"Studentessa in lingue offresi per introduzioni lunghe e difficili, telefonare ***** o suonare Lungotevere dei Mellini **": ecco come ho appreso sul giornale il nuovo indirizzo di Olga, una mia amica iscritta a Lingue straniere.Dal pensionato universitario di *** era andata via già nei primi giorni di ottobre, dicendomi che si sarebbe trasferita a Roma, dove avrebbe avuto la possibilità di lavorare come traduttrice per una piccola editrice che pubblica guide turistiche. Era partita felice, ma anche un po’ preoccupata per il fatto che forse non avrebbe ottenuto un posto negli studentati romani sovraffollati. Poi mi aveva telefonato per comunicarmi che la camera le era stata concessa, senza però dirmi l’indirizzo del pensionato a cui era stata assegnata.Una settimana fa, passando per la capitale a motivo di lavoro, la incontro inaspettatamente sulla metro: bona come sempre, con i capelli naturalmente biondi raccolti in una coda lunghissima che, sfiorandole le natiche sculettanti, le conferisce l’aspetto di una cavalla iniziata alla monta; mi abbraccia strusciandosi generosamente col seno grosso e sodo e io, baciandole la mano, mi accorgo del rosso brillante con cui si è smaltata le unghie. Le chiedo maliziosamente di portarmi a casa sua, tanto per dare amichevolmente una "ripassata alle lingue", ma lei mi risponde che ormai impartisce soltanto lezioni a pagamento; la prendo per una battuta, ma lei si fa lascivamente seria e mi suggerisce di rintracciarla sui piccoli annunci del "Messaggero". Nel pomeriggio compro il quotidiano romano e tra gli annunci trovo un’unica esperta in lingue. Le telefono, ma solo per salutarla, dovendo ripartire tra due ore. Olga allora mi racconta, con dovizia di particolari, ciò che le era accaduto.Appena arrivata a Roma s’era recata in uno dei tanti uffici dell’Opera Universitaria per richiedere una stanza: ne aveva il diritto grazie alla media altissima dei suoi voti. S’era trovata di fronte ad un certo sig. ***, un omaccione cinquantenne, con l’aspetto di un buon padre di famiglia, che cordialmente le aveva spiegato l’impossibilità di accontentarla perché i posti per quell’anno erano stati già tutti assegnati. Leggendo lo sgomento sul viso di Olga, però, l’uomo le si era avvicinato sussurrandole che c’erano altre possibilità per sistemarsi in qualche confortevole alloggio; nel frattempo, con studiata gentilezza, s’era messo a palparle il culo e le tette.Olga è una troietta ormai esperta ad interpretare le voglie scoperecce degli uomini e, facendosi i calcoli, valutò la convenienza di una veloce scopata in cambio di una stanza gratis. Si lasciò docilmente piegare sulla scrivania dall’uomo che, da dietro, le sollevava la minigonna e le accarezzava i glutei apprezzandone il candore e la vellutata rotondità. Con un tagliacarte le squarciò gli slip e le affondò le dita nella fica, mentre Olga non poteva esimersi dal bagnarsi tutta di umori biancastri. Il clitoride le si era inturgidito e l’uomo glielo torturava massaggiandolo e strizzandolo, mentre la troia, coinvolta sempre più per l’eccitazione, si sbottonava la camicetta: il tagliacarte guizzò di nuovo pericolosamente sotto il mento di Olga e tagliò a metà anche il reggiseno, che con uno scatto elastico si aprì liberando le zinne tese e pesanti che prima a mala pena conteneva nelle sue coppe. La mano destra dell’uomo andò alla cieca in cerca dei capezzoli, mentre il pollice e il medio della sinistra si facevano strada rispettivamente nell’ano e nella fregna di Olga. I sospiri di lei stavano rumorosamente aumentando di volume, perciò l’uomo le si parò davanti, le impose di genuflettersi e le tappò la bocca col cazzo. I sospiri cessarono e risuonarono le slappate: la lingua di Olga correva lungo tutta l’asta, percorrendola forsennatamente dai coglioni alla cappella, mentre l’uomo teneva sollevata la criniera bionda della puledra onde ammirarle le conche delle guance impegnate a succhiare. Lo sconosciuto le diede atto della sua bravura e le disse che stava superando brillantemente l’esame. La fece alzare e l’addossò alla parete: lei lo supplicò di non penetrarla nella sorca perché erano quelli giorni a rischio di gravidanza. L’uomo, paternamente tollerante, si accontentò di violarle lo sfintere: appoggiò il glande paonazzo al buco stretto e affondò con lentezza, centimetro dopo centimetro, affinché la troia sentisse interamente il suo cazzo intrufolarsi dentro di lei. Giunte le palle alla curva del culo, l’uomo si sfilò quasi interamente da Olga e subito rientrò, chiavandola con foga mentre con una mano la imbavagliava per impedirle di urlare. Pareva volessero buttar giù il muro dell’ufficio, per il modo in cui si dimenavano; poi Olga sentì un fiotto di sborra bollente che le inondava l’intestino. Infine le fu richiesto di ripulire con la lingua il cazzo lucido di sperma.Mentre si ricomponeva e nascondeva nello zainetto le mutandine e il reggiseno irrimediabilmente distrutti, l’impiegato le fece l’inattesa proposta: egli possedeva un appartamentino sul Lungotevere, dove la studentessa avrebbe potuto soggiornare, pagando cinquecentomila lire al mese. Olga si sentì imbrogliata. Ma l’uomo, col solito tono cordiale e paziente, le spiegò che avrebbe potuto guadagnare i soldi intrattenendo alcuni amici, persone fidate, che lui stesso le avrebbe indirizzato a casa: ottanta, anche centomila lire a botta, in sei appuntamenti mensili si sarebbe cavata dall’impiccio. A Olga non rimase che accettare: aveva sempre compatito le puttane, costrette a prostituirsi per bisogno; ora anche lei avrebbe dovuto fare di necessità virtù.Dopo le prime scopate con i professori e gli studenti che il suo padrone di casa le inviava, vista la facilità con cui riusciva a racimolare la somma per l’affitto, si era resa conto di aver sempre nutrito nelle sue incoffessabili fantasie erotiche la vocazione a fare la troia professionista e, dunque, aveva deciso di fare in proprio degli straordinari, riducendo al minimo la frequenza all’università e rinunciando persino alle traduzioni per la casa editrice. Meglio le molto più redditizie "introduzioni" a domicilio.
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