Marco si infilò nell’auto, fece contromarcia e si avviò verso casa. La folla di bagnanti era ora molto fitta, costringendolo a percorrere la litoranea più lentamente del solito. La cosa non gli dispiaceva: c’era tanto da vedere e da ammirare. Quell’anno, gli sembrava, i costumi da bagno delle donne erano molto più ridotti. I sederi femminili che vedeva erano completamente scoperti, tanto piccole e sottili erano le loro strisce posteriori. I reggiseni coprivano a malapena i capezzoli, facendo trasbordare tutti i tipi di seni immaginabili, le cui rotondità, più o meno accentuate, si offrivano impunemente alla vista. Quello spettacolo continuo ed eccitante era un tormento per Marco, appena uscito da una eccitante situazione, purtroppo interrotta da un imprevisto. Uno strombettio lo distolse dai suoi pensieri. Girò il capo verso il suono che, intanto, si era ripetuto. Da un’auto ferma dall’altro lato della strada, stava scendendo una donna che gli faceva cenno con la mano, la bocca aperta in un sorriso smagliante. Dallo sportello aperto sbucavano due magnifiche gambe abbronzatissime, dalle cosce affusolate e piene, appena coperte da un minivestito cortissimo. Una massa di capelli biondo scuro incorniciava il volto sorridente dove due occhi verde smeraldo brillavano gioiosi. – Carla!- fece sorpreso Marco, mentre la donna, lasciata l’auto, si avvicinava. La donna l’aggirò, aprì lo sportello dal lato del marciapiedi, e si accosciò sul sedile anteriore accanto a lui. – Ma dove sei andato a finire?- gli chiese. – Io? Tu piuttosto.- – Hai ragione. Scherzavo. Il fatto è che in questi giorni pensavo a te perché avrei avuto bisogno del tuo aiuto per un paio di consigli per un lavoro.- Carla era giovane e ingegnere. Marco la conosceva sin da quando si era iscritta all’Università, ed era stato sempre il suo migliore consigliere durante gli esami, prima, e nella professione che poi aveva intrapresa. Si era da poco sposata con un avvocato e per Marco dimostrava sempre un affetto, come dire, simile a quello di un fratello maggiore. Era una ragazza molto disinvolta che aveva portato sempre gonne molto corte che mettevano in evidenza le sue bellissime gambe. Era molto bella, con sangue slavo da parte di madre, e, sin da quando gli era stata presentata, giovanissima, aveva suscitato in lui un frammisto di devozione, ma anche di desiderio, nel vederla così graziosa e, apparentemente, disponibile. Quando lei andava a trovarlo teneva sempre le gambe in modo che la pur corta gonna si rialzasse ancor più sulle splendide cosce, facendolo andare su di giri. Non aveva mai capito se lo facesse a bella posta o se era, per lei, un atteggiamento normale. Fatto sta che il dubbio gli era sempre rimasto, tanto da non fargli tentare alcun approccio, nemmeno puramente tattile su quelle cosce. Forse il dubbio avrebbe potuto essere chiarito un giorno in cui essa si era seduta in prima fila durante una conferenza che lui teneva nel salone dell’albergo Excelsior. Portava, il ricordo era ancora vivo, un tailleur blu molto scuro, con la gonna più corta del normale. Al sedersi, con naturalezza la rialzò ben oltre mezza coscia e gli sorrise. Lui riuscì lo stesso a parlare, ma con lo sguardo che, solo per convenienza, poche volte staccò dalle sue cosce. In ogni caso la conferenza ebbe successo. Ora, pensava lui, non era possibile che in quel luogo lei volesse tentarlo. O forse si sbagliava ancora. Non era mai riuscito a saperlo. – Allora, bell’addormentato, vuoi sapere perché ti cercavo?- esclamò Carla. Marco si scosse e, con gli occhi fissi sulle cosce interamente scoperte di lei, le rispose subito:- Ma certo.- – E allora perché mi guardi le cosce?- – Scusami. Mi ero distratto.- replicò, alzando ora lo sguardo sul suo viso, che era eccitante non meno delle sue gambe. – Ho un problema in un lavoro che sto facendo per una signora: una architettura di interni. Vorrei un tuo parere.- – Va bene. Vediamoci al tuo studio questo pomeriggio.- – D’accordo. T’aspetto.- Gli mandò un bacio sulla punta delle dita e discese dall’auto mentre il vestito le si arricciava sui fianchi scoprendo un costumino giallo limone ridottissimo. Marco ricambiò allo stesso modo il saluto soffermandosi adesso sui fianchi nudi e sulla polposità delle cosce scoperte fino all’anca. – E’ proprio giornata.- si disse sospirando e avviò l’auto. Arrivato a casa si accorse che la voglia non gli era affatto passata, anzi cresceva sempre più. Doveva assolutamente risentire e soprattutto rivedere Stefania. Ma, si chiese, se la madre era ancora lì? Lo squillo del telefono interruppe la sua ansia. – Sono io. Mia madre se ne è andata adesso.- la voce affannata di Stefania lo raggiunse attraverso l’apparecchio. – Se vuoi torno subito.- fece lui. – Purtroppo non è possibile. Debbo fare una commissione a mia madre. Era per questo che era venuta.- Aggiunse poi:- E’ vero. Siamo andati oltre la rimpatriata. Ma, te lo confesso, in fondo me l’aspettavo e ne sono contentissima.- – Non ti dico io.- fece Marco tutto contento, mentre l’eccitazione gli riprendeva prepotente. – In questi giorni mia madre dovrà assentarsi dalla città per qualche giorno. Te lo farò sapere , così stavolta nessuno ci interromperà.- lo informò lei. Anche la sua eccitazione traspariva evidente dalla voce arroccata e da un leggero affanno. – Ma quanto debbo attendere, allora?- si lamentò lui. – Come sei impaziente.