Era passato appena un mese e ormai mio figlio disponeva di me e del mio corpo come più lo divertiva. Mi costringeva a passare le giornate in casa completamente nuda, a parte i sandali dal tacco altissimo, truccata come una puttana. Dovevo servirlo ed essere pronta ad eseguire ogni suo ordine, per quanto imbarazzante, umiliante ed osceno esso fosse.Venivo premiata con il permesso di tenere il suo cazzo tra le mie labbra per qualche minuto e di riempirmi la bocca con il suo sperma quando mi onorava scaricandosi in me. Mi ordinò di non sedermi più a tavola con lui durante i pasti; voleva che lo servissi e poi rimanessi in piedi di fianco a lui, le gambe ben divaricate, le mani dietro la schiena. A volte, mentre lui guardava la televisione, mi faceva stare a quattro zampe davanti a lui, offrendogli le natiche, di modo che potesse accarezzarmi il sesso. Volle fotografarmi in molte posizioni che nulla celavano del mio corpo e del mio stato; d’altronde i segni delle frustate cominciarono ad essere sempre più presenti sulle mie natiche, sui seni, sulle cosce. Mi proibì di masturbarmi durante la notte; mi permetteva di farlo solamente in sua presenza. Lo stato di perenne eccitazione in cui mi costringeva mio figlio era frustrato dal desiderio ignobile che provavo e di cui mi vergognavo a morte: il desiderio di sentire il cazzo di mio figlio dentro di me, riceverlo come avrei ricevuto un Dio. A insaputa di Luca ripresi a prendere le pillola anticoncezionale per esser pronta quando fosse venuto il momento. Naturalmente avevo imparato che avrei dovuto essere io a chiederlo, ed in modo diretto, crudo e volgare se non volevo passare i miei guai. La sua risposta, come sempre, fu dura, crudele ed umiliante e non permetteva repliche Mi sorrise crudelmente Qualche giorno dopo mio figlio mi ordinò Obbedii, come sempre, oramai. Movendomi come un cane sentivo lo sguardo di Luca sulle mie natiche. Arrivati in camera Luca mi ordinò di aprire gli armadi e di mostrargli gli abiti più succinti che possedevo. Dovetti esibirmi in una umiliante ed oscena sfilata, mentre mio figlio commentava, suggeriva, correggeva. Mi chiedevo a cosa sarebbe dovuta servirmi quella preparazione e non nascondo che del tutto tranquilla non ero. Mio figlio scelse alla fine un completo scuro, giacchino e gonna corta con in più un notevole spacco sulla coscia sinistra. Era un completino che non indossavo da anni. Naturalmente dovetti indossarlo sul corpo nudo e mio figlio, chinandosi, osservava cosa si vedesse sbirciando sotto la gonna o dentro la scollatura della giacca. Volle che tenessi sbottonati i primi due bottoni della giacca perché, altrimenti, la visuale dei seni non lo soddisfaceva. Quando fu soddisfatto del risultato mi diede i suoi sconvolgenti ordini Ero spaventata ma anche eccitata; certo non mi sarei immaginata la richiesta che mi fece subito dopo Le lacrime cominciarono a scendere sulle mie guance a non ebbi la possibilità di proseguire: mio figlio mi prese per i capelli e strattonandomi mi obbligò a chinarmi ed a prendere il suo sesso in bocca. Durante la notte mio figlio pretese che restassi a dormire, nuda, i polsi legati dietro la schiena, sul tappeto ai piedi del suo letto Non riuscii naturalmente a prendere sonno, agitatissima e spaventata; ma sapevo anche che avrei ubbidito ad ogni ordine del mio figlio/padrone. Carlo, il mio ex marito si dimostrò alquanto dubbioso; poi lo convinsi ad accettare l’invito con la scusa di dovergli parlare proprio di Luca. Quando arrivò rimase un attimo sorpreso dal mio abbigliamento, adatto di più ad un incontro con un amante che ad una serata con l’ex marito. Feci accomodare Carlo sul divano; quando mi chinai per porgergli il bicchiere di liquore vidi che il suo sguardo scrutava indagatore nella mia scollatura, Mi sedetti al suo fianco accavallando la coscia in modo che la corta gonna e lo spacco mettessero in bella vista le mie gambe. Carlo si stava surriscaldando Mi chinai verso di lui e gli porsi la bocca da baciare. Quando la sua mano arrivò al mio inguine, trovandolo nudo, rasato e tumido, perse del tutto il controllo e mi scopò con foga e passione. Riscoprii antichi odori ormai dimenticati, le sue mani che da anni non sentivo più sul mio corpo. Sentivo e sapevo che lo sguardo di nostro figlio e della sua telecamera non perdevano nessun particolare del nostro amplesso. Quando, due ore dopo, Carlo se ne andò, Mio figlio uscì dal suo osservatorio nascosto applaudendomi ironicamente Mi lasciò li, sfatta sul divano, girandomi la schiena. Mai mi ero sentita così puttana come quella prima sera