La notte che mi accompagnò al giorno successivo fu quasi del tutto insonne: mi chiesi per tutto il tempo cosa mi avesse spinto a fare quel gesto, se per caso aveva radici più profonde che non affondavano semplicemente nella vista del cazzo del mio migliore amico, quel pomeriggio Pensai che forse ero stato vittima di un ipnosi, forse di un rito voodoo…O forse, più facilmente, la mia vera natura di puttana, rimasta sedata fino ad allora, era esplosa in tutta la sua forza e consapevolezza, come un vulcano che si risveglia dopo decenni di quiescenza L’unica cosa che sapevo era che non mi pentivo affatto, non avevo rimorsi e l’unico consiglio che mi portò quella notte in bianco fu solo quello di ritenermi onorato del fatto che Gianluca non mi avesse respinto, scacciato o riso in faccia, ma mi avesse preso con se, come suo schiavo personale,concedendomi un opportunità irripetibile, che altrimenti avrei rimpianto a vita, reprimendola. Mi soffermai a pensare anche al mio Padrone, alla facilità con cui mi aveva fatto suo: lo conoscevo bene, ma forse non così tanto da capire che era un Padrone nascosto, un Essere superiore che non aspettava altro che una puttanella si dichiarasse, si gettasse ai suoi piedi, gli prendesse in bocca il cazzo. E qd qst situazione si era verificata non se l’era lasciata certo sfuggire, capendo al volo tutti i vantaggi che gli si schiudevano dinnanzi: avrebbe avuto per tutto il tempo che avesse voluto uno schiavo a sua completa disposizione, da usare come domestico per farsi lavare le mutande, da cameriera per farsi pulire casa, da gabinetto se gli scappava una pisciata, da puttana da scopare o far scopare da altri, e molto altro… La mattinata trascorse nel tentativo, riuscito seppure maldestro, di convincere i miei e la mia ragazza che mi trasferivo da Gianluca per poter preparare meglio gli esami universitari (siamo studenti tutti e due)…Si come no…Io che gli ciucciavo le palle seduto sotto al tavolo mentre lui era immerso nella lettura di un testo d’esame! Quella che mi diede più problemi fu la mia ragazza, che giustamente si chiese il motivo di tanta fretta nel trasferimento, dopo che non lo avevo fatto nei precedenti 3 anni. Se avessi saputo cosa sarebbe successo di li a qualche giorno non mi sarei dannato tanto l’anima per convincerla! Le ore scorrevano lente, quel maledetto pomeriggio, ma finalmente arrivò il momento di abbandonare la mia casa e con essa la mia vecchia vita e di entrare in una completamente diversa, in cui non sarei più stato lo stesso, in cui non avrei avuto più neanche un nome se non quello generico ed umiliante di “schiavo”, in cui non avrei avuto più privacy, dignità, rispetto, normalità, in cui le cose più assurde e imbarazzanti mi sarebbero sembrate del tutto naturali Arrivai alla porta di casa di Gianluca alle 5 spaccate, bussai quel campanello che tante volte avevo premuto ma che non mi era mai sembrato così diverso e…me lo trovai davanti! Tutti i miei (pochi) dubbi scomparvero qd mi trovai di fronte la figura del mio Padrone: indossava il pezzo di sotto di una tuta ed aveva il petto muscoloso, attraversato da peli proprio in mezzo ai pettorali, scoperto. Mi guardò schifato, e per nulla sorpreso, sapeva che mi sarei precipitato da lui, il pompino dell’altra sera non mi era arrivato solo in gola ma anche nel cervello, bagnandomelo del suo sperma e mandandomelo in corto circuito ” Sei arrivato finalmente, schiavo ” mi disse e poi tornò verso il soggiorno ” Entra dentro e mettiti in ginocchio davanti a me ” Feci come mi aveva ordinato e presi posto di fronte al divano su cui il Padrone si era seduto. Ero nuovamente all’altezza del suo cazzo, lo intravedevo al di sotto dei pantaloni azzurri, duro e fiero come deve essere un pisello che sa di essere bello, grosso, desiderato ” Da questo