Il giovedì era trascorso male per Cinzia. Appena arrivata in ufficio, già nervosa a causa dell’arrivo delle mestruazioni, aveva dovuto subire l’aggressione verbale, prima al telefono e poi di persona da parte di Mario. L’uomo non aveva dormito la notte pensandola tra le braccia di Massimo. Ma come aveva potuto fargli una cosa simile? Avevano litigato a lungo per telefono poi, dopo che lei glielo aveva chiuso in faccia, lui aveva deciso di andare di persona. Così Cinzia se l’era visto spuntare in ufficio. Avevano continuato a discutere animatamente. La lite si era conclusa con lei costretta ad inginocchiarsi per prendere in bocca il cazzo turgido, benché non ne avesse voglia. Le era esploso dentro e, con lei ancora sporca di sperma, Mario si era rivestito sbattendo la porta di ingresso, andandosene. Nel pomeriggio era stato Massimo ad assillarla. La voleva rivedere e, nonostante lei gli avesse ripetuto più volte che per quel giorno era meglio di no, lui aveva suonato alla porta dell’ufficio. Si era calmato solo dopo essere riuscito ad abbrancarle le mammelle e, mentre continuava giocare con i suoi capezzoli, a farsi masturbare sino a venirle in mezzo al seno, facendola urlare per averle macchiato la gonna. La sera era tornata a casa sfinita, e ci si era messo pure il marito. “amore, oggi no. Ho le mestruazioni.” “pure tu!” “cosa?” “Niente, scusa. Anche al lavoro c’era una collega con le mestruazioni. Non ti dico che rompipalle.” In ogni caso, lui aveva preteso che gli facesse un pompino infinito mentre, comodamente seduto sul divano, vedeva un incontro di basket. Era venuto proprio sul finire della partita, schiacciandole la nuca sul palo, facendola quasi soffocare. “Grazie piccola. Ti amo tanto.” Con un bacio sulle labbra, l’aveva licenziata, facendole capire che, a quel punto, gli interessava vedere la fine della partita. Lei era scappata in bagno a singhiozzare. Inconsapevolmente aveva portato con se il telefonino e fare il numero era stato automatico. Lui, il suo capo, aveva risposto al primo squillo. “Cinzia! Ma che succede?!” C’era voluto tanto perché lei riuscisse a fargli comprendere che al lavoro non c’era alcun problema ma che i problemi erano tutti personali. Paolo aveva tentato di farsi raccontare quel che era successo ma lei era troppo scossa e, alla fine, ancora più turbata, aveva interrotto la telefonata bruscamente. La mattina era andata in ufficio frastornata. Non erano passati dieci minuti che qualcuno aveva aperto la porta di ingresso; era Paolo. “Cinzia!! Allora???” Non c’era stato bisogno di spiegazioni particolari perché lui capisse. “Ok! Sediamoci e raccontami tutto.” Aveva preso posto su un divano, invitandola a sdraiarsi, appoggiando la testa sulle sue gambe e, mentre lui le accarezzava dolcemente i capelli facendoli scorrere tra le dita, lei aveva iniziato il lungo racconto, sin dalla telefonata fatta a Mario il lunedì mattina. Aveva appena finito di dirgli della scopata davanti ai guardoni e del drink bevuto davanti a suo marito quando si era accorta dell’effetto che quei discorsi stavano facendo su di Paolo. “Oh! Ti si è gonfiato! Vuoi che…” “No!” la risposta era stata secca. “ma ti secca ascoltare quello che ti dico.” “Cinzia lo sai che cosa provo per te. Saperti in balia di quel porco mi fa star male. Ed ora ci si mette pure tuo marito.” Gli aveva detto del giorno dopo e dell’incontro con i colleghi di Mario. Gli aveva raccontato dell’arrivo del marito. “ma come hai potuto avere voglia di farli venire sapendo che c’era lui sotto l’ufficio?” “Non lo so. Mi sentivo drogata e lo ero anche quando ho chiamato Marcello. Ma ti da fastidio? Se vuoi smetto.” “No. Hai bisogno di sfogarti. Lo so che ti