Gino era all’ultimo anno di liceo, ed era molto impegnato nello studio. Frequentava una scuola un po’ distante da casa e quasi sempre dopo la scuola mangiava un panino poi andava a studiare in un biblioteca pubblica vicino la scuola. Tornava a casa appena per cena. Doveva prendere un pulman per un percorso di circa venti minuti. Quella sera come al solito l’autobus era pienissimo. Salito cominciò a farsi largo per andare avanti. A meta pulman si fermo passando davanti ad un uomo di una cinquantina d’anni. Ogni volta che qualcuno voleva passare dietro all’uomo che era poggiato alle spalle di Gino quello era costretto a premersi contro Gino. Sentiva perfettamente il bozzo dell’uomo contro le sue natiche. Col passare del tempo le pressioni dell’uomo diventavano più accentuate e a Gino ebbe anche la sensazione che il pisello dell’uomo si ingrossasse. Sia Gino che l’uomo avevano la mano sullo stesso paletto di appoggio distanziate di qualche centimetro. Ad un certo punto l’uomo si stacco con la mano un attimo e dopo un attimo torno a stringere il paletto, questa volta proprio sopra la mano di Gino tanto che ogni tanto le due mani si toccavano leggermente. Ora l’uomo era costantemente premuto contro Gino. L’uccello ormai durissimo. Gino stacco un attimo la mano per aggiustarsi i capelli e quando torno a stringere il paletto torno con la mano sotto quella dell’uomo. Le due mani erano a contatto. Gino era eccitatissimo quell’uomo lo stava pomiciando spudoratamente e si eccitava per lui. La cosa gli piaceva da morire. Purtroppo stava per arrivare la sua fermata. Con la tristezza nel cuore si avviò verso la porta. Non era la prima volta che gli capitava. A Gino gli autobus affollati non davano fastidio. Gli piaceva sentirsi stretto tra tanti corpi.Quel pigia pigia spesso gli procurava piacere. Gli dava la possibilità di strusciarsi a qualche maschio. A dire il vero quei contatti lui li cercava scorrendo lungo il bus stretto tra la gente scegliendo di passare davanti ad uomini interessanti e magari fermandosi quando la situazione poteva essere promettente. Non gli andava sempre bene ma sovente gli capitava di potersi premere contro qualche bel membro e ogni tanto capitava pure di sentire che quello apprezzava. Non era rarissimo poi sentire, quel coso che premeva sulle sue chiappe, ingrossarsi. La sera dopo uscito dalla biblioteca si avvio verso la fermata dell’auto. Mentre aspettava il pulman si accorse di un uomo. Non ne era sicurissimo perché la sera precedente non lo aveva visto molto bene in faccia ma gli sembro proprio l’uomo che la sera precedente gli aveva fatto sentire l’uccello dietro. Salito sull’auto si andò a fermare a mezza cabina dopo un pò si accorse che l’uomo era dietro di lui. Il cuore di Gino andava a mille Senti la pressione del carpo dell’uomo dietro di lui. Era gia arrapato. Premeva forte. Gino non cercò di scostarsi. Approfittando degli scossoni dati dal bus l’uomo si aggiustava con l’uccello tra le chiappe di Gino. L’uomo sicuramente si rendeva conto che Gino non reagiva anche se quei strusciamenti non potevano passare come casuali. Sicuramente capiva che a Gino piaceva. Le loro mani si incontravano strette sul corrimano una accanto all’altra. Gino avrebbe voluto che la sua fermata non fosse arrivata mai invece si stava avvicinando. Col cuore in subbuglio si avviò alla porta. Dentro di se sperò che l’uomo lo seguisse invece non fu cosi. Quando la sera dopo andò verso la fermata aveva un’ansia tremenda. Aveva pensato a quel momento per tutta la giornata. Gia il mattino a casa vestendosi ci aveva pensato. Lo slip che aveva indossato non era proprio da maschione. Una specie di tanga di nailon sottilissimo. Aveva indossato un pantalone di lino morbidissimo. Il suo uomo era li. I loro sguardi si incontrarono per un momento. Gino