“Ma perché qui? Potevamo stare comodi in ufficio.” L’estate era arrivata e, come programmato, erano iniziati i turni di ferie in Ufficio. A Cinzia era toccato di rimanere al lavoro per i primi quindici giorni di Luglio e la cosa non le era dispiaciuta più di tanto. Sarebbe rimasta sola e avrebbe avuto modo di togliersi qualche piccolo capriccio. Già il lunedì mattina, appena arrivata al lavoro, aveva telefonato a Mario, marito della sua migliore amica, nonché colui che per primo le aveva fato provare l’ebbrezza di tradire suo marito e di provare l’esperienza di subire le attenzioni di due uomini nello stesso momento. “Ciao Mario, sono sola sino alle due. Perché non passi?” “Uhmm! L’idea non è male. Cosa prevede il menù?” Ultimamente l’uomo si era fatto un po’ troppo volgare per i suoi gusti e questo le dava parecchio fastidio. Però, il pensiero dei suoi colpi e delle sue fantasie le faceva sopportare di tutto; così, faceva buon viso a cattivo gioco, sviando gli argomenti. “Dai, Mario. Vieni.” “Si, certo, ma come? Chiamo Luciano, il posteggiatore, e ci fai da mortadellina? Gli ho parlato di te e vorrebbe conoscere il tuo culetto delizioso.” “Marioooo, quando fai così non ti sopporto. Se vuoi passare, passa. Se no, fa nulla!!” “Lo sai che ho parlato a tuo marito di una puledrina che si diverte a prenderne due alla volta e che lui mi ha chiesto di fissare un incontro a tre?” “Marioooooo!!!” “ma se ti vuole conoscere! Dovevo essere sgarbato? Ora si che ho un problema!” “Si può sapere perché mi tratti così?” “Perché ti piace. Ammettilo!” Non aveva torto. L’essere trattata come una zoccoletta le piaceva, eccome. E poi, lui sapeva mantenere sempre l’intrigo alto ed ogni cosa che le aveva fatto fare, anche contro il suo volere, alla fine si era sempre rilevata una piacevole sorpresa. E, per quelle che erano le premesse, sembrava che anche questa volta non sarebbe stato da meno. “Come sei vestita?” “Perché?” “Per me è importante. Dimmelo!” “Gonna e maglia.” “Si va be’! Dimmi di più.” Lei non poteva saperlo, ma era stata messa in viva voce per la goduria dei colleghi di Mario. Erminio, Massimo, Carlo e Leonardo erano tutti intorno all’apparecchio telefonico, muti come pesci. “Cosa di più?” “Uhmm! La gonna. Quanto è corta? Quanto ci vuole perché raggiunga le tue mutandine? E’ un perizoma? Vuoi sentirle le mie dita? E la maglia…. Sotto c’è il reggiseno o posso mordicchiarti subito, come ti piace?” “ma che ti è preso?” “rispondi!” Perché no? Il gioco la intrigava. “E’ corta.” “Perizoma?” “si!” “Nero?” “No! Rosa.” “Poi..” “niente reggiseno.” “Appena ci vediamo te le succhio un po’. Vuoi?” “Si.” “Però prima…. Tu che fai?” Lo sapeva. Oramai era quasi una tradizione iniziare in quel modo. “Ti succhio io” “Sei troppo generica. Raccontami tutto.” “Ma dai, Mario. Incontriamoci.” Lui, però, non era d’accordo. L’idea che i suoi colleghi potessero ascoltare con le loro orecchie la voce di Cinzia mentre descriveva come glielo ciucciava lo aveva mandato in visibilio e, a quel punto, non ci avrebbe rinunciato per nulla. Anche se, magari, c’era il rischio di perdere l’occasione per sbattersela ancora una volta. “Fai finta che io non ti conosca. Descrivi come sei fatta.” Lei non capiva più il suo gioco ma, cercando di abbreviare la telefonata, aveva iniziato a descriversi. “Sono bionda. Altezza media, snella.” “Di questo passo non mi fai capire nulla. Fortuna che lo so come sei fatta. Dimmi, quale la parte migliore?” “Antipatico! ……Dietro.” “Dietro?” “Il sedere.” “Ah! E dimmi ….lo hai preso lì?” “Mario, ma insomma!!” “Dai, Cinzia! Che ti costa? Mi sto eccitando a sentirti..” “Tu sei malato!” “Allora?” “Si, come se tu non lo sapessi.” “Bene, bene. E chi è stato il fortunato, tuo marito?” “No, tu! Mi sto scocciando. Quando pensi di finirla?” “Io?! Oh, quale fortuna! Ti è piaciuto?” “Lo sai com’è andata…!” “Certo! Un po’ eri seccata quando hai visto che non ero solo, ma ti è piaciuto provare due cazzi, dimmi la verità?” “Mario!” “Voglio sentirti dire che ti è piaciuto.” “Si, mi è piaciuto.” “Cosa provi quando siamo in due a prenderti?” “E’ davvero importante sentirlo?”