piace fare sesso. Vorrei che non fosse così, ma non posso vietartelo. Raccontami…” “Ero con Marcello quando ha telefonato Mario…” e Cinzia aveva proseguito, riferendo tutto quello che era successo dopo. Stava parlando della sera col marito quando era squillato il suo cellulare; era Mario. Cinzia aveva chiuso la telefonata, bianca in volto. “E’ qui sotto. Sta salendo.” “Vuoi che rimanga?” “Si. Ma non farti vedere, non uscire per niente al mondo.” Paolo aveva avuto giusto il tempo di scappare in balcone quando il campanello era squillato. Li aveva visti entrare. Cinzia, sedendosi di fronte al balcone, aveva costretto l’uomo a dare le spalle alla vetrata. “Ti giuro che non è vero!” “Si che è vero. Tu mi vuoi posare e fartela con Marcello. Ho visto come ti è piaciuto l’altro giorno. Non posso permetterlo.” “Ti scongiuro, Mario. E’ vero, volevo andare con Massimo, ma non continuerà.” “Mi spiace, ma devo farti capire quanto ci perdi se mi freghi. Intanto che penso a punirti, vedi di succhiarmelo bene.” A Cinzia non era rimasto che inginocchiarsi ai piedi del divano, abbassare la cerniera dei pantaloni di Mario, calarli sino alle caviglie insieme ai boxer, ed imboccare il pene già eretto. L’uomo l’aveva lasciata fare per un po’ divertito, poi aveva allungato una mano prendendo il cellulare da sopra il divano. “Pronto, sei tu? Devo darti una bella notizia, sei libero questa sera? …. Esci con Cinzia?! Ma no, dai!! Sono qui con lei… me lo sta succhiando … Si! La donna che vuoi conoscere. Questa sera facciamo una cosetta un po’ diversa. Ti aspetto!” Col cuore in tumulto, Cinzia aveva sentito Mario dettare un indirizzo a lei sconosciuto. Che l’interlocutore fosse stato suo marito, non aveva alcun dubbio. “Succhia così, brava! Stasera festa in maschera!! Ora, pensiamo chi possiamo invitare…” Mario le era esploso in gola dopo avere fatto altre tre telefonate. Non aveva mai fatto nomi e, così, lei non sapeva chi fossero gli uomini che, insieme a lui ed a suo marito, le avrebbero fatto la festa. Sapeva solo di sentirsi una sconfitta. “Ora me ne vado. Ti passo a prendere alle cinque. Fatti trovare pronta.” L’aveva lasciata lì, ancora interdetta, sbattendosi la porta dietro. Paolo era subito uscito dal suo nascondiglio per correre ad abbracciarla. Lo squillo del cellulare li aveva sorpresi stretti l’uno all’altra ancora silenziosi. “Pronto?” “Sei Paolo?” “Si.” “Sono Mario. Sai chi sono? “Si.” Che cazzo voleva da lui? “Sei con tua moglie?” che differenza faceva essere con Cinzia? “Si.” “Bene. Immagino che sarai interessato a partecipare ad una festicciola in maschera per questa sera. C’è anche la tua preferita.” “Certo.” Lo avrebbe voluto strangolare. Quello gli aveva detto di essere sicuro della sua adesione, gli aveva dettato l’indirizzo, ricordandogli di essere puntuale per le sei e trenta del pomeriggio, poi aveva chiuso. Paolo non aveva riferito nulla a Cinzia, limitandosi ad accarezzarle i capelli. Inconsapevolmente si erano ritrovati l’uno nelle braccia dell’altro, avvinghiati in un bacio appassionato. “Amore … amore.. Hai sentito?..” Le mani correvano veloci a spogliarsi a vicenda, mentre Cinzia gli raccontava il piano di quel mostro, inconsapevole che alla festa avrebbe partecipato anche l’uomo che stava stringendo al suo petto. “Sarò lì con te, piccola!” Aveva iniziato a penetrarla dolcemente, “tu pensa che io sia lì. Vedrai che andrà tutto bene. Lui non capirà chi sei….” Avevano scopato per tutto il tempo, fermandosi solo per scendere un attimo e mangiare un boccone. Alle quattro e mezzo del pomeriggio Paolo l’aveva abbracciata un’ultima volta. “Chiamami appena puoi e, se ti va, sfogati. Poi, domani, partiamo insieme. Io invento a