sali prima si fermo a meta bus e aspetto. Ormai era certo che l’uomo sarebbe arrivato di li a poco. Quando lo sentii dietro ne avverti anche il calore attraverso il sottile strato di stoffe Anche l’uomo aveva un pantalone molto sottile. L’uccello era duro. La pressione costante e di tanto in tanto un colpetto per aggiustarsi Lo sentiva tra le chiappe. Gino rispondeva alla pressione . Gino aspettava da un momento all’altro che l’uomo si facesse avanti apertamente ma questi non faceva nulla. Perché? Ormai l’uomo lo sapeva che Gino ci stava. A Gino venne il dubbio che l’uomo avesse paura ad esporsi pensando che lui fosse minorenne. Poteva essere sapeva di dimostrare di meno. Cosi efebico e ancora senza peli poteva anche essere scambiato per un sedicenne. Doveva fargli capire che era maggiorenne. Intanto però la sua fermata era prossima. Anche il suo uomo dietro se ne rendeva conto e accentuava la pressione e si muoveva in maniera accentuata. Gino ebbe l’impressione che un uomo che stava accanto li guardava interessato e si fosse accordo di quello che stavano facendo. Gino era combattuto tra l’imbarazzo che provava e l’eccitazione. Arrivò la fermata e scese tutto scombussolato. Non riusciva a pensare ad altro che a quell’uomo. Ne era attratto da morire. Cerco di pensare a come fargli capire che era maggiorenne alla fine gli venne un’idea e la mise in pratica la sera dopo. Aveva pensato a quel momento tutto il giorno. Uscendo dalla biblioteca era certo di trovarlo ed infatti lui era li. Si guardarono. Sali prima Gino e dopo poco lui gli era dietro. Aveva fatto bene a mettersi solo un perizoma sotto i pantaloni di lino. Lo sentiva perfettamente tra le natiche. Era grosso. Eccitatissimo fece quello che aveva studiato fece un numero fasullo al cellulare poi fece finta di parlare con una scuola guida per accordarsi sull’orario per la lezione di guida. Ora il suo uomo sapeva che era maggiorenne. Lo sentiva tutto addosso a lui che si agitava con il bacino per strusciarglielo tra le natiche. Gino corrispondeva pigiando indietro il bacino per sentirlo meglio. Arrivato alla sua fermata Gino si girò su se stesso strusciandosi tutto contro l’uomo e lo guardo in faccia poi si avviò alla porta sicuro che il suo maschio lo avrebbe seguito. Rimase però deluso quello non lo segui. Gino ci rimase male. Ci penso tutto il giorno dopo. Addirittura pensò che si era sbagliato e che quello non lo cercava affatto che non gli interessava. La sera andando alla ferma era quasi sicuro di non trovarlo e per un attimo ebbe la sensazione di averci indovinato Lui non era alla fermata. Rimase molto deluso. Poi si accorse che lui era al di la della strada seduto su una macchina e lo fissava. Gino ebbe un sussulto al cuore. Perché era li in macchina. Vide arrivare l’autobus. Non sapeva che fare incrocio lo sguardo dell’uomo che lo fissava. L’autobus si fermo davanti a lui. Salirono tutti ma lui rimase li. Quando l’autobus riparti l’uomo fece una conversione e si fermo accanto a Gino. Si allungo ad aprire lo sportello di destra e guardò Gino invitandolo con lo sguardo a salire. Gino aveva ormai perso ogni controllo. Sali in macchina. Rispose al saluto dell’uomo con un “ciao” mormorato che diceva tutto. Faceva capire benissimo quello che provava, quanto era turbato ed eccitato. L’uomo recepì benissimo il messaggio di quel ciao gli fece una carezza sul viso e gli disse: -Sei uno schianto.!- Gino non rispose. Non sapeva cosa dire. Stava pensando che stava facendo una cosa eccezionale. Si rendeva conto che non stava più con i coetanei con i quali aveva giocato fino ad allora. Con loro aveva fatto giochetti erotici. Certo non era la prima volta che andava con un maschio, ma fino ad allora era stato con coetanei e aveva giocato a fare la femminella. L’aveva fatto sempre come un gioco e mai oltre masturbazioni più o meno reciproche. Forse i suoi amici avevano capito benissimo che per lui giocare con l’uccello non era solo un gioco ma non lo avevano mai dichiarato apertamente. Ora invece era in macchina con un uomo. Un uomo maturo che faceva sul serio. Gino chiese con un soffio di voce: -Dove stiamo andando?