Marcello era davvero su di giri: era l’attesa mattina del 14 Febbraio, le lezioni stavano finendo e lui era riuscito ad ottenere un appuntamento con Eleonora, la sua compagna di banco, alla quale faceva il filo fin dal primo anno di Liceo. Per ben tre anni le aveva fatto una corte serratissima, ma non c’era mai stato nulla da fare. Lei non lo guardava neanche di striscio. Non che Marcello fosse un brutto ragazzo, solo che era un po’ anonimo, poco curato nell’aspetto e molto studioso, cosa che ad un tipo di ragazza come Eleonora, troppo appariscente nel vestire e nel trucco, più propensa al divertimento in discoteca che allo studio, forse non sembrava il ragazzo ideale. Lui le aveva chiesto un appuntamento un paio di giorni prima, aveva deciso che avrebbe fatto un ultimo tentativo. Non poteva continuare così: i suoi amici lo prendevano in giro perché era ancora vergine e lui non voleva perdere altri anni della sua vita dietro ad un sogno irraggiungibile. “Vedrete che questa sarà la volta decisiva.” disse loro “Se accetta sarà la volta che me la porterò a letto… Altrimenti proverò con Camilla!” Marcello deglutì pesantemente, Camilla era la racchia della classe… E molto probabilmente lei avrebbe accettato più che volentieri. Si era già preparato a dover perdere la sua verginità con una ragazzotta secca secca che al sabato sera ci metteva più tempo a tagliarsi i baffi che a truccarsi, ma a quel punto era la sua unica speranza di non passare l’ennesimo S. Valentino da solo. Invece Eleonora accettò! Lui all’inizio rimase senza parole e pensò ad uno stupido scherzo organizzato dai suoi amici, ma, rassicurato dalla ragazza, sfruttò i due giorni che lo separavano da quella data per preparare la giusta atmosfera per una serata romantica, ovviamente con intenti anche sessuali. Tutto sembrava procedere per il meglio: i suoi genitori sarebbero partiti per un paio di giorni, per stare un po’ da soli lontani dai figli, mentre la sorella avrebbe passato la notte a casa del suo ragazzo. Invidiava sua sorella, perché lei era più piccola di un paio d’anni rispetto a lui e aveva già avuto la sua prima esperienza sessuale. Ma quella sera anche lui si sarebbe dato da fare. Il piano era semplice: sarebbe tornato a casa come se nulla fosse e avrebbe atteso l’uscita dei parenti, dopodiché avrebbe preparato l’atmosfera idonea per far crollare Eleonora tra le sue braccia. Ma l’unica cosa che crollò quel pomeriggio fu il suo sogno. Marcello capì che qualcosa non avrebbe funzionato non appena, varcando la soglia di casa, sentì la madre parlare al telefono, molto probabilmente con il marito. “Allora non ce la fai a tornare in tempo? Non possono dare questo lavoro ad un altro tuo collega?… Capisco!… Beh, è chiaro che ci rimanga un po’ male… Però non preoccuparti, dai, andremo via domani… D’accordo! Un bacione, amore! Ah, pensi di tornare per cena?… Notte fonda come minimo, eh?… Va bene, ci vediamo domani mattina… Ciao…ciao…” Il ragazzo si fermò a guardare la madre con aria interrogativa, mentre lei, asciugandosi un paio di lacrime, posò nervosamente il ricevitore. Marcello sapeva benissimo cosa passava per la testa della madre: lei aveva il tremendo sospetto che il marito se la facesse con la nuova segretaria e quei due giorni da soli le sarebbero serviti anche per chiarirsi con lui. “Non ti preoccupare, mamma… Vedrai che è solo per lavoro.” Sapeva che era così, perché aveva parlato con il padre e aveva visto la segretaria, che per altro, casualmente, era la madre della sua compagna di scuola, Camilla. Quelle due si assomigliavano come gocce d’acqua, perciò Marcello pensava che se proprio suo padre dovesse tradire la moglie, non sarebbe stato di sicuro con la sua segretaria! Posò la cartella vicino all’ingresso e salì sconsolato le scale, pensando a come risolvere la situazione. Forse la zia l’avrebbe invitata per non farle passare questo S. Valentino tutta sola, visto che molto probabilmente i figli sarebbero usciti. Sorrise