Avevo conosciuto Silvia durante il Vinitaly dello scorso anno a Verona. Lei aveva una azienda vinicola vicino ad Alcamo in Sicilia dove produceva un meraviglioso bianco Alcamo. Avevo acquistato da lei alcune partite di vino per dei ristoranti del Nord Europa. Quest’anno avevo deciso di recarmi in Sicilia per fare alcuni giorni di ferie e con questa scusa rivederla. Partii da Verona con un volo per Palermo un mercoledì sera. Alle undici di sera ero a Palermo. Affittai una macchina e alloggiai in un albergo nei pressi della zona dove lei stava. Alcuni giorni prima le avevo telefonato per sentire se era disponibile a darmi un appuntamento per visitare la sua azienda agricola. Quando avevo sentito la sua voce, malgrado avessi fatto solo alcuni acquisti e quindi il nostro rapporto non era stato continuativo, capìì che lei mi aveva perfettamente riconosciuto e notai dalla cordialità della voce che era piacevolmente stupita che io mi recassi apposta lì per quella visita. Ero d’accordo che il giovedì mattina sarei passato dal lei. La temperatura lì era già calda, ricordo la piacevole sensazione della calda sera dell’arrivo in Sicilia. Mentre guidavo per recarmi all’albergo pensavo al fatto che su da noi al nord pioveva e trovarsi al caldo alcuni giorni era un piacevolissimo anticipo d’estate. Arrivai in albergo e mi recai al ristorante per cenare. Ero perfettamente rilassato e rimasi alzato fino a tardi pensando a Silvia. Era una donna sui 35 anni, dai capelli nerissimi lunghi, gli occhi verdi, molto riservata e schiva, ma dietro il riserbo che dimostrava negli affari si intuiva che era una donna molto intensa, affascinante a tratti misteriosa, una vera signora del sud, certamente anche molto passionale. Non si era mai sposata e aveva condotto l’azienda di famiglia in prima persona in maniera molto attiva .La ricordavo a Verona in un vestito nero lungo fino al ginocchio, con un giro di perle al collo, lo splendido decoltè, la sua pelle chiara leggermente dorata dal sole di Sicilia ,con delle scarpe col tacco alto che la slanciavano e ricordavo le sue gambe. Un ricordo che mi aveva seguito e che mi era tornato alla mente in occasione di quei due acquisti di vino che avevo fatto da lei ; ma erano stati ordini fatti al telefono, la sua voce era quello che avevo oltre quel bellissimo ricordo di Verona . Andai a dormire per prepararmi alla giornata successiva con la piacevole consapevolezza che finalmente il giorno dopo l’avrei reincontrata . Mi recai alla azienda agricola in tarda mattinata ,senza particolari problemi nel trovarla grazie alle indicazioni precise che mi aveva dato telefonicamente. Mi ero vestito in giacca e pantaloni neri molto leggeri con una camicia bianca senza cravatta perchè volevo sentirmi comunque in ferie e quindi senza troppi formalismi. Mi ricevette la sua segretaria che mi condusse nel suo ufficio all’interno del vecchio casolare nobiliare che era sede dell’azienda, circondato dalle vigne sulle quali si vedevano già i piccoli grappoli di uva. Nel venire ad incontrarla mi ero chiesto se era il caso di presentarmi con un piccolo omaggio, magari dei fiori o qualcosa di carino, ma non trovai nulla che potesse non rivelare subito che quella non era solo una visita per vedere l’azienda, ma anche per rivedere lei. Mi presentai così, semplicemente. Lei mi accolse con grande cordialità e un pizzico di curiosità. Forse dalla mia telefonata dove le chiedevo l’appuntamento aveva colto un certo mio desiderio di rivederla. Non lo so, certo è che fu cordialissima. Era vestita con dei jeans attillati ed una camicietta bianca sotto la quale si intravedeva un reggiseno bianco. Portava dei sandali con tacco e si vedevano i suoi