Era entrato nel grande magazzino proprio per passare il tempo e distrarsi, una mattina che aveva dovuto andare in giro per certificati e non era andato in ufficio. Aveva finito presto, erano appena le dieci e mezzo. E aveva deciso di perdere altro tempo, tanto al lavoro doveva rientrare dopo pranzo. Si ricordò all’improvviso che la sera prima, dalle parti di Brera, una specie di zingara gli aveva fatto le carte, lo aveva irretito perché era giovane e carina, in realtà lui non credeva affatto a queste cose. Così quando la donna lo aveva guardato in un modo particolare e aveva osservato con sicurezza: “Avrai un grande successo con le donne… davvero, basterà che tu le guardi e faccia loro una proposta e ti diranno di sì….” lui era scoppiato a ridere e non le aveva dato minimamente ascolto. Se c’era un campo in cui non aveva mai avuto successo era proprio con le donne. Aveva raggiunto i quarant’anni e poteva ricordare solo poche storie, tutte finite abbastanza male. E adesso avrebbe dovuto credere alla zingara? Si era allontanato mentre lei cercava di trattenerlo, di prenderlo per mano. Solo dopo, quando era già lontano, gli era venuto il sospetto. E se quella donna avesse voluto semplicemente offrirsi a lui in un modo tutto sommato carino? Che scemo, forse sarebbe bastato fare come diceva lei, fare una proposta, prendendo la palla al balzo, lei era lì per questo, glielo aveva fatto capire. Ma neanche in questo era stato fortunato, non aveva mangiato subito la foglia, adesso non se la sentiva di tornare indietro. Troppo tardi. La solita sfortuna. Gli era tornata in mente la scena mentre era nel grande magazzino e aveva riso da solo. Che stupido che era! Bastava fare una proposta. Fu in quel momento che notò a pochi metri una che portava le treccine come le ragazzine ma si capiva che era più grandicella, anche se con le mode tipo ³veline² tutte giocano a fare le bamboline porche. Questa comunque era proprio ben fatta, jeans attillati che le fasciavano il culo, un maglioncino color amaranto,due belle tette sode, e un visino proprio da semi-vergine inquieta, con le labbra grosse che ispiravano voglie precise, le unghie colorate di azzurro, un orecchino. Gino si fermò un attimo ad ammirarla. Lei dovette sentire in qualche modo il suo sguardo perché si girò a un tratto e lo fissò, come per un primo esame. E lui sorrise, anche se si sentì proprio stupido. Ma un uomo che cosa deve fare quando una donna ti osserva e sta per darti il voto? Di sicuro lo avrebbe bocciato. Tarchiato, con una barbetta nemmeno ben messa, un certo sovrappeso, non aveva niente di speciale per piacere. La studentessa infatti sembrò guardarlo solo un attimo, reagì con una punta di fastidio al suo sorriso e si girò di nuovo. Cercò di guardare dalla sua parte, di capire che cosa stava cercando: in quel reparto c’erano cappellini e baschi, cose per ragazze. Eppure si avvicinò e si mise a guardare, fece finta di niente, prese in mano un basco colore rosa shocking, carino, certo, ma non sapeva che farsene. La ragazza lo guardò un attimo di traverso, sorrise forse la situazione era buffa. Poi continuò a cercare tra i baschetti, ne trovò uno dello stesso colore azzurro delle unghia, si avvicinò verso uno specchio e prese anche una sciarpa azzurra. Si guardò e si compiacque con un pizzico di vanità. “Carino. Le sta proprio bene…” disse di colpo Gino. Lei gradì il complimento ma fece una smorfia. “Peccato. Costa troppo….” disse, con il sospiro tipico di chi deve fare una rinunzia. Fu proprio un attimo. Il tempo di guardare il prezzo: basco e sciarpa settantamila lire. Come fece a dire tutto di colpo: “se permette, vorrei offrirglielo….”