- – Tu no?- – Io? Vuoi scherzare? Ci hanno interrotto sul più bello!.- disse lei con voce che tradiva la sua eccitazione.- – E allora che aspettiamo?- replicò Marco. – Un poco di pazienza.- – Ma non possiamo vederci lo stesso, magari fuori?- insistette lui. – A proposito.- aggiunse, mentre un lampo gli illuminò la mente – perché non mi accompagni questo pomeriggio da una giovane collega che debbo vedere al suo studio?- – Una giovane collega?- chiese insospettita lei. – Stai tranquilla: è sposata e non c’è niente che possa preoccuparti. Vedrai che piacerà anche a te.- – Va bene. Ci vengo, anche per curiosità.- – Benissimo. Alle cinque ti vengo a prendere. A più tardi allora.- – A più tardi. Un bacio.- – Le cose si mettono bene – si disse Marco tutto contento, mentre con una mano si accarezzava il turgore del membro che il colloquio telefonico gli aveva piacevolmente causato. Si spogliò e, restando nudo, si distese sul letto. Prese poi un libro di foto erotiche e si mise a scorrerle. Doveva pur darsi un po’ di soddisfazione, perbacco, si disse tutto eccitato, e prepararsi al multiplo incontro, che si annunciava non meno eccitante del primo. Dopo un poco si alzò e si mise a girare per casa a sbrigare le solite faccende. Si preparò una colazione leggera e, alla fine, ritornò a distendersi sul letto. La sua eccitazione cresceva nutrita dalla immaginazione che gli si era scatenata nella mente. Si vedeva mentre carezzava il corpo nudo di Stefania con lo sguardo sulle cosce di Carla che teneva allargate con noncuranza. Sentiva una mano sul cazzo turgido che ne lisciava la pelle tesa e vibrante. Il suo sguardo ora si appuntava sulla scollatura generosa della camicetta di Carla che metteva in vista la trina di un ridottissimo reggipetto da cui trasbordavano due seni tondi e pieni. Dietro a lei apparve il giovane marito che, eccitato dalla scena che Marco e Stefania gli offrivano, aveva slacciato la camicetta della moglie e aveva messo le mani sui suoi seni, liberandole dalle coppe del reggipetto e facendoli sporgere sul busto denudato fino alla pancia. Poi li aveva presi con le mani a coppa e li massaggiava vigorosamen! te. La donna, intanto, aveva portato le braccia all’indietro e gli aveva afferrato la cinta dei pantaloni trascinandola in basso e denudando il suo inguine dove troneggiava un cazzo ritto come un’asta su cui appoggiò le spalle e ve le fece scorrere con un lento movimento. La scena si dissolse come in una nebbia e Marco si ritrovò disteso sul letto con gli occhi aperti che guardavano il soffitto. Era stata immaginazione o era stato un sogno durante l’assopimento che lo aveva preso dopo la colazione? Che importanza poteva avere, si disse Marco che, posato lo sguardo sul cazzo erto per l’eccitazione di quella scena (immaginata o sognata), si chiese che ora era. Girò gli occhi sulla sveglietta posata sul comodino. Erano le quattro e mezza. Giusto in tempo per prepararsi e andare a prendere Stefania. Una rapida doccia gli calmò apparentemente i bollori. Sapeva bene, però, come essi erano latenti e pronti a riprendere forza appena si fossero presentate le occasioni, le cui premesse aveva preparato per l’incontro che aveva programmato. Scelse con cura l’abbigliamento: ricordandosi del consiglio di Stefania non indossò mutande, ma solo un paio di brachette aderenti sui fianchi nudi e una camicia che lasciò aperta sul petto. Scese a prendere l’auto, l’avviò e si diresse alla casa di Stefania. Suonò il citofono e, dopo la risposta di lei, attese in auto la sua comparsa. Dal cancello sbucò la sua figura vestita di un paio di shorts bianchi molto larghi sui corti gambali e di un top, stretto sui seni, dello stesso colore. Il bianco accecante dei due indumenti accentuava l’abbronzatura del suo corpo e la pienezza delle membra scoperte, specialmente delle cosce nude assieme a tutto il busto coperto solo dal ridottissimo top. Stefania si fermò sulla soglia del cancello quel tanto che bastava per farsi ammirare. Poi aprì lo sportello dell’auto e si accoccolò sul sedile accanto a Marco. Sporse il viso verso quello di lui e gli posò un rapido bacio sulle labbra. – Allora, andiamo?- disse. Marco si volse a guardarla con attenzione, mentre l’eccitazione sotto le brachette lo aveva preso con forza. Meno male che erano strette, si disse Marco tra sé, se no il cazzo tesissimo sarebbe inevitabilmente sbucato fuori. – Beh! Si va via o restiamo qui?- fece sorridendo con malizia la donna. Non le era sfuggita, infatti, la grande eccitazione di Marco bene evidente nel rigonfiamento alla inforcatura delle brachette. – Ma sotto gli shorts non porti niente!- osservò ancora più eccitato Marco.- In pratica si vede tutto – aggiunse con la voce roca per l’emozione. – E allora?- fece lei con improntitudine. – Se per te va bene così, figurati per me – disse Marco. E aggiunse:- Non so che ne penseranno i miei amici .