Bruno ha appena vent’anni quando suo padre muore in un incidente stradale, è un bel ragazzo alto e moro, dal fisico aitante e dallo sguardo tenebroso; la sua famiglia è molto affiatata e dopo il grave lutto lui e sua sorella Lucia, ventiquattrenne dai capelli neri molto affascinante, si sono stretti di più attorno alla mamma Carla, una donna di quarantacinque anni, ancora nel bel mezzo del suo splendore di femmina matura e molto sensuale.All’incirca un anno dopo, in piena estate quando sua sorella era in vacanza con il fidanzato, aveva detto alla mamma che sarebbe rientrato tardi, si era fatto una giovane amica fottendola in un magazzino, negli ultimi tempi andava dritto al sodo, senza tanti preamboli, l’amica si era lamentata per quei suoi modi troppo ruvidi, e lui per tutta risposta l’aveva schiaffeggiata, obbligandola a prenderglielo in bocca per bere la sua piscia mista a residui di liquido seminale, mollandola lì da sola, scomposta e con le lacrime agli occhi.Stava rientrando più presto del previsto e passando attraverso un piazzale antistante il condominio dove abitava, la sua attenzione venne attirata da quanto stava accadendo dentro una macchina in sosta, parcheggiata in un angolo, si avvicinò con circospezione, sogghignando non appena focalizzò la scena: una donna stava facendo una pompa all’uomo che aveva reclinato il sedile di guida, i finestrini erano semiaperti per il gran caldo e l’uomo ansimava come una locomotiva, mostrando di apprezzare l’abilità di quella bocca che gli suggeva l’uccello ingoiandolo fino alla radice, emettendo intensi risucchi che si propagavano oltre l’abitacolo.Bruno si eccitò e si mise in una posizione defilata, voleva vedere chi fosse quella bocchinara che probabilmente abitava nei paraggi, dai farfugliamenti dell’uomo capì che stava sborrandole in bocca, la donna restò incollata al cazzo per deglutire il liquido seminale che ingurgitò fino all’ultima goccia, intravide poi la lingua scorrere lungo l’asta pulsante e soffermarsi sullo scroto, mentre l’uomo sussurrava: oh sì, sei proprio una gran troia Carla, sono contento di averti ritrovato dopo tanto tempo; Bruno non fece nemmeno in tempo a stupirsi che vide sua madre scendere dall’auto ed avviarsi di corsa verso casa.Un furore incontrollato gli attanagliò lo stomaco, aveva voglia di tirare fuori dall’auto quello sconosciuto e picchiarlo, ma in un attimo lui mise in moto e si dileguò, restò a camminare fuori di casa per quasi mezz’ora nel tentativo di sbollire l’ira, ottenendo però l’effetto contrario, più cercava di non pensarci e più malediva la madre per quanto aveva fatto lì in strada come una puttana; quando entrò lei era in salotto davanti alla televisione, si era spogliata e messa il suo solito pigiamino leggero, lo salutò affettuosamente senza manifestare alcun atteggiamento diverso dal consueto che potesse far pensare ad un suo senso di colpa, anzi porse il viso in avanti perché lui si chinasse a baciarla.Un paio di violenti manrovesci le segnarono il volto ribaltandola sul divano, Bruno continuò a colpirla ed insultarla, rinfacciandole nei dettagli la scena a cui aveva assistito; Carla scoppiò in un pianto dirotto, con la bocca impastata dalle lacrime lo supplicava di perdonarla, oltre alla vergogna per esser stata vista, il figlio aveva la mano pesante ed ora il dolore era insopportabile, aveva il volto e le braccia che si stavano riempiendo di lividi: basta, basta, ti prego, implorò coprendosi il viso con le mani e rannicchiandosi, trapassata da convulsioni che le devastavano il corpo.Bruno sentì la rabbia scemare anche se non provava alcuna pietà per sua madre, anzi vedendola fremente ed indifesa alla sua mercè si eccitò, il cazzo gli si era gonfiato dentro i pantaloni e decise in quell’istante che l’avrebbe sottomessa alle sue voglie: da oggi sarai la mia serva, puttana, voglio vederti strisciare ai miei piedi ed implorarmi di sbatterti come una bagascia, quale tu sei! Carla ascoltò quelle parole ammutolita, nel salotto si avvertiva solo il suo respiro affannoso, il figlio aveva smesso di picchiarla, si sentiva ammaccata, sconfitta ed umiliata, capiva che stava imboccando una strada senza ritorno, ma la paura di venire