. La ragazza si girò a guardarlo. Sapeva bene anche lei che avrebbe dovuto dire “No, grazie…”. E Gino pensò per un attimo che se per caso lei avesse detto”Ma come si permette? Vada via….” sarebbe stato tutto normale e lui avrebbe fatto la parte del maniaco e dello stronzo. A sorpresa, lei esitò. Almeno un attimo. Il tempo di guardarlo di nuovo, di scrutarlo. Sorrise e poi fece un sospiro. “Non posso accettare, grazie lo stesso” disse. Gli sembrò che ci fosse un pizzico di malinconia in quel rifiuto, lei continuava infatti a tenere tra le mani il baschetto. “Ma perché no? Sembra proprio fatto apposta per lei… e poi, ha lo stesso colore del suo smalto per le unghie….” disse Gino, scoprendo di sapere essere insinuante, persuasivo. In effetti la ragazza notò con piacere che lui aveva colto quell’affinità di colori e rimase ancora un attimo a guardare, prese in mano la sciarpa. “Non é un amore? Mi piace davvero….” disse girandosi a parlare verso di lui, come se fosse un suo conoscente con cui scambiare gusti e opinioni. “Anche quest’altro le starebbe bene…..”’ disse Gino, prendendo un altro basco, di colore turchese, forse ancora più raffinato. Si accorse subito dopo, in effetti, che costava di più. “Si, piace anche a me…. ma non posso….” disse, cominciando a dondolarsi e a ciondolare vezzosamente. “Mi permetto di insistere….” disse Gino. E fece tutto da solo. Prese quello turchese, con la sciarpa dello stesso colore, cinquanta euro, e si recò verso la cassa. La ragazza lo guardò stupita, provò a dire “ma no… lasci…” e però gli andò dietro, si mise a suo fianco e attese che la commessa preparasse il pacchettino. Lui pagò e sorrise di nuovo. Lei era raggiante. Un istante dopo ebbe il pacchetto tra le mani e solo allora farfugliò qualcosa, disse “Grazie” e fece un risolino, quasi sciocco, ma pieno di allegria. Lui si incamminò verso l’uscita accanto a lei. E le chiese subito. “Come ti chiami?”, con sicurezza. “Io? Mi chiamo Sonia….” disse lei. “E lei? “ aggiunse. Gino disse il suo nome, erano quasi alla porta. “Secondo me hai bigiato a scuola, non é vero?”, le disse con un tono di complicità. Alla ragazza brillarono gli occhi per il divertimento, fece cenno di sì e scoppiò in una risata. “Beh, grazie davvero…. non dovevi, io ho fatto male ad accettare, chissà cosa penserai adesso….” disse ancora Sonia, che sembrava quasi in fuga. Certo non poteva trattenerla, né fermarla. Ma le disse appena in tempo che aveva posteggiato l’auto da quelle parti. “Ti posso dare un passaggio?” le disse. E lei non ebbe nulla da obiettare, o comunque rimase al suo fianco mentre uscivano per strada e camminavano. Per fortuna c’era gente, quasi folla, ognuno sembrava correre per i fatti suoi, Gino arrivò in due minuti davanti all’auto e fece per aprirla. Sonia si guardò in giro, come se temesse di essere riconosciuta da qualcuno, poi entrò velocemente e si sedette. Il tempo di mettere in moto. Lei era lì, tranquilla, aprì di nuovo il pacchettoe guardò con gioia la sciarpa e il baschetto. “Grazie davvero, io so che non avrei dovuto accettare, adesso chissà cosa pensi… e poi, un regalo simile, quanto meno non so, dovrei ricambiare il favore….. ma come?” “Un modo ci sarebbe….” disse Gino e la guardò sfrontatamente. Poi pensò che se lei si metteva a gridare lui era bello e rovinato. “Ohh….. “ disse Sonia. E fece una risatina. “Veramente io non so… non ho mai fatto….” “Che cosa?