Verso l’abisso La mattina dopo mi sveglia con la speranza che tutto fosse stato solo un brutto sogno. Mi sforzai di essere sorridente e cordiale, la mamma premurosa e la moglie felice che ero sempre stata, e per qualche ora riuscii ad ingannare anche me stessa. Fu la segretaria del day-hospital che dirigevo a riportarmi alla realtà. “Dottoressa, hanno consegnato un pacchettino per Lei”. Presi quasi con noncuranza il piccolo involucro, lo infilai nella tasca del camice e, ringraziando, continuai la mia attività. Poi andai nel mio studio, chiusi la porta a chiave ed apri il pacchettino. Dentro una scatolina porta – gioie c’era l’anello. Era un anello molto carino, con incastonata una piccola pietra. Lo infilai al dito, si adattava perfettamente, come se chi lo aveva forgiato conoscesse perfettamente le mie misure. Dentro la scatolina c’era un biglietto: “collegati subito al sito”. Accesi il computer, digitai l’indirizzo e tutto il resto. Comparve il solito schermo nero. Improvvisamente, si aprì una finestra, in cui scorreva un filmato. Ero io nel film, in diretta. Ero io che mi osservavo mentre stavo al computer! Una telecamera mi spiava anche li, nel mio studio in Ospedale. Non solo, si sentiva perfettamente ogni più piccolo rumore, perfino lo scorrere del mouse sul tappetino. L’icona “nuovo messaggio” stava lampeggiando. Un doppio click, ed il messaggio si aprì. “Apri subito la chat”. Ubbidii, non avevo molta scelta. La finestra che si aprì era molto spartana, niente fronzoli, era però ben leggibile ed immediatamente comprensibile. Una colonna sulla destra indicava l’elenco delle persone in linea, ed accanto ad ogni nome il simbolino ne indicava il sesso (? ?). Oltre al Conte e me, c’erano in linea altre due donne dal nick poco rassicurante: Xena ed Amazzone. Conte: Cristina, buon giorno. Innanzi tutto devo biasimarti per il ritardo con cui ti sei collegata. Io e le mie amiche siamo qui collegati da quasi un’ora, e non ci ha fatto certo piacere aspettarti. Tentai di digitare qualcosa per giustificarmi, ma nulla appariva sullo schermo di quanto tentavo di dire. Conte: è inutile che ti affanni sulla tastiera, parlerai solo quando interpellata, cioè quando noi ti abiliteremo ad inviare messaggi, per adesso ascolta e basta. Sono qui con due care amiche, Xena ed Amazzone. Ti ho gia parlato di loro, sono due Signore che conosci, alle quali non vai proprio a genio. Per dirla tutta nemmeno a te sono simpatiche, ma ti consiglio di non inimicartele ulteriormente. Hanno chiesto di essere presenti a questa nostra chiacchierata iniziale, ed il Consiglio Le ha accontentate. Le immagini che vedi scorrere sul video sono presenti sui terminali di tutti i Membri della Società. Questo è bene che tu lo tenga sempre a mente. Amazzone: ciao Anna. Xena: ciao stronza! Conte: suvvia Xena, non cominciare subito. Suonò il telefono Conte: rispondi pure, non ci sono segreti… “Pronto” balbettai “Dottoressa, abbiamo bisogno di lei nell’ambulatorio 3” Conte: vai pure, ma torna appena possibile. Ricordati che seguiamo ogni tuo movimento. Xena: un momento, prima togliti le mutandine e mettile nel cassetto della scrivania, troia! Torna presto, sarò qui ad aspettarti. Mi alzai la gonna per sfilarmi le mutandine, rassegnata. Casualmente incrociai il monitor del pc, mi vidi assurdamente riflessa. Istintivamente mi coprii con le mani, ed immediatamente l’inquadratura cambiò, riprendendomi da dietro. “Ma quante telecamere ci sono?” mi