Nei giorni successivi fui in preda ad angosce terribili. Cercai di convincere Luca a desistere dalle sue intenzioni ma l’unico risultato che ottenni fu quello che Lui chiese a Matteo di frustarmi in quanto esitavo ad obbedire: Da li a pochi giorni Sara sarebbe rientrata a casa per passare le vacanze di Natale in famiglia ed io passai quei pochi giorni a cercare la maniera di evitare quella vorticosa caduta nella depravazione. Ma ogni soluzione che credevo di escogitare si scontrava con la dura realtà. Mio figlio era stato chiaro: Niente aveva più una logica e nessuna ragione poteva essere usata in mia difesa; certo Luca mi aveva sottomessa, ma mio figlio era solo un ragazzino mentre io ero una donna matura, nonché sua madre. Nessuno, a ragione, avrebbe potuto credere che non ci fosse stata una mia volontà perversa nel condurre gli eventi in quel modo oscena. Non avrei potuto passare nient’altro che per una madre, ancora giovane, repressa sessualmente, incestuosa e pervertita. Da ricovero in clinica, insomma. Solo l’idea di essere obbligata a ridurre mia figlia a giocattolo sessuale per il fratello ed i suoi amici mi rendeva folle di vergogna e rimorso, ma non riuscivo a vedere nessuna via di scampo, se non una; più volte, nelle notti che passavo insonni, sfiorai l’idea del suicidio. Così, presa ormai dalla sindrome del topo in gabbia, abbozzai un modo per affrontare il discorso con mia figlia Sara. A luca promisi che intanto avrei fatto in modo che Lui ed i suoi amici, se lo desiderava, avrebbero avuto la possibilità di vedere Sara Nuda. Questo era relativamente semplice; con mia figlia è sempre esistita una complicità assoluta, dovuta anche al fatto della mia ancora giovane età. Spessissimo ci aiutavamo a vicenda a farci il bagno o a depilarci le parti intime, senza vergogne o pudori; in fondo eravamo due giovani donne, più amiche che madre e figlia. Così aiutai Luca a sistemare la telecamera in bagno, posizionata in modo da riprendere le abluzioni più intime della sorella. Lui e Matteo mi obbligarono a fare diverse prove per trovare la posizione migliore per quelle riprese, senza smettere un minuto di provocarmi e torturarmi con frasi del genere: Il primo giorno quando Sara arrivò non ebbi il coraggio di affrontare l’argomento; ci salutammo e ci comportammo quasi come sempre. Mio figlio mi aveva autorizzato ad indossare un leggero vestitino fino a quando avrei potuto esibire di nuovo in casa la mia totale nudità. Ma questo non impediva a Luca di accarezzarmi sotto la gonna appena ne aveva l’occasione, sia per controllare che comunque fossi ben rasata e priva di biancheria intima, sia per rivendicare il suo possesso su di me e ricordarmi quanto mi attendeva: Il pomeriggio del giorno dopo mia figlia mi chiese le davo una mano a lavarsi la schiena mentre si faceva il bagno; inoltre quelle erano occasioni di cui noi solitamente approfittavamo per raccontarci le ultime novità e pettegolezzi. Arrivata in bagno, senza farmi notare, accesi la videocamera ben nascosta ed mi avvicinai a Sara che si stava spogliando prima di entrare nella vasca. Feci in modo che mostrasse all’obbiettivo tutta la sua bellezza e nudità scherzando e commentando i suoi seni, le natiche, le cosce; la trovavo veramente molto bella, assomiglia a me da giovane pensai, e non esitavo a dirglielo. Era mia figlia, Dio mio… Mia Figlia. Quando Sara so sdraiò nella vasca mi avvicinai e cominciai ad accarezzarle le spalle ripetendole con dolcezza quanto la trovassi bella. Poi lentamente, trattenendo le lacrime, cominciai ad accarezzarle i seni, lasciando che una mano si abbassasse fino a sfiorarle il sesso, che potei accarezzare solo per pochissimi istanti. Solo a quel punto mia figlia ebbe un moto stizza e mi allontanò bruscamente: Era sconvolta da quel mio tentativo e chiedeva delle spiegazioni; che io non ero in grado di fornirle. Si