Latrati. Questo la signora Floom si aspettava di sentire in un canile. Non che non ne sentisse, anzi quelle povere bestie chiuse in gabbia facevano un rumore del diavolo. Ma la signora Floom entrando aveva sentito venire una donna. Si, insomma, da qualche parte una donna stava gemendo come una cagna in calore. Guardò con aria interrogativa l’inserviente che la stava aiutando a cercare dei bassotti; l’inserviente guardò la cliente chiedendosi cosa avrebbe voluto chiedergli. “Che begli zigomi” pensò la signora Floom.* Prego, da questa parte. Questo bassotto è di pura razza boscimana. E’ un ottimo cane da compagnia e mantiene una buona andatura quando viene portato a passeggio.* Che pelo liscio…* Davvero. Ha un magnifico pelo nero e lucido.Il bassotto scodinzolava felice e si girava intorno nella gabbia. La lingua gli sbavava fuori dalla bocca. Gli occhi uscivano fuori dalle orbite se la signora Floom lo carezzava in testa. Una creatura così piena di vita. Somiglia al signor Floom. “Somiglia a mio marito” pensò la signora Floom e focalizzò in un’immagine suo marito che le scodinzola intorno, come accade sempre quando lui torna dal lavoro e magari trova il posto macchina occupato, magari proprio da quel capellone palestrato che ascolta la musica ad alto volume al piano di sopra. Provava un misto di tenerezza e pena per suo marito. Pena per se stessa. Perché avrebbe voluto qualcuno a cui scodinzolare intorno. Magari proprio il capellone balestrato del piano di sopra. Provava pena per se stessa quando si ritrovava a vagheggiare la compagnia di un uomo più giovane. Si rendeva conto, o meglio cercava di tener sempre presente, di essere una donna distinta ed elegante a cui non si addicono certe avventure; non era come quella ragazza che stava uscendo in quel momento da una porta che dà sul cortile interno del canile. Una ragazza sui venticinque anni era appena entrata nel cortile, dove la signora Floom stava accarezzando suo marito sulla testa, conducendo al guinzaglio un… cavallo, avrebbe detto la signora Floom, che pur non avendo mai visto un cavallo in vita sua, non riusciva a concepire che un animale di quelle dimensioni potesse essere un cane.Quella ragazza sui venticinque veniva incontro alla signora Floom con una gonna un po’ troppo corta e una scollatura un po’ troppo generosa e un viso decisamente troppo bello affinché la signora Floom non si sentisse imbarazzata da una tale apparizione. Le due donne si guardarono negli occhi come solo le donne sanno guardarsi. Le labbra di una socchiuse, come chi sta per mettere in bocca un cucchiaio di crema. La bocca dell’altra sigillata in un sorriso mal celato, come chi ha ingoiato e sta deglutendo.* E’ un alano.* Come?* E’ un alano – ripeté l’inserviente mentre l’apparizione scivolava via oltre il cancello d’ingresso.* Un alano?* Sì. Addestriamo questa razza di cani in modo particolare. Sa, abbiamo delle richieste un po’ strane da alcune clienti, a volte – precisò con un sorriso malizioso.La signora Floom, mantenendo un’espressione velatamente sgomenta, collegò i gemiti, certamente non ortodossi per un canile, che aveva sentito poco prima con quello che le stava dicendo l’inserviente.* Ne vuole vedere uno… da vicino?* No. No grazie. Voglio un bassotto. Somiglia così tanto a mio marito…Il marito della signora Floom, altresì conosciuto come il signor Floom, non è di quei tipi che saltano agli occhi, che si fanno notare. E’ uno di quei tipi che quando tornano alle sette di sera dall’ufficio, parcheggiano in strada perché quel bastardo del piano di sopra gli ha ancora occupato il posto auto. Quando il signor Floom apre la porta di casa dopo una giornata di lavoro, dice: “Cara, sono tornato”. “Sono tornato, cara”, la stessa frase, ogni sera, ormai un appuntamento da non tradire, come il tiggì delle otto.Quel giorno invece, vuoi perché il capoufficio era più rompicoglioni del normale, vuoi perché il portiere aveva uno sguardo diverso dal solito, inquisitore, o più semplicemente perché quel giorno sua moglie era andata a prendere il cane che tanto desiderava; insomma, quel giorno il signor Floom aprì la porta e disse: “Amore, sono a casa”. Amore. Casa. Parole forti per un uomo del calibro del signor Floom. Sentiva la necessità di ribadire quello che provava per sua moglie e mettere così in luce l’inutilità di un cane bassotto in casa.* Amore, sono a casa – disse il signor Floom, ma la signora Floom non rispose. Si avvicinò alla porta della camera. Sentì sua moglie mugolare all’interno. Il suo viso si rabbuiò, la sua figura divenne pesante, come un uomo a cui venga sbattuta in faccia una responsabilità di cui si vergogna. I signori Floom da quasi un mese non potevano avere un rapporto sessuale. Il signor Floom non riusciva ad avere un’erezione.