chiesi. La mia domanda non poteva avere risposta. Con gli occhi bassi, per evitare di incrociare lo sguardo inquisitore, mi ricomposi, infilai le mutandine nel cassetto e mi avviai verso i miei malati. Mi dedicai a loro per quasi due ore, mi sforzai di concentrarmi solo su di loro, e così riuscii ad avere un po’ di quiete. Tornai nello studio, il pc era ancora acceso e la chat aperta. Era rimasta solo Xena in linea. Xena: finalmente! La signora fa i suoi comodi! Non fa niente, ho promesso al Conte di non arrabbiarmi con te. Dunque, devo spiegarti ancora qualche nota tecnica, poi basta, lo prometto. Sotto la finestra della chat, c’è un cerchietto verde lo vedi? Rispondi pure, sei abilitata. Cristina: si lo vedo. Xena: devi rispondere si Signora, vacca! Cristina: si Signora, lo vedo. Xena: così va meglio. Devi sapere che i sensori incorporati nel tuo anello registrano moltissimi parametri. Elaborando i dati provenienti da temperatura corporea, battito cardiaco e frequenza di respirazione, sono in grado di misurare il tuo stato di eccitazione sessuale. Luce verde: per niente eccitata, luce gialla: un po’ eccitata, luce arancione: molto eccitata, luce rossa: orgasmo in corso. Esiste in verità anche una luce bianca, che starebbe per orgasmi multipli incontrollati, ma nessuna c’è mai arrivata. Ora dimmi, secondo te, cosa significa? Cristina: non ne ho idea. Xena: Signora, ho detto che devi chiamarmi Signora! Attenta a non irritarmi! Cristina: si Signora. Xena: sei una bugiarda, hai capito benissimo il significato delle lucine. Noi abbiamo il completo controllo su di te, non ci puoi mentire, e nemmeno fingere. Se ti diciamo di godere, devi godere, e se ti diciamo di non godere, ti devi trattenere. Bene, adesso accendiamo la luce rossa! Rimasi inebetita a fissare lo schermo. Cosa voleva dire “accendiamo la luce rossa?”. Passò circa un minuto. Xena: allora quando pensi di cominciare puttanella? Non abbiamo tutto il giorno a disposizione sai. Cristina: iniziare cosa? Xena: ma ci sei o ci fai? Devi iniziare a masturbarti, voglio guardarti mentre ti ecciti. Sono generosa, ti do un quarto d’ora, dopodiché inizio a spedire le tue foto con i due operai a tutte le persone che conosci! Cristina: ti prego, no, farò come dici. Xena: bene, comincia adesso! Chiusi gli occhi e mi appoggiai allo schienale della poltrona. Decisi di fare alla svelta, prima finiva e meglio era. Sempre tenendo gli occhi chiusi, mi umettai indice e medio della mano destra, aprii le gambe ed iniziai ad accarezzarmi le piccole labbra. Facevo scorrere le dita intorno al clitoride, poi tornavo giù e cercavo di penetrarmi un po’ di più ad ogni passaggio. Sentivo la vulva ingrossarsi, a poco a poco, e cominciavo a bagnarmi. Lentamente il piacere cominciava a farsi strada, cominciavo ad avvertire quella ben nota sensazione di calore che si diffondeva dal bacino all’addome, alle cosce, al petto e poi esplodeva dappertutto. Mi isolavo da tutto sempre di più, spingevo le dita dentro, sempre più in profondità, ero sempre più bagnata. In testa un turbinio di immagini sovrapposte, nitide ed al tempo stesso confuse, sempre più aggrovigliate, una sequenza infernale, sempre più rapida, con una velocità crescente. Rivedevo la faccia beffarda di Milena, il sorriso accattivante del capo operaio, poi in primo piano il cazzo superbo dello sconosciuto a casa di Milena, il volto sfigurato dall’orgasmo di mio marito. Stavo per venire. Per un attimo socchiusi gli occhi, vidi