Era un venerdì pomeriggio e tornavo a casa da un incontro con il mio editore (faccio lo scrittore di professione); non vedevo l’ora di arrivare e stravaccarmi davanti alla Tv con un bicchiere di whisky in mano e qualcosa nel forno a microonde, prima di andarmene a letto. Il treno arrivò in stazione, ne scesi e mi diressi verso l’uscita. Sul piazzale notai con la coda dell’occhio una donna, appoggiata a un muro; mentre camminavo verso di lei, si volse, mi si avvicinò e mi apostrofò.”Ciao bel moro, hai qualche spicciolo, per caso?”Indossava una blusa molto scollata che rivelava l’attaccatura del seno e una corta gonna a fiori; mentre si muoveva, il grosso seno ondeggiava, rendendo ovvio che non portava reggipetto. Scendendo con lo sguardo notai che non portava neanche le calze, e che aveva dei piedi molto sporchi infilati in un paio di sandali. Sembrava sulla cinquantina e direi che aveva bisogno di una buona ripulita. Ovviamente mi aveva visto adocchiarle le tette, perché mi si avvicinò ancora di più e provocatoriamente.”Oppure possiamo andare da qualche parte e divertirci un po’, bello… direi che ne hai bisogno!”Non era proprio il mio tipo, ma improvvisamente mi assalì un’ondata di desiderio, allungai una mano e le strizzai una tetta attraverso la blusa; lei ridacchiò, ma non si scostò.”Questa strizzata ti costerà una monetina, caro, ma ne varrà la pena!”Tirò giù la spallina della blusa e mi offrì il seno nudo; lo afferrai e accarezzai il capezzolo, facendolo inturgidire; mi accorsi che la desideravo profondamente.”Sto a dieci minuti da qui, vieni a casa mia e ci divertiremo; ne varrà la pena, vedrai…” le dissi con voce roca, continuando a carezzarle il seno.”Sì, ma col guanto; non voglio beccarmi nessuna malattia, e manco rimanere incinta!”Tra me e me pensai che neanche io volevo prendere qualcosa da lei e annuii. “Allora andiamo!”Si riaggiustò la blusa per ricoprire il seno e ci incamminammo. La gente intorno ci lanciava occhiate curiose. Avevo il cazzo semirigido; mi chiesi cosa ci trovassi di tanto attraente in lei… sapevo soltanto che volevo scoparla alla morte.Arrivammo al mio appartamento, aprii la porta e la invitai a entrare. Quando chiusi la porta dietro di me, lei mi si premette contro, io feci scorrere le mani lungo il suo corpo e lei mi strizzò la patta. Le baciai la spalla nuda, poi il collo. Lei mi porse la bocca e la baciai. La appoggiai alla parete, sentendo il suo soffice corpo contro il mio. Le abbassai la blusa ammirando le grosse tette, poi la lasciai, ansimando leggermente.Ridacchiò di nuovo. “Vuoi scoparmi qui o ci mettiamo un po’ più comodi, bel cazzo?”Decisi che avevo bisogno di un goccio e le feci strada verso la cucina. “Mi va un po’ di whisky, vuoi qualcosa anche tu?””Gin, se ne hai.” Rispose, guardandosi intorno e sistemandosi la blusa in modo da lasciare coperti soltanto i capezzoli. Per la prima volta, dato che ora eravamo in piena luce, le diedi un’occhiata approfondita. Era sul metro e sessanta, non grassa, ma bene in carne. Le avevo già visto il seno bello pieno, e vidi che aveva anche belle gambe. I capelli erano neri, un po’ striati di grigio, gli occhi azzurri. Faccia, gambe, mani e gambe erano polverosi, quanto i suoi vestiti che erano sciattati come se ci avesse dormito dentro, la qual cosa era forse vera. Però il cazzo se ne fregava e si irrigidì.”Aspettami qui, torno fra un attimo,” le dissi; posai il bicchiere e mi diressi in camera. Certo non era il caso di utilizzare il mio letto, perciò presi un preservativo dal comodino e tornai in cucina. La mia idea era di scoparla rapidamente, darle i soldi e rimandarla per la sua strada.La trovai seduta su una sedia, con una gamba sul tavolo, il ginocchio alzato, mentre si tastava il piede nudo.”Mi deve essere entrato un sassolino o qualcos’altro nel sandalo, mi sono fatta male,” disse, mentre continuava a tastarsi la pianta del piede.”Ti metterò un cerotto, fammi vedere.”Mi inchinai di fronte a lei, e mi appoggiò la gamba sul ginocchio. Vidi che aveva una piccola ferita, e, quasi senza riflettere, le alzai il piede e lo baciai, sentendo il sapore acre del sudore; feci scorrere le mani sulla gamba, aveva una pelle liscia e piacevole al tatto.”Non male,” dissi, mentre lei mi guardava stranamente, e mi alzai.”Beh, carino,” sussurrò, e bevve un lungo sorso dal bicchiere.La gonna era ancora sollevata sui fianchi e la guardai; con mia stessa sorpresa, mi sentii dirle:”Sembra che i tuoi vestiti abbiano bisogno di una ripulita. Ho delle cose da mettere in lavatrice, vuoi approfittarne?”Mi guardò con gratitudine. “Ma va’… saresti troppo carino! È un sacco di tempo che non li lavo!