* Non capisco cara, non è mai successo… lo sai anche tu che non mi è mai successo…* Non preoccuparti caro, sarà lo stress* Sicuro, è lo stress cara, ma vedrai che passerà…* Lo so caro, lo so… – e girandosi dall’altra parte nel buio del letto coniugale si masturbava in silenzio. Dal momento che suo marito non faceva altro che scusarsi e difendersi, in un certo senso lei si sentiva autorizzata ad accusarlo godendogli nelle orecchie con brevi gridi strozzati, praticando l’autoerotismo (come lo chiama il signor Floom); “caro, mi sto solo facendo un ditalino” lo rassicurava lei.Intendiamoci: non c’era astio tra i due coniugi; solo quest’ultimo periodo aveva creato un po’ di dissapori, ma erano sempre rimasti impigliati nelle lenzuola del letto. I signori Floom erano sempre andati d’accordo; forse perché si erano sposati ad un’età matura e avevano entrambi la chiara intenzione di non avere figli. Qualcuno sostiene che la signora Floom è sprecata per uno come suo marito. In realtà il signor Floom non è un uomo senza qualità, come ben sa sua moglie, ed è anche un uomo dai molti sogni rigorosamente e ordinatamente catalogati in un cassetto chiuso. Amava suo marito anche per questa sua coerenza nel sostenere la propria mediocrità, la sua dignità nell’impedire ai propri sogni di realizzarsi. Rassicurante.Una prova di coerenza e dignità, il signor Floom la stava dando fuori dalla porta della sua camera da letto, in piedi, aspettando che sua moglie finisse di praticare l’autoerotismo perché il cazzo del marito era moscio. In quel momento la signora Floom, che non si stava affatto sditalinando, si tradì:* Sì… continua… non ti fermare… sì… sì…!!!Il signor Floom aveva sperato che la moglie non arrivasse a tradirlo con un altro uomo, ma sapeva che la situazione per lei stava diventando pesante in quell’ultimo periodo. Così nell’atto di aprire la porta, la stava già giustificando in un certo senso; non scusarla, ma giustificarla sì. Era un buon marito il signor Floom, sapeva cosa stava passando la moglie per colpa sua. Desiderava soltanto non trovarci quell’usurpatore di posti macchina del piano di sopra nel suo letto. Ma si era accorto più di una volta di come sua moglie adocchiasse i capelli lunghi e il fisico da body builder del signor Clampsy e non si faceva molte illusioni a riguardo. Girando la maniglia si era già preparato una frase dal tono indifferente per far capire che lui sapeva, senza compromettere la situazione; qualcosa del tipo: “Cara, io sono in cucina a preparare la cena; il signor Clampsy si degna di onorarci con la sua presenza o si accontenta di venirti in gola?”. Dio solo sa se non preferiva vedere sua moglie montata da un cavallo piuttosto che da quello zotico.Quando il signor Floom spalancò la porta, rimase sorpreso. Neppure lui seppe mai se piacevolmente sorpreso o deluso. Certamente non se lo sarebbe mai aspettato. Sua moglie era distesa sul letto con gli occhi socchiusi, abbozzando un sorriso un po’ ebete. Nuda. Con le braccia abbandonate sopra la testa, le gambe pendevano dal bordo del letto scosse a tratti da brevi fremiti. Fra di esse una montagna di muscoli e peli le azzannava la fica. Un cane mastodontico alzò lo sguardo fino ad incrociare il suo prima di ritornare al lavoro di lingua sul sesso della moglie.* Cara, cosa sta accadendo?In un attimo di sgomento la signora Floom ebbe l’istinto di rialzarsi di scatto, indossare la vestaglia e sfoggiare il più sereno dei sorrisi dicendo “nulla caro: ho comprato il nostro nuovo cane”. Ma stesa da uno degli orgasmi più violenti che ricordasse, riuscì soltanto ad aggrapparsi più forte che poteva alle lenzuola e a implorare il marito con gli occhi: “Non ce la faccio più. Sto andando fuori di testa per quanto sto godendo.”