CAPITOLO 1°(Galeotto fu il … mare …) Sto bighellonando senza alcuna meta per la casa vuota, vuota come la mia testa, vuota di lei!Se n’è andata. Ha fatto frettolosamente la sua valigia, prendendo pochissime cose, quelle sue personali, e solo un paio di vestiti, il minimo indispensabile, ha detto, per non uscire nuda in strada, del resto, ha aggiunto erano tutti miei regali, e non li voleva, come non ha voluto prendere, per lo stesso motivo, i pochi gioielli che le avevo regalato nel breve periodo della nostra convivenza.Ho vissuto tutto come un sogno, anzi … un incubo! Non abbiamo neppure litigato, con lei è praticamente impossibile: non si arrabbia, o meglio, non lo palesa, non lo urla, nessuna sfuriata, ma è diventata glaciale nei miei confronti, come la banchisa polare. Lei è fatta così, la conosco. Ha vissuto con me accettandomi incondizionatamente, senza mai il minimo screzio, anche quando, forse, e lo riconosco io per primo, avrebbe avuto qualche cosa da obiettare in quello che facevo o che dicevo, ma lei … nulla, sempre dolce, appassionata … innamorata. Adesso, invece, senza dirmi cosa pensava di me, spreco d’inutili parole, se ero intelligente capivo da solo, se non lo ero … tanto peggio, ritenendosi offesa oltre ogni limite, anche quello dell’amore, con una alzata di spalle alla mia muta domanda, ha deciso su due piedi di andarsene.Io non le ho detto nulla, l’ho solo guardata ben sapendo che dal mio sguardo lei avrebbe capito che ero sorpreso per la sua reazione, e che l’andarsene, l’abbandonarmi di punto in bianco, mi sembrava cosa eccessiva, ma non l’ho pregata di restare! … Neppure con lo sguardo!Conoscendola, so che non sarebbe servito a nulla, solo a prostituirmi senza alcun risultato, e, poi, non sono capace di pregare qualcuno, o … meglio non sono capace di vincere il mio orgoglio, quel senso di ritrosia, che molti scambiano per timidezza, ma che in realtà è solo presunzione e spiccato senso di superiore compiacimento di me stesso nei confronti degli altri.E adesso sono veramente solo con me stesso, ma non riesco ad auto compiacermi! Anzi!Adesso penso che forse se avessi tentato di parlarle … di spiegarle, ma … cosa?Ho la testa confusa, ho un senso di mollezza alle gambe ed ancora il sapore dei baci e del sesso dell’altra donna nella bocca, nelle mani … me lo sento addosso ad ogni respiro. Già … lei è entrata all’improvviso, non so per quale contrattempo, doveva stare fuori tutto il pomeriggio … o forse sospettava, fin da prima, qualcosa!Ci ha sorpresi nudi sul letto, in pieno exploit sessuale, la sua … ehm … amica intima ed io, cioè non proprio amica, lei è molto giovane e l’altra è più grande, ha quasi la mia età, … beh, insomma sono, o forse è meglio dire erano, amiche … in senso saffico! A mia insaputa, ovviamente o … almeno lei era convinta che non ne sapessi nulla, ma la sua … amica è bisex, ama anche i maschietti, come lei del resto, e così ha ceduto alle mie lusinghe … o ho ceduto io alle sue?Va beh non ha alcuna importanza, ormai, purtroppo quello che conta è che, Alessia, è rientrata all’improvviso e, presi dall’ardore d’un amplesso sessuale che ci aveva trascinati fuori dal mondo, non abbiamo sentito aprire la porta, mentre lei, probabilmente, avrà sentito subito i nostri inconfondibili gemiti, fatto sta che ce la siamo trovata in camera da letto.Ero supino, con Angelica che, seduta sopra di me ed impalata sulla mia asta, si muoveva lascivamente, pube contro pube, con le labbra della sua vulva spalancate e gonfie che mi lambivano i testicoli irrorandoli con i suoi abbondanti umori, stravolta nel viso e gemendo il più intenso piacere erotico che avessi mai udito, mentre io le tormentavo i seni a mani piene.Non ricordo bene cosa ho provato nel vedere, all’improvviso, Alessia stagliarsi contro la porta, nel vedere l’espressione del suo volto, prima incredula e poi … rabbiosa e … non so, forse, come se si fosse sentita tradita due volte, da me e dalla sua amica … e poi … un che d’indescrivibile, ma … simile ad un’agghiacciante maschera d’indifferenza!Non riuscii a parlare, ma Angelica capì dal mio irrigidimento (non del pene, che lo era già!), e dall’espressione smarrita del mio viso, che dietro di lei era successo qualcosa.Si girò, dapprima lentamente, continuando per inerzia a cavalcarmi, poi, quando intuì la presenza di un’altra persona, lo fece di scatto ed … urlò: “Alessia!” Ma vedendo quella strana espressione sul volto della ragazza, non riuscì a dire altro.Scese da sopra di me, mi guardò in un imbarazzante silenzio al quale non riuscii a porre rimedio e ci alzammo entrambi: a me sembrava di fluttuare in un brutto sogno. Vidi Alessia scappare e chiudersi in bagno ed Angelica rivestirsi rapidamente prima con la sua incantevole biancheria intima e poi, come un crostaceo nel suo carapace, rinchiudersi nella tonaca, che, non riuscendo tuttavia a nascondere completamente le sue straordinarie forme, finiva per esaltarle e che tanto aveva contribuito al mio desiderio di possederla, fin dal primo giorno che l’avevo vista. Sì, è vero! Angelica è una suora e che suora! … Suor Angelica!Avevo scoperto … o meglio … suor Angelica mi aveva detto che la profonda amicizia che la legava ad Alessia e la quotidiana vicinanza nell’ambiente conventuale aveva finito per trasformare quel sentimento in qualcosa di più intimo di … sensuale e, vinte le reciproche normali riluttanze, in una esperienza, nuova per entrambe, di … vero piacere saffico.Non me lo aveva detto così facilmente, ma, avendo intuito qualcosa di diverso, ultimamente, nel loro modo di guardarsi, alla prima occasione d’intimità con Angelica, sul letto ovviamente, ero riuscito a farglielo ammettere, dopo averle giurato che non avrei detto nulla alla ragazza.Non mi ero scandalizzato dei loro rapporti lesbici ed anzi ero stato felice che Alessia avesse provato una simile affettuosa esperienza ed in un certo qual modo, mi sarei aspettato che lei accettasse, anche se non con altrettanta disinvoltura, ma perlomeno con tolleranza, un eventuale mio rapporto