tra sé e sé e si stupì delle sue capacità precognitive, quando sentì la madre comporre il numero, parlare un po’ con la sorella, di quello che era successo, e poi finire la chiamata con un: “…Allora a più tardi.” Ritenne che fosse un buon segno del destino, finché non passò di fronte alla stanza di Emanuela, sua sorella, e trovò la ragazza in lacrime. Marcello sbuffò ed entrò nella stanza, per capire che cosa avesse. In quel momento entrò anche la madre per dire che avrebbe passato la serata a casa della zia. “Cosa ti succede tesoro?” Chiese preoccupata alla figlia. “Quello stronzo di Massimo!… Mi ha mollata per la mia migliore amica!” E scoppiò in un pianto a dirotto. La madre l’abbracciò dolcemente, accarezzandole la testa. “Povera piccola mia… Non posso lasciarti tutta sola in un momento così triste. Telefonerò alla zia e le dirò di venire lei qui da noi, così passeremo una serata tra sole donne e cercheremo di tirarti un po’ su… Che ne dici?” “Io non penso sia una buona idea, mamma!” Esplose Marcello. Le due donne si voltarono verso di lui e lo scrutarono sorprese. Lui arrossì, ma poi, preso nuovo coraggio, continuò. “Voglio dire… Questa casa è piena di brutti ricordi per lei! Guarda quante foto di Massimo ci sono in questa stanza! E tutte le volte che avete visto un film abbracciati insieme sul divano?” La sorella singhiozzò. “Io penso che dovreste uscire… Andate in un bel ristorante e poi in qualche locale… Fate pazzie! Ma stare in casa è triste!” La madre lo guardò fisso negli occhi e sorrise. “Per caso ti roviniamo qualcosa stando qui?” Gli pizzicò le guance ridendo. La mamma è sempre la mamma, è difficile nasconderle certe cose, senza considerare, poi, che il rossore imbarazzato del ragazzo le fece capire di aver subito centrato il bersaglio. “Ok, non ti preoccupare, toglieremo il disturbo!” Era stato scoperto, ma a quel punto non gli importava più: sarebbe stato solo a casa. Attese l’uscita delle due donne e si lanciò sotto la doccia, aveva solo tre ore prima dell’arrivo di Eleonora. Si eccitò parecchio al pensiero di quella sera ed ebbe una violenta erezione, ma preferì non masturbarsi, tenendo tutto in serbo per il gran finale di serata. Appena uscì dalla doccia sentì squillare il telefono. Indossò velocemente il primo accappatoio che gli capitò e corse a rispondere. Era Eleonora che lo avvisò di un impegno all’ultimo momento. Si scusò e gli promise che la sera successiva sarebbero andati al cinema insieme. Poi salutò in tutta fretta e riattaccò. Marcello rimase di sasso a quella notizia, il cuore gli cadde alle caviglie. Pensò subito ai suoi amici e alla promessa che aveva fatto. Pensò a Camilla, rabbrividì. “Al diavolo! Mi prenderanno per un coglione, ma io quella non la chiamo di certo!… Anche perché poi mi prenderebbero per il culo il doppio!” Si mise il paio di pantaloncini corti che usava per andare a dormire, senza gli slip, e una maglietta a maniche corte, poi scese in salotto, collegò la Playstation e si mise a giocare a Fifa 2000. Fece una piccola pausa per prepararsi un paio di toast e poi tornò a giocare. Ma la sua mente era tutta concentrata al pacco tiratole da Eleonora. Era arrabbiato, ma gli stava anche montando una strana eccitazione. Era tutta quella che aveva accumulato sotto la doccia e che non aveva sfogato. Si recò in camera sua, frugò sul fondo di un cassetto e ne tirò fuori un film porno, tornò di sotto e accese il videoregistratore. Le immagini di una non più molto giovane nobile signora, che si ripassava uno ad uno tutti gli uomini della sua servitù, glielo fecero tornare di marmo. Cominciò ad accarezzarsi lentamente da sopra la stoffa dei pantaloncini, mentre sullo schermo la donna, posseduta da dietro dal giovanissimo stalliere, si lanciava in un ardito pompino al suo stallone nero, un meraviglioso cavallo di razza. Marcello infilò le mani sotto l’elastico e s’impugnò la rovente mazza, iniziando lentamente a masturbarsi. All’improvviso sentì la