Una lezione memorabile Al mattino mi sveglia serena felice, il ballo non mi passava nemmeno per la testa, tutta presa dai soliti pensieri: il lavoro, la scuola dei bambini, cosa preparare da mangiare… la voce di Mauro mi trapassò come una stilettata: “allora stasera prima lezione!”. Come avevo potuto scordarmi? Il volto di Milena si materializzò all’improvviso nello specchio del bagno sorridendomi beffardo.Trascorsi la giornata cercando di dissimulare l’ansia e l’agitazione crescenti. In teoria andavo a divertirmi, ma qualcosa mi diceva che non era così. Misi in tavola ma non cenai, con la scusa che altrimenti non avrei fatto in tempo a prepararmi, ma in realtà lo stomaco era chiuso. Sentivo i bambini ridere mentre cenavano con Mauro. Mi guardai allo specchio e mi chiesi che cosa stavo facendo. Avevo paura, certo, ma ero anche decisa a non tirarmi indietro. Era una sfida, ora lo sapevo. Una sfida con mio marito, una sfida con la maestra, ma soprattutto una sfida con me stessa. Dove mi avrebbe portato tutto ciò. Non lo sapevo. Optai per un trucco leggero, effetto acqua e sapone. Ero decisa ad andare in fondo. E poi era solo una lezione di ballo.Alle nove e mezza citofonai alla porta di Milena. “Puntualissima, molto bene. Entra” La voce al citofono suonò falsamente cordiale, almeno questa fu la mia impressione. Me la trovai davanti varcata la soglia. Indossava un completo da danza moderno nero. Top sopra l’ombelico, calzoni stretti sui fianchi, elasticizzati, svasati a campana a ricoprire i piedi. Ancora fui ipnotizzata dal delfino tatuato sull’addome; mentre me ne stavo li inebetita, mi cinse le spalle affettuosamente per accompagnarmi in sala da ballo. “Inizieremo dalla salsa” mi disse. Le note della musica invasero la sala ad alto volume “per sentire meglio il ritmo”. Iniziò una vera persecuzione. “sei troppo rigida, sei un tronco, devi ondeggiare di più il bacino, alto il braccio, più morbida…” ero esausta e scoraggiata. “Su non abbatterti – finalmente un sorriso – facciamo una pausa. Hai sete?” “Si grazie”. Tornò reggendo due bicchieri. “Cos’è?” chiesi. “Specialità della casa” mi rispose elusiva. Cominciai a sorseggiare. “Delizioso” pensai. Fresco dissetante, leggermente alcolico; si sentiva il sapore dello zenzero, frutta esotica e qualche altro ingrediente che non si riusciva a decifrare. Lentamente e, come capii dopo, inesorabilmente, bevvi tutto. “Bene, basta poltrire, ricominciamo. Adesso Bachata!”. Mi sentiva strana; ero languida, morbida, ed al tempo stesso sentivo dentro uno strano calore, che saliva dall’addome e si diffondeva ovunque. Milena mi abbracciò. “La Bachata – disse – è un ballo sensuale, che si balla stretti, incrociando le gambe” e mentre lo diceva mi appoggiò la coscia sull’inguine. Una violenta vampata mi scosse. Non potevo crederci. Ero eccitata, bagnata! Tutto avvenne molto naturalmente. Milena appoggiò le sue labbra alle mie e mi baciò. Mentre mi baciava, faceva scorrere le sue mani esperte, sfilandomi la camicetta e poi il reggiseno. Continuò a baciarmi, sulla bocca, sul collo, sui seni. E mentre mi baciava mi spingeva verso l’adiacente camera da letto. “Finalmente ti lasci andare, brave, così, morbida…” Mi rovesciò sul letto, sfilandomi gli ultimi indumenti. Ero completamente in orbita, in preda ad una furia selvaggia e sconosciuta. “Ora scoprirai chi sei veramente” mi disse, ed affondò la bocca nella mia figa. La sua lingua era veloce, guizzante, dura e sapeva dove colpire. Aveva appena iniziato e stavo per venire. Afferrò la mia mano e la spinse giù, sulla mia vulva. Istintivamente cominciai a masturbarmi, introducendo indice e medio in vagina, mentre con l’altra mano mi accarezzavo i seni. “Brava la nostra mammina, è proprio una porcellina” mi diceva, e queste parole incredibilmente mi eccitavano