momento sei il mio schiavo: non pensare più alla tua vita precedente, ne al fatto che siamo stati amici. Ricorda sempre che mi appartieni, che sei in mio potere, che non sei nulla e non puoi nulla senza il mio volere. Non hai più niente di tuo: la tua vita, il tuo corpo, i tuoi soldi, la tua ragazza…tutto ora è mio! Io lo guardavo estasiato, incantato da tanta bellezza e forza. Non lo avevo mai visto così, anzi avevo sempre pensato che non fosse poi qst granchè a livello estetico, ma ora capivo di essere un deficiente: era un Dio, un’icona, poteva avere tutto quello che voleva solo schioccando le dita…Aveva me, tutto me stesso, lo avrei servito per tutta la vita, se lui avesse voluto, avrei sacrificato tutto pur di accontentare un suo capriccio, ordine, desiderio. Valevo meno dei grumi di sporcizia che gli si annidavano tra le dita dei piedi, la mia era una sottomissione totale, psicologica oltre che fisica… “Da quest’oggi vivrai solo per me:non passerà giorno senza che io ti costringa a fare qualcosa ti sempre più umiliaante e perverso, ho realizzato il sogno di avere un giocattolo tutto mio tra le mani…Sinceramente credevo che sarebbe stata una ragazza, sai qt ami sfruttarle, ma mi accontento anche di una merda come te…Anzi sarà più eccitante incularti, mettertelo in bocca, pisciarti in faccia, usarti come cesso, sottometterti in tutti i modi, sapendo che una volta eri un mio amico…uno come me…e che invece ora ti ecciti al solo pensiero di farti scorreggiare in faccia!” ” Si Padrone”, risposi ” Per ora, puttana, ricordati queste poche regole. Le altre te le insegnerò a furia di inculate: la prima è che dovrai chiamarmi sempre Padrone qd siamo in casa qd siamo davanti a persone che sono a conoscenza della situazione; in pubblico, ameno che non cambi idea, potrai ancora chiamarmi col mio nome, ma naturalmente anche in quella situazione sarai il mio schiavetto. La seconda regola è che non potrai mai rifiutare un mio ordine,perchè sono il tuo Signore, altrimenti la punizione sarà terribile. Qualsiasi cosa ti chieda la tua risposta dovrà essere sempre Si Padrone e Grazie Padrone. La terza regola è che dovrai essere sempre nella posizione in cui ti trovi ora qd sei davanti a me, se non prostrato qd te lo comanderò. Non mettermi mai in piedi:l’unica posizione che le puttane come te conoscono è quella cha fa stare la loro bocca all’altezza del pisello di un Padrone. La quarta, e per ora ultima regola, è che devi capire che non ti ho preso con me solo per divertirmi sessualmente: usarti mi eccita ma non sono un frocio come te. Quindi, qd non avrai il mio pisello in bocca o in culo e qd non ti farò usare da altri, sarai il mio schiavo personale: laverai, cucinerai, mi servirai in tutto, sarai il mio domestico, insomma. Ci siamo intesi, stronzo? ” Si mio Padrone, ai suoi ordini mio Padrone” risposi abbassando la testa, anche se quell’ultima frase di Gianluca relativa al fatto che mi avrebbe fatto fare la puttana anche di altri mi aveva gelato il sangue nelle vene. Lo vedevo completamente indifferente a me, per lui non ero solo un suo oggetto, ma un divertimento che gli avrebbe reso la vita più facile e divertente, un qualcosa da condividere con gli altri, perchè no? Il Padrone, finito il suo discorso, si alzò dal divano:avevo sperato che me lo avrebbe fatto succhiare, in fondo la posizione era molto comoda per spompinarlo, ma così non fu. Forse era la prima lezione quella, capire di non avere sempre il privilegio di essere la sua troia…Il Padrone era sempre stato pieno di donne, aveva fascino (soprattutto quello dettato dal suo cazzone), che se ne faceva di uno schiavo ciucciacazzo? ” Sistema la tua roba nello sgabuzzino, dormirai per terra in mezzo alle mie scarpe qd non avrò voglia di tenerti tra le palle, altrimenti il tuo posto sarà ai