la lucina arancione sullo schermo. “Bastardi” mormorai tra me. Chiusi gli occhi di nuovo. Le immagini nella mia mente si accavallarono. Tutti quei membri sgorgavano sperma, un’incredibile quantità di sperma mi ricopriva. Ero coricata supina, i due operai e lo sconosciuto mi venivano addosso, schizzi caldi mi arrivavano ovunque. Stavo godendo, stavo godendo tantissimo. Aprii di nuovo gli occhi, la lucina era rossa. Chiusi gli occhi, vidi il volto di Mauro che si chinava su di me. Avevo il volto sporco di sperma, ma lui non se ne curava, come se non ci fosse, e mi baciava profondamente. Sentivo il dolce sapore della sua bocca, ma come un veleno si mischiava il sapore dello sperma di tutti quegli sconosciuti. Rimasi spossata sulla poltrona, le gambe oscenamente aperte. Mi ripresi e mi rivestii in fretta. Sul monitor la lucina era ritornata verde, in chat nessuno era più collegato. “Bastardi” pensai di nuovo. L’icona “nuovo messaggio” stava lampeggiando. Quasi senza rendermene conto ci feci sopra un doppio click. Era un messaggio del Conte: “Cara Cristina, è stato davvero uno spettacolo molto eccitante quello che ci hai appena offerto, e davvero oggi non ci siamo pentiti di avere investito su di te. Per oggi sei libera da altri impegni. Ti aspettiamo domani mattina, mi raccomando di collegarti al sito appena arrivi al lavoro”. “Maledetto stronzo! – pensai – se solo sapessi chi sei; e quella Xena, chi diavolo può essere?” Questo ed altri pensieri simili continuarono ad arrovellarmi per tutta la giornata. Mi avevano avvelenato l’esistenza, in qualche modo dovevo reagire, ed andare comunque avanti. L’uomo è un animale che si adatta a tutto, ed anch’io cominciai ad adattarmi a quella situazione. Quella sera fui veramente felice di rivedere il mio adorato marito. Dopo aver messo a letto i bambini cominciammo a coccolarci sul divano come due fidanzatini. Per la verità mi vergognavo molto che la nostra intimità fosse così sorvegliata, ma cosa potevo fare? Non volevo certo fargli venire dei sospetti, e poi al diavolo, che guardassero pure, cosa me ne importava in fondo? Iniziai ad eccitarmi, ed anche lui lo era, questo era evidente. Mi tornò in mente la sequenza finale di immagini sulla quale ero venuta nella mattina. Mi inginocchiai ai piedi del divano, gli sfilai delicatamente gli slip, e mi trovai di fronte il suo membro eretto. Lo presi avidamente in bocca e comincia a succhiare, e a muovermi in su e giù lungo l’asta. Bastarono pochi minuti. Sentii un fremito, poi Mauro si irrigidì e tentò di ritrarsi. Era il suo modo per farmi capire che stava per venire. Mauro era così, troppo riservato e timido per dirmi chiaramente cosa stava per fare, e troppo cavaliere per riempirmi la bocca di sperma a tradimento, ed io lo amavo anche per questo. Ma quella sera volevo togliermi il gusto amaro, anche se solo immaginato, dello sperma di quegli sconosciuti, volevo riappropriarmi del gusto di mio marito. Così lo abbracciai, strinsi i suoi glutei con forza nelle mie mani e tenni il pene saldamente in bocca, ed il fiume in piena si riversò dentro di me. Cosa scatena l’orgasmo in una donna? Nessuno può dare una risposta univoca e certa. Per certo io, mentre lo sperma di mio marito mi colava oscenamente dalle labbra, riempiendo del suo sapore tutte le papille gustative, io godevo. Lo tenni fra le mie labbra fino a quando la forza virile si esaurì. Lo baciai appassionatamente. Poi andammo a letto, e mi addormentai serena.

