Ero certo, ormai, o, per lo meno, lo speravo, che Alessia, nonostante la sua apparente freddezza nei miei confronti, avesse deciso di venire in vacanza con noi per darmi una nuova possibilità di palesarle i miei sentimenti.Immaginavo che si fosse resa conto che m’ero pentito del mio comportamento di qualche giorno prima al bar lungomare, e che, pur senza darmene soddisfazione, stesse apprezzando i miei reiterati tentativi di ristabilire un nuovo feeling.Fantasticavo, inoltre, che lei fosse stimolata a dar concreto seguito, anche e soprattutto con una prima esperienza sessuale, al sentimento di affetto, non proprio di nipote, che mi aveva così apertamente dichiarato. Non certo un rapporto completo, che comportasse la sua deflorazione, alla qual cosa avevo forti remore anch’io, ben sapendo, entrambi, che doveva mantenersi vergine per il matrimonio con l’uomo, di “buona famiglia”, e cultura cattolica radicale, che suo padre aveva già scelto per lei e che, quando avesse giudicato la figlia in età conveniente, probabilmente dopo la maturità classica, le avrebbe presentato costringendola al fidanzamento “ufficiale”.Sapevo già, più o meno, chi era il fortunato pretendente: il figlio del farmacista del paese, che si trascinava dalla sottana della madre alla tonaca del prete della sua parrocchia e del quale si sussurrava fosse il figlio naturale. Tutto casa e chiesa, insomma! Un perfetto idiota che avrebbe rovinato la vita ad Alessia e che, alla fine, sarebbe diventato un perfetto … cornuto! Me ne aveva parlato Renata, raccogliendo le confidenze della nipote, Lorena, ma dubito che Alessia, di la di un qualche “sospetto”, ne fosse informata, mentre le era ben noto il principio educativo dell’obbedienza cieca ai genitori, al padre soprattutto, che gli stessi avevano cercato di inculcarle fin dalla più tenera età. Questo, infatti, il restare, cioè, illibata fino al matrimonio voluto da Giovanni, era uno dei cardini dell’educazione paterna, il quale, se avesse nutrito qualche sospetto, di certo non avrebbe esitato a farla sottoporre ad una visita ginecologica, nonostante l’oramai maggiore età della ragazza, circostanza, quest’ultima, che per lui non contava assolutamente nulla.”Alessia è mia figlia ed in casa mia comando io, non lo Stato con le sue leggi disfattiste e permissive!” Ed aggiungeva con enfasi “le ragazze devono sottostare all’autorità paterna finché non si sposano per passare poi a quella del marito!” Andava quindi ad elencare tutta una serie di degenerazioni morali che l’attuale società consumistica ed americanizzata tollerava o, peggio, incoraggiava! Prima fra tutte la cosiddetta libertà sessuale che faceva di ogni ragazza per bene una potenziale prostituta. Quante volte Renata ed io avevamo assistito a scenate su questo argomento: praticamente ogni volta che si profilava all’orizzonte della figlia una semplice simpatia per qualche ragazzo!Quante struggenti telefonate Alessia m’aveva fatto nell’ultimo anno per sfogare con me, piangendo, la sua rabbia ed asserendo che, una volta o l’altra, sarebbe andata con il primo che gli capitava, solo per fare un dispetto al padre!Che volesse, ora, dar sfogo alla sua collera e perdere la sua verginità con me?No di certo, erano solo le classiche parole che si dicono nei momenti di sconforto e di sdegno, ma, conoscendola, ero sicuro che, nonostante le sue apparenti decise prese di posizione, in realtà avrebbe dato retta ai suoi genitori, se non altro per il quieto vivere.No, con me avrebbe solo flirtato un po’, probabilmente, godendo del piacere di stuzzicarmi e di essere stuzzicata, arrivando, forse, a qualche forma di reciproca masturbazione, ma non di più. Ed io sarei stato volentieri al suo gioco! Il problema era che sembrava intenzionata a non concedermi scorciatoie e, forse, per ripagarmi del mio vile atteggiamento di fronte alla sua sofferta dichiarazione d’amore, voleva, ora, che fossi io a prendere l’iniziativa ed a … corteggiarla.Bene, l’avrei fatto! L’avrei accontentata, ma … a modo mio. Avevo sempre, in fondo alle mie certezze, il dubbio che mi stessi sbagliando, che Alessia, invece, non pensasse minimamente al sesso e che io, nella mia vanità maschile e stimolato dalle senili bramosie di quel giovane corpo femminile, avessi frainteso tutto. … Bella figura avrei fatto!Decisi, pertanto, che ci avrei provato, certo, ma non dichiarandomi apertamente, piuttosto approfittando d’una qualche occasione, che, in due settimane di convivenza, non avrebbe dovuto mancare, anche perché, caso contrario, avrei cercato di procurarmela io.Arrivò finalmente il momento della partenza. Alessia era giunta a casa nostra il giorno avanti, accompagnata dai suoi, prodighi delle ultime raccomandazioni.Durante il viaggio, che durò diverse ore, si sistemò sui sedili posteriori per leggere più comodamente. Indossava pantaloncini corti, assai stuzzicanti in verità, ma avrei preferito la fantastica vista panoramica della minigonna.I nostri rapporti anche in quell’occasione rimasero consolidati sull’ultimo standard di cortesia formale.E le cose non cambiarono neppure durante i primi due giorni di permanenza in villeggiatura, anzi, un paio di volte che avevo cercato di fare piccole “avance” verbali, più scherzose che altro, come pure di concludere qualche breve conversazione con innocenti toccatine, n’avevo sempre ricevuto in cambio uno sguardo formato “iceberg”!Cominciavo a credere di essermi veramente sbagliato sul suo conto ed a considerare, quello che ritenevo le sue voglie, solo mie fantasticherie. … Eppure!La sera del secondo giorno, mia moglie ed io andammo a letto con l’intenzione di fare l’amore.Lo so che oggi si dice “fare sesso”, ma Renata detesta l’uso di tale parola, riservandogli un significato del tutto dispregiativo di rapporto mercenario o comunque di cose fatte da donne di dubbia moralità.Quando eravamo più giovani non c’era da sbagliarsi: ad eccezione del suo periodo mestruale, fare l’amore tutte le sere era il modo usuale di chiudere la giornata e, a volte, se capitava una buona occasione, n’approfittavamo anche durante il giorno. Da qualche anno, purtroppo, le “performance” di Renata sono calate a due o tre volte la settimana. Io, al contrario, non per vanteria, ma per constatazione, ho ancora voglia tutti i santi giorni. Mia moglie, un po’ per carattere ed un po’, forse, condizionata dall’educazione religiosa avuta da ragazza, dalla quale, pur con il massimo impegno, non sono riuscito a farla guarire del tutto, ritiene sconveniente prendere lei l’iniziativa, come pure ritiene una mancanza dei suoi doveri coniugali nei miei confronti, un suo rifiuto anche se non ne ha voglia. D’altra parte a me non soddisfa farlo, se non ne ha desiderio anche lei, anzi, una gran parte del mio godimento, consiste proprio nel provocare il suo. Così, per essere sicuri che le reciproche voglie siano corrisposte, abbiamo tacitamente sviluppato una serie di piccoli segnali erotici che, all’occorrenza, ci scambiamo durante il giorno e che ci danno la sicurezza, se sono ricambiati, di andare a letto con uno scopo ben preciso e già fortemente invogliati. Appunto com’era accaduto quel giorno. Salutammo Alessia che si stava preparando il divano letto per la notte e ci ritirammo nella nostra camera. Già ai preliminari cominciai a farle quei discorsi un po’ osceni che sapevo l’avrebbero eccitata.Renata, aveva gli occhi che le brillavano dal desiderio, mi mise, però, un dito sulle labbra dicendomi:”ssst! Alessia dorme nella stanza vicina, non vorrei che ci sentisse!”Stavo per ribattere che la porta era ben … chiusa, quando ebbi una folgorazione. Mi fermai all’inizio di una carezza voluttuosa sul suo corpo fremente e disponibile e, scusandomi, le dissi che dovevo andare un momento in bagno. Mi alzai dal letto, rimisi gli slip, andai alla toilette, ci rimasi un po’ e poi feci scorrere l’acqua per giustificare le mie necessità ed uscii. Prima di tornare in camera, però, andai nel soggiorno dove dormiva Alessia, con una idea ben precisa in mente. Entrai, era buio, ma non accesi la luce. Le tende non erano state tirate del tutto e nella stanza filtrava, abbondante, il lucore dell’illuminazione stradale e presto gli occhi s’abituarono alla penombra. Alessia sembrava dormire, ma non ne ero certo, perché era girata verso l’interno del divano e la vedevo di spalle. Cercai la bottiglia dell’acqua sul tavolino e, trovatala, mi riempii un bicchiere, poi, apposta, feci cadere un libro che era sopra al tavolo e, al rumore che produsse, mormorai sottovoce:”oh! Scusami Alessia, ti ho svegliata? Mi spiace, non volevo. Avevo sete, ma … ho fatto cadere un libro!”