Dopo essersi fatto spompinare per bene dalla sua nuova troietta ed essere arrivato abbondantemente nella mia gola fino a poco prima intatta, Gianluca tornò sotto lo scroscio dell’acqua, dandomi le spalle. Io invece rimasi inginocchiato vicino a lui, perchè quella mi sembrava la posizione più giusta da assumere in sua presenza, e così potei ammirare da vicino le gambe muscolose ed il culo sodo e duro. La cosa strana è che sentivo di non essere passato improvvisamente all’altra sponda, perchè il mio era più un sentimento di manifesta inferiorità di fronte a cotanta bellezza, superiorità. Vicino al mio Padrone mi sentivo semplicemente una nullità, una merda, un essere nato solamente per servirlo: è come può uno schiavo, inferiore e sottomesso come lo ero diventato io, non restare incantato di fronte alla maestosa bellezza del mio Signore? Credo che quello che sto dicendo sia comprensibile a tutti gli essere inferiori, che siano schiavi o schiave che stanno leggendo queste racconto, quando si trovano al cospetto dei loro Padroni Il silenzio creatosi dopo il mio primo pompino, fu interrotto dalla voce autoritaria del mio Padrone, il quale si girò verso di me, donandomi di nuovo la vista del suo enorme cazzo, che io avrei tanto voluto leccare, di nuovo, ancora. Come una insaziabile puttana. ” Non credere che sia finita qua, puttanella, ricordo benissimo quale sono i nostri patti: tu ora sei mio, e lo sarai fin quando io non deciderò di sbarazzarmi di te. Fino ad allora tu non avrai più una tua vita, mi apparterrai… ” ” Si, mio Padrone” risposi io, estasiato da quel tono di voce. Mi sarei gettato a leccargli le palle se solo ne avessi avuto il coraggio ” Purtroppo ” continuò il mio Signore ” il custode starà per venire a chiamarci, però c’è una cosa che puoi fare per me, ora… ” Ai suoi ordini, Padrone”, dissi io, come il più consumato degli schiavi, dimentico della mia vita precedente, quella di ragazzo normale, come se non mi fosse mai appartenuta ” Li vedi i miei piedi laggiù ? ” mi domandò il Padrone indicandomi le sue due estremità che mai prima d’ora avevo notato, o tantomeno desiderato, ma che adesso mi sembravano il dono più prezioso che il mio Signore potesse farmi ” Sono sporchi tra le dita e sudati: voglio che ti prostri ai miei piedi e me li lavi, queste non è certo un compito degno di un Padrone come me e quindi sarai tu da oggi doverlo fare ” ” E’ un onore, mio Signore”, risposi io, in estasi di fronte a quella prospettiva. Certo, non sarebbe stato come avere il suo cazzo tra le labbra, ma dovevo abituarmi al fatto che non avrei avuto sempre l’onore di ciucciargielo, e che i miei compiti sarebbero stati spesso diversi,in alcuni casi sgradevoli Mi gettai sul freddo pavimento della doccia, che aveva accolto chissà quante pisciate e sputi dei ragazzi che c’erano passati, e mi ritrovai a pochi centimetri dai piedi di Gianluca. Con i miei nuovi occhi da schiavi, quelle estremità maschili, che mai prima d’ora avevo considerato fonte di eccitamento, mi sembravano qualcosa di superbo: erano lunghi, nodosi,avevano cespuglietti di peli scuri sulle dita magre e ricurve. Le unghie erano lunghe e nonostante l’acqua emanavano un odore forte di sudore ” Vedi, puttanella, sotto alle unghie si è fermata un po’ di terra del campetto, e ora sono nere: passaci la lingua e puliscemele ” Senza farmelo ripetere, schiacciai la mia faccia contro il pavimento e mi ritrovai così a guardare quelle unghie sporche da pochi centimetri: l’odore di calzini sporchi e scarpe da calcio dopo una partita (qualche ragazzo che leggerà queste righe dovrebbe tenerlo presente) era così forte che il mio pisello iniziò nuovamente a reclamare un eiaculazione che fino ad allora gli avevo negato. Dopodichè feci uscire la mia lingua dalla bocca e la passai ripetutamente sulla superficie ruvida dell’unghia, e poi sotto, cercando di entrare il più possibile nello spazio tra la pelle dell’alluce e la punta dell’unghia stessa. Un po’ di terriccio mi arrivò sulla lingua, toccandomi le papille gustative e di conseguenza dandomi una nuova scarica di eccitazione che mi pentrò fino alle ossa. Continuai a leccare per buoni dieci minuti, passando la lingua da un dito all’altro e concentrandomi su quelli più grandi: inghiottì terreno e sudore e la puzza dei piedi del mio Padrone oramai mi era entrata nel naso, facendomi comprendere che quello