Conobbi Marta circa tre mesi dopo il fattaccio con Marco e tutti i problemi derivanti.Quella testa di cazzo di mio fratello, al quarto anno della ragioneria, necessitava di una mano valida che lo aiutasse a studiare come si deve.In città era pieno di centri attrezzati per l’evenienza, e come al solito toccò a me cercarne uno adatto.Dopo una brevissima consultazione con qualche conoscenza, scelsi quello ovviamente più vicino a casa.All’appuntamento al quale mi recai con mio fratello, incontrai proprio Marta, la signora che gestiva il tutto.Bassina, con un bacino che cominciava ad ingrossarsi, seno discreto, ed un naso immenso. Era bionda, tinta e con un look comunque giovanile.Per come erano messi i miei ormoni mi sarei scopato anche lei, ma in quel momento pensavo a quella donna, come ad una semplice insegnante magari dal pugno di ferro, in grado di far studiare mio fratello.Andò tutto bene e prendemmo accordi per la settimana successiva. Durante le prime due settimane tutto andò per il meglio, mio fratello non si lamentava ed era comunque troppo presto per verificare il suo rendimento.In palestra le cose non si smuovevano, io e Marco ci frequentavamo solo in mezzo ai pesi e nulla più, anche se i suoi inviti per me erano sempre validi come ci teneva a farmi sapere.Una sera cedendo alla tentazione di rivedere ancora quella troia di mia zia scopata, accettai l’ennesima provocazione e mi recai da lui.Sorpresa, stavolta la telecamera non era fissa, ma ben mobile e pronta a cogliere ogni minimo dettaglio.Ma cazzo, adesso anche i filmini si mettevano a girare! Domandai spiegazioni, e Marco mi disse che mia zia aveva trovato molto stuzzicante l’idea e che aveva accettato di buon grado.Fui tranquillizzato, il cineasta non era nessuno della palestra, nessuno in quel giro avrebbe saputo.Eccitato mi tirai una sega, ed ovviamente Marco non perse occasione per farsi masturbare da me, che remissivamente gli menavo l’uccello quasi impaurito.Mi piaceva il suo pisello, la grandezza il colore. L’odore poi, quello mi faceva impazzire.Pensavo comunque di non essere gay a tutti gli effetti perché aldilà di qualche sega non ero andato e nemmeno ci pensavo quando stavo con lui. Nel privato era tutt’altra cosa, mi masturbavo di continuo immaginando esperienze omo con quella montagna di granito che si faceva fare quei bei lavoretti di mano.In pratica mi dicevo, non accadrà mai nulla di simile però.Quando dopo la seconda proiezione rividi mia zia far finta di nulla era diventato difficile, troppo difficile non fantasticare su quelle tettone rifatte pronte a scoparsi qualsiasi cazzo ben piantato.Il martedì mentre facevo un riposino squillò il telefono. Era Marta, l’insegnante di mio fratello che mi chiedeva urgentemente di raggiungerla nel suo centro.Preoccupato andai di corsa dove convenuto e mi spaventai ancora di più quando tra le molte facce non trovai mio fratello.Parlai con Marta e mi tranquillizzò. A mio fratello non era successo nulla, semplicemente aveva marinato il doposcuola come spesso aveva già fatto.Mi incazzai come una iena e dalla mia espressione, la donna dovette capire che non scherzavo.-Stronzetto-mi lasciai scappare e lei fece finta di nulla.Parlammo della faccenda, e guarda caso lei sembrava prendersela in parte con me per le mancanze di mio fratello.Non mi parve molto sensato quell’attacco, così replicai parecchio nervoso, un po’ per mio fratello un po’ per lei che sinceramente cominciava a starmi tra le balle.La signora, zitellona fastidiosa con parecchia voglia di chiacchierare, sembrava farlo apposta a tenermi li come un cretino.Le diedi corda, se non altro per educazione e per evitare di suscitare un altro vespaio, poi mi disse che doveva lavorare e che dopo l’orario di lavoro sarei potuto andare al centro a finire la discussione e prendere una decisione sul da farsi.Più che aspettare le stronzate che avrei sentito da lei, mi preoccupai di rintracciare mio fratello, quasi irreperibile.Ma al maggiore non la si fa mai. Se ne stava sulla spiaggia lo stronzo, bello steso a palpeggiare le tettine della fidanzata che gli massaggiava la patta.-Coglione-Gli urlai contro con tutta la rabbia che avevo, scostai lei, lo sollevai per un braccio e ci appartammo.-Ma che cazzo fai stronzo, mi fai fare queste figure di merda-Io non ero molto forte e sinceramente anche poco incline alla violenza, tuttavia la mia stazza bastava ed avanzava per intimorire il fratellino, che buon buono ascoltò quello che avevo da dire.-Adesso quella rompiscatole me la devo sciroppare io stasera-si giustificò in mille maniere, nessuna però era convincente così lo lascia ai suoi affari, con la certezza che tanto ne avremmo riparlato presto.Mezz’ora dopo ero già in palestra a dedicarmi a qualche esercizio, tanto per svagarmi.Parlai un pochino con un insegnante raccontandogli la situazione. Gli confidai anche il nome della donna in questione, e mi disse che era una ottima insegnante, solo molto rigida e che quindi mio fratello avrebbe fatto bene a non assentarsi troppo dalle lezioni, sempre se gli andava di continuare a studiare con lei.Dunque la signora rompi era conosciuta ed apprezzata. Almeno è brava, pensavo mentre mi recavo all’appuntamento.Entro, il centro è vuoto, ci siamo io, lei, e l’insegnante di fisica che finisce di mettere a posto alcuni testi.Parliamo del più e del meno. Due ore dopo ero a letto con lei dopo il terzo amplesso della giornata.Ma che cazzo ho fatto, ma perché sono talmente arrapato da