mia moglie che c’è un lavoro imprevisto fuori.” Cinzia era rimasta sola giusto il tempo di andare nel bagno dell’ufficio per rinfrescarsi che il citofono aveva suonato. Era scesa pensando ancora ai momenti trascorsi con l’uomo che amava veramente, cercando di non riflettere su quel che sarebbe accaduto nelle ore successive. Erano passati pochi minuti quando Mario aveva fermato l’auto davanti ad un portone. L’aveva fatta scendere e le aveva fatto strada dentro l’androne; non c’era portineria. Mario si era diretto verso l’ascensore, lei lo aveva seguito. Erano scesi al sesto piano. Nel corridoio si affacciavano tre porte di ingresso ad abitazioni; l’uomo si era diretto verso quella a sinistra dell’ascensore. “Prego, mia bella signora.” Le aveva detto, dopo avere aperto l’uscio. Cinzia si era ritrovata in un ambiente che le aveva ricordato il camerino di un teatro. C’erano costumi di scena buttati un po’ ovunque, un banchetto su cui erano poggiate decine di flaconcini e un grande specchio di fronte. “Allora? Che ne pensi??” le aveva detto quello, quasi orgoglioso. Lei lo aveva guardato stupita, domandandogli con gli occhi cosa volesse dire tutto ciò. “Ma cara!”, le aveva dato un piccolo bacio sulle labbra, “dovevamo pure accontentarlo prima o dopo tuo marito?” si era allontanato di poco, allungando le braccia per indicare tutti gli oggetti che li circondavano, “ed allora, cosa c’è di meglio di un film porno in maschera!” “Tu sei pazzo!! Sei un depravato!!” Gli si era scagliata contro ma quello l’aveva bloccata tenendole i polsi con una sola mano. “Va be’, però, se preferisci, tra un po’ lui sarà qui. Puoi sempre farti trovare senza mascherarti.” Le aveva dato il tempo di sfogarsi un po’, con le lacrime che le scorrevano lungo le guance. Poi le aveva allungato un costume a chiazze bianconere. “Cos’è?” “Il tuo costume. Indossalo. No…. Dove vai?” lei si stava dirigendo verso una porta. “mi cambio…” “fallo qui. Ti voglio vedere.” Era stata costretta a spogliarsi nuda davanti a Mario che quasi sembrava non l’avesse mai vista prima di allora senza un vestito indosso. Poi aveva preso il costume che lui le aveva passato prima. Era una tuta aderentissima e leggera per quel che sembrava e lei l’aveva infilata incominciando dalle gambe. Alla fine aveva avuto la conferma che si trattava permanete di una tuta che mostrava perfettamente tutte le sue forme. “va bene così?” “si cara. Ora abbi pazienza. Aspettiamo gli invitati.” I primi erano arrivati alle 15 e 45, puntualissimi. Erano Danilo e Aristide, due amici di Mario che non conoscevano Cinzia, ai quali era stato chiesto se erano disposti a partecipare ad un film porno amatoriale, ovviamente in maschera in modo da non essere riconoscibili. Pur credendo ad uno scherzo, quelli avevano accettato l’invito. A quel punto, però, si erano ricreduti. Avevano suonato alla porta posta al centro del pianerottolo, così come aveva raccomandato loro Mario. Questi gli aveva aperto e, in breve, aveva spiegato quel che sarebbe successo. “è una sorta di orgia in maschera. Saremo sei uomini ed una simpatica donzella… La caratteristica è che tra di noi c’è pure il marito…. Da quando ha saputo che conosco una che ama fare giochini strani, mi tormenta per esserci anche lui. Finalmente sarà accontentato….. Certo è che non sa che si tratta della moglie…” Era scoppiato in una risata fragorosa e quelli, benché perplessi, lo avevano imitato. “Mario, ci prendi in giro?” “Scherzate! La volete vedere?” Non aveva concluso la frase che già aveva spostato un piccolo quadro da una delle pareti della stanza; i due erano rimasti senza fiato. Dietro c’era un vetro e al di là stava seduta su una seggiola un gran pezzo di