Cinzia si era guardata nello specchio del bagno, in ufficio, prima di fare ritorno nella sua stanza. Quel coglione di Mario, alla fine, nonostante il suo rifiuto, aveva organizzato l’incontro tra lei e i suoi quattro colleghi. Appena capito l’intrigo era scappata via, ma quello l’aveva inseguita e, dopo un litigio breve ma intenso, lei aveva consentito che salissero tutti in ufficio. Li avrebbe trattati come meritavano! Erano rimasti ad attenderla nella sala riservata alle riunioni, arredata con quattro divani comodi e da un tavolo basso ampissimo. Giunta davanti alla porta si era lisciata la gonna corta, controllando che tutto fosse nel punto giusto poi, facendosi coraggio, era entrata nella stanza. Il vociare sembrava essersi fermato, evidentemente l’aspettavano. Aveva rivolto loro uno sguardo assassino. Mario era comodamente disteso sul divano alla destra dell’ingresso. Di fronte erano seduti in due, decisamente diversi nel fisico: uno alto, longilineo e biondo; l’altro tarchiato, dalla carnagione scura con baffi e basette. Alla loro sinistra, nel terzo divano, c’erano gli altri due, bruni e, per quel che si vedeva, palestrati. Allora? . “Ciao piccola” le aveva risposto Mario, tendendole un braccio “vieni qui che ti faccio conoscere questa compagnia di matti!” Lei si era fatta avanti, cercando di essere il più disinvolta possibile, mentre i quattro, ancora seduti nei divani, le rispondevano con sorrisi inequivocabili. Si erano alzati in piedi per salutarla, e lei li aveva affrontati. “Voi sareste i colleghi di Mario?” Gli aveva risposto il più vicino, allungandole la mano per stringere la sua. “Si. Io sono Leonardo, piacere.” “Erminio, ciao” “Io sono Carlo, ciao!” “Massimo, molto piacere.” “Ehi Mario,, non ci avevi detto che era così bella!” Cinzia aveva fatto un sorriso di circostanza a quell’affermazione, ma aveva comunque risposto con una voce gelida. “Perché siete qui?” Aveva letto un attimo di imbarazzo nei loro occhi, poi Erminio si era ripreso prima degli altri.“Sei veramente bella. Mario ci aveva parlato di te e morivamo dalla curiosità di conoscerti.” Chissà perché, le era sembrato che il complimento fosse stato sincero. Sapeva di essere una bella donna, ma sapeva pure che quella riunione era stata organizzata per farle la festa, e non le andava proprio che altri la trattassero come un oggetto. “Ah si? E cosa vi ha detto di me, Mario? Faccio una vita così normale. Mica mi avrà fatto passare per quella che ci sta e la da a tutti?” Era stato Carlo a cadere nel tranello. “ma veramente..” “veramente cosa?” L’imbarazzo aveva avuto il sopravvento nell’uomo, rimasto muto. In suo aiuto era corso Massimo. “Secondo Mario sei unica. Perchè ti butti così a terra?” “Tu chi sei? Il capo branco?” “Perché sei così sgarbata? Ti abbiamo fatto qualcosa di male?” “Ancora non mi avete detto perché siete qui.” Nel parlargli, si era seduta sull’unico divano rimasto vuoto e nel farlo la minigonna era risalita sulle cosce. Si era accorta che la cosa non era passata inosservata e, mentre si riassestava, aveva chiuso gli occhi per riaprirli subito dopo. Massimo la stava fissando mentre le si sedeva accanto, avvicinando il viso pericolosamente al suo. Aveva sentito sul collo il suo respiro mentre si chinava su di lei. Le labbra di lui l’avevano sfiorata all’altezza del collo,poi erano scese sulla nuca, poi di nuovo sul collo. “che cosa fai?” aveva balbettato. “Quello che desidero da quando Mario mi ha parlato di te” le aveva risposto , baciandole il lobo dell’orecchio. “No, smettila!” ma la protesta non aveva impedito all’uomo di continuare ad accarezzarla, di stringerla e di premere le mani calde sulla schiena. Cinzia aveva rivolto lo sguardo verso gli altri. Erano tutti silenziosi, incantati dalla scena, con Mario particolarmente sorridente. La bocca di Massimo la stava divorando mentre le mani iniziavano ad esplorarle il corpo, raggiungendo presto i seni e cominciando una lunga carezza circolare che l’aveva fatta traballare. Com’era possibile? Detestava quegli uomini. Non sapeva chi fossero, se non che il programma disegnato da Mario prevedeva un gara tra loro per lei allucinante. Avrebbe dovuto non farli salire, oppure, a quel punto, invitarli ad andare via. Invece, stava inerme, lasciando che l’uomo perlustrasse il suo corpo. Sembrava che non fosse interessato particolarmente al suo seno, perché, quasi subito, aveva lasciato scivolare le dita verso il basso, dove avevano scavalcato facilmente l’ostacolo costituito dalla minigonna. Gli altri non potevano vedere, ma lei sapeva che stava lottando per vincere la insistenza nel volersi infilare sotto le mutandine. “Lasciati andare, vedrai che, poi, mi ringrazierai.” Le parole l’avevano tramortita. Ma come si permetteva? Chi era per poterla trattare così? Avrebbe voluto alzarsi dal divano, ma quello era stato più veloce di lei bloccandola con la mano libera e ritornando a baciarla, nonostante lei fosse di ghiaccio. “Dai, Cinzia! Massimo ha ragione, lasciati andare.” Ci si era messo pure quel porco di Mario, e non poteva essere altrimenti. Oramai si era capito che ci provava gusto a dividersela con altri uomini, ma a quel punto stava esagerando. Mai e poi mai li avrebbe lasciati fare. Almeno questo era quello che le passava per la testa, ma le dita di Massimo ci sapevano fare e, benché il suo cervello continuasse a dire di no, tra le sue gambe un punto aveva iniziato a dolerle ed a pulsare, e sembrava quasi che Massimo lo sapesse. “Sciogliti. Bene! Allargati, così. Lascia che ti entri dentro.” Era pronta a scatenare un putiferio. Gli avrebbe urlato che era uno stronzo; che certe cose poteva andarle a fare con sua moglie. Aveva la fede. Cazzo! Non aveva fatto caso che tutti e quattro portavano la fede. Invece di urlare, si era ritrovata a domandare questa scemenza. “ma siete sposati tutti?” E Massimo le aveva risposto con voce suadente e sicura. “Si, bella. Siamo tutti sposati. Non avrai pensato che fossimo degli sporcaccioni qualunque? … Lasciati accarezzare, brava.” Finalmente le dita avevano avuto il sopravvento ed erano andate oltre il tessuto delle mutandine. Lui aveva iniziato ad accarezzarle la peluria, riprendendo a parlare. “Non siamo soliti a simili incontri. Anzi!! Con questo non voglio dirti che ognuno di noi non ha avuto le sue avventure extraconiugali.” Un dito si era infilato leggermente dentro, “ma quando Mario ci ha detto di te, siamo letteralmente impazziti.” La mano, ancora nascosta dalla mini, aveva iniziato un movimento appena percettibile dagli altri. “non ti credere? Siamo più emozionati di te, ma di una cosa puoi stare certa. Faremo il possibile per essere alla tua altezza. Sei magnifica. Ora lascia che pensi un po’ a te.” La mano aveva iniziato a muoversi più velocemente. Era un semplice ditalino, ma il respiro di Cinzia era diventato ben presto irregolare. Si guardava continuamente intorno e, vedendosi osservata dai volti paonazzi dei tre sconosciuti, provava vergogna e sarebbe voluta sprofondare. Invece, i movimenti inconsulti del suo bacino, lasciavano intendere che le carezze di Massimo stavano ottenendo l’effetto sperato. In più ci si era messo di nuovo Mario che, senza remora alcuna, aveva iniziato ad incitarla