“Si” “Non lo so. Se ci penso, mi vergogno di me stessa. Mi sembra una cosa sporca, da puttana. Però è bello. Sono preda, in balia delle vostre decisioni, ma nello stesso tempo mi sento di dominarvi.” “e cosa preferisci?” “che vuoi dire?” “quando non sono solo. Ci vuoi tutti e due dentro di te o ne vuoi uno da succhiare e l’altro che ti scopa o ti fa il sederino?” “Marioooo!! Ma che linguaggio schifoso?!” “Ma che ti costa rispondermi?” “a me piace succhiarlo quando ho tutto il tempo che voglio, lo sai. Se siete in due, è meglio dentro.” “e non pensi a tuo marito?” “ora cosa c’entra lui?” “come che c’entra?” “a lui lo amo, con te è un’altra cosa. E’ diverso.” “ma lo tradisci.” “ma prima di te non era mai successo.” “Ma poi… quanto tempo è passato?” “quasi due anni.” “e da allora con quanti lo hai tradito?” “Che ti importa? Tu sei stato il primo.” “Dimmi….” “oltre te con altri, aspetta…. Otto. Si, otto.” “Otto? Ma io ne so di meno!” “Mica posso dirti tutto di me.” “Stronza!!” L’idea che Cinzia lo avesse tradito con altri lo aveva reso geloso più di quanto non fosse accaduto se fosse stata sua moglie ad informarlo. Era convinto di essere il solo a farla trasgredire e quella notizia lo aveva reso furioso. “e di quelli che non conosco, …. Con qualcuno di loro ti sei vista per fare sandwich e cose di questo genere?” “Si. Perché?” “Mi sto incazzando!” “Ma sei geloso di me?” “Quando è stata l’ultima volta?” “Ma Mario, che ti prende?” “Allora?” “Boh! Circa un mese fa. Dopo che ci siamo visti.” “Ah! E chi era?” “Il mio ginecologo. Ma che ti frega?” “pure col ginecologo?” “Lo sai che mi avevi creato problemi…. E lui voleva dire a mio marito di andarci piano la prossima volta. Gli ho dovuto dire che non era stato lui, no?” “e così lo hai corrotto. Che gli hai fatto?” “Mariooooo?” “Visto che non stavi bene, posso chiedertelo, no?” “ti stai rincretinendo! Comunque, l’ho solo preso in bocca. Ti spiace?” “Uhmmm! E com’era?” “Gelosone! Che vuoi dire?” “Ti stai divertendo?” “Non conoscevo questo tuo aspetto. Si, mi diverte sentirti geloso.” “Allora dimmi. Quale ti piace di più, il mio o quello del tuo dottorino?” “Che domanda scema. E poi di lui so solo che sapore ha.” “e gli altri? Chi sono?” “lo vuoi sapere per forza?” “Si.” “Perché?” “Pensavo di essere io l’unico ad organizzarti la vita, ma mi sbagliavo.” “e questo ti fa incazzare?” “Un po’” “ma io non sono un tuo giocattolo!” “ne terrò conto.” “il mio capo e due amici che non conosci.” “Ah! Mi sa che con loro ci sei andata oltre che una semplice poppatina.” “Stronzo!” “Li hai incontrati tutti insieme?” “Che ti frega?” “Voglio capire chi sei, Cinzia.” “Sono una donna come tante altre. Normalissima.” “Tanto normale da andare a letto con chiunque. Per non parlare di quello che ci fai.” “Però, finché sapevi che lo facevo con te e con i tuoi amici ti andava bene. Ora sono una zoccola?” “Scusami! Hai ragione. Non so che mi è preso. Forse è vero che sono geloso. Sei padrona di fare quello che credi e, comunque, avrai sempre la mia stima e la mia amicizia.” “questo è parlare da uomo.” “però mi rispondi?” “ti rode?” “si” “allora ti tranquillizzo. No! Il mio capo l’ho incontrato sempre da sola. Poi c’è stata solo un’occasione in cui volevo togliermi lo sfizio di stupire un amico, uno a cui era andata a buca anni fa, e nel mezzo del pomeriggio lui ha coinvolto un altro. Tutto qui.” “e loro? Come sono? Intendo dire, rispetto a quando sei con me.” “Ah! E’ questo quello che ti preoccupa? Col mio capo è completamente diverso. E’ sempre tutto