chiave nella toppa della serratura e fece appena in tempo a riprendersi. Rimise il canale della Playstation, si coprì le gambe con un cuscino della poltrona e riprese la partita. Dopo pochi secondi entrarono la madre e la sorella. “Ma… E la tua “seratina particolare”?” Chiese Emanuela. “Siamo tornate perché la zia è stata male… Volevamo stare con lei, ma ci ha detto che potevamo andare a divertirci anche senza di lei. Poi abbiamo beccato un ristorante talmente scadente che abbiamo deciso di tornare a casa!” “Io le ho detto che avremmo potuto disturbare.” Continuò la madre. “Ma lei mi ha detto di non preoccuparmi, che saresti sicuramente uscito!” Lo vide in pieno relax davanti alla playstation. “Qualcosa non è andata?” “Un’impegno improvviso, ci vediamo domani…” Era imbarazzatissimo, aveva paura che gli chiedessero di alzarsi, mentre il suo pene era ancora rigido. “Ho un’idea!” Disse la sorella. “Perché non giochiamo tutti con la Play? Ci facciamo un bel torneo, che ne dite? Mamma, a te è sempre piaciuto Fifa 2000, sei la più forte fra tutti noi…” L’idea fu accettata. I tre si misero davanti alla televisione: Marcello non si mosse dalla sua poltrona e non si tolse il cuscino, la madre si mise sull’altra poltrona e diede il suo cuscino alla figlia, che si sedette per terra, tra i due. Iniziò per prima la sfida tra i fratelli, mentre la madre si posizionò più comoda per godersi la partita. Per la serata si era messa una camicetta molto scollata e la posizione in cui si era messa permetteva al figlio di vederle i grossi seni, stretti in un reggiseno di pizzo nero. Questa era un’altra grossa botta per la sua eccitazione e in pochi secondi, la sua distrazione gli fece prendere il primo gol. Ma non era quello che lo faceva soffrire: gli faceva male il pene, che pulsava nei pantaloncini, sotto il cuscino. Non ne poteva più, sentiva il bisogno di stringerselo con violenza e di masturbarsi selvaggiamente fino a venire, immaginò chiudendo gli occhi, sulla nuca della sorella, seduta a terra davanti a lui. Riaprì gli occhi sul secondo gol di Emanuela. “E due!” Disse lei trionfante. “Non è proprio la tua serata, eh?” Squillò il telefono e Marcello rabbrividì, sperando che non fosse per lui. Non si mosse nessuno per qualche secondo, poi la madre si alzò per andare a rispondere e, nel suo movimento rapido, le si scoprirono un poco le cosce abbondanti ma ben tornite. Il figlio ebbe un’altra scarica adrenalinica. Ma l’attimo peggiore che passò fu quando la madre lo chiamò, perché era per lui, una ragazza. Prima di alzarsi, si sistemò la t-shirt e comunque si portò dietro il cuscino. La sorella mise la pausa al gioco e lo fissò un po’ stranita. La madre tornò a sedersi e le due si guardarono con aria interrogativa. Poi notò che il videoregistratore era in riproduzione e, con una certa dose di curiosità, mise il canale corrispondente. Le due donne rimasero letteralmente a bocca aperta: la scena si svolgeva in un salone della villa ed era una specie di orgia. La nobildonna era inginocchiata sul pavimento e, sotto di sé, aveva lo stalliere, con le due mani stava masturbando altrettanti uomini “v! estiti” anche loro da nobili, mentre faceva un pompino ad una quarta persona che, a prima vista, sembrava essere il maggiordomo. Un quinto uomo si pose alle sue spalle per penetrarla da dietro. Alle loro spalle, sul divano, tre o quattro cameriere si occupavano di altre sei o sette persone. Emanuela fermò il videoregistratore e si mise a ridere, mentre la madre non aveva parole! “Certo che tuo figlio è proprio un gran porcellone, eh? Ecco perché si è portato dietro il cuscino!” La donna continuava a non proferire parola, finché non si riprese, un po’ indignata. “E voleva mandarci via di casa per questo… Questo… Ah, non so nemmeno come definirlo! Ma ci penso io a sistemarlo per bene!” “Perché non ci divertiamo un po’, invece?” La madre la scrutò incredula. “Che ci sarebbe di male, in fondo, a stuzzicarlo?” Ricambia