piedi del mio letto…Voglio tenerti vicino se durante la notte ho voglia di scaricarmi i coglioni e se non voglio arrivare in bagno per pisciare… Ci sei tu per questo, no? ” chiese il Padrone sorridendo “Si Padrone, è un onore farle da cesso “, risposi già pregustando quella nuova esperienza ” Per casa, qd ci sono solo io, indosserai solo un paio di boxer; qd invece verranno a trovarci ospiti indosserai il completino da brava cameriera sexy, con tanto di crestina bianca, calze scure e scarpe col tacco. E’ cosi che mi servirai in qualche situazione ” ” Si Padrone, Grazie Padrone” “Ora vatti a spogliare e poi torna da me, che cominciamo a divertirci!” ” Si Padrone”. Detto qst mi recai nello sgabuzzino, che da quel giorno sarebbe diventata la mia dimora saltuaria:puzzava di chiuso, di scarpe da ginnastica usate, di calzini sporchi. Odorova di eccitazione. Mi spogliai e rimasi in boxer:il mio fisico, rispetto a quello scultereo del Padrone, non era granchè e qst mi rese ancora più consapevole del fatto che era giusto che fossi il suo schiavo e la sua puttana. Potevo io essere mai uguale al Dio che stavo per servire? Potevamo mai essere io e lui sullo stesso piano? No, non eravamo uguali, non eravamo nemmeno creature dello stesso mondo: lui pisciava ed io bevevo la sua piscia, lui scoreggiava ed io correvo ad odorargli il culo, lui mi dava un ordine ed io correvo a prenderlo in bocca. Ditemi voi se due persone del genere possono essere considerate uguali. Pochi minuti dopo, nudo se non per i boxer, ero di nuovo inginocchiato di fronte a lui, che qst volta però era in piedi.Mi guardava dall’alto in basso, come avrebbe fatto sempre da quel pomeriggio, e mi disse: ” Schiavo, sai che sono una persona che non ama aspettare, gingillarsi. Sono diretto e veloce in quello che faccio. Alcuni Padroni al posto mio ci andrebbero con gradualità con te, ti farebbero prima fare cose meno perverse, meno umilianti. Ma io non sono così: me ne sbatto il cazzo di te, non ti ho cercato io, sei tu che ti sei inginocchiato davanti a me all’improvviso e mi hai pregato di infilartelo in bocca. Quindi vuol dire eri consapevole di quello che volevi, che eri cosciente, che sapevi dove tutto questo ti avrebbe portato” “Si Padrone”. Quanto avrei voluto toccargli il cazzo! ” Bene, allora non ho voglia di aspettare. Ho voglia di usarti per lo schiavo quale sei da subito, da ora. Prima ti abitui a fare certe cose è meglio sarà per te, perchè ogni giorno sarà peggio, ogni giorno ti userò in maniera più profonda!” ” Come desidera, Padrone” ” OK, schiavo, allora andiamo in bagno: il tuo Padrone deve cagare ” Non so che faccia feci all’ordine datomi dal mio Padrone: a me era sembrato di aver mantenuto il viso impassibile, immobile, come si conviene ad uno schiavo, il quale non deve avere opinioni, non deve fare commenti anche se solo con se stesso, ma deve solo e sempre ubbidire…anche se la richiesta del Padrone è strana, perversa, imperscrutabile, misteriosa…anzi soprattutto se e’ una di queste cose! Non so che faccia feci, dicevo, fatto sta che Gianluca si accorse di qualcosa, forse una leggerissima contrazione del viso in segno di paura o perplessità su ciò a cui mi stava per sottoporre. Senza che potessi rendermene conto, senza avere nemmeno il tempo per prepararmi psicologicamente, il Padrone mi colpì al viso con uno schiaffo pesantissimo, duro qt era la sua rabbia per la mia prima seppur lieve disubbidienza. La sua mano aperta, lunga e magra, si abbattè come un uragano sulla mia faccia. La sberla fu così forte ed inaspettata che non riuscì a mantenermi saldo sulle ginocchia, e caddi come un sacco vuoto, un pungiball senza sabbia, sul pavimento della sua casa. Mentre mi accorgevo lentamente di ciò che mi era successo, sentii la voce del mio Padrone giungermi dall’alto, rabbiosa