.Lei fece quello che avevo sperato, si girò facendo finta di svegliarsi, ma avevo capito, da come si era mossa con facilità, che lo era già da prima.”Non fa nulla, zio, … non dormivo ancora del tutto” rispose forzando uno sbadiglio e rimanendo girata verso di me.Era quello che aspettavo ed allora mi mossi mettendomi di profilo, rispetto alla finestra da cui proveniva il chiarore, per far sì che notasse la notevole erezione che avevo mantenuto sin da quando m’ero alzato dal letto.Bevvi il bicchiere d’acqua, lentamente a piccoli sorsi, sempre guardandola nella penombra. Lei non si rigirò e pur non vedendola con chiarezza ero sicuro, o speravo, che mi guardasse.Ad un certo punto, riempiendo di nuovo il bicchiere, mi strinsi il pene con l’altra mano evidenziando, così, la sua consistenza sotto il leggero tessuto degli slip e le dissi in un sussurro:”questo è per la zia … né vuoi un po’ anche tu?” L’offerta sembrava riferita al bicchiere con l’acqua, ma poteva essere facilmente fraintesa con la verga che continuavo a tenermi stretta tra le dita; lei, altrettanto sommessamente mi rispose:”no, grazie, non mi va … l’acqua!”Soddisfatto della sua risposta che mi sembrò carica di sottintesi e speranzoso di averla stuzzicata abbastanza su quello che la zia ed io ci accingevamo a fare in camera da letto, le diedi la buona notte e tornai da Renata.Chiusi la porta, ma non del tutto, accostandola solamente, in modo che rimanesse un buon spiraglio, sufficiente a vedere dal di fuori. Da dentro si vedeva bene il chiarore proveniente dal soggiorno, che si trovava di fronte alla camera.”Ce ne hai messo di tempo in bagno, eh!” Mi redarguì mia moglie un po’ spazientita.”Scusami amore, ma sono andato in soggiorno a bere un bicchier d’acqua e n’ho preso uno anche per te …” le risposi premuroso ed aggiunsi “… ho dato un’occhiata ad Alessia, sai per sicurezza! … Stai tranquilla … dorme.”La porta della stanza si apre affianco alla testata del letto, dal lato del mio posto, quindi lei difficilmente, stando dall’altra parte, avrebbe visto il chiarore filtrare dalla porta socchiusa, ma, ciononostante, poteva esser un rischio che non dovevo sottovalutare.Durante gli amplessi iniziali, appoggiato s’un fianco, mi frapposi tra lei e l’apertura, ma, quando le fossi salito sopra, lei avrebbe potuto, voltando la testa, accorgersi che non era chiusa bene. Manovrai allora per girarmi con la testa verso il fondo del letto e poi le chiesi di salire sopra la mia pancia, in modo che desse la schiena alla porta. Era una posizione che ben gradiva, perché le dava modo di muoversi liberamente, assecondando la sua libidine. Dopo qualche bella strusciata della vulva contro il mio pene, infatti, cercò di infilarselo subito dentro. Per aumentarne il desiderio, io, mi sforzavo di impedirglielo alzando le ginocchia per tenerla lontano dall’oggetto delle sue voglie. Cominciò, allora, a dirmi cose sconce, minacce oscene alternate a supplichevoli richieste di penetrazione, quando la vidi al punto giusto di eccitazione, abbassai di colpo le gambe e la mia asta, ormai gonfia e dura, le penetrò violentemente nella vagina, altrettanto gonfia e già abbondantemente bagnata. Prese subito a cavalcarmi con grande soddisfazione, emettendo mugolii e rantoli di piacere. L’assecondai con spinte del bacino verso l’alto e con le frasi sconce che le piacevano in quei momenti. Il tutto accompagnato da baci furiosi e reciproche carezze su ogni zona del corpo a portata delle mani.Mentre scopavo con Renata, ogni tanto, sbirciavo verso la porta sperando ardentemente e …, ad un tratto, vidi che il chiarore della fessura, tra la porta socchiusa e lo stipite, non era più intero, c’erano dei tratti più scuri, come se una persona fosse in piedi dietro la porta e ci stesse guardando: Alessia. … Finalmente!L’eccitazione che provo, in genere, con Renata é un’eccitazione vera, anche se un po’ usurata dal tempo e dal ripetersi delle emozioni, ma quando capii che la ragazza ci stava osservando, provai uno stimolo completamente diverso: il cuore cominciò a battere più velocemente ed il pene rispose alla grande con una turgidità ancora maggiore, tanto che se ne accorse anche Renata, che l’apprezzò con insistenti e ripetuti mugolii di soddisfazione.Alla fine, con alcuni colpi ben assestati, mia moglie venne ripetutamente e poi si abbandonò sopra di me con un sospiro di appagamento. Presi ad accarezzarle le natiche, senza togliere gli occhi dalla porta, … avrei voluto che Alessia sapesse che la vedevo, … avrei voluto farle capire che accarezzavo mia moglie pensando fosse lei, … avrei voluto vederla masturbarsi mentre ci spiava.Renata si scosse e fece per togliersi da sopra.”Dai adesso tocca te … ti sei trattenuto per me, come il solito, e adesso farai fatica a venire!” In effetti, io ho l’abitudine di trattenermi dall’eiaculare fin quando non la vedo completamente soddisfatta, ma dopo, a volte, faccio fatica a raggiungere l’orgasmo.. Non era il caso di quella sera, quando, invece, trattenermi era stato difficile, e non poco, esaltato dal pensiero che Alessia ci stesse guardando.Intuii, però, che, se mia moglie si fosse girata supina per farmi salire sopra come di consueto, avrebbe certamente visto la porta socchiusa ed allora fermai il suo incipiente movimento.”No, Renata, stasera mi andrebbe un “lavoretto”!” Sorrise ed acconsenti. Il lavoretto, come lo chiamiamo tra di noi con un grazioso eufemismo, com’è facilmente intuibile, consiste in una sua prestazione orale. Anche così, però, se l’avessi lasciata fare, lei si sarebbe girata, alla mia destra o alla mia sinistra, e mi avrebbe appoggiato la testa sulla pancia, con l’identico rischio che potesse accorgersi della porta socchiusa.L’unico modo sicuro era farla rimanere in quella posizione: spalle alla porta. Pertanto le chiesi di cambiare sistema, una volta tanto, e, rimanendo sdraiato pancia all’aria, la feci scendere verso il basso in modo che, accovacciata sulle mie gambe, con le natiche contro i miei piedi, potesse agevolmente prendermi il pene in bocca. In questo modo oltre ad impedirle di vedere la porta, ero certo che Alessia avrebbe goduto in pieno dello spettacolo di un coito orale e delle belle natiche della zia.Renata è veramente brava a prendermelo in bocca, e questo fatto mi riempie di orgoglio, perché è il risultato di una mia paziente opera di persuasione per vincere la sua radicata convinzione, nata da quella cultura stupidamente morigerata cui accennavo prima, per cui “quelle cose lì” le fanno solo le donne di strada!Le prime volte non c’era verso di farle considerare la lingua e le labbra come strumenti sessuali, ma quando, vinte le sue remore, grazie anche, devo riconoscere, all’amore che ha sempre provato per me e che, forse, le ha fatto pensare alla cosa come ad un sacrificio coniugale, mi ha consentito di metterle la testa fra le sue cosce e stimolarle il clitoride con la lingua e di succhiarle la vulva fradicia di umori, allora, impazzendo letteralmente