… Anch’io, però…””Mi piaci così… sporca!” e la vidi passarsi la punta della lingua sulle labbra. Si tolse rapidamente la blusa e si sbottonò la gonna, facendola cadere a terra; poi infilò le dita nell’elastico delle mutandine di cotone bianco, se le sfilò e fece cadere a terra pure quelle.”Eccomi! Carina… e sporca!”Studiai il suo corpo nudo. I seni erano sormontati da larghe areole scure, i capezzoli, larghi quasi quanto le areole, si inturgidirono mentre la osservavo; sotto lo stomaco un po’ prominente, il triangolo del pube era folto; pensai che era bellissima.Tirai fuori dalla tasca il preservativo e inizia ad armeggiare con la chiusura lampo dei pantaloni, ma lei mi distolse la mano.”Faccio io, bellezza, forse faccio prima… e meglio!” mormorò e si mise in ginocchio. Infilò una mano nella patta, ne tirò fuori il cazzo rigido, lo baciò e lo leccò, poi ruppe la confezione del preservativo. Mi baciò ancora il cazzo e con mano esperta lo incappucciò nel guanto, prima di rialzarsi.La presi tra le braccia e la baciai affannosamente, infilandole una mano tra le gambe e scoprendo che era bagnatissima. La spinsi contro il tavolo della cucina e lei allargò le gambe in maniera invitante. La guardai negli occhi mentre mi guidava dentro di sé, poi iniziai a fotterla, iniziando lentamente. Avevo il braccio sinistro sulla sua schiena per sorreggerla, mentre con la mano destra le palpavo le pesanti tette. Inarcò la schiena e mi circondò il collo con le braccia, mentre aumentavamo il ritmo.Ci baciammo con crescente trasporto, lasciai le tette per passarle una mano sulle chiappe sode. Mentre scopavamo emetteva dei gridolini di piacere. All’improvviso non ce la feci più e sborrai con violenza, le gambe che mi tremavano per il piacere dell’orgasmo.Lei emise un piccolo gemito e si abbandonò sul tavolo, la testa che le ondeggiava da una parte e dall’altra. Infine mi abbracciò strettamente e mi diede un lungo, dolcissimo bacio. Ci separammo e lei sorrise; mi stupii vedendole lacrime negli occhi.”Tutto bene?” le chiesi. “Ti ho fatto male?”Lei scosse la testa.”No, sono lacrime di contentezza. È stata una scopata speciale, non so spiegartelo, è stato… non lo so nemmeno io!” Mi baciò di nuovo e poi sogghignò. “Non ti farò pagare, nulla, solo il soldino per la palpatina di prima!”All’improvviso si mise all’opera da brava massaia, affaccendandosi intorno al cesto della biancheria sporca e alla lavatrice, mentre la osservavo.”So di piacerti sporca, tesoro, ma forse ti piacerei di più pulita! Mi andrebbe di farmi un bagno e di lavarmi i capelli!”Versai un altro drink per ambedue, mentre lei andava in bagno, e poi glielo portai. Mi sedetti sul bordo della vasca, mentre lei si lavava. Mi resi conto che non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso. Non era una vera bellezza, quantunque avesse un corpo magnifico, ma c’era in lei qualcosa di seducente e familiare che mi attraeva e non sapevo spiegarmi.Mi guardò e sorrise. “Se continui a guardarmi così, non sarà il caso che ti spogli e ti fai guardare pure tu?”Mi svestii in un lampo e mi misi di nuovo seduto sul bordo della vasca; lei si chinò sopra di me, mi prese il cazzo in bocca e me lo succhiò gentilmente, fino a farmelo diventare di nuovo duro.”Aspetta che abbia finito di ripulirmi… ma fossi in te non conterei sul fatto che anche la prossima scopatina sarà gratis!…”Quando ebbe finito di lavarsi il corpo, iniziò ad asciugarsi; io la trassi verso di me e le baciai il seno; stavolta sapeva di sapone; le leccai i capezzoli infilandole contemporaneamente una mano tra le gambe. Ridacchiò e mi spinse via, poi uscì dalla vasca e iniziò a lavarsi i capelli, china sul lavandino. Vederla così china, nuda, le tette piene che pendevano, mi fece uscire di testa; lei si girò a guardarmi, e mi vide, con suo disappunto, schizzare fuori dal bagno; fui però di ritorno in un attimo, portando un altro preservativo, e la penetrai da dietro. Si aggrappò al bordo del lavandino mentre la scopavo con furia, allungando le mani per afferrarle le tette e martoriarle i capezzoli, mentre lo stomaco sbatteva contro le sue morbide natiche.Stavolta ci misi un po’ di più a venire e, quando sborrai, ambedue ansimavamo come dopo una corsa di qualche chilometro. Di nuovo la mia venuta sembrava non finire mai, lei si voltò, mi baciò e, mentre ci abbracciavamo, si lamentò di avere lo shampoo negli occhi.”E mo’, dov’è il cerotto che mi avevi promesso?” mi chiese.Dopo che le ebbi medicato il piede, le diedi una mia camicia da indossare e fui felice di vedere che non se l’abbottonava, ma la lasciava aperta, mostrando quelle sue fantastiche tette. Presi un paio di piatti pronti dal