splendidi piedini bianchi, con le unghie smaltate di un viola scuro: meravigliosa. Io esordì con un “buongiorno Silvia” al quale lei rispose con un “Buon giorno Enrico, che piacere rivederla ..” da lì il colloquio prosegui molto cordialmente in convenevoli fino a quando ci sedemmo in questo suo ufficio ed il discorso si fece più tecnico approfondendo i temi della sua produzione e sulla storia della sua azienda. Mi portò a visitare la cantina con i macchinari, sia quelli in uso che quelli più vecchi di quando avevano iniziato la produzione .In un lampo arrivarono le 14 e lei mi disse che ero suo ospite per pranzo e che avremmo dovuto recarci in un ristorante li vicino dove ci stavano aspettando. Andammo con la sua macchina. Mentre pranzavamo mi disse che nel pomeriggio avremmo visitato i suoi poderi a cavallo. I discorsi si erano spostati dai temi attinenti alla sua attività a tematiche personali, alla sua difficoltà nel gestire l’azienda lasciata a lei dal padre, al suo impegno per farla crescere e migliorare, a quanto questo la avesse impegnata sul piano personale. Insomma stavo conoscendola anche sul piano personale. Queste sue confidenze mi gratificavano in quanto vedevo che evidentemente lei trovava la mia compagnia piacevole e sincera. Tornammo al casolare e ci recammo verso le stalle dove lei teneva dei cavalli Il mio abbigliamento non era adeguato al giro a cavallo e quindi lei mi portò dei jeans e degli stivali che fortunatamente sembravano delle mie misure .Mi diede anche un costume da bagno e questo mi lasciò leggermente perplesso, ma lo indossai, anche se non capivo perchè. In un angolo mi cambiai e misi gli stivali e quando mi ripresentai a lei ricordo che mi disse “Ti stanno perfettamente ..” passando dal lei che ci eravamo dati fino a quel momento ad un amichevole “tu” che finalmente scioglieva l’ultimo velo di formalità che ancora non avevamo eliminato. “Grazie Silvia ” dissi “sei gentilissima” dandole del tu anch’io. Partimmo e fu un giro stupendo nella campagna di quella bellissima terra. I suoi terreni erano veramente vasti ed era stupendo percorreli a cavallo, era veramente rilassante. “Ora capirai perchè ti ho fatto mettere il costume da bagno” disse e si avviò verso una collina ricoperta di viti. Arrivammo in una specie di piccola gola dove scorreva un piccolo ruscello. Ci inoltrammo in questa gola fino ad un punto dove si allargava un po di più. Qui lei scese da cavallo e così feci io. Legammo i cavalli ad un albero e ci avviammo lungo il ruscello. Mentre camminavamo lei raccontava che da bambina veniva spesso in questo posto perchè era veramente speciale “poi capirai perchè” disse. Io la seguivo incuriosito e complimentandomi per gli stupendi appezzamenti coltivati. “dovevi essere una bambina molto curiosa per venire in posti così strani” dissi, sperando di farmi chiarire dove stavamo andando. Lei non rispose . Arrivammo in un posto dove il ruscello usciva dalla roccia con ampie pozze dove evidentemente si poteva fare il bagno. Questo era evidentemente il motivo dei costumi. “Si” disse “qui si può fare il bagno” e iniziò a togliersi jeans e stivali rimanendo in costume due pezzi. Mi spogliai anch’io rimanendo in costume. Mentre la seguivo da dietro potevo vedere le sue forme, sensuali, delicate, la pelle bianca, appena leggermente dorata dal sole, i capelli neri che le scendevano sulle spalle. Ebbi un brivido di desiderio. Era bellissima. Il piccolo costume mostrava le sue natiche, Un bellissimo sedere, sodo, bello. Le gambe perfette, le dolci caviglie e i suoi bellissimi piedi. Che desiderio mi stava avvolgendo, mi stavo quasi eccitando, feci appello a tutte le mie forze per cercare di non tradire