per uno stimolo mai provato (mi confessò diverso tempo dopo che le era sembrato di svenire) non si rifiutò, in quel momento ed in preda a quell’inusitato piacere, di prendermelo in bocca.Assodato che la cosa, riprovevole o no, era reciprocamente assai piacevole, i suoi tabù caddero di colpo e, di giorno in giorno, divenne sempre più abile e non feci fatica a portarla al “gola profonda” e ad inghiottire, con un po’ di riluttanza prima, ma con avidità poi, tutto lo sperma che riuscivo a produrre, sempre abbondante sotto i suoi sensuali stimoli labiali! Anche quella sera, Renata iniziò a lavorarmelo con la solita perizia, prima piccoli colpi di mano, voluttuose carezze dei polpastrelli e sensuali strusciate con il dorso della mano, finché l’eccitazione non mi portò ad una nuova consistente erezione. Allora entrò in azione con la lingua, sempre abile a seguire con la punta saettante, partendo dai testicoli stretti nella tesa pelle dello scroto, le involuzione delle vene esterne, gonfie di sangue pulsante, fino al glande che prese ad insalivare ed a leccare alternativamente. Poi, finalmente, mentre cominciavo ad agitarmi per quell’amplesso stimolante, ma non ancora appagante, arrivò il bacio, con le sue labbra tumide, sulla mia cappella arsa ed eccitata, mentre con la lingua mi solleticava il forellino ed, in fine, ecco l’introduzione in bocca, tra le sue labbra dischiuse lascivamente, piano, piano, ma decisa, giù fino alla gola, … non a fondo, però, poi, altrettanto lentamente lo estrasse, … e lo introdusse da capo: una … due … tre volte e quindi, dopo un attimo di attesa per farmi pregustare, fremente, il momento clou del suo lavoro … l’ingoiata!Emisi un irrefrenabile gemito d’atteso godimento, quando sentii la sua gola contrarsi e tentare di deglutire il mio membro ed avvertii la cappella piacevolmente avvolta dalle parti molli della gola. Nel contempo, mi alzai sui gomiti incitandola, a parole e con piccoli movimenti del bacino, a farlo entrare sempre più a fondo, mentre il suo sensuale lavorio ed il mio palese godimento le avevano provocato una nuova eccitazione che manifestava con lo strofinamento delle sue natiche contro i miei piedi ed allora la portai ad un nuovo orgasmo infilandole un piede tra le gambe e poi dentro, con l’alluce, sulla vulva fradicia. Mentre la incitavo, non guardavo Renata, ma la fessura della porta, che ora sembrava un po’ più discosta di come l’avevo lasciata io ed, in controluce, ebbi la netta sensazione che le mani d’Alessia si stessero muovendo. Il pensiero di una sua probabile masturbazione mi portò repentinamente alla soglia del piacere. “Sto venendo!” Ruggii con forza, a Renata e ad … Alessia, nel contempo, ed iniziai ad eiaculare nella bocca di mia moglie. Lei strinse le labbra tirando su la testa, lentamente, mentre, eccitato come mai, le schizzavo in bocca fiotti di sperma, e, quando il glande fu fuori della portata dei denti, lo tenne fermo tra le labbra ed iniziò ad inghiottire ed a succhiare. Poi ricominciò da capo, scese con la bocca fin dove poté e risalì, inghiottendo e succhiando, diverse volte, fin quando non vi fu più nulla da succhiare e da inghiottire. Rilassato, m’abbandonai sul letto con un sospiro.Lei, toccandomelo ancora con dolcezza, mi mormorò con aria soddisfatta, passandosi la lingua sulle labbra appiccicose:”vecchio porco, quanta ne avevi, stasera?”Ed io, accarezzandole il capo, ma guardando fisso la porta:”tanta e tutta per te … amore mio!”In quel momento vidi muoversi l’ombra e la fessura tornò completamente illuminata. Mi alzai prima di Renata per fare in modo che non vedesse la porta semi aperta e la chiusi silenziosamente.Mi addormentai con il pensiero di come sfruttare quell’occasione.La mattina dopo fu l’inizio di quella che sembrava una normale giornata di vacanza con la sveglia piuttosto tardi, anche perché nostra nipote occupava il soggiorno e non volevamo disturbarla troppo presto.L’appartamentino dove alloggiavamo, non era grande: soggiorno con angolo cottura, tavola da pranzo, divano letto ed un’unica altra stanza che era la camera matrimoniale, oltre al bagno e l’ingresso.Quindi per non disturbare chi dormiva in soggiorno, bisognava per forza rimanere a letto.Con Alessia, come in precedenza con le figlie, avevamo raggiunto un compromesso tra il suo desiderio di dormire fino tardi e la mia abitudine, anche durante le vacanze, di alzarmi presto: il mio presto sarebbero state le sei, sei e mezza, il suo tardi le nove passate, quasi dieci; il compromesso si aggirava attorno alle otto.Io mi alzai verso le sette e mezza, per avere il bagno libero prima delle donne. Poi, alle otto in punto, entrai in soggiorno, scostai le tende per far entrare la luce del sole e svegliai mia nipote chinandomi su di lei e dandole un leggero tocco alla spalla. Da vicino, percepii il suo odore notturno, forte degli effluvi personali, e bastò ad eccitarmi.Si stiracchiò emettendo un sospiro di giovanile soddisfazione, buttò fuori le gambe e rimase seduta sul divano. La guardai con insistenza per capire cosa le rimaneva dello “spettacolo” cui aveva assistito la sera precedente, ma dal suo sguardo non trasparì nulla di particolare. Notai, però, che i pantaloncini del pigiama erano buttati a terra vicino al divano, mentre la sera precedente, quando avevo fatto la sceneggiata del bicchiere d’acqua, non c’erano; di per se non voleva dir niente, forse, semplicemente, che la ragazza aveva sentito caldo durante la notte e se li era tolti. Io pensai subito, invece, alla necessità di avere le gambe libere per masturbarsi meglio. L’eccitazione aumentò, ed aumentò ancora di più quando si alzò per andare in bagno e mi sfilò davanti in mutandine.Dovevo calmarmi e dovevo, soprattutto, trovare un modo per restare solo con lei, e trovarlo quel giorno stesso: “il ferro, e la donna, vanno “battuti” quando sono ancora caldi”, mi dissi, ridendo dentro di me della stupidaggine appena pensata!La giornata, però, non sembrava offrire particolari occasioni. La passeggiata mattutina nei boschi circostanti, con raccolta di funghi, mirtilli, lamponi, fragoline ecc., non consentì che brevi momenti di allontanamento da mia moglie: in quelle occasioni riuscii solo a bearmi, in santa pace, della visione del culetto di mia nipote, china a raccogliere qualcosa, o, ad avere qualche furtivo contatto fisico.Al ritorno, per l’ora di pranzo, incontrammo un’amica di Renata, Corinne, che ci propose di andare, quella sera, con lei ed un’altra amica, a cena in un paese li vicino dove c’era anche il Casinò per fare qualche giocata alla roulette.Mia moglie disse subito che era un’idea stupenda, le piaceva tanto la roulette, ma mi guardò con aria interrogativa perché sapeva del mio scarso interesse sia verso il gioco, sia verso la compagnia di tre donne che non sarebbero state un attimo zitte. Io, però, che già, nella mente fervida, avevo intravisto le possibilità offerte da quell’occasione, accettai di buon grado, facendo solo presente che per Alessia poteva essere un problema, data la decisa avversione dei suoi genitori per quegli ambienti “peccaminosi”!Alessia sorrise, stranamente compunta ed ossequiosa ai desideri dei genitori, e, dandomi ragione, si offrì di restare in casa da sola. La cosa non le avrebbe creato certo difficoltà, dichiarò, e, per la cena, sarebbe andata a prendere una pizza, o si sarebbe arrangiata con quello che c’era in frigo.Non le tolsi gli occhi di dosso mentre parlava con la zia in termini così inaspettatamente remissivi, assolutamente inusuali per lei, e non mi sfuggì, anche se fu solo un attimo, il lampo di malcelata soddisfazione che le illuminò il viso incontrando fugacemente il mio sguardo.Sembrava che la “monella” avesse intuito cosa avevo in mente e lo apprezzasse! Nonostante il cuore in tumulto per quella luce