freezer e li misi a scongelare nel microonde, mentre aprivo una bottiglia di vino. Ci sedemmo al tavolo della cucina; alzai il bicchiere per brindare, poi le feci:”Abbiamo scopato per due volte, stiamo mangiando insieme e ancora non so come ti chiami!” Lei sorrise e mi baciò.”Rosa, e tu?” mi rispose e io le accarezzai le tette.”Giorgio. Hai delle bellissime tette, Rosa.””E tu hai un bellissimo cazzo, Giorgio.”Ogni pensiero di risbatterla in strada mi abbandonò, e mi resi conto che non volevo che se ne andasse. “Dove passi le notti?” Lei si strinse nelle spalle.”Un bastardo mi ha portato via tutto quello che avevo; ho trovato un tizio che mi permette di usare il suo sacco a pelo in cambio di una scopata ogni tanto. Però questo ‘ogni tanto’ sta diventando un po’ troppo spesso…””Ti andrebbe di rimanere qui e di dividere il mio letto stanotte, in cambio di una scopata?” Le chiesi.Lei, come tutta risposta, mi sorrise: “Riuscirei a dormire?””Forse non molto, ” ammisi, ma lei di rimando mi baciò.”Bene, allora.”In effetti scopammo una sola volta, una scopata lenta, sensuale, che sembrò durare secoli, baciandoci e carezzandoci mentre la fottevo senza alcuna fretta. Il suo corpo sembrava magico, la sensazione che mi dava la sua pelle, il modo in cui i suoi muscoli vaginali si stringevano attorno al cazzo, il modo in cui le sue labbra rispondevano ai miei baci…Mi svegliai a metà della notte per scoprire quelle splendide labbra intorno al cazzo e la mano che mi carezzava l’asta rigida e le palle; un attimo dopo le esplodevo nella bocca e lei mi si stringeva addosso.La mattina mi svegliai molto tardi, con un profumo di caffè e di croissant che veniva dalla cucina; mi alzai, entrai in cucina e scoprii Rosa che stava preparando la colazione. Mi guardò e mi sorrise, solare.”Stavo giusto venendoti a chiamare, tesoro! La colazione è pronta!”Bevvi una tazza di caffè ringraziandola e notai che portava di nuovo i suoi vestiti del giorno prima, puliti e stirati; vidi il resto del bucato già stirato anche quello, i piatti della cena lavati e tutto in un ordine che per mesi la mia cucina non aveva visto.Ci sedemmo a fare colazione e la vidi guardarmi in modo curioso. “La scorsa notte il modo in cui mi hai scopato… non lo so, era un modo … non so dirti,” disse, ridendo e balbettando. “Vabbe’, non ci fare caso, caro, sto dicendo scemenze!””No, Rosa, lo stesso vale per me. È iniziato tutto che volevo soltanto scoparti e poi ributtarti per strada, ma…” e la mia voce sparì in un sussurro. Lei mi sorrise e mi baciò.”Hai bisogno di farti la barba, caro! Ma non fa nulla, scopi comunque in una maniera fantastica! Ora va’ a farti una doccia e il resto, io sistemerò qui!”Quando riemersi dal bagno, con un asciugamano intorno alla vita, Rosa si gettò su di me, mi tolse l’asciugamani e mi fece sedere in poltrona. Si inginocchiò e iniziò a baciarmi su tutto il corpo, leccandomi i capezzoli e mordendomi la pancia con i suoi denti aguzzi, prima di prendermi il cazzo in bocca. Iniziò a succhiarlo, fece una pausa per togliersi la blusa e strofinare le tette sul pene, poi ricominciò a succhiarmelo. Stetti lì, godendomi le sensazioni, passandole le dita fra i capelli, godendo di ciò che mi faceva, finché finalmente le esplosi in bocca tutto il mio seme.Mentre il cazzo si afflosciava, continuò a baciarlo e carezzarlo, poi si alzò in piedi. “Dicono che bere la sborra faccia bene alla pelle… Se continuo così avrò la pelle di una quindicenne!”Ero tanto esaurito che potei soltanto sorridere alla battuta, mentre si rimetteva la blusa.”Ora passiamo alle cose pratiche: nel frigo non c’è nulla… se mi dai un po’ di soldi vado a fare un po’ di spesa…””Il borsello è appeso all’attaccapanni in camera,” mugugnai, incapace di muovermi. “Prendi quello che ti serve…”Rosa tornò con una mano piena di banconote, e io mi allarmai immediatamente. “Sei sicura che tornerai?”Stropicciò le banconote sovrappensiero. “Chissà… però, se per caso non dovessi tornare, direi che questi soldi me li sono meritati, non credi, tesoro?”Stetti in pensiero per tutto il tempo che rimase fuori; un’ora dopo il campanello della porta suonò e andai ad aprire. Rosa portava una sacco di buste della spesa.”Cazzo, quanto pesano! Sono morta! Vieni e scopami, mentre riprendo fiato!”La seguii in camera da letto; in corridoio si spogliò, poi si stese sul letto, le gambe spalancate, le braccia pronte ad accogliermi. Mi avvicinai al comodino per prendere un preservativo.”No, caro, non preoccuparti. Non mi attaccherai nulla e nemmeno io a te; prima di tutto, non posso rimanere incinta e poi voglio sentire la tua sborra schizzarmi dentro!”La baciai, felice che fosse