e cruda come non lo era mai stata fino ad allora ” Chiariamoci per bene, puttana, una volta e per tutte: TU SEI IL MIO SCHIAVO, UN ESSERE INFERIORE E SOTTOMESSO CHE HA COME UNICO SCOPO NELLA VITA QUELLO DI SERVIRE IL SUO PADRONE, DI ESSERE A SUA COMPLETA DISPOSIZIONE PER TUTTO QUELLO CHE EGLI VUOLE, DESIDERA, ORDINA! ” Si fermò un attimo x asciugarsi un po’ di saliva che gli colava dalla bocca in seguito alla sfuriata e cos’ facendo mi diede il tempo di rimettermi nella posizione precedente, di nuovo inginocchiato di fronte a lui, alla sua figura che ora mi appariva come quella di un Dio non solo bello, ma anche potente, forte, terribile…e vendicativo. Abbassai la testa e mi trovai così a guardare quei piedi che ieri avevo leccato e che adesso erano nascosti da calzini bianchi di spugna. Il Padrone continuò, abbassando il tono di voce ma non per questo essendo meno diretto ed incisivo ” Tu hai scelto liberamente di essere la mia troia, tu sei corso da me quando te lo avevo ordinato senza pensarci su una volta, tu lo hai già preso in bocca, mi hai già tolto i grumi di terreno e sudore dalle unghie dei piedi, mi hai già odorato la mutanda sporca di piscia e merda! Come ti permetti di sembrare inorridito quando ti ordino di accompagnarmi al cesso?! Come ti permetti di non gettarti subito ai miei piedi e ringraziarmi dell’onore che ti sto concedendo?! E questo quello che dovrai fare da oggi, è questo quello che ti aspetta dalla vita nel futuro! Quindi abituati ad essere usato da me e da chi voglio io nei modi più degradanti ed umilianti possibili ! Perchè sono gli unici che conoscerai da questo momento!Dì addio al rispetto x te stesso, alla tua dignità, alla tua normalità…Perchè ti voglio sempre pronto ad esaudire tutte le mie richieste,sempre entusiasta e allo stesso tempo rassegnato per quello che deciderò di riservarti. Non voglio mai più fare un discorso del genere con te, altrimenti conoscerai punizioni mooolto più terribili di una semplice sberla! Ci siamo intesi, mio leccapiedi personale?! ” Si, mio Padrone…la prego di perdonare il suo umile servo ” risposi io, continuando a tenere bassa la testa, colpito dalle sue parole, spaventato dalla sua ira, attratto dal futruro che mi aveva predetto “Ora andiamo in bagno, che la merda mi sta premendo sul culo! E non è giusto che la faccia aspettare per colpa tua, per colpa di una merda ancora peggiore che non ha capito ancora quale sarà la sua vita da oggi! Tu seguimi in ginocchio, è così che camminerai in mia presenza, non sei certo degno di camminare come una persona normale dato che non lo sei…dato che le persone normali non vanno di certo dietro ai loro amici che devono cagare, pronti ad pulirgli il culo! ” Il Padrone girò su se stesso e si diresse con passo spedito verso il bagno…io lo seguii in ginocchio, muovendomi con una certa fatica a cui però mi sarei dovuto abituare presto. Arrivammo in quel bagno che molto presto sarebbe diventato il mio collega e in un certo senso il mio rivale e Gianluca si fermò in piedi presso la tazza. Io dopo qualche secondo lo raggiunsi…era una strana prospettiva quella…non avevo mai visto il gabinetto così vicino al viso, tranne forse le rare volte in cui avevo vomitato…ma lì non c’era mica un altro uomo con me! ” Adesso mi abbasserai la tuta e poi mi farai lo stesso con i boxer…così potrai finalmente rivedere l’altro tuo padrone, che credo ti manchi tanto…” disse Gianluca sorridendo e leggendomi nel pensiero. Feci come mi aveva ordinato: misi le mani ai lati del pantalone e lo tirai giù lentamente…davanti a me si scoprirono il boxer bianco stretto che metteva in risalto il suo enorme pacco e poi le cosce toniche e le gambe pelose e magre. Fu poi la volta della mutanda, la chiave d’accesso al suo mondo proibito. Rimisi le mani sui suoi fianchi e