“ disse Gino, sornione. Adesso si sentiva proprio come il gatto col topo, incredibile. “Un… ehm…. un pompino….” disse Sonia, lasciandolo sbalordito. Non lo aveva mai fatto ma glielo stava proponendo, in cambio di un regalo di centomila lire. Come contrattazione ci andava bene, forse non sapeva niente del prezzo per così dire di mercato, con trenta euro e in certi cinemini hard perfino con venti lui poteva trovare chi glielo prendeva in bocca. Ma lei era una semi-vergine (chissà Š) una ragazza davvero speciale. “Io ci sto… “ disse Gino, in modo da non darle tempo di fare marcia indietro. In fin dei conti lei gli aveva solo detto che certe cose non le aveva mai fatte, non che le avrebbe fatte. “Oh, beh… io dicevo così, non mi sono spiegata bene….” disse a quel punto, Sonia. Vide che era quasi spaventata, capì che stava rischiando grosso. “Pazienza…. adesso ti riaccompagno dove vuoi e tu mi restituisci il pacchetto” disse, gentile ma fermo. Sonia tacque. Lui la guardò di scorcio. Era visibilmente in disappunto. Ma non sapeva nemmeno che dire. Anche lui tacque un poco, accese la radio e cercò un programma musicale. “Hai fretta? Vuoi andare subito a casa?“ le chiese. “Io no, davvero…. ho bigiato proprio, non posso tornare subito a casa, dovrei inventare mille scuse con mia madre…. e poi, giacché ci siamo, facciamo un bel giro….”. A quel punto Gino capì che aveva vinto, almeno per metà, la sua partita. Tirò fuori il pacchetto delle sigarette, le offrì da fumare. Poi le chiese quanti anni avesse. “Quanti me ne dai?” disse lei, di nuovo vezzosa. “Dipende, forse quindici o sedici, ma se guardo come sei fatta direi che nei puoi avere diciotto, sei proprio una donna fatta….” osservò, scoprendo di avere dato la risposta migliore. “Ho diciotto anni , ma non é la prima volta che me ne danno di meno . non so se è un complimento, io però poi sono troppo sviluppata, si vede ,no…….” e indicò le tette, con orgoglio. “Porto la terza misura…, é davvero troppo….” “Beh, agli uomini piace molto….” osservò Gino, con una risata. “Anche a te, dunque….” replicò lei, divertita. “Ci puoi scommettere…. mi piacerebbe guardartele, anche col reggiseno indosso….” azzardò Gino. “Ma sei scemo? Qui in macchina…. mi vedono tutti…” disse a sua volta Sonia. “Ma no, adesso ti porto in un bel parco, dove si può stare tranquilli….” replicò ancora, in modo rassicurante. E disse che poi l’avrebbe di sicuro accompagnata verso casa. “Beh, é ancora presto…. si può fare una passeggiata” osservò la ragazza, dando un ‘occhiata all’orologio. Era contenta di girare in auto, canticchiava seguendo la musica che la radio trasmetteva. “Perché non mi dai un bacio?” chiese a quel punto Gino, cercando di abbracciarla un attimo. “Ehi tu, cerca di guidare…. ecco, va bene così? adesso guida….” rispose allegra Sonia, dandogli proprio un bacione con lo schiocco, come fanno le brave bambine. “Solo uno? Voglio un bacio sulla bocca….” “Ehi, però… e va bene, eccoti accontentato….” Gino fu fulmineo, in un attimo durante il bacio le palpò le tette e poi le prese la mano sinistra. La strinse nella sua continuando a guidare, lei non si oppose, anzi intrecciò le dita con le sue. Ma dopo un minuto lui prese la mano e la posò direttamente in mezzo ai pantaloni, dove stava cominciando a essere visibile la sua erezione. “Ma che fai? Uh… sei eccitato…. si sente, che porco…..” ghignò la ragazzina, che cercò di sottrarre la mano, lui la fermò e la spinse ancora. Fece proprio in modo che due dita di lei si strusciassero con il suo membro gonfio. “Continua così, toccami….” le disse, ed era un ordine. Ma non ce n’era bisogno, Sonia sembrava incantata, divertita a sfiorare, toccare, stringere. Con una mano Gino cercò lo zip della cerniera e lo tirò in basso, solo un poco, per far capire la sua intenzione. “No, no, cosa vuoi fare? Qui no, continua a guidare….” disse la ragazzina, ma lui le prese la mano e la posò proprio lì, sfilò ancora lo zip, si vedevano ormai le mutande, un bozzone bianco che si gonfiava e si ergeva. C’era il