tornata, eccitato dal suo corpo nudo, poi la penetrai. Appena entrato in lei, cominciò ad agitarsi furiosamente, in un attimo fu madida di sudore. Mi gettò le gambe attorno al corpo, forzandomi a penetrarla più profondamente. Ci baciammo e carezzammo come se non avessimo fatto sesso per anni; venimmo insieme, i copri che sbattevano l’uno contro l’altro mentre eruttavo in lei una quantità inverosimile di sborra.Ci volle un bel po’ prima che ci riprendessimo, ma finalmente Rosa scivolò giù dal letto. “È meglio che vada a disfare le borse della spesa, tesoro.”Aspettai un po’, poi la seguii in cucina, appena in tempo per vederla richiudere lo sportello del frigo. Mi porse una mano.”Eccoti il resto, caro. Salvo per la monetina che mi dovevi per quella strizzatina!” E mi fece l’occhiolino, mostrandomi una moneta e baciandola. “Mi è piaciuto quando mi hai toccato la tetta e mi sono eccitata fin da quella prima volta!” disse a voce bassa.”Ah, e un’altra cosa… ho cercato della vaselina in casa, ma non l’ho trovata, perciò l’ho comprata, così puoi scoparmi anche il culo. Ti va? A me mi piace un fottio…”La scopai in culo, come voleva, certo, ma anche in fica… e in bocca. Era sabato e passammo praticamente tutto il giorno a letto, mangiando, bevendo, dormendo brevemente e di nuovo scopando. Mi stupivo dell’ardore che dimostravo, ma la vista di lei e del suo corpo ogni volta mi ridava forza…Quella sera Rosa cucinò indossando la mia camicia (sbottonata!) e ridendo e tentando di cacciarmi mentre io cercavo di baciarla e accarezzarla; quando fu tutto pronto accesi un paio di candele e versai il vino, e ci sedemmo per mangiare. Aveva le gote rosse per il caldo della cucina e per tutta l’eccitazione che provava, gli occhi le luccicavano alla luce delle candele; la vedevo bellissima ed eccitantissima, anche grazie alla vista delle tette e dei capezzoli che occhieggiavano dalla mia camicia sbottonata.D’improvviso mi incuriosii. “Raccontami di te, Rosa.” Le dissi; lei si strinse nelle spalle.”Non è che ci sia molto da dire, tesoro. Sono stata sposata un paio di volte, ho avuto qualche amante e non so più quante centinaia di scopate casuali. Mi è sempre piaciuto fare l’amore, fin da quando ero ragazza, e da allora mi sembra di non poter essere fedele a nessuno. Mi hanno chiamato spesso troia, puttana e mignotta, e forse è quello che sono. L’ultimo tizio che ci ho convissuto era violento e manesco, la cosa tutto sommato non mi dispiaceva, ma poi s’è stancato di me, m’ha dato un calcio in culo e m’ha cacciato via. ‘Sta cosa è successa un paio di mesi fa; in tutto ‘sto periodo ho fatto l’elemosina e sono stata per la strada, finché, come ti ho detto, un tizio col quale dormivo mi ha derubata di tutto, lasciandomi col culo per terra, con solo i vestiti che mi vedi addosso. Poi ho incontrato te, caro. Ora ho dormito in un vero letto, mi sono fatta la doccia, ho mangiato bene… un paradiso!”Dopo cena ci sedemmo sul divano e iniziai a baciarle le splendide tette. Mi è sempre piaciuto il seno femminile, ricordo come fossi affascinato, quando ero ragazzo, da quello di mia madre. Quello di Rosa era magnifico, grosso ma sodo, con appena qualche traccia di vena bluastra, e quelle splendide areole dalle quali i capezzoli color rubino si ergevano orgogliosi ogni volta che era eccitata… il che avveniva quasi sempre. Ci feci passare attorno la lingua, sentendo la ruvidità delle areole, poi li succhiai e mordicchiai, carezzandole nel frattempo la parte inferiore del seno, finché non ne poté più e mi supplicò di scoparla.Scopammo di nuovo quando fummo a letto. Quella notte mi svegliai di nuovo, stavolta Rosa me lo aveva fatto drizzare, poi era salita sopra di me, si era impalata e mi scopava lei, mentre io le carezzavo le splendide tette.La domenica si trasformò in un’orgia di sesso, sembravo non averne mai abbastanza del suo corpo, la scopai in tutte le posizioni possibili. Quel pomeriggio eravamo seduti sul divano, nudi, lei giocava con il cazzo, e io, come al solito, giocavo con le sue tette, stropicciandole i capezzoli; a un certo punto emise un singhiozzo di piacere.”Fallo ancora caro,” sussurrò e io strinsi più forte.”Hai detto che quel tizio era un po’ violento con te e che ti piaceva, era questo che ti faceva?””Sì, e molto di più… ogni tanto mi piace che un uomo sia violento…””Davvero?” le chiesi e lei voltò il viso per guardarmi. Prima che potesse rispondermi, la schiaffeggiai e lei sorrise. Le diedi un altro schiaffo e lei erse il busto per offrirmi il seno; glielo schiaffeggiai, prima una tetta, poi l’altra. Poi me la misi sdraiata sulle mie gambe e iniziai a sculacciarla, finché la pelle del