Ero a casa da solo, fuori pioveva e non sapevo cosa fare. Alla tv non c’è niente, guardo fuori dalla finestra e vedo una ragazza che corre senza ombrello. E’ tutta bagnata e con i vestiti appiccicati al corpo. Sale sul marciapiede davanti a casa mia, scivola e cade. E’ a terra, bagnata e la cosa mi eccita. Esco dalla porta di casa con un ombrello e chiedo: “Si è fatta male?” La sua risposta è breve ma esaustiva: “Mi fa male una caviglia, mi dia una mano”. La situazione cancella ogni sua paura verso uno sconosciuto come me. La invito a seguirmi in casa per vedere l’entità del suo dolore. E’ una donna alta, sui 40 anni, capelli biondi mossi, occhi azzurri. “Giornataccia vero?” “Lasciamo stare – dice lei – ho perso l’autobus, l’ombrello e poi sono caduta”. Vedo che indossa le calze autoreggenti, la destra è rotta dalla caduta. La invito ad andare in bagno per mettersi in ordine e controllare la caviglia, lei accetta. “Lei è molto gentile con me e io non mi sono presentata. Mi chiamo Monica” mi dice dal bagno. Dopo qualche minuto mi avvicino alla porta dei servizi e chiedo se ha bisogno d’aiuto. Non risponde, entro e la scena è di quelle insperate. E’ sdraiata sul tappeto del bagno e si sta masturbando con la lattina del deodorante. “Ho voglia di scopare, e tu sei stato così gentile”. Io resto allibito, non la conosco nemmeno e lei non sa neppure come mi chiamo. Si alza e dice: “ho visto come mi guardavi le gambe, dai vieni con me”. Mi prende per mano e mi porta dietro al divano, mi fa appoggiare le mani sullo schienale e inizia a leccarmi la nuca. Sentivo che la sua bocca emettere continui gemiti di piacere. Le sue mani si portarono sui miei ciglioni, inizia a pizzicare con forza il mio uccello. Lo torce provocandomi sensazioni forti che mai avevo provato. Il gioco mi piace troppo, lascio che mi usi per il suo piacere. Monica si inginocchia e con la lingua mi accarezza la punta lucida, ne ingoia un poco poi riprende a giocarci. Io le infilo due dita nella fica da dietro con decisione e mi accorgo dal cambiamento del ritmo che lei sta perdendo la testa, diventa frenetica e famelica, cerca di ingoiarlo tutto al ritmo delle pompate che si sente nella fica. Poi si gira, i appoggia con la pancia al divano e mi offre la sua vagina, io non mi faccio pregare, mi infilo il profilattico e in un secondo le sono dentro. Sbatto il cazzo fino alla fine, fin che posso. Era una sensazione profonda e bellissima. Mi sentivo suo, sentivo la sua forza impiegata per trattenermi. Eravamo in assoluto silenzio, ci muovevamo poco e quel poco mi dava un piacere enorme. La sento gemere. Continuo il quel modo sin quando la sento spingere in avanti il culo, allora capisco che sta per venire e si fa incontro per prenderlo tutto quanto dentro. Appena lo sente pulsare si ferma e rimane immobile ad ascoltare il preservativo che si allarga nel suo ventre. Lei viene dopo pochi secondi. Esco dopo qualche secondo, ma lei è velocissima, mi toglie il preservativo e beve tutta la sborra che c’è dentro. E’ una cagna in calore: “Come ho goduto” mi dice. “A proposti, come ti chiami?” “Marco” le rispondo. “Sei un ragazzo eccezionale, mi vado a vestire e tolgo il disturbo”. Io resto sul divano, incapace di reagire. Si veste, mi passa un biglietto col il suo numero e esce da casa mia rubandomi un ombrello. Non mi saluta nemmeno. Da allora la chiamo ogni giorno, ma il suo cellulare è sempre spento, oppure non ha voluto darmi il suo vero numero.
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