punto di uscita per il membro, Gino scostò la parte e fece intravedere la punta dura e gonfia del suo cazzo. “Uh… é proprio grosso… porco, siamo in macchina, non puoi farlo…. smettila, dai….” disse ridendo Sonia, che sembrava sempre più curiosa e divertita, come un gioco speciale. Gino spinse di nuovo la mano di lei e subito le dita della ragazza si aprirono, per richiudersi a pugno, tenendo il cazzo come un oggetto prezioso appena conquistato. L’eccitazione che Gino provò fu così piena e sconvolgente che temette di eiaculare di colpo e si sforzò a stringere i denti,per resistere, cercando al tempo stesso di concentrarsi sulla guida. Meno male che aveva oramai imboccato il vialetto di un parco che conosceva bene, una zona abbastanza tranquilla. Anche Sonia sembrò guardarsi in giro e capire che da quelle parti non c’era nessuno, sospirando con un gesto che non si capiva bene volesse segnalare l’approvazione o la preoccupazione. Fu così che successe qualcosa di buffo: Gino cercava un posto dove fermarsi, rallentando e guardandosi in giro, Sonia però non smetteva di impugnare il suo cazzo e anzi si sbizzarriva veloce in una masturbazione continua, costringendo l’uomo a imprecare e a trattenersi. “E fermati un attimo, fammi almeno spegnere il motore!“ sbottò a quel punto. E di colpo anche Sonia si fermò, piena di pudicizia, come se fosse stata colta da un raptus e adesso si fosse appena risvegliata. Era immobile, senza gesti, poi si mise a balbettare qualcosa. ‘”Riprenditi pure il tuo regalo, io non sono una puttana….” disse in modo secco. E sembrava sul punto di piangere. Il cazzo di Gino però non smetteva di rimanere duro e di svettare con orgoglio fuori dalla patta dei pantaloni. Lui si guardò, si toccò un attimo e sorrise in direzione della ragazzina. “E’ davvero la prima volta?“ chiese. La ragazza annuì. Difficile crederle fino in fondo, ma ormai doveva accettare il gioco delle parti. Gino fece un sospiro, comprensivo. Stava per ridarle il pacchettino, poi si fermò, cercò di darsi un contegno, si accese una sigaretta e disse serio “parliamone….”. “Come si può parlare con quel coso fuori?“ sibilò Sonia, poi però la situazione sembrò buffa anche a lei e scoppiò improvvisamente a ridere. Gino fu rapido. Le si accostò, sfiorò il suo viso con le labbra, cominciando a riempirlo di baci, raggiunse le labbra della ragazza e le aprì con le sue, ficcandovi dentro la lingua. Sonia si lasciò andare e chiuse gli occhi, lui riuscì a gettar via la sigaretta e a prendere la mano della ragazza posandola di nuovo sul suo uccello. Appena lei ritrovò tra le mani il cazzo riprese con naturalezza il movimento di masturbazione e non si oppose al movimento dell’altra mano di Gino, che si insinuava sotto il maglioncino color amaranto e andava in cerca del reggiseno. Un brivido, un sussulto, lui trovò subito il capezzolo sinistro e lo strinse, poi scostò il reggiseno e prese a coppa fra le mani il seno sinistro. In risposta Sonia picchettò con la lingua la sua e intensificò la sua masturbazione. Tutto proseguì in modo più facile e naturale. Gino le sfilò il maglione, le tolse il reggiseno, cominciò a pastrugnare le sue tette. Sonia gli sbottonò meglio i pantaloni, tirò fuori del tutto il cazzo dai pantaloni, si insinuò tra i suoi testicoli e li cercò curiosa, come se volesse soppesarli. “Aspetta” fece lui e si accostò in modo che lei fosse più vicina, riprese a impugnare il suo cazzo e lo strusciò tra i seni, lo strofinò sui capezzoli. Fu una mossa gradita da Sonia, che capì che adesso avrebbe dovuto chinarsi meglio e prendere in bocca il coso. “Dai, cara…. comincia così, un bacino sulla punta… si, ecco, un altro bacino, adesso tira fuori la