culo fu rossa.Ansimava e si agitava sulle mie ginocchia, io feci una pausa, carezzandola. “Ne hai abbastanza?” le sussurrai, ma lei scosse la testa e mi guardò, mordendosi il labbro inferiore; ricominciai a sculacciarla.Alla fine non ce la fece più. “Basta, tesoro. Non ce la faccio più, scopami sul tappeto!”La sdraiai sul pavimento e montai sopra di lei; iniziò subito ad agitarsi, strofinando la schiena dolorante sul tappeto, lamentandosi per il dolore mentre la scopavo. Il suo orgasmo fu improvviso, si aggrappò a me e mi baciò finché sborrai dentro di lei, poi si abbandonò, ancora tremante. Aprì gli occhi e mi sorrise debolmente.”La prossima volta usa la cinta dei pantaloni… e non essere così gentile!”Andammo in camera e lei si gettò immediatamente sul letto, a faccia sotto; mi sdraiai accanto a lei e ci addormentammo per qualche minuto; quando si svegliò, tentò di girarsi, ma si lamentò per il dolore. Le spalmai della crema lenitiva sulla schiena e sul culo, carezzandola finché fummo di nuovo ambedue eccitati. Lei andò in bagno e tornò con il tubo della vaselina.”Dato che per un po’ non potrò sdraiarmi sulla schiena, caro, ti scoperò con le tette!”Si spalmò la vaselina sul petto, si inginocchiò e mi serrò il cazzo nella splendida valle tra le tette, strofinandole una contro l’altra e su e giù per l’asta, finché esplosi, schizzandole la sborra sul viso, sul collo; me lo succhiò fino all’ultima goccia mentre mi afflosciavo tra le sue labbra.Dopo qualche minuto per riprendermi, fu la sua volta di montarmi sopra, e scopammo a smorzacandela, Poi la presi in piedi, sostenendola con le braccia mentre lei avvolgeva le gambe intorno al mio corpo.Il giorno dopo era lunedì, avevo un altro incontro con il mio editore e Rosa mi disse tristemente: “È meglio che vada per la mia strada, tesoro. Ti ringrazio per tutto, sono stati due giorni fantastici!”La presi tra le braccia e la baciai. “Non te ne devi andare, Rosa. Perché non resti per qualche giorno?”Il suo viso si aprì al sorriso: “E qualche altra scopata? Per me va bene, se va bene per te…”Sul treno che mi portava a destinazione cominciai a pensare quanto ero stato stupido. Era una puttana, una troia, probabilmente conosceva tutti i criminali dei dintorni e magari se li scopava pure… Bastava che chiamasse qualcuno e mi avrebbero ripulito casa in pochi minuti, rubandomi tutto ciò che possedevo, anche il computer che conteneva i miei lavori…L’incontro con l’editore durò più di quanto avessi preventivato e fu seguito da un pranzo esageratamente lungo, e poi da altre chiacchiere quando tornammo in ufficio, sicché quando finimmo era praticamente sera. Feci praticamente di corsa la strada dalla stazione a casa, timoroso di ciò che avrei potuto scoprire, pensando che avrei potuto chiamare la polizia nel pomeriggio, per evitare di essere derubato…Quando aprii la porta di casa, vidi la luce accesa e avvertii il profumo di un prodotto per i mobili. Lo specchio nell’ingresso brillava, tutto intorno a me luccicava di pulito; apparve Rosa, che indossava una mia camicia sbottonata, il viso illuminato da un sorriso di benvenuto.”Pensavo che non saresti più arrivato, tesoro! Cominciavo a preoccuparmi. Vuoi qualcosa da bere?”Invece di risponderle, la presi tra le braccia, facendo scivolare le mani sotto la ‘mia’ camicia per sentire la sua pelle serica sotto le dita; la baciai tanto freneticamente da strapparle quasi le labbra, poi la presi in braccio e la portai in camera. Mi spogliai in un attimo e la penetrai furiosamente. Lei rispose immediatamente, strappandosi di dosso la camicia mentre entravo in lei, agitando i fianchi per farmi penetrare più profondamente. Venni quasi subito, tremando, mentre mi accarezzava i capelli e mi sussurrava paroline dolci. Alla fine ci rilassammo, tentando di riprendere il ritmo del respiro.”Dio mio, tesoro! Stai bene? Dopo tutte le scopate di questi giorni pensavo che ne avresti avuto abbastanza di me! Allora, vuoi da bere?””