* Cara, dov’è il bassotto che dovevi comprare?Come sentendosi chiamare in causa, il cane alzò il muso ed abbaiò talmente forte che al signor Floom fecero male i timpani. Così inizio la breve convivenza del marito e dell’alano con addestramento particolare della signora Floom.Il signor Floom trovava ingombrante la presenza di quel vistoso animale domestico. Considerava fastidioso che mangiasse insieme a loro, ai piedi di sua moglie, i suoi gelatinosi bocconcini. Era impossibile guardare il telegiornale con quel mostro con un megafono al posto della gola e certamente sarebbero arrivate presto delle lamentele se continuava ad abbaiare ogni cinque minuti. Ma soprattutto era sconvolgentemente irritante sentirlo fiatare di notte sul tappeto nella camera da notte, generalmente dalla parte della moglie, ma a volte anche da quella del marito. Il signor Floom si sentiva costantemente messo sotto pressione da quel roco ansimare. Sapeva che sua moglie usava il cane più o meno regolarmente come “strumento sessuale”. Non si sentiva di fargliene una colpa finché il suo membro non riprendeva la consueta vigoria, ma in ogni caso si sentiva defraudato del suo ruolo di marito. Così si era assunto l’onere di leccare via l’insoddisfazione dal sesso della moglie a larghi colpi di lingua come il cane lo faceva quando lui era in ufficio. Ogni notte, appena spente le luci, il signor Floom si metteva all’opera; la sua bocca si esibiva in alti esempi di arte oratoria cercando di convincere sua moglie che non aveva bisogno di un cane: aveva già suo marito. Se avesse potuto avrebbe scodinzolato.Ma era chiaro anche a lui che non avrebbe potuto continuare per parecchio. Quella estenuante competizione con il cane lo stava facendo impazzire. Non rendeva più come prima a lavoro e non parlava più con amici o conoscenti. Anche la sua vita diurna con la moglie ne stava risentendo. Finché non impazzì veramente, come affermò in seguito sua moglie senza darsene una ragione apparente. Ma il signor Floom avrebbe saputo darla la ragione.Una notte, appena finito di spiegare alla fica di sua moglie che anche un solo cane era di troppo, nel buio intimo del loro letto matrimoniale, il signor Floom se ne uscì con una domanda moderatamente idiota: “ti è piaciuto, cara?”. “Mmhhh”, rispose sua moglie. Il signor Floom poteva ritenersi soddisfatto di quel dimesso gemito di soddisfazione; invece approfondì l’argomento: “Però non ti è piaciuto quanto quella volta la settimana scorsa che hai urlato”. “Mmhhh”, affermò ancora la signora, questa volta in tono più soffocato che dimesso. Il signor Floom avrebbe potuto interpretare quel secondo gemito come un “quasi” o come un “anche di più” e mettersi a dormire tranquillo. Invece accese la luce, così, d’istinto. La testa di sua moglie era immersa tra le gambe posteriori del cane. “Mmhhh… mmhhh…” continuava a ripetere succhiando il cazzo di quella bestia pidocchiosa che lo stava fissando. Proprio negli occhi lo guardava con la lingua bavosa penzolante dalla bocca dischiusa in un ghigno. Osservava sorridendo il signor Floom mentre la moglie gli ciucciava il suo nero cazzo peloso di cane. Il signor Floom spense la luce per non dover vedere il volto di sua moglie riemergere coperto di sperma. A lui non lo aveva mai fatto un pompino. Calcolò con cinica precisione per quanti secondi tremarono i vetri dopo che l’aria fu scossa dal guaire del cane che raggiungeva il piacere; non si mosse di un centimetro quando sua moglie lo abbracciò dopo avere finito il servizio. La mattina seguente, prima di andare in ufficio, comprò una pistola.Quando la sera tornò a casa, trovò il suo posto macchina libero; entrando nel condominio però, incontrò il capellone che confabulava con il portiere. Avevano un atteggiamento piuttosto furtivo e quando lo videro arrivare lo salutarono in modo sarcastico. Il signor Floom non aveva intenzione di fermarsi a fare conversazione, ma quando arrivò di fronte alla porta di casa capì di cosa stavano discutendo.Sua moglie stava urlando come una troia, talmente forte che si sentiva dalle scale. “Perdio, almeno chiuditi in camera” pensò entrando. La signora Floom era in ginocchio a quattro zampe sul tappeto che strillava come una cagna; l’alano la sovrastava abbracciandole la vita con le zampe anteriori. Stavano scopando sul tappeto del salotto. Non lo sentirono aprire la porta e nemmeno avvicinarsi alle loro spalle. Il signor Floom sfoderò la pistola deciso a dimostrare una volta per tutte chi era l’uomo e chi il cane, sopprimendo quel sacco di pulci. O forse avrebbe potuto sopprimere entrambi; in fondo sua moglie lo stava tradendo, con una bestia per di più. Con un colpo solo, sua moglie e il suo cane sarebbero scomparsi dalla sua vita.Dei partecipanti al funerale, forse solo il portiere e l’inquilino del piano di sopra avevano una mezza idea del perché il signor Floom si fosse suicidato. Sicuramente lo sapeva la vedova Floom, ma non si riseppe mai. Ciò su cui tutti furono d’accordo nel vederla arrivare al cimitero vestita di nero e con un nero grandissimo cane al guinzaglio, fu nel considerare la sua gonna un po’ troppo corta, la sua scollatura un po’ troppo generosa, il suo viso decisamente troppo bello, anche sotto il velo nero.
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