l’occhiata della madre e nota la scollatura della sua camicetta. “Mi sa che i due gol che gli ho fatto erano perché si è distratto a causa del tuo abbigliamento. Potremmo allora prenderlo come esempio per i maschi che ci hanno abbandonate a casa in un giorno come questo e divertirci alle sue spalle!” “Non ti capisco, cosa intendi dire?” Emanuela si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò qualcosa, ridendo. La madre arrossì e si scostò. “Ma tu stai delirando! Io non posso fare una cosa del genere… E’ mio figlio!” “Eddai, non devi fare nulla di specifico! E’ solo uno scherzo, per stuzzicarlo un po’! Voglio vedere la sua reazione.” Marcello riattaccò il telefono, la figlia scrutò la madre ansiosa. “Allora?” Dopo qualche secondo di silenzio, che alla ragazza sembrò eterno, le venne data una risposta positiva, un tacito assenso con il capo. “Cosa state confabulando, voi due?” Chiese il ragazzo, tornando a sedersi sulla poltrona. “Nulla!” Disse la sorella. “Chi era al telefono?” Era curiosa. “Era la ragazza che doveva venire qui stasera… Mi ha detto che purtroppo, per altri problemi di contingenza è saltato anche l’appuntamento di domani! Voi che state combinando, piuttosto? Vi vedo strane…” “Stavo solo pensando che mamma è troppo forte per noi a questo gioco, così volevo rendere più interessante il gioco… Diciamo un po’ più piccante, per stimolarci a non farci battere da lei!” “Piccante? Cosa intendi dire?” “Pensavo ad uno “Strip-Fifa 2000″, dove chi subisce un gol si deve togliere un indumento! Che ne dici?” Marcello era sorpreso, ma anche fortemente eccitato da questo gioco. Si era completamente scordato della videocassetta e non gli balenò nemmeno per l’anticamera del cervello di controllare il videoregistratore. “Direi che la prima partita la facciamo io e mamma!” Le due si scambiarono un cenno d’intesa, non viste dal ragazzo. La partita cominciò e Marcello era quasi più teso delle due giocatrici. “Teso” in tutti i sensi! Dopo pochi istanti dall’inizio venne il primo gol della partita, subito da Emanuela. La ragazza sbuffò, mise il gioco in pausa, si alzò in piedi e, spalle al pubblico, ancheggiando, si sfilò la minigonna, mettendo in bella mostra un paio di chiappette belle sode, leggermente fasciate da un sottile strato di pizzo bianco, che roteavano sensuali di fronte agli occhi del fratello. Il secondo gol fu il pareggio da parte della ragazza. Un po’ titubante la madre si alzò dalla poltrona e, davanti allo sguardo eccitato del ragazzo, pagò il suo pegno: sbottonò lentamente la camicetta, tenendo uniti i due lembi per non farla aprire, poi si voltò e la fece scivolare piano dalle spalle, un paio di centimetri alla volta, finché non fu visibile il gancetto del reggiseno. Infine la sfilò completamente, mostrando al figlio ciò che prima aveva potuto solamente intravedere, e la gettò sul pavimento. Era molto imbarazzata, ma tutto sommato si stava anche divertendo, alla faccia del marito, che, secondo lei, in quel momento se la stava spassando con la sua segretaria! Il terzo gol fu, forse voluto apposta dalla donna, il vantaggio di Emanuela. La madre ripeté, con molta più esperienza e sensualità, lo spogliarello della figlia, suscitando in Marcello una violenta eccitazione che era ormai incontenibile. Ma la botta di grazia il ragazzo l’ebbe quando, dopo aver detto che per terra era scomoda, Emanuela, sempre volgendogli le spalle, gli tolse il cuscino e si sedette sulle sue gambe. Lei sentì subito la “rigidità” del fratello, che per altro era abbastanza libera, in quanto Marcello non indossava nulla sotto i pantaloncini, e lui fu invaso dal calore del sesso della sorella, che, eccitata al par suo, si stava bagnando non poco. Erano tenuti sotto stretta osservazione dalla madre sempre più nervosa, che, nell’attimo tra lo spostamento del cuscino e la seduta della figlia, era riuscita a vedere bene la grossa erezione del figlio. Ma la cosa, invece di preoccuparla delle possibili