Era circa mezzogiorno, e, l’orario di lavoro stava volgendo al termine, quando arrivò la figlia (diciottenne) di una collega di lavoro. La feci accomodare nel mio ufficio, poiché la madre era fuori sede per servizio. Ripresi il mio noiosissimo lavoro davanti al computer, quando la ragazza mi chiese se anche lei poteva imparare a lavorare col P.C. Risposi di si, dicendole che era molto facile, bastava che capisse alcune nozioni, logiche e semplici per poter apprenderne il meccanismo. Anzi le dissi che ogni qual volta fosse ritornata in ufficio mi sarei reso disponibile ad impararglielo. Poco dopo la madre fece ritorno e rimasi solo col P.C. carico di file di lavoro e di foto di donnine in varie posizioni amorose. Mentre ero intendo a rivisitare per l’ennesima volta le mie foto preferite, la ragazza (Lucia) entrò all’improvviso nella mia stanza dicendo se potevo ancora rimanere un poco poiché la madre era dovuta andare dal ns. Direttore per una pratica, orale, urgente. Spensi all’istante il video, dove era impresso la magnifica immagine di due buchini visti dal di dietro di una favolosa ragazza copertina. La ragazza si accorse del mio impaccio e mi domando: “perché hai spento il P.C.. C’era qualcosa che non potevo vedere? Risposi, non sembra un certo imbarazzo, che avevo finito il mio lavoro e che dovevo finire di visionare la corrispondenza. Poi incominciammo a parlare e le chiedi se era fidanzata e di come andava l’amore. Mi rispose che non aveva un ragazzo, al che io le chiesi: “E’ mai possibile una bella ragazza sia senza un cavaliere.” Abbassò gli occhi e mi disse che non aveva mai avuto un ragazzo. Le dissi che era impossibile che una diciottenne, bella, e con tutti gli attributi al punto giusto non abbia mai assaporato la gioia di stringere a se un bel ragazzo, e che a questa storia io non ci credevo. Le dissi che io, quando mi fidanzai con mia moglie, allora diciottenne, avevo passato la soglia dei trentacinque anni e che i ricorsi amorosi con la mia fidanzata li avevo ancora negli occhi. Si stupì quando senti che mi ero stato fidanzato con una coetanea. Io le risposi che era per me normale, che avevo amato mia moglie in tutti i modi possibili e che lei aveva fatto altrettanto con me. Lei stette zitta e con gli occhi abbassati un istante e poi mi disse: “Non ci credo” Le feci vedere le foto mie e di mia moglie. Lei abbassando gli occhi, come se fosse rimasta offesa, rimase in silenzio fino al ritorno della madre. Il giorno dopo ci ritrovammo ancora in ufficio soli.. Le chiedi all’istante dopo aver iniziato la solita noiosissima conversazione di come andava a scuola ed altre banalità e se aveva dimenticato la precedente nostra conversazione, in tema d’amore.. Non mi rispose. Ma dagli occhi che mi fissavano in maniera inequivocabile le disse all’istante se potevo essere il suo maestro d’amore. Annuì e in modo impacciato mi disse di vederci all’indomani, e che dovevo scegliere il posto.. Siccome la sua scuola era di fronte al mio ufficio, le dissi che ogni qualvolta voleva vedermi non doveva far altro che venire nel mio ufficio nel pomeriggio, quando lei faceva i rientri pomeridiani di studio. L’indomani mentre stavo lavorando con sua madre, improvvisamente entro nell’ufficio, vestiva con lunga e larga gomma azzurra, che le scendeva fino alle caviglia, e, la rendeva particolarmente sexy. Disse alla mamma che il pomeriggio doveva ritornare a scuola e che ritornava a casa con una sua amica. Prima di uscire mi guardo di sfuggita facendomi un occhiolino furbo. Non potevo credere ai miei occhi. Non poteva essere vero. Ritornai a casa per pranzo. Dissi a mia moglie che per lavoro stavo fuori fino a sera e che non mi trovava nel mio ufficio. Alle tre in punto ritornai sul posto di lavoro e mi sedetti davanti al PC interrogando la mia mente e tutto quello che era accaduto la mattina poteva essere vero. Mentre ero immerso nei miei pensieri, Lucia entrò nell’ufficio e si sedette davanti a me. La salutai e mentre stavo per parlare lei mi disse di tacere e mi si avvicinò. Si sedette sulle mie gambe a cavalcioni cosicchè il mio pene, notevolmente ingrossato dalla sua apparizione e racchiuso a forza nei calzoni incominciò a pulsare all’inverosimile, mentre lei col suo bacino si avvicinava sempre di più al mio pene che iniziava a farmi male, stretto come era nei pantaloni. Le dissi di alzarsi perché potessi chiudere la porta. Lo fece con eleganza senza prima avermi passato con le mani sul mio sesso pulsante. Chiusi la porta dall’interno mi voltai e lei era seduta sul mio tavolo di lavoro con la gomma alzata fino al pube, nascosto da un candido slippino che faceva intravedere una peluria nera e riccioluta, e una venerea gobbosità del pube. Le scostai le mutandine e incominciai ad accarezzarla tra le grandi labbra dal clitoride fino alle profondità delle sue virginali parti intime alle piccole labbra, rosse, vellutate, circondare