d’intesa brillata nei suoi occhi, ostentai indifferenza e prendemmo quindi accordi per vederci verso le sette del pomeriggio; l’amica s’incaricò, premurosa, della prenotazione al ristorante.Nel primo pomeriggio, dopo il riposino quotidiano, diedi inizio al piano che mi avrebbe consentito di passare la serata solo con Alessia.Cominciai con l’accusare un senso di malessere generale. Peggiorai col passare delle ore e fui costretto ad un frequente uso del bagno, lamentai un senso di vertigine e, sdraiato sul divano con un plaid addosso, nonostante il caldo, dissi a Renata che non me la sentivo di passare la serata fuori; forse, le dissi, ho mangiato troppo od è il solito virus intestinale. Mia moglie, contrariata, propose dunque d’avvisare le amiche per rinviare l’impegno.”Ma no …” le dissi con un colpo teatrale “… mi spiace farti rinunciare e poi, avranno già prenotato e creeremmo dei problemi” ed aggiunsi quindi con aria contrita “mi spiace veramente Renata, mi sarei proprio divertito, ma … tu vai lo stesso, io non ho bisogno di nulla e comunque c’è Alessia con me, … per ogni evenienza”.Renata seduta vicino ai miei piedi sul divano, mi lanciò uno sguardo di compassionevole gratitudine.Alessia, seduta poco distante, al tavolino, alzò gli occhi dal libro che stava leggendo e ci guardò con aria sorpresa, che si trasformò in malcelato dubbio e … malizia, quando la zia si alzò dal divano e le girò la schiena.Alle sette in punto le signore passarono a prendere mia moglie, mi rivolsero alcune frasi di circostanza e se n’andarono, tutte e tre parlando tra loro, contemporaneamente.Dopo tanto tempo ero finalmente solo con Alessia! Adesso veniva il difficile, da dove avrei cominciato? Nelle mie fantasticherie immaginavo le cose che avrei fatto con lei, ma non come iniziarle. Se mi aspettavo che Alessia, poiché era sembrata apprezzare l’occasione per restare sola con me, m’avrebbe aiutato in qualche modo, sbagliai di grosso: lei rimase tranquilla nel suo angolino a leggere il libro, come se io non ci fossi. Accesi il televisore e dal divano lo guardai senza vederlo, rimuginando una serie di frasi da dire che scartavo subito, una dopo l’altra, senza trovare niente che mi sembrasse poco meno che puerile.Si fece così quasi le otto e l’ora della cena.”Alessia”, ruppi il silenzio, “cosa vuoi per cena, ti va un piatto freddo o preferisci andare a prendere della pizza?””No, grazie, zio, mangio volentieri qualcosa di freddo”.Mi alzai, improvvisamente guarito, sotto lo sguardo apertamente divertito della ragazza, ed iniziai ad apparecchiare la tavola ponendovi affettati vari, formaggi e sottaceti, pane, vino per me e coca cola per lei.Ci sedemmo una di fronte all’altro, praticamente in silenzio, dicendoci solo poche parole strettamente relative alla cena. Ogni tanto, sotto il tavolo, provavo qualche contatto con le ginocchia, lei non rifuggiva da tale vicinanza, ma non la manteneva per molto, muovendosi, pur senza apparente fastidio, cambiava posizione alle sue gambe allontanandole dalle mie.Continuavo a pensare a qualcosa da dirle per rompere il ghiaccio, ma ero titubante, bloccato, timido come uno scolaretto! Tanto che alla fine, capendo il mio stato confusionale, fu lei a darmi modo d’iniziare una conversazione che mi avrebbe finalmente consentito di esprimerle i miei sentimenti. Dato che mangiavamo con buon appetito, soprattutto io, Alessia, dopo un po’ mi disse:”mi sembra che sei guarito, miracolosamente … ” e poi, con quella sua aria maliziosa che ben conoscevo, ma che mi ero dimenticato negli ultimi tempi, aggiunse “… o era una malattia immaginaria?””Il fatto è che non avevo voglia di andare, ma non volevo impedirlo a tua zia” le risposi, proseguendo poi, ormai incoraggiato dal suo sguardo, “e poi … volevo rimanere a casa, … con te!” Mi guardò con aria di studiata sorpresa ed interrogativa nello stesso tempo.”Sì, insomma, Alessia, mi … dispiaceva lasciarti sola, sai!””Grazie, zio, ma non dovevi sacrificarti per me!””Non è per nulla un sacrificio, anzi, stare vicino a te è mi piace molto, … da sempre, … lo sai benissimo. Sai pure che, se una volta non ho saputo darti subito la risposta che t’aspettavi, non per questo puoi dimenticare l’affetto che ho per te da … sempre, e … non solo affetto da zio, ma, … per la miseria! Alessia! … Ormai dovresti cominciare a capirlo anche te, sei già grande abbastanza, non é sempre facile … capire o assecondare i propri … sensi, i propri … desideri!” Terminai la frase con la voce leggermente incrinata da una sentita emozione, e tacqui.Non mi rispose, ma il suo sguardo, adesso, era cambiato. Non era più né malizioso né canzonatorio, ma quasi tornato quello di una volta. Non vi lessi, ancora, quello che c’era quando scese dalla moto davanti al bar, ma qualcosa di molto simile.Gli avevo dato la risposta che lei si auspicava, anche se con un po’ di ritardo, ma adesso sapevamo entrambi cosa sentivamo una per l’altro: adesso sarebbero iniziate le gioie dell’affetto corrisposto ed i … casini!Finimmo di cenare in silenzio. Ognuno rimuginando dentro di se i propri pensieri. Mi alzai per sparecchiare la tavola, ma lei mi fermò posandomi la mano su un braccio. Fu un gesto dolcissimo. Avevo dimenticato quant’era piacevole il tocco delle sue mani. Era la prima volta, dopo giorni, che cercava lei un contatto fisico con me e la sua voce fu altrettanto dolce.”Lascia, zio, ci penso io a sistemare la cucina, tu resta seduto e goditi il caffè!”Si alzò e tolse la sua mano dal mio braccio, facendola scivolare via pian piano, quasi una carezza.Rimasi seduto al mio posto e la osservai mentre sparecchiava, lavava i piatti, li asciugava e li riponeva.I movimenti del suo corpo mi avevano eccitato, soprattutto quando, girata, era leggermente china sul lavandino. In un paio d’occasioni si girò all’improvviso e vedendo come la guardavo, le sfuggì un sorrisino di gioia non repressa. Finalmente tornavano a dirci con gli occhi quello che pensavamo. Era stupendo!Quando ebbe finito, mi sorrise di nuovo, andò qualche minuto in bagno, tornò e si sedette sul divano accendendo il televisore. Mi alzai anch’io per andare in bagno a farmi una doccia veloce.Quando tornai mi sedetti accanto a lei, non troppo vicino, ma abbastanza da sfiorarci ad ogni movimento.”Zio, se non ti va bene questo programma, cambia pure!” Mi disse appena mi sedetti.”Non ti preoccupare Alessia, non vedo molta televisione e quello che guardi tu, mi va benissimo”.Per qualche minuto restammo così. Poi dovetti decidermi a prendere l’iniziativa, ma la cosa mi angosciava. E’ vero che da oltre trent’anni non avevo di questi problemi, ma non pensavo che l’approccio con una ragazzina mi avrebbe causato tante difficoltà. Comunque una cosa era certa, non avevo il coraggio di cominciare semplicemente mettendole le mani addosso, anche se forse era quello che lei, adesso, si aspettava. Ma io ero pieno di remore ed avevo bisogno di sentirla consenziente … anche a parole e, allora pensai di sfruttare, per l’approccio, la sua curiosità per quello che era successo la sera prima tra me e Renata. Alessia era seduta alla mia sinistra, mi allontanai leggermente, appoggiai il braccio sinistro sulla spalliera del divano girandomi verso di lei, mettendomi di traverso, in modo da poterla guardare in faccia.Le punte delle dita della mia mano le sfiorarono la spalla. Trassi un profondo respiro, deglutii, ignorai il vuoto allo stomaco e pensando “il dado è tratto” le dissi, cercando di dare alla voce la sfumatura più dolce possibile:”allora Alessia … ti è piaciuto … ehm … quello che hai visto ieri sera?” La voce anziché dolce, a causa della secchezza della bocca, mi uscì quasi stridula, lei si sorprese, arrossì, rimase un attimo sconcertata, forse non sospettava che l’avessi vista o forse non si aspettava che gliene