lingua, davvero sei bravissima, hai visto che va tutto bene, lecca la punta del gelato, é un bel cono di fragola….” “E panna….” disse Sonia, allegra. E gli strizzò l’occhio. Al tempo stesso con la lingua ricominciò a leccare. E non si oppose nel sentire che lui trafficava in modo complicato: con le sue tette, con i jeans, con i capezzoli, poi con gli slip, poi ancora insinuando due dita tra le labbra vaginali. Lei era ancora lì indecisa, intenta a dare bacini e colpetti di lingua, ma sentì un brivido di piacere lungo la schiena, adesso le dita di Gino titillavano il suo bottoncino di carne e lei ebbe i primi sussulti. Ma si decise di colpo, lo prese tutto in bocca e aspirò, scoprendo che poteva riuscire a leccarlo ancora se usava la lingua mentre succhiava. Facile, bello, tanto più che lui sospirava e lei non smetteva di smanettare, ancora un poco e avrebbe potuto farlo godere. Ma il piacere prese lei per prima, sentì che quelle palpatine alle tette e quei capezzoli strizzati e tormentati le avevano bagnato le mutandine, che erano fradice, e a un tratto si accorse che due dita dell’uomo erano passate tra gli slip e cercavano di aprirsi un varco. Sonia ebbe un flash, uno scatto, esplodendo nel suo orgasmo, fino a interrompere il pompino per gridare di piacere. Gino capì e non smise, continuando la sua masturbazione e implorandola di non fermarsi con quella bocca. ‘”Voglio sborrarti in bocca….” mugolò. E anche a Sonia la proposta sembrò così oscena e deliziosa da far scattare la sua estasi, un misto di paura e di voglia, accelerare il movimento, succhiare, sentire a un tratto che uno schizzo caldo e salato arriva sulla lingua. E’ sborra, come diavolo é di sapore, non si sente bene, c’é solo un nuovo orgasmo di lei, un chiudere gli occhi e lasciarsi andare, sentendo il filo di sperma che cola fuori dalle labbra e scivola via, ma non é il momento di smettere. “Continua… non ti fermare, leccalo tutto” dice Gino, e lei parte di nuovo alla carica,incredibile questo coso che si chiama cazzo e che continua a rimanere duro, a essere di velluto e di acciaio, un fungo che cresce, qualcosa di stupendo, ormai sa di essere seminuda, palpata,,smaneggiata, ogni parte del suo corpo sta vibrando, Gino continua a fare un ditalino spietato, che non le dà tregua. E poi, cos’é questo dito che si insinua e arriva proprio lì, nel buco del culo, spinge, apre, si muove avanti e indietro. Dio, che cosa pazzesca, non le era mai successo. Nel culo. E intanto la bocca quasi divora il cazzo, lo spolpa, lo ingoia, lo risucchia, sente che lui le dice troia e pompinara, che parole ridicole ma in fondo le piacciono, le piace essere troia, sentirselo dire da un uomo che sta morendo sulla sua bocca. Non sa dire nemmeno lei quanto é durato, quante volte é venuta, certo lui ha sborrato di nuovo e poi ha detto basta, si é tirato via, le ha offerto da fumare e prima lei si é aggiustata, si é ricomposta. Giusto in tempo, viene voglia di pensare, perché passa a quel punto un’altra macchina e si ferma lì vicino, ma a guardare bene é un’altra coppia,come se si facessero compagnia e protezione l’un l’altro. “Sei stata bravissima …” dice Gino, pensando che a quel punto non é possibile che una così sia alle prime armi, chissà se non le racconta balle, forse é una puttanella che va da tempo con gli uomini. Ma a lui non interessa più ,adesso ha avuto doppia razione e non ha alcuna intenzione di esagerare, poi si fa tardi, meglio riaccendere il motore e tornare sulla strada. Forse anche Sonia a questo punto non sa bene che dire. E se lui le chiedesse di rivedersi? Certo, perché no, sarebbe una cosa carina, pensa tra sé e quasi si augura che la cosa accada. Deve dirglielo lei stessa o