con Angelica.Certo, però, che lo aveva scoperto in una maniera un po’ brutale!Non saprò mai se sia stata maggiore l’offesa di sentirsi tradita da quella donna che come suora prima e come amante poi, doveva aver significato molto per lei in un delicato periodo della sua vita da adolescente, o lo scoprire il mio tradimento o, forse entrambe le cose, una considerata l’aggravante dell’altra!Angelica se n’è andata, per prima, mentre Alessia era ancora chiusa in bagno. Mi ha fatto un mesto cenno di saluto al quale ho risposto con un sorriso di circostanza.Poco dopo è stata la volta di Alessia, uscita dal bagno non appena ha sentito uscire l’altra.Algida come un iceberg ha fatto la valigia e se n’è andata anche lei, in silenzio, senza sbattere la porta.Torno a guardare fuori della finestra, nel grigiore della nebbia di quel tardo pomeriggio novembrino, dove, qualche minuto prima, Alessia era ancora ferma, con la sagoma chiara dell’impermeabile appena distinguibile nella foschia notturna, a mala pena rischiarata dai neon della fermata del filobus.Rivedo arrivare, silenzioso e terribile con i suoi occhi elettrici che scrutano le tenebre, la massa scura del torpedone che si frappone tra me e lei, e poi, con un rumore sordo e per me tragico, lo vedo ripartire lasciando il marciapiede vuoto dopo averla … ingoiata!Avverto un senso di tragico e definitivo finale, che mi sconcerta, non se n’è solo andata … è scomparsa per sempre dalla mia … vita.La mia vita! Cosa ne sarà adesso, dopo che quella fanciulla me l’ha così radicalmente sconvolta?Riuscirò ad adattarmi nuovamente al sicuro, ma grigio rapporto con mia moglie, la prima ed oramai … l’ultima delle mie donne?Beh … da parte sua sono certo che Renata non si meraviglierà più di tanto nel rivedermi assiduo frequentatore della sua … sottana! Anzi ne sarà felice, e comunque non credo abbia voglia di fare troppe storie … anche lei … ne ha combinate!Mio Dio cos’è diventata la mia esistenza negli ultimi tempi: un gran casino! Ma … fino ad oggi, finché Alessia era ancora al mio fianco, non mi era poi tanto dispiaciuto! Sono trascorsi solo quattro anni da quando tutto è iniziato … Ero arrivato a quarantasette anni conducendo una vita tranquilla: una moglie casalinga di due anni più giovane di me e due figlie poco più che ventenni.Caratterialmente penso di rispecchiare il mio segno zodiacale: gemelli. Segno doppio!Professionalmente sono stato abbastanza “arrivista” da diventare, prima dirigente d’azienda, poi consulente “free lance” ben pagato.Ho vissuto in perfetta sintonia con i principi del consumismo e del libero mercato, individualista e sostenitore della legge del più forte, ma con la dovuta moderazione; adoratore del Dio Denaro, ma senza esserne schiavo! Ho fatto convivere la serietà ed il conformismo con il disincanto, uno spiccato senso d’umorismo ed un atteggiamento, a parole, dissacrante di quegli stessi principi di vita, che in realtà ho sempre rispettato. Un ragazzo mai veramente cresciuto che considera coetanei i trentenni e vecchi i coetanei.Doppio segno anche nei rapporti con mia moglie ed in famiglia in genere: autoritario e maschilista dichiarato, nella realtà le “mie donne” hanno sempre goduto, e godono, della più ampia parità e libertà.Insomma una persona della quale si dice: è un po’ così … fatto a modo suo, ma in fondo è un bravo ragazzo!Quando conobbi mia moglie, nessuno dei due aveva fatto significative esperienze sessuali.Eravamo negli anni sessanta ed ancora si dava importanza a certe cose. Renata non aveva neppure baciato un ragazzo ed io non ero andato di là di qualche furtiva “pomiciata”, ad eccezione d’un unico, doveroso, rapporto sessuale completo, a diciott’anni, con una “nave scuola” che mi poteva benissimo fare da madre. Tra noi, in quasi trent’anni tra fidanzamento e matrimonio, mai un tradimento, fedeltà assoluta e convinta, difesa a spada tratta, nei fatti e nelle conversazioni con amici ecc.; vita sessuale intensa e reciprocamente soddisfacente, avendo superato con giochi erotici, piccole inventive, con un pizzico di fantasia insomma, il pericolo derivante dal ripetersi delle cose. Un rapporto inossidabile, in definitiva, o almeno fino a quel momento, n’ero stato convinto!Poi un giorno, all’improvviso, l’insidia dell’adulterio, che avevo sempre brillantemente superato, mi colpì da dove meno l’aspettavo, e cioè dall’interno della cerchia parentale, trasformando un forte sentimento affettivo in … attrazione sessuale! Diverse volte, nel corso della mia vita, sia nell’ambiente di lavoro, sia altrove, mi erano capitate buone occasioni, anche con ragazze molto appetibili, ma il forte senso del dovere nei confronti della famiglia, mi aveva sempre impedito di andare oltre una normale amicizia od una platonica simpatia od, al massimo, a qualche innocente e stuzzicante schermaglia senza conseguenze.Finché non apparve Alessia!Oddio, non è che apparve all’improvviso, in realtà l’ho conosciuta da sempre, invece, del tutto inaspettatamente, mutarono i nostri rapporti. Quello che successe mi colse del tutto impreparato; o, forse, è nella natura delle umane cose, che, a forza di reprimersi, poi, in un modo o nell’altro si esplode, magari proprio quando meno lo si aspetta! … O, forse, era destino!Sono considerato dalle donne, per loro espressa opinione, un bell’uomo, ma fino allora avevo sempre resistito, appunto, anche alle avance di ragazze e donne di notevole sexy appeal ed esperte nell’arte della seduzione. Non seppi, però, resistere a mia nipote, ad una ragazzina, che si era innamorata di me: me ne sono innamorato pazzamente anch’io. I casi della vita sono veramente strani, l’ho vista nascere e crescere ed ho nutrito per lei un sincero affetto, che ho sempre considerato paterno; quando però mi sono reso conto che era diventata adulta, l’affetto si è trasformato in attrazione sessuale, ricambiata, e poi in … amore. Non si è trattato di un incesto, in quanto, la nipote in questione, in realtà, è la nipote di mia moglie, o meglio la pronipote, essendo la figlia di