parlassi, e mi rispose titubante:”ma … di cosa parli, zio, non so … dici quando sei venuto a bere qui?””No, tesoro …” adesso riuscivo a modulare meglio la voce, a darle un tono più suadente, “… dopo, quando ero a letto con la zia …””ma io … non ho visto mica niente … mi sono alzata per andare in bagno e c’era la porta socchiusa … facevate dei rumori … ma non ho guardato!” Mi rispose un po’ preoccupata che la volessi rimproverare o che comunque non avessi approvato.”Alessia” le dissi, guardandola, adesso, con aria divertita, e scandendo bene le parole “tu ci hai spiato mentre la zia ed io facevamo l’amore, non è vero?” Aggiungendo subito dopo:”spero almeno che ti sia divertita! Altrimenti sai che … figuraccia ho fatto!”Comprese immediatamente tutto! Il viso si spianò in un sorriso e l’incipiente lacrima rientrò.Le passai il braccio attorno alle spalle e l’attirai a me appoggiandole la testa sulla mia guancia.”Anche la zia se n’è accorta?” Mi chiese ansiosa.”Ma scherzi! Se si accorgeva la zia … sai che casino! Lei non è mica così comprensiva con le … esigenze giovanili!”Lentamente, mentre parlavo, avevo fatto scendere la mano sinistra sopra la T-shirt, arrivando vicino all’attaccatura del seno, trattenendo il fiato temendo che si scostasse di botto, al dunque, spaventata. Ma non si mosse e chiese ancora:”e tu invece?””Io penso che alla tua età sia giusto esser curiosi, anche su argomenti … sessuali, e che, in fondo, ieri sera ti sei tolta solo una normale curiosità, e poi penso …” aggiunsi, scendendo impercettibilmente più in basso con le punte delle dite, incoraggiato dalla sua mancata reazione al riguardo, “… che anche tu qualche esperienza te la sia già fatta, no?” Lei, evitando di guardarmi negli occhi, rispose un po’ impacciata.”Veramente … no! Sai bene come la pensino i miei e quanta poca libertà mi diano! … Non ho mai nemmeno baciato un ragazzo … una mia amica, mi ha raccontato qualcosa, ma io … mai, … solo una volta un compagno … a scuola ha provato a toccarmi il petto, ma mi ha fatto male e l’ho fatto smettere subito!”Adesso la mia mano era arrivata sopra il suo seno ed iniziai ad accarezzarlo delicatamente con la punta delle dita, provocandole immediati brividi di piacere, ben visibili sulla pelle delle braccia e delle gambe. Ci stava, chiaramente ci stava. Mi sembrò di provare una felicità che non avrei mai immaginato potesse esistere, così intensa! Così … assoluta! Travolgente! Eccitato da quella impetuosa nuova sensazione, continuai con molta più sicurezza.”Certo quel ragazzo non aveva alcuna esperienza della sensibilità del seno femminile! Non poteva ancora saper che va accarezzato molto dolcemente, così, … ti piace?” Le dissi portando la mano decisamente fino al capezzolo, ma sfiorandolo appena.”Sìì …” rispose lei in un soffio impercettibile.Continuai per un po’, la sentivo aderire sempre di più al mio corpo, le nostre cosce adesso erano attaccate e si forzavano l’un l’altra. Indossavamo entrambi pantaloncini corti e magliette, perciò potevamo sentire, e godere, della calda eccitazione dei corpi attraverso la leggerezza dei tessuti e la nudità delle gambe.Sfilai lentamente il braccio sinistro da sopra la sua spalla e le feci appoggiare la testa direttamente sullo schienale del divano, con lo stesso braccio, poi, la cinsi alla vita, accarezzandole il fianco fino all’anca. Cominciai ad accarezzarle entrambi i seni con la mano destra, prima passandole sopra il dorso, molto delicatamente, poi portandola a coppa sotto un seno, e strofinando leggermente il capezzolo tra il pollice e l’indice.La guardai: aveva la testa abbandonata sulla spalliera del divano, gli occhi socchiusi. La bocca era semi aperta e le labbra, ben disegnate, turgide dal desiderio, lasciavano intravedere, tra loro, denti bianchissimi.Deglutii, estasiato ed eccitato, accentuai leggermente la pressione sul capezzolo, ormai eretto e duro, ed avvicinai le mie labbra alle sue, sentendo un leggero profumo di dentifricio alla fragola. Le sfiorai prima la fronte con un casto bacio e poi suggellai le mie labbra sulle sue, godendo a pieno di quel caldo gonfiore.Lei, però, pur aderendo alle mie labbra con le sue dischiuse, non aprì del tutto la bocca: era il suo primo bacio! Cominciai allora a forzare la mia lingua sui suoi denti, fino a quando li schiuse e gliela introdussi cercando la sua. La trovai subito, calda e gonfia, ma non mi apriva i denti abbastanza da farmela muovere bene, così con la mano destra smisi di toccarle il seno e le afferrai la mascella, all’altezza dei denti, premendo dolcemente, ma decisamente, per fargliela aprire. Finalmente lo fece.Adesso la mia lingua era libera di cercare la sua, di accarezzargliela, di girare all’interno della cavità orale in un’esplorazione dai mille piaceri. Tolsi la mano e le presi la sua, quella sinistra che stava tenendo abbandonata in grembo, e gliela portai dietro la mia testa. L’istinto e l’eccitazione le fecero fare subito la cosa giusta: iniziò ad accarezzarmi la nuca, nella zona dell’attaccatura del collo facendomi impazzire di piacere!La mia mano tornò al primitivo posto, ma questa volta da sotto la T-shirt, partendo dall’ombelico, dove indugiò un po’, per poi, salire, carezzevole, fino ai seni, dove tornò a tormentarne alternativamente i capezzoli. Nel frattempo il suo primo bacio continuava, quando vidi che traeva piacere dal contatto delle lingue, cominciai a tirare leggermente indietro la mia, costringendola, per continuare il contatto, a seguirla con la sua. Pian piano riuscii a portarla nella mia bocca ed allora, prima gliela mordicchiai delicatamente, poi iniziai a succhiargliela fino a farla entrare il più possibile in me, assaporando avidamente la sua saliva. Mi fermai, respinsi indietro la sua, spingendola con la mia, fino a tornare con entrambe nella sua bocca. Attese un attimo, ma capì subito che ora toccava a lei mordicchiare e succhiare, e lo fece magnificamente!Continuammo così, dall’uno all’altro, per un tempo che non saprei dire! Alessia non voleva più smettere, quando provavo a staccarmi, la sua mano mi premeva dietro la nuca costringendomi a continuare. Alla fine smettemmo, esausti, con le bocche doloranti.”Oh! Zio era da un pezzo che aspettavo … sto momento!””Anch’io Alessia … anch’io … e sono contento che sia successo!”Presi fiato, un attimo, accarezzandole dolcemente il viso e passandole la mano tra i lunghi capelli neri. Poi mi sedetti sul bordo del divano girandomi verso lei, le sollevai la T-shirt ed iniziai a baciarle prima l’ombelico, poi a salire lentamente, baciandola e mordicchiandola, fino ai seni. Rispetto a quelli di Renata erano più piccoli, ma sodi e profumati, con piccole aureole color marrone chiaro, da cui partivano i capezzoli, diritti e duri dall’eccitazione. Iniziando da quello a sinistra, lo presi tra le labbra, succhiandolo e mordicchiandolo, poi, allargando al massimo la bocca, feci entrare quanto più seno potei, mordicchiandolo ancora con delicatezza. Alternai la cosa su entrambi varie volte, mentre lei aveva ripreso ad accarezzarmi la nuca con ambedue le mani.Mi staccai, le diedi un rapido bacio sulla bocca e poi, senza alzarmi, scivolai davanti a lei mettendomi in ginocchio. Mi tolsi la maglietta restando a torso nudo, le allargai le ginocchia e m’introdussi con il torace fra le sue cosce, godendo del contatto con la sua pelle liscia e calda. Le misi le mani sui fianchi, leggermente dietro, e le infilai tra i pantaloncini e le natiche, iniziando a sfilarli lentamente. Contemporaneamente ripresi a baciarla sulla pancia, partendo sempre dall’ombelico, ma questa volta scendendo a “valle”. Man mano che le abbassavo i calzoncini le leccavo e baciavo le nudità che venivano scoprendosi, finché non arrivai al pelo pubico e mi fermai. Alzai un po’ la testa per guardarla meglio, era una