molto soft, delicato. Qualunque giochino sembra infantile. Con te ogni cosa è più sesso, sesso nudo e crudo. Gli altri li ho visti solo una volta. Mi sono divertita, ma era l’intrigo con l’amico che mi teneva su.” “Allora, sembra che il mio rivale sia solo il tuo capo. Oltre a qualche incontro occasionale.” “ma perché rivale. Non direi. Siete completamente diversi. Forse provate sentimenti diversi verso di me. Si. Ne sono sicura.” “cioè?” “per te sono una che ci sta, con cui provarle tutte. Per lui sono io.” “Quindi io sarei il porco. Lui l’amante?” “Più o meno.” “ma se io ti faccio fare le cose sporche, tu non ti rifiuti.” “Questo è vero.” “Come te lo spieghi? Dici di amare tuo marito, ma lo tradisci. Molte donne fanno le schizzinose e tu, invece, non ti tiri indietro se devi vedertela con due o tre uomini contemporaneamente. In più fai la distinzione tra l’amante e gli altri, me compreso. Non mi sembri poi tanto normale.” “Forse no. Ma perché tutto questo discutere su di me? Ti avevo chiamato per incontrarci, non per subire un terzo grado.” “Visto che io sarei il porcone, ti posso proporre qualcosa di nuovo?” “sentiamo” “Lo sai che sono in stanza con dei colleghi.” “Si. Non mi dirai che gli hai parlato di me?” “perché non avrei dovuto. Loro si fanno belli con le loro avventure ed io ho ricambiato dicendo di te.” “Tutto?” “Ti preoccupa.” “Mi da fastidio.” “Non preoccuparti. Sanno poco o nulla. Ma vorrei sbalordirli.” “Non ci pensare nemmeno. Non ci sto.” “Ma dai! Faresti da giudice arbitro.” “Che stupidata è?” “Ognuno si fa bello, dicendo di essere un mandingo o giù di lì. Tu potresti stabilire chi ha ragione.” “Ti si è fuso il capo.” “Al buio o bendata, potresti darci i voti.” “e cosa vorresti? Che mi facessi sbattere dai tuoi colleghi per sentirti dire che sei il migliore.” “Non mi dispiacerebbe. Ma chi mi dice che prenderei i voti migliori.” “Ma sei scemo o ci fai?” “Si, dai! Facciamo a sezioni?” “Sezioni?” “Certo. Chi bacia meglio, chi ci sa fare con la lingua. Il più buono, chi ti scopa meglio, chi sa farti apprezzare più degli altri il rapporto anale.” “Insomma, un modo come un altro per farmi fare la festa dai tuoi colleghi e farti bello con loro. Com’è che non c’è pure chi ha il sapore più buono?” “Veramente c’era.” “Ora basta, Mario!” “Ma io che gli dico?” “A chi?” “A loro, sono qui in stanza.” “Ma?! Ti hanno sentito?” “Certo!” “Finiscila! Porco!!” “Poi ne riparliamo. Ora scendo. Fatti trovare pronta per uscire.” “Perché?! Non Sali?” “No. Dopo tutto questo parlare voglio qualcosa di diverso.” “Ma io voglio stare sola con te, oggi. Mi secca una cosa con altri.” “Solo con me promesso. Ma andiamo in auto nel parco.” “Ma dai!! Qui è meglio.” “Ma lì c’è sempre qualche imprevisto.” Mario aveva chiuso la comunicazione, alzando lo sguardo verso i quattro colleghi. Avevano tutti e quattro le facce sbalordite. “Tranquilli, ragazzi. Vedrete che vi chiamo oggi stesso. Voi copritemi col vice, io esco.” Cinzia aveva sentito il trillo del citofono che non erano ancora le dieci del mattino. Era scesa subito e Mario non si era perso in convenevoli, dirigendo l’auto verso il parco. “No lì. C’è un caldo bestiale.” Ma le proteste erano cadute nel vuoto. Mario aveva lasciato quasi subito il viale principale per inoltrarsi nei viottoli interni, sino a fermare l’auto tra alcuni alberi dal tronco enorme. Inoltre, il luogo era ben celato da cespugli folti e abbastanza alti. Orami rassegnata a fare una doccia di sudore, Cinzia si era chinata verso il marito della sua migliore amica con l’idea di iniziare come le altre volte. “No, piccola. Scendiamo.” Lo aveva seguito un po’ titubante. Cosa c’era in programma questa volta? “Mario mi hai promesso che saremmo stati soli. Oggi non voglio sentirmi sporca.” “Se ti ho promesso una cosa, la mantengo. Voglio solo