Era ora di andare.. lei era in ritardo, troppo, fuori, uno di quei ritardi che non puoi trascurare, ero veramente incazzato. La pioggia batteva inesorabile il mantello di cemento che sembrava ormai un fiumiciattolo di montagna. Lei era in ritardo, io ero li’, volevo solo insultarla, dopo le ultime cose che mi aveva raccontato, ..sul suo ex, su un suo amico, non piu’ cosi’ amichevole come all’elementari. Insomma, stavo perdendo le staffe, quando arriva all’improvviso, mi bacia su una guancia, rossa in viso, bagnata, le gocce sugli zigomi, sulle calze, la gonna corta, era bella. Non potevo farci nulla, era bella, e ..non combatto la bellezza , la ricerco, in ogni piega della storia, come in ogni angolo della citta’ , fradicia, come prima di spogliarsi ,quando si ci tocca con lo sguardo. Lei era arrivata,come la pioggia, e ora la volevo, la stavo solo cercando, ..desiderando, e quanto. Entrammo in quel locale in anticipo rispetto ai clienti abituali, era un pub di Torino molto frequentato, ma non c’era ancora nessuno, l’aperitivo era saltato, eravamo in fase di transizione,indefiniti, tra la cena e il drink. le sue parole cercavano una leggerezza quasi forzata, studiata per l’occasione, ben calibrate. Io la guardavo appena, visibilmente serioso. Dopo poco prese un cocktail, e io vino rosso, gradato, corposo, carico. Fini’ il vino in fretta, ma non parlavo, lei si’, gentile, suadente, fin troppo,.. Mi spiego’ che la sua macchina era molto vicina e cosi’ mi convinse a salire, per un passaggio fino a casa. Ero ancora convinto di mollarla, di mandarla a quel paese, ma, la volevo, e lei, ora, mi stava stuzzicando . In macchina, le sue frasi giravano come satelliti intorno al sesso, e la passione era petrolio, pronto ad accendersi, era napalm, pronto ad esplodere, lasciando tutto il suo odore. Basta!, mi dissi, un’altra parola e scendo, quanto si puo’ inventare per avere cio’ che si vuole? Lei voleva ancora me, e ancora una notte, senza altri problemi, senza alcun pensiero. Una notte.., si, ad alcuni basta, con alcune basta. La sua mano era sopra la mia cerniera, ancora prima di parcheggiare, e io parlavo con me stesso, :Ora lo prende, lo stringe, lo vuole come se ..come sempre. Era finita quella storia, cosa voleva ora? Si’, lo voleva, e null’altro importava. Solo quello? Facile dire solo, per chi magari non l’ha provato davvero… eravamo magneti, eravamo animali. Cosi’ lo tiro’ fuori mentre guidava, e accelerava, e io fermo, ma duro, eccitato, incazzato. Inizio’ a masturbarmi cosi’, portandomi a casa.. In pochi minuti fummo sulla porta, lo riprese, ma questa volta nella sua bocca, avida, dolce, stronza. era la prima volta che io non facevo niente, lei era la padrona del mio corpo, per una volta in vita mia. Mi porto’ a letto, mi spoglio’, mi sali’ sopra, mi stringeva i capezzoli, sapeva come farmi godeere, mi leccava il petto, le dita ovunque. Stavo impazzendo, lei era venuta una volta, io ancora no, stavo fremendo, ora si spostava, lo riprendeva fra le labbra, poi si voltava, si sedeva sopra, godeva… Fino alla fine, finchè venni gemendo, venni per molto, piu’ del solito, e lei sopra, e lei a fianco, lei sotto… leccava tutto. La guardai male, male, come non sapevo pensare di guardare, e me ne andai, senza dirle niente, non un fiato.
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