Il primo squillo del telefono rispose subito una voce femminile profonda, un po’ roca e sensuale, come se colei che parlava fosse stata sorpresa a letto, mentre, nuda, godeva di chissà quali fantasie erotiche.- Stefania?- chiese, trepidante, Marco.- Sì. Chi è?- rispose la voce.- Marco.- rispose allegramente l’interlocutore.- Marco! Che piacere risentirti.- – Non mi hai più richiamato.- fece l’altro con un tono che voleva sembrare offeso.- Mia madre mi ha riferito della tua telefonata, ma sono stata fuori per lavoro. Hai fatto bene a richiamare. è per la rimpatriata che ci eravamo ripromessi di fare insieme, vero?- disse Stefania con una lieve eccitazione nella voce.- Proprio così.- confermò l’uomo – E non vedo l’ora.- – Lo sai,- proseguì – che mentre parlavamo per telefono, l’ultima volta, ero molto eccitato pensando alle tue vertiginose minigonne di allora?- – Eh, sì.- ridacchiò Stefania – ricordo benissimo cosa indossavo in quel periodo.- – Le chiamavi minigonne, ma in effetti erano soltanto strisce di stoffa leggerissima, alte un palmo, che ti arrivavano appena sotto l’inguine e che, al più piccolo movimento si alzavano e facevano vedere distintamente le mutandine. Ne ricordo un paio a quadrettini bianchi e neri.- – Sei terribile.- esclamò Stefania con voce che rivelava la sua eccitazione.- Ti sto scandalizzando?- chiese preoccupato Marco.- Ma ti pare!- lo tranquillizzò lei – Al giorno d’oggi, poi, con tutto quello che si vede al cinema e in televisione.- – Perché?- fece lui – Tu lo guardi questo tipo di spettacoli?- – Al cinema non tanto. Sai, ci vado con amici e sarebbe imbarazzante vederli insieme ad altre persone, alle quali magari essi piacerebbero, ma non vogliono rivelarlo.- – E perché?- – Per pudore, forse, o per non sembrare che ti portino lì con l’intenzione di approfittare di quelle immagini per eccitarsi e farti eccitare, in modo da permettersi di toccarti e farsi toccare nel buio della sala.- – Ma certe volte lo si fa proprio apposta – esclamò Marco.- Qualche volta.- ammise Stefania – Ma se si è solo in due.- – Sei proprio una birbante!- disse ridendo Marco – E in televisione?- – In televisione è tutta un’altra cosa.- L’eccitazione, ora, era palese nella voce di Stefania.- Perché?- chiese Marco che cominciava ad eccitarsi anche lui.- In televisione si è soli con le immagini che tu stessa scegli sullo schermo. E puoi agire come vuoi.- – Per esempio?- – Fare correre la fantasia. Ripetere sul proprio corpo i gesti che vedi e che ti eccitano. Se poi hai un compagno accanto, allora è il massimo.- – Caspita!- esclamò Marco – La rimpatriata dobbiamo farla davanti al televisore.- – Non correre, adesso.- fece maliziosamente Stefania – Prima vediamoci e poi si penserà al resto.- – D’accordo. Vediamoci, tanto per cominciare, controllando, intanto, di persona se le tue cosce sono sempre quelle di una volta. Ormai so di non scandalizzarti, e posso dichiararlo con franchezza.- – Davvero vuoi vedermi per controllare quanto dici?- – Per me la visione di un paio di cosce femminili è sempre uno spettacolo eccitante.- affermò decisamente Marco.- Davvero?- fece sempre più maliziosamente lei – Piacerebbe anche a me verificarlo di persona. Allora. quando vieni? Debbo avere ancora da qualche parte una di quelle minigonne o qualcosa di simile che indosserei per te. Le mutandine che ricordavi, invece, certamente non le ho più, ma ora ne porto altre che non te le faranno rimpiangere.- Marco rimase un momento muto dalla sorpresa, mentre sentiva salire sempre di più l’eccitazione dal suo grembo.- Non chiedo altro.