l’eccitazione che mi stava prendendo. Ma la situazione era troppo bella, mai avrei pensato di trovarmi in un posto così bello, tutto era verde attorno e dalla piccola gola da cui usciva il torrentello prima di disperdersi nelle pozze uscivano goccie d’acqua nebulizzata e l’aria era fresca. Tra i sassi vi erano delle insenature dove l’acqua era ferma formando delle naturali piscine per dei bagni ristoratori. Arrivati ai bordi di una di queste pozze lei si fermò e camminando lentamente tra i sassi che ne facevano da bordo naturale ,iniziò ad immergersi. Vederla entrare nell’acqua era sensualissimo, i suoi lenti movimenti mi consentivano di ammirarla e rimasi stupito a guardare i suoi movimenti aggraziati. Mi avvicinai alla pozza e misi dentro il piede anch’io. Con mio stupore mi accorsi che l’acqua era calda. “Questa è la sorpresa …” mi disse “queste sono acque termali, qui nascono le acque che alimentano le terme di Segesta”. Era una sensazione bellissima stare immersi in queste acque calde. Sopra di noi gli alberi ci facevano ombra e l’aria era intrisa di vapori nebulizzati. L’aria calda portava gli aromi della vegetazione mediterranea, l’aria sapeva di rosmarino, di helicrisium, di mirto . “Lo sai che sono venuto qui per te … per rivederti…” gli dissi “da quella volta a Verona non ho mai smesso di pensarti. Ed ora essere qui con te è stupendo”. Lei mi sorrise e non disse nulla. Forse anche lei aveva pensato la stessa cosa. Rimanemmo per alcuni istanti a guardarci negli occhi : i suoi erano bellissimi, da essi traspariva tutta la grazia, la dolcezza che ella aveva nel suo modo di essere. Attorno un rumore di lento scorrere d’acqua e di vento tra gli alberi e uccelli che cinguettavano pigramente. Istanti magici trascorrevano in cui i nostri occhi si cercavano e nessuno di noi li abbassava per non perdere quel intensa emozione che ci stava prendendo e guidando le nostre anime ad incontrarsi. Lentamente lei si avvicinò a me e quando fu al mio fianco mise le sue mani sulle mie spalle, poi lentamente si tolse il reggiseno e sfilò lo slip del costume. Era nuda davanti a me e mi abbracciò. Finalmente sentivo il contatto della sua pelle, sentivo i suoi seni sul mio petto e le sue braccia attorno a me. Il suo viso era a pochi centimetri dal mio e allora avvicinai le labbra e la baciai. Mentre ci baciavamo le stringevo le braccia alla sua schiena, la toccavo, la accarezzavo, volevo coglierne ogni piega della pelle, sentire ogni suo muscolo, sentirla come se lei fosse una parte di un unico corpo di cui facevo parte anch’io e lei percepiva questo mio cercarla e assecondava ogni mossa, nel desiderio di farsi accapezzare, donarsi a me, inebriarsi delle mie mani che frugavano il suo corpo. Immersi in quelle calde acque ogni bacio sembrava farci perdere i sensi, il desiderio di rimanere nell’abbandono di quei baci languidi, sensuali, infinitamente belli ed emozionanti ci pervadeva, ad ogni bacio la sentivo farsi più languida, desiderosa di un altro bacio ancora, in una spirale infinita di sensazioni ed emozioni, di abbandonarsi alla intimità più profonda. Le mie mani la accarezzavano sulla schiena, lei mi sfilò il costume, scoprendo il mio membro eretto ed accarezzandomi lo prese tra le mani mentre io le accarezzavo i seni senza mai staccare le nostre bocche. Sentivo il suo respiro farsi più intenso, come il mio. Tra le mie mani avevo i suoi seni con i capezzoli turgidi. Andai a baciarli ed accarezzarli con la lingua. Lei con il busto guidava i suoi seni verso le mie labbra e la sentivo eccitarsi ed ansimare di piacere mentre succhiavo i suoi capezzoli. Con la mano andai ad accarezzarla nella parte più intima, sentivo i suoi peli ed il suo sesso