mise a piangere ed a urlare; mi disse che sarebbe andata a casa del padre, che tutto si sarebbe aspettata meno un tentativo di violenza da sua madre. Volarono parole grosse e venni investita da tutta la sua disperazione. Era evidentemente sotto choc. Mi spinse fuori dal bagno e pochi minuti dopo ne uscì piangendo anche Lei per andare in camera sua; la sentivo piangere ed entrai in camera di Sara; era sdraiata sul letto che singhiozzava: Per tutto il resto della giornata non uscì dalla sua camera. Non dormii e piansi disperata tutta la notte ed al mattino presto ero già in cucina, sola, a preparare la colazione, attendendo con agitazione lo sviluppo degli eventi. Verso le nove preparai il vassoio con la colazione per Luca e mi avviai verso la camera di mio figlio. Prima di bussare mi assicurai che Sara stesse ancora dormendo; quindi mi tolsi il vestitino e con indosso solamente le pantofole con il tacco, entrai in camera di Luca. Lui voleva che fossi sempre nuda quando lo servivo ed era possibile. Raccolsi le numerose riviste pornografiche sparse sul tappeto che io stessa gli avevo dovuto comprare; raccolsi anche un fazzoletto con evidenti segni di sperma, frutto di una masturbazione notturna, e lo svegliai chiamandolo dolcemente: Impiegò qualche attimo a svegliarsi del tutto, poi, mentre gli ponevo il vassoio in grembo, mi disse: Lui afferrò con forza un mio seno e tirandolo mi costrinse a chinarmi, fino ad avere la mia bocca sul suo sesso. Puzzava leggermente di urina e di sperma ma non riuscii ad impedirmi di aprire le labbra e succhiare il pene ancora molliccio di mio figlio. Sempre guidando i miei movimenti attraverso la morsa sul seno si inturgidì dentro la mia bocca: Si scaricò nella mia bocca e mi mandò via in malo modo Mi rivestii e tornai in cucina. Poco dopo mi raggiunse mia figlia. Mi lanciò una occhiata carica di rancore e di odio: Si sedette al tavolo con davanti una tazza di caffè. Mi sedetti anch’io; nascondendo il viso tra le mani cominciai a piangere ed a raccontare quello che era successo negli ultimi mesi. Le dissi di come avevo cominciato una relazione con mio figlio, suo fratello. Le raccontai di come la cosa era cominciata come un gioco, stupido e pericoloso sicuramente, ma che avevo perso il controllo della situazione. Tralasciai i particolari di quando ero stata affittata come prostituta da Luca e del coinvolgimento di altre persone perchè non ne ebbi il coraggio. Mentre raccontavo piangevamo tutte e due, io di disperazione e vergogna, Lei per il rancore verso di me. Si alzò rabbiosa e con un tono che non ammetteva repliche mi disse: Si girò ed uscì sbattendo la porta della cucina. Si rinchiuse in camera sua mentre io rimasi a piangere in cucina. Verso mezzogiorno Luca si alzò finalmente e venne a pranzare. Sara era sempre chiusa in camera sua e vi rimase fino a metà del pomeriggio, quando uscì finalmente e si sedette il poltrona a guardare la televisione con il fratello. Speranzosa sperai che avesse superato la crisi e che esistesse ancora una possibilità di dialogo, ma mi sbagliavo terribilmente. Aveva evidentemente assimilato la cosa, visto che comunque non se ne era ancora andata, ma in un modo che avrei scoperto, tragicamente, da li a poco. Non so se tra fratelli si parlarono, io non mi accorsi di niente; quando Luca mi chiamò perché gli portassi una bibita ,mi avvicinai timorosa ai miei figli. Posai la bibita sul tavolino di fronte a Luca e mi girai per tornarmene in cucina senza dire niente, quando la voce di mia figlia, gelida come l’acciaio, mi fermò: Mio figlio guardò stupito me, poi la sorella e poi ancora me: Rispose Luca Io durante quel dialogo ero rimasta in piedi immobile, incapace di pensare, di parlare e perfino di respirare. Luca mi ordinò di spogliarmi con un cenno della mano, incapace anche lui di parlare sia per l’emozione sia per l’eccitazione; esitai