una sua nipote. La mancanza di vincoli di sangue, può forse spiegare, in parte, quello che è accaduto, ma non può spiegare la mia improvvisa arrendevolezza al sentimento, io che avevo sempre sostenuto che è il cervello che deve sovrintendere ai comportamenti umani, e non le passioni sentimentali.Lei abitava, allora, in un paesino dell’entroterra a circa 100 chilometri dalla mia città e con la sua famiglia avevamo frequenti contatti, perché mia moglie è molto legata a sua nipote Lorena, la madre d’Alessia. Le opportunità per stare insieme non mancavano, sia in occasione delle varie festività, sia durante l’estate, poiché il marito di Lorena, Giovanni, possiede una casa in un paese a poca distanza da noi, vicino al mare, dove in pratica passano tutta la calda stagione. I miei rapporti con Alessia sono stati sempre molto affettuosi e protettivi. Da bambina, quando per qualche marachella era sgridata in mia presenza, mi lanciava subito uno sguardo d’evidente richiesta d’aiuto, che io non mancavo mai di dare e lei finiva, immancabilmente, per rifugiarsi tra le mie braccia.Con il crescere, tra lei e me si sviluppò un vero e proprio “feeling”, fatto di piccole complicità e lunghe chiacchierate. Era una ragazzina molto curiosa, estroversa e … cocciuta, un po’ petulante, forse, prima che i dissapori familiari e la reclusione in convento, la rendessero più chiusa e scontrosa, ed ha sempre dimostrato un’intelligenza brillante e perspicace, svelando, anche intellettualmente, una precoce maturità. Sono stato il suo confidente e consigliere per i piccoli problemi esistenziali: con i genitori, con le amiche, con le questioni della scuola ecc., normali alla sua età. Con uno sguardo ci siamo sempre capiti, senza che gli altri capissero, specialmente quando lei non era d’accordo con qualcuno, mi guardava e nei miei occhi trovava la complicità ai suoi pensieri.Con le mie figlie sono stato, nelle varie fasi della loro crescita, un genitore affettuoso, ritengo, ma severo, attento soprattutto alla loro educazione e poco disposto a fare concessioni o deroghe ai principi che mia moglie ed io riteniamo importanti, ma ciò, non per una naturale predisposizione di carattere, ma per un senso di dovere come responsabile della loro formazione. Con Alessia è stata tutt’altra cosa. Privo della responsabilità paterna, ho potuto dare libero sfogo ai miei sentimenti, per il solo piacere di dare e di ricevere affetto; il “Peter Pan” che è in me, represso, ma latente e si è preso la sua rivincita. Pian piano, nel tempo, sono diventato il paladino delle sue piccole trasgressioni, l’adulto, più vecchio ancora dei suoi genitori, e per questo dagli stessi rispettato, con il quale lei poteva parlare liberamente di grandi e piccole cose e che sapeva essere sempre in sintonia con i suoi sentimenti, infantili prima e da adolescente dopo e, che, quando non lo era, glielo faceva capire, con dolcezza e senza le coercizioni del severo educatore. Poi accadde qualcosa, all’improvviso, che catalizzò quei protettivi sentimenti in qualcos’altro d’assai diverso. Tutto ebbe origine in un giorno dei primi di luglio di quattro anni fa, anzi più che l’inizio, fu il prologo, quando Alessia aveva compiuto da poco i diciassette anni.In realtà quel giorno non accadde nulla, se non il mio sconvolgimento interiore che mi tormentò per oltre un anno, prima che la bramosia, scatenata ed invano frenata, trovasse compimento.Ma è meglio raccontare con ordine. Dunque … La famiglia di nostra nipote, come di consueto, si era trasferita, per i mesi estivi, nella loro casa al mare.Giovanni, medico condotto del suo paesello, veniva a trovarli nei giorni di libertà, ma Lorena in realtà non era mai sola, perché quello era, anche, il suo paese natale, e non mancava di amicizie. Quel giorno fatidico, mia moglie ed io, eravamo andati a trovarli per passare assieme una giornata al mare e goderci la piacevole compagnia dei bambini: Alessia, che per me era ancora una bambina, ed Andrea, il suo fratellino più piccolo. In spiaggia io lottavo inutilmente, nel tentativo di leggere il giornale, contro il vento e contro la sabbia che, giocando, mi tirava Andrea. Nel frattempo, ascoltavo, senza alcun interesse apparente, Lorena e mia moglie che parlavano delle cose più disparate, poiché, per svariati impegni reciproci, era quasi un anno che non si vedevano. In particolare Lorena lamentava il fatto che Alessia, nell’adolescenza, si era fatta una ragazza difficile, con tutti i problemi specifici di quell’età: la scoperta del proprio corpo diventato adulto, il senso del pudore, ma anche le prime curiosità sessuali, le domande un po’ imbarazzanti, e poi i primi innamoramenti e gli sbalzi improvvisi di umore che tanto sconcertano gli adulti. Soprattutto difficili, però, erano divenuti i rapporti con il padre che, autoritario e possessivo per carattere, considerava la figlia ancora una mocciosa, nel senso intellettuale del termine, e mal tollerava le normali affermazioni della sua personalità che andava formandosi. Conversazione alla quale non prestai che scarsa attenzione dato che, con le nostre figlie, quegli argomenti li avevamo a suo tempo affrontati e superati e non erano una novità. Oltretutto Giovanni ed io avevamo concetti diametralmente opposti in fatto di libertà dei figli e non volevo farmi coinvolgere in una discussione con sua moglie, che ritenevo plagiata dal caratteraccio del marito, che sarebbe potuta facilmente degenerare in una sciocca e fastidiosa lite.Partecipavo, quindi, alla chiacchierata senza distogliere gli occhi dal giornale, più per affabilità che per interesse.Poco dopo Alessia ci raggiunse e mia moglie, come troppo spesso fanno le signore di una certa età nei confronti dei ragazzi, per cui questi ultimi le “odiano a morte”, disse l’ineluttabile frase:”Alessia! Ti sei fatta proprio una bella signorina! Brava! Brava” Come se fosse merito suo “e … il “morosino” l’hai già? Racconta alla zia, dai!”La ragazza ed io ci scambiammo uno sguardo di complice sopportazione, lei borbottò un’imbarazzata, ma