guardarti.” “Cosa?” “Vieni. Avvicinati e poggiati alla macchina. Voglio vedere questo perizoma rosa.” “Dai, cretino! Mi fai il solletico.” “Uhmm! Sei deliziosa, Cinzia. Guarda che culo sodo. Sembra quello di una ventenne. Aspetta, lo voglio guardare da lontano. No! Non t i sistemare.” “ma mi sento nuda!” “Resta ferma, ti scongiuro. Pensa! Tra un po’ questo splendore sarà violato da me. Quale onore mi riservi ogni volta. Come posso ringraziarti?” “Finendola di fare il cretino e di farmi fare la bella statuina. Ti rendi conto che sono sconcia in questo modo?” “Perché? Se vengo la e ti scopo non sei più oscena? Ti sembra una cosa normale? Guarda, me lo hai fatto diventare già duro.” Sino a quel momento Cinzia era rimasta col viso rivolto davanti, dal lato del viale da dove provenivano i rumori del traffico, preoccupata che qualche auto potesse scorgerli. Si era girata verso l’uomo per vederlo con la patta dei pantaloni aperta, da dove ergeva il cazzo ben conosciuto. “Mario che intenzioni hai?” “Ora vengo lì e ti trombo in piena campagna. Anzi no! Iniziamo in un altro modo.” “Vuoi che ti succhi?” “Solo un po’. Voglio giocare col tuo culetto.” “Ma non farmi male, però. Vacci piano.” Le si era avvicinato abbastanza da permetterle di chinarsi e di prenderglielo tra le labbra. Aveva appena iniziato a succhiarglielo quando Mario aveva ripreso a parlarle. “Non smettere, bella. Continua così. Stai dando uno spettacolo incredibile. Devono essere almeno tre o quattro a guardarci. No! Non smettere!” Sentendo quelle parole, Cinzia stava staccandosi per rialzarsi e sistemarsi, ma le mani di Mario le avevano bloccato la testa, costringendola a proseguire nella sua attività orale. “Sono solo guardoni inoffensivi e tu sei abbastanza esibizionista da offrirgli questo regalino. No?” Cinzia aveva tentato di girarsi intorno con lo sguardo, ma impegnata com’era e con le mani di Mario che la obbligavano a stare ferma con la testa, non era riuscita a scorgere nessuno. Eppure, sentiva la loro presenza e ne era condizionata. Mario voleva che lei continuasse a succhiarglielo, ma l’idea di non essere più soli non le dava quella libertà mentale necessaria per potere proseguire. Probabilmente lui lo aveva compreso, o forse la pompa che gli stava regalando doveva essere veramente insoddisfacente, perché da lì ad un attimo le aveva liberato la testa dalla presa invitandola a rialzarsi. “Allora?” “Allora cosa?” gli aveva risposto mentre si ricomponeva la gonna e, finalmente, poteva girarsi intorno. Sì! C’era qualcuno dietro ad un albero, a non più di tre quattro metri da loro, e ne vedeva un altro, anche se solo di schiena, un po’ più in là. “Cinzia questa è gente che non fa del male. Avrà i suoi problemi ma, ci pensi, sono qui, sotto il sole, da chissà quanto e finalmente potrebbero esaudire il loro desiderio. Solo che tu fai la schizzinosa.” “Mario, ma sei scemo?” “Guarda che se non ci stai, fingo di violentarti.” “Mario, finiscila.” “A te l’idea piace. Ammettilo.” “No. Non mi piace affatto. Smettila!” Le si era avvicinato quando ancora gli stava rispondendo e, senza forzare più di tanto, l’aveva girata su se stessa in modo che si ritrovasse col bacino a contatto col cofano della macchina. Una mano era scesa verso il bordo della gonna, sollevandola sulle natiche e, subito dopo, le dita avevano spostato il perizoma di lato. “Bella gnocca mia.” Era sceso subito in basso regalandole due colpi di lingua che le avevano causato un immediato tremore per tutto il corpo. “si, bella. Così mi piaci.” Lo aveva sentito rialzarsi e infilarla da tergo nella fica appena inumidita. Immediatamente ci aveva dato giù di brutto, scuotendola in avanti. “Mario, perché così?” Senza smettere di pomparla con foga le aveva risposto. “Guardali, Cinzia. Guardali come ti stanno mangiando con gli occhi. Guarda le loro erezioni. Sono