fica, vestita con una tuta a chiazze, dal viso bello anche se preoccupato. Mario era intervenuto prima che uno dei due potesse parlare. “L’idea che ho avuto vi piacerà. Ovviamente, anche lei sarà irriconoscibile. Ecco! Questi sono per voi. Per piacere, indossateli prima che arrivino gli altri.” Li aveva lasciati indossare i costumi con le maschere e, poi, li aveva accompagnati in una stanza accanto. Mario aveva ripetuto il cerimoniale per altre tre volte. Alle 18 era stata la volta di Massimo; quindici minuti dopo era giunto il marito di Cinzia, gasatissimo, e alle 18 e 30 era arrivato Paolo. Solo con lui Mario era stato abbastanza scortese. “Cinzia aveva deciso di posarmi per un altro…” aveva iniziato, “io non sono un debole come te; né intendo perdere un simile bocconcino. Così ho organizzato questa cosa per farle capire che con me non deve scherzare…. Tanto alla fine, le piacerà come sempre…. Ah! Dimenticavo di dirti che partecipa anche il marito … è per questo che siamo tutti in maschera ….. lui, però, ha una macchia blu sul costume, all’altezza del gomito destro.” Senza scambiarsi altre parole, i due avevano indossato i loro costumi. Poi, avevano fatto il loro ingresso nella stanza vicina. Paolo aveva contato i presenti, sei in tutto e tutti vestiti allo stesso modo: davano l’idea di cavalli o di bovini, questo ancora non lo aveva compreso. Oltre a presentare un foro all’altezza del ventre, da dove sporgevano i peni, ancora mosci, i visi erano coperti da delle maschere che aderivano alla pelle ma che annullavano i contorni, rendendo ognuno uguale all’altro. In effetti, se non fosse stato per quella macchia blu Paolo non avrebbe individuato il marito di Cinzia. Aveva visto Mario allontanarsi e fare subito ritorno in compagnia della donna, anche lei in costume e con una maschera che le celava il viso. C’erano solo i fori per le narici, gli occhi e la bocca. Mario le aveva parlato: “Ora, cara, puoi iniziare. Questi stalloni sono qui per lasciarti contenta, facendoti dono delle loro capacità amatoriali. Uno di noi avrà il piacere di aprire il pomeriggio e, come vedi, siamo tutti uguali. Sarà il caso a decidere per noi.” Il caso non c’era entrato per nulla. Dopo essere rimasto fermo, guardando gli altri uomini, come se dovesse decidere chi chiamare, aveva allungato un braccio indicando l’unico con la macchia sul gomito. “Forza!! Datti da fare. Potresti incominciare accogliendolo nella tua bocca deliziosa.” Come se avesse possibilità diverse!! Gli altri avevano visto Cinzia inchinarsi e prendere in bocca il cazzo dell’uomo, già in erezione al solo pensiero di quel che stava per accadere. Cinzia aveva succhiato e leccato quel palo, senza trasporto alcuno ma l’uomo, suo marito, sembrava non essersene accorto. Quando aveva lasciato il posto al secondo, si era lasciato scappare un gemito di profondo piacere. Li aveva succhiati tutti e sei. Alla fine sapeva che, a quel punto, anche suo marito era passato per la sua bocca. Suo marito l’aveva tradita!! Era questa la verità!! Lei stava lì a subire le angherie di Mario e quello ne stava approfittando, godendosela. Avrebbe voluto riconoscerlo per staccarglielo a morsi ma non ne aveva capito nulla. C’era stato uno dei sei, però, che le si era avvicinato dolcemente, accarezzandole la nuca, coperta dalla maschera, per tutto il tempo. Era stato gentile. Benché in maschera, Mario era individuabile da tutti per il solo fatto che continuava a parlare, dando indicazioni ai presenti. “Dopo questo simpatico preliminare. E’ tempo di fare qualcosa di più.” Si era avvicinato a Cinzia e, presa la tuta di Cinzia all’altezza del seno, con la destra, e in mezzo alle gambe, con l’altra mano, aveva