Come ogni sabato sera da un mese a questa parte presi la macchina e mi diressi fuori Roma. I miei naturalmente sapevano che ero fuori con gli amici, e che non sarei tornato prima di mattina, ma i miei progetti erano naturalmente altri, molto più appetitosi e stimolanti. Raggiunsi la villa– mi prendeva sempre un po’ di emozione quando cominciavo a vederla da lontano e rallentavo arrivando al cancello–ma nulla in confronto alla prima volta, stavo acquistando sicurezza e mi compiacqui ad accorgermene. Aprii il cancello con il telecomando che Enrico mi aveva dato e percorsi in auto a passo d’uomo il vialetto che tra gli alberi portava allo spiazzo davanti alla porta d’ingresso. Era davvero una bella dimora ottocentesca, immersa nel verde circondata com’era dal quel parco e isolata dal resto del mondo. Enrico era un vero signore. Aprii la porta con le chiavi che mi aveva consegnato il sabato prima e senza dire nulla entrai nell’atrio e poi nella stanzetta sulla destra, seguendo le sue disposizioni. Lì Enrico era solito lasciarmi l’occorrente. La stanzetta era a tutti gli effetti un camerino con armadio, divanetto, appendiabiti sparsi ovunque, tavolino con specchio–Iniziai la preparazione, Enrico mi voleva pronto entro dieci minuti. Mi spogliai completamente e rimasi nudo nella stanzetta, scartabellando tra le cose che mi aveva lasciato sul divanetto, ossia quelle che voleva vedermi addosso. Sapeva che sarebbe stata bene qualsiasi cosa, sul mio corpo flessuoso e sodo e slanciato e quindi giocava parecchio sull’abbigliamento. Per fortuna avevo definito la depilazione a casa, così potevo fare le cose con più calma..iniziai ovviamente dalla cosa più difficile da mettere da soli, un corpetto bianco elastico veramente delizioso che trovai ancora incelofanato. Era elasticizzato ai lati, sui fianchi, mentre sulla pancia e sul petto era in pizzo delizioso. Riempii le coppe con i seni di gomma che avevo preso al sexy shop di via Cristoforo Colombo. Ora era il momento delle calze. Bianche anch’esse, velate ma leggerissime. Enrico sulla confezione aveva scritto “stai attenta a non romperle”. Romperle mettendomele sarebbe stato un disastro. Non erano autoreggenti ma “all’antica”, andavano fermate con i gancetti al corpetto, semplicemente favoloso, Enrico era un vero esperto e non mi faceva mancare nulla. Un occhio allo specchio: perfetta! Le mie gambe femminili e slanciate erano valorizzate dalle calze bianche, vedendo lo stacco di nudo tra queste e il corpetto ebbi un’erezione e fu difficile trattenermi, ma non potevo perdere tempo. Enrico questa volta non mi aveva fatto trovare mutandine, e questa era una gran cosa perché il mio pisellino nelle mutandine da donna soffriva orribilmente. Misi la parrucca bionda, liscia e lunga fino alle spalle, infilai la mini celeste, che mi stringeva un po’ sui fianchi a dire il vero, ma che faceva intravedere magnificamente i gancetti reggicalze, misi la camicetta di un azzurro un po’ più tenue e mi truccai: fondotinta, mascara, un po’ di azzurro sopra gli occhi, a valorizzarne il blu intenso e naturale ed ero pronta. O quasi. Le scarpe erano un problema. Nei sabati precedenti Enrico mi aveva fatto trovare degli stivali neri alti che però mi tenevano ferma la caviglia e mi permettevano una certa libertà di movimento, mentre mi vestivo sapevo già che stavolta non sarebbe stata così semplice, Enrico era un sofisticato e una bionda vestita d’azzurro con calze bianche non poteva indossare stivali neri. Mi misi a scartabellare ancora e trovai la scatola con le scarpe: erano favolose. Enrico non aveva badato spese, dei sandali del genere erano il