lì per te. Sei tu che li stai eccitando.” Li aveva visti tutti e quattro! Avevano abbandonato ogni timore lasciando i loro nascondigli e, a quel punto, erano tutti intorno alla macchina, masturbandosi mentre assistevano allo spettacolino. “Che schifo! Quanto deve durare?” “Non resistere, Cinzia. Ti sta piacendo farti guardare da loro mentre scopi. Pensa, tra un po’ ti vedranno godere sotto i miei colpi. Potranno conoscerti nelle tue intimità più recondite. Non sanno chi sei, ma gli stai regalando momenti sublimi. Ti vedranno prenderlo nel sedere. Succhiarmi ogni goccia. Potr..” L’esplosione del suo orgasmo lo aveva interrotto. Era venuta come una giovincella alle sole parole di Mario. Ancora si dimenava sotto il godimento che quello era uscito mentre sputava sull’orifizio posteriore e, un attimo dopo, lo violava con un colpo deciso. “Guardali! Quante volte pensi che riescono a vedere queste cose e così bene. Magari riescono a sbirciare i movimenti, vedono e non vedono. Devono preoccuparsi di non farsi notare. Invece queste scene se le ricorderanno per un bel po’, grazie a te. Guarda quello lì, sta venendo.” Lei lo aveva osservato con attenzione. Cazzo! Era pure bello. Avrebbe potuto avere tutte le donne che voleva, probabilmente e, invece, stava lì a guardare lei che fotteva con un altro. Mario l’aveva costretta a quattro zampe in terra, continuando a penetrarla posteriormente con foga. “Mi fai da giudice?” “Che?” “Quella gara con i miei colleghi. Mi accontenti?” “Mario!” Era mezzogiorno passato quando Mario aveva rimesso in moto l’auto. Avevano già imboccato il viale principale del parco quando lui le aveva chiesto com’era andata. “Hai visto che avevo ragione io? Sei un’esibizionista nata!” Le scocciava doverlo ammettere, però quella esperienza le era piaciuta. Mario l’aveva martellata a lungo dietro, mentre quei quattro continuavano ad osservarli con la bava in bocca e la mano sul cazzo. Poi, era esploso nel suo orgasmo chiedendole giusto in tempo di prenderglielo in bocca. Il momento era stato una delizia per i guardoni e, ripensandoci, anche per lei. Stava ancora passandosi una mano sulle labbra per ripulirsi, quando lui l’aveva penetrata nuovamente, tornando a scoparla con vigore, chiedendole di cambiare posizione continuamente. Lei era venuta altre due volte. Era convinta che volesse venirle sui seni o nuovamente in bocca; invece lui l’aveva stupita domandandole di sparargli una semplicissima sega finale. Così, tenendosi abbracciati, in piedi accanto allo sportello del guidatore, lei gli aveva stretto il pugno intorno al pene masturbandolo sino a quando non aveva visto schizzare lo sperma sull’erba. I quattro si erano dileguati subito dopo. “Mi è piaciuto, ma non lo rifarei.” “Tu dici. In ogni caso, voglio convincerti a quella cosetta dei colleghi.” “No!” Lo squillo del cellulare li aveva interrotti. Era suo marito. “Ciao amore. Stasera finisco presto, perché non organizziamo con Mario e sua moglie?” “Perché?” “Mi deve dare una risposta su una questione che mi interessa e potrebbe essere l’occasione giusta.” “Quale questione?” “Cose di maschi, amore.” Ed aveva chiuso, ridendo. “Mio marito vuole uscire con te e tua moglie questa sera. Dice che gli devi dare una risposta su una questione. Cose di maschi.” “Ah! Allora vuole veramente conoscerti. E’ un problema.” La sera erano usciti sul serio in quattro; suo marito non aveva voluto sentire storie sul fatto che lei avesse un leggero mal di testa. “Vedrai che con l’aria fresca ti passa.” Così erano andati in un pub, dove i due uomini avevano trovato subito un’occasione per allontanarsi dalle loro compagne. “ma cose che hanno quei due da complottare?” le aveva chiesto l’amica. Lei non le aveva risposto, incazzata com’era. Quindi era vero che suo marito sarebbe stato pronto a tradirla per vivere