La nostra compagnia era da sempre stata un po’ particolare: tutti di un livello sociale piuttosto elevato, avevamo sempre passato le nostre vacanze nel lusso più disinvolto. Per quest’anno, però, tutti eravamo concordi nel provare una vacanza diversa dai nostri standard abituali. Decidemmo quindi di prenotare in un campeggio, scegliendo tra i più belli della costa toscana.Attrezzati di tutto l’occorrente, partimmo in nove, tra maschi e femmine. Arrivati sul posto, montammo le tende ed io ero l’unico che avrei dormito da solo. La cosa non mi dava affatto fastidio, anzi, avrei potuto stare più comodo in una tenda da due persone. Preparato il campo, corremmo verso il mare: nonostante fosse pomeriggio inoltrato, la spiaggia era affollata di gente e a malapena riuscimmo a farci strada tra i bagnanti. Dopo una rapida doccia, uscimmo in macchina con direzione Punta Ala, dove entrammo in una discoteca affollatissima, centinaia di persone che urlavano e si spingevano, musica a palla, divertimento assicurato. E così fu. Tornammo in campeggio che il sole stava ormai per sorgere, ubriachi marci, ci fondammo in tenda a dormire. Sveglia alle due del pomeriggio e bagno in mare, per cercare di svegliarci un po’ e per smaltire la sbronza della sera prima. Verso le sei, poi, ci radunammo tutti nella zona comune del campeggio, dove trovammo tantissimi ragazzi da conoscere: infatti, attaccammo bottone con alcuni di loro, venivano da Roma, in tutto quattro, tutti ragazzi. Facemmo amicizia quasi subito, cominciammo a parlare del più e del meno, tutti molto simpatici, anche se tutti con un pesante alone misterioso che sul momento non riuscii a definire con precisione e al quale non detti assolutamente peso. Trascorsa la cena insieme, tra scherzi e risate, tutti andammo a dormire, memori dell’ora tarda in cui eravamo andati a dormire la sera prima: tutti, infatti, ci addormentammo immediatamente.Trascorse ormai due o tre ore da che ero andato a dormire, percepii nel sonno la tenda crollare sopra di me ed alzarsi contemporaneamente: ancora immerso nel sonno, pensai ad un terremoto, ma non percepivo rumori esterni. Subito mi tranquillizzai, era ovvio che si trattava di uno scherzo dei miei amici e cominciai a ridere di gusto. Tuttavia, i movimenti continuavano, era come se mi avessero sollevato e mi stessero portando da qualche parte. Sentendo che nessuno intorno rispondeva alle mie battute, ma anzi sentendo bisbigliare sommessamente, dopo qualche minuto di "viaggio" cominciai a pensare a tutt’altra cosa e mi vennero in mente tutte le storie sentite al telegiornale di rapimenti e simili. Il viaggio continuava ed in me si faceva sempre più presente l’ipotesi del rapimento. Trascorsi alcuni istanti, ci fermammo e potevo sentire salire alcuni scalini, come se si entrasse da qualche parte, una roulotte ad esempio. E infatti: appena entrati, mi scaraventarono sul pavimento, dove cercai di liberarmi dalla tenda che ormai mi avvolgeva alla perfezione, ma due persone mi immobilizzarono e tagliarono la tenda con un coltello. L’interno del camper era completamente buio, salvo una piccola candela che illuminava molto flebilmente l’ambiente. Nella penombra riuscii a scorgere i visi di due dei quattro ragazzi romani conosciuti nel pomeriggio. "Che cazzo volete da me? Lasciatemi subito!" cercai di urlare con tutta la mia forza, ma uno di loro mi tappò la bocca con una mano e rispose: "Non preoccuparti, non vogliamo soldi, ti faremo solo divertire un po’!" e scoppiarono tutti in una fragorosa risata. Nel frattempo, i miei occhi si erano adattati alla penombra e vidi che tutti e quattro i ragazzi erano completamente nudi, fatte salve delle mutande di pelle, che indossavano, con un foro sulla parte anteriore dal quale fuoriusciva il cazzo: tutti molto ben dotati…Non sono gay, ma la cosa mi eccitava molto, anche se non sapevo fino a che punto si sarebbe spinta.Dopo avermi spogliato, mi misero una mela in bocca e la strinsero con una benda, in modo che non potessi parlare; mi legarono le mani al soffitto del camper con delle manette di pelle e con dei lacci di cuoio mi immobilizzarono i piedi, in modo che fossi costretto a tenere le gambe divaricate: ero immobilizzato, eccitatissimo e col cazzo esageratamente in tiro, ma molto timoroso delle conseguenze. Li sentivo ridere e parlare in dialetto, senza riuscire a capire le loro parole. Uno prese in mano una frusta e cominciò a vibrarmi frustate sulla schiena: una, due, dieci… persi il conto dopo poco. Provavo un dolore insostenibile, vedevo il sangue colare ma allo stesso tempo un’eccitazione mai provata prima mi pervadeva il corpo. Cessarono le frustate, feci per cadere a terra ma le manette mi reggevano in piedi. Un altro mi si avvicinò da dietro e con un colpo secco mi piantò due dita profonde in culo. "E’ davvero stretto – commentò – bisogna provvedere immediatamente". E così dicendo le estrasse subito. Mi sentii poi spalmare il culo con una crema gelata e unta e sentii sul buchetto un oggetto rigido, freddo: con un colpo secco mi sentii spaccare il culo, un dolore atroce mi risaliva dalle chiappe. Tentai di urlare, ma la mia bocca era tappata. Sentivo questo oggetto (che poi scoprii essere un vibratore di trentacinque centimetri e di otto di diametro) che mi rompeva tutto, ma, mista al dolore, cresceva in me l’eccitazione, sentivo il mio cazzone duro come non mai.Improvvisamente, estrassero il vibratore dal culo e cominciarono a incularmi a turno: il mio culo già spanato accoglieva i loro enormi cazzoni. Mi sborrarono dentro uno dopo l’altro, sentivo le budella piene di sborra bollente. Dopo esser venuti, strusciavano le loro cappelle sulle mie gambe per pulirsi. Sembravano soddisfatti, ma si rivolsero tutti verso di me e cominciarono a sputarmi. Si misero poi in posizione e, con violenza, cominciarono a pisciarmi addosso, sentivo il loro piscio colarmi dovunque: nonostante lo schifo che avrei provato in ogni altra occasione, stavo scoppiando, non ne potevo più, dovevo godere ad ogni costo. Uno di loro mi prese in mano l’uccello: stringendolo con una forza inumana, mi sparò una sega meravigliosa, con la quale sborrai dopo pochissimo. Ero sfinito. A quel punto slegarono le manette e le cinghie di cuoio: stramazzai a terra violentemente. Mi porsero un bicchiere, aveva un sapore dolciastro: aveva un sapore strano, ma non ero in grado di distinguere cosa fosse. Quasi immediatamente mi addormentai.Mi svegliai il giorno successivo, a mattina già inoltrata nella mia tenda. Avevo un vago ricordo della notte, ma soprattutto dei profondi graffi sulla schiena e un grande dolore al culo. Appena sveglio, i miei amici mi dissero che i ragazzi di Roma erano appena partiti e che ci saremmo tenuti in contatto: magari per rompermi un’altra volta il culo…!
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