ulteriormente malmenata la fece cedere di schianto, gli ordini di Bruno le piovevano addosso come frustate, ed ella li eseguiva senza fiatare, come in trance, scoprendo per incanto che quella situazione l’aveva eccitata, avvertiva che la vulva si era inumidita e ciò la metteva ancor più in agitazione non sapendo quali sarebbero state le reazioni del figlio che di lì a poco lo avrebbe constatato direttamente. Aveva dovuto affondare il viso nel cuscino del divano e sollevare il culo per aria, Bruno le aveva abbassato le braghe del pigiama scoprendo le maestose natiche sul cui solco si diramava una folta peluria nera, la visione era divina, era la prima volta che poteva ammirare così da vicino e nella sua splendida interezza il pube di sua madre, che era stata obbligata ad allargare le cosce esponendosi oscenamente: in altre occasioni aveva potuto sbirciare da sopra le mutandine l’incredibile foresta scura che le adornava il basso ventre, come pure più frequentemente quella di sua sorella Lucia che alla mamma somigliava come una goccia d’acqua, questa volta però era diverso, poteva disporne a piacimento, l’istinto era di possederla subito, ma si trattenne preferendo continuare nell’opera demolitrice che aveva appena iniziato.Si era tirato fuori l’asta svettante e gliela aveva appoggiata sulla pelle facendola trasalire, intanto aveva cominciato a palparle il culo, strizzandole con forza le chiappe mentre la mamma gemeva sommessamente, sentendo crescere in sé l’eccitazione: puttana, voglio sentirti urlare che muori dalla voglia di farti fottere e che non vedi l’ora che tuo figlio ti sfondi con il suo enorme cazzo, su gridalo! Carla borbottò qualcosa di incomprensibile avendo la bocca incollata al cuscino del divano, suo figlio prese a sculacciarla con veemenza sollevandole la testa con l’altra mano infilata nella chioma corvina, ciò la costringeva ad un esercizio di equilibrismo per ridurre l’intensità del dolore che le produceva quel tirar di capelli; ricominciò a singhiozzare supplicandolo di non farle più male, poi sbottò: sì, sì, è vero sono una troia, non vedo l’ora che me lo sbatti dentro, fottimi amore ti prego, sarò la tua serva per sempre!La mano di Bruno si spostò sul davanti immergendosi nella ficona fradicia: puttana, puttana, esclamò, sei bagnata come una fontana! Le mollò i capelli e con entrambe le mani sollevò la camicia del pigiama arrotolandola fino al collo, voleva gustarsi durante la chiavata la visione dello splendido corpo nudo e fremente di sua madre, si allungò sui seni artigliando i capezzoli duri come sassi, il cazzo scivolò dentro la vulva dischiusa e lui affondò al suo interno con un paio di violente bordate, che sembrava dovessero spezzarle la schiena: fu un amplesso passionale e travolgente, quasi animalesco, alla pecorina, Carla aveva perso il lume della ragione, sconvolta dalla libidine, farneticò e si dimenò come un ossessa finchè fu inondata da un fiume di sborra che le riempì il ventre.Non le lasciò nemmeno il tempo di riprendersi, la rivoltò sul divano mettendola in ginocchio e le posò il cazzo ancora duro sulle labbra: adesso succhialo, baldracca, piano, voglio solo sentire le labbra che si muovono lentamente, su è giù! Bruno chiuse gli occhi e si abbandonò alla suzione della madre, voleva rilassarsi e ci riuscì fintanto che sentì lo stimolo dell’orina: le bloccò la testa e cominciò a pisciarle in gola, Carla dovette trangugiarne una buona dose prima che lui destinasse i fiotti sul volto e sui seni, lasciandola umiliata ed ansante in salotto: adesso puoi filare a letto, puttana, domani decideremo quali sarannoi tuoi compiti in casa, alle otto e trenta in punto voglio trovare la colazione pronta!Carla passò una notte travagliata, svegliandosi a più riprese di soprassalto, ricordava quanto accaduto con il figlio e piangeva sommessamente come una bambina, pur se tentava di scacciare il lato erotico dalla sua mente ne veniva sopraffatta, sono proprio una porca si diceva, mi eccito al pensiero di venir violentata da mio figlio, oh sì, vorrà mettermelo anche nel didietro, non potrò sottrarmi, mi farà impazzire, sì, sì, fantasticava masturbandosi, fino a trovare orgasmi intensissimi, che