Solita giornata in ufficio… Pallosa! Non vedo l’ora di essere a casa, una doccia e poi un sonnellino sul divano. Solita folla in attesa del treno… Solito ritardo… Fortuna che si ferma proprio dove sono io. Devo solo aspettare che scendano i soliti studenti per salire e sedermi dal lato del finestrino. Di fronte a me, dall’altra parte dello stretto passaggio che si crea sempre, un tipo. Alto, robusto, viso maschio, occhiali da sole, sta guardando me??? Il viso è serio, ma chissà perché sento che mi sta squadrando. In questi casi, arrossisco sempre. Mi odio proprio per questo. Finalmente riesco a salire. Mi fiondò sul sedile. Il tempo di togliermi la giacca, appoggiarla vicino alla borsa e arrivano i soliti pendolari stanchi e scorbutici… Di nuovo il tipo. Seduto dall’altra parte del corridoio, in senso contrario alla marcia. Si è messo in modo da avere il viso girato verso di me. Almeno credo. Avrà tra i quaranta e i cinquanta, moro con una spruzzatina di grigio sulle tempie. Cravatta… un impiegato di banca. Bel vestito. Mi infastidisce pensare che mi stia squadrando dietro le lenti scure. Idea, tiro fuori i miei occhiali da sole. Fregato! Ora anch’io lo guardo. Lui ha capito la mossa e sorride… Sento le guance diventare di fuoco. Uffà che palle!!! Mi arrendo tolgo gli occhiali e lo guardo. Sorride ancora, abbasso gli occhi, mi sento le gambe molli. Quella sensazione odiosa che provano le tredicenni inesperte. Il treno corre, cerco di concentrarmi sul paesaggio. Solita periferia, vista mille volte… Non riesco ad impedirmi di guardarlo con la coda dell’occhio. Se ne accorge, il suo sorriso di vittoria un po’ beffardo mi fa arrossire di nuovo. Chiudo gli occhi, faccio finta di dormire… Ma dura solo una manciata di secondi, quando gli riapro lui mi sta perforando con lo sguardo… le mani in grembo. E noto finalmente il gesto della destra… Un lento andirivieni, col pugno semichiuso… Un gesto apparentemente casuale per gli altri viaggiatori. Un invito più che esplicito per me. Ci risiamo, la faccia color melanzana, le gambe di cottone. In più un vuoto alla stomaco e un prurito ben noto e rivelatore… Oddio possibile che stia succedendo a me? Ho sognato un incontro come questo decine di volte… Nel mio letto di notte, per calmare le mie pulsioni… E ora Lui è lì, mi guarda con un sorriso beffardo mentre mima una sega lentissima!!! Mi salva il treno. Ecco la mia fermata. Scendo di corsa. Faccio pochi metri sul marciapiede e sento un prurito alla nuca. Lui è dietro di me. Lo sento. Mi sta seguendo?? Cerco di ragionare. Di calmarmi. Sono tutte fantasie di una mente annoiata in cerca di svago, di qualcosa di proibito, piccante… Basta girarsi e non ci sarà nessuno. Non c’è mai nessuno che scenda in questa stazione di periferia. Giro la testa e quasi svengo. Lui è a 3 metri da me. Sorridente. Oddio! E ora??? Il parcheggio, devo arrivare al parcheggio. Nella mia macchina sarò al sicuro. Passo davanti ai bagni. Non mi accorgo neanche di entrarci mentre le urla delle sirene mi fanno scoppiare la testa. Perché entro, perché lo so benissimo che è un invito, lo so benissimo che lui verrà. Devo scappare, devo… Invece mi ritrovo davanti allo specchio. Vedo solo il rossore delle guance, gli occhi umidi, di lacrime, di paure e desiderio. Non vedo neanche lo sporco intorno a me. Lo sento entrare, si avvicina a me. Lo vedo nello specchio… Devo tenermi al lavandino per non cadere. Sorride. Si apre la lampo, tira fuori il suo sesso. Sento la gola farsi secca e la bocca riempirsi di saliva. E mezzo moscio, abbastanza lungo. Non un sesso equino, ma abbastanza lungo e proporzionato. Vedo il glande rosso scuro. Sembra che mi stia fissando anche lui. Tende la mano… Mi avvicino, lo sfioro con la punta delle dita. Lui continua a sorridere. Muove piano il bacino. I movimenti combinati danno un sega lenta, una masturbazione dolcissima e da urlo. La sua mano accarezza il mio viso, le mie labbra. Un dito si fa strada fin dentro la mia bocca. Lo lecco piano, lo succhio timidamente, mentre la mia mano continua a masturbarlo. Le sue mani sulle mie spalle. So già cosa farà. Lo anticipo quasi… Mi abbasso piano. Mi inginocchio davanti a Lui. Ora c’è l’ho davanti a me. A dieci centimetri dal mio viso. E viene naturale socchiudere gli occhi, e dargli un bacio in punta. Ma la sua mano sulla mia nuca mi spinge in avanti. Il glande forza le mie labbra, lo sento scivolare tra lingua e palato, caldo, morbido, arriva fin quasi in gola. Si ora si. So cosa fare. So cosa voglio fare… Cosa desidera Lui. Un pompino. Vuole essere succhiato, leccato, aspirato… Lo voglio anch’io. Non voglio altro. Sentirmi scomparire, sciogliermi intorno al quel pezzo di carne dura, pulsante… Un eternità dopo sento le sue mani trattenermi. Il suo sesso si muove nella mia bocca, mi sta scopando letteralmente la bocca… Viene… Uno schizzo rovente, salato, denso… Un altro, un altro ancora. Ingoio. Non l’ho mai fatto, mai voluto mai neanche immaginato. Mi fa schifo il pensiero… Ma lo ingoio tutto. E buono, mi fa sentire bene, mi fa sentire la mia appartenenza e la mia sottomissione al maschio. Lui gode, sospira mi riempie la bocca… Lo succhio ancora un po’. Me lo toglie troppo presto di bocca. Lo mette via, al riparo delle mie mani della mia voglia. Come un giocatolo fragile che non può essere lasciato in mani troppo giovani ed inesperte… Mi aiuta a rialzarmi, mi sorride. Si fruga in tasca, ne tira fuori un biglietto da visita. E finalmente sento la sua voce, profonda come la mia bocca, calda e densa come il suo seme che ho ingoiato. “Domani, chiamami quando esci dall’ufficio.” Se ne va con un sorriso e un bacio sulla guancia. Ora sono in macchina. Devo fare in fretta sono in ritardo. Come al solito. Devo pensare alla solita cena. Visto che, come al solito, mia moglie arriva tardi dall’ufficio.