- – Vedremo. Intanto andiamo – . Marco avviò l’auto e si diresse alla casa di Carla. Non doveva fare molta strada perché la casa stava sulla stessa litoranea, per cui dopo pochissimo si fermò davanti ad una palazzina. Era un edificio singolare: il piano terreno era rientrato parecchio rispetto ai due piani superiori, i quali, poi, si alzavano a gradoni degradanti in modo che l’ultimo piano era ancora più rientrato di quello terreno, per cui si formava, al primo piano, una amplissima terrazza dotata di vasconi dove esplodeva una massa di cespugli, di fiori, di rampicanti a cascata; c’erano persino alcuni alberelli. L’edificio era circondato da una massa compatta di verde, da cui svettavano un paio di grandiosi cedri del Libano e le chiome di tutta una serie di alberi di cui Marco non conosceva il nome. La recinzione sulla strada, in ferro battuto, era fatta in modo da non consentire facilmente la visione dell’interno. Marco e Stefania, scesi dall’auto, si fermarono un momento a ammirare l’edificio, poi si avviarono al cancello d’ingresso e suonarono al citofono. Dopo la risposta di Carla, si aprì il battente. Entrati, lo spettacolo del giardino li fece arrestare, stupiti per il fascino che emanava da ogni particolare curato fino alla pignoleria: il prato rasato come un velluto, le chiome degli alberi tagliate ad arte, le bordure geometricamente regolari, i cespugli colorati ai posti giusti, le semplici panchine di pietra lavica, e, per finire, un gran numero si putti in pietra bianca che avevano una particolarità: erano di sesso femminile! Una cosa originale, quest’ultima, anche perché si trattava di figurine non proprio innocenti, nella plasticità dei loro attributi femminili, ma anche nelle pose che apparivano un po’ osé. Alcuni (anzi, meglio, alcune) messi sul prato a mo’ di naturisti al sole mostravano le loro grazie senza alcuna pruderie, in pose che innocenti non erano di certo, ammantati, si fa per dire, di un sano esibizionismo che doveva certo dare ai visitatori piacevoli eccitazioni. Altri stavano messi a gruppetti, alcuni su rocce sporgenti dal prato e altri su semplici piedistalli di pietra, tutti in pose che esprimevano un erotismo semplice e naturale, ma, non per questo, meno eccitante. Alcuni stavano abbracciati, altri si toccavano le membra, altri ancora sembrava si accingessero a fare l’amore. Quest’ultima posa incuriosì Stefania, che, osservandoli meglio, si accorse che, in questo caso, uno dei putti era chiaramente maschile, con un pisellino deliziosamente ritto! Da una porta a vetri, intanto, nell’ombra portata dallo sbalzo superiore, era apparsa Carla. Indossava un paio di calzoncini bianchi, cortissimi, aderenti sui fianchi e bassi di cinta tanto da lasciare scoperto un delizioso ombelico. Sopra portava una maglietta gialla con un ampia scollatura dalla quale sbordavano le rotondità di due magnifici seni. – Caspita!- osservò intanto Stefania – Mai visto qualcosa di simile.- – A che cosa ti riferisci? Al giardino o a Carla?- chiese Marco. – Ad ambedue.- – Non te ne avevo parlato prima perché ti volevo fare una sorpresa.- disse Marco – Che ne pensi?- – A che cosa ti riferisci? Al giardino o a Carla?- ribatté lei, rifacendogli il verso. – Ad ambedue.- rispose ridendo Marco, e ripeté:- Allora, che ne pensi? – Che è stato meglio che ti accompagnassi.- concluse lei. Carla si avvicinò alla coppia e guardò incuriosita Stefania. – Mi sono permesso portare una mia amica. Spero che non ti dispiaccia.- le disse Marco. – Ma va. I tuoi amici e specialmente le tue amiche, sono sempre graditi. Lo sai.- rispose Carla con un sorriso di intesa. Dopo le presentazioni il terzetto si avviò verso la casa. Una grande frescura li accolse. Non vi era traccia di condizionamento d’aria, come ben sapeva Marco. La progettazione dell’edificio era stata fatta con cura particolarmente dedicata alla vivibilità, specie estiva. – Saliamo direttamente allo studio.- disse Carla avviandosi verso la scala che collegava i tre piani. Lo studio era posto all’ultimo piano in un piccolo insieme di stanze che lo rendeva autonomo rispetto al resto della casa. Dalle ampie vetrate che lo delimitavano si accedeva ad un terrazzo che sporgeva notevolmente su quello inferiore. La protezione dal sole era assicurata da un pergolato di legno a barre molto fitte ricoperto da un bellissimo rampicante che partiva dai vasconi del piano sottostante. Un vero paradiso verde e fresco. I tre si accomodarono su comode poltrone di vimini davanti a cui, su un tavolo, erano preparati alcuni bicchieri accanto ad un secchiello dove erano immerse nel ghiaccio due bottiglie piene di liquidi colorati. – Avevo preparato alcuni sciroppi. Volete rinfrescarvi l’ugola?- chiese Carla – Mio marito ci raggiungerà tra poco.- All’entusiastico assenso degli altri due, si mise a versare gli sciroppi nei bicchieri, mentre lanciava furtive occhiate a Stefania. Poi si sedette su una poltrona, guardò fisso negli occhi Marco e sorrise. Costui, comprendendone le intenzioni, assentì con il capo e volse lo sguardo verso le cosce di Carla che teneva sollevate sul bordo della poltrona dove aveva appoggiati i piedi che aveva liberato dai sandali. Alla inforcatura delle cosce abbronzatissime risaltava netta la striscia bianca dei calzoncini che il movimento delle gambe aveva sollevato al massimo. Le cosce, così, apparivano in tutta la loro pienezza, con grande godimento degli occhi, e non solo di essi. Tra le gambe, che Carla teneva distese, apparve evidente il rigonfiamento del suo inguine da cui sporgevano evidenti le due strisciette laterali dei peluzzi del pube, A Stefania non erano sfuggite le mosse dei due. Con uno smagliante sorriso si volse verso Marco e, mentre fece come per aggiustarsi i gambali dei calzoncini alla cui inforcatura apparve meglio la peluria del pube, disse con naturalezza:- Ma voi due non dovevate lavorare?