- disse subito, come temendo che lei si pentisse dell’offerta – In verità era proprio per questo che ho telefonato, nel timore, però, che, quando ti avessi accennato ai miei piacevoli ricordi e al mio attuale desiderio, tu mi avresti sbattuto il telefono in faccia.- – Mi pare che il telefono non l’ho proprio sbattuto.- fece lei come piccata – E poi i tuoi ricordi si associano ai miei.- – Come?- chiese incuriosito Marco.- Ti pare che non vedevo allora i tuoi sguardi vogliosi che frugavano sotto quello straccetto di stoffa, che si soffermavano sulle mie cosce, che fissavano il triangolo delle mie mutandine?- – Davvero?- chiese sorpreso l’uomo – Ti giuro che non me ne ero accorto.- – Si vede che eri troppo preso dalle mie cosce. Veramente te le ricordi ancora?- – Se me li ricordo. Mi pare di rivederle adesso. Erano appena un po’ corte e piene ma affusolate, del tipo che ho sempre preferito. E poi erano sode, polpose, ampie, deliziosamente sinuose come anfore. Le immaginavo lisce al tocco, dure, con la pelle morbida come velluto. Avevo una gran voglia di toccarle, specie nella parte interna, dove, sempre nella mia immaginazione, mi sembravano calde e accoglienti nel loro curvarsi dolcemente fino all’inguine coperto appena dal triangolo delle mutandine.- A questo punto Marco si fermò, come sorpreso dall’arditezza del suo dire.- Sei ancora lì?- riprese.- Certo. Dove vuoi che sia? Ciò che mi stai rivelando dopo parecchi anni è per me molto eccitante.- lo tranquillizzò lei – Sai, queste cose si apprezzano meglio a trentacinque anni piuttosto che a sedici, quanti ne avevo allora.- E continuò: – Magari allora ci si mostrava senza alcun pudore, senza pensarci tanto su, anche se si sentivano gli occhi dei maschi addosso ai nostri corpi seminudi.- – A chi lo dici.- sospirò Marco.- Ti ho detto poc’anzi che mi piacerebbe verificare di persona se le mie cosce ti fanno la stessa impressione di allora.- – E non solo le cosce.- aggiunse – E lo dico seriamente. Non solo per te ma anche per me. Ora sono meglio in grado di valutare questo tipo di cose. Che ne dici?- – Ma io non aspetto altro. E’ per questo che ti ho cercata.- si entusiasmò Marco.- Allora vieni pure. Ti aspetto domattina, diciamo, per prendere un caffè insieme.- – Spero di trovarti abbigliata come si conviene.- osservò lui con una certa esitazione che Stefania notò subito.- In fondo sei restato quel gran timido che eri anche allora. Debbo dire che ti sei sempre comportato da gentiluomo. E di occasioni per toccarmi ne hai avute.- disse lei con malizia.- Sì. Me ne ricordo una in particolare – disse lui.- I tuoi mi avevano chiesto di accompagnarti con la mia auto da una tua amica.- – E tu non aspettavi altro – l’interruppe Stefania – per avermi accanto sul sedile.- – Proprio così – riprese Marco.- Ti feci accomodare accanto a me. I sedili anteriori non erano, come oggi, separati ma costituivano un sedile unico, dato che l’auto aveva il cambio al volante. Per cui non vi era alcun ostacolo tra noi due.- – E io – aggiunse Stefania – con la scusa di assestarmi la corta gonnellina che portavo, in effetti la rialzai ancora di più sulle cosce nude e già abbondantemente scoperte.- – Fu così che ti vidi le famose mutandine a quadrettini.- fece Marco di rimando.- Non ci voleva molto ad allungare una mano, anche solo per poggiarla sulla coscia.- disse Stefania – Ma tu, anche se eccitatissimo, e lo si vedeva, non lo facesti.- – Basta ora. Bando ai ricordi.- la interruppe lui – Domani ci vedremo e giudicherai tu stessa se sono ancora così timido.- – Bene. Allora ti aspetto. A domani.