l’esperienza di farsi una donna insieme ad un altro! Che stronzo! E che guaio. Li aveva visti tornare sorridenti verso il loro tavolo. “Allora? Avete finito con i vostri segreti?” aveva chiesto Simona. “Certo! Tutto ok. Ora brindiamo.” “a cosa?” “poi te lo dico.” “Mario, balliamo?” Cinzia aveva interrotto il dialogo, rodendosi per la curiosità di capire cosa stava architettando quell’uomo insieme a suo marito. Si erano allontanati e, appena abbracciati nella danza, lo aveva investito di domande. “ma sei pazzo!” “Senti. Tuo marito ha voluto sapere tutto ed io, tranne svelargli il nome, gli ho raccontato quello che è successo. Dalla prima volta a questa mattina.” “ma…” “lo dovevi vedere. E’ gasatissimo. Gli ho anche detto che lei ti assomiglia un sacco e la cosa lo ha eccitato ancora di più. Allora penserò che ci sia Cinzia lì sotto, mi ha detto.” “ma è cretino?” “mi ha chiesto come lo succhi, se ti piace prenderlo dietro, e quanto sei porca quando siamo due o tre uomini. Certo che è un bel maialino tuo marito.” “Finiscila!” La verità era che l’L’idea che il marito la volesse tradire la faceva stare male. Poco le importava che, alla fin fine, la donna con cui l’avrebbe tradita era lei stessa. “a me è venuta voglia con tutti questi discorsi.” Le si era avvicinato, facendole sentire per un attimo il gonfiore che aveva sotto i pantaloni. “ma sei impazzito? Ci sono loro con noi.” “ma se manchiamo cinque minuti, con questo buio e questa folla, nemmeno se ne accorgono. Penseranno che siamo a ballare in un altro angolo.” “no!” “dai!” Ancora riluttante e preoccupata di essere scoperta, lo aveva seguito verso il bar. Dopo avere ordinato due cocktail a base di vodka stavano facendo ritorno verso i loro coniugi quando Mario si era fermato improvvisamente dove la calca di gente era maggiore e, appoggiatosi con le spalle ad una parete, l’aveva attratta a sé, come se fossero lì, fermi, ad osservare gli altri ballare. Avevano persone ai lati, altri che passavano a due passi da loro ma, nonostante tutto, lei aveva percepito chiaramente le mani dell’uomo sollevarle la gonna da dietro, spostarle gli slip, mentre si piegava leggermente sulle ginocchia. Non aveva avuto il coraggio di fiatare, impaurita di essere scoperta e, inerme, si era sentita accarezzare e penetrare appena dalle dita dell’amico. “Mario, qui no. Finiscila.” Lui l’aveva accontentata, sfilando via la mano, ma, abbracciandola per un fianco e mantenendola davanti a sé, aveva fatto sì che le sue natiche aderissero perfettamente col gonfiore dei suoi pantaloni. Poi, con la massima indifferenza, le aveva preso la mano libera chiedendole di accarezzarlo. “No!” “Dai, anche da sopra i pantaloni. Sono in uno stato pessimo.” “mica te ne vorrai venire dentro le braghe?” gli aveva sussurrato. “Certo che no. Tu però coccolalo un po’.” Si poteva fare. Nessuno avrebbe fatto caso a quei movimenti leggeri del suo gomito. Così aveva stretto la mano sul rigonfio incominciando a strofinare il pollice dove pensava che fosse la punta del pene. Guardava gli altri ballare, sorseggiava il suo cocktail e coccolava Mario. Poteva andare! L’uomo si era staccato da lei con fare deciso, lasciandola di bambola, e si era allontanato, sparendo nella calca. “Aspettami. Torno subito.” Ed, in effetti, era tornato pochi minuti dopo tutto raggiante. “Dai, torniamo dai nostri. Aspetta, bevi questo.” Porgendole il suo bicchiere. “Perché?” “L’ho rinforzato, è più gustoso.” “Ma che cazzo dici?” mentre scambiava i bicchieri, gli occhi erano scesi sul contenuto. Chiazze biancastre facevano bella mostra di loro. “ma sei scemo? Che hai fatto?” “C’è voluto un attimo, in bagno. Mi avevi supereccitato. Usa la cannuccia per miscelare.” “e tu vorresti che io la bevesi?” “Si. Ma andiamo da Simona e da tuo marito. C’è più gusto.” Perché no? Quello stronzo di suo