Come ogni estate, mi trovavo a trascorrere una settimana ospite nella casa al mare del mio amico di sempre e coetaneo Paolo, abbiamo infatti entrambi vent’anni e siamo compagni di università. La casa è completamente a nostra disposizione in quanto i suoi familiari in quei giorni sono fuori. Passiamo le giornate andando in spiaggia la mattina, mentre il pomeriggio andiamo a giocare a calcetto o a giocare con i videogiochi del PC. Paolo è molto più abile di me nei videogiochi (come del resto in tutte le altre cose…), ma le migliaia di ore che ho trascorso con il sensible soccer mi avvantaggiano e in questo gioco vinco spesso io. Lui volta che perde si arrabbia e preferisce cambiare gioco, non sopporta proprio di essere sconfitto, vorrebbe vincere sempre. Comunque si difende sempre molto bene tant’è che raramente lo batto con due gol di scarto. Un giorno dopo una mia vittoria per 3 a 1 decide di impegnarsi seriamente e trascorre ore e ore ad allenarsi. Lo prendo in giro dicendogli che si deve rassegnare perché sono più bravo, e lui mi risponde sicuro: “E’ solo questione di tempo, vedrai che tra breve incasserai tante di quelle batoste…, i 3 o 4 a zero non si conteranno più!”. Io rido scettico, ma mi so bene che presto le cose cambieranno. Una sera, dopo cena, mi lancia la sfida. La partita, sin dall’inizio è diversa dalle altre, Paolo gioca con una determinazione incredibile e mi accorgo che in appena due giorni è migliorato tantissimo. Sono costretto a difendermi, ma becco subito il primo gol. Paolo esulta con rabbia e si ributta nella partita. Non riesco a toccare palla e Paolo mi bombarda da tutte le parti. A metà del primo tempo arriva il 2 a 0 indiscutibile. Cerco di arrivare all’intervallo senza subire altri gol per cercare di riprendermi, ma Paolo proprio allo scadere conquista un rigore e mi rifila il 3 a 0! Finito il tempo sono nervosissimo nel vedere Paolo gongolare e cerco di innervosirlo dicendogli che ha avuto fortuna e che nel secondo tempo gliene farò quattro. Lui ride di gusto, è incredibilmente sicuro del fatto suo e mi dice che sarà una goleada indimenticabile. Queste parole mi fanno un effetto particolare. La mia rabbia è mista ora ad un senso di impotenza e gli dico (con voce tremolante): “Si certo, battimi 4 a 0 e…ti lecco i piedi per due ore!”. Lui mi guarda e mi dice che sono cavoli miei e che le scommesse si pagano, io gli rispondo “Non ti preoccupare, devi ancora vincerla la scommessa”. Il secondo tempo si rivela un autentico massacro. Paolo mi sovrasta in tutto e solo la fortuna (pali e traverse a ripetizione) mi permette di salvarmi. Ma oramai la paura di essere umiliato si è trasformata in una sorta di eccitazione. L’umiliazione cui Paolo mi sta sottoponendo tutto sommato comincia a non dispiacermi affatto. Finalmente arriva il 4 a 0 strameritato. Io cerco di fargli credere che tanto un gol glielo faccio ma guardando il tempo che manca alla fine capisco che la goleada potrà essere molto più ampia! Paolo infatti non è ancora sazio e dopo avermi strapazzato ancora mi rifila prima l’umiliante 5 a 0 e proprio al 90°, di potenza, il clamoroso 6 a 0!!! Non riesco a dire nulla, l’eccitazione per essere stato “fatto a fette” è incredibile. Paolo è raggiante e la vittoria sembra averlo appagato completamente, tanto è vero che non mi ricorda affatto che devo “pagare” la scommessa. Ma in quel preciso istante un impulso irresistibile mi porta ad inginocchiarmi davanti a lui. Paolo, seduto sul letto mi guarda tra il perplesso e il divertito, ha voglia di vedere fin dove posso arrivare, e non dice una parola. Gli prendo un piede e gli slaccio la scarpa (una superga in tela n° 43), mentre lo sento ridacchiare a malapena, quindi gli sfilo il calzino di cotone nero (nessuno evidentemente gli ha mai fatto notare i suoi gusti terribili) e avvicino la sua pianta bianchissima al mio viso. Lui mi osserva, ma io non ho il coraggio di guardarlo. Glielo annuso per qualche secondo, l’odore è pungente ma non lo definirei puzza, però fingo un’espressione di disgusto. Questo lo diverte e lo coinvolge. “Mmmm, che buon profumino!”, mi dice. A questo punto perdo completamente il controllo e, afferratogli la robusta caviglia (Paolo è più robusto e alto di me), inizio a leccare quella fettona odorosa a piena lingua. Se prima era indifferente, ora sembra godersi il frutto di quella schiacciante vittoria. Nel frattempo gli ho denudato anche l’altro piede e la mia lingua deve soddisfare ora due maxi-fette. Il senso di umiliazione che provo è immenso, mi sento totalmente dominato dal mio amico-avversario. La cosa che più gli piace è farsi succhiare le dita in particolare gli alluci, e me lo chiede in continuazione con tono sempre più autoritario. Non so cosa succederà alla fine di tutto ciò, ma in questo momento non mi interessa minimamente. Cambio posizione e inizio a leccargli il dorso del piede in modo da porgergli il didietro in bella mostra. Sento il bisogno di spingermi più in là. Paolo mi guarda il sedere dorato dall’abbronzatura (sono chiaro di carnagione e biondo mentre lui è decisamente più scuro e nero di capelli), e mi sposta leggermente gli slip, esattamente quello che speravo. Smetto per un istante di succhiargli l’alluce e gli dico che non si deve mettere strane idee in testa. Inutile, oramai è lui che decide i giochi. Si mette dietro di me e mi abbassa gli slip, io protesto senza convinzione. Quindi mi lubrifica velocemente il buchetto con un dito insalivato e mi appoggia la cappella. In quel momento penso al suo pisellone (decisamente più grosso del mio, con due palle super) e lui con un colpo di reni mi infila almeno 5 cm dentro. Mi scappa un gemito di dolore, gli dico di non farlo, ma con altri due colpi ben assestati il suo cazzo sparisce nel mio culetto! Le sue palle arrossate restano fuori (fortunatamente) e sbattono contro le mie chiappe in maniera sempre più decisa. Paolo svanga con ritmo e io mi rendo conto di non aver bisogno toccarmi per raggiungere l’orgasmo. Il mio dominatore continua ad impalarmi e comincia a rivolgermi frasi tipo: ”Ti sto rompendo il culo, cazzo!”, oppure“Questo è quello che deve succedere sempre, tu mi lecchi i piedi e io ti scopo nel culo!”, frasi che mi eccitano ancora di più e mi spingono a muovere il culetto freneticamente. Dopo quasi venti minuti, finalmente, Paolo esplode in un orgasmo senza precedenti! Fiotti di sperma bollente invadono le mie budella e sembrano non finire mai. Godo come una troia e vengo anch’io! Paolo estrae il suo cazzo e altri due copiosi schizzi mi imbiancano le natiche. Quindi si riveste e se ne va. Rimango sdraiato con il buco del culo paurosamente allargato, mi ha proprio rotto il culo, che umiliazione!
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