- Il clic del telefono concluse la piacevole conversazione.Marco restò un po’ a fissare l’apparecchio, come se la voce della donna che aveva svegliato il suo desiderio vi fosse restata celata e potesse, da un momento all’altro, riprendere a dargli le sensazioni che gli aveva fatto provare, specie se inaspettate.Non poteva, infatti, immaginare di trovare Stefania così pronta e disponibile, dopo tanto tempo che non si vedevano. Chissà cosa le era successo, pensò. Ma meglio così, si disse.E gli ritornarono prepotenti alla mente le immagini di quelle gambe, di quelle cosce superbe, dell’accenno delle natiche tonde tonde che si affacciavano dalle mutandine quando Stefania si voltava improvvisamente facendo sollevare le sue gonnelline.Quanto aveva desiderato poggiare le mani su quelle cosce e su quelle natiche per carezzarle in lungo e in largo! Il ricordo accentuò l’eccitazione. già notevole per via della conversazione avuta. Istintivamente appoggiò il palmo della mano aperta sull’inguine, dove, sotto la stoffa dei leggeri pantaloni, appariva nettissimo il rigonfiamento della sua asta tesa come un grosso bastone.Sospirando si alzò dalla poltroncina e, per distrarsi, andò a prendere un po’ d’aria sul balcone, guardando l’azzurro intenso del mare punteggiato dai colori delle vele delle barche e dei surfs che correvano al vento della piccola insenatura tra le rocce che si stagliava non lontano dal suo villino in collina.Dopo essersi un po’ calmato, l’uomo rientrò, si rimise alla scrivania, accese il computer e riprese a scrivere la comunicazione scientifica che avrebbe presentato al prossimo seminario. Passò tutta la giornata a scrivere e a consultare appunti e documenti. Il tempo così scorse veloce, liberandolo a poco a poco delle immagini erotiche che ne avevano accompagnato l’inizio. Tanto da giungere a sera inoltrata, quando, soddisfatto del lavoro, si preparò una succosa cenetta, mentre, accesa la televisione, ammirava alcune paia di cosce nervose e scattanti di un balletto indiavolato che quella sera, manco a farglielo apposta, si esibiva con grande sfarzo di costumi succinti quanto bastava.Tutto ciò, però, non gli impedì di andare a letto addormentandosi facilmente e senza problemi.Il mattino seguente si alzò, fece la doccia, si rivestì con molta accuratezza, e, con una calma sotto la quale si agitava una eccitazione piacevole, prese l’auto e si avviò lentamente lungo la litoranea. A quell’ora i lati della strada cominciavano a brulicare di gente che si avviava al mare. Ammirò i corpi seminudi e abbronzati che gli si offrivano allo sguardo con grande naturalezza, mentre l’eccitazione cresceva nel suo grembo. Parcheggiò l’auto davanti alla villa di Stefania e suonò al citofono.La voce di lei lo fece sobbalzare, accentuando ancor l’eccitazione dei suoi sensi.Si annunciò e il cancello si aprì silenziosamente. Entrò e si avviò lungo il vialetto tracciato in mezzo al giardino dove fu investito da un profluvio di odori dolci e intensi che gli andò subito alla testa. Stefania lo attendeva in cima alla breve scalinata che portava davanti alla casa. Indossava una camicetta bianca scollata e in parte sbottonata che mostrava il solco tra le rotondità dei suoi seni.Dai fianchi si partiva una gonna nera, cortissima e larga, da cui spuntava un paio di cosce abbronzate e nude.Ai piedi portava semplici sandali che mettevano in risalto le caviglie e i polpacci pieni e ben modellati.Marco si fermò ad ammirare e gustare quello spettacolo che lo fece andare subito ancor più su di giri.- Allora?- disse sorridendo Stefania – Che fai così impalato?- L’uomo si avvicinò a lei, le diede un leggero bacio sulla guancia ed entrò.Dopo l’atmosfera solare e profumata del giardino la casa gli apparve in una fresca penombra. Stefania lo fece accomodare in una poltrona e restò in piedi davanti a lui a breve distanza.- Beh! Che ne dici?