perché esplodesse nel suo orgasmo. “Vieni, Cinzia!! Dai, ne sei capace. Facci vedere come non hai freni. Pensa? Tra un po’ tutti noi che ti guardiamo mentre godi potremo regalarti nuove sensazioni. Quale sarà il fortunato che succhierai per primo? Chi potrà deliziarsi col tuo culetto? Chi ti farà bere dalla sua fontana? Siiii!!! Brava!!!” L’urlo era stato liberatorio. “Ve…vengoooooo!!! Sii …siii.. NO! Non ti fermare!” Inaspettatamente per lei, Massimo si era bloccato improvvisamente, sfilando le dita e lasciando che l’orgasmo le morisse in gola. Quel farabutto aveva rialzato la mano, portando con sé il bordo della gonna per dare modo agli altri di potere vedere da vicino l’attaccatura delle cosce e la peluria che sporgeva dalle mutandine rimaste leggermente spostate. “Chi vuole sostituirmi?” Era stata questione di un attimo. Mentre Massimo si spostava sul divano vicino, Erminio si era catapultato inginocchiandosi ai piedi di Cinzia e, in un niente, aveva poggiato la sua lingua sul suo tesoro. L’orgasmo era riesploso fragorosamente e con movimenti più insulsi di prima. “Brava piccola! Lasciati andare completamente. Lo vedi come è paziente Erminio? Quanto ci tiene a farti godere come si deve?” In effetti, quello, una mano sulla coscia destra e l’altra sulla sinistra, non aveva smesso nemmeno per un secondo di succhiarle la clitoride o di leccarle la fica mentre il godimento era in atto, ritardandone la conclusione. Alla fine le si era seduto accanto, soddisfatto del risultato. Cinzia, però, non aveva avuto il tempo di riassestarsi che Mario le era stato di sopra. “Gioia, facciamo vedere a questi cialtroni come siamo in gamba.” E, senza badare ai formalismi, l’aveva penetrata con un colpo secco, incominciando a pompare subito di buona lena. L’atmosfera si era elettrizzata ancora di più alla vista della prima cavalcata del pomeriggio. Mario ne aveva approfittato per riprendere il discorso con gli amici, benché impegnato a trombare con un ritmo niente male. L’argomento era Cinzia. “Allora ragazzi, che ve ne pare?” “Mario, se non vi vedessi con i miei occhi, non ti crederei.” Gli aveva fatto da eco Leonardo, “ma sicuro potremo farlo anche noi?” Quello lo aveva guardato con un ghigno storto, sorpreso da quella insicurezza. “Ma vuoi scherzare? Allora vieni a prendere il mio posto!” “ma io… non vorrei… se poi…” “e finiscila di balbettare?! Cinzia pensaci tu a questo timidone.” E Cinzia ci aveva pensato. Se proprio doveva giocare con quei quattro, che lo facesse a modo suo, e Mario le stava dando la prima occasione. Lui l’aveva liberata dal suo peso, sfilandosi e spostandosi di lato, permettendole di rialzarsi per avvicinarsi a Leonardo. Era stato il suo turno di chinarsi, inginocchiandosi sul pavimento. Poi, come se lo avesse fatto altre mille volte, aveva poggiato la mano sulla cerniera dei pantaloni dell’uomo, abbassandola lentamente. Con quello ancora imbambolato, si era presa la briga di sfilargli l’indumento sino alle ginocchia e subito dopo di abbassare i boxer, lasciando che il cazzo eretto facesse la sua apparizione. Ci era salita sopra, infilandosi da sola e incominciando a cavalcare l’uomo. “ti piace bella?” le aveva chiesto Mario. Lei aveva risposto solo con un cenno del capo. “Pensa, ce ne sono cinque tutti per te.” Ancora una volta si era ritrovata a chinare il capo, già in preda ad un nuovo orgasmo che aveva trascinato con sé Leonardo, troppo caldo per potere resistere all’ondata di eccitazione. Era stata la volta di Carlo. Si era presentato davanti a Cinzia già con il cazzo sfoderato. “me lo succhi, per piacere?” ”Meglio di no, mi spiace” Gli aveva risposto lei, cercando di opporsi. ”Eddai… Ora che ti succede?” Mario le si era avvicinato e, con la cura che si riserva ai bambini impauriti, si era chinato su di lei poggiando una mano sulla nuca. Poi, delicatamente, aveva accompagnato la sua testa verso quel palo di carne, lasciandola solo dopo essersi assicurato che una buona parte era stata risucchiata tra le labbra della donna, e lei aveva iniziato a succhiare ed a leccare. “Che ne dite, se riprendessimo il discorso della gara?” Era stato Massimo a parlare e, così, mentre Cinzia continuava a ciucciare il cazzo di Carlo, senza che nessuno la interpellasse per sentire il suo parere, i cinque avevano incominciato a parlare di come potere procedere per darle la possibilità di giudicarli in ogni performance. “…e poi possiamo spostarci lì, la poggiamo sulla scrivania e vediamo chi saprà essere il più bravo nel rapporto anale.” Lei li aveva lasciati parlare, fingendo di concentrarsi sul pene che aveva davanti, ma la verità era che iniziava nuovamente a sentirsi mortificata dal trattamento riservatole. Per quei cinque era una cosa e niente più. Avrebbero potuto pagare una battona per fare quel gioco ed invece avevano scelto lei. Certo! Era anche più bello potere dire “io a quella me la sono fatta in ogni buco.” Cazzo! Non era giusto. Aveva voglia di lasciarli in tronco e fuggire via ma le pulsazioni che le arrivavano sino al cervello partendo dal centro delle gambe le facevano capire che lei era fatta per quelle cose. Volevano giocare? Ci avrebbe pensato lei a distruggerli. I cinque si erano pure accordati per un premio per il vincitore, 2.000 euro pagati dagli altri quattro. “Cinzia, tu ci stai?” Avevano concluso così la loro diatriba. “Perché no! Tanto mi sa che lo fareste in ogni caso.” Alla sua affermazione, i cinque avevano riso fragorosamente. “ma come faccio a votarvi?” “ti bendiamo.” Le aveva risposto Massimo, ancora più sicuro del fatto suo, “e tu, una volta che sei decisa, ci dici quello che pensi dal … dal soggetto che hai per le mani.” “Ok! Allora, datevi da fare.” Se doveva passare per una che la dava a tutti, almeno che se ne andassero col ricordo di avere avuto a che fare con una donna sicura di sé. Le si era avvicinato Mario, tenendo in mano una bandana nera. Lei lo aveva lascito libero di bendarla. Subito dopo si era sentita spingere delicatamente sul pavimento e qualcuno l’aveva liberata delle mutandine mentre Mario la invitava a rimanere con le gambe aperte. “Abbiamo pensato che ti avrebbe fatto piacere che iniziassimo col pensare a te. Adesso, a turno, scenderemo sulla tua fica con le dita e con la lingua. Quando deicidi di cambiare uomo, diccelo e dacci un voto. Ti va bene?” Chissà perché, ma si sentiva un tremore per tutto il corpo, per l’emozione. “Ok! Sono pronta.” Due mani si erano appoggiate alle sue cosce e, immediatamente, una lingua si era poggiata sulla sua peluria. L’uomo la leccava lentamente, mentre Mario continuava a parlarle. “Non abbiamo intenzione di farti godere, Cinzia. Ci scuserai per questo, ma in quel modo come potresti giudicarci? Tu pensa a mantenerti fredda, devi apprezzare o disprezzare i nostri sforzi. Ad esempio, lui ti sta piacendo?” Così, si erano alternati tutti e cinque tra le sue gambe, regalandole momenti sublimi. Lei aveva tentato più volte di capire chi ci fosse lì sotto ma solo in un caso credeva di avere capito chi fosse l’uomo. Dopo che qualcuno l’aveva leccata in modo fin troppo pacato, quasi a farla assopire, e si era sentito assegnare un quattro categorico, aveva sentito delle dita perlustrarla brevemente tra