Voglio raccontare il seguito del sogno “senza mutandine parte prima”, suggerito anche da un amico di rete che avendo letto il primo episodio mi ha inviato anche quello che mi appresto a raccontare… …………….Una volta sceso dall’autobus l’anziano signore, Sara, proprio in quel momento si ricordò che aveva lasciato la macchina in autorimessa per una piccola riparazione, fu presa da un attimo di disagio pensando che avrebbe dovuto recarsi a ritirarla in quelle condizioni, anche perché il meccanico, aveva già avuto modo di farle degli apprezzamenti anche se molto gentili e garbati. Ora la giornata cominciava a presentarsi un po’ troppo piccante.Si avviò all’autorimessa dove non sembrava esserci nessuno, girò un po’ per l’officina aspettando, quando sentì dei rumori venire dal basso: proprio a mezzo metro da lei, sotto un’auto in riparazione, vide la buca nella quale i meccanici lavorano sotto le auto, il meccanico era li, con la testa all’altezza del pavimento che lavorava ad una Fiat.Sarà lo chiamò e per parlargli meglio si chinò sui talloni: “Sono passata a ritirare la macchina lasciata stamani”. Il meccanico la guardò soddisfatto, come se avesse capito qualcosa. Ora occorre fare una piccola digressione: Sara spesso è un po’ distratta e dovrebbe fare attenzione a come si comporta. Infatti il meccanico, probabilmente l’aveva notata subito appena era entrata nell’officina, e da quella posizione aveva forse potuto vedere come era “non vestita” sotto la gonna, dato che lei incautamente gli aveva gironzolato attorno senza accorgersi che lui stava li sotto godendosi il paesaggio.A “peggiorare” la situazione, poi Sara si era anche chinata verso di lui, in modo da permettergli di guardare meglio tra le cosce che si appoggiavano sui talloni e la gonna che penzolava a terra.Il meccanico uscì dalla sua “comoda” buca e disse a Sara di seguirla, la portò all’auto, dove la fece salire e accendere il motore per farle verificare la perfetta accensione, ma anche in quel caso il fatto di farla salire sulla macchina con lui di fianco fu una scusa per osservare ancora meglio le sue gambe.Poi il meccanico chiamò il suo socio e gli disse di andare sopra dove aveva l’ufficio: anche in quel caso Sara si fece trovare impreparata: infatti il socio, dopo averla salutata cordialmente si avviò sulle ripide scalette che portavano in ufficio e disse a lei di seguirla, ma lei non poté fare niente per impedire che il primo meccanico le accodasse dietro per poter alzare lo sguardo mentre Sara saliva le scalette a chiocciola strette e ripide.Arrivati in ufficio il socio andò a cercare una sedia, ma il primo meccanico arrivando da dietro le si avvicinò e le sussurrò in un orecchio “possiamo fare anche in piedi…?” Sarà non fece a tempo a rendersi conto delle sue intenzioni che si senti mettere una mano tra le cosce che le salì lentamente, poi lui la afferrò con l’altra mano ponendola su un seno e cominciò a sganciare la camicetta.Sara come per istinto cercò di allontanarsi, ma quello la prese più forte e le sussurrò in un orecchio “ha delle mutandine stupende… e io ce l’ho bello duro…” sentì il cazzo del meccanico appoggiarle sulle natiche, mentre la mano che le accarezzava le cosce andò a piazzarsi decisamente sotto la gonna salendo fino alla passera. A quel contatto Sara cominciò ad eccitarsi, anche se non voleva andare troppo in là: strofinò il culetto sulla tuta del meccanico e glielo sentiva sempre più duro, poi d’improvviso si accorse che la tuta gli si era aperta e il suo uccello stava dimenandosi sopra la sua gonna, tra le natiche; fu un attimo sentirsi alzare la gonna e senza mutandine si sentì il cazzo di lui direttamente sul solco del culetto. Glielo sentiva duro e caldo, voglioso di entrarle dentro e fotterla. Sara ebbe un momento di stordimento: la voglia di farselo mettere dentro fu forte, ma cercò di allontanare l’uomo. Fu un tentativo inutile, anche perché sia lei che il meccanico ansimavano per l’eccitazione, con lei che faceva qualche piccolo tentativo per allontanarlo e lui che l’abbrancava sempre più forte.Entrarono in una colluttazione sensuale, con il meccanico che la stava spogliando e lei che si eccitava sempre di più: a quel punto caddero a terra e ritornò il secondo meccanico, senza la sedia, senza pantaloni. ma con l’uccello ritto e duro in bella evidenza. Sarà pensò che si era cacciata in un guaio, anche se moriva di eccitazione, tuttavia il modo per minimizzare i danni sarebbe stato soltanto quello di far eccitare più velocemente possibile i due e farli venire alla svelta. Così cominciò ad agitarsi gemendo di piacere ma stando attento a tenere a distanza i due uomini che ora le si erano avventati contro, mentre giaceva a terra ormai senza più vestiti. Il secondo meccanico le mise il suo uccello davanti al viso con l’intenzione di farsi fare un pompino, ma Sara resistette e glielo prese in mano, mentre l’altro glielo agitava pericolosamente tra la gambe che aveva ormai inavvertitamente aperto.Sara era in una situazione limite: i due la stavano per scopare, ma la sua bravura nel fare arrapare i due maiali ebbe un primo risultato, il primo meccanico le venne copiosamente sui peli della passerina inondandole il basso ventre, mentre l’altro le stava titillando un capezzolo con il glande.Poi la furia dei due, invece di diminuire aumentò, e Sara non potè fare a meno di prendere l’uccello del secondo meccanico in bocca cercando di farlo venire velocemente, l’altro, non pago della sua eiaculazione cercò ugualmente di penetrarla allargandole le cosce e spingendo dentro.La penetrazione non riuscì, ma le parti si invertirono rapidamente e Sara si ritrovò con il secondo meccanico che la scopava con gran foga e il primo che glielo metteva in bocca, afferrandole con le mani i capezzoli turgidi ed eccitati.Fecero una scopata colossale, e Sara si lasciò andare ad un orgasmo finale che lasciò di stucco i due meccanici.La cosa era fatta, e tutto si svolse velocemente come in un raptus.Sara risparmiò il conto del meccanico, ma se ne usci dall’autorimessa completamente stravolta. Sara ci mise un po’ di tempo per tornare in sé, si assicurò che tutto fosse in ordine e corse a casa. Mentre mi raccontava il fatto appena narrato stavamo facendo all’amore sul tavolo della cucina; io la penetravo con tutta la forza che avevo in corpo lei ormai consapevole di potersi sfogare come voleva raggiunse un nuovo devastante orgasmo e venne dimenandosi e ululando come una gatta. In quei frangenti le ricordai che all’indomani dovevano arrivare degli elettricisti per aggiustare l’allarme di casa e che dovevamo recuperare la scopata persa. Cosi fu; ricominciammo a fare all’amore………..
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