- gli chiese maliziosamente, mentre faceva una giravolta che alzò a campana la gonna rivelando per un breve attimo un paio di slip bianchi molto scosciati e scoprendo completamente le cosce sul davanti e un paio di splendide natiche sul di dietro appena coperto dalla striscia di stoffa dello slip.- Pienamente approvata.- fece Marco con l’aria seria di un esaminatore, ma provando nello stesso tempo un piacere intenso e un godimento pieno.- Sei sola?- chiese poi guardandosi intorno.- Ti pare che avrei ammesso altri per una esibizione che ho preparato solo per te?- rispose la donna atteggiando le labbra in un graziosissimo broncio.E aggiunse:- Vieni in cucina, ché intanto preparo il caffè.- Marco si alzò e la seguì. Ora la poteva osservare meglio più da vicino. Stando alle sue spalle il suo sguardo si posò sulla gonnellina che ondeggiava sulle sue anche e che scopriva, al suo incedere, il dietro delle cosce, tanto essa era corta.Giunti in cucina, Stefania, per prendere il barattolo del caffè sul ripiano superiore della dispensa, si sollevò sulla punta dei piedi. A questo movimento l’orlo della gonna si rialzò sulle anche mostrando in una rapida visione le sue stupende natiche solcate dalla striscia bianca delle mutandine.Marco rimase affascinato da quel breve spettacolo che si era offerto ai suoi occhi vogliosi. Stefania, senza scomporsi, preparò la macchinetta del caffè e la mise sul fornello, dopo avere acceso il gas. Poi si girò verso l’uomo appoggiandosi mollemente al bordo del ripiano della cucina e mettendo in mostra la rotondità delle cosce, lo squadrò dalla testa ai piedi e fece un piccolo fischio di soddisfazione.- Se si esclude un po’ di pancino, non sei male – fece con occhio clinico.Per l’occasione Marco aveva indossato una camicia a righine bianche e blu a maniche corte ampiamente aperta sul collo e pantaloni blu scuro molto aderenti al bacino.- Anche il grigio brizzolato dei capelli ti dà un tono accattivante e, direi, persino sensuale.- aggiunse.- Anche tu sei molto desiderabile.- disse a sua volta Marco – Il tuo corpo è splendido. Le tue cosce sono formidabili. Superano in bellezza quelle che ricordavo. Per non dire poi di ciò che allora non avevo bene ammirato.- – Cosa?- fece lei, con un sorriso malizioso che diceva chiaramente di avere ben capito a cosa alludesse l’uomo.- Il tuo magnifico … non so se posso dirlo.- – Dillo pure, mi piace sentirtelo dire.- – Il tuo culetto, i tuoi armonici glutei di cui ho avuto una rapida visione.- – Sei un gran birbante.- disse lei con una risatina mentre gli agitava un dito sotto il naso e, chinandosi verso la caffettiera che borbottava, fece rialzare la gonna a bella posta per offrirgli ancora la vista del solco del culetto che lui aveva tanto decantato.Un buon odore di caffè aveva riempito intanto la cucina. Stefania riempì due tazzine e ne porse una a Marco, chiedendogli se voleva tornare nel salotto.Alla sua risposta affermativa, lo precedette con un delizioso ancheggiare dei fianchi.Si accomodò su un divano, posto dinanzi alla poltrona dove intanto Marco si era seduto, tenendo in equilibrio la tazzina di caffè, con una mano, mentre con l’altra si alzò l’orlo posteriore della gonna posando le natiche nude sul tessuto.Alla vista di quel movimento inaspettato a Marco per poco non cadde la tazzina dalle mani.La malizia con la quale esso fu fatto era evidente per dargli una fugace ma espressiva visione di tutta la parte inferiore del bacino di lei, dal ridotto slipMarco sui fianchi alla rotondità delle natiche, fino alla totale polposità delle cosce.La gonna, quando Stefania si sedette, ridiscese sulle gambe, scoprendole fino a metà coscia.Si misero quindi a discorrere degli avvenimenti occorsigli negli anni in cui non si erano visti. Una