anche seccata, risposta negativa ed io, intuendo che la madre stava per rimproverarla per la scortesia, intervenni per primo dicendo, sorridente, a mia moglie:“Renata, ma dai, non fare la solita impicciona, fatti un po’ gli affari tuoi, e tu Alessia, di’, invece, allo zio, hai visto ieri sera la televisione, … c’era quel programma di canzoni … com’era il titolo? Non me lo ricordo, ma … hai sentito l’ultima di Ligabue? Forte eh!?”Come la conversazione prese una diversa piega, Alessia si rilassò, le tornò la solita loquacità, mi venne a sedere vicino e come suo solito mi dimostrò la sua gratitudine con la vicinanza, con lo sguardo e con l’attenzione a quello che dicevo o a quello che facevo. Tali manifestazioni d’affetto comportavano anche frequenti contatti fisici, che fino a quel momento, però, io consideravo del tutto naturali. Tuttavia, oggi, alla luce di quello che poi accadde, mi viene da pensare che, forse fin dall’inizio, il piacere che traevamo dalla reciproca vicinanza, aveva già in se un che di sensuale! Poco più tardi, Alessia che, nel frattempo, era andata in riva al mare a giocare con il fratellino, mi chiamò per chiedermi di fare il bagno con lei ed anche questo rientrava nelle consolidate abitudini di quando eravamo al mare assieme. Lorena, che mi stava accompagnando con mia moglie verso il bagnasciuga, intervenne dicendo:“Alessia fai vedere allo zio come sei diventata brava a nuotare!” “E già …” le dissi “… ho saputo che hai fatto un corso di nuoto in piscina, quest’inverno, fammi vedere cos’hai imparato!”Alessia, felice di mostrarmi la sua nuova abilità, non se lo fece ripetere due volte e in un lampo si tuffò ed iniziò a nuotare, con apprezzabile stile, in effetti, ma il movimento delle gambe non era dei migliori. Quando dopo alcune bracciate si fermò e mi guardò in maniera interrogativa, glielo dissi, con un certo tatto, conoscendo il suo caratterino, e le ricordai i miei insegnamenti delle scorse estati. Lei allora riprovò con rinnovato impegno, ma era troppo rigida, forse per il desiderio di fare bella figura con me, e non ottenne alcun apprezzabile miglioramento. Allora, affabilmente, le porsi il materassino di gomma.“Dai tesoro, fai finta che questo sia la tavoletta della piscina, appoggiati con le braccia e muovi solo le gambe!”.Lo fece, ma ancora una volta in modo non corretto per cui mi avvicinai a lei che, nel frattempo s’era allontanata dalla madre e da mia moglie, rimaste più a riva con il bambino piccolo, dicendole:“aspettami che vengo lì a farti vedere il movimento giusto!”Così dicendo la raggiunsi e, come avevo fatto già tante volte in passato, le misi una mano sotto la pancia per sorreggerla e, con l’altra, l’afferrai ad una caviglia piegandole la gamba per mostrarle come doveva fare, ma … non riuscii a farle compiere che pochi movimenti. Mi tornarono, improvvise, alla mente le chiacchiere ascoltate poco prima sotto l’ombrellone, in particolare una frase di Renata: “Alessia non è più una bambina …” mi risuonò all’orecchio e mi colpì come un maglio, assumendo, all’improvviso, un significato del tutto particolare.Un brivido mi percorse il corpo, un crampo mi strinse la bocca dello stomaco, quasi con un dolore lancinante! Ad un tratto, nella mia mente, la ragazzina, come l’avevo considerata fino ad un attimo prima, divenne una femmina nell’accezione … sessuale del termine. Ad un tratto mi resi conto che la mano, con cui la reggevo sotto la pancia, le stava sfiorando il pube e che, all’altezza del mio, c’era un magnifico sedere, giovane e sodo, e che gli slip, che con il movimento, si erano infilati tra le natiche, scoprivano, in parte, l’interno dei glutei: due zone di carne sensuale e pallida, in piacevole contrasto con l’abbronzatura del resto del corpo. Il movimento stesso da me impresso alla sua gamba, inizialmente solo la ricerca di un corretto gesto tecnico, diventò all’improvviso, nei miei nuovi pensieri, una movenza sessuale! Mi cadde il mondo addosso quando, con una violenta contrazione ai testicoli, ebbi un’erezione, istantanea, dirompente, come da anni non ne avevo più avute! La stessa sensazione, nitida nel ricordo, nonostante i tanti anni trascorsi, di quand’ero ragazzo, la prima volta che riuscii a toccare e a farmi toccare da una ragazza! … Avrò avuto sì e no quindici anni, una domenica pomeriggio di primavera inoltrata, in un cinema di periferia. Ero solo in quell’occasione e tra la tanta gente, quasi tutti giovanissimi, che aspettava come me di entrare, scorsi una ragazzina, più o meno della mia età.E’ strano come certe sensazione si ancorino nella mente, contrariamente alle immagini fisiche, perché, a distanza di oltre trent’anni, non ricordo assolutamente i lineamenti di quel viso, ma le sensazioni provate sono ancora in me, vivide nei minimi particolari. Ripensando a quel momento riprovo le stesse identiche emozioni, risento gli odori dei corpi giovanili sudati nella calca, dei tessuti con cui erano confezionati gli abiti del tempo, il profumo caratteristico della brillantina per capelli, ed il tanfo stantio del legno vecchio e consunto dell’arredo del locale.I nostri sguardi s’incontrarono e si attirarono come riccioli di ferro alla calamita, inutilmente, di tanto in tanto, giravamo le testa altrove, come per mostrare indifferenza, ineluttabilmente finivamo per tornare a fissarci. Ci guardavamo intensamente con la stessa … bramosia! A quel tempo probabilmente non conoscevo questo termine, ma quello che provavo era proprio un desiderio sessuale e null’altro, desiderio tante volte già provato, non certo una novità, ma ora, a farmi impazzire di gioia, era la constatazione che anche lei provava la stessa cosa!Ero un po’ più avanti rispetto a lei, nella caotica fila, e quando le porte della sala si aprirono, resistendo a fatica all’orda che spingeva per entrare, l’aspettai, costringendo il flusso umano a dividersi attorno a me, saldo come una roccia in mezzo ad un fiume in piena.Quando mi fu vicina ci sorridemmo compiaciuti senza dirci niente, ma le nostre mani, mentre