da peli serici. Poi con la lingua le grandi incominciai a chiavarla fino dentro la sua piccola vulva mai violata, che secretava un dolce nettare, le sue grandi labbra erano intrise del suo intimo secreto e il colore rosso del suo sesso frammisto al dolce nettare inebrio’ il mio essere. Mi soffermai sul clitoride che incomincio ad inturgidirsi e a bagnarsi. Lo presi con dolcezza tra le mie labbra mentre lei incominciò a languire sempre di più. Ripresi con la lingua a passeggiare dentro la sua femminilità sempre più in fondo mentre lei rantolava e con le sue mani cercava il mio sempre più turgido sesso. Io stavo in ginocchio e continuavo a leccargliela, aprendole il culetto diciottenne, liscio e vellutato con le mani e stuzzicandole il buchino con la mia lingua sempre più vorace. “Voglio fare lo stesso a te” disse Lucia. Riuscì a liberare il mio turgido pene dall’involucro lussuoso dei miei pantaloni e subito lo fece suo con le seriche mani. La continuavo a baciare e lei inondò per la seconda volta le mie labbra con suo seme inviolato. Fremeva tutta e la sua fichetta si apriva sempre di più, piena dei suo secreti umori. Il suo buchino posteriore fremeva sferzata dai movimenti rapidi della mia lingua. Non ne poteva più. Incominciò a sudare e per la terza volta inondò la mia bocca del suo seme di panna. Mi alzai in piedi e le mostrai quello che lei aveva avuto tra le sue dolci mai avvicinandolo alla sua rosea bocca. “E’ troppo grosso” mi disse. Era la priva volta che vedeva un pene e le sembrava mastodontico. Ma era un sesso normale e molto duro e ben fatto. Lo prese in mano e se l’avvicino’ con timore sulla sua boccuccia di rosa, Incominciò timidamente e baciarlo, sempre di più a baciarlo. Poi preso coraggio, incomincio a prendendo in bocca, sfiorandolo con i denti. Era la prima volta. Poi con un crescendo sempre più serrato incominciò a succhiarlo sempre più forte, facendo roteare la lingua sul mio glande, su e giù per tutto il sesso facendolo arrivare fino in gola. E più leccava più si bagnava perché la mia mano vellutata frugava dentro le sue nudità. Le misi un dito nel suo culetto e un altro nella sua stretta fessura alternando movimenti lenti a movimenti veloci. Il suo clitoride diventò turgido e lungo. Mente la sua bocca sempre più affamata di sesso slinguava il mio cazzo marmoreo le ficcai due dite nel suo culetto vergine. Ebbe un sussulto nel mentre la inondai la bocca del mio candido sperma fin in gola. Spossati ci fermammo abbracciati sul tavolo mente i nostri sessi, si rannidavano come lumache. I suoi occhi neri e luccicanti, sembravano chiedere ancora qualcosa che le era sfuggito. Mi sedetti sulla sedia e lei a cavalcioni su di me. Rimanemmo immobili per circa mezz’ora. Poi la vicinanza del suo pube ebanico, della sua piccola fessura rosea al mio marmoreo pene ci fece risvegliare dal momentaneo torpore. Mi disse che era stato molto bello, ma che ora voleva che la inondassi nelle sue parti intime. Si alzò, si tolse il reggiseno e due piccole albicocche spuntano davanti ai miei occhi. Due tette bel dritte con i capezzoli turgidi dalla voglia amorosa. Le sue mani all’istante si portarono sul mio pene e con dolcezza incominciò a risvegliarlo. Le sue mani avevano la naturalezza dell’esperienza vissuta. Ma erano mani acerbe e calde e in queste il mio pene incominciò a diventare sempre più paonazzo e turgido fino all’inverosimile. La feci scendere dal tavolo e sedendomi la feci voltare di schiena. Così mente le accarezzavo i turgidi seni e i capezzoli appuntiti piano piano gli puntai il mio pene, dalla testa grandiosa sul suo piccolo buchino del culo. Mi disse che era troppo grosso e che non c’e l’avrebbe fatto a passare. Le dissi di stare tranquilla e bagnando il piccolo buco con la mia saliva incominciai a penetrarla, piano piano con dolcezza. Lei assecondava le mie piccole spinte inarcando il bacino, allargando le chiappe sode: passai attraverso il suo bel culo, vergine e la sentii tutta su di me con suo piccolo vitino. Si alzava e riscendeva come se già l’avesse fatto molte volte. Col mio cazzo dentro il suo buchino e le mie mani centro la sua passera godetti inondandola dentro le sue viscere con il mio caldo sperma. Si alzò e voltandosi piombo’ con la bocca a ripulire il bianco nettare che ancora usciva dal mio pene. Poi a cavalcioni con i sui seni puntati davanti ai miei occhi mi disse di sverginarla con dolcezza e fermezza. Si piantò nella sua piccola topina il mio cazzo ancora turgido e con un colpo mi sentii bagnare le gambe da un colore rossastro. La sua verginità era finita. La feci alzare e distendendola sul tavolo da lavoro le aprii la vulva tutta rossa e la ripulii con la mia lingua. Poi soddisfatti restammo abbracciati ancora per molto, fino a ricominciare per altre due volte. I pomeriggi Lucia deve sempre rientrare a scuola, “di sesso”
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