iniziai a tirare giù…I miei occhi erano come ipnotizzati, guardavano fissi quello che lentamente usciva allo scoperto: la corona d peli e riccioli scuri, la parte superiore del suo membro, floscio in quell’istante eppure già impressionante, la punta rossa della capocchia che fuoriusciva dalla pelle…e poi giù giù, la grossa sacca rugosa delle sue palle, la striscia di pelle e peli che correva fino al suo ano… Nonostante l’ebbrezza e la distrazione data da quello spettacolo, riuscii a finire il mio compito, abbassandogli all’altezza delle caviglie anche il boxer…il Padrone ora era pronto per cagare. Si sedette sulla tazza del cesso come se io non esistessi o come se fosse normale avere una persona inginocchiata davanti a te mentre ti accingi a cagare, indifferente al mio sguardo incuriosito su ciò che mi avrebbe ordinato! ” Bene schiavo, abituati a questa scena, perchè la vedrai migliaia di volte, tutte le volte in cui dovrò andare in bagno…Ora che ho uno schiavo tutto per me non posso certo perdere l’opportunità di divertirmi ad usarlo anche quando sto sulla tazza!” Il Padrone si sistemò meglio col culo e poi scorreggiò rumorosamente: non era la prima volta in vita mia che sentivo scoreggiare Gianluca,” ma adesso la situazione, il contesto, era completamente cambiato…non eravamo due amici che nell’intimità di una stanza ridevano l’uno per la puzza dell’altro,ora invece io ero solo uno schiavo che odorava con rispetto la scoreggia che usciva dall’ano del mio Signore, desideroso che gliela facesse in piena faccia ” Puttana, come vedi almeno per questa volta non ti userò come mio cesso personale, non ti cagherò in bocca…almeno per questo è ancora troppo presto. Quello che ora voglio da te è che ti prendi in bocca il mio cazzo ancora moscio e me lo succhi lentamente mentre io cago. Non voglio tanto godere come ieri quanto sentire la tua lurida lingua da bagascia sulla mia mazza: quindi lo prenderai in bocca con dolcezza, me lo spompinerai lentamente, passando la lingua su e giù…non voglio neanche che si faccia troppo duro, altrimenti mi deconcentro nella mia cagata…e poi lo scopo di questa pompa non è quello di godere, ma quello di farti sentire il mio pisello in bocca e contemporaneamente la puzza della mia merda nel naso, e vedere se questa cosa ti eccita o meno! Finita la frase, il Padrone cacciò il pisello che era finito all’interno della tazza (come capita di solito quando si caga) e lo appoggiò sulla tavoletta. Non era duro per niente e puzzava di piscio e di cazzo non lavato. Io mi sistemai meglio sulle ginocchia, avanzai fino a dove mi concedeva la tuta del Padrone ferma alle caviglie e sporsi in avanti la testa, piegandola verso il basso, per cercare di arrivare con le labbra alla punta del pisello. Ci arrivai con qualche difficoltà e per riuscire a mettermelo in bocca dovetti aiutarmi prima di tutto con la lingua. Era la prima volta in vita mia che prendevo in bocca un cazzo moscio, e pensai, mentre con estrema difficoltà lo facevo scivolare all’interno della bocca, che era molto più umiliante che prendere in bocca un cazzo in erezione, grosso o meno, perchè in quei momenti capivo che per il Padrone non ero uno schiavo sessuale ma un essere inferiore da usare, e che lui poteva tranquillamente schiaffarmi il cazzo tra le labbra anche senza essere eccitato, anche senza godere e senza eccitarsi. Il cazzo del Padrone, ora nella mia bocca, continuava ad essere floscio. Era strano leccare quel bastoncino grinzoso, che si accartocciava sulla mia lingua, che utilizzava la mia bocca non per crescere ed eccitarsi ma solo come luogo di rifugio in cui appoggiarsi. Mentre proseguivo nella mia strana opera di sbocchinamento, il Padrone cominciò a cagare: sentii distintamente, forse data la vicinanza della mia faccia al suo culo, il pezzo di