vera rimpatriata. Stefania gli parlò brevemente e senza rimpianti della sua breve disavventura matrimoniale conclusa con il divorzio, avvenuto pochi anni prima. Accennò al suo lavoro di rappresentante, guarda caso, di biancheria intima femminile che le permetteva di vivere in modo indipendente senza pesare sui suoi genitori, ma che, soprattutto, aggiunse con la sua solita malizia, le permetteva di avere il meglio e il più seducente campionario di modelli di mutandine di ogni tipo, per non dire dei reggiseni, dei reggicalze, delle sottane, che stavano tornando di moda, insomma di ogni accessorio intimo di cui le donne si servivano, anche, perché no, a scopo di seduzione.- Caspita.- fece eccitatissimo Marco – Allora sono capitato al posto giusto.- – In che senso?- chiese Stefania.- Con te posso aggiornarmi su questo piacevole argomento e, nello stesso tempo, posso vederne tutte … le applicazioni. Diverrò un esperto della materia.- – Vedremo.- fece lei con circospezione – Intanto facciamoci la rimpatriata e … la verifica. Da cosa può nascere cosa.- – D’accordo.- disse Marco – Dove eravamo arrivati?- – Toccava, ora, a te raccontarmi cosa ti è successo in questi anni trascorsi.- Marco non aveva molto da raccontargli. Il fatto di maggiore rilievo era il suo stato di single, dovuto non certo alla mancanza di occasioni. – Anzi!- aggiunse sorridendo. E continuò:- La mia attività di studioso, non ci crederai, mi mette spesso in contatto con personale femminile, e pure giovane.- – In che senso?- chiese incuriosita Stefania.- Beh, in tutti i sensi, anche quelli, diciamo, fisici.- – Cioè?- incalzò ancora la donna.- Ti faccio un esempio.- spiegò Marco – Mettiamo che mi trovi in un convegno scientifico all’estero, e che lì faccia conoscenza con una bella studiosa della mia materia. Che faccio?- – Che fai?- – Anzitutto discuto con lei di argomenti comuni, così per saggiarne l’intelligenza, prima, e l’interesse verso di me, poi. Se vedo che il secondo è almeno pari al primo, concentro la discussione su argomenti personali. Se vedo ancora che la ragazza li vuole approfondire meglio, la invito a passare qualche ora nella mia stanza nell’albergo dove alloggio. Il resto è prevedibile.- – Caspita. Sembra tutto così facile.- fece, con una punta di meraviglia, Stefania – Ma lo fai con tutte?- – Fossi matto. Prima mi guardo intorno. Poi scelgo quella più carina e la osservo con attenzione. Noto subito se è disponibile.- – E come?- lo interruppe la donna.- Da tanti segni. Dal modo di trattare gli uomini, per esempio. Oppure, molto spesso, dall’abbigliamento.- – Dall’abbigliamento? E come?- – Dal tipo di scollatura, dalla lunghezza della gonna, persino dal tipo di stoffa: la stoffa morbida fascia il corpo con grande aderenza e con grande visibilità di ciò che sta sotto.- – Sei un vero esperto.- esclamò a questo punto Stefania, chinando il busto verso di lui e cambiando posizione alle gambe accavallate.Per gli occhi di Marco fu un piacevole diversivo: al chinarsi di lei, infatti, la scollatura della camicetta si allargò e i bordi vennero un po’ avanti, scoprendo in basso il solco tra i seni e gran parte della loro rotondità.- Ero venuto per le cosce, ma mi ero dimenticato dei tuoi magnifici seni.- non poté fare a meno di notare.- Ti piacciono veramente? A me sembrano un po’ grossi, non ti pare?- – Per me vanno benissimo, anche se ancora ne vedo solo una parte.- – Come corri. Ma, ti prego, continua. Dimmi, per esempio, come può influire la lunghezza della gonna.- – Proprio tu me lo chiedi? Dovresti sapere ormai la mia sensibilità alle cosce. Se la gonna è corta, posso valutare se la ragazza ha belle cosce. E ciò per me ha molta importanza. D’altro lato se essa le mette così in mostra, debbo arguire che è abbastanza disinibita.