ancora di più. Venni rapidamente, e poi una serie di orgasmi in successione. Non capivo più nulla, non ero io quella che si dimenava ed urlava di piacere sul letto di una sconosciuta. Mi fece girare carponi, si sdraiò sopra di me e cominciò a baciarmi sul collo, sulla schiena, sempre più in basso, nel solco tra i glutei. Infilava la lingua ovunque ed io impazzivo di piacere. In un barlume di lucidità mi ritrovai a pensare che una donna mi stava infilando tre dita nella vagina e la lingua su per il sedere, e la cosa mi piaceva da morire. Venni ancora. Milena mi fece girare ancora. Coricata sul letto, con le gambe oscenamente aperte, mi accorsi che ritto in fronte a me c’era un uomo. Alto imponente, muscoloso, col membro eretto. Non disse una parola. Mi divaricò le cosce e mi penetrò, lentamente,con decisione. Aumentò sempre più il ritmo fino ad esplodere dentro di me. Ed io venni, intensamente, come non avevo mai goduto in vita mia. Senza dire nulla, uscì da me e se ne andò. Anche Milena era sparita. Ero coricata sul letto, stordita, esausta ed appagata, con lo sperma di uno sconosciuto che mi colava tra le cosce. Mi rivestii e mi misi in cerca di Milena. Mi aspettava al piano terra, seduta dietro una scrivania. “Siediti – disse, riprendendo il fare arrogante – sai cos’è questo?” “Un CD” balbettai. “No, è un DVD. Qui è registrata tutta la di oggi”. I miei occhi si riempirono di terrore. “Sei una ragazza sveglia, vedo che cominci a capire. Il drink che hai bevuto era drogato. Una potente miscela di afrodisiaci e psicofarmaci, che annullano la volontà e spingono ad esaudire tutti i desideri più nascosti… in fondo era quello che volevi. Dunque, hai diverse possibilità. Uno, fai tutto quello che ti diciamo, e questo bel film rimane rinchiuso nella nostra cassaforte. Due, non ci dai retta e…” “racconterete tutto a mio marito”, conclusi. Milena scoppiò a ridere “per chi ci hai preso, per una società di beneficenza? Il DVD lo metteremo in vendita in tutte le edicole della provincia, ti assicuro che andrà a ruba, dopotutto sei molto nota in città. E le foto migliori le metteremo su tutti i siti internet più famosi e su tutte le mailing list… Dunque, dovrai esaudire scrupolosamente tutte le nostre richieste. Comincerai domani. Tieni casa tua libera dalle 14 alle 16. Verranno due operai, li lascerai lavorare senza guardare quello che fanno. Quando avranno finito, pagherai il conto. Ora vai. A proposito, di a tuo marito che hai recuperato benissimo, dalla prossima settimana potete venire a lezione insieme, non qui, alla scuola”. E così mi congedò; col suo ghigno beffardo stampato in testa me ne tornai a casa. Mauro come al solito mi aspettava sveglio, premuroso e gentile. “Allora, com’è andata” mi chiese. “bene – risposi laconicamente – ha detto che possiamo andare insieme alla scuola, ho recuperato. Scusa, sono molto stanca vorrei andare a dormire”. Mauro mi diede un bacio affettuoso su una guancia; quella era sera di Champions League, in fondo era contento di potersi guardare i servizi sulle partite in santa pace. Diedi uno sguardo ai bambini, ma non ebbi la forza di entrare per dar loro un bacio. Mi sentivo sporca, umiliata; sentivo ancora lo sperma di quello sconosciuto che mi colava fra le gambe. Andai a lavarmi, ma la sensazione di sporcizia non passò, ed a quella sensazione se ne aggiunse ben presto un’altra: di paura. Avevo paura per me, per la mia famiglia, i miei figli. Ero una stimata dottoressa, molto nota in città, tutti mi conoscevano, cosa sarebbe successo se fosse scoppiato lo scandalo? Milena aveva detto “noi”: noi chi? Chi c’era dietro? Quante persone sapevano, quante avrebbero visto quel film? Cercai di addormentarmi, ma non riuscivo a prendere sonno. Quando Mauro venne a letto finsi di dormire per non dover dare spiegazioni.