nella quale mio figlio mi aveva prestata ad un altro, sia pure il mio ex marito. Ma l’angoscia era attenuata dal desiderio di essere finalmente presa e posseduta da Luca, il mio padrone. Ma ancora una volta le mia aspettative dovevano venire disattese. Quando Luca mi invitò a stendermi sul suo letto ordinandomi di allargare le cosce, non fu sul sesso che sentii la pressione del cazzo di mio figlio. Mi penetrò, forzandomi dolorosamente, nell’ano che avevo ancora inviolato Ma le mie lacrime non ottennero altro scopo che eccitarlo ulteriormente ed in pochi colpi si scaricò nelle mie terga. Per molti giorni, dopo quella sera, mio figlio si servì del mio ano; solamente quando riuscì ad entrarci comodamente e senza sforzo attenuò il suo interesse per quella parte del mio corpo. Cominciai a temere quale avrebbe dovuto essere la prova che avrei dovuto superare per meritarmi di essere scopata da Luca; ero certa che sarebbe stata una prova molto dura. Tutte le volte che era avvenuto un salto di qualità nel nostro infame rapporto, mi era stato presentato come premio per prove superate: l’umiliazione per poter toccare, la confessione per poter baciare, l’esposizione per essere toccata, la prostituzione per poter essere sodomizzata. Cosa mi sarebbe toccato per poter essere scopata? Un giorno Luca arrivò a casa con due amici: mi presentò dicendo che ero la cameriera e quando mi ordinò di servirli cominciai a temere il peggio. Certo i due ragazzini non potevano immaginare che fossi nuda sotto al corto e leggero abitino. Di sicuro mi puntarono gli occhi sulle cosce abbondantemente scoperte. Mio figlio, cominciò con qualche carezza sulle cosce per stupire gli amici. Arrivò ad invitarli ad infilare le mani sotto la mia gonna mentre io restavo in piedi di fianco a loro. I ragazzini non se lo fecero ripetere e dovetti subire lunghe palpazioni alle natiche ed esplorazioni dell’inguine. Poi, quando richiesero il caffè, Luca mi ordinò di servirlo completamente nuda. Quando entrai in sala da pranza reggendo il vassoio vestita solamente dalle scarpe dal tacco a spillo i ragazzi cominciarono a ridere per rompere l’imbarazzo ed a commentare pesantemente il mio corpo nudo. Chinandomi per posare le tazzine offrivo i seni ondeggianti e mi trovai presto con un ragazzino che mi pizzicava i capezzoli mentre l’altro, da dietro, insinuava le dita nella mia fica. Dopo aver servito il pranzo mio figlio mi ordinò di andare in camera sua, camminando a quattro zampe, e di attendere gli ospiti ai piedi del letto in quella umiliante posizione. Quando entrarono i tre ragazzini si sedettero intorno a me e cominciarono a darmi ordini su cosa volevano io facessi: mi fecero assumere posizioni ginecologiche per ispezionare ogni più recondita intimità, mi fecero masturbare davanti a loro e alla fine dovetti soddisfarli, uno alla volta, con la bocca, mentre Luca invitava l’altro amico a colpirmi con la frusta sulle natiche, fra le cosce e sui seni. Con mio stupore, visto che ormai ero pronta a tutto, mio figlio non gli permise, nonostante le insistenze, di scoparmi. Quando Luca accompagno gli amici alla porta volle che li seguissi a quattro zampe e mi obbligò a salutare i due ragazzini con un lunghissimo bacio in bocca. E li vidi i ragazzini che davano a Mio figlio dei soldi; poche decine di euro per lo spettacolo che avevo offerto ed il servizio che avevo fatto loro. Adesso ero davvero la puttana di mio figlio. Capii solo dopo che i due ragazzini amici di mio figlio non mi avevano affittata per una volta sola. Luca mi informò che avevano versato circa duecento euro per dieci incontri e che sarebbero passati, insieme o separatamente, una volta alla settimana e che avrei dovuto essere completamente a loro disposizione. Ed infatti la settimana dopo i due arrivarono in un momento in cui mio figlio era fuori, forse non casualmente; come aprii la porta uno dei due, senza neanche rivolgermi la parola, infilò la mano sotto la mia gonna a verificare lo stato della fica di questa compiacente cameriera. Si accomodarono sul divano e mi ordinarono di spogliarmi. Poi facendomi inchinare anziché inginocchiare per poter giocare con i miei seni si fecero succhiare il sesso. Quando mio figlio arrivò in casa mi trovò in quella situazione, chinata sul cazzo di uno dei ragazzini mentre l’altro, guardando la televisione mentre aspettava il suo turno, giocherellava con il frustino sulla mia fica. Senza degnarmi di una sguardo, salutò gli amici dicendo Mi rifilò una sonora pacca sul sedere ed uscì dalla stanza.
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