i peli e, subito, infilarsi dentro in modo brusco. I movimenti dell’uomo erano stati vigorosi, quasi brutali e questo le aveva fatto pensare a Mario. Forse, aveva voluto dimostrare agli altri che lui poteva fare quel che voleva. In ogni caso, lei lo aveva allontanato presto dando un sei. “Ora si cambia, Cinzia” la voce di Mario era asettica. Si! Doveva essere rimasto scontento del voto. A quel punto c’era qualcuno con un nove, due otto, un sei e un quattro. “Senza toglierti la benda, riesci a restare a seno nudo? Brava! … Ora distenditi a terra.” Lo aveva accontentato con movimenti lenti ma precisi. Cosa volevano a quel punto? Lei aveva pensato che fosse il tempo di prenderglieli in bocca, invece, appena sdraiata, qualcuno le era salito sul torace, stringendole le mammelle sul suo cazzo. “Ti chiediamo due giudizi questa volta.” “dimmi” stava sudando con quello addosso. “vediamo come ce la caviamo col tuo seno; se ti diamo l’impressione di essere degli egoisti, oppure se riusciamo a coinvolgerti. E poi, appena ognuno di noi avrà finito, prendiglielo tra le mani, ma non per masturbarci. Soppesalo, stringi, se vuoi passarci le labbra, fallo pure. E poi, dicci le tu impressioni generali sul nostro organo. Ti è chiaro?” “Si! Ma devo dare solo un giudizio?” “Scusa?” “Vuoi che dia un voto unico per come vi comportate su di me e per come lo avete?” Intanto chi le stava di sopra le si era spostato di fianco e lei aveva iniziato il primo esame soppesando lo scroto e la grossezza dei testicoli. Non le sembrava nulla di eccezionale. “No! Credo sia giusto darne due.” E lei li aveva giudicati uno per uno. Col seno nessuno di loro era riuscito ad essere particolarmente altruista. Per lo più, tutti e cinque si erano limitati a scivolarle nel solco variando solo l’intensità dei movimenti e lo stringere le mammelle verso il centro. Ma questo, secondo il suo pensiero, era stato un modo perché potessero apprezzare di più la consistenza del seno. Solo uno si era distinto, riuscendo a giocare contemporaneamente con i capezzoli e facendo sì che la punta del pene raggiungesse le sue labbra. Era stato l’unico otto, mentre gli altri quattro si erano dovuti accontentare di un sei. Le cose erano andate diversamente durante l’esame dei loro organi. Tra le mani, Cinzia aveva potuto constatare la differenza tra i cinque, riconoscendo subito il pene di Mario. Ce n’erano tre che non avevano nulla da invidiargli. Uno, in particolare, l’aveva stupita perché aveva tutto per potere essere definito un bel cazzo. La pelle era liscia, la lunghezza notevole, dritto senza una sporgenza della pelle. La sacca dei coglioni piena. Da dieci ma, per non volere dimostrare di essere rimasta un po’ troppo affascinata, lei aveva dato un nove. Mario non doveva essere particolarmente contento di come si stava mettendo, perché la sua voce era sempre più gelida. In breve, era stato Massimo a sostituirsi a lui nel parlare alla donna. “Ora scopiamo. Ok?” “Per me va benissimo.” Il gioco ormai l’aveva presa totalmente. “Lascia che ognuno di noi ti prenda come più gli aggrada. Ci stai?” “Si.” “Tanto, quando vuoi puoi farci smettere. Ma, se uno di noi si stacca, non puoi chiederci di continuare. Ok?” “Va bene.” Delle mani l’avevano presa per i fianchi facendola alzare da terra. L’individuo di turno l’aveva fatta mettere carponi e subito l’aveva penetrata come le bestie. Non era male. Lei stata apprezzando quei colpi, quando aveva sentito un cellulare squillare. “Pronto?” Era quello di Mario. “Ah! Sei tu. Come va? Che fai?” Cinzia aveva notato subito che la voce dell’amico, da cupa, era tornata squillante. Chi era? Intanto, dopo un sette, l’uomo dentro di lei si era staccato, lasciando il posto ad un altro. Schiena sul pavimento, gambe acchiappate dal nuovo arrivato all’altezza delle caviglie e sollevate sino a farle formare un angolo retto e, poi, penetrata dolcemente. “ma ti sei fissato? E se lo sapesse tua moglie Cinzia?” Cazzo!! Stava parlando con suo marito. “Ma dimmi, ora che fai? Ah! Alle 16 e 30 vai a prendere tua moglie in ufficio. Peccato!” Oh Cazzo! Suo marito sarebbe venuto a prenderla. Intanto Mario continuava a parlargli “Sono già le quattro. E’ inutile dirti di venirci a trovare.” Pausa, “Si!!! Siamo proprio con lei. Io e quattro miei colleghi. Dovresti vederla come si prodiga per farci divertire. Ma si diverte pure lei!” Era impaurita ed incazzata per quello che Mario stava raccontando a suo marito, quando una mano le aveva strappato la benda dagli occhi. Si era ritrovata ad incrociare lo sguardo di Massimo che, in quel momento la stava fottendo. “Dice Mario che non possiamo proseguire con la gara.” Le aveva detto con un filo di voce, “ti spiace se continuiamo in altro modo?” Lei non aveva risposto, presa dal seguire la conversazione tra Mario ed il marito e quello aveva interpretato il suo silenzio come assenso. Senza rendersene conto, si era ritrovata chiusa a sandwich tra Massimo e Leonardo. “Ora è sotto le attenzioni di due amici. Si, proprio così! Esattamente come dici tu. Come?” Le si era avvicinato, rivolgendole la parola. “Questo mio amico al telefono, mi chiede se godi prendendone due alla volta.” Poi, senza aspettare la sua risposta, si era rivolto all’interlocutore telefonico. “mi dice di farlo fare a tua moglie.” E lì una sghignazzata che sapeva tanto di ripicca per i voti bassi assegnatigli. “Aspetta! Tanto per lei va bene.” Benché impegnata dai due che la stavano trombando, lo aveva visto consegnare il cellulare a Erminio e poi, riavvicinarsi a lei, insieme a Carlo. “ragazzi. Non fate cazzate!” aveva detto sottovoce. Invece, era rimasta succube dal brutto scherzo giocatole da quel porco. Leonardo e Massimo si erano sfilati da lei, mentre Carlo, distesosi a terra, l’aveva invitata a gesti a salire sopra di lui, penetrandola subito e cingendola per i fianchi. Un attimo dopo, Mario le violava l’ano, incominciando a pomparla con vigore. Poi, la sua voce l’aveva raggelata: “ecco! Sono con un altro amico. Lui la sta fottendo io, invece, penso al suo culetto. Dovresti vederla come si dimena….Ok! Presto ti organizzo un incontro con lei. Ora ti saluto. Dai un bacio a Cinzia per me.” Aveva chiuso la conversazione, aumentando l’intensità dei colpi. “Abbiamo poco tempo, Cinzia! Divertiamoci, ti va?” “Sei uno stronzo!! Un grandissimo stronzo!!” “Si, ma ti piace!!” Il trillo del citofono li aveva interrotti. “Cazzo! Ma era qui giù?” L’avevano liberata, lasciando che, trafelata, andasse a rispondere. “Amore? Si, due minuti e scendo io.” Si era rivolta ai cinque che la attorniavano, “ha la macchina in zona rimozione. Mi aspetta giù.” Aveva smesso di parlare e già era in ginocchio, come se avesse letto nei loro occhi la delusione di non potere fare esplodere i loro orgasmi dopo tutto quel faticare, e li avesse voluti tranquillizzare. “Fate presto, però.” E così, in due minuti c’era stato chi, come Leonardo, aveva preferito masturbarsi indirizzando la punta del cazzo e il getto di sperma sul suo viso. Carlo e Erminio, invece, le avevano chiesto di smanettarglieli sino a che l’orgasmo non li aveva fatti schizzare sul suo seno. Massimo non aveva rinunciato all’ultima succhiatina, scaricandole il suo sperma dritto in gola, e