- -Qui vicino – Rispose l’uomo con sicurezza e poi aggiunse:- Non mi sembra vero di averti qui.- -Davvero?- -Si Era da diverso tempo che ti desideravo. – -Quattro giorni!- Fece Gino. -No. Da più tempo. Non avevo mai desiderato uno del mio sesso ma tu mi sei andato subito a sangue. E’ un mese che ti desidero.- -Non ci posso credere. Perché non mi hai avvicinato prima?- -Credevo fossi minorenne. Tu non ti rendi conto di quanto tu possa turbare. Sprizzi femminilità da morire. All’inizio non riuscivo ad ammettere che stavo perdendo la testa per un frocetto Poi il desiderio ha avuto la meglio e quando tu mi ha stuzzicato mi sono lasciato andare.- – Pero non facevi molto per farti avanti pomiciavi solamente. Avevi paura che avrei respinto le tue avance?- – Te l’ho detto. Avevo paura che fossi minorenne ti davo quindici anni. – – Ne ho quasi diciannove.- – Che ci saresti stato l’ho capito subito. La prima volta che mi sono appoggiato contro di te.- Intanto erano arrivati in un parcheggio di una fabbrica, buio e isolato. – E’ la prima volta.- – Non ci credo. – – Si. Be …… con qualche coetaneo qualche esperienza di poco conto. Ma con un uomo mai. – – Che differenza c’è?- – Voglio dire che con loro era quasi un gioco. Con te ora è diverso. Con loro non ho mai ammesso che lo facevo per piacere. Loro non sanno che sono ….- – Frocio?- Lo interrompe l’uomo passandogli una mano dietro il collo, attirandolo a se. – Si. – Mormora Gino prima che l’uomo gli chiuda la bocca con le sue labbra. Si baciano con grande passione. Gino si ritrova a carezzare il membro dell’uomo. Prima sopra i pantaloni poi a nudo. E’ frastornato, e completamente fuori controllo. Non esita un attimo ad ubbidire a quel uomo non appena quello gli dice di succhiarglielo. Sentirlo gemere sotto i suoi colpi di lingua lo manda ai pazzi. E’ eccitatissimo. Si sente usato da quel uomo che gli spinge l’uccello tra le labbra e continua ad incitarlo a succhiare più forte chiamandolo frocetto e checca, e la cosa lo eccita da morire. Si sente uno strumento di piacere e ci gode. In un attimo il cazzo gli esplode in bocca. Per la prima volta assapora quel miele caldo e sapido. Si ritrae di scatto ma non perché è disgustato. Solo perché gli manca il fiato. Il suo amante allora afferrata la verga eruttante dirige i sui schizzi sulla faccia di Giggi. Una volta che si è sfogato l’uomo cambia comportamento. Si rivolge a Gino quasi con durezza. Scusandosi per quello che è accaduto. Dando la colpa a Gino. Dicendogli che è un frocio e che non sa che cosa gli ha preso. Che lui non lo aveva mai fatto e che il comportamento di Gino lo aveva stregato e gli aveva fatto perdere il controllo. Gino lo guarda interdette. Si accorge solo allora che ha la fede. Stupidamente gli viene da chiedere: -Sei sposato?- -Si. Sono sposato. Sono sempre andato con le donne.- -Ma non ti devi giustificare con me!- -Se tu non mi avessi tentato non lo avrei mai fatto.- -Ma sei stato tu a venirmi a cercare.- -E’ stato un impulso. Sei cosi femminile. Poi però tu ti sei offerto come una puttanella!- -Non ti è piaciuto?- -Ero fuori di me. Però me ne vergogno. Mi hai fatto fare una cosa tremenda.- Intanto ha messo in moto. Sgommando parte e si avvia verso la fermata del pulman. Si ferma con una frenata secca e aspetta che Giggi scenda poi riparte di scatto. Gigi interdetto rimane ad aspettare l’auto con ancora il sapore del seme di quell’uomo. Gli piace comunque.
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