conseguenze, la eccitò a sua volta. Emanuela si strusciò un paio di volte, avanti e indietro, socchiudendo gli occhi, avvolgendo il sesso del fratello e stringendolo tra le sue chiappette sode, e lui non ce la fece più, torturato dai troppi tira e molla di quella sera, venne con un grosso sospiro liberatorio, sporcandosi i pantaloncini, mentre la sorella continuava a muoversi avanti e indietro su quella stoffa intrisa di liquido bollente, respirando sempre più pesantemente. la ragazza s’infilò una mano sotto la maglietta, accarezzandosi i seni, vogliosa. La madre spalancò la bocca, perplessa, Marcello arrossì, ma non gli era dispiaciuto affatto, anche se cercò, balbettando, di scusarsi. “I… Io non so cosa!…” Ma non riuscì a finire alcuna frase di senso compiuto: Emanuela si alzò, si voltò verso di lui e, inginocchiandosi tra le sue gambe, iniziò a leccare con gusto i pantaloncini intrisi del suo sperma. Marcello sentiva, attraverso la stoffa, la lingua della sorella che scorreva sul suo sesso non ancora completamente a riposo, che, a quella visione e alle estreme sensazioni regalategli dalla ragazza, tornò quasi subito duro e in posizione eretta. “Ma che cosa stai facendo?” Sbottò la madre. “Si era detto solo di stuzzicarlo, ma tu stai passando i limiti!” Ma nessuno dei due ragazzi la stavano ascoltando: erano entrambi presi dalla situazione. Marcello ansimava e mugolava con gli occhi chiusi, mentre la sorella si era tolta anche la maglietta, rimanendo con indosso solo l’intimo, e aveva cominciato ad usare anche i denti, delicatamente, sul sesso del fratello. Quando Emanuela sfilò del tutto i pantaloncini del ragazzo, liberando la sua enorme erezione, e si dedicò, con la lingua e le mani, alla sua cappella, scoperta e rossa, la madre cominciò a sentire dei bollori tra le cosce. Si alzò, stupendosi del fatto che consciamente si rendeva conto che stava facendo un grosso errore, ma inconsciamente non riusciva a controllare i suoi movimenti, si sfilò la gonna e il reggiseno, esplodendo davanti agli occhi del figlio l’immensità della sua quarta misura, e s’inginocchiò accanto alla figlia. Prese letteralmente in mano la situazione, iniziando una lenta masturbazione a Marcello, guidando il suo sesso verso la bocca della sorella, e, contemporaneamente, si dedicò a leccargli la base del pene e i peli pubici, resi appiccicaticci dalla precedente eiaculazione. L’odore di sperma le si insinuava nella testa e il suo sapore le faceva perdere completamente il controllo. Cercò di giustificarsi pensando al marito con la sua segretaria, ma dentro di sé sentiva che non era giusto lo stesso quello che stava facendo… Tuttavia si era trovata ad un punto in cui non si sarebbe potuta più fermare, la sua crescente voglia di sentirsi impalata da un giovane cazzo non glielo avrebbe permesso. Marcello era incredulo: abbassò lo sguardo e vide sua madre e sua sorella che quasi litigavano a colpi di lingua per assaporare il suo sesso. Avvertiva il tocco vellutato e il calore delle labbra, in cui ogni tanto lo facevano affondare, attorno al glande e all’asta rigida del membro. Ma la cosa che più di tutte lo eccitava erano gli sguardi vogliosi delle due donne, che leccavano, succhiavano, mordicchiavano con molto gusto ogni centimetro. Credette di svenire, poi, quando le due, al lavoro sul glande contemporaneamente, intrecciarono le lingue tra di loro, in un bacio pieno di voglie, e continuarono a far danzare le lingue tra le loro bocche e il suo sesso, sempre più pronto ad esplodere nuovamente. “Mi… Mi state facendo morire!