un attimo ma subito la voce di Sara, che percepii carica di lacrime represse, mi sferzò come una frusta: Lasciai cadere il vestitino e rimasi completamente esposta davanti ai miei due figli. Sara non staccava gli occhi rabbiosi dal mio sesso rasato; mi fece girare più volte su me stessa per vedere i segni della frusta sulle cosce. Poi, inaspettatamente disse a Luca: Allungò la mano sul rigonfiamento che appariva dai jeans del fratello e cominciò a massaggiarlo con il palmo della mano: E così fece; slaccio la cerniera e con movenze volutamente lascive liberò il sesso del fratello che svettò in aria reso durissimo dalla situazione. Poi mi ordinò di inginocchiarmi e di prender in bocca il sesso di Luca. Cominciai a succhiarlo spiando con la coda dell’occhio le reazioni di mia figlia che non perdeva nemmeno un particolare di quella scena. Dopo qualche minuto sentii la mano di Sara che mi spingeva via: Si chinò sulle gambe del fratello e vidi la bellissima bocca di mia figlia richiudersi delicatamente sul sesso di Luca. Sara non se ne andò dal padre. Aveva deciso di approfittare di quella situazione e di giocare anche Lei al nostro gioco, forse senza rendersi conto dei pericoli ai quali andava incontro. Resta il fatto che quella stessa sera e nei giorni che seguirono io ripresi a girare per casa nuda ed a servire Luca come prima. Mia figlia volle che il fratello le mostrasse le foto ed le video cassette che mi ritraevano e riuscì perfino ad eccitarsi fino ad accarezzarsi il sesso davanti a noi quando Luca le fece vedere l’amplesso che avevo avuto con il loro padre. Quando vide le immagini che mi ritraevano con i due amici del fratello chiese spiegazioni e dovetti spiegare che era stato proprio Matteo ad avere l’idea di coinvolgerla, desideroso di approfittare di Lei. Sara rimase pensierosa qualche secondo e poi commentò con un sibillino: Quando Luca le mostrò la cassetta che la ritraeva nuda e le confidò che si era masturbato la notte vedendola mia figlia ebbe un leggero sorriso. Volle che io fossi frustata e violentata dagli amici di Luca mentre lei, nascosta, assisteva allo spettacolo ed alla sera volle provare lei stessa la frusta su di me. Mi chiese dopo avermi picchiata. Questa frase apriva un baratro sotto i piedi di Sara ma lei, o non se ne rendeva conto o Matteo aveva avuto ragione nel dire che assomigliava alla madre. La stessa mente perversa e malata era il destino di entrambe. Durante buona parte della notte Sara volle che le spiegassi nei particolari come avrebbe dovuto comportarsi con Il fratello. Le dissi che dal momento che avesse deciso di sottomettersi avrebbe potuto essere prestata o affittata ad altri uomini. Sapevo che era ancora vergine e le feci presente che non sarebbe più stata Lei a decidere del suo corpo; almeno con me era avvenuto questo. Mia figlia era come una spugna, pronta ad assimilare tutto quello che le insegnavo sull’obbedienza. Prima di andare a dormire volle che le rasassi il pube e le insegnassi come farlo in seguito da sola. Mentre la rasavo vidi che la sua piccola fica era impregnata di umore, segno che i miei discorsi le avevano procurato una fortissima eccitazione. Desideravo da morire di posare le mie labbra su quel fiore succoso e lei altrettanto, mi confidò lei stessa; ma le spiegai che non ci era consentito procurarci piacere senza il permesso di Luca. Mi disse che era giusto e che capiva e andammo a dormire. La mattina dopo entrai nuda nella stanza di mio figlio, lo svegliai e quando Lui mi rimproverò chiedendomi dove fosse la colazione, io mi spostai di lato, lasciando entrare Sara, completamente nuda e rasata, i tacchi alti ed i capelli raccolti in una coda di cavallo, con il vassoio in mano. Si avvicinò al compiaciutissimo ed sorpresissimo fratello e posandogli il vassoio sulle gambe gli disse:
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