visione molto sensuale: gli shorts abbassati fino alle anche, lasciavano vedere l’inizio degli slip, rosa confetto, ed il pelo, nero e riccio, il contrasto dei colori era arricchito dall’inizio del basso ventre bianco, senza abbronzatura. Respirava affannosamente, ora, le labbra serrate, il corpo scosso da fremiti di piacere, le braccia abbandonate lungo i fianchi.Abbassai ancora di più i pantaloncini, facendo scendere assieme a loro anche le mutandine, fino a scoprire quasi interamente il monte di Venere. Ripresi allora il lavoro interrotto, affondai la bocca nel pelo pubico, aspirando profondamente e voluttuosamente il profumo di donna che saliva dal basso e mordicchiando la pelle sotto il pelo.L’ansimare d’Alessia si fece più forte, la sentii premere le cosce attorno al mio torace, come per cercare di annullarlo, per poterle stringere, libere del mio corpo, tra loro e tra esse la vulva palpitante e la clitoride, e così godere, finalmente.Mi fermai ed arretrai un po’, cercò subito, di stringere le cosce. Glielo impedii tenendole le ginocchia aperte, poi ricominciai a leccare e a mordicchiare, partendo dalle cosce, questa volta.Dall’interno della coscia sinistra e su, fino al pube, ma lo sfiorai appena sopra i pantaloncini, e scesi all’interno della coscia destra, e, così per diverse volte: il pube solo sfiorato, le cosce quasi mangiate, fin quando la vidi contorcersi, dal piacere, dal senso solleticante dei morsi, dall’orgasmo che … non veniva. Afferrai insieme, gli short e gli slip, e cominciai a sfilarglieli dalle gambe, lentamente, ma con decisione, fino ai piedi e poi via, in terra.Mi alzai per vederla meglio: appoggiata sul divano, la testa abbandonata all’indietro, i lunghi capelli neri, la bocca dischiusa dal piacere, la T-shirt alzata sopra i seni, marmorei, perfetti, nuda per il resto, con il nero triangolo che spiccava sul biancore del basso ventre, piatto ed ansimante. Le gambe erano ancora leggermente divaricate, le cosce lisce, un po’ magre, nervose, da cavalla di razza; le ginocchia rotonde, i polpacci affusolati, caviglie e piedi in linea con il resto. Guardandola, penetrai l’intima emozione dell’artista che contempla la propria opera d’arte, quel corpo fremente lo era, era la mia opera d’arte. Non avvertendo più il contatto con me, Alessia spalancò gli occhi e vedendosi così osservata ebbe un moto di naturale pudore e portò velocemente le mani al pube per coprirselo. Il gesto ed il risultato era qualcosa, se possibile, di più emozionante ancora!M’inginocchiai nuovamente davanti a lei, le afferrai le gambe tirandola leggermente verso me, in modo che rimanesse col sedere sul bordo del divano, poi, lentamente, guardandola sempre negli occhi, lasciati aperti, portai le sue gambe sopra le mie spalle, una alla volta. Mi abbassai il più possibile, poi la presi da dietro, per le natiche, e la tirai verso la mia bocca, come fosse una coppa ricolma di nettare da bere. Lo feci lentamente, inebriandomi dei suoi profumi, poi, dopo un ultimo sguardo intensissimo, alla fine del quale, lei chiuse gli occhi, affondai la testa tra le sue cosce e la bocca sulla sua vulva. Le grandi labbra erano gonfie e bagnate da un rivolo biancastro che ne usciva piano, aprii la bocca estendendo al massimo la lingua e ripulii l’esterno dagli umori fuoriusciti, poi la succhiai, dapprima lentamente, poi sempre più forte, ed infine saettai la lingua all’interno, passandola sopra la clitoride, leccandola e succhiandola alternativamente. Ad un tratto la sentii stringermi le cosce intorno al collo, la sentii inarcare i reni, la sentii sfregare convulsamente la vulva sulla mia faccia e con un urlo di liberazione, ed un’ultima violenta spinta del bacino, mi schizzò violentemente e ripetutamente nella bocca. La ripulii, gustando l’acre sapore del suo liquido. Ripresi a succhiargliela, strofinando e leccando in successione. Venne diverse volte fino a quando dopo l’ennesima spinta del bacino si afflosciò sul divano gemendo:”adesso basta, per favore, … mi hai sfinita!”Era tempo perché il dolore al collo e alla bocca era diventato quasi insostenibile. Mi rilassai e con calma le diedi un’ultima ripassata di lingua per essere ben sicuro di aver bevuto tutto fino in fondo.Mi alzai da terra e mi sedetti sul divano vicino a lei, che, nel frattempo si era tirata su, in una posizione più comoda. L’abbracciai ed avvicinai le labbra per baciarla. Ebbe, negli occhi, un attimo di panico, nel vedere la mia bocca sporca dei suoi umori, ma quando le sfiorai le labbra non mi respinse. Allora la baciai con decisione e quando cominciò a ricambiare, mossi la mia bocca in modo di farle sentire i suoi sapori vaginali, misti alla mia saliva, dopo una prima esitazione, leccò con voluttà finché non me l’ebbe ripulita.Mi sdraiai vicino a lei e le presi una mano, lei ritirò le gambe in posizione fetale e mi si accoccolò contro un fianco, la testa appoggiata sul petto.”Beh! Allora, che ne dici, ti è piaciuto?” Le chiesi accarezzandola.”E’ stato … fantastico … oltre ogni idea … non pensavo fosse possibile godere in questo modo solo … solo con i baci!” Mi rispose felice sospirando.”Non te lo aveva detto la tua amica?””Sì, mi ha raccontato … qualcosa … ma, immaginarlo non è come farlo veramente! E tu, zio, mi hai fatto provare delle cose … non so è come se … sapevi … come volevo godere!””Certo che lo so! … Innanzi tutto uno non arriva alla mia età per niente” le dissi in tono un po’ dottorale, aggiungendo poi, sommessamente, “e poi sai, quando si vuole bene ad una persona si cerca prima di tutto il suo piacere, ed io spero di avertene dato!””Tanto, tanto veramente, zio, grazie, ti … amo!” mi disse Alessia, con trasporto, stringendosi ancor più addosso a me. Continuai ad accarezzarle la testa, frugandole con la mano tra i capelli. “Uhm! Adesso, fanciulla, vedi di non usare parole troppo impegnative, quello che mi hai detto mi … mi riempie di gioia, credimi, ma quelle parole li, lasciale per qualche bel ragazzo, del quale prima o poi t’innamorerai!””Io amo te e non m’innamorerò mai di nessun altro!” disse Alessia con fermezza tutta giovanile piantando i suoi occhioni sui miei.”Va be’, ne riparleremo, più avanti, ma adesso, piuttosto, vuoi smettere … così?””No! No! Adesso sono pronta per fare … sesso … sul serio!” Dichiarò con enfasi, ma abbassando lo sguardo.”No, Alessia” le dissi, improvvisamente serio, “questo non possiamo farlo, non posso prendermi la tua … verginità”, le presi il mento e le alzai il volto costringendola a guardarmi mentre continuavo “credimi, tesoro, a parte le lagne che ti fa tuo padre sull’argomento, è un valore ancora veramente importante ed, in ogni caso, non è una cosa da consumare così, mordi e fuggi, è una cosa definitiva, una volta persa non si recupera più per tutta la vita!”. “Ma, la mia amica, zio, mi ha detto che solo così si diventa veramente donna, ed io voglio che sia tu a farlo! … Ti prego!” Mi supplicò quasi, gratificandomi con un tenero sguardo. “Beh! La tua amica ti ha detto una frase più da romanzo rosa che da vita reale, e, comunque, la tua vita non finisce stasera e quindi ti prego di aspettare ancora un po’!” Asserii deciso.”Ma, allora, tu come fai … adesso?” Mormorò riabbassando lo sguardo.”Ah! Ti preoccupi per questo? Ma allora ieri sera non hai imparato niente, non hai visto come ha fatto la zia?””Devo … devo mettermelo in bocca, ma … non ne sono capace!””Nemmeno di baciare eri capace, ma hai visto come hai imparato presto?””Sì, ma … poi … dovrò … sì insomma … quello che ti esce, no, … dovrò inghiottirlo?” Disse un po’ vergognosa e preoccupata, aggiungendo per giustificarsi:”la mia amica, sai, … sì, quella che lo ha già fatto, mi ha detto che a lei non è piaciuto tanto, e che … non lo vorrebbe fare, ma … il suo ragazzo … insiste e la … costringe”.”Questa è una cosa che devi decidere tu, tesoro mio! … Il sesso deve essere, sempre, prima di tutto, un atto d’amore reciproco, e quindi, un … piacere reciproco, se non ti senti di fare una cosa, non farla … nessuno, se ti vuol bene, può costringerti!”