…” Disse lui, tra un ansimo ed un mugolio. Le due continuavano imperterrite a gustarsi tutto il suo sapore, finché non finirono di ripulirlo completamente. Emanuela e la madre si spogliarono del tutto e tolsero anche la maglietta al ragazzo, poi la più piccola fece sdraiare il fratello sul tappeto, davanti alla tele che venne riaccesa sul film porno: la nobildonna era alle prese con tutti i suoi ospiti e la servitù, passando da un cazzo all’altro, mentre le cameriere erano impegnate in svariati 69 lesbici. Lui aveva la faccia rivolta allo schermo, ma non poté guardare a lungo, perché la sorella gli si sedette sul viso, strofinandogli il sesso fradicio di umori sul naso e sulla bocca. Marcello l’afferrò per le natiche, le divaricò un po’ e iniziò a giocare con la punta della lingua sul clitoride della ragazza, gustando tutti i sapori sprigionati da quel giovane corpo bollente e desideroso di piacere. Intanto, la madre continuava a torturarsi di dubbi sulla sua moralità e su quello che stava facendo: doveva passare la serata di San Valentino a cena fuori, con la figlia e la sorella. Invece era nel soggiorno di casa sua, che osservava i suoi due figli che facevano sesso sfrenato, uno scherzo, forse, per la verità, non molto “innocente”, che si era trasformato in qualcosa di reale, al quale aveva partecipato anche lei e, si disse onestamente, con molta voglia ed eccitazione. E poi c’era la storia del marito: Marcello le aveva detto che non c’era nulla tra lui e la sua segretaria; lei si fidava del figlio e si rese conto che anche questa sua ultima motivazione andava lentamente crollando. Ma si disse che poteva essere troppo tardi. Cosa avrebbe dovuto fare? Fermarli e dire che il gioco era stato bello, ma che era ormai durato abbastanza e sarebbe stato meglio interromperlo lì? Lasciarli finire, perché in qualche modo stavano sfogando le reciproche delusioni amorose, sperando, però, che non lo avrebbero mai più fatto in vita loro, e andare in bagno a masturbarsi prima di andare a letto? Unirsi a loro, completando l’opera e sfogando la sua eccitazione sessuale, ricordando poi, in un secondo momento, ai ragazzi che la cosa non avrebbe mai più dovuto ripetersi e che nessuno ne avrebbe più dovuto parlare? Mentre era tormentata da questi dubbi, non si rese nemmeno conto che, nel frattempo, anche lei si era inginocchiata sul pavimento, a cavalcioni del figlio. Era di fronte alla figlia, che la fissava con gli occhi socchiusi e lucidi di piacere; la sua lingua roteava vogliosa sulle labbra ed agitava con estrema lentezza il bacino sulla faccia del ragazzo che la stava penetrando con la lingua. Presa da un nuovo raptus improvviso, la donna afferrò il membro di Marcello, che, guidato dalla sua mano sapiente, affondò tra le sue carni, sverginandolo. Il figlio sentì il bollente, stretto e bagnatissimo abbraccio della madre ed emise un mugolio di piacere. Iniziò ad ansimare pesantemente nel sesso della sorella, mentre la donna si muoveva con enorme esperienza su quello del figlio. Le due si abbracciarono di nuovo e si baciarono ancora, senza fermare i rispettivi corpi, che si muovevano sul pube e sulla faccia del ragazzo. Emanuela ebbe un’orgasmo che lui assaporò fino in fondo, poi si alzò, liberando agli occhi del fratello la vista della madre, che, rossa in volto dall’eccitazione e con i capelli spettinati, lo stava montando come un’amazzone. I suoi grossi seni ondeggiavano, ma lui li fermò con le mani e iniziò a giocare con i capezzoli. Anche la donna ebbe un orgasmo. Marcello era venuto poco prima e aveva ancora un po’ di resistenza, ma non sarebbe durato a lungo. La madre si separò dal ragazzo e si mise in piedi, dicendogli di mettersi in ginocchio davanti a lei. “Voglio sentire anch’io quello che hai fatto provare a tua sorella!” Gli ordinò perentoria. Lui obbedì senza replicare. Si mise di fronte al sesso spalancato della madre, ancora ricolmo di umori, affondò il naso nel suo pelo nero riccio e infilò la lingua tra le sue “labbra”. Emanuela, intanto, si era accucciata sul pavimento, alle spalle della madre e, infilando la testa tra le sue gambe, raggiunse con la bocca il sesso del fratello, cominciando a succhiarlo dolcemente. Quando anche la madre ebbe un bell’orgasmo, regalato dalla bocca del figlio, cambiarono di nuovo posizione. Emanuela si sdraiò a pancia in su, con la testa rivolta al televisore e i