- – Ma è sempre vero?- – In effetti non sempre è proprio così. A volte si tratta solo di esibizionismo. La verifica la faccio al momento dell’approccio di tipo personale. Se non risponde congruamente, per me vuol dire che le piace solo stuzzicare gli uomini! , oppure che io non sono il suo tipo. Tutto qui.- – E io sono il tuo tipo?- fece Stefania cambiando ancora posizione alle gambe accavallate.Ogni volta, e già erano due, che cambiava posizione alle gambe la gonna si rialzava completamente mostrando in pieno le cosce fino allo slipMarco.- Se continui a muovere le gambe in questo modo, ne sono sempre più certo.- – Vuoi che lo rifaccia?- E, senza attendere risposta, la donna riaccavallò le gambe nell’altro senso, mostrando ancora cosce e slipMarco a un Marco ormai su di giri, che non si accontentava più di vedere, ma che ora desiderava toccare. Così, con fare innocente, le chiese:- Dobbiamo parlare così distanti? Non posso avvicinarmi a quel bendiddio che mi stai mettendo davanti?- – Finalmente hai capito.- fece ridendo Stefania – Ero proprio in attesa che me lo chiedessi. Mi avvicino io.- Si alzò dal divano e venne a sedersi sull’ampio bracciolo della poltrona dove sedeva Marco, appoggiando un fianco alla sua spalla.Nel sedersi fece fare alla gonna lo stesso movimento che aveva fatto quando si era seduta sul divano: sollevò, infatti, tutta la gonna e poggiò le natiche nude sul bracciolo. Il tutto, stavolta, sotto il naso di Marco, che poté ora ammirare vicinissime al suo volto la grandiosità delle sue cosce e la rotondità piena del culetto.Nel sedersi, però, Stefania non fece ricadere la gonna sulle gambe, ma la tenne abbondantemente rialzata sulle cosce. Marco, per farla meglio accomodare sul bracciolo, aveva spostato il braccio, posandolo sul fianco della donna, toccando finalmente il suo corpo fasciato dalla stoffa della camicetta. Risalì, poi, con la mano verso le spalle, lisciando il tessuto leggero. Sentì allora distintamente che Stefania non portava reggiseno. L’altra mano non stava, nel frattempo, inoperosa. L’appoggiò prima dolcemente sul ginocchio più vicino, assaporandone la rotondità. Quindi la risalì lentamente sulla coscia.La freschezza e la morbidezza della pelle superava ogni sua immaginazione. Continuò a carezzare la coscia con studiata lentezza, dal basso verso l’alto, più volte. Poi risalì in alto e addentrò la mano verso il suo interno, che sentì caldo e cedevole al lento tocco. Qui la pelle era ancora più morbida e vellutata e il piacere che suscitava era ancora maggiore. Stefania non era insensibile a quelle carezze. Inarcò lievemente il corpo portando avanti il ventre. Quindi poggiò anche l’altra gamba sul bracciolo, tenendola un po’ discosta dall’altra e offrendo così alla vista di Marco, vicinissime al suo volto arrossato dal piacere, ambedue le cosce nude allargate quel tanto da fargli vedere lo slipMarco alla loro inforcatura.Marco non fu insensibile all’esplicito invito. Infilò la mano tra le cosce, andando dall’una all’altra, avvicinandosi sempre più al pube coperto dal triangolino dello slip, girandogli intorno e passando ad afferrare le rotondità laterali delle cosce.Sotto l’effetto di tali carezze, Stefania rivelava la sua eccitazione con un leggero ansimo, mentre teneva gli occhi socchiusi, ma fissi sull’inguine di Marco, prepotentemente gonfio, fino a che improvvisamente vi posò ambedue le mani, che fino ad allora aveva tenuto inattive con le braccia lungo i fianchi.Nello stesso tempo sollevò le natiche dal bracciolo per dare modo all’uomo di prenderle a suo agio. Marco, già eccitatissimo nel sentire le mani della