riscopriva dopo molti anni, quando da ragazzina usava la masturbazione per addormentarsi.Si era svegliata l’ultima volta alle sette e mezzo del mattino, era corsa affannata nella camera di Bruno per vedere se stesse per alzarsi, egli invece dormiva ancora della grossa, ne guardò il bel corpo nudo abbondantemente scoperto sotto il lenzuolo, si avvicinò piano e vide che aveva la canna dura, si eccitò al pensiero che sognasse di abusare del suo corpo e corse a preparargli la colazione.Bruno arrivò in cucina in mutande, l’uccello era gonfio e duro tanto che la cappella faceva capolino oltre l’elastico, la tavola era già imbandita e la mamma ai fornelli teneva calda una pentola per le uova all’occhio di cui lui andava ghiotto, Carla indossava uno dei suoi soliti pigiamini leggeri che la rendevano molto sexy, il figlio le si avvicinò da dietro: lascia stare le uova adesso, disse mordendole il collo mentre con uno strattone le abbassava le braghe del pigiama, facendole aderire sulle natiche il suo cazzo duro.Le massaggiò la fica trovandola dischiusa e irrorata di umori: puttana, non vedevi l’ora che arrivassi, sei sempre pronta, vero troia? Non le lasciò il tempo di rispondere perché la sbattè sul lato del tavolo non preparato, a pancia sotto: mi è venuta voglia di incularti, soggiunse mentre con la mano avvicinava il burro, che cominciò a spalmarle nello sfintere; oh, no, no, amore ce l’hai tanto grosso, mi rovinerai, mormorava con un filo di voce Carla, sebbene il tono era incrinato dalla libidine, lasciando intendere che attendeva con ansia di essere sodomizzata.Bruno la inculò brutalmente, con stoccate veementi che le lacerarono i tessuti prima che riuscisse ad affondare fino alla radice, Carla si dimenava lamentandosi con toni crescenti, che divennero gemiti disperati quando egli cominciò a pomparla senza soluzione di continuità, entrando nel canale rettale con tutto il suo poderoso arnese, i lamenti della madre anziché impietosirlo lo rendevano sempre più violento, buon per lei che di lì a poco venne copiosamente irrorandole le viscere di sperma.Divorò la colazione mentre sua madre restò per tutto il tempo sotto la tavola a pulirgli il cazzo con la lingua, che lui poi pretese si spostasse sullo scroto ed in mezzo alle natiche per leccargli anche il buco del culo; più tardi in bagno la usò da cesso, facendola sedere sul water e pisciandole in bocca, sui seni e sul ventre, mentre lei umiliata ed affranta subiva senza fiatare, non potendo nascondere due lacrime che le rigavano il volto.Nel pomeriggio la fece vestire con un abito succinto, che non usava più da alcuni anni e che quindi le andavano molto stretto, scegliendo il più vistoso, era rosso ed aveva un’abbondante scollatura che lasciava scoperti i seni fin quasi ai capezzoli, le fece indossare un paio di minuscoli tanga di colore bianco, che lasciavano in bella vista la folta peluria nera del pube e le natiche, coperte solo da un leggerissimo pezzo di stoffa infilato nel solco, l’orlo del vestito copriva qualche centimetro di cosce, per cui era costretta a degli equilibrismi per non esporre le sue intimità, anche camminando.Come montarono in ascensore per uscire da casa il volto di Carla era più rosso del vestito che indossava, mi vergogno tanto amore, mormorava in uno stato di crescente affanno; non devi vergognarti perché sei una puttana, questo è il vestito giusto per te, sibilò Bruno schiacciando il bottone dell’alt dell’ascensore, tu sei nata per farti sbattere, le abbassò la scollatura e calò la bocca per masticarle un seno, poi scostò appena le mutandine dalla fessura e cominciò a chiavarla, facendola rinculare sulla parete dell’ascensore con bordate assordanti, fu costretto a desistere perché qualcuno stava chiamando da un altro piano, uscirono e si incamminarono uno di fianco all’altra.La portò al cinema e come prevedeva nel giro di qualche minuto le poltrone vicino e dietro di loro si riempirono dei soliti maniaci; Carla era intimorita e si teneva aggrappata al braccio del figlio senza nemmeno curarsi della pellicola in proiezione, ma lui aveva ben altro per la testa: se lo fece tirar fuori e menare mentre coglieva i respiri affannati delle quattro persone che