piedi alla poltrona, la madre si mise su di lei, girata verso lo schermo, e Marcello alle spalle della donna, più indietro. Il ragazzo penetrò la sorella, affondando il sesso, teso ormai all’estremo e pronto a scoppiare da un momento all’altro, nelle giovani carni della ragazza, poi si chinò a leccare il sedere alla madre, che godeva contemporaneamente dei sapienti giochi di lingua della figlia sul clitoride. “Ti prego, amore, prendimi da dietro, ti voglio sentire nello sfintere!” Esordì la donna all’improvviso. Anche questa volta il figlio, che probabilmente non aspettava altro, fu lesto ad eseguire il perentorio ordine. Si sfilò dal sesso della sorella e avanzò lungo il suo corpo verso la madre, che nel frattempo si era piegata in avanti, divaricandosi le chiappe con le mani e appoggiando le tette sul freddo schermo del televisore, dove la non più giovanissima nobildonna, completamente ricoperta di sperma, chiedeva ai suoi ospiti, nudi e soddisfatti, se fosse piaciuta loro la sua festa. Marcello posò la sua lucida e gonfia cappella sulla rosellina anale della madre e, aiutato dalla lubrificazione dovuta agli umori dei tre e grazie anche alla saliva di Emanuela, che intanto leccava sia il glande del fratello, che il buchino della madre, cominciò lentamente a farsi largo in quel posto dove, per ammissione stessa della donna, non era mai stato nemmeno suo padre. Lei sentì il grosso sesso del figlio entrare, all’inizio con dolore, dato che era la sua prima volta, poi l’eccitazione tra! sformò in piacere tutte le sue sensazioni. Iniziò così a muovere il sedere avanti e indietro, assecondando la penetrazione del ragazzo, che, dopo quattro o cinque colpi ben assestati, eiaculò violentemente, riversando fiotti di sperma bollente nello sfintere della madre. Quando lo estrasse, il suo sesso fu subito accolto dalla calda bocca della sorella, che lo ripulì fino all’ultima goccia. I tre rimasero per qualche istante in silenzio, mentre il nastro, giunto alla fine, si stava riavvolgendo automaticamente. Poi la madre si alzò, raccolse i suoi vestiti e i pantaloncini sporchi del figlio e si avviò verso il bagno. “Ragazzi… Per questa volta è andata così. Ci siamo divertiti, lo ammetto, ed è stato un San Valentino atipico… Ma tale deve restare! La cosa non dovrà più ripetersi, nemmeno tra di voi, chiaro?” I figli annuirono. “E ovviamente dovrà restare un segreto per chiunque… Amici compresi, è chiaro anche questo?” Si rivolse a Marcello, sottolineando le ultime parole. Lui annuì di nuovo, arrossendo. “Scusami mamma…” Cercò di giustificarsi Emanuela. “Volevo fargli solo uno scherzo, non immaginavo che sarebbe finita così!” Lui la fissò sorpreso. “Non importa…” Chiuse il discorso la madre. “Ora, UNO ALLA VOLTA, fate la doccia e andate a dormire. Da domani tutto questo sarà solo un sogno fatto durante la notte!” Marcello ed Emanuela, ognuno nella propria stanza, quella notte non riuscirono a dormire. La madre, dopo aver fatto una doccia, masturbandosi con i pantaloncini intrisi dallo sperma del figlio, si mise a letto in attesa del marito, che arrivò quasi all’alba e volle subito fare l’amore con lei. “Ho lavorato fino a tardi e sono stanco, ma mi sei mancata e non posso non farti un regalo per San Valentino.” Disse porgendole un mazzo di rose ed una scatola di cioccolatini. La donna si mise a piangere, lui pensò per la commozione, abbracciò il marito con passione e, nonostante anche lei fosse molto stanca, fecero l’amore per il resto della nottata. Lei continuava a scusarsi, lui non capì mai il perché. Il giorno dopo, Marcello, a scuola, fu fermato da un suo compagno di classe, che, prendendolo in giro, gli raccontò di aver passato una serata di sesso sfrenato con Eleonora e che ora stavano insieme. “E tu, cos’hai fatto? Sei poi uscito con Camilla?” Gli chiese ridendo. Marcello lo fissò un po’, poi sorrise e rispose tutto contento: “No! Ho preferito passare la serata a giocare alla Playstation con i miei!”