strattonato improvvisamente, lacerandola nei due punti. Aveva lavorato per pochi secondi in modo da portare alla vista di tutti le mammelle ed il pube della donna e, poi, si era rivolto al gruppo. “Ora sta a noi darle piacere.” Aveva indicato uno a caso e quello si era avvicinato, prendendo il suo posto. Gli altri avevano visto la sua testa sparire in mezzo alle gambe della donna/mucca. Cinzia avrebbe voluto sparire. Invece, si era ritrovata a gemere sotto i colpi di lingua che quello sconosciuto stava impartendo alla sua clitoride. Sentiva le labbra e i denti stringerci intorno. Poi altri tocchi di lingua, alla fine due dita si erano unite al lavorio. L’orgasmo l’aveva colta improvvisamente. Era stata una venuta spontanea, per nulla voluta dal suo cervello, ma gli uomini che sin li erano rimasti a guardare – almeno tutti tranne uno – le si erano avventati contro, ritenendo che, a quel punto, il gioco poteva farsi più duro. Si era ritrovata immediatamente distesa su uno di loro col cazzo che già le trivellava la fica. Mario non aveva perso l’occasione per cercare con lo sguardo il gomito blu del marito e, individuatolo, lo aveva invitato a prenderla da tergo mentre lui si accontentava di infilarglielo in bocca. Paolo era rimasto in disparte a guardare la scena. Era incazzato nero ma non poteva non accettare di essere eccitato come non mai. In quel momento i suoi due avversari stavano castigando di brutta la sua Cinzia. Il marito, inconsapevole di avere a che fare col culo della moglie, la stava scopando impartendo affondi uno dopo l’altro, quello sotto si limitava ad attendere che il corpo della donna venisse schiacciato sul suo mentre Mario faceva sparire la sua mazza sino alla gola. Li aveva sentiti venire uno dopo l’altro, senza sfilarsi fuori dalla donna. “Sotto a chi tocca.” Era il suo turno insieme agli altri rimasti in attesa. Istintivamente, pensando di farla riposare aveva preso posto dietro di lei, penetrando docilmente dentro al suo culo sodo. Lo aveva trovato particolarmente viscido, ancora impregnato dallo sperma del marito. Anche loro tre erano venuti dentro la donna che, inaspettatamente, aveva raggiunto un secondo orgasmo mentre quello che ospitava tra le guance le scaricava il suo carico dritto in gola. Ma che le succedeva? Era veramente una depravata? Mario le aveva organizzato quel gioco mostruoso. Uno di quelli che la stavano fottendo in bocca, in culo e nella gnocca era suo marito …. e lei godeva? Si sentiva rossa dalla vergogna. I sei si erano radunati in un angolo della stanza. Paolo aveva riconosciuto la voce del marito di Cinzia. “ragazzi, che sballo!! Ora che si fa?” Gli aveva risposto Mario. “Potremmo riposarci un po’ mentre uno di noi sta con lei. Che ne dite?” Sapeva perfettamente che nessuno aveva bisogno di riposare ma era un modo per portarla per le lunghe. “Chi inizia? O sorteggiamo?” “Vado io.” Non poteva che essere l’uomo dal gomito blu. Non stava nella pelle. Si era avvicinato a Cinzia e le aveva rivolto la parola. “Grazie, mia splendida creatura. Non hai idea quanto mi stai rendendo felice.” Si era chinato, incominciando a baciarle i seni. “perché? Con la tua donna e non è lo stesso?” Mario non aveva saputo resistere. Quello si era rialzato leggermente. “No!” “Allora approfittane! Fai quello che la tua donna non ti lascia fare. Lei sarà felice di accontentarti.” Lo avevano visto posizionarsi a cavalcioni sulla donna, facendo sparire il cazzo, nuovamente duro, tra le due mammelle, tenute strette dalle mani. Poi glielo aveva ficcato in bocca bruscamente, lasciando che lei lo lavorasse per un po’. Si era rialzato, l’aveva costretta a spostarsi, mettendola a quattro zampe, e l’aveva presa da