Mario, volendole manifestare il suo dominio ancora una volta, l’aveva spinta carponi, infilandoglielo nel deretano solo per sborrarle dentro. L’uomo era ancora all’apice del godimento quando il suo cellulare aveva ripreso a squillare. Aveva risposto Massimo. “Pronto! …. Un attimo. Mario è un tuo amico, dice che ha chiamato poco fa.” “Parlagli tu. Domandagli se è il marito di Cinzia. Se è lui intrattienilo.” “Si… “ Massimo si era voltato verso l’amico preoccupato “Si, è lui.” “Dagli da parlare, che noi sistemiamo tutto.” E così quello aveva iniziato a rispondere alle domande del marito di Cinzia, confermandogli che erano ancora alle prese con la donna di cui gli aveva parlato Mario. “Bionda, un corpo da sballo e trasuda femminilità da ogni poro. Si, c’è ancora Mario alle prese con lei. Certo! Per quello che ho visto, ama il rapporto a tre.” Poi, qualcosa ascoltata lo aveva tramortito. Gli altri lo avevano visto chiudere la conversazione. “Cazzo! Dice che lo abbiamo eccitato ad un punto tale che, mi ha detto, sale da sua moglie in ufficio per una sveltina.” C’era stato un fuggi fuggi generale. Gli uomini avevano raccolto le pezze, cercando rifugio in un ripostiglio dell’ufficio, mentre Cinzia si toglieva lo sperma dal corpo usando i boxer di Mario. Glieli aveva lanciati nel camerino, sistemandosi meglio la gonna quando avevano suonato alla porta. Fatto un sospiro, era andata ad aprire. “Amore?! Ma stavo scendendo… ehi scemo!!!” Lui l’aveva già abbracciata mentre col piede richiudeva l’ingresso. L’aveva buttata a terra dolcemente, salendole di sopra. Subito le mani erano corse sotto la gonna cercando le mutandine per scostarle. Si era liberato dei pantaloni e delle mutande, calandoseli alle ginocchia ed era entrato in lei velocemente. “Amore?! Ma che ti è preso?” Come poteva risponderle? Aveva chiuso gli occhi e, intanto che la scopava, pensava di essere con Mario e gli altri con quella donna che di sua moglie, sicuramente, ne faceva mille. Come sarebbe stato sublime inchiappettarsela mentre lei era impegnata a spompinarne un altro. Oppure scoparsela mentre Mario la prendeva da tergo. Senza rendersene conto, era sfilato fuori, cercando il forellino posteriore di Cinzia. Ecco! Ora gli avrebbe detto di smetterla. Invece, lei era rimasta silenziosa e accondiscendente. Lui l’aveva trovata meno tesa delle altre volte e, benché sorpreso, non aveva saputo resistere alla tentazione di penetrarla per tutta la lunghezza del suo pene. L’emozione, però, e tutti quei discorsi con Mario lo avevano tradito e, appena sentito il contatto con i tessuti interni, aveva scaricato tutto il suo seme dentro l’intestino della moglie. Si era rigirato, sfilando fuori. Lei gli aveva parlato. “Allora? Che ti è preso?” “Niente, niente… Non potevo aspettare di arrivare a casa.” “Sembra quasi che tu abbia visto un film porno e dovessi sbollire. Non è che con i tuoi amici avete…”“No! Ma che dici scema?” “Lo sai che mi hai fatto?” Cosa voleva dirgli? Gli sembrava un’altra, non la sua Cinziuccia timida e passiva. “Cosa, amore?” “Sei arrivato qui come un indemoniato. Mi hai buttata a terra, me lo hai infilato dentro senza chiedermi se mi andava o no, hai fatto quella cosa che non mi è mai piaciuta e, una volta che te ne sei venuto, ti sei dimenticato che esisto. Ti sembra ragionevole?” Era fredda, glaciale. Aveva davanti suo marito e, invece di urlargli che lo amava e che avrebbe dovuto chiedergli mille volte perdono, lo stava rimproverando per il suo egoismo. Era impazzita? E se lui fosse andato dall’altra parte dell’ufficio, lei come avrebbe potuto spiegare la presenza di quei cinque? “Scusa amore, non so che mi è preso. Andiamo, dai.” Erano usciti dall’ufficio senza rivolgersi più la parola. Lui pensava che era stato uno stronzo con la moglie solo perché sarebbe voluto essere con Mario e con quella ninfomane. Lei ,che non doveva trattarlo così, visto che era l’uomo che amava. “Perché sorridi?” “Niente amore.” Come poteva dirgli che poco prima aveva avuto tra le mani un cazzo da dieci e lode? Il mercoledì mattina, Cinzia ripensava a quanto accaduto nei due giorni precedenti. C’era stato sicuramente un acuirsi della sua carica sessuale e la cosa la preoccupava parecchio. Mario l’aveva coinvolta in giochi morbosi e pericolosi senza sforzo alcuno, e, quel che più la turbava, era che lei ne era rimasta piacevolmente sorpresa. A trent’anni, sposata e rispettata da tutti per la sua serietà, aveva accettato di scopare e di succhiarglielo fuori dall’auto, nel parco, in presenza di quattro guardoni. E se tra questi ci fosse stato qualcuno che la conosceva? La stessa sera quello sporcaccione le aveva fatto bere dinanzi ai loro coniugi un drink dove aveva fatto finire il suo sperma (chiuso nel gabinetto del pub), e lei ci aveva riso di gusto. Il giorno prima, poi, l’aveva avuta vinta nel farla fare da giudice nella gara con i suoi quattro colleghi, solo che l’arrivo di suo marito aveva fatto finire il tutto in una miniorgia. Cazzo!! Era diventata una donna da orgia, ma com’era possibile? Si condannava per questo ma, sincera con se stessa, alla domanda di smetterla, rispondeva “forse domani.” Ancora pensava alla sua metamorfosi, quando la mano era scesa sull’apparecchio telefonico. Il numero lo conosceva a memoria, ma questa volta non voleva parlare con Mario; se avesse risposto lui avrebbe messo giù. “Dipartimento provinciale. Terza sezione. Chi parla?” Le era sembrato Erminio. “Buongiorno, c’è Massimo?” “Chi parla?” Le era sembrato perplesso. Forse non l’aveva ancora riconosciuta. “Un’amica. Dica un’amica.” “Massimo al telefono. Un’amica.” Aveva atteso pochi secondi. “Pronto?” “Ciao Massimo, sono Cinzia ma non lo fare capire agli altri. Soprattutto a Mario se è lì con te.” Quello era stato più veloce della luce a mangiarsi la foglia. “Patrizia, che piacere sentirti. Dimmi…” Perché girarci intorno? Se doveva sconvolgerlo, tanto valeva aggredirlo. “Per me ieri sei stato tu il vincitore, che ne dici di venire a ritirare il premio.” “Ah! Grazie, certo. Ma di che si tratta?” “Tu cosa vorresti?” “Guarda, mi cogli in un momento in cui…” “..non sei solo. Magari io faccio le domande e tu rispondi?” Il gioco si era fatto subito intrigante. Già lo pensava eccitato per quel che stava dicendo. “Per me va bene.” “Allora, vediamo…. Mi vieni a trovare qui in ufficio, tanto sono sola. Vuoi trovarmi in pantaloni o in gonna?” “Direi che la seconda soluzione è preferibile.” “Sei fortunato. Ti interessa sapere cosa c’è sotto?”