che si apriva tra le mie mani. Non c’erano parole, le emozioni ci guidavano l’uno verso l’altra, le nostre mani si cercavano, i nostri corpi si inseguivano toccandosi e trasmettendosi le sensazioni più segrete ed intime. La sospinsi verso il bordo della pozza e la feci sedere su un sasso, io ero immerso e lei fuori sul bordo reclinò la schiena sul terreno, tenendo i piedi ed i polpacci in acqua. Uscita dall’acqua potevo vedere i suoi seni con i capezzoli duri e scuri per il fresco che c’era fuori, il suo corpo bagnato. Presi tra le mani un suo piede ed inizia a baciarlo e le presi in bocca le dita dei piedi baciandole e leccandole. Allungai poi le mani verso le sue coscie e le percorsi con un lungo bacio fino alla parte più intima, con la lingua andai a frugare tra le sue intimità. Lei si adagiò con la sua schiena sul terreno mentre io la leccavo sempre più intensamente per raccogliere tutti i suoi umori, mentre lei mi accarezzava i capelli spingendo la mia testa verso la sua parte intima, per invitarmi a continuare a fare quello che stavo facendo sempre più intensamente. Era percorsa da brividi di piacere e mentre la leccavo allungai le mani verso i seni e li stringevo con lo stesso ritmo con cui la mia lingua la penetrava. La penetravo con la lingua e leccavo intensamente finchè ebbe un orgasmo, allora continuai sempre di più … volevo non finisse mai di godere. Si rialzò e mi strinse tra le sue gambe con il seno all’altezza della mia testa. Lo baciai, affondai la mia bocca sui suoi capezzoli, sentivo che mi desiderava di nuovo. Scese in acqua di nuovo ed iniziò a baciarmi il petto e poi immergendosi scese verso il mio pene eretto e lo prese tra le labbra. L’acqua era calda ma sentivo chiaramente il calore della sua bocca sul mio membro eretto. Solo pochi secondi, perchè poi uscì con la testa dall’acqua e me lo prese tra le mani. Mentre lo stringeva mi baciò e mi sussurrò nell’orecchio di prenderla, “prendimi, ti voglio dentro di me …”. Ero eccitatissimo, allora lei si aggrappò alle mie spalle e si infilò la mia verga dentro di lei e si mise a dimenarsi, mentre io restavo immobile rigidissimo per cercare di avere un erezione durissima. Avevo i muscoli ed i nervi tesissimi per cui lei ebbe un altro orgasmo senza che io fossi ancora venuto. Mi abbracciò e guardandomi negli occhi dolcemente mi disse “tesoro …. è stupendo …” ed io di nuovo la baciai con l’intensità di quando si danno i primi baci, lunghi, interminabili e dolcissimi. Ci ritrovammo faccia a faccia, stretti in un abbraccio, ci fissavamo negli occhi, i corpi ancora tremanti per l’amore, con gli sguardi non ancora sazi, desiderosi di amarsi ancora .Allora fui io ad uscire dall’acqua sedendomi sul bordo con le gambe in acqua, la verga eretta. Lei sorrise e restando in acqua si avvicinò tra le mie gambe e tenendo con le mani il membro eretto lo prese in bocca e iniziò a percorrermelo come per inghiottirlo con movimenti sempre più rapidi, per poi allentare quando sentiva i miei mugoli di piacere. Si fermava e con la lingua mi leccava lentamente il glande per poi affondarlo dentro la sua bocca bagnandomelo di saliva per poi succhiarsela via tutta, mentre con le mani lo accarezzava. Io le accarezzavo i capelli e la brezza ci inebriava di aromi e vedevo il suo sorriso … Mi vedeva che ero eccitatissimo, che provavo un piacere sconfinato, allora con una mano si mise a masturbarmi mentre nella bocca teneva il mio glande. Sentivo che stavo per venire e allora le sussurrai “sto per venire tesoro…”, lei tolse di bocca la mia asta e con le mani mi masturbava sempre più forte, finchè i miei spruzzi le schizzarono sul viso. Mentre venivo la fissavo negli occhi e lei fissava i miei. Era