marito intendeva tradirla. L’idea di bere il seme di un altro davanti a lui la allettava eccome. Avevano raggiunto i due, seduti su un divano, e lei non aveva perso tempo ad apprezzare il buon sapore di quella bevanda. “oggi è diversa. Ha qualcosa di amarognolo che le da un aroma particolare. Simona, vuoi assaggiare?” “Grazie Cinzia. ….. Hai ragione, ma devo dirti che a me non piace, non la trovo così gustosa. Anzi…” “Per me, invece, ha qualcosa di afrodisiaco.” “Cinzia, se vuoi vado a chiedere al barman cosa c’è dentro.” “No, grazie Mario. Tu vuoi assaggiare?” “Scherzi! Gustala tutta tu.” L’indomani mattina, sola in ufficio, ripensava a quanto accaduto il giorno prima, riflettendo che quello con Mario era un gioco pericoloso, in qualche modo perverso. Com’era possibile che lei, una donna che sino a qualche anno prima si divertiva ad attirare l’attenzione degli uomini ma che non sapeva andare oltre quel gioco, era diventata così imprevedibile è senza freni? Avrebbe dovuto essere incazzata con lui e con se stessa per l’episodio della bevanda dentro al pub. Si sarebbe dovuta sentire come un verme pensando alla sua amica ed a suo marito (cazzo! Aveva sorseggiato quel miscuglio proprio davanti ai loro occhi e si era pure divertita per la complicità degli sguardi avuta con Mario in quei momenti) ed invece continuava a sentirsi allegra. Stava diventando una ninfomane? Oppure, non amava più suo marito? Escluso! La verità era che Mario le aveva fatto scoprire risvolti del sesso prima sconosciuti e lei ne era rimasta attratta; ora le veniva difficile farne a meno. Ma, amando suo marito, sarebbe riuscita a farla franca per sempre? Meglio non pensarci.. “Mario, e tu vorresti che io ti credessi. Le avresti fatto bere quella schifezza davanti a tutti, in un pub?” Appena giunto al lavoro, i quattro colleghi lo avevano investito di domande: com’era andato l’incontro mattutino? Se l’era scopata un’altra volta? Era riuscito a convincerla ad incontrarli? Lui aveva raccontato tutto nei minimi particolari sino a concludere con l’episodio del pub. “Carlo, l’hai sentita con le tue orecchie ieri mattina. Perché dovrei dirti cazzate. Le telefono, così te lo senti dire da lei.” Gli amici lo avevano visto prendere la cornetta del telefono e digitare il numero. “pronto! Ciao Cinzia.” La voce della donna si era diffusa per tutta la stanza in viva voce. “Mario, che c’è?” Istintivamente aveva guardato l’orologio alla parete: le nove e trenta. Che volesse vederla di nuovo? No! Non le andava. “Nulla di particolare. Pensavo a ieri, dentro al pub, e ti ho chiamato. Forse l’ho fatta grossa col farti bere il mio drink davanti a loro due.” “E’ andata, non pensarci più.” “ma a te è dispiaciuto?” “Uhmmm! No, non più di tanto.” “Bene! Tiro un sospiro di sollievo. Pensavo ti fossi scocciata per la mia intraprendenza.” “Se non ci pensi tu a tua moglie, ci devo pensare io?” “ma c’era pure tuo marito.” “lascia perdere. Anzi, fammi sapere se ti chiama ancora per quella cosa a tre. Sono curiosa.” “Ma ti ho disturbato? Mi sembri scontrosa?” “No, affatto! Sono sola ed è una noia.” “Vogliamo vederci?” “No! Parliamo, se ti va, ma per questa mattina niente da fare.” “Va bene. Ti posso chiedere una cosa?” “Immagino sia una delle solite sconcezze.” “Si.” “Tanto me lo diresti lo stesso. Dimmi.” “Era buona?” “Ti è sembrato che mi facesse schifo? Tu, invece, ti sei andato a chiudere in bagno come un ragazzetto?” “Non riuscivo più a frenarmi. E l’idea mi è venuta lì, su due piedi. Mica potevo convincerti a seguirmi nei gabinetti.”