“Immancabilmente.” “E’ un completino nero. Niente di straordinario, ma è elegante. Hai scelte in questo senso?” “E’ possibile rinunciare alla prima parte?” “Non ti capisco. Che vuoi dire?” “Ho paura di avere delle difficoltà. Posso richiamarti tra un attimo?” “Ok! Ciao.” Aveva posato il ricevitore, sorridendo con se stessa. Poi, trascorsi meno di dieci minuti, era squillato il telefono; era lui. La tensione si tagliava a fette. Tutti e due sapevano del perché Cinzia lo avesse chiamato ma dovevano arrivarci con la giusta calma. “Allora?” “Allora cosa?” “MI avevi chiesto se mi piaceva il tuo intimo nero ed io avevo un desiderio.” “Quale? Di’ pure, se posso accontentarti lo faccio volentieri.” “Beh! A me le donne che lasciano libero il proprio seno sotto le maglie o le camice mi fanno impazzire.” “Anche tua moglie?” “Sei monella! Comunque si, anche lei. Mica penserai che sto con una bruttina?” “Assolutamente! Ma, allora, perché mi cerchi?” “Veramente sei tu che mi hai cercato. Io ….” Si era interrotto come se cercasse le parole adatte, oppure come se stesse per dire qualcosa di sbagliato. “Tu non mi avresti degnato di uno sguardo. Solo che quello che ti ha proposto Mario ti ha incuriosito. E’ così?” “Ma?! Se ti avessi incontrato per la strada, sicuramente mi sarei fermato a guardarti, però non avrei mai pensato di….. Si! Mario mi ha proprio incuriosito, hai detto bene!” “Mario??!!! Non io?” “Tu!” “E cosa hai pensato di me?” “Mario ci aveva raccontato tante cose e, ti chiedo scusa, mi dava l’idea di una ninfomane. Di una che aveva solo lo scopo di fare sesso ininterrottamente. Poi, quando ti ho vista seduta a mangiare con lui, ho avuto difficoltà a credere che una donna come quella che stavo osservando avrebbe potuto cambiare radicalmente la propria immagine sino a partecipare alle cose che ci aveva detto Mario, oppure a stare, da lì a poco, con noi cinque. Sinceramente, credevo che ci avresti mandato al diavolo.” “E mi credi una ninfomane?” “No! Assolutamente.” “Allora?” “Non lo so. Non lo capisco, ma non hai nulla di una ninfomane.” “Grazie.” “Ma … posso chiederti se va tutto bene con tuo marito?” “Si, certo. E’ l’uomo che amo. Tu non ami tua moglie?” “SI.” “L’avevi mai tradita?” “Si, ma mai come ieri.” “Mi stai dicendo che ieri è stata la prima volta che… insomma che non eri solo con una donna?” “Si.” “e come ti è andata?” “Ti guardavo. Quando eri con gli altri era una scena sublime, incantevole. Eri bellissima, come un felino elegante e feroce. Però se ero io insieme a te, avrei preferito essere solo, non con gli altri.” “Cioè, fare sesso con una donna insieme ad altri uomini non ti eccitava?” “L’idea sì, ma alla resa dei conti preferisco solo. Tu no?” “Non lo so. Se mi penso con due uomini mi faccio schifo. Poi, però, la cosa mi piace.” “ma perché mi hai chiamato?” “perché sei l’unico che mi è piaciuto incontrare ieri.” “Grazie.” “e…. se non ti dispiace, vorrei incontrare nuovamente.” “Ah!” “Ti secca?” “No! Scherzi. E che mi hai preso all’improvviso… Il solo pensiero mi sta facendo…. Scusa.” “Ti stai eccitando?” “Beh! … Vorrei vedere te se ci fosse una donna bellissima a farti simili proposte.” “Ti è diventato duro? Poverino.” “Finiscila!” ma ridevano ambedue. “Puoi chiuderti in un gabinetto dell’ufficio. Oppure, se hai un po’ di tempo….. Siamo vicini, ci pensi?” “Posso assentarmi veramente per poco tempo. Quindici, venti minuti al massimo. Non so se vale la pena.” “Vorrà dire che penserò solo a farmi perdonare per averti eccitato con le mie conversazioni. Dai, non perdere tempo.” E Massimo non aveva perso un secondo. Pochi minuti dopo era in sella ad un ciclomotore avuto in prestito dall’usciere e, in un niente, aveva percorso il chilometro scarso che divideva i due uffici. Emozionato come al primo giorno di lavoro, aveva suonato alla porta. Cinzia gli aveva aperto sorridente. Era magnifica! E poi, la trasparenza della camicia bianca non lasciava dubbio alcuno sul fatto che si fosse tolta il reggiseno. “Ciao Massimo.” “Ciao Cinzia.” “Resti lì o pensi di entrare?” Aveva varcato la soglia e, giusto il tempo di richiudere la porta si erano ritrovati aggrovigliati in un abbraccio, iniziando a perlustrare l’uno il corpo dell’altro. Le sue mani erano corse sotto la camicia ad apprezzare la consistenza delle mammelle e quanto fossero duri i capezzoli. Cinzia non aveva perso tempo ed era scesa a liberare il pene dalla prigionia dei pantaloni, e già lo stava masturbando sapientemente. Si era staccata dalle labbra di lui per regalargli un sorriso ed inginocchiarsi. Massimo aveva sentito le labbra schiudersi ed accogliere lentamente tutto il bastone. Credeva che avrebbe avuto un contato, invece lei era rimasta immobile in quella posizione, poi era tornata a sfilarselo dalla bocca per poi ridiscendere sino a toccare con le labbra la peluria all’altezza della sacca dei coglioni. Aveva ripetuto la manovra un paio di volte, poi si era allontanata per prendere in mano la mazza, studiarla con attenzione ed esclamare: “cazzo!!! E’ proprio bello!” “Finiscila cretina. Così mi imbarazzi.” “Davvero.” Una succhiatina, “è splendido. Tua moglie è fortunata.” “Se è per questo anche tuo marito.” “Tu dici?” “SI. Ma che ore sono?” aveva alzato il polso sinistro, “oh, cazzo! E’ tardissimo!” Lei si era zittita di colpo. Aveva solo pensato a succhiarlo e masturbarlo al tempo stesso con la mano destra. Succhiava e gli stringeva con le dita la base del palo. Lo sentiva gonfiarsi sempre di più, sapeva che da lì a poco sarebbe esploso nel suo orgasmo ed ancora non aveva deciso come concludere. Lo avrebbe succhiato ed ingoiato sino all’ultima goccia? Oppure avrebbe lasciato che le schizzasse tutto sul viso per poi utilizzare il pene a mo’ di paletta per spalmarselo sul viso? Cos’è che la moglie non faceva? Un attimo! Lui le aveva parlato del seno. Forse aveva una preferenza per il seno? Perché no? La sinistra era corsa a sbottonarsi la camicia. In qualche modo era riuscita a portare a nudo il suo seno e, immediatamente, aveva cambiato posizione, poggiando la schiena sul pavimento, e facendo in modo che lui le salisse di sopra, senza per questo perdere la possibilità di tenergli in bocca la punta del cazzo, mentre lo stesso scivolava nel solco tra le mammelle. L’orgasmo era alle porte e lei era pronta ad accoglierlo. Altri due andirivieni in mezzo al seno ed il primo schizzo l’aveva colpita alla sinistra del labbro inferiore. Lei stessa aveva spostato leggermente la mazza di carne in modo che il secondo arrivasse più in alto, sotto l’occhio e sul naso. Ancora più in alto, sui capelli. Poi, aveva spinto la testa in avanti, imboccandolo il più possibile e incominciando a succhiarlo, aspirando ogni goccia di sperma. Lui era pieno ed era esploso in altri tre schizzi finiti direttamente in gola. Poi, lei lo aveva sfilato dalle labbra, strofinandoselo sulle guance, sulle palpebre, scendendo sino al collo e sui seni. Era stato Massimo ad alzarsi esausto. “io… io… vorrei, ma..” Lei gli aveva sorriso. “Non ti preoccupare per me. Abbiamo tutto il pomeriggio. No?” “Certo! Telefono a mia moglie e le dico che ho da lavorare. E tu?” “Io dovrei andare dal ginecologo, ma posso rinviare. O vuoi accompagnarmi?” Aveva letto la delusione nei suoi occhi. “Può essere una cosa simpatica. Hai mai assistito ad una visita ginecologica?” Era diventato rosso, imbarazzatissimo, “No, veramente. Ma … che dici al dottore? Non conosce tuo marito?” “Oh si! Ma, forse, non si formalizza..” Ma era veramente lei a dire quelle cose? Era cambiata così tanto? Massimo avrebbe preferito incontrarla nuovamente in ufficio, oppure finire in un alberghetto; invece era rimasto ad attenderla per più di venti minuti davanti al numero 42 di Corso Manzoni. Finalmente, alle quattro e venti, l’aveva vista arrivare. La prima impressione che aveva avuto era stata che non fosse vestita in modo usuale per andare ad una visita di quel genere; almeno, ogni volta sua moglie