- I due interpellati scoppiarono a ridere e si alzarono avviandosi all’interno seguiti da Stefania. Lo studio era attrezzato di tutti i normali strumenti di lavoro dell’ingegnere: tavolo da disegno, scrivania, computer, scaffali con molti libri e riviste, sgabelli e quant’altro. Sulle pareti ampie vetrate si aprivano sul panorama circostante schermato appena dalle cime degli alberi del giardino in modo da proteggersi dalla vista delle case attigue. – Qui si potrebbe lavorare anche nudi!- osservò Marco con eccitazione.- Nessun vicino potrebbe vedere l’interno.- – è proprio così.- rispose Carla.- E lo stesso vale per il terrazzo.- – Interessante!- osservò ancora Marco.- – Perché?- chiese incuriosita Stefania. – Niente.- rispose misterioso Marco – Un’idea che mi era passata per la testa.- – Che idea?- chiesero all’unisono le due donne. – La volete proprio sapere?- – Certamente.- fece Carla che sembrava la più interessata. – Si tratta di questo.- iniziò Marco – Un mio amico che si dice esperto in erotismo afferma che stare nudi mentre si lavora rende moltissimo.- – Ma va!- disse ridendo Stefania. – Io lo faccio spesso a casa, anche se da solo. E ti assicuro che è verissimo.- replicò Marco. – E allora in che consiste l’idea se tu hai verificato che funziona su di te?- chiese Carla. – Vorrei verificarla, diciamo, in due, e, in questo caso, in più persone.- disse sfrontatamente Marco. – Con noi?- chiese Carla. – Appunto. Ma non so che ne penserebbe tuo marito.- – Mio marito? Figuriamoci! Quello non lo conosci.- disse Carla – Se potesse starebbe sempre nudo dovunque.- – Allora si può fare.- disse Marco tutto contento. – Speriamo che i risultati siano buoni.- sospirò Carla – Oggi dovrei finire quel lavoro per il quale ti avevo chiamato.- – Non resta che provare. Se la cosa non funziona ci rivestiamo.- disse Marco. – Allora! Che si fa? Vogliamo provare?- fece con impazienza Stefania. – E tuo marito?- chiese dubbioso Piano rivolgendosi a Carla. – Quando verrà gli spiegheremo tutto.- E aggiunse ridendo:- Ammesso che sia necessario, per come lo conosco.- – Allora procediamo con l’esperimento.- concluse Marco. E rapidamente si slacciò la camicia e si abbassò i pantaloncini restando nudo davanti alle due donne sorprese dalla sua veloce decisione. – Ma non usi gli slip?- chiese Carla che, intanto, si sfilava dalla testa la maglietta. – D’estate mai. Mi sento più libero.- rispose Marco guardando con intenzione Stefania che gli rispose sorridendo con un cenno – In ogni caso per fare esperimenti.- osservò Stefania che si era già tolto il top e fissava i seni di Carla con l’aria di fare un confronto con i suoi che, liberi dall’indumento, trionfavano sul suo busto in tutta la loro pienezza. I seni di Carla non sembrava potessero competere con quelli di Stefania in quanto a possanza ma si facevano valere in quanto ad eleganza e perfezione. Lei se ne rendeva ben conto, per cui non si dette pena di fare alcun confronto, come appariva chiaro dalla naturalezza con la quale guardava l’altra donna. Un gridolino di gioia interruppe la svestizione. – Caspita! Che spettacolo!- Il marito di Carla era sbucato all’improvviso nella stanza ed era restato come impietrito sull’uscio. – Questa è Stefania, un’amica di Marco.- disse Carla. – Piacere! Mi pare la parola più appropriata.- rispose ridendo l’uomo che intanto si era avvicinato a Stefania e, gli occhi fissi sui suoi magnifici seni, gli dava la mano. – Questo è mio marito Mario.- disse Carla rivolgendosi a Stefania, che, presa la mano dell’uomo, aveva ritratto la testa all’indietro per mirarne meglio il fisico asciutto e l’abbigliamento, costituito soltanto da un paio di calzoncini cortissimi di jeans scoloriti. – Marco stava facendo un esperimento.- fece Carla. – Interessante, mi pare.- replicò il nuovo venuto rivolgendosi con un sorriso a Marco che se ne stava tutto nudo con molta naturalezza su uno sgabello. – Ma tu sei in vantaggio in tal guisa.- gli disse con malizia. – Veramente in vantaggio sono loro che non si sono ancora spogliate del tutto. Ma l’esperimento non è ancora cominciato.- rispose Marco – Ora te lo spiego subito.- Dopo le spiegazioni che Mario accolse con un sorriso divertito, costui disse:- Allora continuate. Anzi continuiamo. Mi pare che anch’io ne faccia parte.- – Ma certamente.- disse Marco – Vuoi che ricominciamo da capo?- – Non ce n’è bisogno. Riprendiamo da dove vi ho interrotto. Anzi continuo io.- E così dicendo si abbassò subito i pantaloncini e li lanciò su un tavolo vicino, restando in piedi davanti al gruppo, nudo e sorridente. – Non hai tracce di bianco sull’inguine. Si direbbe che prendi il sole in piena nudità.- osservò Marco. – Su questa terrazza si può fare con tutta tranquillità.- rispose Mario che intanto si era accoccolato anche lui su uno sgabello. Le due donne seguivano il loro colloquio in piedi davanti ai due uomini, interessate con grande soddisfazione più che ai loro discorsi alla vista dei due corpi maschili nudi e dei loro notevoli attributi che penzolavano dai bordi degli sgabelli dove essi erano seduti. – E allora, belle addormentate, voi non continuate?- fece impaziente Marco. – Perché non procediamo per gradi?- rispose Carla. – In che senso?- replicò l’uomo. – Nel senso che per ora restiamo così per cominciare a vedere se la cosa funziona. Se va ci spogliamo del tutto.