sogno di qualunque donna, figuriamoci di un travestito! Il tacco era vertiginoso, il piede restava scoperto interamente tranne che per due laccetti prima delle dita e sulla caviglia. Finalmente Enrico avrebbe gustato anche i miei piedini, piccoli, affusolati e graziosi. Mi alzai su quei trampoli barcollando–sì, allo specchio lo vedevo che mi facevano ancora più fica di prima, slanciando verso l’alto le mie gambe e con esse tutta la mia figura–ma come facevo a muovermi liberamente? Non ebbi il tempo di preoccuparmene più di tanto, i dieci minuti erano passati e prontamente sentii suonare il campanello.Enrico mi attendeva nel grande salone, io comparvi davanti a lui. “Brava Cosmanna, sei puntuale come sempre!” era un bell’uomo sui cinquanta, abituato a comandare e a non farsi mancare nulla. Io lo adoravo. Grazie a lui stavo scoprendo me stessa e passando dei sabati eccezionali. Mi fece cenno di avvicinarmi a lui. “Sei proprio una gran fica, Cosmanna–se penso che se non era per me tanto splendore andava perduto–finivi a fare–cosa volevi fare Cosmanna?” Ero gratificato dai suoi commenti, se ero quella fica che ero era grazie a lui–“forse la giornalista..” risposi…irruppe in una fragorosa risata–“troia come sei saresti finita sotto la scrivania a succhiare cazzi, te lo dico io–siediti!” Obbedii con sollievo, i piedi cominciavano a farmi male. Iniziò ad accarezzarmi la coscia,e mano a mano che le sue mani si facevano più pretenziose, scivolando sotto la gonna, mi baciava sul collo. Poi si staccò, mi sollevò la gamba e iniziò a baciarmi il piedino, ancora impreziosito da quel meraviglioso sandalo..Fra poco la natura avrebbe fatto il suo corso–il signor Enrico avrebbe soddisfatto le sue voglie più nascoste con la migliore travestita romana, la sua bambola gonfiabile personale, adattabile di sabato in sabato ai suoi desideri più mutevoli. Prima cameriera sexy, poi sofisticata dark lady, il sabato prima bambina dai capelli rossi e ora bionda mozzafiato–“Hai dei piedini favolosi” mormorava tra un bacetto e l’altro sui miei piedi velati dalle calze bianche “lo avevo intuito, tu sei femmina vera–.” Poi si fermò “ma oggi non mi va di scoparti, bimba mia–” intravedendo lo stupore e la delusione nel mio volto soggiunse “Ho passato tutta la notte scorsa in compagnia della mia segretaria–mi capisci vero? Sono esausto” Superando la delusione di saperlo con una donna vera iniziai a stimolarlo, accarezzandolo sul suo magnifico pacco ma lui si risentì quasi “ho detto di no” e mi scostò la mano..”ho un altro programma e lo dovrai rispettare”. In quel momento mille pensieri si affastellarono nella mia mente. Un po’ di paura per “l’altro programma”, un po’ di timore di non essere più la sua “favorita” adesso che c’era la segretaria, un po’ (un po’ tanta) eccitazione. Mentre continuavo ad accarezzarmi le cosce velate (cosa che mi teneva sempre in eccitazione) e cercavo di tenere al massimo una compostezza da “donna”, Enrico prese il telecomando e fece partire un Dvd , accendendo il maxitelevisore di fronte al sofà dove eravamo–Si trattava di un film porno, ovviamente. L’idea mi piaceva e mi accucciai al fianco del mio uomo portando entrambe le gambe sul divano. Continuavo ad accarezzarlo e lui faceva lo stesso, sulle mie belle gambe. Il film era un interracial, e si intitolava “banane al cioccolato” e c’erano delle strafighe bionde che si facevano fare di tutto da degli stalloni di colore superdotati. Bastarono poche immagini per farmi immedesimare totalmente in quelle ragazze e nei loro desideri..avevo una voglia di scopare che non reggevo, ma Enrico era impassibile. Finchè non mi prese un colpo. Nel film entrò una ragazza che ero io. Cioè, ero io nel senso che Enrico mi aveva fatto acconciare come lei. Capelli biondi alle spalle, occhi blu, camicia e mini azzurre, calze bianche, sandali scoperti vertiginosi–.lo guardai perplesso..”che c’è?”