no? E‘ incerta, ci pensa un poco mentre indica la strada e chiede di essere accompagnata fino all’angolo ma non proprio sotto casa, perché non vorrebbe che qualcuno scoprisse che é tornata in macchina. Anche Gino stava pensando la stessa cosa. Quasi quasi si potrebbe. E prima di decidersi a salutarla le chiese se si potevano vedere ancora, ottenendo un sorriso rassicurante e comprensivo, con uno scambio dei numeri di telefono e un accordo sulla possibilità che lei bigiasse di nuovo la scuola tra qualche giorno. Quando Gino rientrò in ufficio era l’ora dell’intervallo, gli altri erano a mangiare panini e hamburgers dal Mac Donalds più vicino, ma c’éra una sorpresa. Teresa, una delle segretarie, era lì che mangiucchia e parlava telefono, con le gambe sul tavolo, a cosce aperte che le si vedevano le mutandine, tanto più che, pur non avendo una minigonna, aveva una gonna abbastanza corta. Gino le fece un cenno pensando che comunque si sarebbe ricoperta e invece lei fece finta di continuare la sua telefonata come se niente fosse, divertendosi anzi a mettersi in mostra. “Ti piace lo spettacolo?”, gli sussurrò, mettendo una mano davanti alla cornetta per non farsi sentire dall’altra parte del filo.”Altro che..” rispose Gino,avvicinandosi non solo per guardare: a sorpresa lei infatti, pur continuando la sua amorosa conversazione telefonica, si scostò le mutandine con le mani come se dovesse grattarsi la fichetta e poi lasciò scoperta alla visione proprio la parte giusta,si infilò un dito e lo tirò fuori dopo un attimo per leccarselo. “Sono tutta bagnata” gli disse e Gino non capì più nulla, si ritrovò in ginocchio accanto a lei, subito intento a lappare e leccare come un cagnolino. Teresa era bravissima a continuare la sua conversazione ma ormai stava con gli occhi chiusi e assaporava il suo piacere, fino a quando riuscì a inventare la frase giusta e disse “adesso devo chiudere..” e abbassò la cornetta senza perdere altro tempo. Successe di tutto in un minuto, lei gli tirò fuori l’uccello dai pantaloni che sembrava volerlo strappare, lo prese in bocca divorandolo, Gino le strapazzò le tette e le mise a nudo, poi non si sa come lei si ritrovò a dargli le spalle e Gino la prese di fianco, la penetrò da dietro mentre Teresa si chinava sulla poltrona. “Si, scopami, porco. dai, non ti decidevi mai a farmela… e io pensavo che non ti tirava il cazzo, invece ce l’hai durissimo..” mormorava con la testa agitata, scossa da ondate crescenti di piacere, fino a un grido che segnò l’arrivo dell’orgasmo. Gino continuò ancora a penetrarla e fu lei a girarsi, ma non per smettere; “Sborrami in bocca,presto… fra meno di un minuto ritornano gli altri colleghi…” disse Teresa e diede proprio uno strattone veloce all’uccello; un movimento rapido di su e giù, ottenendo l’effetto desiderato e ricevendo uno schizzo caldo proprio sulle labbra. Il tempo di dire”mmm.. che buono” e poi si asciugò le labbra con le mani, si alzò, andando di corsa a chiudersi in bagno Gino fece in tempo a richiudere di colpo la cerniera lampo, a rischio di farsi male proprio lì, si girò, si sentivano le voci dei colleghi che stavano per rientrare, anche lui fece in tempo a entrare nella sua stanza e a tirare un sospiro di sollievo. “Però, che culo..” disse a se stesso e sorrise. In mezza giornata era successo qualcosa di imprevisto anche per lui. E se avesse avuto davvero ragione la zingara? ma si, certo, la sua vita sarebbe cambiata, con Teresa che entrò nella sua stanza e gli fece un sorriso al lattemiele si sentì pieno di orgoglio. “E più tardi telefono alla ragazzina..;” pensò fra sé, convinto che la zingara aveva indovinato.
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