venivamo spinti dentro dalla ressa, si sfiorarono e si strinsero … complici.All’interno lasciammo che gli altri si scalmanassero per occupare i posti con la migliore visuale dello schermo al centro della sala, noi avevamo ben altri progetti. Con lei per mano m’incamminai verso il fondo, più scarsamente illuminato, dove erano già sedute altre coppiette d’innamorati.La constatazione che mi seguiva docilmente verso quella zona, notoriamente riservata più a intimi toccamenti che a vedere il film, e che mai fino ad allora, avevo osato frequentare, se non nelle mie spinte fantasie, mi fece provare una sensazione di conquista come se fossi arrivato sul tetto del mondo.Ci sedemmo rispettando le distanze di sicurezza dagli altri, ed attendemmo ansiosi l’inizio del film e lo spegnimento delle luci in sala.Occupammo quei pochi minuti nella reciproca presentazione, lei si chiamava Adele, veniva da un paesino della campagna circostante ed era stata affidata ad una benestante famiglia della città come domestica. Di norma, come si usava al tempo, non l’avrebbero dovuta far uscire da sola, data la sua giovane età e la responsabilità verso la famiglia d’origine, ma quel giorno per una serie di fortunate (per noi) circostanze, fu lasciata libera e … l’inaspettata libertà … inebria.Finalmente si spensero i neon ed un fascio di luce partì da un punto sopra di noi, creando sullo schermo immagini, prima spezzettate poi, via, via, traballanti che, infine, si stabilizzarono nel titolo del film a caratteri cubitali: non lo ricordo, ma era uno dei tanti “Tarzan” in bianco e nero, con Weismuller come protagonista, mentre una musica, incerta ed oscillante come le immagini, riempiva la sala con il suo stridore.Dopo un attimo d’attesa, l’abbracciai con esitazione, temendo una sua contrarietà, ma quando, per tutta risposta, la sentii stringersi a me ed avvicinare le sue gambe alle mie, fui percorso da un’eccitante scossa elettrica: era iniziata la mia prima esperienza, il momento tanto a lungo sognato e … temuto, era arrivato!Trepidante, mi girai verso di lei e mi chinai sulle sue labbra che mi aspettavano altrettanto timorose.Era il mio primo bacio e ognuno sa, per averlo vissuto di persona, quali fantastiche emozioni si provino, per la prima volta, in quel momento, con il cuore che impazzisce e ti martella nelle vene e nella gola, il crampo al basso ventre, lo stimolo quasi doloroso ai testicoli e l’improvviso rigonfiamento del pene con il conseguente senso d’invincibile potenza mascolina; non vi dico poi cosa provai, quando lei, dopo essersi staccata per respirare a pieni polmoni, mi disse con enfasi:“è stato molto bello … baci proprio bene!”Humprey Bogart mi faceva un baffo!Riprendemmo il bacio ed io, fattomi più audace, iniziai una palpazione del seno, rigorosamente al di sopra della camicetta e di quella specie di corpetto spesso e corazzato, cui somigliavano, all’epoca, i reggiseni delle ragazze per bene.E’ un eufuismo dire di averle palpato il seno, al di sopra di tutto quel tessuto e senza la minima sensazione della carne sulle dita, ma il solo fatto di averlo toccato ad una ragazza consenziente e palesemente felice di esserlo, mi mandò in estasi. Fino ad allora, infatti, avevo solo osato rapide saggiatine, rubate con impertinente destrezza alle mie coetanee, per poi darmi a precipitose fughe per evitare improperi e sonori schiaffi, obbligatori per la morale corrente. (Da cui il famoso detto: “Mamma Ciccio mi tocca! … Toccami Ciccio che mamma non c’è!) Il seno non fu tutto quel giorno, provai anche, infatti, un’emozione più forte, quella di sfiorarle il sesso al di sopra delle mutandine, queste sì di tessuto leggero, che mi trasmisero l’ubriacante sensazione del morbido pelo sotto le dita. L’eccitante esplorazione era partita molto tempo prima dalle ginocchia, lentamente per paura di una sua reazione negativa, ero risalito, non avvertendo opposizione, lungo la coscia, godendo del serico contatto con il nylon delle calze, e, quando lei aveva impercettibilmente aperto le gambe, mi ero spinto, audace, verso l’inguine, trasalendo, quando ero, infine, giunto a contatto con il reggicalze e poi con il … tepore della carne nuda.Ricordo le sensazioni che provai, mentre giocavo incerto con la chiusura del reggicalze, il calore al viso eccitato, il desiderio di andare oltre, ma anche il timore di provocare un suo rifiuto; alla fine mi decisi a fare il gran balzo e tuffai la mano tra le sue cosce sopra il monte di Venere. Lei con un sospiro aprì ulteriormente le gambe e la mia mano scese ancora: tra le mie dita ed il suo sesso solo il leggero tessuto delle mutandine!Ero frastornato ed eccitato come mai, lei era rannicchiata addosso a me, che la cingevo per le spalle con un braccio, mentre l’altro era tra le sue gambe, con le dita che, incerte, l’accarezzavano premendo sopra il ciuffo dei peli per arrivare ad un contatto più intimo, ad un qualcosa di cui avevo sempre sentito parlare dai ragazzi più grandi, ma che non conoscevo e potevo solo immaginare.Adesso osavo pensare anche ad un’altra cosa, al mio pene turgido che mi doleva costretto dentro ai calzoni e al desiderio di sentirmelo toccare, magari solo sfiorare, da una delle sue mani che teneva abbandonate sopra la pancia, una delle quali era talmente vicina a me ed al mio evidente gonfiore, da sfiorarlo quasi, ma lei di sua iniziativa non avrebbe avuto il coraggio di farlo.Allora, con l’audacia dettata dall’euforia del momento, manovrai in modo di arrivare con il braccio, con cui le cingevo la schiena, a contatto con il suo gomito, e, mentre insinuavo un dito più in basso, decisamente verso la sua vulva, le spingevo dolcemente il braccio verso di me, finché, incoraggiata dal mio invito, si mosse e le sue dita giunsero sopra la mia patta a contatto con il pene.Dopo un attimo d’esitazione me l’accarezzò per tutta la lunghezza e lo strinse con forza, muovendo le dita in modo da farne risaltare il contorno sotto la stoffa dei calzoni per poi afferrarlo saldamente. Nello stesso momento il mio