–chiese sornione Enrico–“come che c’è–.” risposi confusissimo “non la vedi quella?”–“Certo che la vedo, noto anche una certa somiglianza” seguitò Enrico ridacchiando “però secondo me lei è più troia di te”–Continuavo a non capire, ma punto nell’orgoglio, e con una voglia stratosferica di farmi fottere, anche in modo pesante purchè mi fottessero, dissi “non credo proprio caro Enrico, tu non mi conosci bene, mettimi alla prova”. In realtà Enrico mi conosceva fin troppo bene, sapeva sia delle mie voglie che del mio orgoglio, ed aveva organizzato tutto in modo certosino per il suo godimento personale (ed il mio), senza margine di errore. Fermò il video. L’immagine rimase in standby: la bionda che nella fantasia di Enrico ero io, ancora vestita, era su una sedia con le gambe oscenamente aperte, provocava un maschio.Enrico si alzò e gridò “Ousmane! Vieni!”. Maledetto Enrico, capivo tutto, che mente malata. Ousmane entrò dalla stessa porta da cui poco prima ero entrato io: era un gigante nero di un metro e novanta, due spalle enormi, molto muscoloso, era a torso nudo con dei pantaloni piuttosto eleganti e belle scarpe. Mi alzai di scatto sia per la sorpresa, sia per ammirarlo meglio, la caviglia mi cedette e feci per cadere–Ousmane ed Enrico scoppiarono a ridere fragorosamente “che ne dici Ousmane di questo bocconcino? E’ un po’ maldestra ma è troia nel sangue”–Ousmane continuava a fissarmi “Davvero complimenti Enrico. Tu trovi veramente i travesta più promettenti–“..mi si avvicinò.. “–questo qui è una gran fica” iniziava a palparmi il culo “con un po’ di esercizi diventerà favoloso, potresti farlo lavorare” guardai interrogativamente Enrico, che mi tranquillizzò con un sorriso “i travesta femminili e “trasformabili” come te sono molto richiesti sul mercato, potresti farti pagare–ma adesso iniziamo!” Enrico si coprì d’entusiasmo, accese delle luci suffuse rosse e tornò a sedersi al posto di prima. Io e Ousmane eravamo tra il divano e il maxitelevisore, dove campeggiava ancora la bionda a gambe aperte in standby. Luci rosse, film porno interracial alle spalle, Enrico seduto di fronte a noi e allo schermo a mò di regista–ormai non avevo più dubbi su quello che mi attendeva, potevo concentrarmi sulle sensazioni e l’eccitazione che mi piegava le gambe. Il video ripartì, demmo una rapida occhiata e Enrico subito mi incitò “provocalo Cosmanna, fai come la bionda del video, avanti–falle capire che hai bisogno del suo cazzo come dell’acqua nel deserto!”..Enrico fu convincente–camminando flessuosa mi avvicinai a quel pezzo di ragazzo ed iniziai a strusciarmici contro, come le ballerine di lap dance al palo..Ousmane era eccitato da morire ma per gioco non poteva ancora mostrarlo..io cercavo di copiare qualcosa dalla bionda del video, ricordandomi sempre che dovevo mostrarmi più troia di lei, per vincere la scommessa con Enrico. Davanti ad un Ousmane impassibile mi muovevo sinuosa, gli accarezzavo il petto e l’addome scolpito, sfregavo le gambe velate su di lui, passavo dietro e leccavo la sua schiena perfetta–nulla da fare..la bionda del video aveva già ottenuto le attenzioni del suo stallone (lui le leccava il culo) io no. Mi inginocchiai, giunsi le mani “Ti prego Ousmane scopami, scopami selvaggiamente, guarda come mi sono agghindata per attirare la tua attenzione!Ti prego!” Enrico apprezzò molto, fece un gesto di assenso