.”Ma … a te zio, piace di più se … viene inghiottito, vero? Ho visto come godevi con la zia, quando te lo succhiava!””E’ vero, a me piace di più, come a tutti gli uomini, del resto, ma questo non è molto importante, l’esenziale è che tu voglia farlo o non farlo!” “Ok, zio, non so se mi piacerà oppure no, ma voglio farti … godere meglio che posso, … dimmi cosa devo fare!”Allora la riabbraccia, baciandola per stimolarla e stimolarmi nuovamente. Le accarezzai nuovamente i seni e l’interno delle cosce fino alla vulva che solleticai con un dito, quando mi accorsi di avere nuovamente il pene in tiro, mi alzai, mi tolsi, in uno, pantaloncini e mutande e con il pene ben eretto, mi sedetti nuovamente. La presi per le mani e la feci alzare. La guardai ammirato: era incantevole nella sua nudità giovanile; la portai davanti a me e s’inginocchiò subito tra le mie gambe, come prima avevo fatto io con lei.Le sfilai la T-shirt e godetti del contatto del suo corpo con le mie cosce. La guardai in quel bel visino, incorniciato dai lunghi capelli neri; quelle fattezze che da tempo conoscevo e che mi avevano sempre ispirato tenerezza ed affetto. Vidi i grandi occhi scuri che mi guardavano con un non so che. Mi sembrò amore. Vidi le sue mani, piccole ed affusolate appoggiate lungo le mie cosce e poi le sue labbra, dischiuse e pronte, vicine al mio pene eretto. Fui preso da un’indicibile commozione ed allora, l’accarezzai il viso a due mani, l’afferrai dolcemente sotto le ascelle godendo del contatto con i seni, e, facendola scivolare sul mio corpo, la alzai verso il mio viso e la baciai di nuovo.Non fu un bacio come il primo: inesperto all’inizio e via, via più appassionato, quasi violento.Fu un tenerissimo bacio, dove le labbra non erano solo un contatto fisico del corpo, ma il varco attraverso il quale si mescolavano i nostri sentimenti, i nostri io interni. Le nostre affinità elettive, maturate e consolidate nel tempo, s’incontrarono e si riconobbero in quel bacio, ed esplosero, travolgendoci. Le lingue, ora, si lambivano dolcemente, lei abbracciata al mio collo, mentre io l’accarezzavo, sfiorandola, dalla schiena fino alle natiche. I testicoli mi dolevano, il mio pene pressato e sfregato dal suo corpo nudo, pulsava oramai in sintonia con noi, ed immaginai la sua vulva pure contrarsi per assecondare le voglie della clitoride.Per un attimo fui travolto e provai la frenesia di alzarla, ancora un poco, per farla poi ridiscendere e penetrarla con il mio sesso bramoso. Lei capì e corrispose identica voglia. La sentii spingere con le sue gambe sulle mie e tirare con le braccia sul collo per salire più su e consentire, finalmente, alla vulva in calore, di accogliere il mio membro, di avvolgerlo, di coprirlo dei suoi umori, di sentirlo, in fine, esplodere al suo interno, unitamente alla sua femminilità.Recuperai in extremis un barlume di sufficiente lucidità e mi … fermai. Le mie mani si serrano ai suoi fianchi e cercarono di trattenerla, anche se lei non si dava per vinta. Allora staccai le labbra dalle sue e le sussurrai angosciato:”no …, Alessia, tesoro mio, ti prego! Fermati!” E in un rantolo “ti prego, va’ giù e fammi venire!” Si fermò. Staccò le braccia dal mio collo e tenendo il suo corpo aderente il mio, scese lentamente, guardandomi con un sentimento di rimpianto dipinto sul viso. Quando fu con il mento all’altezza del mio membro, la fermai:”ecco ci sei” le dissi “adesso dai qualche leccatina con la lingua””brava … così” “apri la bocca adesso e appoggia le labbra sulla punta””sìì, brava, così …” “senti, è già bagnato, puliscilo con la lingua, … cominci a sentirne il sapore?” “Ora apri bene la bocca, ma la devi spalancare per bene, ecco così … fallo entrare, piano …” “più aperta, o non entra, attenta ai denti …è grosso e duro, ma è delicato!””Così, … sì dai, fallo scendere … sì, verso la gola””no, vieni più avanti con la testa, altrimenti va sul palato… “”… la gola, …dai la gola, devi sentirlo lì,””sììì … adesso ci sei! Brava!””Ora serra un po’ le labbra, ma non i denti” “ecco, ora risali, … piano, … con le labbra che strisciano, premici contro con la lingua, così, mi piace, … giocaci un po’, … dai …” “adesso fallo uscire, … passa la lingua intorno alla punta, … anche sotto, sììì, … così, brava…” “… dai, ora rimettilo in bocca e scendi di nuovo, giù, fin dove puoi, ma ti prego, se non ti da fastidio, … fammi sentire la gola!”Lei capì abbastanza bene come muoversi e lo fece diverse volte. Non riuscì a farlo entrare fino in fondo, anche per le dimensioni che avrebbero richiesto un po’ d’allenamento, ma il movimento era certamente piacevole e avrei voluto prolungarlo. Non ero in grado, però, di resistere oltre, sentii l’orgasmo in arrivo e l’avvisai:”sto per venire, Alessia, e sarà tanta, se non te la senti, toglilo dalla bocca e continua con la mano!”Continuò a tenerlo in bocca, facendo un leggero cenno con la testa. Allora, “attenta”, le dissi:”continua così, quando sentirai uscire lo sperma, tienilo in bocca finché puoi, poi risali finché non arriverai ad averlo fuori dei denti, allora ingoia e succhia …” non finii la frase che venni, finalmente, con un primo fiotto, violento, liberatorio, quasi doloroso!Alessia fu brava, ma già dopo il primo schizzo, forse per la quantità che non si aspettava o per l’emozione della prima volta, decise di inghiottire, lo fece scivolare svelta fuori della bocca, sempre tenendo le labbra serrate, fino al glande, e, facendolo uscire dai denti, ma senza staccare le labbra, proprio come gli avevo detto io, inghiottì lo sperma. I fiotti successivi, però, la colsero alla sprovvista: il primo sui denti, istintivamente si tirò in dietro e ne ricevette un altro tra le labbra ed il naso. Ma non smise, riaprì subito la bocca e, lesta, se lo infilò dentro per ricevere gli schizzi successivi, che oramai, comunque, uscivano meno potenti, riuscì, quindi, a riprendere il ritmo del movimento, succhiando ed inghiottendo tutto quello che usciva.Quando finì, mi rilassai con un sospiro, la presi nuovamente sotto le ascelle e me la riportai vicino, baciandola con tenerezza e ripulendola con la lingua dello sperma che le era rimasto appiccicato attorno alle labbra e al naso.Stava per dirmi qualcosa, ma la precedetti:”Ssst! Non dire niente, sei stata bravissima!””Più della zia?” Non poté fare a meno di chiedermi con una civetteria tutta femminile.”Diciamo uguale! Per certi versi la zia è più esperta e conosce ormai ogni mio più piccolo desiderio, ma con te è stata una cosa … talmente nuova ed eccitante … da farmi impazzire!””Veramente ti ho fatto impazzire, zio?” Disse con un impeto di … femminile orgoglio, “un complimento più bello non potevi farmelo, sono veramente felice, … grazie!”Si era nuovamente accoccolata al mio fianco, l’accarezzai teneramente e per un po’ restammo in silenzio.Poi Alessia riprese:”zio posso dirti una cosa?” E, senza attendere, continuò “quando quella mia amica mi ha raccontato delle sue esperienze con il suo ragazzo, ho avuto, naturalmente, il desiderio di provarle anch’io, no, … é sbagliato?”.”No, certamente! E’ un desiderio del tutto naturale” le risposi”ma” continuò “non sapevo con chi. Io un ragazzo non ce l’ho, e quelli che conosco non mi piacciono minimamente per una cosa simile”.”Uhm! E allora? Non dirmi che hai pensato a me?” “Sì! Cioè … no. Almeno non subito. Ma quando al mare ho visto che ti eri “turbato” come dici tu” e mi guardò con un sorriso malizioso, “ho pensato che ti eri eccitato guardandomi. All’inizio sono rimasta solo incuriosita e un po’ anche inorgoglita. Poi sotto l’ombrellone, finché aspettavo il tuo ritorno, ho cominciato a pensare che ti volevo bene, ti ho sempre voluto bene. Sei l’unico adulto che amo, con te è … diverso, quando penso a te mi … mi… è diverso! E ho pensato, poi, che se ti “turbavo”, anche per te era … diverso! Così all’improvviso, ripensando al tuo coso gonfio, mi sono eccitata anch’io e bagnata un po’; ed ho deciso che la mia prima esperienza sessuale l’avrei avuta con te!”