stronzo lasciare l’ano del mio Signore e cadere nell’acqua della tazza, con un inequivocabile “splosh”. Il Padrone non se ne curò, e notando che la mia lingua si era fermata disse ” Beh, schiavo, che c’è? Perchè ci siamo fermati? ” Naturalmente io non risposi a parole, ma risposi riprendendo a succhiargli il cazzo. Il Padrone, vedendo che tutto era tornato alla “normalità” continuò dicendo ” Guarda che devi sentirti onorato del fatto che non sto facendo nient’altro ora che farmi leccare il cazzo da te, perchè le prossime volte tu farai questo servizietto mentre leggerò un giornale o parlerò al telefono… e allora sì che ti sentirai molto più un oggetto di ora!” Per tutta risposta, sentendomi lusingato di quello che il Padrone mi aveva detto, leccai con più forza e concentrazione, passando la lingua su tutta l’asta e soffermandomi soprattutto sul glande, che titillai con la punta della lingua a lungo. Nel frattempo Gianluca continuava a sganciare pezzi di merda ed alcuni si fermavano sul bordo della tazza: la puzza cominciò a salire sempre più fortemente e arrivava direttamente nelle mie narici, stordendomi e nauseandomi allo stesso tempo…Era una puzza nuova, in fondo credo che nessuno di noi si sia mai trovato nello stesso bagno con una persona che sta cagando e scoreggiando…Era però anche una puzza diversa…sì, non era certo un bell’odorino quello che il sottoscritto stava annusando in quel momento, ma mi stava iniziando ad eccitarmi ugualmente, come se si fosse trattato di un ricercato profumo, o più facilmente come se si fosse trattato dell’odore di cazzo che noi puttane sbocchinatrici tanto amiamo Iniziai quasi involontariamente a leccare il pisello del Padrone con maggiore veemenza, affondando di più con la bocca, mettendomi più cazzo possibile tra le labbra, anche se quello persisteva a non farsi grande! Che umiliazione, non ero buono neanche a far diventare grosso un cazzo già di suo enorme come quello del Padrone! Cmq Gianluca sembrò accorgersi del mio cambio di ritmo. Mise allora il palmo della sua mano sulla mia nuca e iniziò a schiacciarmi la testa contro il suo pube ” Vedo che l’odore della mia merda ti eccita, puttana! ” Ed io feci di sì con la testa mentre continuavo a spompinarlo ” E allora vorrà dire che mi farai più pompe possibili quando mi troverò a cagare, schiavo!” La mia opera di spompinamento (anche se ripeto che non si trattava proprio di quello, quanto più di un lento ciucciare e lappare, perchè il cazzo del mio Padrone continuava a non farsi duro più di tanto e continuava ad appoggiarsi semi-floscio sulla mia lingua, che tra l’altro oramai odorava del suo pisello) andò avanti per un’altra decina di minuti…oramai mi facevano male le ginocchia ed il collo per la posizione flessa e non tanto comoda…e soprattutto la puzza che imperversava in quel cesso non era delle più piacevoli, anche se mi ricordava in continuazione, con quelle zaffate, la mia nuova ed umile condizione di oggetto, di animale a cui nulla fa schifo e per cui niente è motivo di disgusto. Senza preavviso, poi, il Padrone si alzò dalla tazza:per un attimo la mia bocca seguì il suo pene che si allontanava da lei, alzando la testa verso di esso ed estendendo il collo…ma poi il cazzo di Gianluca si allontanò definitivamente, lasciando in bocca questa volta non l’aroma appiccicoso dello sperma ma quello acido, proprio della piscia stantia, non fresca. “Il tuo Padrone ha finito, schiavo ” mi disse Gianluca alzandosi dalla tazza e mettendomi il suo pisello ora vicino al naso. Io non sapevo che fare, avevo paura di quello che mi avrebbe chiesto, anche se avevo capito che ormai mi dovevo aspettare di tutto, e di peggio. Furono le parole del Padrone a togliermi i dubbi ” Abituati all’idea che a breve mi dimenticherò come è fatta la carta igienica e userò come