donna sul rigonfiamento del suo inguine, stese la mano fino alle natiche che prese a massaggiare con grande impeto, afferrandone le deliziose rotondità.Poi abbassò il viso sulle cosce aperte, sfiorandone l’interno con le gote, mentre Stefania le stringeva su di esse.Per l’uomo una nuova sensazione si aggiunse a quelle che già così intensamente provava. Le gote erano come un’altra mano che carezzava le cosce, mentre quella vera si muoveva al loro esterno fino al culetto e cominciava a intrufolarsi nel loro solco, scostando la stoffa dello slip. Intanto la mano di Marco che sorreggeva il fianco di Stefania era avanzata verso il davanti della camicetta, sentendo sotto la stoffa la pienezza di un seno che ballonzolava al movimento che veniva impresso al suo corpo dall’incedere delle carezze che le stava portando.Avanzando ancora le mano afferrò l’orlo della camicetta, lo scostò e scoprì lievemente un seno turgido e pieno come un globo di carne rosea dove, trionfante, un capezzolo bruno – rosato si ergeva da una areola più chiara.Con due dita lo prese e cominciò a titillarlo teneramente. A questo stimolo il capezzolo rispose ergendosi di più e diventando duro come una punta di selce. Stefania ormai, Marco lo sentiva, era al massimo dell’eccitazione quanto lui. Improvvisamente si alzò e gli fece cenno di seguirlo sul divano.- Qui staremo più comodi.- disse con voce roca.Prima di sedersi fece scivolare rapidamente la gonnellina sulle gambe, si tolse completamente la camicetta, in parte scivolata di lato per le manovre di Marco e si sedette sul divano con le gambe rannicchiate.- Vieni.- disse semplicemente.Il suo corpo, coperto ora solo da uno straccetto di slip, che lo smaneggiare di Marco aveva ridotto al minimo, si offriva nudo allo sguardo di lui, che non si stancava di percorrerlo con gli occhi.Marco era restato fermo sulla poltrona, come stregato da quel corpo nudo che gli si offriva compiacente.- Altro che rimpatriata.- disse con una voce tesa dalla eccitazione che si era impadronita del suo grembo e che aveva riempito il suo slip che stava per esplodere. Infilò la mano nei pantaloni allargando un po’ la cintura e liberò dallo slip il membro teso e gonfio, che subito gli si inarcò lungo il ventre.Gli occhi di Stefania seguirono affascinati i movimenti della mano di Marco, mentre distendeva le gambe sul divano e si appoggiava su un braccio. Marco, che non aveva abbandonato con gli occhi la visione del suo corpo nudo mentre si aggiustava il membro, godette ora della nuova posizione che aveva assunto la donna.Poi ripeté con enfasi:- Che rimpatriata.- – Sai,- fece allora Stefania, divertita dai movimenti di Marco sul suo membro – non dovresti portare gli slip in occasioni come questa, ma i boxer. Anzi sarebbe meglio se non portassi nulla.- – Me ne ricorderò.- rispose Marco con un sospiro di soddisfazione, ora che si sentiva liberato dalla costrizione dell’indumento.- La verifica, mi pare, procede bene, allora.- riprese a dire la donna – Le mie cosce ti hanno convinto pienamente. Ma anche tutto il resto.- – In verità non pensavo, in un primo tempo, a tutto il resto.- fece l’uomo – Hai ragione quando dicevi che da cosa può nascere cosa. E’ come dire che l’appetito viene mangiando.- – E ti sei già saziato?- disse ora Stefania, mentre con le mani si prendeva i seni e se li massaggiava lentamente.- Tu certo sazia non sei.- le disse lui con trasporto.- Avvicinati e potrai sentirlo tu stesso.