dito, premendo sulle mutandine, s’era insinuato tra le sue grandi labbra, appena all’esterno, ma a sufficienza per inumidirsi dei suoi umori che avevano iniziato oramai a bagnarle anche il sottile indumento.Con l’animo in subbuglio ed i sessi ultra eccitati da quella prima esperienza, raggiungemmo entrambi un rapidissimo orgasmo che ci sospirammo tra le labbra di nuovo unite, mentre ci bagnavamo copiosamente la nostra biancheria intima.Avrei voluto continuare ancora, spingermi forse oltre, ma lei, non appena, l’appagamento affievolì la sua libidine, tolse la sua mano da sopra di me e strinse decisamente le cosce espellendo la mia.Restammo ancora abbracciati, baciandoci di tanto in tanto, ma con meno frenesia, e senza più toccarci. Quando lo spettacolo terminò e mi offersi di accompagnarla a casa, rifiutò decisamente e ci salutammo con generiche promesse di rivederci, ben sapendo, tutti e due, che non sarebbe accaduto. Non la rividi più, infatti, ma il ricordo fantastico della prima erezione, causatomi da una ragazza in carne ed ossa e non dalla mia fantasia, rimase, nascosto, ma indelebile, nella mia mente … nascosto fino a quel giorno in cui il corpo di Alessia mi fece lo stesso identico effetto! … La bramosia che mi aveva assalito era ignobile, ma … sublime nello stesso tempo!La mia mano, intanto, si era bloccata e le parole mi erano morte in bocca. Alessia si girò verso di me, per capire cosa stesse accadendo. La sua testa era all’altezza del mio costume e certo s’accorse subito di quello “strano rigonfiamento”, o forse tanto strano non le sembrò, visto che alzò su di me uno sguardo tra lo stupito ed il curioso, con un sorriso che a me parve anche di malizia! Sorriso che, però, le sparì subito, non appena incrociò il mio sguardo stranito che, null’altro era, se non lo specchio dei miei confusi sentimenti; per lei, però, abituata a vedermi sempre sorridente nei suoi confronti, fu qualcosa d’incomprensibile e la sconcertò. Nel sentirmi praticamente “scoperto”, recuperai di colpo il mio buon senso, e, vergognandomi dei turpi, ma … piacevolissimi istinti, nascosi la mia erezione abbassandomi di colpo dentro l’acqua e, borbottando una qualche scusa che non ricordo, mi allontanai nuotando verso il largo. Nuotai velocemente, quasi con furore, fermandomi solo quando fui abbastanza lontano. Mi abbandonai sulla superficie dell’acqua per recuperare il fiato e cercare di far chiarezza nei miei pensieri.“Che accidente mi è successo? Voglio bene ad Alessia come ad una figlia! Non è possibile che mi faccia prendere dalla libidine! Bisogna che reprima assolutamente questo orrendo desiderio!” “E … Alessia, come ci sarà rimasta? … Uhm! … Mi era sembrata piacevolmente sorpresa! … Ma che diavolo sto pensando, stupido che non sono altro! Non devo nemmeno pensarle certe cose!”“Io non le penso, ma il mio “coso” reagisce da solo! … Per la miseria che erezione! Che voglia … sfrenata … non mi era più successo da quando ero un ragazzino … tutto cazzo e niente cervello … sarà bene controllarlo a dovere … ‘sto patacca!”“Sì, ma dai! … In fin dei conti cosa è stato? Non è mica successo niente, suvvia … tutto sommato non è stato altro che una botta di virilità di un quasi cinquantenne turbato da un po’ di carne giovane, un desiderio un po’ … senile, e con un po’ di autocontrollo, come sempre, non si ripeterà più”.Con questa ferma decisione, ed il pene nuovamente in riposo, posi termine alle mie elucubrazioni e mi misi a nuotare verso riva.Quando vi giunsi, trovai mia moglie con Lorena ed il piccolo che sguazzava felice nell’acqua bassa.”Che bella nuotata, ne avevo proprio voglia” dissi senza rivolgermi a qualcuno in particolare, ” e … Alessia, è già uscita dall’acqua?””Sì” mi rispose mia nipote “ha detto che si era stancata ed è tornata sotto l’ombrellone.”Alzando lo sguardo, infatti, la vidi seduta s’un asciugamano che si pettinava i lunghi capelli neri.”Vado anch’io, perché mi ha preso un po’ freddo”. Così dicendo uscii dall’acqua e m’incamminai verso l’ombrellone.Ero fermamente deciso a far finta di niente, a non darle la minima spiegazione del perché mi fossi improvvisamente allontanato, né, tanto meno, del rigonfiamento che lei aveva visto. Anche se ero certo, che, per quest’ultimo argomento, lei, non avesse certo bisogno di spiegazioni. L’accaduto, pensai, ci avrebbe causato qualche inespresso imbarazzo iniziale, ma poi, con il tempo, sarebbe stato dimenticato! … Da entrambi.Se fossi stato veramente fermo nelle mie intenzioni, sicuramente la cosa non avrebbe avuto il seguito che ebbe, ma, o la mia forza di volontà andava fiaccandosi, o, forse, il mio affetto per Alessia era veramente anche una irrefrenabile pulsione sessuale!Fatto sta che, quando le arrivai vicino ed i nostri sguardi s’incrociarono, i miei propositi me li ero già scordati.Alessia mi guardava, con un misto di stupore, di rimprovero e tanta … dolcezza! Io, adulto navigato, abituato a gestire personalmente e professionalmente le situazioni più disparate con lucidità e freddezza, io, mi sciolsi, come la più classica delle nevi al sole, e persi tutti i fermi (sic!) propositi nello sguardo di una ragazzina dagli occhi scuri e dai lunghi capelli corvini, seduta a gambe incrociate, il corpo ancora acerbo coperto da un piccolo bikini: acerba, sì, ma … già incontestabilmente donna. Non riuscii a fingere l’indifferenza che non provavo, ma sentii forte l’impulso di dovermi spiegare e non lo contrastai, deglutii a fatica, mi sedetti davanti a lei, e borbottai:”Alessia … scusami per poco fa’ … ma, ehm, … ho avuto quello strano … sì, come un … turbamento, e così ho preferito … allontanarmi, ma ti assicuro che è solo colpa mia, non sono arrabbiato con te! … Ti vedo … imbronciata, scusami, ma non volevo farti dispiacere” “In effetti, zio, ci sono rimasta male! … Scusami sai, ma … non capisco perché all’improvviso, mentre mi spiegavi del nuoto, sei scappato … come se … se ti fossi arrabbiato con me, ma … io non ti ho fatto nulla” Mi rispose con quella serietà tutta particolare che mostrano i