indossava gonne ampie e lunghe, invece Cinzia aveva la stessa mini della mattinata con l’unica eccezione che questa volta da sotto la camicia traspariva il reggiseno nero. Erano saliti subito. L’infermiera che li aveva accolti all’ingresso aveva salutato Cinzia, elargendo un piccolo sorriso a Massimo, poi li aveva fatti accomodare in sala, dov’erano altre due coppie. L’attesa era stata lunga e, almeno per Massimo, noiosa. Era rimasto assorto, domandandosi cosa ci faceva lui in quel posto e pensando a quanto aveva fatto il giorno prima e la mattina con la donna che gli sedeva accanto. Inconsciamente, gli occhi gli erano caduti più di una volta sulle gambe di lei e, regolarmente, quando li rialzava, aveva incrociato lo sguardo della signora seduta di fronte, che gli sorrideva complice. La voce dell’infermiera che invitava Cinzia ad entrare nella stanza del dottore lo aveva colto di sorpresa. Titubante, l’aveva seguita. “Dottore buonasera. Come sta?” “Cara Signora. Che piacere. … ma il signore..?” “Oh! Mi scusi, non vi ho presentato. Lui è Massimo Zancarelli. Massimo, ti presento il dottore Cuccia.” “Piacere. E suo marito come sta?” “Benissimo.” “Me lo deve salutare.” “Sarà fatto. “ Lo scambio di battute era avvenuto mentre i due avevano continuato a guardarsi negli occhi, lasciando Massimo di stucco. “Bene! Vogliamo iniziare. Vada pure a prepararsi.” Le aveva detto il dottore indicandole la zona riparata da un paravento, dietro il quale era sistemato il lettino per le visite. Cinzia si era allontanata da poco, quando il dottore l’aveva seguita, solo dopo avere raccomandato a Massimo di aspettarli seduto lì. “Dottore, e il mio amico?” “Ha preferito rimanere di là.” “Ma no! Lo chiami, per piacere.” Così Massimo si era alzato dalla sedia per raggiungere Cinzia. L’aveva trovata già distesa sul lettino, nuda dalla cintola in giù, con le gambe larghe ed i piedi poggiati sui divaricatori. Il dottore si era seduto su uno sgabello posto proprio in mezzo alle cosce e, immediatamente, aveva iniziato la visita, facendo sparire le dita dentro di lei. “Benissimo. La trovo ben lubrificata.” “Grazie, dottore.” “In questi giorni ha avuto modo di verificare se tutto va bene?” “Direi di si.” “Suo marito ne è a conoscenza.” Ma che cazzo di domande erano quelle? Aveva pensato Massimo. E poi era quello il modo di visitare una paziente? Non c’era nulla di diverso tra un ditalino è quello che il dottore stava propinando a Cinzia. “Assolutamente!” “Assolutamente si?” “No!” “Capisco. Invece il signore qui….” “Si! Lui si.” Le dita dell’uomo procedevano con movimenti più intensi. “Massimo, ti spiace avvicinarti?” Benché imbambolato, lui aveva eseguito, andandole di fianco. Cinzia aveva allungato una mano posandola in mezzo alle gambe. “Gioia, sei tutto eccitato.” Parlava e la cerniera era già giù. “Guarda cosa ti ha combinato quel monello del dottore.” Il cazzo eretto era sparito nella sua mano. Massimo aveva avuto giusto il tempo di vedere il ginecologo calarsi le braghe e puntare il proprio pene turgido verso Cinzia, penetrandola con un colpo secco, prima che lei, girando il viso verso la sua parte, glielo avesse imboccato, iniziando a succhiare con voga. Era stato tutto breve, ma intenso. Il dottore aveva alternato colpi dentro la fregna di Cinzia a visite nel foro posteriore, limitandosi a sfilare il cazzo dalla fessura anteriore, abbassarlo leggermente con la mano ed indirizzarlo perché forzasse l’ano, già predisposto da un gioco di dita. Poi, era esploso nel suo orgasmo schizzandole il suo sperma sul ventre. Massimo non aveva retto a quella vista, venendo a sua volte dentro la gola della donna. A sua volta, lei li aveva seguiti scatenandosi sul lettino col rischio di perdere l’equilibrio e finire rovinosamente sul pavimento. Tutto era potuto durare quindici, venti minuti. Quando erano usciti, Massimo era rimasto sorpreso dal vedere Cinzia assolutamente padrona di sé, passare davanti alle coppie in attesa nella sala e pagare all’infermiera l’onorario del medico: 120 euro, senza battere ciglio! Erano arrivati in strada e lui credeva di doverla salutare. L’incontro era stato sicuramente piacevole, di certo sorprendete, ma aveva sperato in qualcosa di più duraturo. “Allora, ciao. Magari ci sentiamo…” “Ma sei scemo?!” “Scusa?” “Dove hai la macchina? Andiamo con la tua o preferisci la mia?” Avevano deciso di andare ognuno con la propria, dandosi appuntamento presso l’ufficio di lei. Mezzora dopo erano l’uno di fronte all’altra, in piedi, nella sala riunioni che il giorno prima li aveva accolti insieme agli altri colleghi di Massimo. Lei lo aveva osservato a lungo. Ecco un altro a cui aveva regalato il suo segreto. Un altro che avrebbe potuto dire di lei tutte le porcherie che avrebbe voluto. Del resto, in parte, erano vere. Ma come era arrivata a quel gioco così perverso? Forse avrebbe dovuto parlargli e cercare di rimediare, ma a cosa? La verità era sempre la stessa: quel gioco, iniziato tre giorni prima, sembrava una strada senza ritorno. “Mi vuoi scopare?” “Come?” “Se sei qui con me un motivo ci sarà? E, visto che ci manca quello, mi vuoi scopare?” “Beh! Se la metti su questo piano….” “Scusa! Non volevo offenderti.” Le braccia gli avevano cinto il collo. Il viso di lei si era avvicinato il suo e le labbra avevano sfiorato prima il suo mento e poi si erano poggiate sulle sue. La lingua aveva avuto vita facile a dischiuderle. Era stato un bacio lieve. “Allora? Come vuoi farlo? Sii sincero, però. Non ti perdere in sdolcinerie.” “E’ questo che vuoi?” “Si” “Devo trattarti male?” “No! Ma se una cosa si chiama o si fa in un certo modo, e tu la vuoi, non girarci intorno.” “OK! Allora vado….” “Vai!” lo aveva incoraggiato sorridendogli. Lui aveva poggiato le mani sulle sue natiche. “Vorrei iniziare conoscendo questo culetto sodo e tondo.” “Uhmmm! Sei troppo generico. Vuoi che mi tolga le mutandine e guardarlo o cosa?” “Guardarlo può essere piacevole, ma voglio altro.” “Hai visto! Cosa?” “Voglio infilarcelo dentro.” “Ma proprio ti vergogni? Cosa vuoi farmi?”“Lo devo dire?” “Se non lo fai, non ti accontento.” “Ti voglio inculare.” “E con tua moglie lo fai?” “Cosa c’entra lei?” “Sono curiosa” “Si. Alcune volte.” “E ti piace?” “Si.” “A lei?” “Ne va pazza!” “Non ti credo. E come lo fate?” “Scusa.” Nel mentre le mani erano scivolate sotto la gonna corta, accarezzando la pelle vellutata come se fosse una pesca. “Ti voglio accontentare, ma prima dimmi come lo fai con tua moglie.” “ma perché?” “lo facciamo nella stessa maniera. Così potrai stabilire se vale la pena tradirla con me.” “Tu sei pazza. Non è che sei tu a volermi confrontare con tuo marito?” “A me non piace farlo con lui.”