- – Si può fare. Del resto il vostro vantaggio di vederci nudi potrebbe diventare uno svantaggio se non riuscite a restare tranquille e farete fallire l’esperimento.- – D’accordo. In tal caso ci spoglieremo lo stesso.- – Così va bene.- concluse soddisfatto Marco. – Allora dillo chiaramente: l’esperimento non c’entra un bel niente. La verità è che volevi vederci nude!- – L’uno e l’altro.- – Sei un gran birbante. Ma staremo al gioco, vero Stefania?- Questa assentì con vigore dicendo:- Per me va benissimo. Tanto più che Marco mi ha già visto nuda.- – Ma io no. Mentre tu mi ci vedi.- protestò Mario. – Stai tranquillo. Anche tu sarai soddisfatto.- disse Stefania sorridendo con malizia. – Bene. Allora vogliamo procedere?- disse Marco. Mentre Carla distendeva sul tavolo da disegno i progetti che doveva fare vedere a Marco, Stefania prese per mano Mario e lo condusse sul terrazzo. – Ehi! E voi dove andate?- chiese Carla. – Noi non abbiamo da lavorare. E poi non vogliamo disturbarvi.- rispose Stefania. – State tranquilli. Noi procederemo all’esperimento in sede separata.- la rassicurò Mario. – E come?- – Chiacchierando del più e del meno.- riprese Stefania. – Mi raccomando. L’esperimento riguarda solo la vista. Vero, Marco?- aggiunse. – Certamente. Solo la vista. E ciò, a scanso di equivoci, anche per noi.- rispose quest’ultimo. Mentre la coppia si allontanava, Marco spostò lo sgabello dove era seduto vicino al tavolo da disegno e si mise ad osservare i grafici di Carla. Costei, chinata su di essi, non poteva fare a meno di far penzolare i seni sul piano del tavolo, mentre i suoi occhi saltavano dai disegni all’inguine nudo di Marco al suo fianco. – Non ti distrarre.- fece costui – E dimmi qual è il problema.- Con un sospiro Carla iniziò a esporglieli. Ma osservò che Marco, mentre lei parlava, teneva fissi gli occhi sui suoi seni. – Sei tu che ti distrai.- osservò con un sorriso. – Con questo bendiddio sotto il naso come posso non distrarmi? Il fatto è che non avevo mai visto il tuo stupendo paio di seni. Lo sai che sono veramente scultorei?- – Ti piacciono al punto da non ascoltarmi?- – Ti ascolto, ti ascolto.- disse sospirando a sua volta Marco. Così ripresero la discussione fermandosi ogni tanto a guardarsi reciprocamente. Il busto nudo di Carla, pensava Marco, era veramente affascinante, con quei seni sui quali scendevano i capelli arruffati che incorniciavano il suo volto così grazioso. Sentiva prepotente l’erezione che saliva dal suo grembo e che lo imbarazzava, nudo com’era, anche perché non le si era mai mostrato così. Quasi indovinando i suoi pensieri, Carla gli chiese:- Come mai questa piacevole iniziativa, dopo tanto tempo che ci conosciamo?- – Una rimpatriata.- rispose Marco, mentre si volgeva verso la terrazza dove Stefania e Mario parlavano fitto fitto, tra gli sguardi vogliosi di Stefania verso l’inguine dell’uomo e quelli non meno vogliosi di lui verso l’inforcatura delle cosce di lei, dove, Marco ne era certo, poco era lasciato alla immaginazione. – Che rimpatriata?- chiese curiosa Carla. Marco le raccontò in breve quanto era successo con Stefania e come l’idea che ora stavano sviluppando era nata probabilmente per l’abbigliamento che lei aveva indossato per l’occasione, ma anche per il risveglio dei sensi che gli era occorso. – Ma anche tu, come mai solo ora ti sei dimostrata così disponibile?- le chiese Marco – Al massimo mi hai sempre mostrato con grande noncuranza le cosce.- – In effetti è così.- rispose sorridendo Carla e aggiunse:- Anche se, verso di te, un pensierino, anzi più pensierini, l’ho avuto. Ma oggi, forse per la presenza di Stefania e del suo abbigliamento così … scosciato, mi sono decisa a darti di più.- – Cosa, cosa?- fece meravigliato Marco – Un pensierino? E quando?- – Fin dai primi anni in cui ci siamo conosciuti.- – Eri molto giovane e desiderabile come non mai, ricordo bene. Guardavo di sottecchi le tue cosce sempre al vento che sbucavano da minigonne cortissime.- – Lo facevo apposta per richiamare la tua attenzione.- – La richiamavi, eccome! Solo che io non osavo fare avance per non sembrare un maniaco.- – E invece io lo avrei desiderato. Sei sempre stato un gran timido, in fondo.- – Lo so, lo so. Non sei la sola a dirmelo. Più che timido sono stato un cretino. E poi, quando ti sei sposata, non ci ho più pensato.- – E io invece ci ho pensato lo stesso.- Lo stupore sul volto di Marco ora era al massimo. Girò il busto verso di lei toccandogli inavvertitamente le cosce con i ginocchi. – Ma come è possibile?- disse con voce roca. – Non lo so, ma è proprio così.- gli disse sorridendo Carla. – Ma guarda che mi sono perso. E ora?- – Ora mi pare che ci sia Stefania.- – Certo, certo. Ma il rimpianto è molto forte perché ti ho sempre desiderato. Ti ricordi quel convegno nel quale ti sedesti in prima fila con la gonna del tailleur molto corta e per di più rialzata al massimo sulle cosce?- – Se me lo ricordo? Mi sedetti là apposta e apposta rialzai la pur corta gonna. Per provocarti.- – Accidenti se mi hai provocato. Ricordo che la mia relazione soffrì di molte lacune.- – Al solito però, oltre agli sguardi sfrontati alle mie cosce che non potei che notare, poi non avvenne nulla.- – Al solito. Ma che potevo fare? Il tuo mi pareva un atteggiamento normale, anche se un po’ esibizionista. Non capii che lo facevi apposta per me.- Marco fece un grosso sospiro e, con una audacia che sorprese anche sé stesso, le posò le mani sulle cosce. – E dire che potevano essere mie da tempo.