ragazzi quando si sentono in diritto di redarguire un adulto, poi tornando subito a sorridere, aggiunse: “sai, mi era sembrato di vedere un … turbamento, ma pensavo che fosse una cosa … normale, … mica da scappare come hai fatto tu”Mi lasciò di sasso! Anche perché, adesso, mi guardava con malcelata malizia e non era possibile fraintendere sul significato che, entrambi, avevamo dato alla parola “turbamento”.L’arrivo delle due comari mi tolse dall’imbarazzo, e, se ve ne fosse stato bisogno, il repentino mutismo d’Alessia di fronte alla madre ed alla zia, mi confermò che, quello che ci stavamo dicendo, era una cosa che riguardava solo noi due.Mi alzai con noncuranza e mi sedetti su una sedia a sdraio riprendendo la lettura del giornale. Lorena, nel frattempo, con l’aiuto di mia moglie, e sempre senza smettere di chiacchierare, da ormai oltre due ore, cominciò a cambiare il costume bagnato del bambino, invitando Alessia a fare altrettanto con il suo, “invece di stare lì con le mani in mano, aspettando di essere servita come sempre”La ragazza la fulminò con gli occhi, le fece una boccaccia, poiché era girata, e mi guardò per avere l’usuale cenno di solidarietà. Poi si alzò, tirò fuori della borsa il costume asciutto, si cinse alla vita l’asciugamano, ed iniziò a cambiarsi. Era una cosa assolutamente normale farlo in quel modo, eravamo in una spiaggia libera, quindi non c’erano le cabine per spogliarsi. Di giorno feriale, poi, non c’era molta gente, e comunque nessun altro nelle immediate vicinanze. Noi adulti utilizzavamo lo stesso sistema, con la sottintesa cortesia, da parte degli altri, di volgere lo sguardo altrove per non creare imbarazzo.Certamente non creavano imbarazzo i bambini e, fino l’anno prima, nemmeno Alessia me n’aveva creato. Quei giorni, però, i giorni dell’innocenza, erano decisamente passati!Quello che era successo in acqua, tra me ed Alessia, aveva ormai lasciato un segno indelebile.Non come fatto in se stesso, in realtà non era accaduto alcunché, ma come catalizzatore di pensieri totalmente nuovi. Adesso quello che lei faceva, anche i gesti più banali, avevano per me un risvolto sessuale, lei sembrava averlo capito, sembrava trarne piacere, e sembrava farlo con ingenua provocazione.D’altra parte anche dal punto di vista fisico, vedevo ormai un’adulta: alta poco meno della madre e sicuramente come mia moglie, aveva un bel corpo, ancora un po’ magro, ma ben disegnato. Un anno o due al massimo e sarebbe stata stupenda!Alessia, dunque, si era messa l’asciugamano attorno alla vita, annodato su un fianco, e mi dava le spalle di trequarti, pudicamente, in modo che verso di me risultasse la parte coperta. Cominciò a togliersi gli slip, ne avvertivo lo stuzzicante movimento sotto il tessuto che l’avvolgeva, si chinò in avanti per sfilarseli, il piegamento fece aderire l’asciugamano al sedere bagnato e mi lasciò intuire il solco tra le natiche: le immaginai nude, bianche e sode! L’erezione tornò puntuale, come in acqua, violenta e … magnifica! Sbirciai le donne con la coda dell’occhio e le vidi indaffarate dietro di me. Per precauzione, però, coprii il costume con il giornale, mentre con una mano me lo sistemavo meglio. Il contatto del pene con la mia stessa mano, seppur attraverso la stoffa, mi diede un brivido di lussuria. Alessia si sfilò gli slip bagnati e si girò verso di me per prendere il costume asciutto, mostrandomi, a questo punto, il lato che era scoperto: la gamba, nuda fino all’anca, parte dell’inguine, dalla pelle biancastra ed in forte contrasto con l’abbronzatura della pancia e della coscia. Lanciò un’occhiata furtiva alla madre, come per essere sicura di non esser osservata e poi il suo sguardo incrociò il mio e, concupiscente, scese verso il giornale e v’indugiò, senza possibilità d’equivoco. Sentii un crampo di lussuria allo stomaco, spostai il giornale, aderendo alla sua muta richiesta, aprendo nello stesso tempo leggermente le gambe per farle vedere meglio quello che oramai intuiva. Sorrise all’improvviso, con quello che mi sembrò un lampo di compiacimento e distolse lo sguardo, poi, come per ripagarmi, si chinò verso la borsa per prendere il costume di ricambio, facendo così aprire l’asciugamano sul davanti, mostrandomi, di profilo e, sia pure per un attimo, una riccia peluria nera.Avevo la gola secca ed il pene duro da scoppiare, ma le emozioni non erano finite. Alessia si era rialzata e, con la massima naturalezza, s’infilò il costume asciutto, prima un piede, poi l’altro, e nel farlo, poco a poco, prese una posizione meno defilata rispetto a me, sicché, quando l’afferrò per farlo risalire, ed alzò anche l’asciugamano sul davanti, prima che l’indumento andasse al suo posto, mi offrì la piena visione della sua femminilità ormai completamente sbocciata, dove sarei voluto affondare con la bocca arsa e assetata del suo sesso.Fu solo un istante, e, ovviamente, del tutto apparentemente casuale, ma quella visione e quei desideri osceni non mi avrebbero dato pace per i giorni a venire.Adesso doveva sostituire il reggiseno e sperai, oramai senza più ritegno, che se lo togliesse restando in quella posizione. Alessia, a questo punto, però, non se la senti di farlo, forse per timore che le altre s’accorgessero o intuissero qualcosa, perché, quando si tolse il pezzo sopra del bikini, lo fece girandosi dalla parte opposta alla mia, dove non c’era nessuno, consentendomi, girandosi per un attimo verso di me prima di ricoprirsi, solo una fugace visione laterale di un seno sodo e ben fatto e di un capezzolo dritto, che immaginai anche inturgidito e pronto da succhiare. Rimanemmo in spiaggia ancora una mezz’ora, poi andammo a casa loro per il pranzo.Alessia mi tormentava e mi estasiava con la sua vicinanza. A tavola si sedette vicino a me e parlò in continuazione di mille cose, le più disparate, forse solo per avere di continuo la mia attenzione, tanto che alla fine provocò l’ira della madre.”Alessia smettila di tormentare lo zio, sei peggio di una mignatta! Lascialo magiare in pace” La ragazza ammutolì e si