“Ti avrei preso per pazzo. Ma lo sai che non siamo più degli adolescenti? Se ci scoprono diventa uno scandalo. Ci pensi?” “Starò più attento, promesso. Quand’è che avrai voglia di cose un po’ più trasgressive?” “Allora è vero che sono un tuo giocattolo! Hai trovato una che te le fa passare tutte e non te ne vuoi perdere nessuna di cose strane. E’ così che mi rispetti?” “Cinzia, dimentichi che ti conosco da sempre. Io e Simona eravamo ancora fidanzati quando ti ho vista per la prima volta. Quanti anni avevamo? Tu forse sedici. Ti considero un’amica da sempre e, come te, tuo marito. Ma se abbiamo trovato questa strana intesa, come possiamo non approfittarne? E poi, se è vero che ti coinvolgo in situazioni particolari, tu ci stai. Ne abbiamo già parlato. Basta che mi dici che non vuoi più ed io smetto.” “Lascia perdere, cretino. Però ho paura che lo capiscano mio marito o Simona, stai attento. Cos’è che volevi dirmi?” “Hai visto che ci stai?” “E’ sola curiosità.” “Quella cosa con i miei colleghi. Ti piacerebbe.” “Ma sei veramente cretino? No! E poi mica posso farli venire qui in ufficio.” “A loro non dispiacerebbe venire lì in ufficio.” “Stronzo! Ma sono lì che ti ascoltano?” “No! Sono scesi per un caffè ed io ti ho telefonato. In ogni caso, potremmo fare a casa di uno di loro, Massimo. E’ scapolo.” “No. E poi mi dici come potrei fare a capire chi è più bravo e tutte quelle altre scemenze che mi hai detto ieri?” “Beh! Capisco che sarebbe difficile mantenerti distaccata, ma è fattibile. Pensaci! Prima potresti apprezzare e giudicare ogni sfumatura di come ti baciamo; il sapore delle nostre labbra, le nostre lingue che ti scrutano tra le gengive. Poi, lasciare che ognuno di noi mostri le proprie capacità nel giocare con i tuoi seni, scenda con la bocca giù sul tuo ombelico, e poi sino al monte di venere e ti faccia sentire la lingua tra le gambe. Ti faccia impazzire con le dita sempre lì in basso. Dopo, sentire tra le mani la consistenza di ogni pene, conoscerne il sapore e stabilire quello che più ti è gradevole.” “Uhmmm! Una goduria. Ma per chi? Per me o per voi?” “Scema! E poi ognuno dovrebbe dimostrarti di essere speciale scopando e …” “..e facendomi il sedere. Ma dai!! Ed io dovrei stare lì, buona buona, con le palette dei voti?” “Perché no?” “No!” “Senti, facciamo così: più tardi passo insieme a loro. Tu scendi un attimo per un caffè e poi decidi.” “Provaci e ti ammazzo!” “Va be’, passo da solo per la pausa pranzo. Ti va?” “Se è veramente per mangiare, si. In caso contrario, scordatelo.” “Allora ci vediamo più tardi.” Appena chiusa la conversazione telefonica con Cinzia, Mario si era rivolto ai colleghi. “Ragazzi, ora sta a voi. Dove volete pranzare?” Si erano visti alle due. Mario le era seduto di fronte, in un tavolo fuori dal locale dove si erano fermati per prendere due insalate. Cinzia era furiosa. Aveva davanti a sé l’uomo che, pur non essendo suo marito, conosceva ogni centimetro della sua pelle e che l’aveva penetrata in ogni singolo pertugio. Era stato con lui, e non con suo marito, che aveva avuto il primo rapporto anale. Sempre lui l’aveva istradata nel rapporto con due e con tre uomini. Lui l’aveva liberata da ogni inibizione, facendole fare sesso con altri che la guardavano. Eppure, in quel momento, lo avrebbe preso a schiaffi ben volentieri. “La vuoi finire di insistere?”, “Perché non dovrei, Cinzia? E’ un’idea geniale.” “Ma non hai un briciolo di riguardo per me, per tua moglie e per mio marito?” “Ma se sino a ieri non ti sei lamentata? Per come ti scuotevi, mi sembra che ti sia piaciuta l’esperienza di farti guardare mentre fai sesso.”“Finiscila! Vuoi che ci sentano dai tavoli vicini?” “Ciao Mario!” Il saluto di un uomo avvicinatosi al tavolo li aveva interrotti. “Erminio! Ma dai? Non mi dire che mi avete seguito?” Quello aveva risposto con un cenno e un sorriso. “Mario!! Sei uno stronzo!!” I due uomini l’avevano vista alzarsi dalla sedia e dirigersi verso la strada, velocemente. Mario era schizzato verso di lei, rivolgendosi all’amico: “paga tu e seguitemi.”
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