a Ousmane che si slacciò i pantaloni, vogliosa gli sfilai le mutande e mi trovai di fronte ad un arnese mai visto. Dovetti fare una faccia ben spiritosa se Enrico e Ousmane risero della mia meraviglia..”Veloce troia, mangiati quel cazzo!” Disse Enrico e subito iniziai, da inginocchiata a lavorare quel cazzo nero. Era bello, e diventò subito molto duro. Me ne sentii gratificata. Ad un pezzo di ragazzo come Ousmane le ragazzine non mancavano di certo, era stato sincero nei suoi complimenti allora–Dopo averlo sentito crescere in bocca (sensazione favolosa) mi ritrovai con in mano una stecca di almeno 25 cm, difficile da smazzare. Finora avevo provato il cazzo di Enrico e basta, un bel cazzo, ma tutto sommato normale. Questo era da guinnes. Iniziai a leccarlo dalle palle alla punta–quando arrivavo sopra, lo ingoiavo per quanto possibile e quindi lo ciucciavo come un succhiotto di lattice. Enrico aveva iniziato a toccarsi, Ousmane a godere. Non mi sarei mai staccata da quel giocattolo fantastico se Enrico non fece notare che la scena del film era cambiata. Ora era il negro che, arrapatosi, faceva “pentire” la biondina delle sue avances. Ousmane doveva prendere l’iniziativa. “Brava troia” mi disse, stringendomi nella mano le guance “adesso mi hai fatto venire voglia!Alzati!” Mi alzai. Ousmane era un colosso di uno e novanta, io con quei tacchi a uno e ottanta arrivavo. Una bella coppia interracial. Mi prese ancora il viso duramente con la mano, stringendolo ed iniziò a baciarmi in bocca ruvidamente, la sua lingua entrava e usciva, mi prendeva il naso e il mento e finiva a leccarmi il collo..io intanto cercavo con la mano il suo cazzo e trovandolo lo maneggiavo..”troia..troia–troia bianca” continuava Ousmane “hai voluto il mio cazzo ed ora te ne farò pentire”–un po’ queste frasi mi preoccupavano. D’accordo, era tutto un gioco, ma il suo cazzo enorme era vero, ed io non volevo farmi male, il sabato seguente volevo ritornare lì, da Enrico. Mi sfilò la maglietta celeste, era una furia, una vera e propria furia ed io ero la sua preda, rimasi col corpetto bianco con le tette finte dentro (quello non poteva togliermelo), e la mini gonna alzata arrotolata in vita “bella figa–” e intanto che continuava a leccarmi collo e viso non dandomi modo di respirare giocherellava con i laccetti reggicalze. Sfiorò il mio cazzetto e questo mi fece ricordare della sua esistenza procurandomi un attimo di delusione, lì per lì mi sentivo al 100% donna, grazie ad Ousmane, e grazie ad Enrico. La sua lingua mollò il mio viso, mi afferrò di forza e mi fece girare, feci in tempo a vedere Enrico che si masturbava, un fotogramma del dvd in cui la biondina succhiava e sprofondai nuovamente nell’estasi. Quello che prima Ousmane stava facendo alla mia bocca ora lo faceva al mio culetto. Sentivo la sua lingua da gigante ovunque, sulle palle, sulle chiappe sode e bianche, e poi dentro, penetrarmi con convinzione. Iniziai a miagolare e questo piacque molto ad entrambi “vai così, sta godendo la cagnetta, alla grande! Grande Ousmane!”.. e Ousmane andava avanti, fra una linguata ed un sussurro “bel buco di culo–bella vacca..” Le sue mani erano dappertutto..le sentivo afferrare le mie cosce quando penetrava il mio sedere col suo viso, le sentivo darmi le schicchere sul pisellino che ormai dimentico delle sue funzioni penzolava così, inutile..il fulcro del mio piacere era altrove e Ousmane l’aveva trovato–Io sudavo, miagolavo supplicavo Ousmane di farmi vedere di cosa fosse capace ero un misto fra sospiri e “go-doo–” paonazza in volto, la bella Cosmanna, e con i capelli biondi che sussultavano a destra e