osservavano la scena; quando le abbassò la testa sul cazzo, Carla fu costretta a sollevare parzialmente il culo, esponendo le sue intimità che il figlio teneva ben scoperte, avendole sollevato da dietro il vestito.Pur nella penombra della sala cinematografica i guardoni poterono ben vedere la mano del giovane che palpava la fica ed il culo di quella donna, che aveva cominciato a spompinarlo abbassando e rialzando la bocca sull’asta rigida; quando gli sborrò in bocca ella cominciò a deglutire mentre due delle quattro persone che li stavano guardando da dietro, dopo aver eiaculato sullo schienale della poltrona, se ne andarono di fretta, un terzo a tre posti di distanza da Bruno, con l’uccello in mano proseguì a masturbarsi finchè venne anche lui, l’ultimo invece, che si trovava di fianco a Carla scalato di una poltrona, restò incantato dalla visione della donna e dalla scena che si era appena conclusa.Aveva una sessantina d’anni e vestiva elegantemente, non era della stessa pasta degli altri che si erano appena allontanati, Carla non si era accorta di lui essendo ancora con la testa incollata sul membro del figlio, il quale invece incrociò lo sguardo dello sconosciuto e gli fece un cenno che l’altro interpretò correttamente, spostandosi di un posto e mettendosi di fianco a Carla, puoi toccarla disse Bruno sottovoce facendo sussultare la madre, devi comportarti da signore senza abusare dell’opportunità che ti viene concessa, mentre l’altro di rimando con voce profonda rispose: non ti preoccupare conosco le regole di questo giuoco!Le dita lunghe ed affusolate dell’uomo si fecero strada dentro la folta peluria e con abilità le estrassero il clitoride gonfio, massaggiandolo con grande esperienza tanto che Carla ansimava a bocca aperta senza riuscire a controllarsi; deve essere una gran troia, sta godendo come una fontana, sussurrò il maturo signore, che poi soggiunse: falla rialzare che voglio vederla in faccia questa porca!Come Carla si rimise con il busto eretto sullo schienale, egli colse nel suo volto spasmi di libidine che ne accrescevano la sensualità, Bruno aveva lasciato campo libero a quell’uomo limitandosi a fare da spettatore; stai con le gambe larghe ed allungati sulla poltrona, brava così, sei proprio una gran troia disse lo sconosciuto spostando le dita dalla fica alla bocca di lei, facendosele succhiare pregne com’erano dei suoi umori.Le abbassò la scollatura esponendo con facilità le grosse tette dure, che ballavano tumultuose, senza fretta riprese a masturbarla e scese con la bocca a succhiarle un capezzolo turgido, Carla era travolta dal piacere per l’abilità indiscussa di quell’uomo, che qualche attimo dopo le chiese di sfilarsi il tanga; Bruno si era nuovamente eccitato, aveva scelto la persona giusta per sua madre, gli piaceva vederla in balia di quello sconosciuto, abile e raffinato, come Carla si strappò di dosso le mutandine, lui gliele tolse di mano e le annusò mormorando: sei proprio una cagna in calore!Come per incanto l’uomo estrasse dalla tasca un vibratore, glielo piantò dentro la fica fino in fondo costringendo Carla a sobbalzare ed allungarsi ancora un po’ sulla poltrona, per favorire quella consistente intrusione, che lui cominciò a smaneggiare continuando a morderle i seni: adesso puoi farmi un pompino troia, disse lo sconosciuto, staccandosi e mettendole una mano sulla testa; Carla con mano febbrile gli aprì la patta estraendo un uccello lungo ma non molto grosso, si calò ad imboccarlo e lo succhiò facendolo sborrare qualche attimo dopo, essendo egli ormai arrivato allo spasimo.L’uomo maturo si dileguò subito dopo, lasciandole come ricordo il vibratore incastrato nella ficona gocciolante, Bruno con la madre ancora barcollante, uscì dal cinema prima che si accendessero le luci, si avviarono verso casa di passo svelto, senza curarsi degli sguardi dei passanti, aveva scoperto un modo nuovo per costringere sua madre a fare sesso con persone sconosciute, ciò lo aveva eccitato oltre ogni limite: come entrarono in casa la inculò furiosamente spappolandole il retto.Da quel giorno per Bruno iniziò una nuova vita, molto più intensa ed intrigante.
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