stupendo venire mentre i nostri occhi si scrutavano, i miei annebbiati dall’intensità del piacere ed i suoi che gioivano del mio abbandono al piacere. Quanto amore c’era nell’aria di quel pomeriggio di giugno, mi chinai verso di lei a baciarla, sul suo viso c’erano ancora i miei schizzi bianchi e assieme ci rituffammo in quell’acqua giocando a inseguirci per poi accarezzarci quando ci raggiungevamo, ci immergemmo per ristorare il nostro corpo per raccogliere nuove energie dopo momenti così intensi. Ci fermammo sul bordo per baciarci nuovamente come due ragazzini, inebriati d’amore . Allora, abbracciati ,lei mi sussurrò “Vuoi prendermi da dietro?”. Le sorrisi, non avrei immaginato una proposta così intrigante .Le sorrisi annuendo. Uscimmo dall’acqua e lei si mise in ginocchio con la pancia in sotto puntando le braccia sul terreno nell’erba. Con le natiche all’insù mi offriva di penetrarla anche da dietro. Mi avvicinai e con la lingua andai ad esplorarle il suo buchino. Con la mano le accarezzavo il sesso ancora aperto per inumidirmi le dita dei suoi succhi. Le avvicinai la mano alla bocca per farmi succhiare le dita con le quali avrei poi dilatato il suo buchino. Lei si mise a leccare ed io sentivo la mia verga inturgidirsi di nuovo. Con le dita presi a mastrurbarla dietro per allargare il buchetto e quando fu ben dilatato vi infilai la verga affondandola con dolcezza nelle sue carni. La sentìì gemere di piacere allora penetrandola fino in fondo con le mani le strinsi i seni ed iniziai a penetrarla ripetutamente ed ad ogni colpo la sentivo gemere di piacere. Mi adagiai sulla sua schiena restando dentro di lei per prenderla anche davanti con la mano. Era in preda ad un orgasmo, ma io riuscivo a trattenermi dal venire così quando sentì che i suoi muscoli si rilassavano dopo l’orgasmo tirai fuori il mio pene ancora eretto e con le braccia cercai di girarla per poterla penetrare davanti. Lei capì e si adagiò di schiena sull’erba. Era bellissima, aveva i seni turgidi con i capezzoli eretti, il corpo ancora bagnato dall’acqua e dal sudore, aprì le gambe mostrandomi quel suo bellissimo fiore che grondava rugiada d’amore e allora con la bocca tornai lì per coglierne ogni goccia instancabilmente. Alzai la testa e vedevo che anche lei desiderava essere presa, di sentirmi affondare dentro di sè, così mi stesi su di lei. Le sue gambe mi stringevano mentre entrai dentro lei, raccolsi la sua schiena tra le mie braccia ed iniziai a penetrarla mentre la baciavo sul collo. Mentre la penetravo ogni tanto con le mani andavo a percorrerle le gambe fino ad accarezzarle i piedi, sentivo il suo corpo stretto al mio, vibravamo in un unico spasimo d’amore, in un unico respiro, sentivo il suo cuore battere come il mio. Stavo per venire e quindi desideravo ritrarmi ma lei stringendomi mi sussurrò che potevamo avere un rapporto completo, così continuai ad affondare i miei colpi per cercare di farla godere il più possibile. Sentivo i suoi ansimi di piacere e quando lei ebbe un nuovo orgasmo anch’io mi lasciai andare e venni dentro di lei e ci abbandonammo abbracciati sull’erba ad un riposo ascoltando i nostri respiri . Ricordo il suo viso accanto al mio, i suoi dolci lineamenti ed il suo sorriso bellissimo, i respiri fatti l’uno accanto all’altra, i suoi capelli che accarezzavo con le dita, i nostri corpi abbandonati ebbri d’amore … Passammo tutti quei giorni assieme; mi portò a scoprire le meraviglie di quella terra stupenda che è la Sicilia. Visitammo Segesta, Selinunte, la città di Erice, la Riserva Naturale dello Zingaro dove facemmo dei bagni in calette stupende.Insomma un ricordo meraviglioso.
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