sotto quel lavoro sapiente, a sborrare in bocca a Roberta, riempiendole le labbra di sperma, che Roberta ingoia con evidente piacere. Il tizio si lamenta ancora un poco, struscia il cazzo sulle tette di Roberta, lasciando una striscia di sborra sui seni della mia fidanzata, le palpa le tette, le dice “Sei brava a succhiare cazzi”, lei sorride, il tizio esce. Sento il rumore della macchina che riparte, silenzio. Sbircio di nuovo fuori, mentre il cazzo nei miei calzoni è a livello di guardia, ma la scena è stata troppo rapida per farmi una sega. Roberta è di nuovo sulla strada, ma adesso ha lasciato il soprabito dentro, ed ha solo il reggitette ed il tanga. Ancheggia sulla strada, mostrando il suo splendido culo, e sfiorandosi le tette con le mani. Dio, quant’è troia! Altra luce dei fari, altro rallentamento, altra frenata. Sono due ragazzi, stavolta, e i “Quanto sei bona” e i “Guarda che tette!” si sprecano non appena i finestrini si abbassano. Il contratto è presto fatto, la somma è più alta, ma i due vogliono scoparsela, insieme. Roberta spiega le condizioni, i due si avviano verso il capanno, stringendosela addosso e palpandole le tette e la fica, protetta dal minuscolo tanga. Entrano, i due sono presto nudi, con i cazzi all’aria e le chiedono di spogliarsi, cosa che Roberta fa, non senza aver chiesto e ricevuto il pagamento pattuito. Nuda, si avvicina ai due, che la fanno inginocchiare davanti a loro, e le porgono i cazzi da succhiare. La bocca della mia fidanzata è subito sui due cazzi, che inizia a sbocchinare con consumata abilità, leccandone uno mentre mena l’altro, passando alternativamente dall’uno all’altro, leccando le palle dei due che si guardano, scambiandosi frasi del tipo “Senti come succhia sta troia!” e l’altro “Adesso sentiamo com’è la fica” e cose del genere. Io ho iniziato una sega mentre guardo Roberta, eccitato da morire. I due la fanno mettere alla pecorina, e mentre uno dei due inizia a scoparsela in fica, l’altro le infila nuovamente il cazzo in bocca. Robi accoglie nella sua calda fica il cazzo del tizio e riprende il bocchino alternando colpi di lingua a pompate, risucchiandolo tra le labbra, con un rumore estremamente troiesco ed eccitante. Io continuo il mio lavoro di mano, mentre la guardo, mentre i due si danno il cambio, mentre il cazzo di quello che la scopava prende il posto nella bocca di Roberta di quello che si faceva spompinare. I due continuano, spingendo sempre più forte, quello che se la scopa le stringe le tette, quello che si fa spompinare le dice “Te lo infilo tutto in bocca, troia, puttana” e lei che ansima, sbattuta dai due come una vacca. Non le sborrano dentro: vogliono venirle addosso e lo fanno, sborrandole in faccia e sui seni, chiedendole di pulirglieli con la lingua, cosa che Roberta fa, ripulendoli sino all’ultimo filo di sborra. I due se ne vanno, Robi si pulisce con un paio di Kleenex, e torna sulla strada, stavolta completamente nuda, eccezion fatta per le scarpe. Prima che esca, le mormoro “Non è abbastanza?” e lei “No, adesso mi sto divertendo, ancora uno e poi andiamo”. Non mi rimane che aspettare. Ma l’attesa è destinata a durare poco, anzi pochissimo: un’altra macchina si ferma, rallentando: probabilmente la vista di Roberta nuda lungo il ciglio della strada è quanto di più eccitante si possa vedere: le tette il culo e la figa sono in piena vista, così come le striature della sborra sul suo corpo, ed il viso ormai non ha più nulla dell’angelico ed innocente che solitamente dimostra. E’ eccitata, la troietta, e si vede. Ma le sorprese non sono finite, perché dalla macchina esce uno che sia io che lei conosciamo benissimo: è suo padre, che la guarda come se non l’avesse mai vista, rimanendo senza fiato. Lei è indecisa, lo fissa a sua volta, senza parlare. Poi si avvicina, ancheggiando come una troia, sfiorandosi i seni. Gli parla, all’orecchio, non riesco a sentire cosa gli dice, ma i due si avvicinano al capanno, lentamente, ed entrano. Sbircio all’interno, Roberta si è inginocchiata ai piedi di suo padre, nuda, le gambe divaricate, e sta aprendo la cintura, sbottona i pantaloni che cadono ai piedi dell’uomo, e infila una mano nelle mutande del padre, iniziando ad accarezzargli il cazzo, senza tirarlo fuori. Avvicina le labbra alla stoffa e la lecca, con grandi colpi di lingua. Abbassa le mutande del padre, senza smettere la sega che stava facendo, e ingoia di colpo la cappella. Vedo il padre di Roberta sussultare, mentre la figlia lo sta sbocchinando, muovendo le labbra lungo il cazzo, ingoiando la cappella, leccando l’asta e le palle, tornando ad ingoiare la cappella, muovendo la lingua, aiutandosi con la mano. Il padre ha chiuso gl occhi, si lascia sbocchinare dalla figlia, le accarezza le tette, le tira i capezzoli, poi la sua mano le solleva la testa, le fa cenno di girarsi, le si accosta, e la penetra nel buco del culo, non prima di averla ben insalivata con il dito che si è fatto leccare da lei. Roberta lo accoglie, si inarca, si tende, ansima, finchè il cazzo di suo padre non le riempie il culo, non inizia a pomparla con forza, con spinte sempre maggiori, accompagnate da un lamento ritmico, continuo, quasi all’unisono. Io ho già sborrato contro la parete del capanno, non senza chiedermi come cazzo usciremo da questa situazione. I due continuano, sino a che il padre di Robi aumenta i colpi nel culo della figlia e le sborra nel culo, facendola poi voltare e infilandole il cazzo in bocca. Robi lo pulisce accuratamente, bevendosi quel che rimane della sborra, beatamente. Il padre si tira su mutande e calzoni, ed esce, senza una parola. Lei viene vicino alla finestra e mi fa “Amore, andiamo?”. Saliamo in macchina, lei si è rivestita (o meglio ha indossato il soprabito, reggitette e tanga sono nella borsetta), io lascio passare un paio di chilometri, poi sbotto “E adesso?” “E adesso che? Ci siamo messi d’accordo, io non dico nulla a mamma di dove era lui”. “Sì ma lui?” replico io. “Beh, amore, hai visto cosa ha voluto lui per stare zitto no?” replica lei. Io sto zitto per un po’, poi Roberta continua “Ah, non gli ho chiesto soldi, sai, tra parenti non è bello”…Rido, e torniamo, eccitatissimi a casa.
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