È solo che sono felice di vederti, Rosa,” dissi, sentendomi colpevole per i miei sospetti, ma c’era di più… ero davvero felice di vederla.Rise. “Per fortuna ho comprato delle bistecche! Ti aiuteranno a recuperare le forze!”Di nuovo cucinò una cena perfetta e ammirai la sua bravura nell’aver ripulito tutta la casa. Quella sera scopammo altre due volte, e quando andammo a letto la inculai, riempiendole il culo di sborra, mentre con una mano le martoriavo una tetta e con l’altra le carezzavo la fica grondante di umori.Il giorno dopo facemmo qualche modifica nella sistemazione di casa: la seconda camera da letto divenne il mio studio. Lavorai tutta la mattina, felice di scoprire che lavoravo meglio di quanto avessi mai fatto, mentre Rosa uscì per comprare qualcosa. Pranzammo con due panini. Rosa indossava di nuovo la sua blusa e la gonna a fiori, il che mi fece pensare al fatto che erano le uniche cose che possedesse.”Rosa, usciamo e compriamo nuovi vestiti, non puoi continuare a portare questa roba e le mie camicie!” Lei mi sorrise, incredula.”Davvero caro? Vuoi comprarmi delle cose?”Andammo in un grande magazzino vicino casa; Rosa cominciò a scegliere delle cose e per ognuna mi chiedeva se mi piaceva; di solito odiavo andare in giro a fare spese, ma quella fu un’esperienza piacevole. Per ogni cosa che si provava, le luccicavano gli occhi e mi chiedeva se le stava bene; aveva scelto un paio di camicie, dei top, delle giacchette e alcune gonne; io le dissi di prendere anche almeno un vestito, perché volevo portarla a cena in un locale elegante, e gli occhi le si riempirono di lacrime.Ogni cosa che sceglieva era attillata o trasparente, e io le manifestavo il mio assenso con un sorriso complice. A un certo punto uscì dal camerino con un vestito blu che si intonava al colore dei suoi occhi e le dissi che era magnifico.”Peccato che qui dentro non c’è spazio, caro. Avresti potuto entrare anche tu, per aiutarmi… Sai che mi piace quando mi spogli…” mi disse sorridendo e facendomi l’occhiolino; la commessa che l’aiutava arrossì come una collegiale, sentendo queste frasi.Un’altra volta uscì dal camerino indossando soltanto le mutandine, per prendere una cosa che aveva dimenticato fuori. La vista delle sue tette nude mi fece rizzare il cazzo, e avrei voluto entrare anch’io nel camerino per scoparla seduta stante.Poi passò a scegliere le scarpe, tutte col tacco alto, e mi chiese se la preferivo con le calze o con i collant.”Nessuno dei due, mi piaci a gambe nude, lo sai!””Bene! Allora siano gambe nude; così?!?!” e si alzò la gonna per mostrarmi le cosce nude.Poi, dopo aver scelto alcuni slip, mi guardò e mi chiese: “Posso prendere dei reggiseni, tesoro? Ti prometto che non li porterò spesso… Di quelli a balconcino, sai? Giusto per tirare un po’ su le tette…”Mi arresi… cosa avrei dovuto fare? Infine passò al trucco. Rabbrividii quando scoprii quanto mi era costato il tutto, ma l’espressione sul volto di Rosa mi fece passare tutto; d’altronde aveva appena firmato un contratto per un nuovo libro e avevo ricevuto un sostanzioso anticipo, sicché dopotutto non era stata una vera e propria bancarotta…Poi Rosa mi si avvicinò strofinando una tetta sul mio braccio. “Abbiamo speso tutto, tesoro! Non abbiamo più nulla e dobbiamo comprare altre cose…”Sicché passammo al Bancomat e ritirai altri soldi… tanti…Arrivati a casa, stracolmi di pacchi e pacchetti, misi il denaro avanzato in un vaso in cucina e dissi a Rosa di prenderli da lì, quando le fossero serviti; lei annuì, poi scomparve in camera da letto, per ricomparirne poco dopo, indossando soltanto un reggiseno e uno slip.”Amore, devi scoparmi la prima volta che indosso ognuna di queste cose nuove, così ogni volta che le indosserò penserò al tuo cazzo dentro di me!”Fui ben contento di soddisfare il suo desiderio, e quella notte provammo un vestito, una camicia e una gonna…Il giorno dopo avevo in programma un’intervista sul libro che stavo scrivendo e non tornai a casa fino al tardo pomeriggio. Quando vidi Rosa, trattenni il respiro: indossava un vestito elegantissimo, tacchi a spillo e il grigio era scomparso dai suoi capelli; evidentemente era stata dal parrucchiere, che le aveva dato dei riflessi bluastri. Per la prima volta la vedevo truccata, sembrava di almeno dieci anni più giovane e ne ero sempre più eccitato. Era favolosa, non c’erano altre parole per descriverla, e glielo dissi.Arrossì dal piacere, mi si buttò tra le braccia e mi baciò. La rimirai, il vestito aveva una scollatura molto pronunciata e notai che indossava il reggiseno che le alzava le tette; poi vidi una collanina che le cingeva il collo e che terminava nella valle tra i seni. Ero stupito, perché non gliel’avevo mai vista, così la tirai fuori e vidi che come ciondolo aveva una monetina.”Ti piace, tesoro? È la monetina che ti ho preso come compenso per la prima palpatina. Il ragazzo della gioielleria me l’ha preparata mentre aspettavo, poi gli ho fatto provare la lunghezza, se era giusta per cadere esattamente tra le tette, mi sa che gli avrei dovuto scucire una monetina anche a lui, che dici?!?!?”La spogliai nuda, eccetto la catenina, dato che aveva detto che non se la sarebbe mai tolta, la strofinai sul capezzolo fino a farlo inturgidire, e poi la scopai.Mi disse che aveva passato un sacco di tempo dal parrucchiere, per farsi i capelli e anche la