era l’unico odore che avrei voluto respirare. Il Padrone nel frattempo continuava a lavarsi, non curandosi del fatto che una persona, uno con cui aveva condiviso l’amicizia fino a poco prima, si stava contorcendo sul pavimento lurido per obbedire ad un suo ordine, leccandogli i piedi sporchi, come se fosse la cosa più naturale del mondo Il mio lavoro di pulizia fu interrotto con un calcio sul viso da parte di Gianluca ” Ora basta, schiavo. Adesso il tuo Padrone vuole restare da solo, perchè deve pensare ad alcune cose ” ” Si padrone “, risposi. Rimisi la lingua indolenzita dentro la bocca e guardai la mia opera di restyling: tracce di sporco rimanevano qua e la sotto le unghie, ma per la maggior parte il terreno era scomparso, finendo tutto nella mia bocca. Mi rimisi in ginocchio, trovandomi nuovamente a contatto con quello che sarebbe diventato di li a qualche giorno l’oggetto dei miei desideri ma anche il mio peggior incubo…Sapete di cosa sto parlando! ” Ora vattene ” proseguì il Padrone ” Da domani pomeriggio ti trasferirai da me, e prenderai servizio a tempo pieno. Inventati qualcosa con i tuoi e con P. (la mia ragazza) ” Il Padrone mi ridiede le spalle e tornò sotto la doccia; io mi alzai in piedi per la prima volta dopo tantissimi minuti, con la testa che mi girava a mille, sia per quello che era successo che per le balle che mi sarei dovuto inventare con i miei e con la mia ragazza per giustificare un mio trasferimento da Gianluca. Feci la borsa e mi rivestii in fretta, gettando ogni tanto un occhio alla nube di vapore che avvolgeva il corpo muscoloso del mio Padrone e immaginandomi la vita che mi aspettava, sotto i suoi piedi e con in bocca (o chissà dove) il suo cazzo All’ improvviso il Padrone parlò ” Schiavo, mica penserai che il tuo Padrone si metta a fare la borsa, dopo la doccia! Già è tanto che non mi faccio asciugare da te, e solo per il fatto che è tardi! ” Si Padrone, scusi Padroni ” dissi io, umilmente ” Mettimi tutto nella borsa tranne i calzini ed il boxer: quelli dovrai portarli a casa tua e lavarmeli stasera, come una brava cameriera ” ” Si Padrone” risposi, dopodichè presi tutta la sua roba e gliela misi nella borsa, mentre i calzini e la mutanda li misi nella mia. Il Padrone mi congedò: ” Puttana, allora torna a casa, però prima di lavarmi la roba voglio che mi odori il boxer, voglio che il tuo naso si impregni dell’odore delle mie palle sudate, delle mie perdite dal pesce, delle strisciate di merda che ti ho involontariamente regalato” ” Si Padrone, Grazie Padrone” “Domani pimeriggio ti voglio da me alle 5 precise, non un minuto di ritardo. Ora vattene” E ritornò sotto l’acqua ” Si Padrone, Grazie Padrone ” disse io come un automa: in meno di un ora ero diventato il prototipo dello schiavo ideale, sottomesso, fedele, deferente Dopodichè uscii da quello spogliatoio che aveva segnato la fine della mia vecchia vita, della mia libertà e mi aveva proiettato in un mondo sconosciuto ma accattivante, in cui la mia parte sarebbe stata solo quella di un inutile servo che dedica la sua patetica vita ai desideri, ai capricci, agli ordini di un Essere superiore, un semi-dio di ellenica memoria, che ti avrebbe concesso l’onore di essere la sua pezza da piedi,la sua cloaca personale, la sua puttana da sfruttare e scopare a piacimento Fu in quello stato di confusione, in quel misto di eccitazione e paura che tornai a casa. Aspettai che tutti andassero a dormire, dopodichè mi recai in bagno e lavai i panni sporchi del mio Padrone. A mano, naturalmente, come una brava lavandaia d’altri tempi. Prima di queste, feci ciò che il mio Signore aveva ordinato: presi il boxer dalla borsa, lo stesi e cercai le tracce di sporco che mi erano state annunciate. Le trovai: la mutanda era ancora umida all’altezza delle palle, e l’odore di maschio, che tanto avrei imparato a riconoscere, era ancora vivo, forte. Cercai poi le tracce della divina merda del mio Signore, e c’era anch’essa, una secca strisciata marrone, il cui odore acre era ancora presente. Inspirai, inbriato, a fondo, anche se i disgusto in quel caso si fece sentire Forse non ero ancora pronto per quello, in fondo ero diventato un oggetto del mio Padrone solo da poche ore, ma avrei avuto tanto tempo per imparare a diventare uno schiavo completo, per poterlo servire al meglio..
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