Simona mi è sempre stata odiosa, in classe ha sempre fatto la perfettina e si vanta di essere una gran figa, anche più di me. Per 3 anni l’ho odiata, ma tutto è cambiato un giorno in 3a liceo.Il giorno dopo avevamo il compito di chimica, e siccome lei ha sempre copiato i miei appunti se l’è sempre cavata. Però quel giorno ci avevano avvisato che il prof ci avrebbe portato in aula magna, dove è impossibile copiare. Simona mi chiamò chiedendomi se poteva studiare con me, e così venne a casa mia.Si presentò in tuta da ginnastica e scarpe da tennis. Appena entrò misi le cose in chiaro: se voleva il mio aiuto doveva firmare un foglio dove diceva che sarebbe stata ai miei capricci per una settimana, tutte le sere. Firmò, giudicando la carta “una cosa da bambine”, senza sapere che cosa avevo in mente.Studiammo tutto il pomeriggio e il giorno dopo il compito andò piuttosto bene a entrambe. La sera andai a casa sua. I genitori di Simona sono divorziati e sua mamma è sempre fuori per lavoro. Casa libera, insomma. Entrammo in camera sua e le dissi di aprire i cassetti. Lei ubbidì senza sospettare nulla. Cominciai a guardare tra la sua biancheria e lei si seccò.-Se vuoi che ti presti qualche vestito dimmelo senza fare casino–Ti vesti come una ragazzina, avevo visto giusto, e ti ho portato un regalo- le dissi sorridendo. Lo aprì, dentro c’era un tanga di pelle nero, un paio di scarpe con il tacco alto in vinile trasparente, con l’allacciatura nera, un reggiseno coordinato e un paio di braccialetti di cuoio. -Carini, ma non sono una troia- sentenziò-Da questo momento sì, amore mio, e dovrai obbedirmi, così come hai firmato nel foglio -risposi.-Ora vai a vestirti con il mio regalo- ordinai.Obbedì con una strana luce negli occhi, che pensai di essermi immaginata. Nel frattempo mi cambiai anch’io: aprii lo zainetto e tirai fuori il mio gioiellino: un body velato trasparente di rete nera che mi avvolgeva tutto il corpo, dai piedi ai polsi come un collant da corpo, con uno spacco sulla schiena e uno tra le gambe. Tirai fuori una cintura fallica doppia, mi infilai nella figa la mia metà e me la allacciai in vita. Sembravo uno spledido trans con un cazzo sempre duro e un visino angelico. Quando Simona uscì non ebbe il tempo di capire, mi avvicinai e la baciai sulla bocca. Volevo darle sono un bacio, ma lei mi mise la lingua in bocca e capii che era già mia. -Puttanella lesbica, ti piacciono le donne, vero?–Anche- risposeLe tirai uno schiaffo. Lei si mise in ginocchio davanti a me e inizio a leccare il fallo di gomma che usciva dalla mia figa. -Posso leccare?- chiese -posso leccarLe il cazzo, mia padrona?-il piacere che mi dava era enorme, ma non voleva dargliela per vinta così la allontanai e le ordinai di leccarmi le scarpe. Cominciò a insalivarmi i piedi con una cura incredibile, le piaceva davvero sentirsi umiliata, così rincarai la dose-Ora vai in cucina e portami un cetriolo!-Tornò subito e me lo diede.-Cosa hai capito cretina, devi portarmelo qui infilato nel tuo culo!-Arrossì, mi chiese scusa e tornò in cucina. Sentì un piccolo urletto.Mi si presentò davanti dopo qualche minuto con il cetriolo nella figa già bagnatissima -Nel culo proprio non mi entra- si scusòNon ebbi pietà, le dissi che aveva disubbido e doveva pagare.Presi un foglio di carta e scrissi alcune righe. Poi le diedi 2 numeri di telefono di 2 nostri amici. -Ora li chiami e leggi quello che ti ho scritto, e cerca di essere credibile!-Simona lesse il foglio e rimase a bocca aperta, ma non aveva scelta.-Marco? Ciao sono Simona, senti siccome sono a casa tutta sola e ho notato che i cetrioli che ho nel frigo non mi entrano nel culo, avresti voglia di venire a casa mia con un amico a slargarmelo tu, lo sfintere?- mentre leggeva si vedevano nei suoi occhi l’imbarazzo e l’eccitazione enorme. Poi chiamò Francesco-Fra’ ciao sono Simona, senti siccome sono….- etc stessa tiritera.I due amici arrivarono puntualissimi Marco con Federico, Francesco da solo.Subito spiegai che dovevano fare come io ordinavo, e loro accettarono. Simona incominciò a spompinarli tutti e tre assieme, Fede venne quasi subito, era quello con meno esperienza.Marco la prese tenendola sopra di sè e la baciava voluttuosamente, Fra’ dopo averle insalivato bene il buchino cominciò a torturaglielo con le dita. Simona godeva come non aveva mai goduto, mentre spompinava il mio cazzo di gomma.Aveva i seni turgidisiimi e il caschetto biondo insolitamente spettinato, il rumore della sua figa sbattuta e bagnata era quasi oltraggioso, così come le parole che diceva. Ad un certo punto si voltò verso Francesco-Prendi quel fottuto cetriolo e sfondami le viscere, non siete venuti qui per questo?-Francesco obbedì eccitatissimo e la penetrò con l’ortaggio nodoso.Dopo qualche minuto lo levò e ci mise il suo cazzo. Le sborrò nel culo intensamente. Simona quasi ci rimase male, si rivolse a me e disse-Prendi il suo posto, ti prego- Il tono non era quello giusto, era troppo poco rispettoso quindi decisi di fargiela pagare. Interruppi l’orgia e mandai via i ragazzi.Doveva capire chi comandava. Mi sedetti sulla poltrona e le ordinai ti infilarsi di nuovo il cetriolo nel culo.Fu quasi felice di farlo, ma appena la vidi soddisfatta lo tolsi, tirai fuori la Polaroid e le feci una foto.-Guarda che buco del culo slabbrato che hai, saranno almeno 5 cm!!- le dissiLei guardò la foto imbarazzatissima ma molto eccitata.-E sei vestita come una puttanella perversa e vogliosa, non ti vergogni?- annuì.-Ora fammi vedere come si fa un bel pompino a quel cetriolo- ordinai e le scattai un’altra foto.-Ora leccami per bene il culetto- e lei incominciò a insalivarmi il buchino per bene. -Adesso apri le gambe- e la penetrai con il fallo. Sembravamo due troie, le nostre lingue si incontravano, per poi finire sul collo e sui seni l’una dell’altra. Ebbe un orgasmo trascinante, incredibile dopo il quale mi sfilò il cazzo di gomma e mi fece venire leccandomi la figa fradicia e pulsante. Ero piuttosto soddisfatta, soprattutto perchè con le foto che avevo in mano, potevo ricattarla come volevo. Il giorno dopo, a scuola, tutto normale, lei faceva la solita smorfosietta e io ero perennemente in ombra, ma il bello era proprio questo.
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