- osservò malinconicamente. – Meglio tardi che mai.- esclamò ridendo Carla, fissando l’inguine di Marco che cominciava a dare spettacolo. Lui guardò in quella direzione e, rispondendo alla sua risata, le disse:- Non so se adesso è proprio tardi.- – Stai tranquillo.- lo rassicurò Carla – I tuoi attributi sono notevoli. Specie nello stato che stanno assumendo.- – Davvero? Ma io non mi riferivo ai miei attributi.- – Dai, che lo sai benissimo. Se no, Stefania che ci sta a fare?- – Eppure lo devo a lei se ora ho saputo del tuo passato desiderio verso di me. Se non si metteva quei calzoncini, forse non saresti qui a vedermi nudo e non ci sarebbe stata l’occasione di dirmi quanto mi hai detto or ora risvegliando, ahimè, le mie voglie che mi sembravano senza speranza.- – Ma mi pare che ora sto ricambiando.- disse maliziosamente Carla, carezzandosi un seno. – Certamente. E devo dire che mi sono perso molto fino ad ora.- – A chi lo dici. E non hai ancora visto tutto.- osservò maliziosamente la donna. – Non chiedo altro. Ma veramente non provi imbarazzo a startene seminuda e a vedermi nudo?- – Certo che no. Ci sono abituata a stare nuda per casa. Lo diceva poc’anzi Mario.- – Allora meglio così – concluse Marco. Mentre parlava con Carla, intanto, il suo sguardo si fissava verso le nudità di Stefania, non tanto distante da non mostrare chiaramente che, ormai, ben poco del suo pube era nascosto dai suoi calzoncini, che a bella posta aveva rialzato al massimo. Così, alla eccitazione provocata prima dalla vista dei seni di Carla, e poi dai discorsi di lei e ancora dal tocco sulle sue cosce, ora si aggiunse quella provocata dalle grazie di Stefania, così sfrontatamente esposte. – Credo che abbiamo risolto i problemi tecnici.- disse a questo punto Marco alzandosi dallo sgabello.- Mi pare che l’esperimento si possa dire riuscito.- – Con un po’ di sforzo direi di sì – disse ridendo Carla.- Raggiungiamo quei due per continuarlo?- – Benissimo – assentì con entusiasmo Marco. I due uscirono sulla terrazza. Mentre Marco si sedeva su una poltroncina di vimini, Carla, restando in piedi, si sfilò lentamente i calzoncini lasciandoli cadere ai suoi piedi. Stefania non volle essere da meno e alzatasi in piedi, fece lo stesso con i suoi. Le due donne restarono per un po’ immobili davanti ai due maschi, con le loro nudità esposte senza alcun pudore ai loro sguardi accesi dall’eccitazione. Tenendo le braccia lungo i fianchi, sorridevano felici fissando con piacere l’effetto che esse stavano provocando tra le cosce dei due. Anche costoro, senza alcun imbarazzo per ciò che stava succedendo ai loro inguini, le fissavano come imbambolati, facendo scorrere gli sguardi su tutti i particolari dei loro corpi così diversi tra loro ma così egualmente eccitanti. La formosità del corpo di Stefania, con i grandi seni eretti sul busto dai capezzoli induriti dall’eccitazione, i suoi fianchi arcuati dalla vita sottile, le cosce ampie e modellate, i riccioli neri del triangolo del pube, contrastavano con la diversa armonia del corpo di Carla, con i seni rotondi come mele e i fianchi più sottili e con le cosce lunghe e sode, ma soprattutto con una biondissima striscia di peluria sul monte di Venere che lasciava libera la deliziosa fessura del sesso. Un’altra diversità stava nel leggero biancore della pelle di Stefania attorno al pube e attorno ai capezzoli, mentre per Carla l’abbronzatura appariva integrale. – Non ho mai preso il sole completamente nuda – si scusò Stefania, quando, girandosi a guardare il corpo di Carla, si accorse del fatto. – Ora che ci siamo conosciute si può ovviare a questo inconveniente,- le disse Carla – puoi venire qui sul terrazzo e farlo con noi. Lo stesso certamente vale per te, Marco, che, mi pare, ti trovi nella stessa condizione.- – Accettiamo senz’altro l’invito.- rispose entusiasticamente quest’ultimo – Vero, Stefania?- – Ma certamente.- fece lei. – Allora, avete finito di lavorare? Mi pare che l’esperimento sia riuscito. No?- disse Mario – – Perfettamente.- gli fece eco Marco – E i risultati sono stati ottimi. Quasi quasi va ripetuto.- – Per me quando vuoi.- gli disse Carla maliziosamente. – Bene. Allora sedetevi con noi.- disse Mario rivolto alle due donne. Queste si girarono per prendere posto su due sgabelli davanti ai due uomini, mostrando loro le chiappe. Un fischio di ammirazione tagliò l’aria all’unisono da parte dei due uomini che manifestarono in maniera così squillante l’ammirazione per i due culi femminili di cui ognuno di loro ne conosceva solo uno. – Ma perché non vi sedete sulle poltroncine?- chiese poi Mario. – Se no vedete poco, non vi pare?- gli rispose Stefania. – Raffinata.