surrogato la tua lingua…ma dato che questa è la prima volta, ti risparmierò questo e ti concederò l’onore di pulirmi il culo con la carta. Per cui strappa un pezzettino dal rotolo, puttana, e avvicinalo al mio buco sporco…fino a dentro, mi raccomando…Guarda che se dopo mi brucia il culo, la prossima volta te la faccio già mangiare” .Era quel”già” che mi preoccupava in quel momento…Cmq feci come mi aveva ordinato: sempre rimanendo in ginocchio, mi avvicinai al rotolo e ne strappai un pezzo piuttosto consistente, dopodichè gettai un occhiata all’interno della tazza… Scusatemi se mi soffermo sui particolari, ma credo che sia giusto farvi vivere, capire, provare quello che vivevo e provavo io in quegli istanti di assoluta degradazione…e poi io personalmente ho sempre odiato quei racconti che tralasciano questi parti della vita quotidiana di uno schiavo, come se non esistessero o come se i nostri padroni ci considerassero esseri umani a tal punto da esentarci da queste mansioni: non siete d’accordo con me? E poi credo che chi legga questi racconti non sia esattamente un’educanda o un moralista, quindi… Tornando a noi, stavo raccontandovi del momento in cui gettai un occhiata, preoccupata e incuriosita, all’interno del cesso: beh, le previsioni che avevo fatto in mente mia mentre gli leccavo il pisello e respiravo quell’aria poco salubre, erano state rispettate: nell’acqua della tazza galleggiavano più pezzi di merda scura non molto consistenti, come se il Padrone avesse mangiato (volontariamente?) delle verdure, a pranzo…e sul bordo ricurvo era presenta una lunga strisciata marrone, accompagnata da grumi più o meno consistenti, che si erano fermati a causa dell’attrito…Era questo il panorama che stavo guardando, quando la dura voce del mio Padrone mi riportò alla realtà ” Puttana?! Che cazzo stai facendo? Ti ricordo che hai un culo da pulire!” “Si Padrone, mi scusi mio Padrone” risposi io distogliendo lo sguardo e dirigendomi verso un altro spettacolo. Gianluca, per farsi pulire meglio il culo, fece qualche passo in avanti e si allontanò dalla tazza mefitica, dopodichè si piego leggermente in avanti, concedendomi l’onore di guardare a pochi centimetri di distanza il suo ano odoroso…Non avevo mai visto da così vicino un culo sporco di merda: forse a causa della cagata molliccia appena fatta, i peli che attraversavano il culo del mio Padrone erano anch’essi sporchi e incrostati di merda fresca…il buco del culo emanava, comprensibilmente, un odore non proprio piacevole…ed avevo anche la sensazione che Gianluca non vedesse l’ora di sbattermelo in faccia, così com’era, sporco e puzzolente, casomai imbrattandomi il viso, il naso, le mie guance da cesso umano…Con la mano tremolante, per la paura, il disgusto e la novità, avvicinai il pezzo di carta all’ano…per eseguire l’ordine del mio Signore, cercai di inserirlo per bene nel buco, compiendo una leggera pressione…una parte della carta sparì nell’oscurità ricoperta di peli neri, e, dopo una leggera sfregatura da parte mia, rimerse non più intonso com’era entrato, ma quasi del tutto scurito, annerito dalla merda…La cagata doveva essere stata molto consistente, perchè il pezzo di carta igienica si era sporcato molto in profondità, quasi consumandosi completamente…Il mio Signore ordinò “Odoralo!” ed io, quasi in preda ad un ipnosi, senza pensare a ciò che stavo facendo, me lo schiaffai sotto al naso, quasi sporcandomi la punta di quello con la merda impregnata sulla carta…l’odore fu fortissimo,acre e mi penetrò a fondo nelle narici, salendomi fino in testa…non avevo mai annusato la merda da così vicino…per un attimo dovetti reprimere una serie di conati che mi salirono vorticosamente dallo stomaco…riuscii a scacciarli e a rimandarli indietro…impaurito da ciò che avevo fatto e soprattutto da ciò