tergo, facendo sparire il cazzo dentro la figa, fradicia di umori. Che schifo! Quello che la stava trattando in quel modo brutale era suo marito. La scopava di brutto, con spinte al limite della sopportazione e senza pensare minimamente se a lei potessero piacere o meno. Scopava e scopava. Spingeva, usciva e spingeva sino alla radice. “mi aiutate?” Due dei presenti erano corsi in suo aiuto, uno ficcandole nuovamente il cazzo dentro la bocca, l’altro lasciando che la donna lo masturbasse. “fermi! Facciamo un po’ l’uno se non vogliamo che finisca presto. Tu, lascia il posto ad uno di loro.” Con un certo disappunto, il marito di Cinzia si era staccato dalla sua gnocca, lasciando che quello cui la donna stava facendo la pugnetta lo sostituisse. Anche questo era rimasto a scoparla nelle posizioni che più gradiva per qualche minuto poi, a sua volta, aveva fatto spazio ad un altro e questo, dopo un po’, ad un altro ancora. Dopo quasi quaranta minuti tutti e sei l’avevano scopata ben attenti a non scaricare i loro cazzi per la seconda volta. L’ultimo ad avvicinarsi era stato Mario che, dopo averla rombata per un po’, si era spostato leggermente prendendola posteriormente. In quel modo aveva dato spazio alle sue dita per giocare con la fregna della donna. Chi lo aveva seguito si era comportato allo stesso e modo e, quando era il turno del quarto stallone, Cinzia aveva raggiunto un suo nuovo orgasmo. Incominciava ad essere sfinita ma, a quanto sembrava, ce ne voleva di tempo perché tutto finisse. I sei avevano proseguito, rispettando i turni, ficcandoglielo nel sedere, scopandola una seconda volta, facendosi spompinare e scivolando in mezzo al seno. Si alternavano con una frequenza sempre maggiore, sino a quando non avevano ripreso ad interessarsi di lei insieme a gruppi di tre o quattro. Non erano più venuti, sembrava avessero raggiunto un accordo in tal senso. “Ora prepariamoci diversamente, bella.” Era stato Mario a parlare. Aveva dato delle indicazioni ben precise ed era riuscito a sistemare il gruppo in modo che la telecamera che aveva nascosto dietro allo specchio potesse riprendere bene la scena. Uno stallone si era disteso in terra e gli altri avevano aiutato la donna a posizionarsi di schiena sopra di lui ed a prendere il suo cazzo dentro al sedere. Un altro si era disteso quasi di traverso rispetto a lei e, in quella posizione per nulla comoda, aveva infilato il manganello dentro la figa. Un terzo aveva preso posto mettendosi a cavalcioni su di Cinzia, all’altezza della pancia. Il suo cazzo era finito in mezzo al seno. Un quarto era andato di fianco ed aveva infilato il suo pene turgido tra le labbra, mentre gli altri due erano rimasti ai lati della donna con le sue mani strette intorno ai loro cazzi. Con movimenti difficili e grotteschi, avevano iniziato a fare sesso, cercando ognuno di godere prima degli altri. Le difficoltà di muoversi all’unisono però erano state troppe, così, su indicazione di Mario, si erano formate tre coppie per concludere, una alla volta, la serata. Paolo era finito col marito di Cinzia e, ancora una volta, aveva potuto sentire le spinte con cui quello la stava prendendo. Un’ora dopo Mario fermava la sua auto sotto casa di Cinzia. Lei era scesa silenziosa senza fiatare. A casa aveva trovato suo marito raggiante. “Amore, ciao. Dove sei stata?” “Non ti interessa. Io domani parto e chissà quando torno.” “Ma che ….?!” “Zitto!! So tutto! So dov’eri questo pomeriggio e dei giochetti che ti ha fatto fare Mario con quella zoccola da quattro soldi.” Lo aveva lasciato nella stanza come un deficiente ed era corsa in camera da letto con le lacrime agli occhi.
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