- disse ridendo Marco. Gli altri risposero con una fragorosa risata e tutti si accinsero a versarsi gli sciroppi nei bicchieri. I quattro, poi, si misero comodi tra poltrone e sgabelli scambiandosi chiacchiere e scherzi, mentre i loro occhi vagavano sui loro corpi nudi a esplorare, l’un l’altra, gli effetti provocati dalla nudità offerta con tanto candore non disgiunto, però, da eccitante malizia. I più evidenti, tra gli effetti, erano certamente quelli dei due maschi. I loro organi erano diventati due bastoni ritti tra le pelurie degli inguini e ondeggiavano graziosamente mentre essi gesticolavano. Le donne mostravano la loro eccitazione con un delizioso rossore sulle gote dei volti e con un continuo agitarsi delle lingue le cui punte apparivano e sparivano sulle loro labbra. L’eccitazione in tutti cresceva sempre più. A un certo punto Marco non si poté trattenere oltre e si alzò avvicinandosi a Stefania. Le si mise davanti, mentre lei, capite le sue intenzioni, allargava di più le gambe per accoglierlo tra esse. Marco si accostò ancora fino al bordo della poltrona, ritto davanti a lei, offrendole vicinissimo il cazzo tesissimo che lei afferrò subito tra le mani, mentre lui le prendeva i seni. Mario e Carla guardarono affascinati le mosse degli altri due. Poi Carla si alzò dallo sgabello e si avvicinò a Mario, che subito aprì le gambe, la prese per i fianchi, la attirò verso di sé e le afferrò voglioso le natiche. Lei porse i seni alla sua bocca e, abbassando le mani verso il suo organo, glielo prese con forza facendolo quasi gridare. Marco a quel grido si girò verso di loro esclamando:- Altro che esperimento! Questa è una reazione a catena.- Una risata liberatoria irruppe dalle loro gole, riportando una relativa quiete nei sensi eccitati. Il silenzio calato tra loro alla esclamazione di Marco fu rotto dalla voce di Stefania, che appariva la più divertita della situazione. – Beh! Allora che si fa?- Marco, che si era seduto sulle sue cosce mentre le mani di lei gli massaggiavano lentamente il cazzo, si volse agli altri e chiese: – Avevate programmi per oggi?- Carla, che se ne stava ora seduta sulle cosce di Mario, gli rispose che non avevano un programma preciso. Avrebbero dovuto vedersi in serata con una coppia di amici del gruppo, disse con un sorriso misterioso. – Che gruppo?- domandò Marco. – Un gruppo molto privato.- rispose ancora più misteriosamente lei – Una sorta di club.- – Insomma di che si tratta?- fece impaziente l’uomo. – Dopo avere visto … i vostri gusti – disse sorridendo Carla – possiamo dirvi tutto e magari associare pure voi.- – Sentiamo.- fece, attento, lui. – Si tratta di un gruppo di persone con le quali abbiamo scoperto la comune passione per il nudo e l’erotismo.- cominciò. – Bella scoperta!- la interruppe Marco. – Aspetta un po’.- replicò Carla – Si tratta di nudo in coppia.- – Oh! Allora è diverso.- interloquì ancora Marco. – La finisci di interloquire?- intervenne Stefania, che apparve molto interessata al discorso di Carla. – Va bene, va bene.- rispose Marco alzando le mani e rimettendole poi sui seni di Stefania che, mentre Carla parlava, sta vigorosamente massaggiando. – Dunque, dicevo della passione del nudo in coppia.- riprese Carla – Abbiamo conosciuto una coppia in un campo di nudisti che frequentiamo regolarmente, io e Mario, fin da prima di essere sposati. In questi campi, per la verità, le persone si spogliano generalmente per un senso di liberazione e per vivere, almeno così si dice, secondo natura, considerando i vestiti come un sovrastruttura.- – Perché? Non è così?- chiese Stefania. – In effetti, nessuno mi leva dalla mente che, sotto sotto, ci sia dell’erotismo, magari visivo, ma sempre erotismo.- rispose Carla. E aggiunse:- Se ci fosse stata veramente naturalezza, se vedersi nudi fosse stato veramente un fatto naturale, non mi spiegavo come, nel campo, a volte si notavano tanti cazzi ritti!- – Ma anche questo è naturale.- esclamò Stefania. – Appunto, pensai. E da ciò l’idea.- proseguì Carla. – Quale?- chiese Marco. – Quella di formare un gruppo di amici fidati e amanti dell’erotismo, mediante, anzitutto, il nudo da praticarsi di persona.- – Interessante!- esclamò Marco – Ma perché dici ‘anzitutto’? C’è dell’altro?- – L’erotismo non è solo nudo. Anche il seminudo può esserlo. I calzoncini di Stefania ne sono una prova.- Chiamata in causa, Stefania esclamò:- Vedi come sono brava?- e aggiunse:- E allora?- – Ci si incontra con lo scopo di eccitarsi attraverso l’abbigliamento, per esempio, oppure la conversazione o lo spettacolo oppure, ancora, la semplice visione dei nostri corpi nudi, e così via.- – Caspita!- esclamò Marco che, solo a sentire il dire di Carla, si stava vieppiù eccitando, aiutandosi, per la verità, con una mano infilata tra le cosce di Stefania, che, a sua volta, gli leccava appassionatamente un orecchio. – Mi pare che non perdete tempo a capire il metodo.- intervenne a quel punto Mario che, non meno eccitato dalle parole di Carla, le aveva preso tra le dita un capezzolo e ne titillava la punta, mentre lei aveva posato una mano sull’inguine di lui, nella piega che esso fa con la coscia, dove mollemente si adagiava un testicolo che la donna prese a carezzare. – Ma gli effetti di tutto questo non portano, alla fine, al desiderio di andare … a fondo?- chiese, a questo punto, Marco sempre più interessato ed eccitato. – Certo.- rispose Carla.- Ma non sempre. A volte ci si limita alla sola eccitazione se si vuole o se si ha solo voglia di essa.- – Ma va. Si può avere solo voglia di eccitazione?- replicò Marco. – Ci sono persone che hanno bisogno di sentirsi, come dire, vitali provando eccitazione. Come ammirare un quadro, eccitandosi per la sua bellezza, ma senza avere voglia di possederlo.- disse Carla. – è vero.- ammise Marco – Capita a volte anche a me: il piacere di sentirsi eccitato mi fa sentire vivo.- – è questa appunto la filosofia del nostro gruppo.- riprese Carla – La … scopata, per dirla volgarmente, non è il fine ultimo. Se poi ci si arriva è un affare personale della coppia.