non essere in gradi di dire no? A volte sembra quasi che io sia malato, sempre arrapato, sempre pronto a scopare con chiunque.Al centro, appena l’altro insegnante era uscito, me l’ero sbattuta sulla cattedra. Su la gonna giù le mutande e dentro e fuori per circa un paio di minuti.Poi un paio di chiacchiere di circostanza e via a casa sua per continuare.La signora aveva parecchia fame arretrata, e pensai che nessuno doveva essersela scopata molto negli ultimi anni, o forse no? Una che la dava via come nulla magari aveva le sue buone occasioni.Il secondo Round era cominciato appena arrivati a casa, più rilassati e distesi, scopammo a lungo. Come preliminare ricevetti anche un bel pompino, il secondo della mia vita e non sapendo come gestire la cosa, la lasciai fare gustandomi il lavoretto concluso con una ciucciata di palle quasi dolorosa, poi io sotto e lei sopra.La terza invece, si sviluppo da una mia iniziativa.Avevo preso a palpeggiarle i seni, visto che era l’unica cosa decente, e quando lei masturbandosi mi aveva invitato a prenderla, ovviamente le andai sopra per l’ultimo orgasmo della giornata.Raggiungemmo una tale intimità in poche ore, da far sembrare inutile le storie lunghe.La signora era abbastanza disinibita, pompini e masturbazione senza remore in mia presenza, ed un linguaggio non proprio da insegnante.Anche se era un cesso, quella non potevo farmela scappare. Dopo due settimane, rischiavo di restare senza pisello, viste le continue performance a cui ero sottoposto ogni giorno.Alla sera, dopo le lezioni che teneva tornava a casa, e si preparava. Una mezz’ora dopo arrivavo io e si cominciava.Se non raggiungevo almeno tre orgasmi non si smetteva, e spesso notavo che più che a lei, la donna pensava a me, evidentemente molto paga del fatto di comportarsi da troia con un ragazzo che poteva essere suo figlio.Dopo quella prima serata pensai che fosse solo la classica porcona, ma le successive sedute di sesso mi lasciarono di stucco.Al lunedì pompino con ingoio, seguito da normale sesso, martedì invece mi invitò a farle il culo, senza e con calma si mise ad illustrarmi la lubrificazione ed a darmi consigli. Più che dalla penetrazione fui estasiato dal senso di potere della cosa. Mai lo avrei neanche potuto immaginare.Scopammo praticamente ovunque, sul pavimento, sopra i tavoli, sui divani, sulla tazza del cesso ed ogni volta la cosa andava sempre oltre. Avendo capito che la cosa le piaceva, presi a trattarla da vera troia, insultandola, usandola a mio piacimento senza ritegno, stringendole con troppa forza le tette ed arrossandole il culo a furia di ceffoni.Una volta, a seguito dell’ennesima scopata e con il pisello ormai ridotto ai minimi termini, mi fece stendere nella vasca, ed accovacciandosi su di me praticamente prese a pisciarmi sulla zona puberale, provocandomi disgusto ma anche l’erezione tanto agognata, erezione che per lei vista la posizione fu facile da sfruttare.La lascivia di quella donna, mi fu chiara il giorno esatto in cui mentre mi succhiava l’uccello ovviamente con la solita devozione, qualcuno bussò al campanello.Lei andò a vedere, e tornando mi disse che era la sorella, Paola, e dunque di sbrigarmi. Non mi prese il panico perché se stava calma lei non vedevo motivo di alterarmi.Mi masturbai più forte che potevo, colpendole con l’indice quella linguona rossa che cercava di insalivare il glande.Venni ma le sborrai tutto nel decolté. La sorella bussò all’ingresso, lei si rialzò senza accomodarsi e si diresse in salone, lasciandomi nella cucina, vagamente perplesso.Le ci vollero solo due minuti per tornare. Mi disse che la sorella era passata a prendere un testo che le serviva. Notando che lo sperma era ancora tutto concentrato sul decolté, le domandai notizie a riguardo.Mi disse semplicemente ridendo che la sorella si era congratulata.Due ore dopo lo facemmo ancora, le disse che era la regina delle troie e come desideravo fare da tempo, le venni in faccia, assicurandomi di sporcarle per bene il viso. Spalmai il tutto usando il pisello come un coltello e le dissi di restare li a leccarmelo.Ricevetti i complimenti nei giorni seguenti, perché secondo lei avevo capito perfettamente il senso della nostra relazione. Niente freni, ne inibizioni, solo sesso libero e selvaggio.-Devi essere spietato se ti va- mi disse.Intanto, nelle mie puntate alla palestra, tenevo Marco informato della cosa, ragguagliandolo anche sui particolari. Molte delle storie gli piacquero talmente che in piena doccia prese a spararsi una sega. Io mi guardavo bene dal seguirlo, perché volevo svuotami solo nella bocca di Marta. La prima la prendeva sempre li oppure in pieno volto. Spesso mi piaceva anche venirle sui seni, dopo averli usati per bene.Dopo tre settimane mi ritrovai a pisciarle in faccia, lei si riempiva la bocca e poi lo risputava nel lavandino, nella doccia o nel cesso a seconda del luogo in cui avveniva la minzione.Alcuni dei suoi terribili agguati, spesso tesi in posizioni dalle quali non potevo scappare, come sulla tazza del cesso, mi costringevano a degli straordinari che però avevo cominciato a fare miei. Insomma il ritmo anche se costante lo reggevo ed inoltre, i passatempi erano troppo allettanti per fare marcia indietro.Marco mi propose anche di fargliela conoscere, ma visti i precedenti con mia zia, che si scopava ancora e con regolarità, declinai l’offerta, intento a tenere quel dono del cielo tutto per me.
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