rincantucciò nella sua sedia, privandomi del piacevole contatto con le sue gambe.”Lorena non trattarla così” Intervenni, “non faceva nulla di male e poi i suoi discorsi non m’infastidivano mica! Anzi””Zio, tu sei sempre pronto a difenderla” mi disse sorridendo, di rimando, mia nipote, “sappiamo che è la tua cocchina e la vizi un po’ troppo” Aggiunse, e, poiché la guardavo con un’aria di sufficienza, continuò, sempre sorridendo:”sì, la vizi! Come quando le hai regalato il telefonino, proprio pochi giorni dopo che il padre glielo aveva rifiutato, perché lo ritiene diseducativo. A Giovanni, questa storia, gli sta’ ancora qui.” Disse indicandosi la gola.”Scusami Lorena, ma non sapevo che Giovanni era contrario, sapevo solo che Alessia n’andava pazza, come tutti i ragazzi e alla prima occasione ho pensato di regalarglielo” Mi scusai io.”Ma se te l’avevo detto che Giovanni non voleva comprare il cellulare alla figlia” interloquì mia moglie, con un tempismo per il quale … l’avrei uccisa!”Guarda, Renata, non me lo ricordo proprio che me l’avevi detto, o forse ero distratto e non ho capito” ribattei io.”E già, quando si parla di cose che non ti interessano, tu, come al solito, non ascolti mai” Continuò Renata, aumentando le probabilità di un uxoricidio.”Ok! Ok! Rena’” Tagliai corto, “smettiamola, che ‘ste cose non interessano nessuno. Piuttosto, Lorena, scusami anche con Giovanni! Io sono molto affezionato ad Alessia, lo sai, ma non ho sicuramente intenzione di contestare il vostro modello educativo” dissi con decisione, ma mentre lo dicevo, mi sentii in dovere di guardare anche Alessia e, non visto dalla madre, le feci l’occhiolino. “Sono contenta Zio che la pensi così, perché fra un po’ ci sarà un’altra bella lite in famiglia sai … Alessia si è incaponita a volere uno scooter ed il padre, invece, non sente ragioni”.”Le mie amiche già ce l’hanno da un pezzo! Anzi, qualcuna più grande va già a scuola guida e presto avrà anche la macchina” Sbottò Alessia “solo io no … mi trattate come una reclusa … la casa, la parrocchia e la piazzetta del paese! Guai se mi allontano! … Quando gli altri decidono di andare da qualche parte, solo io non posso andarci” Aggiunse con la rabbia per il dolore di una ferita aperta e corse via piangendo.Quando rimanemmo soli, cercai di perorare un po’ la sua causa, ma mi trovai davanti ad un muro granitico e chiusi l’argomento.Dopo pranzo, Lorena, sapendo che gradivo fare un riposino, m’invitò ad usare la sua camera da letto, mentre lei e la zia sarebbero state un po’ sul balcone a chiacchierare. (Ancora?)Accettai volentieri, e mi avviai verso la camera, ma, prima, bussai alla porta della cameretta d’Alessia e, pur non ottenendo risposta, aprii pian piano la porta ed entrai.Era sdraiata sul letto, su un fianco, rivolta verso la porta, con le gambe piegate e la gonna, corta, era risalita e scopriva abbondantemente le cosce, aveva gli occhi rossi per il pianto ed un fazzolettino in mano con cui se li tergeva.Mi sedetti sul bordo del letto, vicino a lei, e le feci una carezza sulla testa.”Dai tesoro non piangere, vedrai che si sistemerà anche questa faccenda” le dissi continuando ad accarezzarla.”Li odio! Li odio tutti e due! … Non mi vogliono bene! … Non mi capiscono, se ne fregano se gli altri … mi prendono in giro, se dicono che sono una stupida perché mi faccio trattare ancora come una bambina” Proruppe con rabbia.”Odi anche me?” Le sussurrai, con la voce improvvisamente roca.”Noo! Zio! Non pensarlo nemmeno” Rispose spalancando improvvisamente gli occhi su di me, “tu sei il solo che mi capisce e mi vuole … bene, sei … sei … il mio preferito, starei sempre con te, ti … voglio … ti voglio tanto bene” Aggiunse in un soffio.Per un attimo fui tentato di prolungare la carezza dalla testa, alle spalle, alla schiena e più … giù. La pressione delle sue gambe sul mio sedere cominciava a farmi … effetto. Capii che se continuavamo a guardarci negli occhi, lo avrei fatto, allora, con un disperato sussulto di volontà, staccai la mano, dolcemente, mi alzai e mi allontanai. Quando fui sulla porta girandomi indietro, le lanciai un bacio con le dita. Lei mi guardò e, con un gesto che mi fece impazzire, fece altrettanto. Quel giorno non accadde altro, ma il tarlo di quella insana bramosia si era insinuato nella mia mente e la mia vita non sarebbe stata più la stessa! Lei, nel pomeriggio, ricevette la visita improvvisa di una sua amica, Antonella, con la quale andò, seccata, in spiaggia. Prima di uscire la salutai perché da lì a poco sarei dovuto ritornare a casa con mia moglie. Nell’abbracciarla non perse l’occasione di farmi sentire la turgidità dei seni – in casa non portava il reggiseno – attraverso la sottile stoffa della T-shirt, ed io, forse, l’abbracciai e la baciai sulle guance, con un trasporto maggiore del solito, perché arrossì un po’, ma quando ci staccammo mi disse:”ciao zione, a presto, la prossima volta che vieni, dobbiamo continuare le lezioni di nuoto” Durante il viaggio di ritorno verso casa, una mezz’ora in tutto, Renata si appisolò, stanca, forse, di tanto … parlare con la nipote. Così mi lasciò in silenzio e potei concentrarmi su quanto era accaduto. Niente, in realtà; … ma cominciai a vedere come un grave problema il desiderio d’un rapporto che ritenevo moralmente sbagliato. “No! E’ assolutamente da evitare! E … poi chi mi dice che la ragazza l’avrebbe gradito! Ma cosa mi sono messo in testa? … Ho semplicemente frainteso, con la mente malata di un … vecchio libidinoso, il comportamento affettuoso d’una nipotina! … Bella roba! Va a finire che ci provo, non ci sta, si spaventa e finisce per dirlo ai genitori! Sai che bel casino! Due famiglie rovinate” Come già sperimentato quel giorno, la lontananza dall’oggetto dei miei desideri, m’induceva a ragionamenti più “casti”. Così, in quel momento, mi convinsi che quello che era successo era un parto della mia fervida fantasia e nulla più. In ogni caso, pensai, sarà meglio che per un po’ le stia lontano.
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