“Dici vero? Perché?” Le dita solleticavano il forellino posteriore, ancora coperto dal tessuto leggero delle mutandine. “Mi sembra una cosa che non vada bene tra chi si ama. Non lo so se è giusto pensarla così, ma con lui non riesco ad essere me stessa.” “Tuo marito non sa cosa si perde.” “Alcune volte glielo lascio fare, ma non partecipo più di tanto. Allora, mi dici come lo fate tu e tua moglie?” “Bah! Lo facciamo quando siamo particolarmente assatanati. Difficilmente a letto. Spesso la prendo in piedi, la giro di spalle spingendola contro una parete della stanza e, a quel punto, il gioco è fatto. Oppure la schiaccio a terra e mi ci distendo sopra.” “Allora fallo pure con me.” “Davvero vuoi che lo faccia?” Lei non aveva più risposto. Massimo le aveva sorriso ancora una volta, prima di spingerla dolcemente, obbligandola a fare due passi indietro. Cinzia aveva sentito il fresco della parete sulle spalle. Si erano baciati una sola volta fugacemente, poi lui l’aveva costretta a girarsi verso il muro, schiacciandocela con la sua mole. Il passo successivo era stata questione di un attimo. Lui le aveva alzato maggiormente la gonna sui fianchi e quasi stracciato le mutandine, facendogliele scivolare a metà coscia con un movimento brusco. Poi, si era denudato il pene già pronto e lo aveva puntato decisamente sul foro posteriore. La penetrazione era stata secca, strappando un gridolino a Cinzia. Era schiacciata tra il corpo di Massimo, perfettamente aderente al suo, e la parete fredda, col cazzo che si introduceva in lei interamente e, subito, riusciva per poi spingersi ancora una volta dentro, con ritmo e forza sempre più incalzanti. Stava sudando! “e così che lo fai con tua moglie?” “basta parlare di lei.” “No dimmi. Lei rimane inerme a sentire la tua brutalità, così come sto facendo, o si scatena?” “Mugola…” “Mugola? Io vorrei dimenarmi, cercare di liberarmi dal tuo arnese. Mi fai quasi male.” “Il bello sta proprio in questo. Non puoi far nulla. Sei in balia mia.” E continuava a martellarla. “A te piace?” “E favoloso. Hai un culo da sballo.” “Ti piace starci dentro?” “Ci sto impazzendo.” “Non è che è troppo stretto?” “E’ favoloso proprio per questo. Sodo, tondo e stretto.” “Vuoi venirtene così?” “Si. Ma non ora.” Intanto continuava a spingerglielo dentro, alternando colpi lenti e delicati a affondi improvvisi che la obbligavano a strillare. “Piano! Così fa male.” “Hai detto tu che lo volevi fare come faccio con mia moglie.” “e lo fai così con lei?” “Si.” “Ci vai pesante con lei.” “A lei piace.” “Allora non posso deluderti, stringerò i denti.” Per Cinzia era diventata una scommessa con se stessa. Aveva cercato la novità in Massimo e, a quel punto, l’aveva. Stava a lei decidere se insistere o desistere. “Brava! Così mi piaci. Ma perché? Mario non lo ha mai fatto così con te?” Aveva trovato la chiave! Era entrato lui in competizione con qualcuno e questo aveva fatto scattare una molla in Cinzia. Nonostante fosse premuta contro la parete aveva iniziato a dimenare il bacino per quanto le fosse possibile, assecondando i colpi dell’uomo. “Ah, quello!! Lui ritiene di avermi presa brutalmente più di una volta. E, prima di oggi, lo pensavo anch’io. Ahi!!” “Scusa.” Ma tutti e due sapevano che l’ultimo colpo, ancora più secco e deciso dei precedenti, era stato voluto, quasi a confermare le parole di lei. “Ora ci darò dentro un po’ di più.” “Ma dai!!!! Già mi stai squartando… “ “Ma se riesci a chiacchierare mentre ti fotto!!” A quel punto ci aveva dato di brutto, mantenendo gli affondi uguali all’ultimo ma aumentandone la frequenza. A Cinzia era sembrato che il foro le si stesse allargando a dismisura. Ormai lanciava urletti in continuazione mentre lacrime le rigavano il viso.“Vuoi che smetta??” “No!” Poi era stato un ascoltare solamente il rumore che il corpo di Massimo faceva ogniqualvolta andava a sbattere sulle natiche di lei, sempre più forte e più frequente, sino a diventare un suono continuo e indistinto. “Vengo!!” e lei si era sentita inondare l’intestino di crema. Ancora tre colpi secchi e Massimo si era staccato da lei, lasciando che il suo seme colasse fuori dal foro, sporcando il pavimento. “Allora, ti è piaciuto?” “Non lo so. Per me così è stata la prima volta. A te, invece?” “Sei stata magnifica.” “Ho retto il confronto?” “Con mia moglie? Ma sono due cose diverse!” “Scusa?” “Tu mi sembri decisamente più porcellina di lei.” “Ah! E’ così?! Io che pensavo di…” ma, pur facendo l’offesa, stava sorridendo. “Cosa pensavi?” “Niente! Solo che non credevo ti volessi accontentare di così poco.” Proprio in quel momento il cellulare di Cinzia aveva iniziato a suonare. Ancora nuda dalla cintola in giù, con gocce di sperma che continuavano a cadere dal suo forellino posteriore per terra, aveva risposto. Era Mario. “Ciao bella. Ti disturbo?” “Lavoravo.” Aveva esclamato, cercando di trasmettergli il suo malumore per essere stata interrotta, ma quello aveva fatto lo gnorri. “Oggi non ti sei fatta viva. Sei seccata con me?” “Mica abbiamo fatto un contratto e dobbiamo sentirci tutti i giorni. Ora ti lascio, ho da fare.” Inconsciamente, si era riavvicinata a Massimo e gli aveva preso il cazzo, ancora semieretto. Sottovoce gli aveva riferito con chi stesse parlando e quello, sorridendo, aveva posato la propria mano su quella di lei, aiutandola ad iniziare una sega in pieno stile. “No, aspetta! Sono qui con un amico, te ne ho parlato” Cazzo! Non poteva essere che suo marito. Quello stronzo stava proseguendo a parlargli di lei, rischiando che suo marito scoprisse tutto. Doveva fermarlo! “Mario, non ora. Non sono sola.” “C’è qualcuno con te? Per lavoro?” Stava innervosendosi e, senza volerlo, aveva stretto le unghia della mano sul pene di Massimo, costringendolo a chiederle di staccarsi. “Ma quella voce… io la conosco. Chi c’è con te?” “Massimo. Ora chiudiamo.” Ma la reazione di Mario era stata improvvisa e impensabile. “Questa stronza non è sola. E’ già all’opera.” Era seguito un leggero trambusto, poi Cinzia aveva riconosciuto la voce del marito. “Ciao. Noi non ci conosciamo, ma, qui, l’amico comune mi dice di chiederti se possiamo unirci.” Che cazzo doveva fare? Avrebbe dovuto chiudere la telefonata senza fiatare, invece aveva allungato il cellulare a Massimo. “Mario, ciao. Che c’è?” “Non sono Mario. Te la stai spassando?” Massimo aveva sgranato gli occhi, chiedendo a gesti a Cinzia che stava accadendo. Lei aveva indicato la propria fede e se stessa, sconvolgendolo. Stava parlando col marito della donna che aveva di fronte! La donna che sino a pochi minuti prima si stava inculando di brutto. “Allora? Se talmente impegnato che non puoi dedicarci due minuti? Lo sai che ti stiamo invidiando? Io, poi….. Mario, magari, sa già di che pasta è fatta la puledrina, ma io non l’ho mai vista. So che eccezionale, dimmi….” Che cazzo doveva fare? Quello voleva sapere se sua moglie era una zoccola! “E’ sublime!” “L’ho immaginavo. Raccontami.” “Vuoi sapere, cosa?” “Vi abbiamo interrotto? Che facevate?” “Ci’. Vuole sapere che facevamo” Aveva sussurrato alla donna, allontanando il telefono dalla bocca e posandoci una mano sopra per non farsi sentire dall’altro. Lei gli aveva lanciato uno sguardo di fuoco, con gli occhi gonfi di lacrime. “e tu raccontaglielo.” Gli aveva ripreso il cazzo con le due mani, accarezzandogli contemporaneamente lo scroto e la punta del pene. “digli tutto a questo coglione” Quello aveva capito che era meglio stare al gioco per evitare uno scandalo. “abbiamo avuto un rapporto anale.” “te la sei inculata! Mario mi ha detto che è bravissima.” “è vero.” “Cazzo! Mia moglie non ne vuole sapere e quelle volte che la convinco sembra un pezzo di legno.” “A lei piace prenderlo nel culo.” Si era scambiato un’occhiata con Cinzia e lei