sinistra, reagendo ai colpi e alle esigenze del padrone nero..Ma ogni cosa ha il suo termine ed io capivo che quel paradiso si avvicinava al suo ultimo atto. Mi fece mettere a novanta gradi, con le mani appoggiate al bracciolo del sofà. Avevo di fronte Enrico ora–che mi disse “Sei splendida” gradìì molto, ed in effetti era vero..i capelli in disordine, il viso sfatto dal piacere, il corpetto in pizzo le calze bianche agganciate al corpetto e quelle scarpe favolose– feci un mezzo sorriso, di più non potevo. Il mio corpo era tutto proteso nell’attesa di quel grosso regalo–molti pensieri mi si affollarono in testa, tra cui quello che era il mio primo nero, e che non sarebbe stato certo l’ultimo, e poi Ousmane lo volevo rivedere e poi di certo–sentii la sua cappella, morbida affacciarsi all’uscio, ed iniziare a spingere. Niente, non entrava. Si fermò. Tornò dopo poco col cazzo unto. Entrò la punta. Bloccato. Enrico disse che mi dovevo rilassare, che se troia ero non potevo arrendermi lì. “sono nelle vostre mani” li implorai pateticamente, ma ero sfatto “fatemi quello che dovete fare ma fatemi prendere sto bendiddio in culo, vi prego!” –Si diedero un occhiata di intesa. Enrico si mise davanti a me e me lo fece prendere in bocca, io passiva ovviamente obbedii, Ousmane dietro infilò due dita (e lì cacciai un urlo) poi iniziò a schiaffeggiarmi prepotentemente le chiappe. Mi abborbidii. Entrò la cappella–un colpo più deciso, un mio urlo, ed era dentro per metà, ancora un altro colpo, un urlo sovraumano e persi il cazzo di Enrico dalla bocca, che me lo rimise prontamente. Ormai era dentro e di più non entrava. Enrico infierì “allargaglielo bene, già che ci sei” Ousmane non se lo fece ripetere, ed io iniziai a godere di culo come un troia nata, cosa che in effetti ero. Lo faceva lentamente uscire e poi lo respingeva dentro, poi fuori un pochino e dentro un po’ di più, poi due tre stantuffate decise–poi roteava per allargare meglio il pertugio. Ousmane era un maestro..chissà i culi che aveva sfondato–Enrico venne inondandomi il viso mi ordinò di leccare tutto ma con quel forsennato che spingeva dietro non era facile affatto–godevo da morire–non avevo mai goduto così–vestito da figa e inculato da un negro, mi sembrava di svenire..per il piacere ma anche per la stanchezza. Ousmane continuò un sacco, tanto che il film finì e lui non era ancora venuto. Sflilò il suo scettro dal mio culo, la sua custodia, e si mise di fronte a me. Mi ordinò di spogliarmi. E dopo che mi tolsi il più femminilmente possibile le scarpe, mentre staccavo i gancetti delle calze venne con un getto che mi ricoprì all’altezza del cazzetto sospirando “graziee–troiaa”–avevo un bruciore pazzesco dietro, un dolore cane ai piedi, per via delle scarpe da troia che avevo tenuto, ero stravolto ma ne avrei avuta ancora voglia. “Hai ragione Cosmanna” disse Enrico dopo un attimo di silenzio, in cui eravamo rimasti a guardarci in faccia soddisfatti “sei proprio una troia, più troia di una donna troia” sorrise–“prendi le scarpe e vai pure nel tuo camerino a farti una doccia, poi puoi metterti le cose che trovi nel primo cassetto”–.me ne andai felice e zoppicante le scarpe per quanto belle mi avevano distrutto i piedi e le gambe, e il culetto non ne parliamo, un bruciore atroce–Ero davvero soddisfatta. Da quando ero entrata in quella villa avevo fatto dei progressi enormi e realizzato gran parte delle mie fantasie. Mi tolsi corpetto e calze, parrucca bionda e mi buttai sotto la doccia del bagno vicino. Fatta la doccia e rientrata nel camerino presi la busta che stava nel primo cassetto, come mi aveva indicato Enrico.