- Marco non si fece pregare. Si alzò dalla poltrona e si avvicinò al divano senza staccare gli occhi dal corpo di Stefania, che intanto si era messa seduta con le gambe allargate.Si inginocchiò con il volto all’altezza dell’inguine di lei, mentre le afferrava i seni e vi faceva scorrere i palmi delle mani. Avvicinò ancor di più il viso al triangolino dello slip di lei e vi appoggiò le labbra, con le quali vi impresse qualcosa che stava tra un bacio e un massaggio. Stefania spinse avanti il pube, inarcando la schiena, mentre con le mano gli accarezzava le guance.Poi gli allontanò il volto dall’inforcatura della cosce, sollevò le gambe, le distese sul divano e si girò sulla pancia.Ora mostrava il culo possente, il cui solco era appena coperto dalla stoffa dello slip ridottasi ormai ad una strisciolina. Marco, sempre inginocchiato davanti al divano, poggiò una guancia sulla natica più vicina, facendola scorrere lentamente sulla pelle setosa e morbida, mentre con una mano le prendeva l’orlo dello slip.Si fermò, come a chiedere l’assenso della donna a denudarla completamente. Stefania, a cui non era sfuggita l’interruzione, girò la testa verso di lui, e con la voce roca dall’eccitazione gli disse:- Che aspetti?- Marco si sentì al settimo cielo. Abbassò lentamente lo slip denudandole il culo.Lei allargò le gambe e apparve tra di esse il nereggiare del pelo del sesso.Poi si girò supina. Il pube coperto da una striscia di pelo arruffato era lì davanti all’uomo che lo guardava affascinato. Stefania, allora, l’attirò più vicino, mentre cominciava ad armeggiare sulla patta dei suoi pantaloni. Tirò giù rapidamente la lampo e, afferrata la cinta dei pantaloni, la fece scivolare sui fianchi dell’uomo. Dall’orlo superiore degli slip apparve turgida la punta del pene. Stefania la guardò eccitata passandosi più volte la lingua sulle labbra. Poi prese impaziente l’orlo e lo tirò giù. Il cazzo esplose, è il caso di dire, tra le sue mani che ne abbracciarono subito il turgore. Marco, intanto, le aveva infilato la mano nella inforcatura della cosce che Stefania allargò subito con mossa invitante. Le afferrò la prominenza del pube, affondando le dita nella peluria a cercare la fessura del sesso.Le mani avvinghiate all’asta del cazzo, Stefania ansimava dal piacere portatole dal frugare delle dita di Marco che, intanto, aveva infilato nella vagina e ve le faceva scorrere dentro lentamente.Uno squillo del citofono li fece sobbalzare. Stefania si alzò dal divano e, contrariata, andò a rispondere.- E’ mia madre.- disse seccata – Veramente non l’aspettavo.- Si rivestì rapidamente e andò ad aprire la porta d’ingresso, mentre Marco si riaccomodava sulla poltrona con faccia da circostanza.Dopo alcuni convenevoli con la madre di Stefania, che non accennava ad andarsene, l’uomo si scusò con le due donne, dicendo che doveva proprio andar via.- T’accompagno al cancello – gli disse Stefania. Lui, salutata la madre, si avviò all’uscita preceduto da Stefania, che, a bella posta, si era alzata la gonnellina sulla vita e offriva in pieno al suo sguardo il posteriore delle sue cosce nude e il culetto scoperto. Infatti non si era rimessa lo slip.Si fermarono al cancello. Marco fece strusciare il grembo restato teso dall’eccitazione sulla pancia di lei, che rispose al suo gesto portandola avanti e poggiandogliela ben bene sopra.- Forse siamo andati un po’ oltre la rimpatriata.- disse lui.- Ti è dispiaciuto?- – Non direi. – replicò lui – Mi è dispiaciuto solo che l’arrivo di tua madre ci abbia interrotti sul più bello.- – Non avverrà più. Te lo prometto.- fece lei mentre muoveva il suo grembo su quello di lui.Un bacio appassionato li unì per un momento rubato alla eventuale attenzione della madre che avrebbe potuto affacciarsi alla porta d’ingresso.- Torni?- chiese lei.- Puoi contarci.- l’assicurò lui.- A presto, allora.- Il cancello si chiuse alle spalle di Marco con un leggero cigolio.
Aggiungi ai Preferiti