gli aveva sorriso. “Vuoi che si faccia qualcosa in questo momento?” Il gioco iniziava ad intrigarlo. Perché non fare decidere a quell’idiota come fargli fare sesso con la moglie? “Boh! Lei ci sta?” “Questo signore vorrebbe dirci lui cosa fare. Ti va?” Cinzia aveva alzato il pollice, dando l’ok. “Di’ pure. In questo momento me lo sta tenendo in tiro con le sole mani.” “Mi sembra di essere un direttore d’orchestra. Ti va una pompa?” “Figurati!” si era rivolto alla donna, rimanendo attaccato al cellulare. “Vuole che me lo succhi” Lei si era inginocchiata ai suoi piedi. “Ecco! Lo ha preso in bocca.” “uhm!! E come se vi vedessi.” “saresti molto più agitato, credimi.” A Massimo l’intrigo stava iniziando a piacere veramente. L’idea che quel coglione lo incitasse a farsi spompinare dalla moglie lo aveva eccitato a più non posso. “cosa vuoi che mi faccia? In questo momento me lo sto leccando alla base. Prosegue così o deve cambiare?” “Mario mi ha riferito che sa ingoiarlo tutto. A te lo ha già fatto?” “Si. Ma se vuoi glielo chiedo.” “Perché no?” “Gioia, il mio amico vorrebbe sentirmi dire che me lo hai imboccato tutto.” “..e mi raccomando tienile la testa per un po’.” “come?” “vediamo quanto resiste col tuo cazzo dentro, se non ti spiace.” “ok! Ecco! Ha tra le labbra la punta e lentamente scende giù. E’ a metà…. Continua…. Lo ha tutto dentro. Devo fare come mi hai chiesto?” “Si. Se vuoi cronometro.” “E’ un’idea.” “Sta risalendo. Alla prossima…. Ecco, ora!” Cinzia si era sentita afferrare la nuca dalla mano libera di Massimo, che l’aveva obbligata a rimanere immobile con tutto il cazzo imboccato sino alla radice. “Scusami piccola! Come andiamo?” “Otto, nove, dieci secondi…” All’inizio lei lo aveva lasciato fare ma, dopo un po’, aveva iniziato a protestare con gli occhi di fuoco e, visto che non otteneva nulla, aveva iniziato a stringere i denti. “Ahi! Lasciamo perdere….” L’aveva liberata, “ascolta, amico. Lei non è una donna qualunque. E’ una dama di classe! Perché non facciamo decidere a lei cosa vuole che ti racconti….” L’aveva vista sorridergli e parlargli sottovoce “questo si che mi piace. Lui vuole tradirmi con un’altra. Adesso lo facciamo impazzire….” Era talmente presa dal punire il marito che non si era resa conto di parlare un po’ troppo forte. “ma io quella voce la conosco…” “davvero?” “si… almeno mi sembra…. Che sta facendo?” “Si è avvicinata ad un tavolo. Cazzo!! Dovresti vederla… si è chinata in avanti, alzandosi la gonna. Mi sta offrendo un panorama indescrivibile. Ha un culo da sballo. Ne conosci così tondi e sodi?” “Boh! Io non sono messo male a casa ma, ti dicevo prima, si guarda ma non si tocca…” “Questo invece di tocca eccome… Mi sta chiamando vicino a sé. Le sono un passo dietro.” “racconta..” “Sta facendo tutto da sola. E’ chinata ad angolo retto. Ora ha allungato una mano dietro, me lo ha impugnato e lo sta dirigendo dentro la sua fica. Cazzo, amico!! Stiamo scopando….” “Fottitela anche per noi…” “puoi giurarci…” Massimo aveva continuato a descrivere l’andamento della scopata, senza lesinarsi nei dettagli. C’era stato un piccolo intermezzo con una breve visita dentro il posteriore di Cinzia che, tanto per rendere pan per focaccia al marito, aveva iniziato a mugolare e ad urlare parole sconce, camuffandosi la voce. “Amico, ora è tempo di godere. Passo il telefono a lei così potrai sentirla durante il suo orgasmo. Sappi solo che sto dietro, con le gambe divaricate a farmi da perno, appena te la passo poggio le mani sulle sue natiche da favola e incomincio a trombarla alla grande. Mi dispiace che tu non sia con noi ma…. Capiterà…” aveva passato il telefono a Cinzia e lei, tenendolo vicino alla bocca, aveva iniziato prima a lanciare piccoli sospiri poi, all’unisono con le spinte vigorose di Massimo, degli urli sino ad esplodere in un orgasmo chiassoso. Stremata, aveva chiuso la comunicazione telefonica. Dall’altro capo della linea, il marito si era rivolto a Mario: “Cazzo!! Avresti dovuto sentirla godere. Sembrava una gatta in calore. Quasi venivo come un giovincello.” L’amico lo aveva guardato sorridendo “…. E noi dobbiamo accontentarci delle nostre mogli!” “Hai ragione Mario! Forse, però, la colpa è anche nostra. Le trattiamo troppo delicatamente. Come fossero delle principesse. Poi, magari, arriva uno stronzo è ci fa cornificare. Attento, non vorrei che capitasse a te!” “Ma pensa per te!” “No! Cinzia non è fatta per le cose di sesso. E’ troppo lontana dal provare queste prelibatezze.” “Boh! Uno di questi giorni, le potremmo mettere alla prova…” “Cioè?” “Mi hai messo una pulce nell’orecchio. Noi ci cerchiamo le avventure fuori di casa e, magari, non facciamo caso a che qualcuno possa avere adocchiato le nostre mogli. Volendo, con la complicità di qualche amico che non conoscono, potremmo vedere come reagiscono a delle avances spinte…” “Bella idea e….. se poi tua moglie ci sta?” “Pensa alla tua!” Era notte fonda, ma Cinzia non riusciva a prendere sonno. Troppe vicende nuove e strane stavano accavallandosi in pochi giorni e lei si sentiva come trascinata in un turbinio senza riuscire a controllare i propri istinti. Si rendeva conto che, chissà per quale motivo, da quando era rimasta sola in ufficio le si era accentuata la voglia di fare sesso fuori di casa. Ma dall’intrigo con Mario e i suoi giochetti all’ultimo incontro con Massimo c’era un abisso in mezzo. Già si era sentita particolarmente strana quando, il giorno prima, suo marito le aveva telefonato mentre stava con quei cinque zoticoni. Avrebbe dovuto smettere subito di fare sesso con loro, invece pur sapendo che lui era sotto l’ufficio li aveva voluti vedere godere grazie alla sua bocca, in mezzo alle sue gambe o come avevano preferito loro. Poi, il peggio era stato poche ore prima. Si era sentita una donna vera, cercando Massimo, il collega di Mario, per ammaliarlo con poche battute e coinvolgerlo nei suoi giochi erotici. Decisamente, aveva un bel cazzo e sapeva come usarlo, ma lei ….??? Come aveva potuto godere al telefono con suo marito dall’altro lato della linea ed il bastone di un altro tra le gambe? Al ritorno a casa lo aveva trovato particolarmente euforico e su di giri. Non aveva voluto nemmeno cenare per fare subito del sesso con lei e, stranamente, non aveva nemmeno cercato il letto, prendendola direttamente sul tavolo di cucina. L’aveva fatta girare di spalle, facendola chinare in avanti, per poi infilarglielo dentro senza considerazione alcuna. C’erano volute poche botte e gli era venuto dentro. Avevano continuato a scopare per tutta la sera, cambiando posizione mille volte. Lei aveva goduto e lo aveva visto venirsene altre due volte, ma sempre lontano dalla sua bocca o in modi che avrebbero potuto ricordarle i momenti passati fuori di casa. Iniziava a non amarlo più? E poi, cos’era tutta quell’insistenza nel convincerla ad uscire più spesso sola con le sue amiche. “Amore, dice Mario che tu e sua moglie non uscite mai sole la sera. Potrebbe piacervi, essere rilassante.” Probabilmente, pensava che se le avesse allontanate avrebbe potuto sbattersi la donna di cui Ma! rio gli aveva parlato così tanto! Si era addormentata con questa convinzione.
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