. Tacque, sospirò e mi accarezzò il membro, ormai floscio, proseguendo:”questa sera non mi hai voluta, ma prima o poi ci riuscirò, a costo di violentarti!””Brava! E dopo?””Dopo non lo so, decideremo assieme, ma non preoccuparti, che non voglio mica, creare dei casini in famiglia!” Affermò decisa con una serietà che mi colpì.”Sai, Alessia, non pensavo che alla tua età si potessero avere delle idee così chiare, va a finire che sei più navigata te a diciotto anni, che sto cretino di quasi cinquanta!”Alzò la testa e mi baciò di nuovo.Guardai l’orologio. Erano oltre le dieci. Avevamo passato sul divano quasi due ore!”Smettiamola” le dissi “tra un po’ torna la zia, dobbiamo darci una bella lavata ed arieggiare un po’ la stanza”.Renata rincasò che erano circa le undici. Trovò la nipote che dormiva sul divano e me in camera che l’aspettavo leggendo.Scambiammo alcune battute, mi raccontò qualcosa della cena e della roulette: aveva perso, ma si era divertita.Cominciò a spogliarsi per venire a letto. Lo spogliarello non mi lasciò indifferente. Posai libro ed occhiali sul comodino e l’ammirai. Mia moglie, a quarantasei anni suonati, era ancora una bella donna, molto sensuale. I seni certo, non sono più sodi come un tempo, e i fianchi si sono un po’ arrotondati, ma le gambe sono ancora uno schianto. Da ragazza, ai primi anni settanta, portava delle minigonne vertiginose, e faceva letteralmente girare la testa alla gente per la strada.Rimase in canottiera e mutandine. Molto sexy. Renata ha sempre avuto un debole per la biancheria intima, e pur non indossando più, indumenti succinti come un tempo, acquista sempre cose abbastanza osé. Si sfilò, da sotto la canottiera, il reggiseno, liberando il suo giunonico petto, indossò la leggera maglietta del pigiama e s’infilò sotto le coperte. Si girò verso l’esterno del letto e mormorò un “buonanotte caro”.Lo sapevo che non era la serata buona per scopare. L’avevamo fatto appena la sera prima. Ma io ne avevo troppa voglia, mi era rimasta quella repressa con Alessia, e lo spogliarello aveva finito per eccitarmi definitivamente.Quando mi girai verso di lei premendogli il bacino sulle natiche avevo il pene già duro. Iniziai a sfregarglielo un po’ contro il sedere mentre, abbracciandola, le palpavo il seno, strizzandole i capezzoli.Sapevo che, pur non avendone desiderio, non si sarebbe rifiutata e non era usuale per me approfittarmene, ma quella sera era diverso. Si girò, mettendosi supina, a mia disposizione. Non attesi oltre, senza dirle una parola, le salii sopra insinuandomi tra le cosce, mi abbassai gli slip, scansai il sotto delle sue mutandine, molto sottile, ed infilai, tra i suoi peli, quasi con violenza, il membro duro e voglioso di una vulva.”Fai piano, Marco …” mi disse “… mi fai male così!”.Aveva ragione, senza alcun preliminare che l’avesse eccitata, era ancora completamente asciutta e la penetrazione dolorosa anche per me. Non ero mai stato così brutale con lei! Me ne vergognai e mi fermai. Smisi di spingere e mi limitai a strofinarglielo all’esterno, contemporaneamente cominciai a baciarla e ripresi ad accarezzarle il petto.Dopo un po’ sentii che si muoveva anche lei, piccoli colpi con il bacino per favorire la penetrazione, allora ripresi a muovermi. Questa volta entrò. Provai due o tre spinte un po’ più consistenti e mi accorsi che si era bagnata. Si era eccitata anche lei. Aumentai il ritmo e raggiunsi subito l’apice del godimento. Alzai il sedere e diedi una spinta più forte, rimanendo un po’ a premere contro il fondo della vagina, contro l’utero, che Renata, ora, mi spingeva contro. Non potei fare a meno, in quel momento, di pensare ad Alessia, alla rinuncia che avevo fatto ed alla sua contrarietà. Pensai che se prima mi fossi lasciato andare sarebbe stato magnifico penetrarla, come facevo ora con Renata. Era troppo! Feci solo in tempo a dare un altro colpo ben assestato ed eiaculai: fisicamente dentro mia moglie, ma idealmente in Alessia. E mi abbandonai, finalmente, a quell’orgasmo completo che prima, avevo represso, sfogando un’eccitazione raramente provata con mia moglie.Non mi ero controllato e mia moglie non aveva goduto. Allora continuai a penetrarla finché anche lei, con un sussulto ed un repentino abbandono, mi fece capire di esser venuta.Le rimasi sopra, accarezzandola e baciandola. Un po’ rammaricato d’averla “usata” così. “Marco!” mi disse, invece lei, con un tono di voce piacevolmente sorpreso, “ma nemmeno da ragazzo le facevi ste cose! Che t’è successo?””Non sai” le risposi “che, vicino ai cinquant’anni, inizia la seconda giovinezza!” “Uhm! Mi sa che te, invece, vicino ai cinquant’anni, stai diventando un vecchio porco!” ribatte lei con un sorriso.Pensai che involontariamente avesse detto la verità. Il giorno dopo, un sabato, non successe nulla di particolare.Mia nipote non finiva di meravigliarmi, padroneggiava la situazione come non avrei mai pensato. Con la zia e con me, alla presenza di entrambi, si comportava come se non fosse successo nulla, ma anche con me, se restavamo soli, ma con la zia comunque nei paraggi, ostentava un naturale distacco che io, invece, facevo fatica a ricambiare. D’altra parte l’esperienza della sera prima, ci aveva rassicurato sui reciproci sentimenti, ed ora non avevamo più bisogno di ricorrere ad espedienti, più o meno palesi, per sedurci.L’unica occasione che riuscimmo a sfruttare per scambiarci un bacio appassionato, fu quando restammo soli in casa, perché Renata dovette uscire per un acquisto urgente prima della chiusura dei negozi.Dopo il bacio, Alessia sospirò e mi disse:”adesso, zio, quand’è che riusciremo a restare ancora un po’ soli, io e te?””Se saprai recitare bene un piccola parte, ed io non né dubito, anche domani mattina!” Le risposi.Gli occhi d’Alessia s’illuminarono.”Dici davvero! E come?”.”Domani mattina tua zia non perderà sicuramente la messa della domenica. Per me non ci sono problemi, sa benissimo che in genere non ci vado! Ma per te no. Tu, a casa tua, vai sempre e vorrà quindi che l’accompagni ed un tuo rifiuto potrebbe farla arrabbiare o creare dei problemi”.”Allora?” fece lei ansiosa,”allora bisognerà che tu oggi pomeriggio ti procuri una storta ad una caviglia o qualcosa del genere!” Le dissi facendole l’occhiolino di sottinteso.”Zio, sei fantastico!”Infatti, nel tardo pomeriggio, Alessia, uscì per fare una breve passeggiata prima di cena, ma quando tornò zoppicava vistosamente. Che attrice!”Alessia! ” Esclamò agitata mia moglie, “che ti è successo?”.”Oh! Nulla zia, ho messo male il piede nel gradino di sotto e devo aver preso una storta alla caviglia!”.”Ti fa molto male?” le chiesi”Abbastanza, quando appoggio a terra il piede”.”Siediti sul divano e fammi dare un’occhiata”.Si sedette ed alzò il piede verso me che mi ero accovacciato davanti a lei, la posizione ci ricordava tanto quella della sera prima e la cosa ci strappò un fugace sguardo complice, le presi la caviglia e la mossi un poco e lei fece una smorfia di dolore.”Non dovrebbe essere molto grave, ma penso che ti si gonfierà e per un paio di giorni camminerai male, in ogni modo adesso ti metto una pomata e una fascia elastica che te la tenga ferma”.La mattina successiva, come previsto, mia moglie uscì per andare alla messa e non ci pensò neppure, di chiedere ad Alessia di andare con lei.
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