- – Della coppia o delle coppie?- chiese Marco. – In che senso?- – Insomma ci possono essere scambi di coppia?- – Anche questo è un affare personale. Se due coppie vogliono farlo è affar loro.- – Nel senso che nasce da un accordo libero tra loro?- – Appunto. Ma devono essere, evidentemente, d’accordo tutti e quattro. Se le coppie sono due.- – Potrebbero essere più di due?- chiese sorpreso Marco. – E perché no?- rispose ridendo Carla – Ma, invero, non è mai avvenuto. Almeno fino ad ora.- – Non è avvenuto per più di due coppie oppure per due?- – Oh! Mi pare un interrogatorio. Ebbene non è avvenuto né per due né per più di due. Va bene?- – Allora era tutta teoria?- – Sono le regole che ci siamo liberamente dati. Se non è avvenuto vuol dire che non si sono verificate le condizioni perché avvenisse.- – C’è sempre una prima volta. Mi chiedo, però, quali conseguenze avrà un evento di questo genere, anche se, in linea di principio, già regolato da un accordo reciproco.- – Pensi che potrebbe portare a complicazioni?- – Probabilmente.- disse pensoso Marco.- Ti faccio un caso. Io, dopo questo piacevolissimo incontro e dopo averti sentito dire ciò che mi hai detto sui tuoi atteggiamenti verso di me, adesso ti desidero molto. In base alle regole che vi siete dati che dovrei fare? Dovrei accordarmi con tuo marito, da un lato, e con Stefania dall’altro. E poi scambiarci le coppie.- – Per fare che?- chiese con una visibile eccitazione Carla. – Mah! Intanto per carezzarci, eccitarci e godere. Poi si vedrebbe.- – Prima bisogna che aderiate ufficialmente al gruppo.- – Che vuol dire? Non mi dirai che c’è una cerimonia ufficiale?- – Una specie.- rispose Carla. – E in che cosa consiste?- – Lo saprai a suo tempo.- – Quando? Ormai è chiaro che la cosa mi interessa. E tantissimo.- – Non ne dubito, conoscendoti bene. Prima, però, devi conoscere almeno alcuni dei soci. Potreste venire con noi stasera.- – Senz’altro.- disse Stefania con entusiasmo.- E dove?- aggiunse. – Vediamoci qui davanti alle dieci. Per voi va bene?- – Benissimo.- rispose Marco dopo avere raccolto un cenno d’assenso di Stefania. Si rivestirono tutti e scesero giù. Dopo un rapido scambio di saluti, Marco e Stefania uscirono sulla strada e si rimisero in macchina. Marco prese lentamente la strada della casa di Stefania con la mente volta alla nuova esperienza che gli si stava presentando. – Ehi! Sono ancora qui.- esclamò Stefania volgendo il busto verso di lui. A quel movimento il top che avrebbe dovuto coprire i seni, forse perché allentato, si abbassò fino a fare apparire i capezzoli. – Guarda che non siamo più da Carla. Qui siamo sulla strada.- le fece Marco accennando con gli occhi al top mezzo scivolato sul busto. Stefania ridendo se lo riaggiustò e riprese:- E allora? Che hai? Mi sembri distratto.- – Pensavo all’incontro di oggi. E alle conseguenze che esso può avere per il nostro rinnovato rapporto.- – Io non penso che gli possa far male. Anzi potrebbe rafforzarlo.- – Secondo me, invece, c’è il rischio che lo complichi. Non mi va di scambiarti con un altro.- – Ma, in questo caso, e se ciò dovesse avvenire, anche tu ne avresti un vantaggio. Non dimenticare che lo scambio è reciproco. Pensa a Carla.- replicò maliziosamente Stefania. – Io penso a Mario.- – Geloso?- – Sì. Perché non dirlo? E tu no?- – Io non lo sarei.- – Davvero?- – Davvero.- E aggiunse: – Ma poi si tratta di un caso ipotetico. La cosa più importante è l’atmosfera erotica che si viene a creare tra tutti, l’eccitazione della vista di altri corpi nudi diversi da quello del partner abituale, dagli atteggiamenti che ognuno ostenterà. Come uno spettacolo, e, per di più, privato. Ecco, va preso proprio come uno spettacolo piacevole ed eccitante. Cosa ci costa provarlo?- Durante questa tirata, Marco la guardò con curiosità mista a sorpresa. – Caspita. – esclamò – Sei incredibile. Oggi è la giornata delle rivelazioni. Non ti credevo così interessata a queste cose.- – E perché non dovrei? Specie ora che ci siamo incontrati per recuperare il tempo perduto.- Marco la guardò, accostò l’auto al marciapiedi e si fermò con il motore acceso. Poi si girò verso Stefania, le mise la mano tra le cosce e, accostato il viso verso il suo, si avventò sulla sua bocca. Le aprì le labbra con la lingua e la fece saettare dentro di essa, aperta prontamente dalla donna che, intanto, gli aveva infilato una mano nei calzoncini afferrando con vigore un membro teso e turgido dal desiderio. Incuranti delle occhiate dei passanti, per la verità rari in quell’ora vespertina, se ne stettero abbracciati per un po’. Poi si slacciarono e, in un silenzio più eloquente di un lungo discorso, si ricomposero. Marco riavviò l’auto e, dopo pochi minuti, si ritrovarono davanti al cancello della villa di Stefania. – Ti vengo a prendere poco prima delle dieci.- disse Marco a una Stefania silenziosa, ancora presa dal languore seguito al recente amplesso. – Sì, sì.- rispose lei con un lieve affanno nella voce – Mi farò trovare pronta.- Scese dall’auto lentamente offrendo a Marco la visione della nudità delle natiche che il sollevarsi dei bordi dei calzoncini aveva completamente scoperto. Poi girò attorno all’auto e, accostatasi al finestrino, posò un bacio sulle labbra di Marco. Quindi, riassestasi alla meglio i calzoncini sulle natiche, si avviò al cancello, lo aprì e rientrò a casa, seguita dallo sguardo voglioso dell’uomo.