che stavo diventando, ovvero un essere senza ritegno, senza personalità, senza dignità, un automa nelle mani del mio perverso Padrone, gettai la carta nella tazza, e senza aspettare l’ovvio ordine di Gianluca, presi un altro pezzo e ripetei l’operazione di pulizia del suo culo…Questa volta mi soffermai più sui bordi dell’ano, sui peli, e la carta uscì da quel viaggio meno sporca della sua compagna già finita in fondo al cesso Il Padrone mi ordinò di fermarmi e poi si spostò verso il bidet, ordinandomi di lavarlo. Senza troppe spiegazioni questa volta, anche se pure questo gesto non era qualcosa di lontanamente normale, mi inginocchiai affianco al bidet, mettendomi di lato. Anche questa volta il Padrone, ora accovacciato sul bordo, si spinse leggermente in avanti, dandomi la possibilità in questo modo di poter arrivare meglio con le mie mani al suo buco…Aprii l’acqua in modo che fosse tiepida e indirizzai il getto verso l’ano del Padrone…dopodichè misi un po’ di sapone liquido sulla mano e mi indirizzai verso il culo…Sciacquai a lungo, gli passai per bene il sapone sul bordo del culo, strofinai la mano fino alle palle e nella zona perianale…Il Padrone sembrava contento del mio servizio e gli piaceva quando toccavo con la punta delle dita le sue palle…” Brava, puttana… sei proprio brava a lavarmi il culo!” mi disse, sorridendo sarcastico Poi lo asciugai, stando in ginocchio davanti al suo culo sodo mentre lui era in piedi…Ed infine lo rivestii, compiendo l’operazione inversa di prima e vedendo, purtroppo, sparire nuovamente il suo bel cazzo, che cmq avevo tenuto in bocca a lungo, poco prima, anche se non lo avevo fatto arrivare ” Ora io vado di là, tu scaricherai…e se sul bordo del cesso dovessero rimanere incrostate delle strisciate, ti accuccerai come una brava cameriera e le scrosterai con la carte…Questo però se sei fortunato” disse ridendo e uscì dal bagno Sempre rimanendo in ginocchio scarica e…si, fui fortunato…Una parte della lunga strisciata di prima non si era cancellata con l’arrivo dell’acqua, e quindi fui costretto a prendere l’ennesimo pezzo di carta di quella strana mezz’ora e con la mano scrostai ciò che era rimasto immobile…Per un attimo, poi, ebbi l’illuminazione che presto avrei compiuto quel gesto non con la mano, ne tantomeno con la carta con la mia lingua…Fare quell’ultima operazione mi diede la consapevolezza della mia condizione:certo, quello forse era il gesto meno umiliante o disgustoso di quelli che avevo fatto fino ad allora, ma il fatto di essere solo, di non avere il Padrone davanti che mi guardava e giudicava, il fatto che ero suo schiavo anche non in sua presenza, mi fece capire cosa mi avrebbe riservato il futuro da lì in avanti Camminando a quattro zampe uscì da quel bagno maleodorante e cercai con lo sguardo il mio Padrone…era seduto sul divano e si era acceso la tv ” Ah, finalmente sei arrivata, troietta! ” mi disse accorgendosi della mia presenza… Io mi avvicinai al divano di pelle blu su cui il Signore si era seduto e rimasi in ginocchio, in attesa di nuovi ordini ” Mettiti a quattro zampe, sotto al divano…Ho proprio bisogno di un poggiapiedi, adesso !” Era forse l’ordine meno umiliante che avevo ricevuto fino a quel momento dal Padrone, e quindi corsi ad ubbidirlo. Mi misi a quattro zampe come lui mi aveva ordinato assumendo la posizione di un comodo tavolino basso su cui il Padrone avrebbe poggiato le sue nobili estremità…E così fece, piantandomi un piede ,ancora coperto dal calzino di spugna, ora però più annerito dato che il Signore camminava scalzo, sulla nuca e l’altro verso il centro della schiena. Avrei passato in quella posizione, non propriamente comoda, circa un’ora di assoluta, e indifferente da parte del Padrone, sottomissione fisica
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