manicure, che si era fatta anche dipingere le unghie dei piedi, e io le succhiai le dita dei piedi, e poi la scopai di nuovo.I giorni successivi furono splendidi, e mi resi conto di non essere mai stato tanto felice. Spesso, mentre ero immerso nel lavoro, Rosa mi portava una tazza di caffè, si inginocchiava tra le mie gambe e mi prendeva il cazzo in bocca per farmi rilassare un po’, diceva lei.Qualche volta la portai a un pub vicino casa, e, se il tempo era bello, tornavamo a casa passeggiando attraverso il parco. Una volta che era piovuto durante il giorno, lei si tolse le scarpe e passeggiò a piedi nudi sull’erba, dicendo che era un peccato che c’era gente intorno, perché le sarebbe piaciuto che l’avessi spogliata lì e avessimo fatto l’amore sul prato. Quella volta portava la sua blusa e la sua gonna, perché ogni tanto, diceva, le piaceva rimettersele per ricordarmi del primo giorno che ci eravamo conosciuti; quella sera aveva anche un paio di slip color pesca, lo sapevo perché era l’unica cosa che avesse avuto indosso per tutta la mattinata. Naturalmente, non portava reggiseno… Arrivammo a un piccolo sentiero che si inoltrava tra gli alberi; Rosa ci si infilò, vide che nessuno poteva vederla, si inchinò, raccolse un po’ di fango e se lo strofinò sulle gambe e sullo stomaco, poi dentro la blusa sulle tette.”Mi hai detto tante volte che ti piaccio sporca, tesoro, e allora corriamo a casa e scopami così!”Una sera eravamo seduti sul divano, lei portava gonna e camicia, le passai una mano sulla gamba nuda e arrivai alle mutandine.”È strano, Rosa, oggi sul treno c’era una donna seduta di fronte a me, aveva le gambe incrociate e vedevo un sacco di pelle nuda; non potevo fare a meno di guardarla, ma l’unica cosa a cui riuscivo a pensare eri tu!”Mi guardò divertita e poi mi baciò.”So cosa vuoi dire, tesoro; quando esco, i ragazzi mi guardano come sempre, ma non mi interessano più. Forse perché tu mi scopi alla morte e sono troppo stanca… Sali con quella mano… più su… sì… oh, che bello!”Una settimana più tardi avvenne qualcosa di imprevisto. Ero stato fuori tutto il giorno; quando tornai Rosa era seduta sul pavimento, con addosso una mia camicia, stringendosi le ginocchia e piangendo da far strizzare il cuore. Quando entrai si alzò di scatto e si gettò tra le mie braccia, singhiozzando. Aveva il viso rigato di lacrime, tremava, ma quando le chiesi cosa c’era che non andava, non rispose e mi chiese soltanto di fare l’amore.La spogliai e penetrai in lei, dapprima mi guardò soltanto, immobile, tremando, poi iniziò a comportarsi come un animale selvaggio. Piangeva, si strofinava a me, mi abbracciava, mi infilava le unghie nella carne e poi, dopo la mia sborrata, mi chiese di rimanere dentro di lei.Più tardi, quella sera, misi nel microonde una pizza surgelata, Rosa non mi perse di vista un attimo, ci sedemmo uno accanto all’altra al tavolo della cucina. Indossava di nuovo una mia camicia, stavolta però stretta attorno al corpo; si passò un mio braccio sulle spalle mentre mangiavamo. Lei piluccò soltanto la pizza, talvolta singhiozzando, talaltra voltandosi verso di me e appoggiandomi il viso sulla spalla, chiedendomi di baciarla. Andammo a letto e scopammo di nuovo, tutta la notte stemmo abbracciati, come se avesse paura che io le sfuggissi.Rimase strana per tre o quattro giorni, prima che le cose tornassero più o meno normali, sebbene non mi avesse mai detto qual era il problema; talvolta mi accorgevo di una tristezza nascosta, anche se apparentemente dimostrava soltanto felicità.Una sera mi sorprese, chiedendomi di raccontarle di mia madre.Mi strinsi nelle spalle. “Non ricordo molto di lei. È scappata con un altro uomo quando ero ragazzino.””Hai mai immaginato di fare l’amore con lei?”La domanda era imbarazzante, ma annuii. “Sì, spesso. Stava sempre in giro seminuda, mio padre le ripeteva sempre di coprirsi di fronte al ragazzo.. mi masturbavo spessissimo pensando a lei. Mi ricordo una volta che entrai nella loro stanza, lei era lì, con addosso soltanto le mutandine, le gettai le braccia al collo e seppellii il viso nel suo seno…””La amavi?””Finché non se ne andò, poi l’ho odiata per avermi lasciato….””Poi cos’è successo?””Mio padre prese una governante, la signora Brunelli, aveva una sessantina d’anni, brutta come la fame. Vestiva sempre di nero, i capelli grigi legati in una crocchia; dopo qualche giorno, una notte, la sentii entrare in camera di mio padre. Poi, un giorno, mi baciò e mi mise una mano sulla patta, e mi insegnò a scopare. Di solito mi immaginavo che fosse mia madre che mi fottevo; lei diceva che mia madre era una strega, ma io non credo, non la maledico per aver lasciato mio padre, non sono mai stato bene con lui, e la signora Brunelli mi diceva che a letto non era granché… ma non posso perdonarla per non avermi portato via con sé…”Mi tirò fuori il cazzo e me lo baciò. “Forse pensava che saresti stato meglio con tuo padre, caro.””No, è solo che non mi voleva, l’ho odiata e la odio tuttora!”Stetti a rimuginare, finché Rosa iniziò a farmi un bocchino e, quando andammo a letto, fu sorprendentemente tenera e dolce, fino al mattino dopo, quando la scopai furiosamente e lei rispose con uguale violenza.Facevamo sesso due, tre, fino a cinque volte al giorno… i giorni diventavano settimane e le settimane mesi… io ero sempre più felice e il sesso era sempre meglio. Poi il mio libro venne pubblicato in America, le critiche furono positive e portai Rosa fuori a cena per festeggiare.Passammo una splendida serata; tornando a casa in tassì le misi una mano sotto la gonna e le sfilai gli slip, infilandomeli in tasca; lei mi infilò una mano nella patta e ci masturbammo a vicenda per tutta la strada. Arrivati davanti a casa, mentre pagavo il tassista, questi mi fece l’occhiolino indicando con un cenno del capo Rosa: lei saliva i gradini con una mano dietro la schiena per slacciarsi il vestito; arrivata in cima alla scala, se lo sfilò rimanendo con la schiena nuda mentre entrava in casa.Quando entrai anch’io, era sdraiata sul letto, aveva addosso soltanto le scarpe e la catenina, non se la toglieva mai, neanche per fare la doccia; mi spogliai in un baleno e poi iniziammo a fare l’amore…Fu una scopata fantastica, anche Rosa se ne rendeva conto; eruttai in lei come un vulcano, mentre ci baciavamo follemente, finché mi fermai e Rosa mi sorrise, gli occhi umidi come se avesse pianto.”Rosa, io… è stato meraviglioso, come sempre… ma è stato qualcosa di più che una semplice scopata… Ciò che cerco di dire è che non sono mai stato così felice e voglio…”Mi fermò mettendomi un dito sulle labbra.”Non dire di più, caro. È ora che io me ne vada. È stato bellissimo, ma davvero me ne devo andare. Stanotte dormirò sul divano e domattina me ne andrò…”Iniziò a piangere; tentai di baciarla, ma lei mi respinse e si sedette, mentre io guardavo il suo bellissimo corpo nudo. Tirò su col naso e poi continuò, senza guardarmi.”Fin dall’inizio sentivo che c’era qualcosa di meraviglioso tra di noi, a dispetto della differenza di età; sembrava che avessi trovato qualcosa che stavo cercando da una vita.” La voce era diversa, e anche il suo accento e il modo di parlare, non più popolareschi come prima.”Non mi chiamo Rosa, questo è soltanto il modo come mi chiamava mio padre dopo avermi sculacciato, puoi indovinare perché. Non sapevo nulla di te, poi un giorno ho visto della tua corrispondenza in giro e ho scoperto come ti chiami, Giorgio Bartoli. Tentai di convincermi che era soltanto una coincidenza, ma dovevo sapere la verità. Ho frugato nella tua scrivania, ho scoperto il passaporto e allora la verità fu di fronte ai miei occhi: la data e il luogo di nascita, tutto! È stato quella volta che sei tornato e mi hai vista piangere. È meglio che te lo dica, prima che tu lo scopra casualmente: io sono quella madre che tu odi tanto, tesoro, quella che è scappata e ti ha abbandonato…”Mi rotolai sul letto fino a stare disteso sulla schiena a guardare il soffitto, cercando di capacitarmi di quello che mi stava dicendo; era come se il mondo mi fosse piombato addosso e il cazzo mi si era ridotto alle dimensioni di un vermiciattolo.”È stato un dolore lasciarti, ma sentivo che dovevo farlo, e sono certa di aver avuto ragione. Ti ho raccontato della mia vita, non avrei potuto portarti con me e farti vivere una vita d’inferno. Ma non ho mai cessato di amarti e se tu avessi cercato di fare l’amore con me te lo avrei permesso…”Fece un respiro profondo. “Ecco, te l’ho detto. Partirò stanotte… Ho già dormito all’addiaccio, non sarà una novità. Ritroverò quel tizio che mi faceva dormire nel suo sacco a pelo in cambio di qualche scopata; tornerò per riprendere le cose che mi hai comprato, se ti va ancora di darmele… ma questa la vorrei tenere,” disse, mostrandomi la catenina. “Questa… questa cosa vuol dire assai per me…”Iniziò a scendere dal letto, ma l’afferrai per il polso e l’attirai a me. Lei mi finì sopra, le tette spiaccicate sul mio petto e mi guardò apprensivamente.”Stupida puttana!” dissi. “Mi hai lasciato una volta, pensi che ti lascerei andar via di nuovo?”La baciai con violenza e quando ci staccammo i suoi occhi erano di nuovo pieni di lacrime.”Ora fammelo diventare ancora duro… sai che ho sempre voluto scopare con mia madre!”
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